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Autore: LazySoul    13/02/2021    2 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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11. Di quando Hermione si dedicò al volontariato


 

Se c'era una cosa di cui Hermione Granger in Weasley era riconoscente, era di avere nella propria vita Emily Perkins, la migliore assistente che potesse esistere nell'intero Mondo Magico.

Da quando Ronald Weasley e Harry Potter le avevano cominucato — con la stessa leggerezza con cui si confesserebbe di aver sbagliato a comprare il giusto modello di assorbenti, nel reparto d'igiene intima al supermercato — di essere innamorati da anni e di volere il divorzio dalle rispettive mogli, l'unica persona che aveva permesso ad Hermione di non perdere la bussola era stata proprio Emily Perkins.

La giovane assistente aveva ascoltato ogni lamentela della Ministra, aveva asciugato ogni lacrima e aveva cercato di essere più presente e precisa che mai, nel ricordare gli appuntamenti e gli argomenti delle riunioni; il tutto senza mostrare il minimo segno di incertezza o di giudizio.

I primi due giorni erano stati, per Hermione, i peggiori in assoluto, ma non aveva demorso e aveva fatto il possibile pur di riempire la propria agenda di riunioni e impegni, così da essere sicura di avere il minor tempo libero possibile e, di conseguenza, minori possibilità di pensare a Ronald e al divorzio.

Aveva funzionato, non in modo impeccabile, ma meglio di quanto Hermione avesse preventivato.

Continuavano ad esserci dei momenti in cui lo sguardo le scivolava sulla ventiquattrore, dalla quale non riusciva ad estrarre i fogli del divorzio, per paura di affrontare la fatalità di ciò che rappresentavano; continuavano ad esserci dei momenti in cui Hermione estraeva dal cassetto della scrivania la foto incorniciata che raffigurava la sua famiglia e non poteva fare a meno di scoppiare a piangere; continuavano ad esserci dei momenti in cui la Ministra partecipava alle riunioni con la stessa apaticità con cui avrebbe assistito ad una partita di calcio babbano.

Sì, i primi due giorni dopo la grande rivelazione furono sicuramente i peggiori, poi lentamente le cose migliorarono e, con sempre meno frequenza, Hermione si trovò a pensare a qualcosa che non fosse il lavoro.

Con sua grande sorpresa, si rese ben presto conto che, se sentiva il bisogno di sorridere, le bastava pensare alla cena che aveva avuto con Draco Malfoy qualche sera prima e rievocare lo sguardo intenso che, per qualche secondo, le era stato lanciato da oltre il tavolo; bastava quel ricordo per mandarle il viso in fiamme e farle comparire un sorriso a metà strada tra l'imbarazzato e il compiaciuto sulle labbra.

Una delle molte domande che le erano sorte spontanee dopo la cena al Ristorante La Laguna fu come avesse fatto a non notare ad Hogwarts, quando lo aveva continuamente sotto gli occhi a lezione e in Sala Grande, quanto fosse avvenente Draco Malfoy.

Possibile che non avesse davvero mai notato la profondità dei suoi occhi grigi? O il modo elegante in cui intrecciava le dita affusolate sotto il mento quando era sovrappensiero?

Più rifletteva su certi dettagli, più si rendeva conto che doveva essere vero quel detto babbano secondo il quale "la bellezza delle persone nasce dagli occhi di chi le guarda", o la variante secondo la quale "la bellezza esteriore delle persone nasce dalla loro bellezza interiore".

Sì, doveva essere stato un miscuglio tra quei due modi di dire babbani, il motivo per cui Hermione non aveva mai notato l'avvenenza dell'ex compagno di scuola.

Come avrebbe potuto notare la sua bellezza, quando tutto quello che le suscitava Draco Malfoy, ad Hogwarts, erano rabbia e ribrezzo; entrambe le emozioni dettate dalla superficialità e arroganza del ragazzo?

Ora la situazione era diversa, Malfoy non era più il ragazzo bigotto di un tempo, l'aveva ammesso egli stesso; era cresciuto e si stava impegnando ad essere una brava persona, ecco perché anche il suo aspetto esteriore iniziava ad apparire agli occhi di Hermione più intrigante.

