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Autore: FarAway_L    10/02/2021    1 recensioni
«Parti», era un grido misto a paura, «Metti in moto o per noi sarà la fine».
Era la mano di Nathan quella che stava scuotendo nervosamente la spalla di Camylla, la quale sembrava essere entrata in un limbo di emozioni pericolose e contrastanti. Quella più dominante però, era il panico. E per quanto si sforzasse di voler girare la chiave per far partire quella benedetta auto, non riusciva a muoversi. Neanche ad emettere nessun suono. Solo, fissava la strada difronte a sé attraverso occhi persi. Arrendevoli.
Le sirene della polizia cominciavano a farsi vicine e ben udibili.
Troppo vicine. Troppo udibili.
A ritmo scandito.
Stavano arrivando.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo IV.
8.231 parole

Ti voglio credere perchè tu ci credi
perchè sei dolce tanto quanto sei dura
io ti voglio credere perchè sei sicura di qualcosa.
Ti vengo a prendere mi aspetto di tutto
e non dev'essere per forza perfetto

 
02 Ottobre.

Il materasso si modellò perfettamente, adeguandosi di conseguenza sotto il peso di una seconda persona. Le lenzuola presero a muoversi riuscendo a scoprire un braccio di Camylla: dei piccoli brividi di freddo la fecero mugolare, mentre qualcuno le stava scarruffando ulteriormente i capelli sciolti che distrattamente le coprivano il viso.
«E' ora di svegliarsi», la voce divertita e squillante di Alyssa risultava essere troppo vicina, tanto da causare un movimento brusco da parte di Camylla, la quale stava cercando di tornare a coprirsi sotto il caldo delle coperte.
«Non ti sarai mica dimenticata del compleanno di Khloe, vero?», e ciò portò ad un notevole numero di imprecazioni silenziose manifestate tramite uno sbuffo: ovviamente aveva eclissato tale evento: troppo occupata a passare l'intera serata difronte alla finestra, chiusa nel proprio dolore ed inerme a tutto quello che la stava circondando. Troppo occupata a difendersi dallo stato di paralisi che la stava colpendo, per riuscire a ricordarsi anche la più banale delle cose.
«Ricordami di toglierti le chiavi di casa!», la voce le uscì rauca e ancora impastata dal sonno: la sua nottata era stata un susseguirsi di ipotesi balenate ad intermittenza nella sua testa. I suoi collegamenti mentali non avevano una base solida: i suoi pensieri avevano fluttuato dalla relazione appena conclusa con Matthias, al comportamento incerto di Alyssa per poi passare al fatidico piano di Theo e Nathan fino ad arrivare al lavoro allo studio.
Sentiva gli occhi stanchi e il peso delle supposizioni schiacciarle le spalle. Inutile dire che le intenzioni di Camylla per quel giorno erano ben differenti dai programmi delle amiche: lei avrebbe preferito rimanere avvolta dallo strato di calore che era riuscita a crearsi, continuando ad affrontare il silenzio senza poter interferire con nessuno.
«Certo che no», esclamò Alyssa, sforzandosi di non ridere troppo: aveva afferrato Camylla per un braccio nell'intento di portarla in posizione eretta ma l'amica aveva uno spirito di scarsa collaborazione. «E poi, davvero Cam. Ho bisogno di chiarire questa nostra situazione».
«E' tempo di dormire!», bofonchiò per tutta risposta Camylla, sbadigliando sonoramente ed arrendondosi all'idea di essere lasciata sola: decise di abbandonare la posizione supina che ricopriva e di puntare il suo sguardo verso Alyssa. Entrambe avevano occhi stanchi, nonostante i motivi fossero differenti.
«Mi dispiace per l'altro giorno. Avrei dovuto affrontare l'argomento in modo totalmente diverso», Alyssa stava parlando piano, con voce delicata e sincera. Giocava distrattamente con una pellicina del dito mentre una ciocca di capelli biondi le stava ricadendo davanti agli occhi. «Vorrei però che tu pensassi seriamente alle conseguenze positive a cui potrebbe portare», le sue iridi sembravano essere distrutte ma vi era possibile intravedere un bagliore di luce. Sorrise debolmente, in segno di rassicurazione.
Camylla si ritrovò a ringraziare silenziosamente l'amica: ancora una volta, nel giro di poco tempo, era stata lei ad accorciare le distanze per cercare un chiarimento.
«E alle conseguenze negative, non pensi?», il tono di voce usato da Camylla era flebile, quasi timoroso. Non avrebbe voluto perdere nuovamente la pazienza; non avrebbe voluto un'altra discussione con Alyssa; non avrebbe voluto avere risposte scomode. Ma si era posta l'occasione di poter conoscere i motivi di tale eccitazione e Camylla decise di coglierla al volo, evitando di rovinare l'atmosfera.
«Sì, certo. Nei peggiori dei casi, ci sarà il carcere», Alyssa stava enunciando tale affermazione con spontanea naturalezza da far aprire leggermente la bocca asciutta di Camylla. Quest'ultima la stava osservando senza proferir parola: si stava strusciando l'occhio sinistro, la cui palpebra ancora presentava piccoli accenni di sonno, mentre aspettava ulteriori chiarimenti da parte dell'amica.
«Cam, senti: so perfettamente cosa ti sta ronzando per la testa. Pensi non abbia riflettuto?», Alyssa fece perno sul bordo del materasso per potersi avviccinare a Camylla. Le lenzuola strofinarono tra loro, formando ulteriori pieghe grinzose. «Però noi saremo puntigliose. Studieremo ogni cosa nel minimo dettaglio; penseremo al piano B, al piano C e anche al piano D, se necessario», Alyssa stava gesticolando visibilmente mentre pian piano i suoi occhi cominciavano a riprendere il pieno entusiasmo. Camylla semplicemente la guardava, abbagliata dall'euforia che stava emanando il sorriso di Alyssa.
«Noi saremo attente, precise. Calcoleremo ogni possibile contromossa. Ho fiducia nelle nostre capacità e l'idea che possano esserci conseguenze negative mi ha sfiorato appena, e solo la prima volta», Alyssa inclinò la testa di lato mentre sulla sua fronte si erano formate leggere rughe: era in attesa di risposta.
Camylla dovette deglutire prima di poter riuscire ad emettere un qualsiasi tipo di suono. Alyssa, ancora una volta, era riuscita a rendere la questione una piccolezza da niente. Dovette grattarsi anche la fronte, come se così facendo potesse riuscire a riordinare momentaneamente le proprie idee.
«Aly, stiamo lavorando in uno studio legale e siamo studentesse di Legge», e le uscì quasi un sussurro mentre le sue mani a palmo aperto si stavano muovendo delicatamente avanti ed indietro.
«Non capisci?! E' proprio questo il punto!», il suono chiaro e sonoro della risata di Alyssa rieccheggiò per tutta la stanza; Camylla per tutta risposta la stava osservando con sguardo incerto ed interrogativo. «Noi possiamo aggirarla la legge perchè sappiamo come fare e abbiamo i mezzi per farlo!», semplice. Alyssa si ritrovò ad aprire le mani con fare ovvio dando una spiegazione scontata: Camylla ci mise poco a capire il senso della frase appena udita.
