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Autore: mgrandier    08/02/2021    10 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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24. … dialogo
 
Genzo sospira profondamente, si guarda un po’ attorno, le braccia abbandonate lungo i fianchi e il capo che si muove da un lato all’altro, quasi incredulo, e poi riporta lo sguardo in quello di Tsubasa – Mi stai prendendo in giro, vero? –
Eppure lui sembra davvero spiazzato, mentre si arrovella cercando di comprendere le sua parole e mormora confuso - Ma di cosa …? –
Allora Genzo inspira teso, allargando le braccia e mostrandogli i palmi in un gesto che dovrebbe indurlo a comprendere l’ovvio – Tsubasa! – lo chiama quasi spazientito – Ma possibile che oggi tu non abbia notato niente? –
L’altro resta ancora per qualche istante ad osservarlo, le sopracciglia si abbassano sugli occhi mentre sembra recuperare qualche immagine dalla memoria – Io ho visto Yuki … felice. –
Genzo muove qualche passo, uno sull’altro, senza spostarsi di un millimetro, si passa le dita tra i capelli e ferma la mano sulla nuca, tentando ancora – Felice e niente altro? –
- Felice e … - Tsubasa solleva le spalle, come se quella semplice definizione potesse bastare, ma poi, messo alle strette, cerca di affinare il tiro e altre idee vengono a galla – Felice e a suo agio; rilassata e in confidenza con te e anche con Kaltz, in un certo senso. – si ferma, tendendo un attimo le labbra, riflettendo rapidamente, e poi aggiunge – E tutto questo mi fa piacere, davvero, perché è chiaro che lei si sia adattata perfettamente ai modi di fare di qui, ma continuo a non … -
- Tsubasa! – lo interrompe Genzo esterrefatto – Credi che Yuki stia dando la stessa confidenza a tutti, qui? – e l’altro si affretta a scuotere il capo, cercando di spiegarsi meglio.
- No, Wakabayashi, per niente. Anzi … – si affretta a precisare, ma poi si interrompe, come se un’idea ben definita gli si fosse palesata davanti agli occhi in un istante – Aspetta: forse ho capito. –
Genzo solleva le sopracciglia, invitandolo a proseguire e si stupisce quasi del suo stesso gesto, visto che potrebbe essere quello decisivo, che lo porterà dritto al vero confronto con Tsubasa, al nodo che per settimane lo aveva messo in agitazione.
Il viso dell’amico sembra illuminarsi e le labbra si tendono ancora, in una specie di sorriso, di quelli propri di chi sta per rivelare la soluzione di un arcano – Comprendo che tu possa sentirti in difficoltà … ma voglio dirti di non preoccuparti, perché Yuki è di natura piuttosto espansiva e capace di legare con chiunque ma, per come la conosco, non è una ragazza che … - il punto sembra mettere un po’ in difficoltà Tsubasa che prende a grattarsi una tempia con due dita e Genzo resta in attesa perché davvero non comprende dove voglia andare a parare l’amico, che alla fine riesce a sbrogliare la matassa dei suoi pensieri - … non è una che si fa pensieri strani sugli amici. Ecco. Capisci cosa intendo? –
Genzo resta allibito e per qualche istante osserva stranito Tsubasa, dandogli forse l’impressione di essere deluso dalle sue parole.
- Ascoltami, io non voglio smontare le tue impressioni, ma davvero non farti problemi perché per come la conosco … - scuote il capo e quasi trattiene il sorriso, mentre cerca di definire quell’ultima stoccata - … non è una che si avvicina ai ragazzi in quel modo, con certe intenzioni … -
Di nuovo, Genzo scuote il capo, mordendosi le labbra e passandosi un palmo sul volto, realizzando che Tsubasa, con le sue parole, ha reso la realtà ancora più seria di quanto potesse immaginare. Gli si avvicina, quasi sfidando l’espressione allegra dell’altro, e cerca di farsi più convincente possibile con un ulteriore – Tsubasa! – che lo fa quasi sobbalzare e sgranare gli occhi.
- Yuki ci ha provato con te? -
Raddrizza la schiena, ma non può, però, ribattere, perché dal bancone del locale sente chiamare il suo nome e allora si affretta a recuperare le scatole con la cena, ringraziando con tutta la gentilezza che quello che gli ribolle dentro gli concede; poi raggiunge Tsubasa fuori dal locale, lo supera e si limita ad un secco – Seguimi. – procedendo con passo di marcia sulla via di casa.
