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Autore: ChrisAndreini    08/02/2021    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Un passo indietro, Amabelle

 

Lunedì 12 Agosto

Denny non aveva neanche avuto il tempo di realizzare il segreto che gli era stato rivelato e decidere da quale parte stare, che ecco che era venuto alla luce nel modo peggiore, e si era ritrovato tra due fuochi.

Perché era così sfortunato?! Non era giusto! 

E poi… il tempismo era assurdo, non riusciva a non pensarci.

Ma aveva problemi più gravi che capire come fosse successo, perché era successo, e sapeva di doversi schierare, anche se onestamente avrebbe preferito trovare una soluzione pacifica.

Per questo, nonostante fosse socialmente obbligato a prendere le parti del fratello a cui voleva un bene enorme, stava parlando di nascosto al telefono con la ragazza che lo aveva ingannato per mesi mentendogli sulla sua identità.

E probabilmente avrebbe dovuto chiuderle il telefono in faccia.

Solo che… Veronika sembrava davvero in difficoltà.

E la primissima cosa che gli aveva detto appena iniziata la chiamata era stata: -Denny, come sta Max? Sta bene? E tu come stai? Mi dispiace tanto di avervi messo in questa situazione!- 

Insomma, come si poteva chiudere il telefono in faccia ad una ragazza così?!

-Beh… non posso dire che stia benissimo, ma non sta male. È solo molto silenzioso- spiegò, a bassa voce, sperando che Max non entrasse nella loro camera proprio in quel momento perché non gli sembrava molto corretto parlare del fratello con Veronika.

-Mi dispiace così tanto! Non avrei mai voluto che tutto si scoprisse in questo modo- si autocommiserò la ragazza, anche lei a bassa voce seguendo il tono di Denny.

-Avresti preferito che non lo scoprisse proprio, immagino- Denny non riuscì a fare a meno di punzecchiarla, assumendo il ruolo di fratello protettivo, ma se ne pentì immediatamente, perché la voce di Veronika divenne molto più acuta.

-No, te lo giuro! Lo stavo per dire, lo avrei detto a Max ieri durante il picnic. Ti prego Denny devi credermi- sembrava aggrapparsi con tutte le sue forze a lui, come se fosse l’unica persona con cui potesse parlare.

Denny ripensò a come lei ci fosse stata quando lui stesso era in difficoltà, tra la scoperta della sua sessualità, quel tipo strano al locale e Mathi. Sospirò, e decise che non avrebbe preso parti e avrebbe provato ad aiutare entrambi i soggetti sconvolti da questa situazione assurda.

-Va bene, ti credo, ma devo sapere alcune cose. Pensavo che Bastien non sapesse che eri qui, come ti ha trovato?- chiese, confuso.

-Non lo so! Non glielo avevo detto e speravo che non lo scoprisse mai. Ho provato a chiedergli un sacco di volte come ha trovato l’informazione, ma la sua fonte è completamente anonima. So solo che ha venduto l’informazione per soldi. Forse è stato il rettore, ma perché dirlo proprio adesso e non prima? Il tempismo è assurdo!- Veronika esternò il dubbio che Denny aveva da quando aveva visto il duca al bar.

-Giusto per chiarire, anche se penso non ce ne sia bisogno, io non ho detto nulla a nessuno- ci tenne a sottolineare. 

-Lo so, lo so! Non ti stavo accusando! Sono solo sconvolta da tutta la situazione. Ho controllato l’hashtag PrincessVeronika e ho notato che iniziano ad uscire le prime teorie e indiscrezioni. Ho paura che mio padre mi richiamerà ad Agaliria prima del tempo per chiarire i malintesi e non voglio lasciare la situazione in sospeso- spiegò la sua ansia, e Denny non aveva idea di come aiutarla. Controllò il computer per cercare le varie indiscrezioni, che aumentavano a ritmo esponenziale. Rischiava di diventare virale.

Poteva essere un enorme problema.

Sia per la sua immagine pubblica che per il rapporto con Max.

Se i rumors giungevano alle sue orecchie prima della verità poteva diventare ancora più difficile parlargli.

-Dovresti parlare con Max- suggerì alla ragazza, pur sapendo che era molto probabile che lei ci avesse già pensato.

-Ci ho provato, Denny, ci sto provando da ieri, ma non risponde ai miei messaggi, o alle mie chiamate, e non voglio essere troppo insistente. Lui è sempre stato molto paziente con me, forse dovrei dargli tempo… solo che il tempo è sempre meno! Non so che fare, cosa mi consigli?- Veronika sembrava ad un passo dallo scoppiare a piangere. A Denny piangeva il cuore nel sentirla così.

Non voleva prendere parti, ma poteva fare magari da tramite.

-Vuoi che gli provi a parlare io?- chiese, in tono molto confidenziale.

-Parlarmi di cosa?- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare così forte che quasi andò a sbattere la testa contro il soffitto.

-Max! Non ti ho sentito entrare!- esclamò Denny, con il classico tono colpevole di chi viene scoperto nel mezzo di un tradimento.

Non che Denny stesse tradendo la fiducia di Max parlando con Veronika...

…ma stava effettivamente tradendo un po’ la fiducia di Max parlando con Veronika.

-Eh, ti richiamo più tardi, va bene?- chiese sottovoce a Veronika, che sussurrò un -Okay, fammi sapere come sta- prima di chiudere la chiamata per prima.

-Con chi stavi parlando?- chiese Max, pur consapevole della risposta, in tono casuale, sedendosi sul proprio letto.

La risposta era più difficile di quanto si potrebbe pensare.

Con Manny? Con Sonja? Con Veronika? Erano tutte risposte giuste ma con peso un po’ diverso.

Alla fine Denny provò ad approcciare la strada della verità più assoluta, dato che perseverare con le menzogne non era proprio il modo giusto di continuare a sviluppare la faccenda.

-Con Veronika, mi ha chiesto come stavi e mi ha detto che non le rispondi al telefono- rispose, con il tono più neutrale del suo repertorio. Purtroppo per lui uscì quasi accusativo.

-Sì, è vero, puoi biasimarmi?- anche la voce di Max era neutrale, ma si intravedeva sotto la superficie una profonda irritazione.

Denny sospirò, e cercò di misurare bene le parole.

-No, non ti biasimo- capiva esattamente come doveva sentirsi. Anche lui aveva passato una situazione simile, e forse anche peggiore, dato che Mathi, a differenza di Veronika, l’aveva messo effettivamente in pericolo ed era invischiato con attività poco pulite. Per il resto entrambi avevano mentito sul proprio nome e sulla propria identità ed entrambi grossi segreti, anche se Denny ammetteva che il rapporto tra Max e Veronika era ben diverso rispetto a quello tra lui e Mathi, avevano superato molti più confini insieme.

