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Autore: vielvisev    13/02/2021    4 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Casa Piton, Casa Malfoy.

 

Natale. Le feste. La gioia collettiva. Emma, invece, in quei giorni, si sentiva solo in balia della malinconia. AgrodolceSoffusa. Perché, quando arrivavano le feste, la mancanza dei suoi genitori e Steph si faceva acuta. Era una sofferenza lieve, appena pungente, ma riconoscibile e lei era consapevole di doverla affrontare.
 Erano passati due anni dalla loro insensata e inaspettata morte, due anni intensi e ricchi di avvenimenti e novità che l'avevano più volte destabilizzata, eppure all'emoor, a volte, pareva un solo istante.
 Se chiudeva gli occhi riusciva a sentire il profumo della cucina di Lydia O'Shea, la vedeva che le sorrideva, il grembiule natalizio stretto in vita, un velo di trucco e le labbra che si muovevano a ritmo dell'ennesimo brutto cd di Natale scelto dal marito.  
Vedeva la loro casa dalle pareti chiare, il giornale appoggiato sul tavolino accanto al caffé e la pipa di suo padre, le tende da cui filtrava la luce del sole, la sua cameretta dalle tinte color senape, così piena di dischi, libri e vecchi giocattoli. 
 Se si sforzava Emma riusciva a immaginare persino la cravatta a tema natalizio di Alan, suo padre, un omone grande e gentile che rideva forte alle battute della figlia, con la barba fatta di fresco, i capelli accuratamente pettinati, lo sguardo allegro che si illuminava mentre, osservandola di sbieco, le diceva di nascosto quale fosse il regalo che aveva fatto a mamma.
  Erano le immagini di un passato tanto bello quanto impalpabile che Emma a volte stentava a credere di aver vissuto. Un'esistenza semplice, normale, piena di amore e biscotti allo zenzero.
Riusciva anche a vedere Steph, come se fosse reale, dipinto sulle sue palpebre: i capelli biondi che cadevano a ciocche disordinate davanti agli occhi chiari, lo sguardo di un eterno ragazzino di soli tredici anni, timido in mezzo agli adulti, ma furbo e vivace appena si chiudevano in una stanza da soli. Steph.
 Emma riusciva quasi a sentire la voce squillante dell'amico che a volte le sembrava di dimenticare, troppo distorta dai suoi incubi.  
 Ricordava le corse, le confidenze, le risate, gli abbracci istintivi e privi di malizia che avevano costellato le sue giornate con lui. 
 Steph era stato il suo primo grande amico, il primo a cui aveva raccontato ogni cosa, con cui aveva gareggiato e sognato a proposito della loro amicizia che non sarebbe mai finita.
L'emoor sospirò, cosciente, calma. Per quanto presenti, il dolore e la mancanza erano mutati dentro di lei con il tempo e la sensazione soffocante di senso di colpa e solitudine che le aveva attanagliato lo stomaco tanto a lungo, si era fatta più mite. I bei ricordi riempivano i suoi pensieri cancellando gli screzi e le litigate, i loro volti si facevano più dolci e indistinti. Emma stava imparando a convivere e ad accettare quel dolore sordo e sincero e le vacanze di Natale, in quel momento, pur con il pensiero rivolto a loro e, inevitabilmente alla loro assenza, non le sembravano così amare.
  Accanto al caminetto acceso svettava un albero di Natale piccolo e storto, con decorazioni verdi e blu, forse non particolarmente natalizie, ma di certo indicative delle persone che occupavano la piccola casa di Spinner's End. Era l'unico elemento nuovo nelle stanze, per il resto tutto era uguale a sempre: i libri ovunque e il fuoco che scoppiettava nel caminetto.
  Era anche  il primo Natale che Emma e Severus passavano da soli, se non si contavano Glimpsy, che dalla sera prima cucinava canticchiando canzoni a tema, Wolland e Rubrick. 
 Piton aveva rispedito Codaliscia al mittente, con la scusa che, essendo ormai lui ad Hogwarts, non aveva più bisogno di lui ed Emma non poteva che essere felice di quella ritrovata pace.
Era stata invitata a passare il giorno di Natale sia alla Tana, che al Manor,da Narcissa, ma aveva declinato con gentilezza entrambe le proposte, preferendo stare da sola con Severus a Spinner's End. Casa. O almeno, la cosa più simile che aveva a una casa.
 Sentiva il bisogno di pace che, né il caotico e caldo guazzabuglio della Tana, né tanto meno la situazione tesa e irrisolta tra lei e Draco al Manor, le avrebbero concesso. Aveva bisogno di rimettere insieme i pezzi e dato che sarebbe comunque dovuta andare in entrambe le case durante il periodo di vacanze, proprio per il giorno di Natale voleva concedersi del tempo solo con il tutore.
L'essere curiosamente non in equilibrio, come di solito era in grado di stare la frastornava e faceva sentire particolarmente vulnerabile.
 Le scoperte che aveva fatto durante la sua lezione con Silente le avevano dato molto da pensare, facendola agitare più del dovuto e causandole più di una notte insonne e quello che era successo alla festa di Lumacorno, con conseguenti pesanti prese in giro di Pansy Parkinson ed altri Serpeverde, solo blandamente tenute a bada da Blaise e Daphne, l'avevano ferita più di quel che si aspettasse, nonostante si trattasse di cose frivole.
Perché a nessuno, in fondo, nemmeno alla diplomatica e pacata emoor, può far piacere sentire le risatine sommesse della Casa verde argento ogni volta che era nei paraggi, né udire la voce sgraziata di Pansy Parkinson urlarle dietro “Draco quindi ti ha scaricato?”, ricordandole la ferita aperta con il biondo.
  Emma stava provando quindi a distaccarsi, a razionalizzare le cose, respirando a fondo e mettendo tutto in pausa per qualche giorno, convinta che la cosa l'avrebbe aiutata. Aveva occluso i dubbi, le domande senza risposta e i pensieri negativi nella sua biblioteca interiore e aveva alzato barriere emotive contro sé stessa.

