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Autore: Demy77    13/02/2021    2 recensioni
Ad un anno di distanza dalla messa in onda delle ultime puntate della quinta stagione di Poldark sono stata ispirata proprio da questa parte della storia.
La vita dei Romelza si intreccia con le trame dei rivoluzionari francesi e ne è messa a dura prova…ma ho immaginato un possibile sviluppo alternativo ed un finale diverso da quello visto in tv.
Bugie, inganni, colpi di scena rischieranno di allontanare per sempre i nostri eroi, ma il vero amore, si sa, trionfa sempre!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non riesci proprio a stare con le mani in mano, vero?”
Demelza rise. Sebbene il pancione le impedisse di compiere attività faticose, ci teneva a dare anch’ella il suo contributo alla buona riuscita della festa di primavera. Le mogli dei suoi fratelli la trovarono seduta in mezzo al prato, intenta ad intrecciare coroncine di fiori che le fanciulle in età da marito avrebbero indossato durante la festa.
Morwenna, che aveva la piccola Loveday stretta al petto, sostenuta da un’ampia fascia legata dietro le scapole, si sedette a fianco a lei.
“Va tutto bene?” – chiese accarezzandole la pancia.
“Insomma… ogni tanto qualche dolorino. Mi sa che non manca molto”.
“Dovresti restare a letto, Demelza – le suggerì Rosina – tanto più dopo l’azzardo della settimana scorsa, quando sei stata a Bodmin…”
“Sshhh! – la zittì la cognata – ricordati che Ross non deve saperne nulla. Glielo dirò, ma non ora. I suoi rimproveri sono l’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento. Capisco la tua preoccupazione, Rosina, ma è il quarto figlio che porto in grembo e ti assicuro che è tutto sotto controllo. E’ normale avere contrazioni al nono mese!”
“Come mai hai voluto incontrare quella donna, dopo tutto quello che vi ha fatto?” – le chiese Morwenna.
“Quando Sam mi disse che sarebbe andato alla prigione di Bodmin per portare i conforti religiosi a Tess, che sarebbe stata impiccata pochi giorni dopo, ho sentito il bisogno di vederla, di farle capire che l’avevo perdonata. La mia coscienza mi imponeva di dirle qualcosa prima che morisse. E’ vero, si è comportata in modo spregevole con la nostra famiglia, ma ha pagato con la vita i suoi errori. Non la giustifico, certo, ma posso capirla più di chiunque altro. Anche io ho vissuto la fame, la miseria, l’indifferenza altrui… anch’io ho sentito il bisogno di ribellarmi alla mia condizione ed ho cercato di migliorarla, mettendomi contro il mio stesso padre; anche io so quanto è facile innamorarsi di Ross e quanto è struggente dover sopportare la sua devozione nei confronti di un’altra….ho cercato di farle capire questo, in sostanza, quel giorno.”
“Demelza…- rispose Rosina prendendole le mani – sei una persona così sensibile…  la gravidanza ti rende ancora più dolce del solito… forse tu e Tess avevate qualcosa in comune, ma ciò che vi distingue è che tu non hai mai fatto del male agli altri per raggiungere i tuoi obiettivi!”
“Concordo con Rosina… e lei come ha reagito alla tua visita?” – domandò la moglie di Drake, ansiosa di saperne di più.
Demelza chinò il capo, ricordando quell’incontro. “All’inizio si mostrò sprezzante come al solito: pensava fossi andata lì, in stato di gravidanza evidente, per sbatterle in faccia la mia vittoria e deriderla … poi però ha capito le mie intenzioni. Mi ha fatto molta pena. Ho letto tanta tristezza nei suoi occhi, anche se non ha detto quasi nulla. Le ho detto addio, poi ho preferito lasciarla con Sam a leggere la Scrittura. Mi ha raccontato che Tess ha accettato di  pregare insieme a lui e che alla fine lo ha ringraziato per tutto quello che ha fatto e per non averla mai giudicata…”
“Sì, Sam lo ha detto anche a me – confermò Rosina – Dio voglia che in punto di morte Tess si sia pentita, ed il Signore abbia avuto misericordia di lei!”
Le tre donne continuarono il lavoro con i fiori raccolti; dopo poco furono raggiunte da Prudie e dai bambini di Demelza, che portavano ciascuno un cestino pieno di profumate frittelle, mentre la cameriera recava un’enorme torta di mele ancora fumante.