-Però…- aggiunse, cercando di ispirare un dialogo, perché se c’era una cosa che rimpiangeva del disastro Mathi era il non aver potuto chiedere chiarimenti al diretto interessato. Insomma, era stato chiaro nella sua esposizione, ma avrebbe tanto voluto poter sentire la sua versione della storia senza rischiare la morte, o l’imprigionamento, o tortura ad opera della fantomatica agenzia o dei suoi probabili nemici.

-Però? Quello che è successo non è una ragione più che legittima per evitare Son…Man…come si chiama!?- lo incoraggiò Max, senza sapere come riferirsi alla ragazza.

-Veronika. Principessa Veronika Krone- lo corresse Denny, distrattamente, ancora cercando come consigliare nella maniera migliore a Max di parlarne e perso nei ricordi su Mathi.

-Oh… giusto, principessa. Questa informazione mi era sfuggita, o pensavo fosse un’esagerazione. Ma tu… come lo sai con questa sicurezza?- Max iniziò ad indagare, sempre in tono casuale, ma che attirò immediatamente l’attenzione di Denny a causa di una sfumatura accusativa non indifferente. 

-Uh…- non voleva far sapere a Max tutte le informazioni che Veronika gli aveva rivelato, perché avrebbe rischiato di allontanarlo. Ma Max era ragionevole, no? Dirgli la verità era sempre la scelta migliore, per qualsiasi cosa, e di solito ascoltava sempre le ragioni delle persone.

-Ammetto che me lo aveva detto… ma due giorni fa, non ho avuto il tempo di parlartene prima che si scoprisse il tutto, mi dispiace!- spiegò, cercando di fare leva al lato protettivo da fratello maggiore che usciva sempre a Max quando vedeva Denny in difficoltà. La sua sensibilità era uno dei motivi per cui Denny non era andato in analisi per trattare la sua ansia, perché il fratello la inibiva sempre con la sua sola presenza rassicurante.

Beh… non quel giorno.

Si alzò di scatto, e lo guardò ferito.

-Lo sapevi e non me lo hai detto subito?!- chiese conferma, incredulo.

-L’ho scoperto due giorni fa, non ho avuto il tempo di…- provò a ripetere Denny, ma Max lo interruppe immediatamente.

-Viviamo insieme, Denny, immagino che tra la scoperta tua e la mia potevi trovare cinque minuti di tempo per dirmi che il mio ragazzo era Sonja ed era fidanzata… e principessa- gli fece notare.

…aveva ragione.

-Volevo che te lo dicesse lei!- cedette infine, quella era la pura verità.

-Quindi hai deciso di non dirmelo e tenermi stupidamente attaccato a questa menzogna?- ricapitolò Max, deluso.

-Te l’avrebbe detto al picnic! Mi sono fatto assicurare che te l’avrebbe detto il prima possibile o sarei stato io a rivelartelo!- spiegò meglio Denny, giustificandosi della mancata osservanza delle regole fraterne non scritte.

-Sarebbe stato comunque troppo tardi. Stiamo insieme da tre mesi!- esclamò Max, alzando la voce, e con le lacrime agli occhi.

Cercò di respirare per calmarsi, ma si vedeva che era molto sconvolto da tutta la situazione, e fingeva solamente di essere forte.

-Max… hai ragione, e mi dispiace, ma forse dovresti parlare con Veronika e…- Denny gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, ma Max si ritirò, e lanciò al fratello un’occhiata davvero offesa.

-Perché sei dalla sua parte?!- chiese, in un sussurro incredulo.

Denny si irrigidì. 

No, lui era la Svizzera, non era dalla parte di nessuno.

Anche se probabilmente Max si aspettava fosse dalla propria parte, piuttosto che da quella di Veronika. Ovvio dato che era suo fratello.

Ma Veronika l’aveva aiutato…

AH! Che casino!

-Non sono dalla sua parte!- alzò le mani in segno di resa, cercando di calmare Max.

-Sapevi il segreto prima degli altri, prima di me, da quando sei così amico di Son… Man… Veronika?!- Max continuò ad indagare, allontanandosi da Denny come se non lo riconoscesse.

La conversazione iniziava a prendere una piega che a Denny non piaceva per niente, e il suo cuore iniziò a battere forte nel petto.

Perché finché si parlava di Max e Veronika, okay, poteva ancora starci, ma se l’argomento iniziava a spostarsi su di lui, e sulla sua amicizia con Veronika, e sui motivi di tale amicizia… Denny non si sentiva ancora pronto a parlarne a Max.

-È… è un po’ complicato. Nelle ultime settimane sono stato spesso al Corona, e ho fatto amicizia con Sonja, e non è che mi ha rivelato il suo segreto, sono stato io a scoprirlo- cercò di non approfondire, ma Max piegò la testa, deciso ad insistere.

-Hai scoperto la cosa e non sei venuto a dirmelo subito?- chiese, molto sorpreso.

In effetti, il vecchio Denny sarebbe corso dritto da Max senza neanche pensarci. Affrontare una bugiarda? No, grazie! Meglio prendere la strada sicura e fare il bravo fratello. Era successo altre volte nel corso della loro vita. Loro due si erano sempre detti tutto, e subito.

Ma ultimamente Denny sentiva di stare cambiando, e di essere più aperto alla vita. Forse non sempre nel modo giusto e in circostanze di cui non era neanch’egli certo, ma con Sonja non aveva voluto scendere a conclusioni affrettate.

-Ci ho pensato, ma ho preferito farmi prima spiegare, e poi…- 

-Perché? Perché ti fidi così tanto di Man… Son… Veronika?- Max aveva ancora difficoltà a decidere il nome da usare, ma Denny non aveva tempo di correggerlo o anche solo notarlo.

Perché si era irrigidito completamente. Parlarne significava fare coming out davanti a suo fratello, la prima persona effettivamente vicina che l’avrebbe scoperto, e sebbene avesse ormai fatto i conti con la propria sessualità, non era certo di riuscire a compiere il grande passo. Mentire, d’altro canto, lo avrebbe distanziato maggiormente da Max in questo periodo davvero complicato, e voleva stargli vicino.

Optò, dopo parecchi secondi di stallo, in una mezza verità.

-Lei mi… è stata molto paziente con me in un periodo abbastanza pesante- ammise, senza guardare il fratello negli occhi. Iniziava a sentirsi sopraffatto da tutto quello che stava succedendo, e non era certo che i suoi nervi avrebbero retto. Non aveva paura della reazione di Max all’eventuale inevitabile confessione, ma si sentiva messo in un angolo, come un animale in trappola obbligato ad indietreggiare sempre di più per protrarre la propria vita di qualche secondo ma destinato a morire in poco tempo.

-Sai… speravo di essere anche io quella persona- osservò infatti Max, sempre più confuso, e ferito.

-Max, tu sei il fratello migliore del mondo, ma questa cosa era… complicata, okay? Non mi sentivo di parlartene, non subito, almeno- Denny si mise sulla difensiva. 