 Il fuoco crepitò, distraendola. Stava seduta sulla sua poltrona, una volta tanto senza libro tra le mani, rivolta verso il caminetto scoppiettante con gli occhi leggermente socchiusi.
 Rilassata, curiosamente priva di tormenti, osservava l'alberello storto, chiedendosi con dubbio cosa potesse fare per migliorare l'aspetto di quel povero arbusto rachitico.
 Lo aveva preparato il giorno prima, senza magia, per fare una sorpresa a Severus ed era rimasta stupita dall'eccessivo entusiasmo dimostrato dall'uomo per quello che, l'emoor ne era perfettamente consapevole, era in realtà un albero di Natale piuttosto malconcio.
 Anche Piton stava seduto sulla sua poltrona, con un grosso libro di Pozioni aperto sulle ginocchia ossute e osservava a sua volta distrattamente l'alberello con un'ombra di sorriso.
 “Cosa ti rende felice, Sev?” chiese Emma con dolcezza e il mago si riscosse dai suoi pensieri, rivolgendole un'occhiata quasi gentile.
 “Credo che sia la prima volta che qualcuno fa un albero di Natale qui dentro” disse, il solito tono strascicato e disattento, in contrasto con il brillio dei suoi occhi.
 “Davvero?” domandò stupita la ragazza, aggrottando la fronte “Non lo facevi nemmeno da piccolo?”
 Il dire quella frase ad alta voce, la rese improvvisamente consapevole del fatto che Severus Piton era stato un bambino. Doveva aver pianto, sognato ad occhi aperti, aspettato con ansia di crescere e fare grandi cose, come tutti i bambini.
L'uomo di fronte a lei scosse lentamente il capo in risposta.
 “No, nessuno ha mai fatto un albero di Natale qui. Nemmeno minuscolo come questo. Mia madre provò a farlo una sola volta con la magia, ma mio padre si arrabbiò terribilmente” aggiunse, quasi mormorando le parole tra sé, perso nei suoi pensieri.
 Emma trattenne il fiato e non richiamò l'attenzione su di sé e così il tutore rimase distratto per qualche secondo, prima di prendere il libro ancora aperto sulle sue gambe e affondarci il naso adunco per ricominciare a leggere con esagerata attenzione. 
L'emoor, colpita da quell'atteggiamento difensivo, allungò la mano e la poggiò sul  ginocchio del tutore, con delicatezza.
 “Non mi hai mai parlato dei tuoi genitori” disse, sincera, senza preoccuparsi di nascondere la sua curiosità.
 “Non c'è molto da dire.”
 “Non mi hai nemmeno mai detto quel poco che c'è da dire”
 Severus le lanciò un'occhiata esasperata da sopra il libro, indeciso.
 “Forse perché non voglio farlo. Non hai perso l'abitudine di ficcare il naso negli affari altrui” disse serio.
“No, esatto” rispose lei, sorridendogli sorniona “Sono curiosa”
 Lui si raddrizzò sulla poltrona con sguardo cauto, come se stesse pesando con attenzione le parole da pronunciare.
“Mia madre era una strega, mio padre no.”
Era un inizio, almeno.
 “
Non andavano d'accordo?” indagò l'emoor con tatto, invitandolo a continuare con un leggero gesto della mano.
“No, per nulla. Mio padre non amava molto il fatto che mia madre fosse una strega, credo. In realtà non so dire cosa amasse, tutto sembrava dargli fastidio.”
 “Era un uomo complicato?”
“Semplicemente disapprovava la magia”
Emma rimase un istante in silenzio, le fiamme del caminetto danzavano sul volto aspro del tutore, creando ombre veloci e drammatiche che sembravano accarezzarlo con indifferenza.
 “Sapeva che tua madre era una strega o l'ha scoperto dopo?” chiese, quando il silenzio cominciò a tendersi tra loro.
 “Lo sapeva. Lo ha sempre saputo. Lei non riusciva a tenere niente di segreto con lui. Gli diceva sempre tutto.”
 “Ma se sapeva che tua madre era una strega perché...”
 “Era un uomo piuttosto rigido e poco interessante” la interruppe Piton, il viso contratto “Faceva un lavoro da manovale e per lui la forza fisica era essenziale, quindi, come puoi facilmente immaginare, non ero il figlio ideale ai suoi occhi e non l'ha mai nascosto, anzi, si divertiva a ricordarmelo, ma non è mai stato troppo cattivo con me”
 Emma scrutò il volto teso del tutore, notandone lo sguardo fuggente, era evidente che ci fosse altro e che Severus stesse tentennando ad aprirsi, ma lei rimase in silenzio e gli lasciò il suo spazio. Dopo tutto quel tempo passato insieme era vero che lei meritava di sapere, ma Severus meritava di esporsi a modo suo.
 “Gli volevi bene?” osò chiedere quando i secondi cominciarono a diventare minuti, pronta a farsi zittire dal mago senza arrabbiarsi, ma Piton, sorprendentemente, parve pensare alla domanda e per la prima volta Emma vide la sua maschera assottigliarsi tanto che le parve di poterlo leggere come un libro e con bruciante stupore si rese conto che l'uomo, forse complici le pareti ben conosciute e quell'atmosfera tranquilla, aveva abbassato la guardia.
 “A modo suo mi voleva bene, ma con mia madre perdeva sempre la calma.” mormorò, muovendo appena le labbra sottili “In realtà penso che mi avrebbe odiato allo stesso modo se mi avesse visto usare la magia, la vedeva come una scappatoia da vili, ma non ha fatto in tempo perché ci abbandonato prima.”
“Lei com'era? “chiese Emma, la voce incrinata di dolcezza.
 “Mia madre Eileen era una strega piuttosto dotata e intelligente” mormorò Severus, perso nei ricordi “Non è mai stata bella, ma aveva molto fascino e sapeva come usarlo. So che ad Hogwarts era piena di amici perché me ne parlava spesso ed era anche l'unica erede di un'antica famiglia di maghi. Ovviamente perse tutti i suoi diritti e le sue amicizie quando decise di sposare un Babbano.”
 “Era innamorata di lui?”
Severus prese respiro, il volto rigido e all'apparenza privo di emozioni, ma i suoi occhi scuri brillavano di dolore e malinconia.
“Non ho mai visto amore tra mio padre e mia madre. Lei era dolce con lui a volte, ma lui era sempre arrabbiato e geloso e mia madre debole e facile da spezzare. Non ha mai provato a reagire, o a contrastarlo, nemmeno quando lui diventava violento, si è semplicemente spenta. Giorno dopo giorno.”
 “Ma allora perché si sono sposati?” domandò l'emoor, perplessa.
 “Non lo so” ammise Piton e c'era un tale delicato sconcerto nella sua voce che Emma pensò che non fosse il caso di indagare oltre e lasciò che il silenzio per l'ennesima volta si allargasse tra loro a curare le ferite e i rimpianti.
 “Mi dispiace” mormorò infine, intervenendo ancora una volta per prima, ma Severus non sembrava troppo turbato.
 “Tu le saresti piaciuta. Ti avrebbe trovato interessante” disse con voce affettata e distratta, tornando alla sua lettura.
 Emma di istinto si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò a quella di lui, sedendosi sul bracciolo e circondandogli le spalle in un abbraccio. Non sapeva come fosse riuscita a fare breccia nel cuore freddo dell'uomo, ma Severus era diventata una costante della sua vita, a cui si era aggrappata con affetto e fiducia. 
 Erano entrati sotto la pelle l'una dell'altro come un dolce veleno. 
L'emoor sapeva che senza di lui si sarebbe sentita persa ed era grata per quei momenti di condivisione in cui lui non si ritraeva.
 “Perché non apriamo i regali?” domandò allegra, improvvisamente ispirata, con l'intento di distoglierlo dai pensieri sul suo passato, anzi sentendosi un po' in colpa per averli provocati.
 “Non è ancora Natale” fece notare lui con voce nuovamente apatica e strascicata, l'emozione che aveva fatto breccia nel suo sguardo completamente svanita.
 “Lo sarà tra pochi minuti” ribatté la ragazza con leggerezza, lanciando una veloce occhiata al suo orologio.
 “Non hai detto solo poche ore fa che è categorico aprire i regali la mattina di Natale?”
 “Possiamo aprire solo i nostri” concesse lei.
 Piton le lanciò un'occhiata incerta, ma si sedettero comunque sul polveroso tappeto e parevano due bambini al posto che un uomo e una ragazza, mentre stracciavano la carta colorata a ritmo delle canzoni dell'elfo domestico, illuminati dalla brace del fuoco.
Sussultarono quasi all'unisono di stupore davanti al regalo dell'altro. Emma teneva tra le mani un tomo rigido e pesante su cui era scritto 'Arti Oscure, limiti e applicazioni' e confusa alzò la testa verso il tutore in cerca di spiegazioni, ma trovò Piton distratto, troppo preso aa osservare il dono che lei gli aveva fatto.
 La ragazza si fece sfuggire un sorriso soddisfatto, vedendo come l'uomo sembrava non indossare più la sua solita maschera rigida, ma guardava con sincero stupore il sottile ciondolo ovale che pendeva da una catenella che teneva con insolita delicatezza tra le mani.
 “Che cos'è?” chiese lui.
 “Che spirito di osservazione, Sev: è una collana.”
 “Oh” rispose solo, evidentemente chiedendosi cosa avesse spinto Emma a regalare lui una collana. 
Perché, nonostante il monile fosse semplicissimo, Piton non era chiaramente il tipo da ornamenti e orpelli.
 “C'è applicato sopra un'incantesimo” spiegò Emma con semplicità.
 Portò la mano al suo ciondolo a moneta, quello che raffigurava il corvo e il serpente e lo strinse tra le mani. Severus di fronte a lei sobbalzò: il suo monile era diventato inaspettatamente caldo e sulla superficie liscia dell'ovale erano apparse le parole 'Buon Natale'.
 “Comunicanti” spiegò l'emoor soddisfatta “mi sono fatta aiutare da Hermione Granger. Ho pensato che se le cose si dovessero mettere male potremmo ritrovarci in schieramenti opposti, o avere molte difficoltà a comunicare, con queste potremo farlo più facilmente”
 L'uomo sgranò gli occhi e sembrava davvero impressionato. 
 “Ma non avverto magia” sussurrò e lei tese un sorriso da lupo, gli occhi lucidi di orgoglio malcelato.
 “Ho utilizzato l'incantesimo Occulto con qualche variazione, dovrebbe funzionare, a meno che qualcuno non stia analizzando con attenzione proprio la tua collana” disse quasi gongolando “la puoi tenere nascosta sotto la tunica, è sottile, nessuno la noterà e a contatto con la pelle avvertirai subito se si sta scaldando”
 “Incredibilmente utile” borbottò lui quasi tra sé e sé, mentre Emma abbassava titubante lo sguardo sul libro che ancora stringeva tra le mani. Aveva una copertina spessa e pagine ingiallite che lo facevano sembrare piuttosto antico, non ricordava di averlo mai visto, né nella biblioteca di Hogwarts, né lì a Spinner's End.
 “Ehm, Sev... Tu mi hai regalato un tomo di Arti Oscure?”
 L'uomo tornò subito attento, tendendosi appena.
 “Confido che non sarai così ingenua da tentare di usarlo”
 “Non era mia intenzione, ma stai cercando di dirmi qualcosa?”
 Lui si strinse nelle spalle a disagio e gli occhi scuri scrutarono attenti la protetta, prima di scivolare verso il fuoco.
“Ho solo pensato che conoscere qualcosa di più di quello che stiamo per affrontare ti preparerà meglio di chi cercherà di farti del male. Ci sono cose terribili in quel libro, ma sapere cosa le crea e come contrastarle, come ho detto a lezione, può essere molto utile. La magia oscura è incredibilmente affascinante e insensibile”
“Mi ha molto colpito in effetti il tuo discorso di presentazione quest'anno... ma Sev, mi hai davvero regalato qualcosa che potrebbe essere potenzialmente pericoloso?” chiese ridendo la ragazza. 
 Non era da Severus Piton una cosa del genere, anzi lui era proprio il tipo di persona che si sarebbe fatto pregare prima di cederle un libro su quei temi e che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per tenere la protetta lontano da tali informazioni. 
 Quel regalo rappresentava in realtà un grande cambiamento.
 “Sev” sorrise lei davanti alla faccia contratta dell'uomo “non è che stai cominciando a darmi fiducia?”
 Lui arricciò le labbra in una buffa smorfia “Forse” sputò e l'emoor si sporse in avanti per abbracciarlo di nuovo, brevemente. 
 Quello forse era il regalo più significativo ricevuto da Severus in quegli anni. Il tutore stava cominciando a capire che non poteva tenerla lontano dal pericolo per sempre, anzi, le stava dando gli strumenti per affrontarlo. Era esattamente quello che avrebbe fatto un buon padre, o un saggio mentore ed Emma, le mani strette intorno al libro, si ritrovò a sorridere con dolcezza.
 “Sev?”
 “Sì?”
“Tuo padre era un cretino”
 “Emma!”
 “Scusami, ma penso che solo uno stupido non si sarebbe reso conto di quanto tu sia meraviglioso.”
 “Io non sono meraviglioso.”
“Sì che lo sei” sorrise con tenerezza lei.
 “Non credo” disse l'uomo con disappunto “la parola meraviglioso mi ricorda qualcosa di rosa e frivolo, come lei” 
 Indicò la Puffola Pigmea che galleggiava sulla testa di un Glimpsy che, confuso, era appena entrato nella stanza.
 “Padron Piton mi deve scusare” disse balbettando l'elfo “questa strana creatura mi segue da questa mattina” 
 E storse gli occhi per cercare di guardare la pallina sopra di lui, facendo ridere Emma che liberò il povero elfo dalla Puffola.