Studiare legge e lavorare a stretto contatto con Avvocati di massimo rispetto, avrebbe potuto dar loro modo di prevedere ed anticipare evenutali mosse; avrebbero saputo come muoversi qualora la questione fosse divenuta strettamente pericolosa. Avrebbero saputo come difendersi o, nel peggiore delle ipotesi, avrebbero saputo da chi farsi difendere. E per la prima volta da quando le era stata data la notizia, un barlume di pensiero positivo si stava insuando vorticosamente nei pensieri di Camylla: l'idea di rapinare una banca, dopotutto, non sembrava essere così malsana.
«Quanto dobbiamo aspettare ancora?», una voce distratta arrivò poco udibile dal piano inferiore.
«Chi c-», Camylla sbarrò gli occhi, spaventata dalla frase inaspettata che aveva appena percepito. Balzò in piedi, abbandonando lo stato di calore che le lenzuola le avevano donato per intere ore.
«Ci sono Theo e Nathan, dobbiamo andare da Khloe!», Alyssa continuava a sorridere mentre cercava di sistemarsi una ciocca dietro l'orecchio destro. «Il suo compleanno. Oggi. Ricordi?!».
Camylla si portò una mano sulla testa, sbuffando vistosamente: per la seconda volta, e in poco tempo, aveva accantonato il compleanno dell'amica. La conversazione con Alyssa aveva preso una direzione totalmente opposta da quella prevista e ciò aveva deviato Camylla dal motivo principale per la quale si trovava sveglia e nella stessa stanza con Alyssa.
«Forza, muoviti!», l'imperativo usato da Alyssa fece intendere a Camylla di non aver diritto di scelta. Alzando gli occhi al cielo, decise di sbirciare frettolosamente nell'armadio per poi afferrare dei vestiti che a primo impatto le sembravano potessero andar bene.
Seppur grossolanamente, sapeva come avrebbe dovuto muoversi; sapeva di dover costruire il più solidamente possibile un muro nel giro di breve tempo: ripromise a sè stessa che almeno per quel giorno i pensieri negativi che le martellavano con insistenza nella testa, sarebbe riuscita ad accantonarli, evitando di rovinare un giorno importante per Khloe.
Per questo una volta difronte allo specchio, si decise di doverci riuscire: si guardò intensamente, scettica forse nel riconoscersi, e respirando profondamente cominciò ad allontare la sensazione di debolezza e tristezza che per giorni le aveva fatto compagnia. Avrebbe reagito, in un modo o nell'altro.

Il locale stava cominciando ad affollarsi e lo si poteva dedurre dalla fila interminale che si era creata al bancone degli alcolici: Camylla sbuffava mentre si rigirava tra le mani il cartoncino che avrebbe dovuto consengare al barista una volta toccato il proprio turno; Khloe al suo fianco, invece non riusciva a smettere di saltellare - forse ballare, ad un ritmo sconnesso e del tutto distorto dalla musica in sottofondo. Con gli occhi chiusi e la testa rivolta verso il soffitto, l'amica si stava lasciando andare ad una serata di divertimento e leggerezza: era la sua festa, ed era giusto che il sorriso non la dovesse abbandonare neanche per un secondo.
«Tanti auguri Lee!», Theo era arrivato alle spalle, spintonando giocosamente Camylla mentre con il tono di voce cercava di sovrastare il rumore assordante delle casse.
«Ce l'abbiamo fatta!», esclamò Thomas con un sorriso ad illuminare quel viso sottile e molto espressivo; le braccia stese in alto sopra la testa in segno di vittoria: Camylla lo guardò il tempo necessario per connettere il cervello all'immagine che realmente le si trovava difronte prima di gettarsi tra le sue braccia.
«Stavo cominciando a preoccuparmi», le sussurrò vicino all'orecchio, più a sè stessa che all'amico d'infanzia. Lo strinse ulteriormente abbandonandosi a quel profumo dolce ed intenso che lo aveva sempre contraddistinto dagli altri.
«Controlla il telefono ogni tanto, Evans!», Thomas sciolse quel contatto volto a tranquillizzare e rassicurare Camylla, e le riservò un furtivo bacio sulla guancia, «Ti avrò scritto una decina di volte», dovette però riavvicinarsi ancora per riuscire a farsi sentire, considerando anche la risata sonora e cristallina che stava emettendo Khloe, al loro fianco.
«E' adesso che inizia il vero divertimento!», anche Theo aveva cominciato ad urlare senza ritegno, saltellando non curante delle altre persone a loro vicine. Aveva afferrato Khloe per un polso, trascinandola al centro esatto della pista: entrambi si divertivano a fare movimenti e passi buffi senza un nesso tra loro, e ridevano così tanto da riuscire a coinvolgere chiunque. Era praticamente impossibile rimanere indifferenti difronte ad una scena del genere. Per questo, sia Thomas che Camylla abbandonarono l'idea di prendere un cocktail: semplicemente raggiungerso gli amici tramite un'occhiata complice, e dopo un'alzata di spalle dettata dalla liberazione ed un sorriso radioso da parte di entrambi, cominciarono a ballare lasciandosi completamente andare.

«Mi sa che comincio ad accusare gli anni!», Thomas si stava sorreggendo con il fondoschiena al muro mentre - con le braccia ben stese - poggiava entrambe le mani sulle ginocchia semi-piegate. Respirava velocemente con lo sguardo fisso nelle iridi di Camylla.
«Se ballare tre canzoni di fila ti sfinisce così tanto, allora non posso che darti ragione», Camylla alzò le mani in segno arresa, mostrando un sorriso sincero e divertito. L'aria fresca della notte di Ottobre le stava donando tregua dall'odore di alcool e dal caldo asfiassante.
«Avresti dovuto contraddirmi», Thomas indicò con un minimo cenno del capo la sigaretta che Camylla teneva ben salda tra l'indice ed il medio della mano destra, «Allora, come stai?».
«Beh, potrei stare meglio», Camylla fece perno sul piede appoggiato al muro del locale per potersi dare una leggera spinta ed avvicinare così la propria mano a quella di Thomas, passandogli la sigaretta. «Ho un pò di casini per la testa, a dirti la verità», tornando nella posizione iniziale, Camylla si accorse di una piccola macchia scura posta sul fianco destro della lunga gonna grigio chiaro che aveva scelto d'indossare per l'occasione.
«Hai voglia di parlarne?», Thomas dovette socchiudere gli occhi per evitare che il fumo emesso nel pronunciare la domanda non offuscasse momentaneamente la vista; si sistemò in posizione eretta, in attesa di una risposta da parte di Camylla.
«Sì, ma non credo che questo sia il contesto ideale», Camylla alzò l'indice della mano roteandolo sopra la propria spalla, sorridendo debolmente: la musica stava facendo da sottofondo alla loro conversazione, seppur non fosse ben definita e scandita come lo era all'interno del locale; la brezza fresca stava cominciando a pungere lentamente, asciugando il sudore che il corpo aveva prodotto fino a pochi minuti prima; ed una festa di compleanno stava proseguendo senza due degli invitati.
«Domani a colazione?!», Thomas mostrò a Camylla un sorriso complice, volto ad illuminargli il viso: gli occhi, di un celeste intenso, brillavano di una scintilla vivace. Lanciò il mozzicone di sigaretta ormai giunto al termine, di lato a sè prima di passarsi distrattamente una mano tra i capelli neri tenuti fermi dal gel.
Prima ancora che Camylla potesse avere la possibilità di confermare la proposta offertagli dall'amico, l'enorme pesante portone d'emergenza scuro vicino a loro provocò un rumore assordante sbattendo violentemente contro il muro, facendola sobbalzare visibilmente per lo spavento.