Sbuffa come una locomotiva a vapore, mentre copre con falcate decise le poche decine di metri che lo conducono all’ingresso del palazzo, con lo sguardo a terra e le dita serrate sulle scatole del take-away. Non controlla nemmeno che Tsubasa lo abbia seguito, perché gli è bastato intuire i suoi passi irregolari alle proprie spalle, e quando giunge a destinazione sblocca rapido la porta di accesso, lasciandola spalancata dietro di sé, senza curarsi che l’altro possa infilarcisi prima che si richiuda, per poi prendere la via delle scale, salendo i gradini a due a due in una corsa decisa che si ferma solo sulla soglia dell’appartamento.
 
La porta di casa si spalanca, rimbalzando contro il muro a fianco, e Genzo fa il suo ingresso quasi di corsa, come una furia; lascia sul ripiano le scatole che ha con sé mentre passa accanto alla penisola della zona cottura e in un unico, energico, movimento, si avventa su di lei. Yuki fa appena in tempo a voltarsi e salutarlo con un richiamo sorpreso – Genzo! – prima di trovarsi nel suo abbraccio, con le sue labbra a rubarle un bacio che sa di urgenza. I tovaglioli che stava sistemando sulla tavola sfuggono dalla sua presa scivolando a terra in una nuvola colorata e le mani corrono d’istinto alla sua schiena, i palmi aperti sulle sue scapole, non appena realizza quello che sta accadendo. Il bacio che l’ha sorpresa diventa allora anche suo e Yuki si solleva sulle punte dei piedi, dischiude le labbra e si concede quello che si rende conto di aver desiderato e rimandato durante tutta la giornata, stretta come era stata dalla presenza di Tsubasa. Sente le mani di Genzo aperte sulla schiena, scendere lente e poi risalire a cercarle il viso; non riesce a controllare il lamento leggero che le sfugge quando lui lascia per un istante le sue labbra e il contatto che ne segue è ancora più urgente e famelico, un rubare e concedere che le increspa la pelle in un brivido lungo la schiena, mentre il ricordo della notte trascorsa è un’eco che vibra nascosta più a fondo, che ispira ancora nuovi baci e nuove carezze, sulla sua schiena e sul suo petto.
Quando si separano, Yuki scorge nello sguardo di Genzo un’ombra di soddisfazione, dove bisogno e passione sembrano inghiottiti dal riflesso di qualcosa di torbido che riesce solo a tradurre come uno strano senso di sfida. Non lascia i suoi occhi, mentre il sorriso che ormai conosce bene si distende, mosso da quell’unica piega sorniona che solleva l’angolo destro delle sue labbra; avverte il suo respiro tornare regolare, un soffio dopo l’altro, e accoglie un ultimo bacio leggero, prima di seguire il movimento con cui lui si volge lentamente verso la porta d’ingresso, quasi volesse proprio accompagnarla a guardare in quella direzione.
E’ in quel preciso istante, quando lo sguardo arriva allo specchio della porta, che Yuki sente il cuore fermarsi: Tsubasa, fermo nell’ingresso, li sta guardando. Ha gli occhi sgranati, le labbra dischiuse in una espressione di assoluta incredulità e sembra impietrito, incapace di proferire una qualsivoglia parola.
Yuki riesce appena a scambiare un’occhiata con Genzo, che nonostante tutto sembra il ritratto dell’assoluto compiacimento per quella situazione che, al contrario, a lei pare ancora completamente assurda, ma poi lui si muove, le circonda le spalle con un braccio e la accompagna attraverso il soggiorno, fino a fermarsi giusto di fronte alla statua di Tsubasa.
- Adesso ti è chiaro come stanno le cose, Tsubasa? – chiede Genzo con un tono incredibilmente rilassato per poi riprendere a parlare – Non è che qualcuno le fa il filo, né che lei ci prova con me … siamo io e lei. Punto. Yuki è meine bessere Hälfte. -
Eccolo il momento cruciale, quello che Genzo aveva considerato un sorta di bestia nera e che invece, ora, proprio lui ha affrontato a viso aperto, con una sfacciataggine che non gli aveva mai visto prima; d’istinto, si stringe un poco di più al suo fianco, fiera di come abbia superato quell’ostacolo e della determinazione che ha dimostrato nel dichiarare a viso aperto come stiano le cose.