Era vero, durante le feste la mancanza dei genitori e dell'amico di infanzia defunti si faceva più amara per lei e in modo diverso, le mancavano i suoi amici e Hogwarts. Era vero.
 Essere a Spinner's End era come mettere in pausa la sua vita di tutti i giorni per immergersi in un bagno caldo, piacevole e sicuro. 
 Era come se il tempo si fosse fermato e lei fosse tornata indietro a vivere quel primo periodo passato a studiare magia e immaginare come fosse Hogwarts, quando ancora nulla l'aveva ferita, né immaginava i pericoli che avrebbe dovuto affrontare.
 Eppure sentiva una strana pressione che le stringeva il cuore, una preoccupazione vaga che le faceva chiedere se i suoi amici fossero al sicuro tanto quanto lei e se, come lei faceva con loro, la stessero pensando e stessero passando bene le loro vacanze di Natale.
 Infine, un'altra acuta mancanza aveva il nome e il volto di Draco.
 Non solo di Draco come persona concreta, con il suo odore, i suoi baci e i suoi abbracci di cui Emma sentiva sempre il bisogno, ma anche di Draco come concetto, ovvero quel Malfoy divertito, sarcastico e sicuro di sé, di cui l'emoor si sentiva irrimediabilmente attratta, coinvolta e innamorata e che sembrava ormai appartenere a un passato piuttosto lontano.
Qualcosa aveva spazzato via quel Draco Malfoy, lasciando al suo posto un ragazzo ferito, spaventato, con i nervi a pezzi e ad Emma invece mancava il ghigno beffardo e la battuta pronta che aveva sempre avuto il biondo.
 Eppure a guardare Severus lì, seduto a terra circondato da cartacce con il suo regalo che pendeva dal collo sbottonato della sua veste nera, scoppiare a ridere di cuore, davanti al confuso elfo e la Puffola Pigmea, Emma sentì queste piccole e grandi sofferenze sparire in un volo e scivolare in fondo al cuore che improvvisamente sembrava esplodere di gioia e soddisfazione.