«Ma che diamine! Ecco dov'eri finita, ti ho cercata ovunque!», la voce di Nathan era sopra le righe: con la mano destra stava gesticolando veemente mentre lo sguardo era rivolto solo ed esclusivamente a Camylla. «Abbiamo un problema», stava respirando affannosamente ma dalla sua bocca uscivano frasi dirette e coincise. Quelle iridi verdi stavano continuando ad osservarla, intensamente.
Camylla sentì quello sguardo perforargli lo stomaco, ghiacciandole totalmente il respiro. Poteva sentire su di sè anche lo sguardo incerto ed interrogativo di Thomas ma neppure lei riusciva a staccarsi dalla figura ferma e decisa di Nathan.
«Dài», con un cenno del capo e la mano a stringere il maniglione rosso antipanico della porta, Nathan ne fece intendere le intenzioni: avrebbero dovuto seguirlo. Camylla notò un piccolo, leggero e quasi impercettibile brivido percorrere la lunghezza del corpo di Nathan: lo notò muoversi di poco e notò divenire bianche le nocche della mano del ragazzo. Il freddo improvviso probabilmente l'aveva travolto inaspettatamente.
Camylla riuscì ad abbassare lo sguardo, scuotendo delicatamente la testa  e sospirando sonoramente. Prese aria a pieni polmoni prima di dedicare, per una breve frazione di secondo, l'attenzione a Thomas «Lui è Nathan», aveva sussurrato, “ricorda la sua faccia” Camylla stava muovendo vistosamente il suo indice davanti al proprio viso per permettere a Thomas di afferrare al meglio ciò che aveva mimato con il labiale.

Una volta tornati all'interno del locale, Camylla fu affiancata da una Alyssa in totale stato confusionale: aveva ingerito una quantità inimmaginabile di alcool e adesso le risultava difficile rimanere in posizione eratta senza barcollare. Decise di farsi spazio tra la folla nella speranza di raggiungere il bagno prima che l'amica potesse svuotarsi lo stomaco senza riuscire a controllarsi. Un sacco di persone le intralciavano il percorso involontariamente, bloccandole tra i loro corpi impregni e appicati di sudore; alcuni rovesciavano il contenuto dei bicchieri troppo intenti a seguire la musica piuttosto che preoccuparsi di ciò che stava loro accadendo intorno. Tra varie imprecazioni e preghiere enunciate a denti stretti, Camylla cercava di trascinare Alyssa nella giusta direzione, anche se quest'ultima non sembrava intenzionata a seguirla in quanto preferiva bloccarsi prima di guardarsi attorno e portare successivamente una mano a tapparsi la bocca.
«Avanti Aly, ci siamo quasi», Camylla aveva pronunciato quella frase contando mentalmente quanti passi la separavano dalla meta e appoggiando con fare deciso la mano sulla schiena dell'amica. La serata aveva preso una piega differente da ciò che Camylla si sarebbe aspettata: era cominciata tra spenzieratezza e scherzi, per proseguire tra divertimento e risate piene di libertà ma stava giungendo al termine con litigi e pianti. Da quel poco che Nathan le aveva riassunto, Alyssa sembrava aver perfettamente assistito alla scena, anche se leggermente in disparte e sembrava aver immagazzinato qualsiasi tipo di dettaglio le fosse stato possibile, del momento esatto in cui le labbra di Khloe e quelle di Theo si erano incontrate per sbaglio.
Da quel momento era stato tutto molto frettoloso: Camylla aveva il compito di tenere a debita distanza le due amiche onde evitare di vederle perdere il controllo e, ne era certa, la scelta di sorreggere Alyssa anzichè stare al fianco di Khloe, a quest'ultima non stava andando giù dignitosamente; Thomas, d'altro canto, stava cercando di capire il motivo per il quale fosse successo ciò senza però riuscire a trarre nessun tipo di certezze. Solo considerazioni più o meno fondate.
«Diamine Alyssa! Vuoi darti una mossa?!», il limite di sopportazione di Camylla stava giungendo al termine dopo che, per l'ennesima volta, l'amica si era fermata con lo sguardo perso nel nulla. Come se non bastasse, una persona le era appena montata sul piede sinistro, avvolto solamente da un dècolletè nero rigorosamente indossato senza calza. Si voltò istintivamente con fare minaccioso, pronta a dar sfogo al suo nervosismo ma dovette mangiarsi ogni tipo di accusa quando i suoi occhi si persero nella figura di Matthias.
Le mancò di colpo il fiato mentre il cuore prese a pulsare ad un ritmo elevato. Si ritrovò a mordere il labbro inferiore, incapace di pronunciare qualsiasi tipo di sillaba. Era stata colta di sorpresa, non assolutamente pronta ad un tale incontro; lasciò istintivamente la presa su Alyssa, abbadonando il braccio stancamente lungo il fianco: in quel preciso istante non riusciva a sentire la musica, non riusciva a vedere tutte quelle persone che la circondavano ballare, non riusciva a sentire che il proprio cuore martellare ad un ritmo irrefrenabile. Ritrovarselo difronte, a distanza di quattro giorni le fece gelare il sangue. Sentiva l'ansia mista ad eccitazione scorrergli nelle vene.
Matthias le sorrise con fare incerto, quasi rassegnato dall'incontro inevitabile. Ed era bello: bello nei pantaloni neri volti a fasciargli le gambe magre. Bello nella sua t-shirt bianca impregnata di sudore, che aveva lo scopo di evidenziare quei muscoli sviluppati grazie ad anni di fatica e sacrifici. Bello con quei capelli perfettamente in ordine.
«Camylla», Alyssa le si aggrappò prepotentemente alla spalla, sussurrando un forte richiamo di attenzione: Camylla dovette trattenersi dall'urlare parole severe e respirò profondamente. Si ritrovò a serrare i pugni mentre cercava una briciola di buon senso affinchè potesse continuare a controllarsi. Chiuse gli occhi e si maledisse per la situazione che era andata creandosi: maledisse sè stessa per aver ceduto ingenuamente ai sentimenti, per essersi lasciata abindolare da un casuale incontro, per non aver saputo gestire una banale situazione.
Superò Matthias abbassando di poco lo sguardo e troncando nettamente il contatto visivo che si era creato. Si sentì vuota quando i suoi occhi dovettero annullarsi senza via di fuga. Il suo profumo la invase, riuscendo a calmarla momentaneamente. Non si voltò nella sua direzione, nonostante ne avesse avuto tutte le intenzioni; non le riservò un'occhiata fugace, nonostante l'immensa tentazione. Non si abbandonò all'idea di averlo perso, nonostante la consapevolezza.

Il viaggio di ritorno era caratterizzato dal silenzio e dalla tensione: quest'ultima era palpabile e sul punto di una forte rottura. Camylla teneva ben saldo il volante, stringendolo nervosamente e provocando in lei un dolore neanche paragonabile a quello che le aveva causato la situazione presentandosi soltanto poche ore prima. Khloe alla sua sinistra, aveva la testa appoggiata al finestrino mentre giocava con il polsino del giacchetto; Alyssa seduta nell'abitacolo dietro, si era abbandonata ad un sonno profondo.
«Ho incontrato Matthias», la voce ferma e solida di Camylla interruppe lo stato di gelo che era andato creandosi. Decise di mantenere lo sguardo fisso davanti a sè, concentrandosi sulla strada da percorrere, piuttosto che osservare la reazione di Khloe. Quest'ultima non rispose, si limitò semplicemente a voltarsi di scatto come colta sul fatto, aumentando il ritmo respiratorio. Perchè per quanto Camylla avesse voluto capire il motivo che aveva spinto l'amica a baciare Theo, era più intenzionata a chiarire il suo stato di agitazione.