Max esitò qualche secondo, come se stesse cercando di arrivare alla soluzione senza chiederla direttamente, o di non alzare la voce per non agitare maggiormente il fratello perché sì, era arrabbiato, ma era pur sempre il dolce e paziente Max, era più forte di lui essere una bella persona.

-E sei andato a dire questo sicuramente non ovvio segreto a Sonja?- chiese lentamente, e a voce tranquilla ma fremente di irritazione sempre crescente.

Denny non sapeva come ribattere, non gli andava proprio di parlarne. Era troppo complicato per spiegarlo in poche parole, e non voleva neanche spiegarlo, a dire il vero.

-Senti, il punto è…- provò a tornare all’argomento principale, ma Max ne aveva fin sopra i capelli.

-Il punto è che tutte le persone più vicine a me non fanno altro che mentirmi o tenermi segreti! Vuoi sapere perché non ho la minima intenzione di parlare con Veronika? Perché non mi interessa se è una principessa, non mi interessa il suo vero nome o la sua identità. Mi ero innamorato di lei per la sua personalità, e pensavo che dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutte le volte in cui ho avuto occasione di provarle la mia affidabilità, che lei si sarebbe aperta con me, che mi avrebbe detto la verità. E invece, dopo mesi, ho dovuto scoprirlo dando indicazioni al suo fidanzato… il suo fidanzato!- Max iniziò a sfogarsi, Denny lo accettò quasi con piacere. Parlare di lui era meglio che perseverare sul precedente argomento.

Provò ad avvicinarsi per confortarlo in qualche modo, ma Max si scansò, irritato.

-Non mi interessa neanche che sia fidanzata, perché ho capito che è un matrimonio combinato, ma il punto è che mi sono stancato di essere sempre l’ultimo a sapere le cose! Prima Clover non mi dice che la relazione con Diego è finta, e va bene, avevano delle regole. Il mio ragazzo mi mente da tre mesi, e sono ferito da morire perché pensavo si fidasse di me, e adesso scopro che anche mio fratello non vuole parlarmi? Che preferisce prendere le parti della mia ex solo perché gli è stata vicino quando io non c’ero? Cosa ho fatto per meritarmi questa totale assenza di fiducia?! Cosa ti fa pensare che potrei accettarti meno solo perché sei gay?!- Max aveva iniziato a piangere, lacrime di rabbia e frustrazione, e neanche si rendeva conto di quello che stava dicendo, si notava dal vomito di parole.

E Denny avrebbe voluto, con tutto il cuore, rassicurarlo, scusarsi, avvicinarsi al fratello che adorava per stargli vicino in un momento chiaramente difficile per lui.

Ma non ci riuscì.

Perché l’ultima affermazione di Max gli aveva mandato il cuore in corto circuito.

Essere chiamato in causa in quel modo, con quella facilità, quando per lui ammettere la propria sessualità era stato tutt’altro che facile, gli spezzò il cuore, e lo agitò non poco.

-Forse il punto non era essere accettato da te, ma da me stesso?- obiettò, con un filo di voce, e le lacrime agli occhi.

Max sembrò rendersi conto di aver trattato l’argomento con troppa leggerezza, perché lanciò un’occhiata preoccupata verso il fratello. Ma era troppo innervosito da tutta la situazione per essere immediatamente ragionevole. Aveva raggiunto il punto di rottura.

-Mi chiedo comunque perché tu non ne abbia voluto parlare con me. Pensavo che noi ci dicessimo tutto- continuò a colpevolizzarlo.

Le lacrime negli occhi di Denny iniziarono a scendere sulle sue guance.

-Tu non hai idea di cosa mi sia successo nell’ultimo periodo- sibilò tra i denti.

-Non sei l’unico ad essere uscito dall’armadio in famiglia, e dubito che tu abbia scoperto che il tuo ragazzo era in realtà una principessa sotto copertura- insistette Max.

Era la prima volta in tutta la sua vita che perdeva le staffe in quel modo, e probabilmente Denny avrebbe dovuto lasciarlo fare, come Max aveva fatto con lui un sacco di volte, da bravo fratello maggiore. Ma Denny non era Max, Denny era Denny, e sì, il suo ragazzo non si era rivelato una principessa, ma una maledetta spia sotto copertura, ed era giusto un tantino peggio, nel parere di Denny, perché lui non poteva parlarne con nessuno, non poteva sapere se lo spiavano o… un momento…

Tutta la rabbia e la sofferenza che iniziava a provare per Max a causa di quella conversazione evaporò, lasciando posto ad un cieco terrore.

Impallidì visibilmente, e le ginocchia gli si fecero così molli che per poco non cadde.

-Denny?- notando il cambio di comportamento nel fratello, anche Max sembrò tornare completamente in sé all’improvviso, e lo afferrò al volo, mentre il ragazzo si portava una mano alla bocca vinto dalle vertigini e da un forte senso di nausea.

Tutte le domande secondarie che aveva iniziato a farsi da quando aveva visto Bastien al Corona sembrarono trovare risposta, mentre rimetteva insieme i pezzi e rifletteva su tutto quello che era successo da quando aveva visto Mathi per l’ultima volta.

-Denny! Cinque cose che puoi vedere…- provò ad aiutarlo Max, rendendosi conto del suo imminente attacco di panico.

Denny iniziò a guardarsi intorno, cercando di tornare con la mente alla realtà. 

Non poteva rischiare passi falsi, doveva pensarci bene.

-Mi dispiace, Max, hai ragione- doveva far pensare che la crisi fosse avvenuta a causa della discussione con il fratello, non per altro. Era ancora troppo scosso dalle informazioni, e non sapeva neanche esattamente cosa stesse dicendo, ma quando sentì le braccia del fratello stringerlo con forza, la sua presa sulla realtà si fece più forte, e la priorità divenne davvero Max.

-No, Denny, dispiace a me. Non avrei dovuto perdere le staffe in questo modo, è che… sono così… ferito- ammise infatti, scoppiando definitivamente a piangere, distrutto dal peso di tutto quello che era successo.

E Denny, invece di confortarlo in qualche modo, decise di piangere con lui, stringendolo con forza.

-Non avrei mai dovuto essere così insensibile su quell’argomento- si scusò Max dopo qualche minuto di sfogo, asciugandosi le lacrime e sciogliendo l’abbraccio.

Denny alzò le spalle.

-Quando hai fatto coming out con me non ti ho parlato per tre giorni. Direi che siamo pari- okay, era rimasto comunque un po’ ferito, ma non lo biasimava.

-Sì, ma vorrei essere un fratello che ti supporta, con cui confidarti, non che ti fa venire un attacco di panico- insistette Max, buttandosi sul letto di Denny a disagio.

Denny fece altrettanto.

-Ehi, il lavoro dei fratelli è ferirsi a vicenda. Tu sei un’eccezione di solito- lo rassicurò.

-Sì, ma…- Max era ancora pieno di sensi di colpa, ma Denny non voleva che continuasse a fasciarsi la testa, né continuare a parlare della propria sessualità.

