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Autore: Captain Jane Claude    08/02/2021    1 recensioni
[⚠️On Indefinite Hiatus⚠️]
♫ ♪ It’s not unusual to find out that I’m in love with you while you brew tea for me ♪ ♫
I ragazzi del 104° passano tutto il tempo alla Liberté Patisserie a studiare per gli esami universitari, ma Eren non è interessato soltanto ai pasticcini e ai bignè...
[Ereri (Levi Ackerman x Eren Jaeger) ♥ Pasticceria AU ~ Hurt/Comfort, Pining, Slow Burn, Romance, sort of UST]
[Warnings: Age difference (15 anni), Linguaggio scurrile]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Erwin Smith, Grisha Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Un tè troppo caldo per Levi

 

Poco dopo, Grisha ed Eren si affacciarono alla porta di cucina per fare colazione. Levi era seduto di spalle e Carla stava spignattando allegra qualcosa ai fornelli. Si girò giusto in tempo per vedere il figlio e il marito sulla soglia. 

“Eren, non sono un po’ troppo bagnati quei capelli?” commentò sua madre.

Levi si girò verso di lui, alzò un sopracciglio. Eren ricambiò lo sguardo. Levi lo aveva appena squadrato o era la sua immaginazione? Levi si voltò velocemente.

“Mamma, non avevo tempo, dai. Domani ti prometto che mi metto i bigodini e li asciugherò ben bene. Sai come sarò carino con una bella messa in piega?” 
Eren cercò di scioglierla con il migliore dei suoi sorrisi.

Grisha rise, Carla alzò gli occhi al cielo: “Devi sempre essere così impertinente?”
Eren fece spallucce, mentre apriva il frigo e afferrava una confezione di formaggio spalmabile: “Mi disegnano così.”

La donna scosse la testa e si girò di nuovo verso i fornelli, con Eren che le sorrise mentre prendeva una scatola di cracker dalla credenza accanto a lei.

Grisha raggiunse la moglie, le poggiò un bacio su una guancia, prese alcune scatole di biscotti e dei piccoli vasetti di marmellata e miele e li mise sul tavolo. 

Levi osservò Eren e il dottore mentre mettevano davanti a lui altre leccornie e portavano in tavola alcune delle cose preparate da Carla. 
Nonostante i battibecchi, una famiglia tranquilla, perfettamente abituata a coordinarsi nella vita di tutti i giorni. Levi sorrise dentro di sé per una cosa così semplice ma al tempo stesso così preziosa.

Eren si sedette accanto a Levi, Grisha e Carla davanti a loro. La donna sorrise all’ospite e lo invitò a mangiare tutto ciò che preferisse e a chiedere se volesse qualcos’altro. Lui annuì e la ringraziò.

Il dottore si rivolse a Levi: “Allora Levi, come andiamo? Oggi la vuole prendere qualcosa per il dolore?”
“Sto bene. Solo un po’ stanco. Ho un po’ più di dolore rispetto a ieri, ma non è niente di ché, non ho bisogno di antidolorifici. Mi dispiace che vi siate presi questo disturbo.” La sua espressione non tradiva nessuna emozione.

“Oh caro, tranquillo. La nostra porta è sempre aperta per gli amici di Eren” commentò Carla, tranquilla, porgendogli una tazza di tè.

Levi prese la tazza da sopra il bordo con la mano sinistra, ignorandone il manico, e distolse lo sguardo, cercando di distogliere anche la sua attenzione dai modi affettuosi dei signori Jaeger.

“Mi diceva che il tè nero è il suo preferito, giusto? Spero che questo le piaccia, anche se non sarà buono come quello che prepara lei” disse Carla, sorridendo, quei grandi occhi dorati che scintillavano.

Eren la guardò, era quasi geloso. Sapeva cosa facevano quegli occhi agli uomini. Sapeva quanto fosse bella sua madre e aveva sempre notato come gli uomini la fissassero (con un certo fastidio quando le attenzioni e gli sguardi venivano da qualcuno che non fosse suo padre). 
Nonostante i futili litigi, aveva sempre sperato di ereditare la bellezza di sua madre, il fascino che si irradiava da lei in modo involontario, e l’intelligenza di suo padre. 

Voleva essere anche lui rilassato e adorabile com’era la sua mamma vicino a Levi. Voleva anche lui chiacchierare del più e del meno con lui e scoprire quale fosse il suo tè preferito. Ma voleva sapere anche quale fosse il film che aveva guardato mille volte, la musica che ascoltava quando era triste, se gli piaceva stare sulla riva del mare con le onde che gli bagnavano le caviglie. Si sentiva frustrato. 

Si voltò verso Levi, pensava di vederlo ammaliato dagli occhi di sua madre, come tutti gli altri uomini, ma invece era preso dalla sua tazza.