Quella era casa. Quella era la sua famiglia.

*

Il Manor, di nuovo. Con la sua imponenza, i pavoni bianchi e i Mangiamorte cupi che ne attraversavano i grandi corridoi.
 Il Manor silenzioso e scuro, avvolto dalla neve candida come l'anno prima, quando Draco e l'emoor avevano ballato innamorati in mezzo agli ospiti della festa di Capodanno e i Malfoy avevano alzato i calici e fatto brindisi in onore del futuro splendente che sembrava attendere loro e le loro discendenze.
 Ora che quel futuro però era arrivato, Lucius chiuso ad Azkaban e il loro maniero occupato dalle schiere di Voldemort, Emma non era sicura che i due coniugi la pensassero nello stesso modo.
 Quell'anno non ci sarebbero state feste o danze a Capodanno, come da tradizione Malfoy, ma solo un banchetto per pochi intimi a cui Severus avrebbe partecipato, spedendo però la protetta dai Weasley.
Era evidente che, nonostante i suoi passi avanti, Piton la volesse ancora il più lontano possibile dal pericolo e sia lui che l'emoor erano consapevoli di come il Manor, tra i suoi orpelli e la finta cortesia, fosse diventato un luogo estremamente pericoloso.
Emma era d'accordo quindi di passarci meno tempo possibile, senza che la cosa saltasse troppo all'occhio, ma a volte, come quel giorno, non poteva semplicemente evitare la sua presenza.
 Così, seduta, insieme a un nutrito numero di Mangiamorte, al tavolo da pranzo, incuneata tra Severus e Draco, cercava di stare ritta con la schiena e di non attirare l'attenzione, sperando di avere la possibilità di sfuggire a quella silenziosa tortura il prima possibile.
 Lei e il Serpeverde non si erano più visti dopo il litigio della festa di Lumacorno e dopo quel bacio pieno di amore e disperazione che si erano scambiati, né avevano parlato e il silenzioso disagio che si era ramificato tra loro era quasi palpabile. 
 Emma riconosceva la tensione tra i loro corpi, il modo in cui sia lei che Draco sembravano vibrare dalla voglia di toccarsi, ma si era sforzata di non guardarlo più del necessario e di non allungare mai la mano verso di lui, andando a colmare i pochi centimetri che li separavano e Draco, in tensione probabilmente per motivi che non riguardavano solo lei, sembrava non farci caso: rispondeva educatamente alle poche domande che gli venivano poste e si comportava da padrone di casa, gentile e fin troppo serio, evitando accuratamente di guardarla in volto.
 Emma, segretamente colpita da quell'elegante compostezza, cercò di imitarlo nel suo distacco, provando con tutta sé stessa a non pensare che solo un anno prima, proprio lei e il Serpeverde, si erano baciati per la prima volta nelle serre poco distanti. Sembrava un ricordo appartenere ad un'altra vita. Una vita in cui Draco non sembrava sconvolto dalla sua stessa ombra.
Un giovane Mangiamorte, all'improvviso, rise troppo sguaiato a una battuta che l'emoor non aveva sentito e Rodolphus Lestrange lo zittì con uno sguardo secco. Emma vide anche Narcissa agitarsi appena sulla sedia. L'equilibrio del Manor era attaccato a un filo.
La conversazione principale verteva sulle pozioni, un argomento che l'emoor seguiva senza fare troppo fatica. A quanto pareva Severus non era l'unico abile Pozionista tra i Mangiamorte, anzi al tavolo si discuteva proprio su chi tra lui e Nott senior fosse il migliore e sembrava che il padre di Theodore fosse imbattibile nei veleni.
Emma trovava incredibile come tutti i presenti, per la maggior parte Mangiamorte, o consorti, sembrassero persone normali, lì seduti a pranzo a parlare del più e del meno con leggerezza.
 “Emma è molto dotata in Pozioni, come d'altronde il suo tutore, potrebbe aiutare a distillare alcuni veleni un giorno” propose Narcissa, giusto per intavolare una conversazione e smorzare la tensione intorno al tavolo “Draco mi ha detto che durante le lezioni sei talmente abile che fa quasi fatica a starti dietro”
 L'emoor annuì, consapevole che fosse un'esagerazione e rabbrividì all'idea di dover creare qualcosa che avrebbero potuto ferire persone che conosceva, ma si sforzò di stendere un sorriso.
 “Non mi sono mai cimentata nella creazione di veleni in realtà” ammise tranquilla “Ma è vero che distillo Pozioni con facilità”
“Il programma scolastico di Hogwarts è sempre stato carente da questo punto di vista” disse Severus lentamente, per distogliere l'attenzione dalla protetta “Silente non è mai stato molto tollerante verso certe pratiche. I veleni non sono contemplati”
Avery fece un cenno di assenso, imitato da Macnair.
 “Ora c'è quel Lumacorno, giusto?” chiese l'uomo.
 Piton annuì, poi posò le posate sul piatto e si alzò lentamente. Un minimo cenno del capo e subito Emma fu al suo fianco, ubbidiente.
 “Grazie per il pranzo Narcissa” disse lui “Noi andiamo”.
 “Dovere, Severus. Spero abbiate gradito” replicò tranquilla lei.
 “Era tutto delizioso” rispose e la donna annuì elegantemente e fece un cenno di saluto, prima di rivolgersi al resto dei commensali.
Emma fece a sua volta veloce gesto con la mano, come un mezzo saluto trattenuto, mentre seguiva fuori dalla stanza il professore. 
 Tra i presenti, alcuni sguardi la osservarono curiosi, ma la maggior parte non le diedero molta importanza. Draco Malfoy non alzò gli occhi dal suo piatto e l'emoor si affrettò ad uscire.