 
Quando il tempo torna a scorrere, Tsubasa non crede ai propri occhi: Wakabayashi e Yuki gli stanno di fronte e lui le cinge veramente le spalle in un gesto che si accorda alla perfezione con tutto quello che gli ha già visto fare e con le parole che ha pronunciato. Eppure, tutto gli sembra assurdo.
- Ma … come sarebbe? – la domanda, che, si rende conto, non è delle più intelligenti, è l’unica cosa che gli riesca di dire e sembra suscitare l’ilarità di Wakabayashi che senza scomporsi più di tanto, per tutta risposta si mette a ridere, mentre Yuki strabuzza gli occhi.
- Che spiegazione dovremmo darti? – chiede lei, che se poco prima sembrava piuttosto sorpresa, ora invece pare aver preso male la sua naturale incredulità.
- Non so … - cerca di riprendere Tsubasa - … ma ci avete pensato bene? Wakabayashi, insomma … lei non c’entra niente con il calcio e con la tua vita qui … -
Lui tende le spalle, arretrando con il mento – In che senso, scusa? Ti ricordo che i tempi delle manager e dei capitani sono un po’ passati … Le scuole medie sono finite da un pezzo! –
- Sì! Lo so … ma insomma, lei tra poco tornerà a Nankatsu e voi … - non riesce a non ribattere, pensando che proprio perché Yuki non ha nessun legame con il calcio e ha invece aperto un impegnativo corso di studi, pensare di intrattenere un legame a distanza con uno come Wakabayashi sia quanto meno l’ultima delle idee raccomandabili.
Tuttavia il SGGK non sembra per niente disposto a cedere - Tsubasa, non mi sembri la persona giusta per venirmi a fare la predica: mi pare che tu stesso abbia una ragazza che ti aspetta a parecchi fusi orari di distanza! –
Il suo tono è severo e Tsubasa non può che reagire - Ma si tratta di Sanae! Ci conosciamo da una vita! Non hai timore che poi, frequentandovi e conoscendola meglio … -
- Per tua informazione, lei abita con me da sette mesi … - l’osservazione è ovvia ma lo coglie comunque alla sprovvista.
- Sette mesi … - per un attimo verifica mentalmente che tra febbraio e agosto ci siano veramente sette mesi e il conto torna straordinariamente corretto anche a lui - … certo, ma stare insieme è un’altra cosa! Insomma, vuol dire impegnarsi e conoscersi davvero a fondo. Non hai paura che poi … -
- Di cosa dovrei avere timore? Della convivenza, forse? – il tono ironico di Wakabayashi, fa sfuggire un sorriso persino a lui; tutta questa storia continua a sembrargli assurda ma le ragioni del portiere smorzano ogni possibilità di ribattere, almeno per il momento. Così, prende un profondo respiro e porta una mano alla testa, affondando le dita tra i capelli per smuoverli, quasi che con quel gesto possa riordinare pure le sue idee, anche se l’unica che riesce a galleggiare nella confusione che gli si è creata in testa è che Yuki e Wakabayashi stanno insieme.
- Ehi! Ma non sarebbe il caso di cenare? – la voce di Yuki coglie entrambi alla sprovvista; Wakabayashi, ancora fermo nell’ingresso, di fronte a lui, si è voltato a cercarla e solo ora Tsubasa si accorge che lei li ha lasciati soli a battibeccare, rifugiandosi nel soggiorno, pronta a cogliere il primo istante di tregua.
- Arriviamo! - il portiere le risponde subito, certamente più pronto a superare quel confronto che invece, per lui, resta ancora un peso da digerire, ma poi sente la grande mano afferrarlo per una spalla e scuoterlo un poco – Ehi, Tsubasa! Forza, andiamo a mangiare! So che non te lo aspettavi … ma non puoi fare altro che prenderne atto! –
 
Genzo mastica energicamente, in preda ad un inaspettato buon umore, mentre infilza un’altra forchettata di patate e cavolo; osserva di sottecchi Tsubasa che, al contrario, sta sbocconcellando la salsiccia da qualche minuto, chiuso in un ostinato silenzio iniziato quando si sono seduti a tavola per la cena, e alla fine si decide a tentare un avvicinamento - Come ti sembra? -
L’altro solleva un sopracciglio e, dallo sguardo, Genzo intuisce che gli ci vuole qualche attimo per comprendere il significato della domanda che gli ha appena rivolto. Lui annuisce appena e si affretta a rispondere – Niente male. – ma poi lo sguardo affonda di nuovo nel piatto.