«Sapevi sarebbe venuto, non è vero?», continuò quindi Camylla, ancora con voce forte e forse minacciosa. Era arrabbiata perchè sapeva già quale sarebbe stata la risposta e perchè non sopportava di essere stata ingannata. Non dalle proprie amiche.
«Mi dispiace», un sussurro dettato dalla consapevolezza di aver sbagliato.
«Stai scherzando, spero?!», Camylla frenò all'ultimo secondo, fermandosi ad un semaforo rosso: avrebbe anche bestiammato se non si fosse morsa con ferocia il labbro, «Avresti dovuto dirmelo», e questa volta ebbe tutto il tempo necessario per incontrare lo sguardo innocente di Khloe, mentre ancora le sue mani erano ben salde al volante, tremanti.
«Non saresti venuta», esclamò Khloe, aumentando il volume della voce e gesticolando con vigore: si sistemò meglio sul sedile, mentre osservava l'amica con aria di scuse sincere. E Camylla capiva perfettamente ma non avrebbe potuto accettarlo: sapeva quanto Khloe avesse ragione ma quella situazione l'aveva agitata più del previsto. Aveva scaturito in lei vecchi ricordi, attimi così leggeri da avere la forza di penetrare nell'anima. Matthias aveva il potere di stravolgerla, di farla sentire innocente e senza controllo.
«E' stato..», e Camylla non riuscì a finire la frase perchè neanche lei sapeva realmente descrivere tale sensazione. Si riscosse dallo stato di trance che momentaneamente l'aveva travolta non appena un'automobilista suonò il clacson. Riportò l'attenzione sulla strada, accorgendosi del semaforo ormai divenuto verde e riprese il suo andamento verso casa, con il pieno intento di poter affogare e magari annullare quello stato di tensione che la stava scombussolando.
Khloe si allungò nella sua direzione, appoggiando delicatamente la mano sulla sua gamba: una carezza leggera, una scusa silenziosa, un contatto di coraggio. Non le disse niente di più, solo rimasero avvolte nel rumore del traffico scorrevole in attesa di un cambiamento. Improvviso.

Messaggio inviato: ore 04.30 am
A: M.
Mi manchi

03 Ottobre.

Il materasso scricchiolò rumorosamente quando Camylla decise di allungarsi, stirando i propri muscoli intorpiditi dal sonno - e dalla tensione accumulata in quei giorni, dallo stress, e anche dai movimenti sconnessi che aveva fatto al centro della pista per gran parte della serata precedente -. Sbadigliò sonoramente, strusciandosi gli occhi con entrambi i pugni della mani.
«Buongiorno delicatezza», una voce calda e tranquilla arrivò troppo udibile e ben scandita nell'orecchio sinistro di Camylla.
«Cazzo!», Camylla sobbalzò istintivamente sul letto, respirando velocemente mentre il suo battito cardiaco cercava di tornare regolare. «Così mi fai prendere un'infarto, Thomas», riportò le gambe distese con un movimento lento mentre cercava di portare dietro le spalle i capelli disordinati che le ricadevano distrattamente sul viso.
Una risata sonora e cristallina riempì la stanza «Scusa ma sapevo sarebbe stato divertente spaventarti», Thomas dovette portarsi una mano alla bocca per trattenere ulteriormente quella risata così genuina e pulita da aver saputo contagiare anche Camylla. Quest'ultima cercò di afferrare il cuscino che durante la notte aveva schiacciato tra la sua guancia e la testiera del letto, lanciandolo contro l'amico.
«Maledetto..», Camylla degrugnì i denti e cercò di assumere un'espressione minacciosa, inarcando le sopracciglia ma questo gesto provocò solamente l'ennesima risata leggera risuonata limpida per tutta la stanza. «Devi riconsegnarmi le chiavi di casa!», 
«Sai, avremmo dovuto far colazione insieme», Thomas riuscì a bloccare il terzo colpo di Camylla, afferrandole i polsi e tirandola a sè: accompagnò la testa di Camylla delicatamente sulle proprie gambe, spostandole un ciuffo ribelle che durante la collutazione era caduto davanti agli occhi. «Ma ieri siamo stati interrotti prima di poterne decidere i dettagli», le lasciò un sonoro bacio sulla guancia in segno di affetto. «E poi, mi spieghi perchè hai un telefono se non lo usi mai?».
«Sai, stavo dormendo», Camylla rannicchiò le gambe, spostando di poco la testa e poter osservare al meglio i lineamenti perfetti di Thomas. Il silenzio sceso momentaneamente tra loro fece sbarrare improvvisamente gli occhi di Camylla, persa a delineare mentalmente la mandibola ben marcata dell'amico: le si bloccò anche il respiro, per questo dovette aprire leggermente la bocca e poter far entrare aria pulita ed ossigenare i polmoni, «Il telefono», sussurrò.
«Che succede?», Thomas notò perfettamente il cambiamento netto di Camylla, potendone ben udire anche la breve frase seppur dettata dall'incertezza.
«Potrei aver scritto a Matthias ieri notte», sputò tutto d'un fiato Camylla con voce quasi impaurita: continuava a fissare il contorno del labbro inferiore di Thomas con sguardo perso; non ne stava immagazzinando nessun ricordo, «Sono una stupida!», sentenziò infine, sospirando arrendenvole all'idea di aver commesso un grave errore.
«Posso controllare?», per tutta risposta, Thomas stava cercando di allungarsi alla sua destra, sovrastando il braccio di Camylla per riuscire ad arrivare al comodino ed afferrare così l'oggetto incriminato. La sua voce sembrava essere divertita ed il sorriso furbo sul suo volto ne era la conferma.
«Non ti azzardare!», Camylla dovette afferrare Thomas per una spalla e usare troppa forza - per una persona appena sveglia, e riuscire a riportarlo nella posizione iniziale, «Non mi sento ancora pronta e poi non avrà sicuramente risposto». Una frase dettata dalla conoscenza e dalla consapevolezza; una realtà fin troppo veritiera da non essere necessaria la conferma; uno sbaglio dettato dal sovraccarico di emozioni che le aveva causato l'incontro.
«Che cosa gli hai scritto?», Thomas continuava a sorridere, cercando di alleggerire la tensione di Camylla: era esattamente a conoscenza dello stato di agitazione dell'amica.
«Potrei avergli scritto che mi manca», le guance di Camylla si tinsero di rosso emanando subito un leggero calore: abbassò il suo sguardo verso le mani che teneva conserte sulla pancia, abbandonando il volto perfetto di Thomas.
«Ti svelo un segreto: usare il condizionale non lo renderà meno reale», a Thomas uscì una risata sonora e divertita da far sorridere controvoglia anche Camylla.
«Così non aiuti!», Camylla alzò il braccio destro in direzione della guancia sinistra dell'amica, pronta a dedicargli un giocoso schiaffo leggero ed ingenuo. Dovette ringraziarlo, silenziosamente, perchè nonostante il suo senso di disagio verso il gesto compiuto la sera precedente, in quel momento si poteva sentire più leggera. Thomas aveva la capacità di far star bene chiunque, con i suoi modi divertenti, la sua voce allegra ma sincera, e il suo saper esserci in qualsiasi momento.