Il giorno dopo la cena al Ristorante La Laguna, Hermione aveva passato l'intero pomeriggio a leggere i documenti, relativi al progetto d'introduzione del televisore nel Mondo Magico, che le erano stati recapitati dagli uffici di "Babbananze", poi aveva chiesto ad Emily di fissare un appuntamento col signor M. per la settimana successiva, così da poter discorrere faccia a faccia del programma.

Per salvare le apparenze, Hermione si era anche segnata alcune domande da porre a Malfoy una volta che si sarebbero rivisti, anche se l'unico vero motivo per cui aveva chiesto alla sua assistente di organizzare un incontro era per sentire nuovamente gli occhi di Malfoy su di sé...

Non si poteva dire che Hermione ne andasse particolarmente fiera, ma...

«Signora Ministra?», la chiamò la voce dolce e calma di Emily Perkins, affacciandosi nel suo ufficio.

«Sì?», disse Hermione, cercando di non mostrare troppo il proprio senso di colpa, dovuto al fatto di aver passato gli ultimi dieci o forse più minuti a pensare a Malfoy, invece di svolgere il proprio lavoro .

«La sua visita mensile al San Mungo è fissata per oggi, vuole che la sposti?», chiese Emily Perkins, fissando l'agenda che aveva tra le mani.

Hermione scosse la testa e si alzò in piedi con un gesto tanto deciso da rischiare di far cadere a terra la sedia, su cui era seduta fino a poco prima: «No, non c'è bisogno di spostarlo, penso che mi farà bene cambiare un po' l'aria».

Emily sorrise e osservò con apprensione la Ministra.

Alla giovane assistente non era stato raccontato nei dettagli quello che era successo la famosa sera in cui Hermione Granger in Weasley aveva scoperto che suo marito e il suo migliore amico erano molto più intimi di quanto pensasse, ma sapeva abbastanza da provare una profonda compassione nei confronti della Ministra della Magia e da essere decisa ad aiutarla il più possibile.

«Vuole che venga con lei?»

Hermione scosse vigorosamente la testa e sorrise in modo rassicurante: «No, Emily, non ce n'è bisogno, ma ti ringrazio, negli ultimi giorni sei stata davvero preziosa... perché non ti prendi il pomeriggio libero?»

Gli occhi della giovane assistente si illuminarono: «È sicura che non sia un problema?»

«Assolutamente, per oggi sei stata davvero molto utile, ci vediamo domani mattina!», disse Hermione, indossando con un gesto veloce il mantello.

Emily fece per andarsene, poi tornò indietro: «Domani è sabato, signora Ministra, io di solito non lavoro il sabato, vuole che venga comunque?».

Hermione scoppiò in una risata stridula leggermente imbarazzata e si coprì gli occhi con le mani: «Oh, no, Emily, non ce ne sarà bisogno, pensavo che oggi fosse giovedì», ammise la Ministra, afferrando la ventiquattrore: «Sono proprio sbadata in questi giorni... ci vediamo lunedì!»

Quando Hermione Granger scomparve nel camino, diretta al San Mungo, Emily Perkins prese un profondo respiro, si passò una mano tra i capelli e si disse, non per la prima volta nell'ultima settimana, che presto la Ministra sarebbe tornata ad essere la donna precisa e impeccabile di sempre e che il suo compito era assicurarsi che, nel mentre, non scoppiasse alcuno scandalo.

Nell'arco di pochi secondi, da quando era scomparsa dal camino del proprio ufficio, Hermione Granger apparve nell'atrio del San Mungo, dove, al banco accettazione, una giovane infermiera la riconobbe subito e mandò a chiamare la Primaria dell'ospedale, Padma Patil, che Hermione Granger aveva avuto il piacere di conoscere già ai tempi in cui studiavano insieme ad Hogwarts.