“Andiamo a vedere se è tutto pronto!” - esclamarono.
Come per tradizione, ogni famiglia, in base alle sue possibilità, offriva del cibo da consumare insieme durante la festa, pertanto quando Demelza giunse nella zona dove erano stati allestiti i banchetti vi erano già varie leccornie sui tavoli. Ross e gli altri uomini erano intenti ad arrostire le salsicce, quasi tutte provenienti dai maiali macellati nella fattoria dei Poldark. Grazie ad una generosissima donazione di Dwight e Caroline invece era stata acquistata frutta e cioccolata da distribuire a tutti i bambini. 
Drake e Sam avevano acceso alcuni falò e vi era già un gruppo di giovani che ballava allegramente, mentre il figlio minore di Zacky Martin ed un suo amico suonavano i violini.
Tholly Tregirls era addetto alla distribuzione delle bevande e sembrava già brillo, benchè fossero solo le sei del pomeriggio.
Ross, impegnato dinanzi alla brace, fece solo un cenno di saluto alla moglie; i bambini si unirono festosi ad altri coetanei che giocavano a rincorrersi sui prati, mentre Prudie con le altre donne, per lo più mogli di minatori o di affittuari di Ross, formava le porzioni delle varie pietanze che andavano distribuite ai partecipanti.
Demelza e le cognate si avvicinarono a un gruppo di ragazze ed offrirono le coroncine da loro preparate, aiutandole a sistemarle sul capo.
Fra queste c’era anche Mireille Lorrain, che aveva accolto l’invito di Geoffrey Charles ed era arrivata a Nampara da qualche giorno, accompagnata da una domestica: Suo nonno era dovuto tornare in Francia per affari ed aveva incaricato la nipote di portare i suoi più cari saluti alla famiglia Poldark.
Mireille era attorniata da vari giovani e fanciulle del luogo, e suscitava parecchia invidia fra queste ultime, perché con la sua bellezza rischiava di monopolizzare l’attenzione dei maschi. In realtà la fanciulla aveva usato la delicatezza di indossare un abito molto semplice per l’occasione, ed anche la sua acconciatura non era particolarmente elaborata. Con la coroncina di fiori in testa riusciva tuttavia ad apparire ancora più graziosa del solito.
La serata continuò in allegria fra canti e balli, tra chiacchiere, risa e brindisi festosi, il più sonoro dei quali fu quello che salutò la notizia che il dottor Enys e sua moglie sarebbero diventati genitori il prossimo autunno.
Verso le dieci Demelza, piuttosto provata e stanca, chiese a Ross di riaccompagnarla a casa. Passeggiarono mano nella mano a piedi nella notte, al chiaro di luna.
“Nonostante tutto, sei stata la regina della festa. Hai notato come tutti venivano ad omaggiarti?” – scherzò Ross durante il tragitto.
“Io la regina della festa? Ma se sono grassa come un elefante! Le persone che sono venute a salutarmi lo hanno fatto solo per cortesia, in veste di signora di Nampara, non certo per corteggiarmi!”
“Non sei grassa, sei solo incinta; e sei la donna incinta più affascinante che io conosca” – la lusingò il marito.
“Non dovresti prendermi in giro Ross… sai che detesto vedermi così.. per fortuna tra poco potrò tornare alla mia forma abituale… a proposito di corteggiamenti, hai visto il modo in cui tuo nipote guarda Mireille? Credo che ci sia qualcosa tra di loro” – azzardò Demelza.
“L’ho notato anche io – rispose Ross – pensi che lei lo ricambi?”
“Ho l’impressione di sì. Mary Carter dovrà rassegnarsi! Peccato, ha sempre avuto un debole per Geoffrey, fin da quando erano bambini.”
“Formerebbero una bella coppia…Mireille mi ricorda molto Elizabeth quando era giovane – commentò Ross  - quando l’ho vista prima su quella scogliera, mentre Geoffrey Charles la rincorreva, così bella e spensierata , ho avuto quasi un dejà vu…”
 Demelza si irrigidì.
“Anche voi vi giuraste eterno amore durante una festa di primavera?”- replicò acida. Dopo tanti anni, non riusciva ancora a superare la gelosia nei confronti della prima cotta di Ross.
