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Autore: Flappergiuly    16/02/2021    1 recensioni
“Mediante l’esperienza scopriamo una scorciatoia per mezzo di un lungo vagabondare.”
(Thomas Hardy, the writer)
Aspettando la vera sesta serie, vi posterò la mia versione della mia sesta serie.
Genere: Poesia, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Crack Pairing | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thomas Shelby
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome, Triangolo, Violenza
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2. AMARA TERRA MIA
(Cassandra De Santis) 7 febbraio 1930. Un nuovo giorno di freddo pungente nella capitale del Regno d'Italia, cosa insolita per noi che viviamo nella culla del Mediterraneo. Gli inverni di solito, sono piuttosto miti e abbastanza soleggiati, non me lo ricordo un clima simile in vita mia. E invece quest’anno la neve è scesa anche al di sotto dei trecento metri d’altitudine, presentandosi in tutta la sua più piena bellezza anche al di là dei sette colli, fino a fondersi con la sabbia e la ghiaia in un'unica immacolata e candida purezza, vedremo se riuscirà a purificare questa madida atmosfera che stiamo vivendo. Una squallida atmosfera resa tale non solo dalla calda umidità proveniente dal Lungotevere e dalle meste paludi di San Lorenzo, qui c'è cattivo odore di qualcosa di apparentemente astratto che in realtà è evidente e concreto più di ogni altra cosa. Quando tornerai ad essere libera, Roma, quando tornerai finalmente a cantare l'amore tra le varie etnie, tra i vari sessi, senza più distinzione alcuna di pensiero, di razza, di fede, di abilità, come nonostante tutto hai sempre fatto, prima d’oggi. Il tuo amore che, anche se profondamente cattolico, non è stato mai così inutilmente limitato, negato e soppresso come sta succedendo da ben otto lunghi anni, da quando furono emanate quelle maledettamente famose Leggi Razziali. So io come stanno combattendo alcuni miei cari, chi è costretto a parlare cripticamente esprimendo una pseudo-libertà verbale, chi può uscire esclusivamente di casa indossando una medaglietta distintiva. È una città che vivo da ventisette anni ma, ogni volta che la guardo, me ne innamoro quasi fosse il primo giorno di noi. Nonostante tutto, niente e nessuno potrà mai allontanarmi da lei o quanto meno cancellare lei dai miei pensieri e ricordi, nonostante fosse ormai una Roma ischeletrita nonostante fosse una Roma senza cuore è una Roma irreale e non più città eterna. Ischeletrita e non dal gelo di quest’anomalo inverno che la rende più incantevole semmai. Come sei bella Tiberina quando sei imbiancata, sei particolarmente bella, sei spettacolare mentre ti contemplo in lontananza da uno dei ponti che circondano Roma da millenni. Ormai mortale, dannatamente mortale come questa neve, come questa neve che non appena evaporerà tu riappassirai come i petali di una stella alpina. Riappassirai ma non nei miei ricordi, nelle fotografie, in questa neve, in un tempo in cui brillavi, nella tua più piena lucentezza di una così definibile età dell'oro. Entro in casa dopo aver preso il bus che passava dalla mia strada. La prima persona che trovo è mia madre, che mi viene incontro avendo sentito il rumore di porta che si apriva. 
 
“Ahò, Cassandra, c’è Sveva di là nella tua stanza, se vuoi saperlo...” avvisa. 
 
“Mà, ho fatto un po’ di spesa al negozio alimentare qua fuori, prima di rincasare!” rispondo poggiando i viveri appena acquistati sul tavolo quasi consumato in arte povera del soggiorno. 
 
“Grazie, Cassandra, stasera, amatriciana, sei contenta?” chiede dopo aver ringraziato.  
 
“Certo, mà, non c’è cosa migliore!” esclamo. 
 
Detto questo, mi dileguo e mi ritiro in camera dove c’è già Sveva, la mia migliore amica. 
 