La scusa ufficiale era che dovevano passare a Spinner's End a recuperare alcuni ingredienti che mancavano nella dispensa del Manor, in realtà Emma aveva accolto la proposta di Piton di accompagnarlo con gioia, perché bisognosa di allontanarsi da quelle mura almeno per qualche ora. Il Manor la soffocava. Letteralmente.
 Erano lì solo da due giorni e si sentiva schiacciare dalla magia Oscura che gravava in quel luogo. L'avvertiva sulla pelle, come una presenza e faceva peggiorare i suoi incubi, rendendo fragile anche la sua Occlumanzia. Odiava stare tra quelle pareti, specie perché, dal suo punto di vista, era anche privo di senso e solo pericoloso.
Non passava il tempo con Draco come avrebbe voluto, in fondo era solo esposta e il clima cupo di tensione che avvelenava l'aria intorno a loro e sembrava pronto ad esplodere, deteriorava ogni cosa.
 “Piton”
Bellatrix Lastrange li fermò quando ormai erano quasi al portone, pronti ad avvolgersi nelle mantelle che un intimorito elfo domestico porgeva loro. La donna aveva una voce suadente e il sorriso troppo spalancato per non risultare vagamente inquietante.
 “Bellatrix” rispose l'uomo con tono misurato.
 “Lui ti vuole vedere”
“Ora?”
 “Ora” rispose lei, con un guizzo divertito negli occhi.
 Emma mosse lo sguardo tra la Mangiamorte e il tutore, tendendosi leggermente all'idea di non poter seguire Severus.
Lui rimase composto, si slacciò il mantello ridandolo all'elfo e non tentennò un solo secondo, nemmeno per avere l'accortezza di stringere la spalla della sua protetta come faceva di solito: ruotò su sé stesso e si diresse con grandi falcate verso il salone principale, richiudendo la porta alle sue spalle e lasciando l'emoor da sola.
 Bellatrix la fissava, lo sguardo brillante e il labbro inferiore leggermente sporgente all'infuori, in una smorfia infantile.
 “Emma” la salutò la Mangiamorte sorniona.
“Bellatrix” rispose lei, cauta.
 “Tu e Dracuccio avete per caso litigato?”
 L'emoor si tese leggermente a quella domanda, la bocca secca e i muscoli in allarme, in atteggiamento di difesa.
“No. Perché?” rispose, con il tono più fermo che riuscì a fare.
 Bellatrix sbatté le lunghe ciglia, allargando il sorriso.
“Una mia impressione probabilmente” soffiò e si allontanò da lei  ancheggiando vistosamente e ridacchiando tra sé, prima che Emma potesse aggiungere altro.

L'emoor e la Mangiamorte avevano uno strano rapporto.
 Bellatrix sembrava incuriosita da lei e  per questo, oltre a mostrare il suo pacato interesse, si sforzava di usare una buona educazione nei suoi confronti nei limiti del possibile. 
 La donna aveva un'indole generalmente cattiva e istigatrice e un atteggiamento impossibile quasi con tutti coloro che incontrava, che fossero, o meno, Mangiamorte. Spesso era inoltre irriverente e oltraggiosa e usava il suo corpo, che conosceva bene, per sedurre.
Era esagerata, priva di freni e volgare. Amava fare battute, provocare litigi e insidiare dubbi, per poi gettare indietro la testa e ridere sguaiatamente, sollevando vistosamente il petto pieno, sicura di sé. Pericolosa. Priva di limiti.

Solo con la sorella sembrava tenere un atteggiamento più umano e meno violento e sfacciato, così come con il nipote e a volte, appunto, con Emma. Bellatrix con lei sembrava trattenersi ai confini della decenza, come se la studiasse e, a parte qualche piccola frecciata lanciata con noncuranza, si salutavano rispettosamente quando si incontravano, anche se raramente parlavano tra loro. 
 L'emoor distolse lo sguardo dal punto in cui l'altra era sparita e guardò il portone nero dietro cui Severus era scomparso. 
 Con stupore intuì che dietro quelle due porte si nascondeva Voldemort in persona e la colpì l'acuta consapevolezza che l'Oscuro Signore era probabilmente in grado di percepirla attraverso quella sottile barriera di legno ed ottone e che forse la stava studiando.
 Una parte di lei, infastidita, avrebbe voluto seguire il tutore e vedere finalmente faccia a faccia l'uomo che aveva sconvolto le loro vite, affrontarlo e chiudere così quella strana attesa, ma la stretta gentile e inaspettata di Narcissa sul suo braccio la riscosse.
 “Emma. Vieni con me?” 
 L'emoor annuì, colta di sorpresa e la seguì senza farsi domande.
Si fidava abbastanza di Narcissa, un po' per istinto, un po' perché comprendeva l'amore cieco che dimostrava per il figlio e soprattutto perché, quando aveva avuto bisogno d'aiuto, Emma ricordava che la donna non era andata da Voldemort, come ci si sarebbe aspettati, ma da Severus, pur con la sorella contrariata che provava a dissuaderla dai suoi intenti. Narcissa meritava fiducia.
 
Attraversarono il corridoi del Manor senza proferire parola, fino a una stanza isolata nell'ala est del maniero.  La donna chiuse la porta alle loro spalle e con velocità e precisione inaspettata evocò un Muffliato e un paio di incantesimi di natura protettiva che Emma non riuscì a riconoscere, poi, sotto lo sguardo stupito della Corvonero, si gettò in avanti e la strinse brevemente, con affetto.
La ragazza, estremamente confusa, rispose all'abbraccio.
 “Ero così preoccupata” soffiò la madre di Draco.
 “Narcissa...” mormorò lei, indecisa.
 “Abbiamo poco tempo” la interruppe l'altra con fermezza “Emma, devi stare molto attenta. Il Manor non è un posto sicuro e se non sei con me, con Draco, o con Severus non devi lasciare mai la tua stanza, o la biblioteca. Non tutti i Mangiamorte sono contenti di averti qui, non devi attirare l'attenzione per nessun motivo per favore, qui non c'è spazio per atti eroici come al Ministero. Anzi, se puoi, non venire proprio al Manor”
 Emma annuì stupita “Narcissa...”
“Lasciami finire” disse secca lei, gli occhi fissi non in quelli dell'emoor, ma sulla porta della stanza “Se sei qui e devi scegliere tra le serre e le stanze della casa, scegli sempre le serre e non fidarti di nessuno a meno che non te lo dica io, anche persone che sembrano educate con te. Devi tenere alta la guardia.”
“D'accordo” assentì la ragazza preoccupata “Ma...”
 Gli occhi di Narcissa tremarono appena e abbandonarono la porta per posarsi per un istante sul volto di lei. Emma si sentì osservare e studiare da quello sguardo chiaro e provò una leggera soggezione.
“Mi vuoi spiegare perché Draco è in pericolo?” chiese l'emoor con voce bassa, di slancio, approfittando di quella strana occasione.
 La donna si illuminò, ma serrò le labbra con forza ed Emma notò il panico balenare nel suo sguardo e meno di un secondo dopo la vide muovere velocemente la bacchetta per revocare gli incantesimi nello stesso istante in cui porta della stanza si aprì.
Dolohov comparve sulla soglia e l'emoor non riuscì a trattenere un sussulto. A differenza di altri Mangiamorte che aveva conosciuto lì al Manor durante l'estate, l'ultima volta che aveva visto Dolohov era quando aveva combattuto contro di lui al Ministero della Magia.
L'uomo aveva quasi ucciso Lilith, aveva provato a spingerla a battersi, aveva rischiato di ferire lei e James con la sua maledetta frusta ed era finito privo di sensi contro una parete, proprio a causa di Emma. L'emoor non sapeva che fosse fuori da Azkaban, aveva creduto che tutti i Mangiamorte presenti al Ministero fossero finiti in carcere. Si sbagliava.