Era da talmente tanti mesi che la Ministra s'impegnava a visitare il San Mungo, che ormai aveva sviluppato una vera e propria routine; per prima cosa andava a trovare i giovani maghi e le giovani streghe che si trovavano, per le più svariate ragioni, a dover soggiornare all'ospedale e leggeva loro un racconto o una fiaba. Successivamente prendeva un tè caldo con Padma e chiacchierava brevemente con lei, dopodiché terminava il pomeriggio di volontariato con una visita veloce al reparto Janus Thickey, dove la Ministra sapeva essere ancora recoverato Gilderoy Allock, quello che era stato il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, durante il secondo anno ad Hogwarts.

«Hermione, benvenuta! Sei più puntuale della morte... ugh, scusa, pessima battuta, soprattutto considerando il luogo. Come stai?», chiese Padma Patil, comparendo in quel momento dal più vicino ascensore.

Per qualche secondo, alla vista del volto familiare e sorridente di Padma, Hermione pensò che avrebbe tanto voluto piangere tra le sue braccia e raccontarle quello che era successo all'inizio della settimana, quando Harry e Ron avevano confessato a lei e Ginevra di volere il divorzio.

La Ministra si riprese ben presto da quell'attimo di debolezza e asciugò le poche lacrime sfuggite al suo autocontrollo con un elegante gesto della mano, dicendo alla Primaria di avere fastidiosi granelli di cenere negli occhi a causa del viaggio in Metropolvere.

«Oh, non me ne parlare! L'ultima volta che ho preso la Metropolvere ho rischiato di soffocare perché me n'era entrata un po' in bocca!»

Padma prese a braccetto Hermione e insieme salirono sull'ascensore, dirette al secondo piano dell'ospedale, dove si trovava il reparto Malattie Magiche.

La Primaria informò Hermione che quello che che si leggeva ultimamente sulla Gazzetta del Profeta era vero ed erano stati effettivamente sommersi, negli ultimi giorni, da numerosi casi di Malattia Evanescente, chiamata anche Morbo di Rastrick, dall'eccentrico artista — la cui figurina si poteva trovare nelle confezioni di cioccorane — che, durante uno spettacolo di Tip Tap, era svanito senza lasciare alcuna traccia.

Molti studiosi e Medimaghi erano contrari a chiamare la malattia Morbo di Rastrick, per il semplice fatto che non vi era alcuna prova che l'uomo potesse essere, effettivamente, il paziente zero della Malattia Evanescente. Alcuni studiosi sostenevano, infatti, che la misteriosa scomparsa di Xavier Rastrick, durante lo spettacolo di Tip Tap, potesse essere ricondotta ad uno scherzo di pessimo gusto; come per esempio aver trasformato in passaporta il cappello che Rastrick aveva in testa, così da trasportarlo in un luogo da cui gli era stato impossibile tornare; o esser stato causato da un incidente legato ai viaggi nel tempo che prima del 1899 erano molto comuni, soprattutto all'interno del Ministero, il quale compiva esperimenti segreti su come minime variazioni del passato potessero cambiare irreparabilmente il presente.

Hermione era stata vaccinata appena era stato possibile contro la Malattia Evanescente, il che risultava un bene, dato che le venne permesso, senza alcun tipo di restrizione, di visitare i giovani maghi e le giovani streghe nel reparto Malattie Magiche.

Lesse loro "La storia dei Tre Fratelli" di Beda il Bardo, fiaba a cui era particolarmente legata da molti anni ormai e cercò di non lasciarsi impressionare troppo dai corpi, più o meno evanscenti, dei giovani pazienti che aveva di fronte.

Padma la rassicurò dopo la lettura, mentre si trovavano al quinto piano — che fungeva da luogo di ristoro per i visitatori e i Medimaghi — dicendole che ben presto la cura contro la Malattia Evanescente avrebbe fatto il suo corso e avrebbe permesso a quei bambini di tornare a casa dalle famiglie o a scuola a studiare, senza lasciare loro alcun tipo di cicatrice o trauma, a parte il terribile ricordo di aver visto sparire per giorni parti sempre maggiori dei loro corpi.