Sveva Martini, una delle più belle ragazze dell’Università, quando andavamo, quest’anno sono quattr’anni che siamo laureate, il tempo passa, non aspetta nessuno e nessuno se ne accorge. Quella sventola di un 175 cm e una pelle chiara da sembrare una sovietica. In effetti, i suoi genitori non sono italiani a tutti gli effetti, i suoi genitori sono dei benestanti imprenditori tessili inglesi che hanno girato il mondo, arrivando fino all’Australia per poi tornare in Europa soggiornando lungamente in Italia. Quegli occhi cerulei, quante altre vittime sono pronti a fare ancora. Un fisico magro e formoso al punto giusto, una ragazza tutti pregi e niente difetti, io invece ho almeno non sono proprio così alta, ma nella norma e poi anche altri, non credo, per esempio, di essere così carina come lei.  
 
“Ciao Sveva!” saluto chiudendo la porta.  
 
“Ciao Cassandra!” ricambia alzandosi dalla poltrona sotto la finestra e venendomi incontro per abbracciarmi. 
 
Io ricambio il gesto e mi accomodo sul letto. 
 
“Potevi rimanere dove stavi!” esclamo ancora accennando un amichevole sorriso. 
 
“La sai l’ultima?” chiede con tono contento. 
 
“No, sarebbe?” chiedo a mia volta.  
 
“C’è quel bel tipo di Andrea che mi ha chiesto un appuntamento, gli ho chiesto tempo, ora che ci ripenso, gli dico di sì! Aveva detto poi che sarebbe venuto con Francesco per te! Ti rendi conto? Ecco il sogno pronto a diventare realtà! Prepariamoci non importa che abbia detto di no, ho il numero e poi so dove incontrarlo, tu vieni con me? Ho portato anche qualcosa di bello!” racconta.  
 
“Scema, potevi dirglielo, per me hai detto di no, non è vero? Cosa? Certo, andiamo!” bofonchio sorridendo ancora. 
 
 
 
“Come sei bella, Sveva!” complimento come la vedo nell’insieme una volta uscite di casa.  
 
“Sei bella anche tu, amica! Andiamo!” risponde.  
 
Con quei capelli cotonati all’ultima moda, Sveva è proprio al top. Io invece ho preferito legarli in uno chignon.  
 
“E se ti dicessi che gli ho detto a loro di venire qui? Aspettiamoli qua fuori, fuori casa mia!” insinua con modi piuttosto civettuoli. 
 
“Eccoli, arrivano!” esclamo guardando in fondo alla strada con il capo flesso a sinistra.  
 
Una serata spensierata creata dal nulla, il modo migliore per dimenticare il quotidiano, il modo migliore per dimenticare tutto, il modo migliore per dimenticare, per ritornare, per ritrovarsi e per ritrovarci, come se ci fosse una macchina del tempo per ritornare a quando andava tutto bene, come se ci fosse una gomma del tempo pronta a cancellare tutto quello che odiernamente non va. Ma come capita spesso, non ci vuole molto per spezzare l’incantesimo, per spezzare tutto e tornare al presente e anche se ad attendere è un presente diverso fa lo stesso tanta e altrettanta paura, è sempre un ignoto che non sai dove porterà. É tutto quello che si prospetta una volta arrivati alla festa proposta da Andrea e Francesco. Francesco De Rossi e Andrea Marini, classe 1895, ex tenenti arruolatisi nell’esercito liberale della Grande Guerra, della Prima Guerra Mondiale, due combattenti della Triplice Alleanza. Andrea è un bel ragazzo dai tratti mediterranei, capelli neri e occhi ambrati, alto 187 cm e fisico scolpito, un ragazzo di polso e di buona eloquenza. Altrettanto carino è Francesco De Rossi, un ragazzo affascinante e ambizioso dalle spalle larghe, capelli castani e occhi verdi, alto giusto 180 cm.  
 