«Gli hai scritto perchè ieri l'hai visto?», Thomas stava scemando la sua risata, giocando con una ciocca di capelli di Camylla. Non la stava guardando negli occhi.
«Sì, ci siamo incrociati», un brivido di freddo le percosse la spina dorsale, facendola inarcare impercettibilmente: al solo ricordo ancora ben nitido dell'incontro con Matthias, Camylla sentì le mani ghiacce, la testa pesante, gli occhi stanchi e il cuore a pezzi. Si reputava sciocca per aver tenuto un comportamento banale: aveva agito d'impulso, seguendo l'istinto senza soffermarsi a ragionare; il suo intento era quello di far capire a Matthias quanto quell'attimo avesse stravolto le proprie sensazioni; come non stesse riuscendo ad andare avanti - ed accettare - la fine della loro relazione.
«Sapevi che ci sarebbe stato?», Camylla ebbe il coraggio di cercare con lo sguardo un contatto visivo sincero e pulito; aveva bisogno di abbandonarsi nel celeste limpido degli occhi di Thomas. Per tutta risposta, quest'ultimo si ritrovò ad annuire con la testa, dipingendosi un'espressione di dispiacere e colpa sul volto: le labbra leggermente incurvate verso l'altro significavano la colpevolezza colta in flagrante.
«Mi aveva scritto quel pomeriggio ma se te lo avessi detto non ti saresti goduta la serata», Thomas decise di troncare il loro gioco di sguardi dove l'uno cerca di scavare all'interno dell'altro, finendo per capire più di quanto si dovrebbe; buttò la testa all'indietro, appoggiandosi alla tesiera del letto, socchiudendo gli occhi.
«Sì, beh..»,  Camylla semplicemente lo stava osservando nei suoi movimenti lenti mentre pesava il significato di quelle parole: capiva il gesto dell'amico ma avrebbe voluto esserne a conoscenza; avrebbe voluto avere la libertà e la possibilità di scelta. Forse sia Khloe che Thomas avevano pienamente ragione ma lei sarebbe stata capace di ingioiare il boccone amaro e far finta di niente.
Ne era certa.
«Cam, so che vorresti delle scuse ma sappi che lo rifarei», la sincerità nelle parole di Thomas fecero aprire la bocca di Camylla, incapace di proferir qualsiasi tipo di suono; le iridi celesti immerse nel castano avevano la capacità di svuotare l'anima; il tocco leggero delle dita della mano sulla guancia di Camylla, aveva la capacità di far tremare il cuore.
«So quanto ti manca e quanto sia difficile per te tutto questo ma avresti dovuto vederti ieri sera: eri spensierata, finalmente», ancora una volta la verità di quella frase fu come un getto d'acqua gelata; ad ogni movimento di labbra  dettato dalla sicurezza corrispondeva un respiro strozzato in gola; ogni carezza data emanava dolore.
«Non sono stata capace di gestire la situazione, e non solo ieri. L'ho lasciato andare», Camylla sussurrò quelle parole dettate dalla consapevolezza delle proprie azioni: si lasciò accarezzare i capelli ed il volto, inebriandosi del tocco leggero di Thomas, nonostante sembrasse lasciare solchi profondi e dolorosi. Che Camylla credeva di meritare.
«Non sei stata capace o non hai voluto?», Thomas bloccò la sua mano vicino all'incavo del collo, sotto all'orecchio: la osservò attentamente scrutandone ogni suo gesto involontario ed incontrollato, serrando la bocca per potersi concentrare al meglio.
Camylla fece perno sulle gambe, spingendosi in posizione seduta ed abbandonando il calore di Thomas: si sentì pervasa da fitte nello stomaco pesanti che trafiggevano senza pietà; si ritrovò a serrare i pugni, stringendo il lembo della maglia del pigiama; deglutì a fatica, scossa dalla potenza della domanda, dall'impatto che quest'ultima aveva avuto, dalla forza con la quale era stata pronunciata.
Non sapeva risponde; non voleva rispondere. Non aveva il coraggio di ammettere ad alta voce la verità.
«Non pensi sia ora di colazione?!», optò per cambiare totalmente argomento, facendo intendere a Thomas quanto quella loro conversazione stava avendo ripercussioni negative su Camylla. Decise di alzarsi dal letto, stiracchiandosi ulteriormente una volta completamente in piedi: cercò di far schioccare il collo muovendolo da una parte e dall'altra, provando così ad allentare la tensione che si era creata ed accumulata, ma con scarsi risultati.
Thomas acconsentì alla domanda retorica con un semplice accenno del capo, sorridendo debolmente pronto ad accantonare, almeno per quel giorno, quell'argomento ancora troppo problematico e puntiglioso.
«Hai saputo perchè Khloe e Theo si sono baciati?», Thomas si distese al meglio i jeans, una volta in posizione eretta, sistemando anche una piccola piega venuta al bordo del maglioncino nero.
«No, in realtà non ho più chiesto spiegazioni», Camylla cercò di pesare bene le parole con la quale rispondere perchè un breve ed istintivo ricordo le balenò limpido nella mente, rivolto al viaggio di ritorno in macchina dalla festa: non aveva chiesto niente a Khloe; troppo preoccupata per sè stessa e su ciò che era accaduto con Matthias.
«Beh, io sì», Thomas stava saltellando per le scale come un bambino davanti ad un giochino nuovo: con lo sguardo sveglio e il sorriso beffardo a dipingergli il volto, «Khloe l'ha fatto per ripicca ad Alyssa, per un certo Ethan».
Camylla dovette sorreggersi alla ringhiera delle scale per non inciampare sui suoi stessi piedi, «Cosa?! Chi te l'ha detto?», la sua domanda celava stupore.
 «Theo - stamani, che gliel'ha detto Khloe ieri prima dell'accaduto», Thomas aprì le mani davanti a sè con fare ovvio mentre dovette voltarsi per osservare Camylla rimasta due scalini indietro.
«Adesso quelle due mi sentono», Camylla aveva ripreso a camminare con passo deciso e felpato, come se l'impronta dovesse dimostrare la sua collera incomprensibile verso le due amiche.
«Cosa sai che io non so?», il rumore delle gambe della sedia strusciata sul pavimento fece strizzare gli occhi e stringere il collo a Thomas che mimò uno “scusa” a dentri stretti.
«Alyssa qualche giorno fa si è scambiata due messaggi innocenti con Ethan, un ragazzo del campus per la quale Khloe ha una cotta», Camylla dovette allungarsi sulle punte perchè il barattolino del caffè le era scivolato più indietro, andando a finire lontano dalla sua portata, «Solo che Alyssa mi aveva rassicurato di aver chiarito con Khloe».
«Allora dovrai indagare», Thomas stava osservando Camylla in difficoltà senza degnarsi di aiutarla, semplicemente sorridendo con i gomiti appoggiati sul tavolo, «Che poi, con permesso, ad Alyssa gli sta pure bene».
Camylla si voltò istintivamente verso Thomas regalandogli un'espressione interrogativa, corrugando la fronte e allargando le braccia.
«Voglio dire, sono anni che “muore” dietro a Theo, non poteva farsi avanti prima anzichè fare una scenata del genere?», Thomas si riscosse sulla sedia, sistemandosi visibilmente.
«E Theo non avrebbe potuto fare altrettanto? Perchè sappiamo che sa», Camylla abbandonò momentanemente l'idea di preparare la colazione, appoggiandosi con la mano sinistra sul bancone della cucina mentre il destro era posizionato sul fianco. In attesa. «Tocca al maschio fare la prima mossa».