Levi ci guardò dentro, l’avvicinò alle labbra, ne respirò il profumo e ne bevve un piccolo sorso. “È delizioso” commentò. La donna fece un sorriso soddisfatto, anche Grisha sorrise guardando la moglie tranquillizzata dall’approvazione dell’ospite.

Il dottore riprese la conversazione da dove l’aveva lasciata: “Allora Levi...Vorrei che restasse da queste parti almeno fino a che non saranno passate 24 ore dagli eventi di ieri. Appena avremo finito di fare colazione, la aspetto nel mio studio così le ridò un’occhiata.”
“Va bene, grazie.”

Carla gli porse un piattino con una fetta di crostata. “Ecco, prenda.”

Dopodiché la donna, mentre cominciava a inzuppare un cornetto nel suo caffellatte, si rivolse al figlio: “Li avete portati tutti gli scatoloni allo studio? Non avrai lasciato i più pesanti a tuo padre, spero.”
“No, mamma. Li ho portati quasi tutti io.”
“Confermo” aggiunse Grisha, senza alzare lo sguardo dalla fetta di pane tostato che stava imburrando.
Sua madre sembrò quasi soddisfatta: “Bravo. Sennò che le fai a fare tutte quelle trazioni alla sbarra e tutti quei sollevamenti pesi?”

Eren la guardò imbarazzato, perché doveva dire certe cose davanti a Levi? Sentì uno sguardo penetrante diretto verso di sé, si girò verso Levi e si accorse che...gli stava davvero adocchiando i tricipiti e le spalle?

Levi spostò velocemente la sua attenzione verso un piccolo biscotto in una scatolina di latta davanti a lui, lo mangiò apatico e riprese a sorseggiare piano il suo tè.

Un senso di compiacimento riempì il petto di Eren e un pensiero sadico gli percorse la mente, voleva spingere la sua fortuna un po’ più in là. Sapeva che Levi lo avrebbe notato nella sua visione periferica per quanto cercasse di concentrarsi sul suo tè. Sperò con tutte le forze che si sarebbe girato. Con naturalezza cominciò a stiracchiarsi verso l’alto. Levi voltò quasi impercettibilmente il viso per guardarlo. Mentre le braccia di Eren si slanciavano verso il soffitto, la t-shirt salì sul suo addome lasciando scoperti centimetri e centimetri di pelle liscia e di muscoli tesi. File di addominali definiti esposti agli occhi di Levi, che si girò ulteriormente per seguire il movimento del ragazzo, gli occhi spalancati. Eren inspirò, allargando le spalle e il petto, il tessuto sottile si tese sul suo torace ampio, e portò le mani dietro la nuca, contraendo i muscoli, e distendendo la schiena un po’ all’indietro.

Levi quasi si strozzò con il tè e iniziò a tossire, coprendosi la bocca con un tovagliolino.

“Oh caro, è ancora troppo caldo il tè?” commentò Carla.
Levi riprese fiato: “...Sì, forse...è un po’ troppo caldo.” ‘Bollente’, pensò tra sé e sé, anche se non era esattamente al tè che si riferiva.

Eren ghignò soddisfatto, i suoi occhi brillarono. Portò all’indietro alcune ciocche bagnate che gli erano ricadute sul viso e si rivolse nuovamente a sua madre: “Lo sai, mamma, che mi alleno tanto per aiutare voi e alleviare le vostre schiene vecchie e stanche.”

Carla spalancò gli occhi e guardò il figlio con aria inferocita, puntandogli contro il cornetto già morsicato: “Come hai osato darmi della vecchia, piccolo sfacciato?!”
Grisha la guardò, fingendo di sentirsi offeso: “Tesoro, staresti insinuando che invece a me Eren possa dare del vecchio?”

Levi fece una piccola risata. I tre Jaeger si girarono all’unisono verso di lui, come se un unicorno, tutto preso a eseguire una serie di spin, fosse appena comparso nella stanza. Non c’era bisogno di aver osservato infinite ore il viso di Levi come aveva fatto Eren per capire che vederlo ridere era cosa rara.

Levi, imbarazzato da quell’improvvisa attenzione, si girò dall’altra parte, ricomponendosi, e poi tornò a concentrarsi sul pezzo di crostata che gli stava davanti, evitando gli sguardi degli altri tre. 

Eren lo stava fissando ed era ancora in estasi per quella piccola risata. Voleva sentire quel suono ancora e ancora, vedere Levi spensierato e tranquillo ed essere la causa delle sue risate.

I signori Jaeger sorrisero, guardando l’espressione beata sulla faccia del figlio.

 
 

Grazie mille a chi sta leggendo, commentando o inserendo la storia tra le preferite/ricordate/seguite! ♥️ Alla prossima ♥️

   
 
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