Ragazza e gigante biondo si scambiarono solo un veloce sguardo prima che l'uomo si girasse lentamente verso l'altra donna, come se non l'avesse nemmeno riconosciuta.
 “Narcissa, le porte devono essere aperte” disse con voce lenta e profonda, velata di sottile sprezzo.
 “Ero sovrappensiero Antonin” rispose Narcissa con una calma glaciale, mentre con un movimento fluido e sicuro prendeva una teiera da un sottile tavolino, che Emma non aveva notato, per versare del the nelle due tazze poggiate lì accanto. 
 L'uomo aggrottò la fronte, mentre Lady Malfoy rialzava il capo in un mezzo sorriso, sfoggiando un'aria innocente. 
 “Per altro questa è pur sempre casa mia e certe abitudini sono difficili da far morire. Mi perdonerai di questo, vero? Stiamo solo prendendo un the in compagnia, come si conviene.”
 Il Mangiamorte tentennò, ma non parve trovare nulla da ridere e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a entrambe, uscì.
 Emma ancora gelata sul posto, la mano che prudeva per l'istinto di raggiungere la bacchetta e attaccare, rimase in silenzio, stupita che Dolohov non l'avesse né aggredita, né offesa, anzi che l'avesse a malapena sfiorata con lo sguardo.
“Accomodati Emma” la invitò Narcissa, con uno svolazzo della mano, il volto inespressivo e distaccato come se il momento di condivisione di qualche istante prima non fosse mai avvenuto.
L'emoor prese respiro, studiando il sorriso composto e gli occhi quieti dell'altra, che nulla lasciavano trapelare e si sedette lentamente, scioccata da quanto radicata fosse la maschera che Narcissa doveva indossare per sopravvivere e difendere il figlio.
 “Gradisci del limone, o del latte?” chiese l'altra.
 “Limone, grazie” esalò la Corvonero, stringendo con le mani il bordo della sedia, fino a far diventare le nocche bianche.
 Iniziarono a parlare e continuarono a farlo per un paio d'ore, mentre il the si raffreddava e la bolla di finzione che Narcissa aveva costruito intorno a entrambe soffocava ogni tentativo di discussione.
 Emma era stravolta e perplessa, stupita nel cominciare a capire con maggiore consapevolezza cosa stesse passando il giovane Malfoy in quelle mura e pur non giustificandolo, avvertì una stretta allo stomaco a immaginarlo solo, mentre affrontava le maschere e i segreti di quel posto orribile che era il Manor.

. . .

Dolohov riapparve sulla soglia della stanza dopo un paio d'ore solo per avvisare che la Sala da pranzo si era liberata dalla riunione e se le due volevano provvedere per la cena erano libere di farlo.
 “Ti spiace andare nei sotterranei a chiedere a Nott se si ferma questa sera?” chiese Narcissa rivolta all'emoor e poi prese Dolohov a braccetto in modo da allontanarlo velocemente da lei.
 Emma, non potendo rifiutare, con una sottile sensazione di disagio che le stringeva il petto dopo la lunga conversazione priva di valore che aveva scambiato con la donna, si diresse verso i sotterranei.
C'era stata solo una volta di sfuggita, la prima volta che Draco le aveva mostrato la casa, due estati prima. Ricordava vagamente  grandi sale simili a quelle di Hogwarts, umide e a malapena illuminate da candele, che non arrivavano a schiarire gli spazi.
Ora che ci era di nuovo però, Emma si stupì di trovare i sotterranei del Manor spaventosamente ampi e ben curati per essere nascosti sotto terra, come se il buon gusto della famiglia Purosangue fosse arrivato persino lì sotto. C'erano molti corridoi, sale e grate, che si estendevano ben oltre quel che poteva vedere e rendevano lo spazio labirintico. Qualcosa nello stomaco di Emma si contrasse nell'immaginare che potevano essere una perfetta prigione.