-Ritornando all’argomento principale, non devi parlare con Veronika se non te la senti. Io ti consigliavo di farlo perché sta per andarsene, e ho paura che quando questo avverrà, se non sarete riusciti a parlare, potresti pentirtene, tutto qui- provò a spiegare il suo punto.

Max sospirò.

-Probabilmente hai ragione- ammise, titubante -…ma non credo di riuscirci, ora come ora- aggiunse poi, con un profondo sospiro.

-È un tuo diritto, ma sappi che voglio solo il tuo bene, okay?- rassicurò il fratello, che gli fece un grande sorriso rassicurato.

-Lo so, te ne voglio tanto anche io- rispose, scompigliandogli i capelli.

-Anche se resto amico di Veronika?- buttò lì Denny, casualmente.

-Nope- Max si alzò dal letto, giocoso ma non necessariamente scherzando.

Denny non insistette.

-Come farai con il lavoro… e con il compleanno di Amabelle domani?- chiese invece, andando sul lato pratico.

Max si irrigidì.

-Ho chiesto una settimana di ferie, e per quanto riguarda Amabelle…- si interruppe per un attimo, sospirando seccato -…spero non sarà così stupida da invitare Son… Man… Veronika alla sua festa- commentò, con lieve tono da minaccia di morte, prima di uscire dalla stanza.

Denny sospirò, e scrisse un messaggio a Veronika.

“Ho fatto il possibile, ma niente :(“

Al quale la ragazza rispose immediatamente “Mi dispiace tanto per tutto T.T” come se sperasse che Max avrebbe letto almeno quello.

Certo che la situazione era davvero tremenda.

E non era la cosa più tremenda.

Ora che Max era andato via, a Denny tornò in mente la consapevolezza raggiunta con l’attacco di panico, e rischiò di procurarsene un altro.

Seppellì la testa sotto il cuscino, cercando di isolarsi dal mondo.

Perché quel periodo era così complicato?!

 

Martedì 13 Agosto

La location non era esattamente quella che Amabelle avrebbe voluto per il suo compleanno, ma considerato che Petra non le parlava più da quello sciocco incidente con Melany, era già tanto che avesse prenotato una stanzetta del Corona e la torta, e Amabelle sapeva di non potersi lamentare più di tanto.

Beh, aveva comunque intenzione di lamentarsi perché non trovava affatto giusto che Petra l’avesse abbandonata così per un errore insignificante fatto in buona fede, ma quel giorno era il suo compleanno, e non voleva pensare alla sua ex migliore amica… e cotta… e ragazza che le mancava terribilmente e con cui sperava di poter risolvere le cose perché, oh cielo, Amabelle non riusciva ad immaginare alla sua vita senza di lei!

Ma quel giorno si sarebbe dovuta accontentare.

Ed era decisa a continuare l’operazione matchmaker anche senza di lei.

Sebbene fossero poche le persone da accoppiare, a quella semivuota festa.

Felix, Clover, Denny, Max e un poco convinto Mirren, che sembrava lì più per Felix che per lei.

E l’atmosfera era estremamente di ghiaccio, mentre aspettavano che gli altri membri della Corona Crew arrivassero.

Anche se… sarebbero arrivati?

Insomma, Petra aveva detto che non ci sarebbe stata, Norman era ancora a casa sua, Mathi era disperso da settimane e Diego si era tolto dal gruppo Whatsapp due giorni prima.

Diciamo che l’unica persona che Amabelle aspettava con vera speranza era Son… Man… Veronika, ma era una vera e propria incognita, e ci stava, dato che era appena uscito un articolo su di lei in prima pagina nel quotidiano mattutino.

-Quindi… notizie di Diego?- chiese per l’ennesima volta verso Clover, che si stava guardando le unghie, aveva profonde occhiaie e non aveva aperto bocca da quando era lì.

-Non sono affari tuoi- rispose Max per lei, fissando dritto il suo piatto. Aveva gli occhi rossi e non l’aveva guardata da quando era arrivato insieme a Denny.

-Beh, è mio amico, quindi sono interessata a lui, non vorrei che gli sia capitato qualcosa- provò ad insistere Amabelle, sempre rivolta verso Clover, che non parlò, e fece come se non esistesse.

Seguirono un paio di minuti di puro silenzio. Sembravano tutti completamente immersi nei propri pensieri. Mirren e Felix comunicavano in codice morse battendo le dita sui rispettivi bracci. Clover rischiava di spezzarsi le unghie per quanto le stava maneggiando, Max era immobile a fissare il piatto e Denny si guardava intorno, pallido come un lenzuolo, come se cercasse telecamere o trappole, con le mani posate sulla bocca in un goffo tentativo di non parlare per nessun motivo.

-Allora, Max… hai parlato con Veronika?- Amabelle provò a cambiare argomento, ma di certo non scelse il migliore, perché gli occhi di Max si fecero più duri, e finalmente la guardò… storto. Se gli sguardi potessero uccidere, Amabelle sarebbe morta il giorno del suo compleanno.

Okay che era nata di venerdì 13, ma morire di martedì 13 non le sembrava proprio un bel giorno in cui porre fine alla propria vita.

-No, perché?- chiese Max, squadrandola con sospetto, come sfidandola a scegliere con cura le parole successive.

Ma Amabelle non indietreggiava facilmente, purtroppo, soprattutto ora che il suo controllo agli impulsi, alias Petra, era uscito dai giochi.

-Perché questa sarebbe un’ottima occasione per chiarire molte cose, perché non provi? Almeno un saluto, un qualcosa… credo sia in cucina, potresti andare lì e…- Amabelle provò a suggerire, molto più ovvia di quanto volesse apparire.

-E poi il tuo piano è di chiudermi in cucina con lei rallentando il lavoro del bar, o di ammanettarci insieme smarrendo poi la chiave per costringerci a parlare?- chiese Max, facendo cenno a Denny, che tirò fuori un paio di manette che Amabelle aveva effettivamente intenzione di usare in quel modo.

Il suo morale scese di qualche tacca, e si tastò le tasche preoccupata. Come temeva, quelle manette erano proprio le sue. Come aveva fatto Denny ad appropriarsene?

-Vedo che anche tu sei stato istruito da Ma…- iniziò ad osservare Felix, osservando Denny divertito, e venendo interrotto da un calcio sulla gamba da parte di Denny, che si guardò intorno con più insistenza e preoccupazione.

-Le porto sempre appresso, non prova niente- provò a difendersi Amabelle, con nonchalance.

-Beh, l’hai invitata al tuo compleanno. Non mi pare siate amiche- continuò ad osservare Max.

-Non posso invitare una principessa al mio compleanno? Pensa che festa! Memorabile!- Amabelle batté le mani entusiasta -E comunque come lo sai? Ne avete parlato?! Avete chiarito off-screen?! Come è andata?- iniziò ad indagare, emozionata.