Mentre bevevano un tè caldo, Hermione omise di raccontare a Padma di essere ad un passo dal divorzio o di aver conosciuto il famoso proprietario di "Babbananze"; limitandosi a raccontare della recente partenza di Rose e Hugo per la Spagna, dove si stavano divertendo molto, o almeno così dicevano nella lettera che le era giunta qualche giorno prima.

Padma raccontò invece di sua figlia, Priyanka, che aveva appena terminato il suo quinto anno ad Hogwarts e che entro qualche settimana avrebbe ricevuto i risultati dei G.U.F.O.

Hermione trovò rassicurante parlare con un'altra madre, ma soprattutto con un'altra donna che, come lei, aveva un importante lavoro che le rubava molto tempo, ma che non le impediva di preoccuparsi per la sua famiglia e di avere un buon rapporto con sua figlia.

Quando Padma dovette lasciare Hermione a causa di un'emergenza al primo piano, dove si trovava il Reparto Ferite da Creature Magiche, la Ministra raggiunse da sola il Reparto Janus Thickey, dove trascorse qualche minuto a conversare con il Professore Gilderoy Allock.

Trovò l'uomo invecchiato, ma sempre pronto a elargire quelli che riteneva saggi consigli, confusi autografi e smaglianti sorrisi.

Fu nel momento in cui lasciava la stanza di Gilderoy Allock, che incrociò per il corridoio del quarto piano l'ultima persona che si aspettava di vedere quel giorno.

«Signora Ministra, quale inaspettata sorpresa», disse con fin troppa eleganza Draco Malfoy, facendole un educato cenno del capo.

Hermione Granger, con le labbra socchiuse dallo sconcerto, ricambiò il semplice gesto di saluto, mentre cercava qualcosa da dire, pur di avere l'occasione di parlare con l'uomo che aveva pensato troppo spesso, negli ultimi tre giorni.

Con grande sorpresa e compiacimento di Hermione, anche Malfoy sembrò bloccarsi, come lei, in mezzo a quel corridoio, alla ricerca di qualcosa da dire.

«Vi ho fatto consegnare i documenti...»

«Ho letto i documenti...»

Entrambi si bloccarono, smettendo di parlare l'uno sulla voce dell'altra, poi si sorrisero con una punta d'imbarazzo, quando si resero conto di quello che era appena successo; entrambi avevano cercato una scusa per dare vita a una conversazione qualsiasi e sembravano aver scelto l'argomento più facile.

«È quasi ora di cena, ti andrebbe di parlarne di fronte a un piatto...»

«Sì».

«... caldo?»

Draco Malfoy sorrise all'affermazione della Ministra, pronunciata ancora prima che lui potesse completare la domanda e le porse con un gesto garbato il braccio.

Hermione Granger tentennò giusto un secondo, con il volto rosso per l'imbarazzo, poi afferrò con la propria mano destra il gomito sinistro dell'uomo, premendo appena il fianco contro quello di Malfoy.

Così vicini da poter facilmente sentire i rispettivi respiri e da poter apprezzare i rispettivi profumi, la coppia prese l'ascensore e, una volta nell'atrio, si diresse con calma verso l'uscita, commentando i magnifici colori del cielo al tramonto.

«Preferenze sul ristorante?», chiese Malfoy, una volta che si trovarono all'esterno del San Mungo.

«No, ho intenzione di affidarmi al tuo buon gusto», disse Hermione Granger, quasi non credendo alle proprie orecchie, mentre si rendeva conto di star, di nuovo, flirtando spudoratamente con Draco Malfoy.

L'ex Serpeverde sorrise e l'istante successivo aveva Smeterializzato entrambi.

Quando Hermione aprì nuovamente gli occhi non riconobbe la via dove si trovavano, né la luminosa insegna che faceva bella mostra di sé dall'altra parte della strada.

«Questo, Granger, è un ristorante molto esclusivo, di solito è richiesto l'abito da sera, ma chiuderanno un occhio per noi», disse con calma Malfoy, con aria leggermente spocchiosa, tanto da ricodare ad Hermione l'arroganza dell'uomo quando era solo un ragazzino, durante gli anni ad Hogwarts.