Trovò Nott in una delle prime sale, intento a distillare qualcosa che la ragazza riconobbe come un veleno. Era concentrato, avvolto nei fumi della pozione, il corpo lungo chino sugli ingredienti. Come Theodore aveva occhi scuri e taglienti, che risaltavano sul volto pallido, ma la schiena era più curva e l'atteggiamento remissivo.
Se Theodore andava in giro per Hogwarts a testa alta, lo sguardo che vagava intorno carico di una luce di sfida e freddezza, il padre, al contrario, sembrava cercare di non attirare l'attenzione, il volto più scavato e dai tratti, almeno all'apparenza, quasi gentili.
Emma si soffermò ad osservare i movimenti secchi e nervosi che l'uomo dimostrava di avere nel preparare il veleno. Era preciso, letale, efficace sicuramente, seppur meno elegante di Severus.
“Nott” disse, aspettando che lui la guardasse.
 Lui però rimase con il capo chino e gli occhi socchiusi ad osservare il calderone, regolò il fuoco con la bacchetta e mescolò con cura la mistura due volte, prima di darle attenzione.
 “Emma O'Shea” disse infine, osservandola attentamente.   
Lei spostò il peso da un piede all'altro, incerta sul da farsi.
 “Narcissa chiede se stasera ti fermi per cena” domandò infine frettolosamente, decisa ad abbandonare la stanza il prima possibile.
 Il Mangiamorte la scrutò per qualche secondo con aria assorta, prima di rivolgersi a lei con tono, almeno all'apparenza, cortese.
“Theodore mi ha detto che anche tu facevi parte del corso di Pozioni avanzate e Narcissa oggi a tavola ha tessuto le tue lodi”
 La Corvonero annuì appena, tendendo i muscoli in allarme.
“Per non parlare del fatto che Severus è un ottimo Pozionista” continuò l'uomo “Checché ne dicano gli altri, parecchio migliore di me, o per lo meno più completo. Immagino sarà fiero di te”
 “Per lui devo sempre applicarmi e migliorare” rispose lei neutra, stupita del tentativo di fare conversazione dell'altro, mentre rammentava l'avvertimento di Narcissa di non fidarsi di nessuno, ma allo stesso tempo si chiedeva se la donna, così attenta alla sua sicurezza, non l'avesse mandata lì apposta.
 Nott Senior, in effetti, con l'aria triste e consumata e i suoi saluti brevi e composti, aveva sempre dato ad Emma l'impressione di essere una Mangiamorte atipico, o quantomeno, civile.
 “Tu e mio figlio non siete molto amici, vero?” chiese lui
 “Non ci conosciamo così bene, no.”
 “Sareste amici se vi conosceste meglio?”
L'emoor scrollò le spalle stranita, sulla difensiva. 
 “Non credo” rispose infine sinceramente, pensando attentamente a ogni sfumatura “Theodore è un ragazzo intelligente, ma credo sia innamorato di Pansy e lei mi odia con tutta se stessa. Quindi...”
L'uomo di fronte a lei fece improvvisamente un suono rauco inaspettato che assomigliava in modo grottesco a una risata.
 “La Parkinson quindi?”
 “Forse non avrei dovuto dirlo” mormorò lei.
 “Forse no” rise ancora lui, gli occhi brillanti “ma non mi stupisce più di tanto, è proprio la classica ragazza da Theodore”
 L'emoor rimase in silenzio, circospetta, guardandolo mentre  l'altro scuoteva la testa, quasi divertito.
 “E la Parkinson ti odia” borbottò di nuovo lui
“Così pare” soffiò Emma e nervosamente chiuse la mente.
 “Immagino che sia per Draco”
 “Forse” rispose e si strinse nelle spalle minimizzando la cosa. 
 Non voleva esporsi in nessuno modo, né attirare l'attenzione su Draco, o un qualunque altro studente, Parkinson compresa, ma non poteva nemmeno semplicemente andarsene smettendo di rispondere e rischiando di mancare di rispetto il Mangiamorte.
 “Lo conosco da quando è nato quel ragazzo, Draco intendo” disse Nott, leggermente accigliato, come se stesse parlando a sé stesso “ho sempre temuto che assomigliasse più a quel testone di Lucius, ma per fortuna Narcissa sembra aver fatto un buon lavoro con lui”
 Emma annuì lentamente, ostinandosi a stare in silenzio.
 “Immagino non sarà facile per te, ma cerca di stargli vicina se puoi” aggiunse l'uomo con aria triste “Non se la sta passando bene.”
 L'emoor sentì un formicolio sulla nuca e si fece attenta, sperando di avere l'occasione di capire di più a proposito di Draco e del suo evidente malessere.
“No?” domandò, deglutendo. Innocua. Accuratamente ingenua.
“No” confermò l'uomo “affatto in effetti. Non te ne sei accorta? Sei una ragazza strana, Emma O'Shea”
 Lei tentò un sorriso. Ragionava febbrilmente: non poteva permettersi che l'uomo si richiudesse nel silenzio.
Inghiottì saliva e si tese sulle gambe: se bisognava giocare con le serpi e uscirne viva e con le giuste informazioni, avrebbe dovuto usare tutto il suo lato Serpeverde. Pregò che Alicia la assistesse. 
 “
Tu cosa ci fai qui Nott?” domandò nel tentativo di ribaltare le carte in tavola “Non mi sembra il tuo posto”
 “La tua domanda può avere molti significati: sii più specifica.”
 “Cosa ci fai qui a distillare per loro veleni per uccidere.” disse lei impaziente “Non è da te. Sei un Mangiamorte atipico”
Nott smise di prestare attenzione al calderone e alzò lo sguardo verso di lei con curiosità. Analitico. Pericolosamente attento.
“Cosa te lo fa dire?” domandò con tono piatto.
 “Sei gentile. Sei umano”
L'uomo ridacchiò tra i denti. Amaro. Una stilla di nervoso nei lineamenti affilati che fece tremare gli occhi scuri. 
 “Hai una bella faccia tosta, ragazza”
 “Dico solo la verità. Penso meriteresti di meglio”
 “La verità a volte fa solo male, giovane emoor” rispose lui grave, spegnendo il fuoco da sotto il veleno.
 “Ma non mi hai risposto: Cosa ci fai qui?” domandò lei di nuovo.
 Era chiaro che aveva decisamente toccato un nervo scoperto e voleva esplorare la cosa fino in fondo. Rimase stoicamente ferma, mentre lui la osservava, per un lungo momento, con tale intensità che lei si sentì rabbrividire.
 “Io sono qui a difendere come posso Theodore e la mia famiglia” rispose infine con voce bassa “Sto facendo la mia parte”
 L'emoor trattenne il respiro e poi annuì, comprendendo cosa intendesse il pozionista: Nott Senior era evidentemente molto più simile a Severus e Narcissa che ad Avery e Dolohov.
 “Posso darti un consiglio, Emma?”
 “Certo”
 “Fidati solo di Severus. Ascolta Narcissa. Stai vicino a Draco.”
 “Sono tre consigli. Perché mi dici questo?”
 “Perché ti ho preso in simpatia”
 “E perché? Perché dovrei ascoltarti?” domandò di nuovo lei con sfida, non ci teneva ad essere presa in giro.
 L'uomo lanciò un Muffliato, uscì da dietro il calderone con lentezza, avvicinandosi a lei di qualche passo ed Emma, malgrado l'istinto le ordinasse di fuggire, si costrinse a rimanere immobile.
“Ho visto come ti guarda Draco Malfoy” disse Nott mortalmente serio “ho visto come ti guarda Narcissa, ma soprattutto ho visto come ti guarda Severus. Conosco Piton da quando aveva sedici anni, Emma. Un ragazzo solo, un'anima perduta e senza affetti: intelligente, pragmatico, spietato, ma soprattutto solo e tu non hai idea di quanto questo l'abbia sempre reso il Mangiamorte perfetto. O almeno era perfetto, ma poi sei arrivata tu.”
 Emma mantenne l'espressione ferma e chiuse la mente con maggiore cura, cercando di non far trapelare il suo stupore per quello che l'uomo le stava dicendo.
 “Io? Cosa intendi?”
“Severus è un eccezionale Occlumante e un Legilimens naturale, sa come gestire le emozioni, per non parlare del fatto che è anche un ottimo pozionista, conosce la pazienza, l'attesa, la precisione. Eppure, quando si tratta di te, non riesce a nascondere la sua preoccupazione e il suo affetto. Possono non vederlo Dolohov, o il Signore Oscuro, perché è evidente che non abbiano mai amato qualcuno, ma io ho Theodore. Io so cosa si prova"
Emma sentiva il suo cuore battere con forza, una goccia di sudore le scivolò su una tempia. Il suo affetto per lei poteva mettere in pericolo Severus?
 