-Lo ha detto a Denny, e gli ha anche detto che non è qui, quindi non ti scomodare- Max prese le manette da Denny e le lanciò verso Amabelle, facendole scivolare lungo il tavolo.

Amabelle non le prese, e guardò male Max.

-Uno cerca di fare qualcosa per te ed è così che lo tratti? Perché rifiuti la felicità? Va bene, Veronika ti ha detto una piccola bugia, ma non vedi che così è tutto perfetto? Sonja è Manny, il ché significa che avevo ragione a pensare che entrambi fossero giusti per te, ed è anche una principessa, quindi prendi due piccioni con un regno!- provò a suggerirgli.

Max la interruppe, sbattendo la mano aperta contro il tavolo, e facendo sobbalzare tutti, ben poco abituati a vederlo arrabbiato.

-Basta, Amabelle! Smettila con questo tuo atteggiamento invadente e fastidioso, non hai idea di cosa stia succedendo e pensi sempre di avere ragione su tutto comunque!- la rimproverò, alzando la voce, e facendo nuovamente sobbalzare tutti, che erano ancor meno abituati a sentirlo parlare così.

-Neanche tu sai cosa stia succedendo dato che non parli con Veronika!- gli fece notare Amabelle, testardamente convinta di essere dalla parte della giusto.

-Veronika Krone è una principessa, del regno europeo di Agaliria, sede dell’Eugenie Garten, e promessa in sposa al duca Bastien Borsche dalla tenera età di sei anni. È venuta qui in incognito, e mi ha mentito per proteggere un segreto che è stato comunque rivelato. So esattamente i motivi che l’hanno spinta a farlo, e non la biasimo. Ma non voglio più averci a che fare. Fine della storia!- spiegò brevemente. Clover annuì, dandogli piena ragione.

-E ti arrendi così?! Dobbiamo fermare il matrimonio! O parlare con il re, fare un grande gesto per dimostrare che tu saresti un buon re…- Amabelle non si arrese.

-Amabelle, io non voglio, non desidero e non sono in grado di essere re, e non lo sarò mai, okay? Sta lontana da Veronika e da me- Max si alzò in piedi, e puntò su Amabelle un dito accusatore.

Amabelle decise di cambiare tattica.

-Guarda Clover! Lei è felice, con Diego, potresti esserlo anche tu!- indicò la ragazza, i cui occhi si fecero lucidi qualche secondo, prima di indurirsi.

Si alzò e affiancò l’amico.

-Io e Diego non stiamo insieme!- annunciò, in tono freddo.

-Cosa?!- per la prima volta dall’inizio di quel confronto, Amabelle sembrava davvero in difficoltà. Guardava a Clover a bocca aperta.

-Vi siete lasciati?- chiese Mirren, dispiaciuto per loro.

-Non siamo mai stati insieme!- spiegò Clover, sempre rivolta ad Amabelle -Abbiamo finto tutto il tempo, e parte del motivo, amica mia, sei tu! Perché non sopportavamo l’idea che continuassi ad insistere con i tuoi stupidi piani- l’accusò, con le mani sui fianchi, mostrando tutta la sua malcelata irritazione.

-Beh, se foste stati sinceri adesso probabilmente stareste davvero insieme grazie ai miei piani!- provò a farle notare Amabelle, scuotendo la testa.

-Sei incredibile, Amabelle. Hai litigato con Petra e ancora non ti rendi conto di stare esagerando?- chiese Mirren, incredulo.

Amabelle si irrigidì appena sentendo nominare l’amica, ma non demorse.

-Me ne renderei conto se stessi esagerando, ma non sto esagerando. Diglielo tu, Felix!- si rivolse al suo migliore amico, al ragazzo che nonostante tutto era sempre dalla sua parte, con la sicurezza totale che anche quella volta non avrebbe fatto eccezione.

Felix esitò un attimo, poi sospirò.

-A dire il vero, Amabelle… stai esagerando, e anche tanto- ammise, restando seduto, ma raddrizzandosi pronto ad alzarsi. Mirren annuì leggermente al suo fianco, soddisfatto dall’affermazione.

-Ragazzi, siete voi ad esagerare e prendervela per un nonnulla. Ma vi sentite? Mi trattate così, il giorno del mio compleanno, come se avessi fatto chissà che cosa!- Amabelle si ritirò sulla sedia, cercando di farli sentire in colpa. Ma i suoi occhi da cucciolo non incantavano più nessuno.

-Hai chiuso me e Sonja nello scantinato del bar il giorno del suo compleanno, con l’intento di farmi tradire Manny con lei, e non volevi tirarci fuori neanche quando si stava allagando tutto- cominciò Max.

-Sono la stessa persona, risolto tutto, e la scusa dell’acqua era così banale, era ovvio che non ci credessi, era uguale all’episodio di Gorgeous- si difese Amabelle.

-Mi hai spiato e hai rovinato tutti i miei appuntamenti al buio, al primo hai chiamato la polizia e hai tentato di farmi arrestare- le ricordò Felix, alzandosi anche lui.

-Era un periodaccio. E per il poliziotto mi sono scusata!- ricordò Amabelle.

-Non è vero! Non con me, almeno. Probabilmente non sapevi neanche che io lo sapevo- obiettò il ragazzo.

Era vero, sperava non l’avesse notata, e si era scusata con Petra, ma comunque aveva capito i propri errori.

Prima che potesse obiettare, Mirren aggiunse qualcosa, affiancando Felix tra le persone in piedi.

-Per colpa tua abbiamo partecipato al gioco di coppia e ho quasi rischiato di perdere un investitore-

-E hai invitato Mirren ad assistere al mio caffè con Melany. Sei per caso impazzita?!- Felix non voleva neanche pensare a ciò che era successo pochi giorni prima, ma si sentiva in dovere di metterlo sul tavolo.

-Beh, siete amici adesso, quindi ha funzionato, no?- Amabelle li indicò, sorridendo soddisfatta.

-Hai usato il compleanno di Petra per i tuoi stupidi piani- aggiunse Clover, scuotendo la testa.

-Ahhhh, come se a te non sia piaciuto il “Drama”, ti diverti da morire a causa dei miei interventi- la accusò Amabelle, iniziando a scattare sempre di più sulla difensiva.

-Non se feriscono davvero i miei amici, e sembra che tu non voglia fare altro che ferirci- ribatté Clover, alzando la voce.

-Hai fatto ubriacare tutti al Corona, al compleanno di Felix- continuò Mirren, arrossendo appena al ricordo.

-Non sono stata io quella volta!- obiettò Amabelle.

-Aw, se ce lo dici così è ovvio che ti crediamo, sei così affidabile- la prese in giro Clover, sarcastica.

-Davvero, volevo farlo, ovviamente, ma poi non ho…- si interruppe, rendendosi conto che si stava scavando la fossa.

-Non conta quanti tuoi piani si siano realizzati o siano falliti, conta che non ci lasci in pace!- insistette Felix.