Il maître di sala chiuse effettivamente un occhio di fronte al completo giacca e pantalone di Hermione e a quello altrettanto semplice di Malfoy e li fece sedere in una stanzetta privata sul retro, dove l'arredamento ricordava quello che si sarebbe potuto trovare su una navicella aliena arrivata dritta dritta dal 3500.

«Benvenuti da "Spaceship"», disse il cameriere, prima di lasciare sul tavolo due menù e la carta dei vini.

Fu semplice spezzare il silenzio parlando, in un primo momento, dei documenti che erano arrivati puntualissimi sulla scrivania di Hermione, a proposito del progetto d'introduzione del televisore nel Mondo Magico. L'agomento li tenne occupati giusto per qualche secondo, poi Malfoy propose alla Ministra di mettere da parte il lavoro e di parlare d'altro ed Hermione acconsentì di buon grado.

«Non conoscevo questo locale», ammise Hermione, leggendo affascinata il menù, dove le pietanze elencate avevano nomi a dir poco assurdi.

«Ne ero certo, pochi lo conoscono, soprattutto nel Mondo Magico», disse Draco, scorrendo con occhio assorto la carta dei vini.

«Come mai?», domandò Hermione, distogliendo lo sguardo dal menù per poterlo posare sul volto concentrato dell'uomo; sotto le luci della sala la pallida cicatrice sulla guancia di Malfoy sembrava quasi brillare.

«Perché questo, Granger, è un locale babbano, non hai notato che i prezzi sono espressi in sterline e non in galeoni?», le fece notare l'uomo, sollevando lo sguardo su di lei.

Hermione restò piacevolmente sopresa da quella rivelazione e scosse divertita la testa: «Hai ragione, c'è il simbolo della sterlina...», poi puntò i suoi occhi scuri in quelli chiari dell'uomo: «Mi hai portato qua per impressionarmi?»

Malfoy non abbassò lo sguardo e il divertimento sul suo volto cedette il posto ad un'espressione particolarmente seria: «Voglio essere sincero con te, Granger, è passato molto tempo dall'ultima volta che ho cercato di fare colpo su una donna, ma sì, a quanto pare non posso fare a meno di tentare di impressionarti... Dimmi, sta funzionando?»

Hermione sentì il proprio volto avvampare di fronte a una tale schiettezza e il cuore batterle irregolarmente in petto: «Sì», disse semplicemente, senza interrompere il contatto visivo con l'uomo seduto di fronte a lei.

Malfoy tornò a studiare la carta dei vini e lei il menù per qualche secondo, poi lui parlò nuovamente: «Vado spesso al San Mungo e non avevo ancora mai avuto il piacere d'incontrarti».

Hermione scrollò le spalle: «Vado a leggere fiabe ai bambini e a tenere compaglia ad Allock una volta al mese, lo facevo anche prima di diventare Ministra, ma meno frequentemente».

Draco mosse il capo a destra e sinistra, con aria incredula: «Trovo incredibile che non ci siamo mai visti prima, io di solito ci vado una volta a settimana, a trovare mio padre».

Le spalle di Hermione si irrigidirono appena, quando si rese conto che Malfoy era sul punto di raccontarle qualcosa che non doveva essere piacevole.

«È stato scarcerato da Akzaban qualche anno fa», disse l'uomo, lo sguardo fisso su un punto impreciso della stanza, alle spalle di Hermione: «Mamma voleva prendersi cura di lui da sola, ma abbiamo dovuto ben presto accettare il fatto che al Manor rischiava di essere un pericolo, oltre che per se stesso, anche per mia madre. Al San Mungo lo tengono d'occhio, fanno in modo che mangi e che riacquisti la memoria. Le prima settimane da uomo libero non si ricordava nemmeno di avere un figlio, figurati rendersi conto di essere nonno...»

Hermione ascoltò con gli occhi lucidi quella storia, mordendosi dolorosamente le labbra.