Addenta della salsiccia e scambia un cenno di intesa con Yuki, prima di pescare qualche pezzo di carne pure dal suo piatto, perché lei adora il Grünkohl di Amburgo, ma le porzioni sono davvero troppo abbondanti per il suo appetito. Poi si rivolge ancora a Tsubasa – Se ti va, domani mattina andiamo a correre e ti faccio fare un giro verso nord per vedere qualche altro posticino dove potremmo andare a pranzo. Oppure, potremmo andare in auto a Timmendorfer[i], in spiaggia. – gli basta muovere appena la mano sinistra per sfiorare le dita di Yuki e attirare la sua attenzione – Non ti ho ancora portata a vedere il mare del Nord … -
Lei annuisce pronta – Non sarà la spiaggia di Barcellona, ma forse anche Tsubasa si sentirà più a suo agio. –
Lui alza lo sguardo, riesce a sorriderle a labbra tese, ma l’espressione resta comunque assente e Genzo può leggere sul viso di Yuki quanto quella situazione la metta ancora a disagio.
- Se non hai portato un costume, Tsubasa, possiamo recuperarne uno là o passando per Lubecca. Non sarà un problema. – risolve pratico Genzo che riprende a mangiare, puntando questa volta sulle patate di Yuki – Kaltz mi ha detto un sacco di volte che dovremmo andarci a fare un giro e questa mi sembra l’occasione giusta! Cosa ne pensi? –
L’altro annuisce appena – Per me va bene. – e poi si eclissa di nuovo dietro una cortina di pensieri, mentre Genzo scorge chiaramente come il suo sguardo non perda nessuno dei movimenti delle sue mani che continuano a vagare tra il piatto suo e di Yuki, dal tovagliolo alle mani di lei.
- Oppure ti piacerebbe fare qualcosa di diverso? – gli chiede ancora Genzo – Sai, Amburgo offre un sacco di possibilità … -
- Io non … - Tsubasa non si esprime, ma Genzo non molla la presa, intuendo che qualcosa, prima o poi debba uscire dal suo comportamento insolito, perché conosce abbastanza il suo Capitano da aver colto il suo ribollire nascosto.
- Se invece preferisci restare in città, possiamo tornare in centro … Possiamo andare al mare più avanti, io e Yuki. – lo incalza - Non hai che da scegliere. –
Tsubasa porta del cavolo alla bocca, mangia in silenzio e alza le spalle, in un’immagine stranamente opaca che Genzo fatica a sovrapporre a quella che ricorda di lui; gli dispiace vederlo così spento, ma è anche consapevole che lui non abbia ragione di tenere in piedi un atteggiamento così cupo e non intende mollare la presa. Inspira a fondo e poi libera un lungo soffio attraverso le narici, mentre afferra il tovagliolo e lo accartoccia accanto al piatto – Dimmi qualcosa, Tsubasa: non aspetto altro. –
La frase è chiara, l’invito duplice, e Tsubasa, forse senza nemmeno rendersene conto, sputa il rospo – Dico che dovevate farmelo sapere prima! –
Sente Yuki trattenere il fiato ma, tutto sommato, sa di essere lui a dover rispondere e la cosa non lo mette in difficoltà come avrebbe potuto immaginare; e comunque, deve ammetterlo, credeva che far sbottare Tsubasa avrebbe richiesto maggiore impegno.
– Non arrabbiarti con lei, perché la colpa è solo mia. – esordisce insospettabilmente padrone di sé – Sono io che mi sentivo in difficoltà al pensiero di parlartene. –
La reazione di Tsubasa è istintiva – Certo! Capivi tu stesso che era una cosa assurda! –
- Cosa volevi? Un comunicato ufficiale? – lo provoca deliberatamente - O una chiamata tipo … Ehi, Tsubasa! Sai che mi sono innamorato di tua sorella? -
- Ho capito, ma niente di niente? Nessun cenno, nessuna avvisaglia, non una foto insieme … - la voce di Tsubasa assume un tono acuto, il suo viso esprime tutta la sua insofferenza, ma Genzo è pronto a controbattere, per niente intimidito.