-Continui ad invadere la nostra vita privata, convinta di fare la cosa giusta, ma non tieni conto di ciò che vogliamo noi, e non fai altro che farci del male- gli diede man forte Mirren.

-Non accetti i no come risposta e fai sempre e solo ciò che conviene a te, senza pensare davvero alla nostra felicità- aggiunse Clover, squadrandola dall’alto in basso.

-E quando ti diamo la possibilità di scusarti, spiegandoti le nostre ragioni, e chiedendoti gentilmente di smetterla con questa follia, eviti la ragione e difendi le tue idee senza neanche riflettere per un attimo- concluse Max, girandosi e uscendo.

Clover, Felix e Mirren lo seguirono prontamente.

Amabelle fissò la porta per qualche secondo, ghiacciata da quanto appena accaduto, poi si voltò verso Denny, l’ultimo rimasto, l’unico che non aveva detto niente dall’inizio di tutta la questione.

-Denny…?- chiese, speranzosa, allungando la mano verso di lui per cercare di averlo dalla sua parte, una partecipazione emotiva, un sorriso, un contatto.

Denny si ritirò. Il suo più vecchio amico d’infanzia, oggetto di scherzi, ma nonostante questo fedele amico troppo buono per questo mondo, ritirò il braccio, e la guardò aggrottando le sopracciglia.

-La tua scommessa mi ha… rovinato la vita- disse, sottovoce, alzandosi a sua volta e uscendo dalla porta, dalla quale stava per entrare Roelke con la torta, ma che decise di fare dietro front e tornare più tardi, notando l’aria pesante.

Amabelle rimase sola nella stanza. 

E ci mise qualche minuto a rendersi conto della propria solitudine, nell’attesa, o forse è più appropriato dire irrealistica speranza, che i suoi amici cambiassero idea e tornassero nella stanza per scusarsi.

Ma dovevano scusarsi? 

No, perché le parole che le avevano detto, insieme alla consapevolezza della pessima situazione in cui stavano i suoi amici in quel momento, iniziava davvero a farle dubitare delle sue buone intenzioni.

Aveva lavorato sodo, messo tutta sé stessa, fallito due esami, per cosa?

Felix e Mirren erano solo amici come prima, forse anche meno uniti, Clover e Diego avevano finto tutto il tempo, e Diego si era completamente allontanato dalla Crew da quando erano tornati dalla crociera, mentre Clover sembrava completamente priva di forza vitale. Denny era più terrorizzato che mai, e di Mathi si era persa ogni traccia. 

E Max… Max non sembrava più lui. Era ferito, stanco, arrabbiato. E certo, era a causa del tradimento di Veronika, ma era stata Amabelle a farlo esplodere con la sua insistenza.

E per cosa?

Per creare delle coppie, ovviamente.

Ma perché?

Per rendere felici i suoi amici, no?

…ma non erano felici. Non erano mai stati più infelici.

E allora perché Amabelle insisteva, perché era così attaccata a quell’idea?

Non lo sapeva, non riusciva a capirlo, ma si sentiva sola.

E odiava sentirsi sola.

Seppellì il volto tra le mani, e iniziò a singhiozzare.

I suoi amici d’infanzia l’avevano abbandonata. Suo padre l’aveva abbandonata. I suoi nuovi amici l’avevano abbandonata. Petra, la sua cotta, l’aveva abbandonata.

O forse era più appropriato dire che Amabelle li aveva allontanati con la sua testardaggine?

Il punto è che non erano più lì, e l’avevano lasciata sola, il giorno del suo compleanno, con il disperato bisogno di confidarsi con qualcuno e la consapevolezza di non avere più amici a causa di una stupida crociata che in otto mesi l’aveva buttata a terra.

Era così intenta a piangere copiosamente che non si rese neanche conto della porta che si apriva, e fu solo quando una voce parlò, conosciuta ma inaspettata, che Amabelle sollevò di scatto la testa, stupendosi nel ritrovarsi proprio quella persona davanti a lei.

-Wow… cosa è successo qui?- chiese la voce, sorpresa.

 

Ora, immaginatevi di leggere la storia fino al capitolo 24, poi saltare tutto e tornare adesso, dieci capitoli dopo, ritrovandovi in questa assurda e incasinata situazione.

Sareste parecchio disorientati, immagino.

Beh, è esattamente la sensazione che stava provando Norman, dal momento in cui aveva messo piede in città e si era ritrovato Clover in camera, notizie su Sonja al telefono che la identificavano come una principessa di nome Veronika, Mathi completamente scomparso dal mondo, Petra che lo informava che il compleanno di Amabelle si sarebbe fatto al Corona perché lei non aveva più intenzione di organizzarlo e tutti i suoi amici che uscivano dal locale uno più arrabbiato dell’altro.

Per un attimo si chiese se non fosse arrivato in una dimensione parallela, di nuovo, ma sembrava abbastanza reale, nonostante fossero successe centinaia di cose in solo un mese e mezzo in cui era mancato dalla città.

Mese e mezzo che aveva passato cercando di stare lontano dai drammi di tutti, lavorare alla sua tesi, e guardando puntate di Gorgeous tra una pausa e l’altra.

Era la serie più brutta che avesse mai visto, ma cavolo se lo teneva incollato allo schermo.

E poi gli faceva pensare ad Amabelle.

Povera ragazza.

Non è che l’avesse perdonata, in sé. Era ancora molto irritato dal suo comportamento ipocrita, ma allo stesso tempo sentiva che i motivi che la rendevano così testarda erano più profondi di quanto immaginasse, e voleva provare ad aiutarla, invece di demonizzarla immediatamente.

Perciò, quando entrò nel locale con un regalo abbastanza stupido e moltissima confusione, il suo intento era pacifico e incoraggiante. Ed era l’unica persona pacifica che Amabelle avesse visto quel giorno, a dirla tutta.

La trovò intenta a piangere nella stanzetta prenotata per l’occasione.

-Wow… cosa è successo qui?- chiese, stupito dallo stato pietoso in cui si trovava la matchmaker, che alzò la testa di scatto e lo guardò sorpresa.

-Norman?- chiese, stropicciandosi gli occhi per essere certa di non star vedendo male, come si guarderebbe un fantasma.

-Ho portato un regalo. Ma se vuoi posso raggiungere gli altri fuori- agitò il pacchetto e la prese un po’ in giro, cercando di alleggerire l’atmosfera.

Per tutta risposta Amabelle ricominciò a piangere copiosamente, e si alzò di scatto per correre ad abbracciarlo, sorprendendolo non poco, dato che, onestamente, non credeva di essere in cima alla lista delle persone con cui la ragazza avrebbe voluto parlare. 

-Mi sei mancato tantissimo! Pensavo non avresti mai più voluto vedermi!- esclamò invece la ragazza, facendogli davvero piacere.

-Su, su, ero arrabbiato, ma mi dispiaceva perdermi il tuo compleanno- provò a rassicurarla, imbarazzato.