“No. – rispose serio Ross - Mi diede il suo anello come portafortuna poco prima che partissi per l’America, ma non ci fu nessuna promessa da parte sua, benchè per molto tempo fui convinto del contrario. Avevamo più o meno l’età che hanno loro adesso.”.
“Mireille è molto bella, ma possiede anche tante altre qualità che sono di gran lunga più importanti della bellezza. Non credo che Geoffrey Charles si sia fatto abbagliare solo dal suo aspetto esteriore”- aggiunse Demelza, volendo indirettamente punzecchiare Ross e i suoi trascorsi con Elizabeth.
Suo marito colse l’allusione.
“Quando si è giovani è molto facile confondere un’infatuazione con l’amore… solo un anno fa Geoffrey era perso per Cecily, ora ha preso una cotta per Mireille, domani chi lo sa… E poi vorrei farti notare che quando ricevetti quell’anello da Elizabeth non  conoscevo ancora la donna della mia vita, che all’epoca era solo una bambina….”- le rispose.
“Una monella cenciosa che non avresti degnato neppure di uno sguardo”.
“Ma che poi ho sposato, che amo oltre misura e che ora deve solo pensare a riposare!” - concluse Ross premuroso, con un bacio sulla fronte che metteva fine al battibecco mentre varcavano la soglia di casa.
Isabella Rose Poldark vide la luce la mattina successiva, il 22 marzo 1802.
Nel corso della notte le contrazioni si fecero sempre più ravvicinate e la bambina venne al mondo prima ancora che ci fosse il tempo di mandare a chiamare Dwight.
Era la figlia che più somigliava a Ross: bruna, con la testa piena di capelli, la pelle ambrata ed una vocina squillante che si faceva sentire prepotentemente in tutta la casa.
“Questa bambina è una che sa il fatto suo!” – commentò Prudie dall’alto della sua saggezza popolare, mentre la neonata, attaccata per la prima volta al seno materno, finalmente si placava.
“Oppure semplicemente le piace far sentire la sua voce… magari da grande farà la cantante!” – aggiunse Jeremy.
“Smettetela di scherzare… tutti i neonati piangono quando hanno fame! E lei non fa eccezione!” – rispose Demelza sfiorando intenerita con un dito il volto della piccola.
Clowance osservava la sorella, dai colori così diversi dai suoi, con un misto tra l’invidia e la curiosità.
“Mamma – chiese ad un tratto – non ti sembra che questo nome, Isabella Rose, sia troppo lungo? Voglio dire… quando dovrete chiamarla per farle una ramanzina, impiegherete troppo tempo e lei scapperà via e non vi ascolterà…”
Ross, Prudie e Jeremy scoppiarono a ridere.
“Sta’ tranquilla, Clowance - la rassicurò Demelza – in famiglia nessuno di noi la chiamerà Isabella Rose: per tutti sarà semplicemente Bella. Che ne pensi?”
“Per me è un’ottima idea” – intervenne Jeremy, che dato il suo legame speciale con Demelza odiava che sua madre venisse contraddetta.
“Anche io sono d’accordo: Bella Poldark. Suona bene. Manchi solo tu, Clo’ “ – aggiunse Ross.
La biondina arricciò il naso all’insù e con sussiego rispose: “Anche se sembra quasi il nome di un cane… se va bene a voi…la chiamerò Bella anch’io!”
Questa volta scoppiò a ridere anche Demelza, ed il sussultare del petto fece protestare nuovamente la neonata, che aveva perduto per un attimo la sua comoda posizione. I presupposti per un burrascoso rapporto tra sorelle erano appena stati gettati!
Quella sera, concluse le varie visite di amici e parenti venuti a congratularsi con i neo genitori, Ross si trattenne a lungo in salotto con Geoffrey Charles, che lo informò della sua decisione di partire con Mireille per la Spagna. C’era un reggimento inglese di stanza a Madrid, ed egli aveva presentato domanda per essere arruolato lì. Ross si volle sincerare che il nipote avesse ponderato adeguatamente questa decisione, ed il ragazzo replicò che non lo faceva solo per Mireille: è vero, lei gli piaceva molto e pareva ricambiare il suo affetto, ma era consapevole che erano entrambi troppo giovani per pensare di mettere su famiglia. Le paghe per i soldati che prestavano servizio all’estero erano più alte di quelle inglesi e quel sacrificio gli avrebbe consentito di mettere dei risparmi da parte, visto che il suo patrigno fino al raggiungimento della maggiore età gestiva l’eredità di Francis per suo conto senza sganciargli nemmeno un penny. Ross apprezzò la maturità del ragazzo e gli augurò il meglio per il futuro.