Arriviamo in anticipo a tal punto da non notare la presenza di molta gente.  
 
“É la Serata di Gala dei Veterani, la festeggiano ogni anno per commemorare la guerra e chi vi è caduto, è l’undicesimo anno questo che la celebriamo, accomodatevi con la massima libertà, su!” suggerisce Andrea. 
 
Mi guardo intorno per vedere se riconosco qualcuno pur essendo la cittadina di una grande metropoli, la più grande d’Italia. È impossibile conoscersi qui, è una città veramente numerosa, come fare a fare amicizia con migliaia di migliaia di persone. 
 
“Questo è il nostro tavolo! Accomodatevi, ecco il menu! Aspettate un attimo che ci chiamano i superiori, penso che non ci vogliano così!” ordina Francesco. 
 
 Mi giro intorno per l’ennesima volta e realizzo che la maggior parte è gente scelta, per lo più militari. Guardo con più attenzione e noto anche un gruppo di uomini del Regime al lato sinistro della sala che ancora non hanno preso posto a sedere. É l’unica cosa che lascia a desiderare, del resto sembro essere trapiantata chissà dove. É la sala di uno degli alberghi più rinomati di capoluogo laziale e anche uno dei più spettacolari e più lussuosi. Non vi ero mai entrata, quale onore o tanto ancora meno possibilità, agio economico avrei mai potuto avere per accedervi, era impossibile una volta a tal punto da non essermi mai passato dalla mente e nemmeno a Sveva, per quanto sicuramente più in vista di me possa risultare.  
 
“Intanto, ma tu sapevi già tutto o no?” insinuo, rivolta alla mia amica.  
 
“A dire il vero, no!” mi risponde ridendo. 
 
“Beh, sediamoci e ordiniamo!” la invito.  
 
“Cosa ordinate, Signora Marini?” le chiedo ridendo e incuriosita. 
 
“Zitta, che ti sente!” esclama.  
 
Mi volto nuovamente verso la sala, distratta dagli alti ufficiali del Fascio alzano la mano in avanti in segno di saluto, dopo di che vedo infinite file di soldati avanzare con la mano altrettanto tesa. Il primo verso di me è proprio Francesco, non pensavo vi avesse aderito, riaffiorano dubbi che non fanno che diventare sempre più fermi, più che fermi. Osservo poi Sveva che invece non sembra minimamente muovere piega per poi tornare ad assistere ancora alla scena rituale.  
 
“Guarda Andrea, che baldo con la nuova divisa! Mi dà senso di virilità, pure Francesco sta bene, è già il fascino della divisa che li migliora ma questa, decisamente, non ho parole! A te no? Che ne pensi? Già prima stava bene, ma ora!” esclama.  
 
Faccio finta di non aver sentito continuando a guardare i vari numeri dello spettacolo che si susseguono. Finisce la Parata e i due ragazzi tornano al tavolo.  
 
“Sono tornato, Cassandra!” esulta Francesco “Non mi hanno ancora sparato!” continua accomodandosi anche lui.  
 
“Buonasera Signori e Signore, piacere mio a tutti voi sono la conduttrice della Serata, Antonella De Angelis, prima di continuare la Cena e lo Spettacolo con balli, canti ecc. siamo giunti al momento della prima Premiazione! Chi sarà premiato, andrà a Londra, a Westminster, per l’esattezza! Vi andrà con rispettiva compagna! Due posti per ora! I primi sono De Rossi Francesco e Marini Andrea!” annuncia la presentatrice della serata che gira tra i tavoli degli invitati una volta scesa dal grande palco in fondo alla sala. 
 
Applaudiamo tutti, mi crolla il mondo addosso. Lui fa cadere una mano sulla gamba ed è questo il momento crolla del tutto il mondo addosso, quando il mondo era già del tutto crollato. 
 
 
   
 
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