Non si aspettava proprio di beccare una situazione del genere, ma probabilmente avrebbe dovuto prevederlo, soprattutto dopo quello che sua madre gli aveva detto durante quelle vacanze.

-Allora, cosa è successo?- chiese poi, staccando l’abbraccio e incoraggiando Amabelle a confidarsi con lui.

Lei sembrava non vedere l’ora di aprirsi.

-Ho fatto un macello, avevi ragione su tutto, sono una persona orribile!- ammise lei, seppellendo il volto tra le mani e singhiozzando copiosamente.

-Sì, l’ho notato, ma sono stato assente per un mese e mezzo, e sebbene mi sia tenuto abbastanza in contatto con Mirren e Petra, non so esattamente cosa sia successo nell’operazione Matchmakers, potresti informarmi?- chiese, pratico, sedendosi a sua volta e prendendo uno stuzzichino.

E Amabelle gli riassunse brevemente ciò che sapeva dei precedenti dieci capitoli, raccontando soprattutto i suoi errori e le tristi verità che erano venute alla luce.

-Cavolo, è peggio di quanto pensassi- commentò Norman, più di un’ora dopo (perché Amabelle era super prolissa quando raccontava) mangiando distrattamente la sua seconda fetta di torta.

-Lo so, lo sto capendo, ma non riesco ancora a rendermi del tutto conto del perché io sia così investita in tutta questa cosa! È più forte di me, non riesco a…- Amabelle provò a difendersi, ma Norman, che era lì per lei ma comunque non voleva incoraggiarla, la frenò immediatamente. 

-Amabelle, cosa hai pensato di Regina quando ha iniziato a fare tutti quei piani per unire Contessa e Pablo a scapito di ciò che voleva sua figlia, dato che era innamorata di Kyle?- chiese, cercando di parlare Amabellese.

La ragazza non dovette pensarci per un secondo.

-Tsk, era tremenda! È palese che Contessa e Pablo non erano una buona coppia, non era il momento, e Pablo doveva riprendersi dal tradimento di Rosa che si sostituiva a Daisy con l’aiuto di Pervinca, e non era proprio il caso di… ohhhhhhhhh!- all’improvviso, Amabelle si illuminò, come se avesse raggiunto l’illuminazione divina.

Per un attimo Norman temette che se ne sarebbe uscita con qualcosa del tipo “Wow, Norman, hai iniziato a seguire Gorgeous” cambiando discorso, oppure “Ma io non sono come lei perché io sono nella ragione” difendendosi a spada tratta, ma Amabelle lo stupì.

-Io sono… REGINA!- esclamò, disgustata da sé stessa, molto melodrammatica.

Norman annuì con forza.

-Uuuuuggggghhhh- Amabelle iniziò a sbattere la testa contro il tavolo, devastata dalla neo-raggiunta consapevolezza.

Norman le diede qualche pacca sulla spalla per confortarla.

-Ho capito tutto!- dopo qualche minuto, Amabelle alzò di scatto la testa -Sono egocentrica, invadente ed esagerata! Non ho fatto nulla per gli altri, ma solo per me stessa…- cominciò, vinta dall’epifania appena avuta.

-Già- Norman annuì.

-…era solo un malato desiderio di giocare a fare il dio dell’amore, per il mio piacere e la mia soddisfazione personale, con l’intento di controllare il mondo romantico dei miei amici e conoscenti- continuò la ragazza, infiammandosi sempre di più.

-Yep- Norman non le diede torto.

-E ho finito per allontanare per sempre i miei amici , tradendo la loro fiducia che non riuscirò mai più a recuperare- concluse Amabelle, ributtandosi a peso morto sopra il tavolo.

-Forse…- ammise Norman, a bassa voce.

-Ehi, puoi anche essere un minimo incoraggiante- provò a lamentarsi Amabelle, di nuovo con le lacrime agli occhi.

-Intendo dire che non sei cattiva e basta, ma deve esserci un motivo per il quale ti comporti così, e forse dovresti provare a ragionarci su. Se non arrivi alla fonte del problema, sarà impossibile per te fare pace con gli altri- le fece notare Norman, incoraggiante.

Amabelle sospirò.

-Hai ragione- ammise, pensierosa -Hai usato una metafora davvero incredibile, Norman- aggiunse poi, stupita dalle abilità dell’amico.

-Ho imparato la tua lingua con una lunga maratona di Gorgeous. Sai, io ti considero una cara amica, Amabelle. E il motivo per cui mi sono così arrabbiato con te, è perché a volte mi sembra che il sentimento non sia reciproco- le confessò, un po’ in difficoltà -Non sono il soggetto giusto per i tuoi esperimenti romantici, e temevo che mi usassi solo per “l’effetto Norman”- mimò le virgolette con le dita. Amabelle si morse il labbro inferiore.

-Non è così!- provò ad obiettare -Anche se… capisco perché tu l’abbia pensato. Ma l’effetto Norman non è il motivo per cui ho stretto amicizia con te. Mi sei simpatico, Norman, davvero! Sei uno dei miei più cari amici. Sei calmo, e intelligente, e confortante. Ti voglio bene perché sei tu. E, onestamente, neanche ci credo più a questo fantomatico “effetto Norman”, sicuramente mi ero fatta dei film- sospirò, un po’ delusa da sé stessa.

-Beh…- Norman iniziò a grattarsi il retro del collo, un po’ imbarazzato -…non è che avessi proprio tutti i torti- le fece presente, senza guardarla negli occhi.

Amabelle si mise sull’attenti come un cane da tartufi che ha appena fiutato una grossa preda.

-In che senso?- chiese, riaccendendosi di speranza.

-Potrei aver fatto presente a mia madre la tua teoria, mentre mi lamentavo di te, e lei potrebbe avermi rivelato che è una cosa che si passa nella nostra famiglia da generazioni. Lei lo chiama “Effetto stra-ordinario”, ma il punto è che capitano cose strane quando ci siamo noi di mezzo- ammise, poco convinto ma con troppe prove per ignorare la probabilità, da un punto di vista statistico.

Amabelle era a bocca aperta.

-Figo! Almeno non sono del tutto pazza- si rinfrancò leggermente.

-E, in realtà… alcune cose che sono successe potrebbero essere allo stesso modo colpa mia- aggiunse Norman, arrossendo appena ma deciso a prendersi le sue responsabilità.

-Colpa tua?- indagò Amabelle, sempre più interessata.

-Beh… mia madre mi ha anche messo in guardia sull’”anti effetto stra-ordinario”, che avviene dopo che si abusa dell’effetto stra-ordinario, quando ci allontaniamo dalla scena. Quindi è possibile che alcune pessime coincidenze siano avvenute a causa mia- 

-Quindi non ho tutte le colpe!- Amabelle si illuminò.

-Ehi, aspetta! Le tue scelte sono ancora colpa tua!- le fece presente Norman, iniziando a pentirsi di averle dato una scusante.