«Non diciamo cavolate, Cam!», Thomas aveva alzato le braccia al cielo ma il suo tono continuava ad essere ragionevole, «Se una persona t'interessa, non aspetti. Agisci», stava puntecchiando il dito indice sul tavolo come a voler marcare affondo la propria idea.
«E perchè allora Theo non si è mai dichiarato?», anche la voce di Camylla era calma: le stava interessando capire il punto di vista di Thomas, perchè forse così sarebbe riuscita a conoscere meglio il loro amico, «E non dirmi che aspettava Alyssa. Non ci credo», stavolta toccò a Camylla muovere da una parte all'altra il dito davanti al viso, accentuando il suo disappunto con il movimento della testa.
«Forse perchè anche lui non è così furbo come dà a credere», Thomas decise di far perno sul bordo del tavolo per potersi alzare: a passi svelti e decisi raggiunse Camylla, «Perchè anche lui interessa Alyssa», le aveva quasi sussurrato, sorridendo apertamente e mostrando i  denti perfettamente allineati e bianchi. Allungò il braccio davanti a sè per afferrare il barattolo del caffè abbandonato da Camylla, prima di aprirlo e versarne il contenuto nella moka.
«Sul serio?!», Camylla era incredula ma divertita: strusciò con fare giocoso le mani tra loro davanti al petto, mentre i suoi occhi si socchiusero beffardamente, «Questo sì che è uno scoop! Però scusa, perchè è stato al gioco di Khloe, Theo?».
«Forse per vedere la reazione che avrebbe avuto Alyssa», Thomas stava tamburellando con la mano sul bordo del bancone, aspettando di poter bere il primo caffè della giornata.
«E poi saremmo noi quelle complicate?!», un sorriso stupito le incorniciò il volto, dando sfogo istintivo alla sua perplessità: non riusciva a capacitarsi degli atteggiamenti infantili che stavano assumendo i suoi amici; stavano perdendo tempo, punzecchiandosi ogni qualvolta vi si trovassero difronte senza esprimere realmente i sentimenti.
«Cam, io non ti ho detto niente, o Theo mi farà fuori», distrattamente prese dalla dispensa un pacchetto di plastica contenente dei toast vuoti mentre lo sguardo vigile di Camylla non lo lasciava neanche per un secondo.
«Tranquillo! Ora però cominciano a tornare alcune cose», Camylla si puntò l'indice sinistro al mento, picchiettando piano, sorreggendosi il braccio con la mano destra. Il fondoschiena appoggiato al bordo del bancone. Le venne un piccolo flash: adesso forse capiva perchè Theo avesse chiesto proprio a loro di dar una mano con il piano geniale; così facendo avrebbero avuto la possibilità di “lavorare” a stretto contatto, trascorrendo più tempo del previsto insieme.
«Quali cose?», Thomas stava rovistando nel secondo cassetto posto sotto ai fornelli, sbatacchiando un ciottolino di vetro fortunamente vuoto, «Hai cambiato posto alle tovagline? Erano qua».
«No, le ho buttate», Camylla aveva la testa inclinata verso il soffitto mentre ancora la sua mente continuava ad elaborare plausibili spiegazioni e chiarimenti sui comportamenti tenuti sia da Alyssa che da Theo: col senno di poi, risultava più semplice capire.
«Cosa? Perchè?! Erano nuove!», il movimento delle mani di Thomas davanti al petto facevano intendere la sua arresa verso le azioni inspiegabili e senza senso dell'amica: si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, scuotendo visibilmente la testa, «Comunque tranquilla, la preparo io la colazione eh!». Il rumore del tostapane stava a significare che il contenuto sito all'interno fosse pronto, così che Thomas potesse prendere due piccoli piatti dalla piattaia e poterli servire al tavolo.
Camylla sorrise con fare disattento, muovendo dei passi in direzione della sedia mentre si roteava intorno al dito una ciocca di capelli che ancora non aveva legato: nella sua mente si presentavano accenni di conversazione avvenuta con Alyssa la mattina precedente, e la sensazione di eccitazione che era riuscita a trasmettergli l'amica, poteva sentirla tutt'ora donandole adrenalina.
«Cam?!», Camylla mugolò, riscuotendosi dallo stato di assenza in cui era finita senza neanche accorgersene. Scosse la testa mentre potè notare davanti a sè una tazza di caffè fumante ed un piattino volto a contenere un toast semi-bruciacchiato.
«A cosa stai pensando?», Thomas le si mise affianco, avvolgendo il panino nel fazzoletto prima di poter staccare un morso e cominciare così a mangiare.
«Avrei una cosa da dirti ed in parte riguarda anche Theo», prese aria a pieni polmoni prima di poter pronunciare quella frase: aveva preso a muovere nervosamente la gamba mentre aveva deciso di non dar tregua a quella povera ciocca di capelli che continuava ad arrotolarsi intorno al dito. Sapeva di poter parlare di qualsiasi cosa con Thomas e sapeva di aver disperatamente bisogno di un suo supporto e di un suo utile ed efficace consiglio; sentiva il bisogno di esporre ad alta voce quella folle idea che la rendeva viva, in qualche maniera.
«Devo preoccuparmi?», Thomas sorrise istintivamente ma notando l'incertezza di Camylla decise di posare il toast ormai mordicchiato nel piatto e passare il tovagliolo davanti alla bocca, «Che succede? C'entrano le cose di cui parlavi prima?».
«Sì ma..», Camylla sospirò scuotendo la testa, «Non so neanche da dove cominciare!», si ritrovò ad appoggiare il gomito sul tavolo per avere la possibilità di poter posare la guancia all'interno del palmo della mano.
«Potresti farmi capire, partendo dall'inizio», la serietà di Thomas nel pronunciare tale frase permisse all'espressione di Camylla di corrugarsi con fare ovvio: sapeva che avrebbe dovuto raccontare dall'esatto momento in cui tutto era sorto ma il problema era che non se ne rendava conto; non riusciva a capire come fosse stato possibile arrivare ad una situazione del genere; non si capacitava neanche di quanto tempo fosse passato.
«Praticamente Theo e Nathan stanno attuando un piano, credo», Camylla decise di partire dal centro esatto del problema, cercando di far afferrare il concetto a Thomas, il quale la stava osservando con sguardo interrogativo.
«Ah, Nathan! Sì, il ragazzo di ieri sera..», Thomas sembrò trarre una deduzione corretta e Camylla per tutta risposta le alzò il pollice verso l'alto. «E perchè credi che stiano attuando un piano? Che piano?».
«Fammi continuare e capirai», Camylla si mosse impercettibilmente sulla sedia, sistemandosi più comodamente possibile mentre le sue mani stavano cominciando a muoversi frettolosamente, gesticolando visibilmente. Thomas estrasse dalla tasca della tuta, il pacchetto di sigarette, mimando l'ennesimo “scusa” flebile della giornata.
«Insomma, qualche giorno fa Theo ha chiesto a me e Alyssa di trovare ogni tipo di informazione possibile su un direttore di banca, Patel mi pare», Camylla sembrò pensarci qualche secondo perchè a quell'incontro la sua concentrazione non stava svolgendo appieno la propria funzione per cui non era certa di ricordarsi il nome esatto del direttore, «Comunque, questo perchè sia Theo che Nathan hanno intenzione di rapinare quella stessa banca».