Non sopportava sentire simili storie e non importava che Lucius Malfoy fosse stato un pericoloso Mangiamorte e un uomo crudele, quando lei era soltanto una ragazza; luoghi come Azkaban — prigioni che distruggevano le persone invece di rieducarle e aiutarle a tornare a far parte della società — erano ciò contro cui, in quanto Ministra della Magia, aveva intenzione di combattere ferocemente al più presto.

«Mi dispiace, dev'essere stata dura», disse Hermione e, senza pensare a quello che stava facendo, allungò una mano sul tavolo, così da coprire con il proprio palmo caldo la dita leggermente tremanti di Draco.

Senza parlare, Malfoy intrecciò le proprie dita a quelle della donna, sentendosi grato per quel semplice gesto di conforto, poi sollevò lo sguardo, osservando con stupore le lacrime negli occhi di Hermione.

«Sì, è stato difficile, soprattutto i primi tempi, ma sono certo di aver sofferto anche poco, rispetto a molti altri maghi e streghe», ammise Draco: «Anche tu devi aver sofferto molto», aggiunse poi, con un filo sottile di voce, osservando di sottecchi il volto della donna.

Fu il turno delle dita di Hermione di tremare contro il palmo fermo di Draco, mentre abbassava lo sguardo e si sforzava di trattenere le lacrime.

«Non è stato facile per nessuno», disse con voce abbastanza ferma, prima di sollevare nuovamente lo sguardo: «Non è una gara a chi ha sofferto di più, Malfoy...»

«Draco, vorrei che mi chiamassi Draco», la interruppe lui, con espressione seria, mentre studiava attentamente gli occhi arrossati della donna.

«Draco... va bene», disse lei, la voce che le tremava leggermente, incerta.

Calò per qualche secondo un silenzio colmo d'imbarazzo, poi Hermione si arrese e con un sospiro disse: «Ok, una storia triste per una storia triste, mi sembra giusto: nell'estate del 1997 ho Obliviato i miei genitori in modo da cancellare dalle loro menti il mio ricordo».

Malfoy sussultò a quelle parole e sbarrò leggermente gli occhi, sorpreso, ma non disse niente, limitandosi a stringere leggermente la presa intorno alle dita di Hermione, intrecciate alle sue, per trasmetterle silenziosamente la propria vicinanza.

«Era l'unico modo per tenerli al sicuro, lontani da Londra, da me, dal Mondo Magico e dalla guerra. Li ho rivisti a Perth nel 2001, dopo lunghe ed estenuanti ricerche, per poi scoprire di esser stata troppo brava a cancellare il mio ricordo dalle loro menti e di non essere più capace a reinvertire il processo. Tutto quello che sono riuscita a fare è stato impiantare un nuovo ricordo, ora credono che sia una loro lontana parente. Sono anche venuti a trovarmi qua a Londra un paio di volte negli ultimi anni. Da un certo punto di vista dovrei ritenermi fortunata, sono vivi, stanno bene e in un certo qual modo fanno ancora parte della mia vita, eppure è... è difficile... Tra l'altro dovrei chiamarli, sono passati già dieci giorni dall'ultima volta che li ho sentiti, non sanno nemmeno che Ron vuole il divorzio...»

Hermione s'irrigidì quando si rese conto di quello che si era lasciata sfuggire e abbassò subito lo sguardo, alla ricerca di qualcosa da dire pur di cambiare discorso. Malfoy intanto sembrava altrettanto stupito da quelle parole, forse perché aveva dato per scontato, già dal loro primo incontro, quando si erano trovati a flirtare in un lussuoso ristorante, che Hermione Granger fosse una donna divorziata.

Notando il turbamento nell'espressione della donna, Malfoy mise da parte il proprio stupore e, con una punta di sincera preoccupazione nella voce, chiese: «Va tutto bene?»

Hermione con le lacrime agli occhi e un doloroso groppo il gola, scrollò le spalle, accennando un timido sorriso: «Sì, è solo...»

Non finì la frase, recuperando dalla propria ventiquattrore un fazzoletto, con il quale si asciugò le calde lacrime, che le scivolavano lungo le guance.