-Sì, è vero, hai ragione, devo prendermi le mie responsabilità, ma ammetto di essere felice di non essere completamente responsabile. Il senso di colpa stava iniziando a farmi impazzire- si rigirò una ciocca di capelli tra le dita, rasserenata.

-Aggrappati al senso di colpa perché il primo passo dell’operazione Matchmakers 2.0 è di farti ammettere i tuoi blocchi e scusarti con tutti quelli che hai ferito- le suggerì Norman, in tono di affari, tirando fuori degli occhiali dalle lenti finti e atteggiandosi ad Amabelle, che sorrise quasi commossa.

-Operazione Matchmakers 2.0?- chiese, incredula.

-A patto che lo facciamo nel modo giusto, dando solo piccolissime spinte e cercando di non forzare i nostri amici in qualcosa che non vogliono o non sono pronti a fare. L’intento principale e riunire il gruppo- spiegò Norman, con tono da maestrino.

Amabelle riscoppiò a piangere, questa volta per la commozione, e gli gettò le braccia al collo, commossa.

-Non merito la tua amicizia- commentò, prendendo un fazzoletto e provando ad asciugarsi le lacrime senza troppo successo.

-No, concordo, ma sono una brava persona e voglio darti il beneficio del dubbio- scherzò Norman, prendendo un’altra fetta di torta.

-Farò del mio meglio per meritare la tua fiducia- gli promise Amabelle, molto seria e sincera.

-Bene, mettiamoci a lavoro, allora- la incoraggiò Norman, con un occhiolino.

Passarono il resto della giornata a mangiare torta ed elaborare piani.

Alla fine, non fu un compleanno così orrendo come Amabelle temeva.

 

Mercoledì 14 Agosto

Denny aveva capito tutto! 

Era così ovvio, così cristallino, il modo in cui la notizia di Veronika si era sparsa così in fretta da raggiungere il futuro possibile re in meno di ventiquattrore dalla rivelazione fatta a Denny.

Certo, avrebbe voluto non essere arrivato a quella conclusione, e vivere nell’ignoranza o nella speranza che tutto fosse solo un’assurda coincidenza. Ogni volta che la sua mente sfiorava quell’argomento ancora rischiava un attacco di panico.

Ma non poteva ignorare l’ovvio e rischiare che ferisse ulteriormente le persone che gli stavano vicine, e dopo aver elaborato tutto nella sua mente per due giorni, era pronto ad affrontare la situazione.

Beh, pronto per modo di dire, dato che raggiunse la porta che dava ad una stanza familiare con passi pesanti, e mani tremanti, ma non c’era più tempo per le esitazioni. 

Batté un paio di volte contro il freddo legno, con forza, come se volesse abbatterlo, e pochi istanti dopo la porta si aprì, velocemente, frettolosamente.

-Il lavoro è…Denny?! Cosa ci fai qui?!- erano settimane che Denny non sentiva la voce di Mathi, che lo guardava con occhi sgranati come se non credesse ai suoi occhi, come se pensasse di essere dentro un sogno… o un incubo.

Ma Denny non aveva il tempo di rimirare il suo ex migliore amico e cotta stratosferica. Non aveva la possibilità di indagare sulle capriole che aveva fatto il suo cuore nel rivederlo dopo tanto tempo, e non poteva di certo indugiare su quanto sembrasse malmesso.

Doveva affrontarlo.

-DA QUANTO TEMPO MI STAI SPIANDO?!- urlò, in tono acuto, furioso, facendolo sobbalzare sorpreso.

C’era una sola ovvia risposta al motivo per cui l’informazione si era sparsa così in fretta.

E quella risposta era Mathi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Era da un po’ che non facevo un capitolo così breve ma sono in periodo di esami e volevo pubblicare l’8.

Siamo giunti ad un grande punto di svolta. La vera cattiva della storia è stata sconfitta (circa, diciamo che le è stato fatto un bel discorsetto) e Norman, quel santo uomo, è finalmente tornato ad aiutare la situazione con i suoi misteriosi poteri paranormali confermati.

Parliamo prima di tutto del capitolo…

Il litigio tra Denny e Max è stato… brutto. E doveva essere anche peggio, in realtà, perché non dovevano proprio fare pace, ma non potevo lasciarli così, non potevo proprio.

Amabelle ha ottenuto quello che meritava, e ha finalmente capito che deve indagare su sé stessa invece di sfogare le sue frustrazioni sugli altri.

Ho voluto fare che il confronto con Amabelle fosse con i membri originali della Corona Crew, esclusi Petra perché è la sua roccia, e Norman che arriva alla fine, e non so, mi pare poetico. La storia è partita con Amabelle che voleva accoppiare proprio loro, ed è “finita”… beh, dire male è un eufemismo.

Comunque sono super felice di aver finalmente riscritto di Norman, mi mancava più di quanto pensassi. Non compare davvero da tantissimo! Vi è mancato?

Di certo è mancato ad Amabelle, che è un po’ rinsavita.

E un altro personaggio che mi è mancato molto scrivere è Mathi, da cui Denny è andato a fine capitolo. Non vedo l’ora di scrivere il prossimo, scusate per il cliffhanger ma ci stava troppo ^^’

Passando al giorno, è passato un anno da quando ho iniziato a scrivere la storia, e devo dire che non mi sarei mai aspettata di arrivare fino a qui. Avevo qualche idea in mente, dei personaggi strani, ed ero certa, quasi al 100%, che mi sarei fermata dopo una decina di capitoli al massimo per mancanza di ispirazione o interesse degli altri.

E sorprendentemente ho ricevuto molto più feedbeck di quanto mi sarei mai aspettata, e non smetterò di ringraziare tutti quelli che, nonostante la lunghezza esagerata della storia, l’hanno letta dall’inizio fino ad adesso. E non parlo solo di chi commenta, recensisce o risponde ai sondaggi, ma di tutti quelli che la leggono. Ogni capitoli ha almeno quaranta visite, e potrebbe benissimo essere una sola persona che lo legge in quaranta sedute, ma mi piace pensare che ci siano lettori che continuano la storia nell’ombra, e mi risolleva davvero tanto il morale.

Quindi voglio ringraziarvi davvero, soprattutto perché non è da molti restare ancora qui dopo tutti l’angst degli ultimi capitoli.

Angst che, ve lo prometto, è ormai finito.

Insomma, non sarà tutto rose e fiori, ma ci saranno molti più momenti fluff nei prossimi capitoli. 

Concludo qui questo angolo autore, più lungo del capitolo stesso a momenti, avvertendovi che c’è un sondaggio alla fine, se vi va di rispondere.

Un bacione gigantesco e alla prossima, che spero sia presto (anche se ho una verbalizzazione l’11 e un esame il 15)  :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Denny confronta Mathi, Amabelle confronta Petra, Max confronta la situazione con Veronika. 

 

 

SONDAGGIO

   
 
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