- Ehi! Ti ricordo che tu hai ancora sul profilo una foto con lei, invece che con la tua ragazza! –
- E’ diverso. – afferma però sicuro l’altro - Yuki è mia sorella; mettere una foto con Sanae sarebbe come buttare lei in pasto ai giornalisti! –
- Quindi che io ci butti Yuki, invece, va bene! – sbotta allora di rimando, insofferente al comportamento dell’altro, ma anche certo delle proprie ragioni.
Per qualche istante, sulla tavola cala il silenzio. Genzo allunga di nuovo una mano verso Yuki, stringendo la sua nella propria, per poi incrociare il suo sguardo. I suoi occhi gli rivelano presto quanto la discussione la stia mettendo alla prova e, silenziosamente, lo implora di avere pazienza; Tsubasa, resta sempre suo fratello, anche se in questo momento Genzo vorrebbe davvero prenderlo a schiaffi.
Chiude gli occhi, riordina le idee e infine torna a parlare, imponendosi di mantenere la calma.
- Devo dirla tutta, Tsubasa: io mi facevo problemi perché siamo amici e mi imbarazzava il fatto che potessi pensarmi così … vicino a lei. –
Tsubasa inarca le sopracciglia ma resta zitto, le labbra serrate in una linea orizzontale, così Genzo si schiarisce la voce e si fa coraggio.
- Non mi piacciono i discorsi da spogliatoio e le battute idiote sui nostri compagni che frequentano qualche ragazza. So che non sei il tipo che alimenta certi discorsi … ma insomma, già il fatto che tu potessi fare due più due, mi metteva a disagio. –
Le sopracciglia di Tsubasa si muovono e l’arco cambia forma; i suoi occhi scuri cercano Yuki per un istante e poi rimbalzano attorno, mentre le mani sfregano nervose sulle cosce. Quando i due si incrociano di nuovo, Yuki si alza, stringe per un attimo la mano sul braccio di Genzo e si allontana con la scusa di andare a prendere qualcos’altro da bere. Solo allora, quando rimangono soli, Tsubasa si decide a chiedere, vagamente sospettoso – Non è perché … era una cosa da una botta e via, vero? – e allora Genzo, in un attimo, si sente esplodere.
Morde la lingua, chiudendo gli occhi, perché l’idea dello schiaffo torna prepotente mentre la pressione nelle vene schizza alle stelle, tanto da fargli rimbombare le orecchie. Si sente scottare, probabilmente ha pure cambiato colore e il riflesso nella finestra che gli sta di fianco gli dà ragione. Vorrebbe urlare e prende fiato per liberare i peggiori insulti che abbia mai esploso contro qualcuno, dentro e fuori dal campo … ma quando riapre gli occhi su Tsubasa, gli è chiaro che l’altro abbia già tratto le proprie conclusioni.
- Ti sembro il tipo, Tsubasa?! – il ringhio con cui si esprime è talmente basso che dubita che Tsubasa possa averlo udito, eppure la sua espressione si fa ancora più mesta e la sua voce arriva in un sussurro.
- Scusami, Wakabayashi. E’ che io … -
- Mi conosci, Tsubasa. Dimmelo: ti sembro il tipo?! – insiste, alzando il tono, forse ora riconoscendosi più ferito che arrabbiato, e l’altro scuote il capo evidentemente sconsolato.
- Non sei il tipo. – ammette – E io dovrei essere felice per voi, eppure questa cosa in qualche modo … mi spiazza. –
- Non te lo aspettavi? – chiede a mezza voce, cercando di capire – Ma il problema sono io oppure … -
- Il problema sono io, credo. – precisa allora Tsubasa – Perché per me lei è la mia sorellina … e mi sembra impossibile che possa … -
- … innamorarsi? O stare bene con me? – cerca di completare Genzo e Tsubasa solleva le spalle come se, per quanto assurda, l’idea possa essere corretta.