«Scusami».

Draco aumentò appena la stretta delle proprie dita tra quelle di Hermione: «Non devi scusarti, so che è dura».

Hermione sembrò ricordarsi in quell'istante, osservando il volto dell'uomo all'altro capo del tavolo, dello scandalo che era sorto qualche anno prima, quando ogni giornale parlava solo e soltanto di come Astoria Greengrass fosse fuggita da un giorno all'altro, abbandonando il ricco marito e il figlio adolescente.

«Non avrei mai pensato che Ronald potesse lasciarmi», ammise Hermione, con una smorfia colma di sofferenza in volto.

«Ti capisco, anche io non potevo crederci i primi tempi, continuavo a pensare che fosse un brutto sogno o uno scherzo di pessimo gusto. Fa molto più male quando ti rendi conto che è reale», disse Draco, incerto se avvicinarsi alla donna o continuare a mantenere quella poca distanza che c'erano tra di loro.

«Non sarà reale fino a quando non avrò firmato le carte del divorzio», ribattè Hermione, con il tono petulante che avrebbe potuto avere una bambina a cui era stata rivelata l'inesistenza di Babbo Natale.

Malfoy rimase in silenzio per qualche secondo incerto su come ribattere e fu in quel momento di stallo che il cameriere comparve accanto al tavolo con il palmare in una mano e un sorriso di circostanza in volto: «I signori hanno deciso cosa ordinare?»

Malfoy non lasciò la presa delle proprie dita intorno a quelle di  Hermione, mentre sollevava gli occhi sul nuovo arrivato e rispondeva: «Ancora due  minuti».

Il cameriere fece un breve cenno del capo e scomparve con la stessa  velocità con cui era comparso, facendo tornare nuovamente il silenzio sul tavolo.

«Stavo pensando», disse Draco, soppesando con attenzione ogni parola:  «Perché non prendiamo la cena d'asporto? Potremmo parlare con più calma  a casa mia, e non ci dovremmo preoccupare dei camerieri inopportuni».

Hermione sapeva, quanto Malfoy, che la scusa dei camerieri era,  appunto, una scusa e che, molto probabilmente, quello che Draco  intendeva dire con quelle parole era che a casa sua Hermione avrebbe potuto  piangere, sfogarsi e riversare su di lui tutti i sui problemi, senza  doversi preoccupare di essere vista o sentita da qualcun altro.

Hermione puntò i proprio occhi scuri, arrossati dal pianto in quelli  chiari e genuini di Draco e, senza pensarci troppo, gli diede una  risposta.






 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Come vi avevo promesso, ecco un capitolo incentrato sulla nostra Ministra preferita, ho anche scritto mille parole in più rispetto alla lunghezza solita dei capitoli, per farmi perdonare per due cose: primo, per avervi fatto aspettare tanto per leggere cosa combinava Hermione; secondo, per aver concluso il capitolo con un cliffhanger.

Ma niente paura! Sapremo ben presto qual è stata la risposta di Hermione.

Voi cosa ne pensate?

Avrà detto sì?

O avrà detto no?

La "Vanishing sickness", che io ho tradotto con Malattia Evanescente (dato che non sono riuscita a trovare la traduzione ufficiale del termine) la si può trovare sul sito www.harrypotter.fandom.com, così come le informazioni che ho tradotto su Xavier Rastrick. Per il resto è tutto frutto della mia fantasia.

Mi sembrava carino introdurre un nuovo personaggio, anche se rimarrà secondario in questa fanfiction, ossia il personaggio di Padma Patil, che ho deciso di rendere Primaria del San Mungo.

Come sempre ricordo che potete trovarmi su Instragam, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Se voleste donarmi un simbolico caffè per supportare il mio lavoro, potete trovarmi Ko-fi (trovate il link anche nella mia bio), dove pubblico piccoli spoiler sugli aggiornamenti ogni martedì e venerdì!

Spero abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa pensate del capitolo!

Un bacio,

LazySoul
  
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