“Qual è il tuo punto Nott?” sbottò l'emoor con nervoso scetticismo “Pensavo che volessi darmi un consiglio, non analizzare il mio tutore. Non capisco cosa c'entri Severus in tutto questo.”
 “C'entra perfettamente” sorrise il Mangiamorte “Fa capire che sei importante, Emma O'Shea”
 “Non capisco” sibilò la ragazza, facendo infine un passo indietro.
 “Il mio consiglio è quello di non perderti.” esalò l'uomo, con un sospiro pesante. “Rimani l'ago della bilancia come tutti dicono che tu sia. Stai attenta, fidati di Severus e Narcissa, rimani accanto a Draco, se tieni davvero a lui, prenditi cura di lui, salvalo.”
L'emoor rimase in silenzio interdetta, l'uomo le si avvicinò ancora di un poco, sembrava nervoso e sconvolto.
 “Stai indietro” disse lei con voce bassa, controllata.
“So che Piton crede in te” disse invece Nott, ignorando la sua interruzione, parlava con un sussurro basso accanto all'orecchio della ragazza, improvvisamente rigida e spaventata “Io mi fido di Severus e quindi credo in te Emma O'Shea, ma devi stare attenta. Io posso essere un Mangiamorte gentile, ma Lastrange e consorte non lo sono e se devi giocare con le serpi, devi impegnarti al massimo. Molto più di così, in effetti”
Emma si accorse che aveva smesso di respirare, cercò lo sguardo dell'uomo e vi trovo con stupore un sorriso divertito.
“Mi hai letto nella mente.” disse asciutta “Mi hai letto nella mente quando ho pensato di dover giocare con le serpi e... mi hai letto nella mente, Nott. Non ti dovevi permettere”
 Lui fece una smorfia stanca, con un gesto vago della mano che minimizzava il suo sconcerto e fece infine un passo indietro. 
 “Narcissa mi ha chiesto di metterti alla prova” le disse tranquillo “Sei molto brava con l'Occlumanzia fortunatamente, ma hai delle debolezze da sistemare. Si ti fai prendere dal discorso lasci passare degli spiragli. Non puoi permettertelo. Non al Manor”
 Lei sbatté le ciglia, presa in contro piede, mentre si affrettava a far calare pareti più spesse nei corridoi della sua mente.
 “Come posso fare?” chiese cauta “come posso migliorare?”
“Ho trovato spiragli perché mi aspettavo una resistenza.” spiegò asciutto il mago “L'Occlumanzia va bene, è un buon metodo, ma devi imparare a gestire non solo quello che vuoi nascondere, ma anche quello che vuoi che gli altri vedano. Se qualcuno vorrà spaccare la tua mente, mostrargli qualcosa, al posto che occludere tutto, può essere una soluzione.”

Emma prese nota del consiglio senza riuscire a nascondere il suo evidente stupore e annuì.
 “Ma perché mi dici questo? Perché qui e di nascosto?”
 Lui sorrise per l'ennesima volta con stanchezza, spento.
“Volevo solo farti sapere che hai il mio supporto Emma, ma Piton non permette a nessuno di noi di avvicinarsi a te, anche chi tra noi non vuole farti alcun male. E lui poi non ti consiglierebbe mai di pensare a cosa vuoi mostrare semplicemente perché è terrorizzato all'idea che qualcuno ti entri nella testa. Narcissa voleva darti un punto di vista diverso e ha chiesto a me di aiutarti”
 “Sono in molti come te?” chiese l'emoor, le labbra serrate.
 “Tu che dici?” sorrise l'uomo “Non sei forse l'esempio perfetto del fatto che si può essere un'ago della bilancia?”
 Emma capì che con quell'affermazione Nott, la stava aiutando, ma non solo, stava dichiarando la sua posizione nelle file dell'Oscuro.  
 Fece un leggero cenno di ringraziamento verso il Pozionista e accennò un passo indietro, indecisa su come chiudere il discorso.
 “Non mi fermo a cena” disse lui, andandole in aiuto.
Lei cercò qualcosa da dire, ma non ci riuscì. Non riuscì nemmeno a ringraziare. Guardò l'uomo allontanarsi lungo il corridoio. In silenzio.

Fidati solo di Severus. Ascolta Narcissa. Stai vicino a Draco.
Rimani accanto a Draco, se tieni davvero a lui, prenditi cura di lui, salvalo.

Le parole di Nott le frullavano in testa, in un turbinio di emozioni e contrasti e sapeva già che non l'avrebbero fatta dormire quella notte.


 


*Angolo Autrice*


Ciao Lettori! 
Eccomi, mi siete mancati. 
Capitolo che può sembrare privo di avvenimenti, ma super denso. 
Rappresento i due lati della medaglia della fazione più Oscura, quello delle persone devote, protettive e con una forte morale e quello della paura, dell'attesa e della magia oscura.
Punti e spunti: 
. Severus ed Emma e il loro primo natale. Trovo che sia una scena dolcissima, giusto coronamento della splendida comunicazione tra i due. Ora che non bisticciano più senza motivo, tutore e protetta provano ad affondare più nella conoscenza dell'altro. Si studiano e supportano, riconoscendo limiti e qualità. Visto cosa ci aspetta alla fine dell'anno scolastico, penso che questi momenti siano preziosissimi. 
. La collana: Emma e Severus hanno modo di comunicare senza che altri lo sappiano, una bella comodità. 
. Il passato di Severus: ho pensato che fosse importante dare  qualcosa di sé ad Emma, sono poche nozioni, ma Emma dice tutto a Piton e per la prima volta anche l'uomo si apre con lei. 
. Il Manor: ho cercato di far percepire l'aria viziata e pesante del Manor, con i suoi meccanismi arrugginiti. Se Voldemort chiama i mangiamorte rispondono, le regole come "tenere le porte aperte" sono assurde, i Malfoy sono prigionieri della loro stessa casa. 
. Bellatrix: mi piace molto questo strano rapporto morboso tra lei ed Emma.
. Narcissa: Narcissa si batte per proteggere chi ama e per qualche motivo, si è affezionata alla ragazza, trovo il suo tentativo di mettere in guardia Emma e il suo modo di dimostrarsi comunque la padrona di casa toccante. 
. Nott Senior: L'incontro con l'uomo è FONDAMENTALE, è la prima dimostrazione che ci siano diverse forme di resistenza e in tutte le fazioni. Alcuni Mangiamorte si schierano con gli emoor, addirittura Nott la aiuta, ma c'è un altro elemento fondamentale: Alcuni mangiamorte si rendono conto che Severus tiene all'emoor e che fa di tutto per tenerla lontana da loro. 
. Draco ed Emma non ancora chiarito, la situazione tra loro è ridicolmente tesa e dolorosa. Emma si strugge per il dolore di lui e la persona del biondo è comunque presente nelle parole di molti personaggi, che spingono l'emoor a proteggerlo.

Fatemi sapere che ne pensate! Nel prossimo capitolo avremo una dose di Weasley.
In questo periodo, mi sono entrati molti lavori e devo un po' modificare le uscite. 
Prossima settimana pubblico martedì e giovedì (tenterò anche con un sabato)

Dubbi e domande son qui.
Grazie al vostro affetto e alle vostre recensioni, ma anche ai numerosi che seguono silenziosi. 
Con affetto
vi.

  
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