- Me la sono persa: questa è la verità. – cerca di spiegare e forse il fatto di essere rimasti soli lo aiuta a vuotare il sacco e anche a guardare meglio dentro se stesso, dando una forma a quella sorta di malessere che lo aveva attanagliato vedendo il bacio tra loro – L’ho lasciata che aveva appena iniziato le scuole medie, l’ho vista solo nelle pause durante le vacanze e … e forse non mi va giù il fatto che abbia passato più tempo con te in questi mesi, che con me negli ultimi anni. Non so come l’abbia vissuta lei, ma mi sento … responsabile per lei. Mi sentivo così ogni volta che la rivedevo e che la portavo con me alle nostre uscite … –
- Ti senti tradito? Ti fidavi di me, perché l’ho accolta qui, ma poi … -
- Mi vergogno ad ammetterlo, ma forse è qualcosa del genere. O forse … - il suo sguardo resta basso e le parole sembrano più una riflessione personale, che una confidenza, che Genzo accoglie in silenzio – Sono suo fratello maggiore: avrei dovuto occuparmi di lei e magari anche … preoccuparmi di come stesse vivendo certe cose, insomma. –
Il silenzio che segue invita Genzo a venire in aiuto di Tsubasa - Su questo, sul tuo essere lontano, non posso darti torto: più o meno indirettamente, l’ho colto in tante occasioni nelle sue parole. Anche se non lo ammetterebbe mai, perché ti appoggia nella tua scelta di vita, le sei mancato immensamente. – Le sue parole sono un fluire tranquillo, la tensione di poco prima sembra essersi tramutata in un lucido tentativo di arrivare al punto della questione – Eppure, ti ricordi la sua reazione di questa mattina, non appena ti ha visto? Non l’hai persa, Tsubasa: ha solo bisogno di sentire che ci sei, per lei, in qualche modo. Fosse anche solo con la tua … approvazione. -
Tsubasa accenna un sorriso e i suoi occhi si assottigliano – Ehi, Wakabayashi, stai cercando di corrompermi? E’ così che cerchi di convincermi di non averla presa alla leggera? – ma Genzo, nonostante il tono leggero delle sue parole, coglie uno spunto che non vuole lasciar cadere nel silenzio.
– Se l’avessi presa alla leggera, o se lo avesse fatto lei … non ci avremmo impiegato quasi cinque mesi a renderci conto dei nostri sentimenti e a … muoverci. –
Tsubasa solleva il capo, la sua espressione velata di sorpresa, vira presto in una smorfia canzonatoria, ma Genzo è veloce a riprenderlo – Non dire una parola, Tsubasa! Non tu che ci hai messo anni a deciderti … -
Lo scambio di sguardi che segue scioglie l’imbarazzo di uno nell’espressione saccente dell’altro, fino a che la tensione accumulata non si stempera in una risata dal tono caldo ed è allora che Genzo sente davvero di aver superato quello che per tanto tempo aveva considerato uno scoglio insormontabile. Nella pacca bonaria che Tsubasa gli molla sulla schiena, riconosce l’amico e soprattutto il Capitano con la sua benedizione; con il pugno sulla spalla con cui risponde, Genzo firma un accordo silenzioso, una sorta di promessa perché mettere Yuki tra di loro diventi il sigillo di un sodalizio ancora più forte.
Quando lei li raggiunge, evidentemente richiamata dalle loro risate, Genzo non può che allungare le braccia per attirarla a sé e baciarla, non come sfida, né come provocazione, ma finalmente come la dichiarazione d’amore di cui sente impellente la necessità.
 
[i] Selezionata tra le dieci migliori spiagge della Germania, si trova vicino a Lubecca ed è comodamente raggiungibile da Amburgo

Angolo dell'autrice: periodo che va di male in peggio, per me, e che sta minando fortemente il mio umore già fragile. Per ora, cerco di tener duro e di rifugiarmi in questo angolo di leggerezza che vorrei restasse davvero tale, nonostante tutto.
Con questo capitolo, l'incontro temuto da Genzo ha il suo sviluppo rivelando quel malessere che ha impedito a Tsubasa di aprire davvero gli occhi su quello che gli stava di fronte e che forse, proprio grazie alle parole di Genzo, sarà più facile da superare.
Ringrazio chi ancora legge e mi fa compagnia dopo tanti capitoli... 
A presto
Maddy
  
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