Era ansioso di raccontare a Demelza quanto gli aveva riferito il nipote, ma quando finalmente salì in camera da letto la trovò gemente, con il volto rigato di lacrime.
Allarmatissimo, le chiese subito: “Non ti senti bene? È successo qualcosa alla bambina?”
Demelza si asciugò il volto con il dorso della mano e scosse la testa, volgendo il mento verso la culla in cui Bella dormiva placidamente, come per invitare il marito a guardarci dentro.
“Lei sta bene, ed anche io – sussurrò per non svegliarla – è solo che…”
“Solo che cosa?” – la incalzò Ross.
“Non ricordavo cosa volesse dire avere un neonato in casa, Ross… sono passati quasi otto anni, e non è facile ricominciare tutto da capo… fasce, vagiti, poppate…tu che a breve dovrai tornare a Londra …”
“Non ricordo che tu ti sia mai scoraggiata di fronte ad una nuova maternità – sussurrò Ross, sconcertato – e, per quanto alla nascita degli altri nostri figli io non fossi ancora parlamentare, ho collaborato ben poco nel tirarli su, ti sei sempre occupata tu di tutto… ”
“Non fraintendermi, Ross, la nascita di Bella è una gioia immensa, e so quali sono i miei doveri di madre… non so spiegarti nemmeno io bene cosa provo e come mai sono così turbata!”- disse, appoggiando la testa sulla spalla del marito, che nel frattempo si era seduto sul letto accanto a lei. 
“E’ per quello che abbiamo passato nell’ultimo anno, forse? Hai paura di separarti da me?” – le chiese con dolcezza, accarezzandole il viso.
“Forse…” – rispose Demelza in un soffio.
“Ascoltami bene, ho un’idea: tra pochi giorni dovrò partire per Londra, ma non starò via più di tre mesi. Poi ci sarà la pausa estiva, e le sedute riprenderanno a settembre. Allora Bella sarà abbastanza grande da poter viaggiare: perché non ci trasferiamo tutti a Londra? Non ti sembra una buona idea? Così anche io, terminati i lavori a Westminster, potrei tornare in una vera casa anziché nella pensioncina in cui alloggio ora; potrei veder crescere i bambini giorno dopo giorno, averti accanto…  Per il resto - la miniera, i cottage, la fattoria - non preoccuparti: posso assumere un segretario per gestire tutto, come lord Falmouth: grazie a Dio le nostre finanze ora me lo permettono. Periodicamente potremmo tornare per controllare il suo operato. Che cosa ne pensi?”
Demelza ci ragionò un attimo, poi rispose: “Non lo so, Ross… la vita a Londra sarebbe molto diversa da quella che conduco qui a Nampara… non sono nata per essere una lady.”
“Nemmeno io sono nato per essere un parlamentare, e sai quanto mi è costato adattarmi a quella vita, eppure l’ho fatto. Sei stata tu a spronarmi a farlo, per un bene superiore, ricordi? E non sei stata sempre tu ad insegnarmi ad accettare ogni difficoltà o cambiamento con il sorriso sulle labbra e senza lamentarsi mai?”
Demelza annuì. “Il matrimonio è questo, Ross: affrontare insieme ciò che la vita ci riserva, senza perdere la speranza nel futuro”.
“Allora promettimi che ci penserai – concluse il marito baciandole la fronte- ed ora a dormire, finchè la piccola peste ci concede qualche ora di tregua!”
Demelza gli sorrise, finalmente rasserenata. Avrebbe voluto stringerlo forte, e dirgli quanto si sentisse fortunata ad essere sua moglie, ma sapeva che in certi momenti loro due erano capaci di intendersi senza tante parole. Un attimo prima di essere avvolta in un caldo abbraccio rassicurante, gli disse solo, in un sussurro, come sempre: “Sì, Ross.”

 
  
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