Thomas tossicò improvvisamente, avendo aspirato il fumo della sigaretta nell'esatto momento in cui Camylla aveva enunciato l'ultima frase:  sbarrò gli occhi e divenne paonazzo in viso. Prima di emettere una grassa e sonora risata che si rieccheggiò per tutta la cucina.
Camylla dovette ammettere che pronunciare ad alta voce tale affermazione la rendeva ridicola e misera al tempo stesso; si rese pienamente conto dell'enorme sciocchezza che racchiudeva quella semplice frase. Rimase però interdetta, ad osservare la reazione di Thomas e aspettare un suo commento. Qualsiasi esso sarebbe stato.
«Questa sì che è bella! Ed io che stavo pure cominciando a preoccuparmi», Thomas dovette alzarsi per riempirsi un bicchiere d'acqua e poterlo bere riprendendosi dalla tosse: stava continuando a sorridere, scuotendo la testa divertito.
«Little T, non sto scherzando», Camylla dovette mordersi il labbro inferiore mentre giocava con la maniche del pigiama, «Cioè ovviamente anche io lo pensavo ma sia Alyssa che Nathan stanno cercando di farmi cambiare idea», stavolta dovette abbassare lo sguardo perchè non avrebbe sopportato l'espressione che avrebbe visto in Thomas.
«Se anche fosse vero quello che stai dicendo, mi auguro che tu riesca a starne fuori», Thomas si stava asciugando un piccola gocciolina d'acqua cadutagli sul mento mentre con una falcata agile, tornò a raggiungere la sedia per risedersi composto. L'odore di fumo ad inondare la stanza.
«Ti racconterei mai delle cazzate?!», dovette ammettere ripetutamente a sè stessa che l'idea dettata a voce alta non rendesse una vera e propria serietà ma Camylla non sopportava di essere messa in discussione dal suo migliore amico per questo scattò con la testa nella direzione di Thomas, «Ti sto dicendo quello che mi è successo nei giorni passati, dato che qualcuno è stato troppo impegnato in altro», si rese immediatamente conto di essere stata decisamente fuori luogo e fuori controllo, avendo aumentato anche il tono della voce. Sospirò sonoramente prima di alzarsi in piedi, scostando la sedia dal tavolo con la forza del piede.
«Scusa se Savanna è finita al pronto soccorso, la prossima volta le chiedo di evitare di ustionarsi», anche Thomas era scattato in piedi, spegnendo con ferocia la sigaretta all'interno del posacenere di cocco. Il suo tono di voce continuava ad essere relativamente basso ma la fermezza con la quale pronunciava ogni singola parola ne dettavano il disappunto per l'insinuazione fatta da Camylla. «Comunque sta bene, grazie per averlo chiesto».
Camylla appoggiò entrambe le mani sul tavolo e abbassò la testa, socchiudendo gli occhi: era consapevole di aver oltreppasato il limite, di aver tervigersato le parole di Thomas, e di essere stata una pessima amica nell'esatto momento in cui per Thomas sarebbe stato importante esserci.
L'aria intorno a loro pesava di colpe ammesse segretamente, di scuse silenziose pronunciate dagli occhi stanchi di Camylla e in quelli dispiaciuti di Thomas.
«Sai che non intendevo dire che stai mentendo riguardo a Theo e Nathan», Thomas parlò piano, sorreggendo un volto provato dall'accaduto: la mano a spettinare i capelli barazzini; occhi che chiedevano un perdono immediato.
«Ho esagerato», Camylla aveva riversato su Thomas una parte del nervosismo accumulato nei giorni passati, aveva lasciato che l'istinto e la rabbia avessero la meglio sulla ragione e la calma; aveva scaricato della tensione sulla persona sbagliata, «E hai ragione, non ti ho neanche chiesto niente di Savanna», gesticolò con la mano sinistra ammettendo, in qualche maniera, la sua irresponsabilità.
«Non mi chiederesti di lei neanche sotto tortura», Thomas cercò di alleggerire la tensione, sorridendo alla battuta ma in cuor suo Camylla sapeva benissimo essere una frecciatina lanciata in pieno volto senza ritegno: non era un segreto che non le andasse a genio la ragazza. In quel momento però, decise di ricambiare il sorriso senza controbattere l'affermazione veritiera ed evitare un'altra breve discussione che non avrebbe sopportato.
«Spiegami del piano però, vorrei capire», Thomas tornò seduto, finendo di sorseggiare il caffè ormai divenuto freddo. Camylla si rese conto di aver lasciato intatto il servizio offertogli dall'amico. Solo, non sentiva il senso di fame.
«In realtà, non so molto di più», Camylla decise di rimanere in piedi davanti a Thomas, con  le braccia conserte davanti al petto, «C'è bisogno che il piano venga studiato dettagliatamente, per il momento hanno buttato giù una bozza. Ognuno di noi ha dei compiti ben precisi -».
«Voi?», la voce di Thomas risuonò allarmata ed interrogativa, interrompendo Camylla: aveva la fronte corrugata in attesa di un chiarimento lecito.
«Sì, insomma..Voglio dire-», Camylla si rese conto di non saper cosa dire, in verità. Si era inclusa nel piano senza neanche accorgersene, mentre con la mente si immaginava alle prese con il Direttor Patel nel cercare di assimilare quante più informazioni possibili ed utili; non sapeva spiegare il suo atteggiamento se non che stava parlando d'istinto.
«Little C, non fare cazzate! Si sta parlando di rapinare una banca, presente?», Thomas apparve visibilmente preoccupato: lo sguardo vigile sui minimi movimenti di Camylla, la schiena ben eretta per aprire il petto ed attutire i colpi che sarebbero arrivati.
«Capisco lo stupore ma se funzionasse, hai idea di quanti soldi avremmo?!», a Camylla quella frase uscì senza freni: era forse la prima volta che si rendeva conto davvero del senso di tutto lo scombussolamento che aveva in testa.
«Riusciresti a fare tutti i soldi che vuoi se tu riuscissi a farti assumere dallo studio di Gabriel», il rumore del pacchetto di sigarette schiacciato significava che Thomas cominciava a preservare uno stato di agitazione.
«Si chiama Lucas», lo corresse Camylla, sorridendo leggermente nonostante l'atmosfera di tensione e preoccupazione.
«E' uno dei migliori in città e non riuscirei neanche a leggere il suo saldo bancario per tutti gli zero che presenta», l'accendino non dava segno di voler collaborare all'accensione della seconda sigaretta di Thomas nel giro di pochi minuti, «Non hai bisogno di rapinare una banca, Cam!».
«Sai benissimo che sto facendo tirocinio lì solo perchè è cliente di mio padre. Non sono all'altezza delle qualità di quello studio», fu dura dover ammettere quella verità ma era del tutto inutile nascondersi dietro false speranze: gli altri associati avevano qualità che a lei risultava difficile persino immaginare che esistessero; ed era inutile negare che solo fino a qualche settimana prima, il suo unico compito era fotocopiare accordi, contratti e cedolini.
«Credo sia meglio imparare il lavoro che scegliere di svaligiare una banca», finalmente la fiamma rosso vivo prese a brillare davanti agli occhi cristallini di Thomas: celavano ansia e sembravano aver voglia di farle capire gli errori che stava commettendo.
«Sì, però se organizzassimo tutto nel dettaglio, prevedendo ogni loro possibile mossa allora questo diventerebbe un piano fattibile ed infallibile», dovette bloccarsi istintivamente perchè quelle parole uscite di getto la fecero tremare impercettibilmente: aveva lasciato sfuggire l'esatto momento in cui la totale negazione per quel folle piano era passato ad essere lo scopo della sua vita; non si riconobbe e fece fatica a credere di averle seriamenre pronunciate.
«E come pensate di raggirare le telecamere ed aprire la cassaforte?», Thomas la stava sfidando, Camylla ne era certa: le stava ponendo domande complicate per poterla far agitare. Lei semplicemente lo stava ascoltando, mordendosi il labbro inferiore e cercando di staccare una pellicina dal dito della mano.
«Se agirete di giorno, dovrete preoccuparvi anche degli ostaggi quindi dovrete procurarvi delle armi? E se arrivasse la polizia?», gli occhi semi-socchiusi di Thomas celavano sicurezza e determinatezza. La mano ferma a tenere salda una sigaretta che lentamente si stava consumando da sola.
«Te l'ho detto, è ancora da pianificare nel dettaglio», ne uscì un sussurro, una banale e fragile difesa.
«E se dovessero arrestarvi?», a quel punto Thomas decise di alzarsi in piedi e di raggiungere Camylla per osservarla con maggiore attenzione: le sollevò con l'indice il mento di poco per poter immergere il celeste nel marrone, spogliandolo completamente.
«Dalla nostra avremmo la possibilità di aggirare la legge», un altro sussurro dove Camylla stava provando a difendere la propria posizione con la stessa arma che il giorno prima Alyssa aveva usato su di lei e che sembrava avesse smosso qualcosa.
«Non per volervi offendere ma siete quattro studenti di Legge del terzo anno», Thomas cercò di usare quanto più tatto possibile per evitare di intaccare quel contatto benevolo che stavano avendo.
«Ci faremo rappresentare», Camylla sembrava interdetta ma con la risposta pronta: faticava a riconoscersi ma non riusciva ad avere il controllo della propria parlantina.
«Da chi? Da Gabriel?», Thomas dovette fare un passo indietro e respirare a pieni polmoni per evitare di perdere letteralmente il controllo, «Così quando lui andrà da tuo padre, tra un'otturazione della carie ed una pulizia del dente, parleranno della tua causa».
A Camylla venne da ridere, nonostante tutto. Non sapeva se quella risata fosse stata dettata dal nervosismo della situazione, dall'ansia della conversazione che la stava invadendo, dallo stress che sentiva schiacciarla ogni secondo che passava.
«Si chiama ancora Lucas», riuscì solamente a replicare.
«Lui! Ma in quel caso potresti davvero scordarti di lavorare per quello studio. O per qualsiasi altro studio. Chi prenderebbe una persona che ha commesso ciò?!», Thomas allargò le braccia con fare arreso ma il suo tono di voce stava risultando più leggero come conseguenza della reazione di Camylla.
«Ok, va bene», Camylla puntò i suoi palmi aperti difronte al viso, respirando intensamente: socchiuse gli occhi e la sua mente ne approfittò per elaborare quello che era appena successo. Thomas era riuscito a far crollare, pezzo dopo pezzo, parola dopo parola, la lunga scala che Camylla stava cercando di salire per poter raggiungere il progetto; le aveva messo davanti a sè le peggiori delle ipotesi, le stesse che fino al giorno precedente martellavano in segno di allarme all'interno di ogni suo muscolo; non riusciva a capire come fosse stato possibile poterle far capolino la malsana idea di prendere parte al piano, «Sei stato chiaro», Camylla riaprì gli occhi trovandosi un Thomas più rilassato e meno teso di come lo era fino a qualche secondo prima.
«Spero di far ragionare Theo con la stessa facilità che è servita con te», Thomas allungò la mano per afferrare il toast immacolato di Camylla, posto nell'esatta posizione in cui era stato messo: si era ghiacciato ma non per questo non commestibile.
«No Thomas, non puoi parlare di questo a Theo!», Camylla riuscì a bloccare il polso dell'amico con una presa salda e solida: cercò un contatto visivo deciso e freddo misto a preoccupazione e terrore. Theo era stato chiaro: non avrebbe dovuto farne parola con nessuno.
«Pensi davvero che faccia finire nei guai un'amico?», con uno strattone, Thomas riuscì a liberarsi della presa per poter finire l'azione inziale. Le sue parole erano dure, nonostante il suo viso risultasse essere rilassato, «Solo perchè tu hai cambiato idea, non significa che non possa succedere anche a Theo».
Thomas aveva pienamente ragione e Camylla ne era consapevole: avrebbe ragionato da egoista se non avesse provato a parlare con l'intero gruppo. Perchè non sarebbero stati loro a convincere Camylla ma sarebbe dovuta essere Camylla a convincere loro del contrario.
«Ci parlerò io», Camylla stava quasi sussurrando ma fu certa essere stata sentita perfettamente da Thomas, nonostante quest'ultimo stesse masticando rumorosamente il toast. In quelle tre semplici parole si celava una promessa nascosta ma sincera; una verità imminente che avrebbe trovato sicurezza e determinazione.
Il suono improvviso del campanello fece sussultare Camylla immersa nei propri pensieri: la tensione che si era creata per brevi istanti, era scemata in pochissimo tempo, lasciando spazio ad una leggerezza domenicale mattutina.
«Hey, Little T! Hai sentito? Il campanello funziona», una risata cristallina invase la stanza, pulita, sincera e divertita. Camylla si mosse in direzione del portone principale, passando davanti ad un piccolo specchio situato sopra un mobiletto in legno chiaro: si fermò giusto quell'attimo per notare i propri capelli in disordine, la matita nera ancora leggermente presente intorno agli occhi, e la maglia del pigiama semi-felpato in discutibili condizioni di pulizia.
«Non posso aprire conciata così!», Camylla si indicò velocemente per tutta la lunghezza del corpo, nonostante Thomas - ancora sorridende ed affamato - se ne stava ad osservarla seduto sulla sedia: in mostra i suoi denti luminosi, lo sguardo vivace e spensierato, gli zigomi delle guance in risalto.
Camylla alzò visibilmente gli occhi al cielo, emettendo un flebile lamento vendicativo.
«Chi è?», le sue preghiere silenziose si dovettero interrompere per domandare chi ci fosse dall'altro lato della porta.
«Tesoro, sono io», una voce squillante ed energica risposte prontamente alla domanda di Camylla.
«Mamma?!», il rumore della maniglia anticipò le feste che Korrine dedicò alla figlia non appena la figura di essa le si presentò davanti agli occhi.







 
IM BACK!
Vorrei chiedervi scusa per il ritardo ma gli impegni quotidiani non mi hanno permesso di dedicare il tempo necessario al capitolo; purtroppo ho la sensazione che anche il quinto slitterà di qualche giorno.
Detto questo..beh, eccoci! Il rapporto  tra Camylla ed Alyssa è comunque intenso, si conoscono da tanti anni e sanno come gestirsi a vicenda; mentre avete avuto l'occasione di conoscere Thomas :) Posso accennarvi che lui sarà
 necessario per Camylla! 
Vi piace questo personaggio?!
Poooi, finalmente un "mistero" è stato svelato: ebbene sì, il fatidico 
piano geniale non è altro che rapinare una banca!!
Thomas sarà riuscito a far cambiare idea a Camylla?!
Fatemi sapere, non abbiate freniiiiii :)
E non dimentichiamoci che Camylla ancora deve controllare il telefono: Matthias avrà risposto al messaggio?

Ne approfitto per ringraziarvi, 
dal primo all'ultimo. Grazie!
A presto!

G. xx
 
  
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