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Autore: Harry Fine    17/02/2021    2 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Quando era stato colpito da quella tremenda onda d’urto, Ivan aveva appena finito di eliminare una delle ultime biomacchine in vista: Tutto attorno a lui si riusciva a vedere solo fumo nero e una gran puzza di bruciato appestava l'aria. Il suo gruppo era stato uno dei primi a scendere, ma avevano incontrato una resistenza tremenda.

Lui e circa altri venti tipi D e C erano rimasti indietro per permettere ai tipi B ed E di andare avanti verso il server, ma erano stati travolti da un gigantesco gruppo di nemici.

Erano saltati fuori dal terreno, dalle finestre dei palazzi, dai tombini, da dietro le colonne e persino dai tetti, tutti con le loro rozze lance e le loro spade arrugginite. Molti di loro erano stati uccisi quasi sul colpo, però erano riusciti a resistere abbastanza bene fino a quando un tremendo botto aveva fatto esplodere in fiamme uno dei palazzi vicini.

Se lo era visto cadere addosso e tutto quello che aveva potuto fare era stato darsela a gambe il più velocemente possibile! Tutti quelli che non erano stati travolti dall'esplosione lo avevano fatto, lanciando urla di terrore e chiedendosi come diavolo avessero fatto i loro nemici a mettere le mani su una carica esplosiva Di tale portata!

 

Il momento dello schianto era stato il peggiore: il francese era stato catapultato verso uno dei muri vicini con una tale forza da fargli sputare olio in mezzo ad un inferno di scintille, fiamme, vetri rotti e calcinacci che rischiava di ridurlo a pezzi. E quella non doveva essere stata la sola esplosione, perché Tutto attorno a lui poteva sentire una serie di botti e verso il cielo si era alzata una densa coltre di fumo nero.

Aveva la gola riarsa dalla fuliggine e dal fuoco, le orecchie che gli fischiavano e aveva piccoli pezzi di vetro piantati nella pelle come spine; la sua armatura era talmente bollente da scottargli la pelle e più si guardava intorno e meno capiva dove si trovava.

Molti suoi commilitoni giacevano a terra, gli arti piegati in angolazioni Innaturali e trapassati da pezzi di vetro, mentre quelli che si erano salvati stavano urlando per le ferite e per le scottature delle fiamme che gli erano arrivate addosso.

Lui stesso aveva sentito la propria pelle ustionata tendersi e sanguinare e varie ciocche di capelli avevano preso fuoco. Fortunatamente l'armatura aveva assorbito la maggior parte dell'impatto, andando quasi in pezzi, ma il problema era un altro: anche se erano un gruppo ancora abbastanza folto, erano tutti feriti più o meno gravemente e nessuno di loro aveva più le forze per combattere.

 

Restare lì avrebbe significato morte certa, perciò si era rimesso in piedi a fatica, cercando di aiutare i suoi compagni nelle condizioni peggiori, però tutto a un tratto era crollato a terra come un sacco senza avere la minima idea del perché: era come se gli avessero dato una scossa. La sua testa girava, sentiva il sapore ferroso del proprio olio in bocca e tutto il suo corpo era percorso da spasmi.

Aveva provato a muoversi inutilmente, non capendo cosa stesse succedendo e guardandosi intorno terrorizzato, però altri suoni di esplosivi gli avevano fatto rizzare i capelli in testa, costringendolo a concentrarsi nonostante le tempie gli andassero a fuoco.

Se fosse rimasto lì impalato, sarebbe stato ucciso di sicuro! Doveva mettersi in salvo e portare gli altri con sé verso una qualsiasi tenda medica o quantomeno il più lontano possibile da quell'inferno!

 

Aveva fatto leva sulle braccia, provando ad alzarsi, il suo scudo sembrava pesare un quintale, però il suo corpo non dava segni di voler obbedire. E non sembrava l'unico ridotto in quelle condizioni.

Quelli che erano sopravvissuti come lui si stavano contorcendo a terra per il dolore e nessuno di loro era riuscito a rialzarsi, fino a quando non si erano bloccati di colpo.

Il francese era rimasto a guardarli, confuso, credendo che il dolore stesse passando, ma poi uno Yorha a pochi metri di distanza, ragazzo poco più grande di lui, aveva spalancato gli occhi: due iridi rosse e folli che gli avevano fatto correre brividi lungo schiena.

E non era il solo: tutti gli altri membri della loro squadra, eccetto Ivan, avevano aperto gli occhi, tutti illuminati di un rosso corrotto e innaturale e con le facce distorte in smorfie orribili. Lui era rimasto lì a guardarli orripilato mentre si alzavano con un uno scricchiolare di giunture e mugugni intellegibili, fino a quando non lo avevano visto. E a quel punto aveva solo potuto difendersi.

Aveva rialzato il suo scudo in un impeto di panico,  impedendo ad una lancia di piantarglisi nell'addome, ma i suoi movimenti erano troppo lenti e rigidi e i corrotti invece attaccavano a tutta velocità e senza sosta; non aveva idea di che stesse succedendo o di come fosse successo, ma si impose di rimanere lucido.

Rotolò sul lato, schivando l'affondo di un machete per un pelo, tirandosi in piedi e abbattendo la sua arma nella testa della donna davanti a lui con una forza disperata, gli arti pesanti come blocchi di cemento, però ancora abbastanza forti da sostenerlo.

 

Si fece strada tra di loro più velocemente che potè usando gli spigoli per infilzare e tagliare tutti quelli che provavano a colpirlo, evitando di pensare di star uccidendo quelli che erano i suoi commilitoni, e si lanciò nella strada più vicina.

Corse via come un pazzo tra le vie della città, lasciando una scia rossa sull'asfalto. Sentiva i loro ringhi sempre più vicini, sovrastati solo dalle esplosioni che stavano riducendo i palazzi a palle di fuoco, fino a quando Le forze non iniziarono a mancargli e un coltello non si piantò in un muro a pochissima distanza dal suo naso, costringendolo a voltarsi e tirare nuovamente su lo scudo.

Era chiaro che non sarebbe mai riuscito a fuggire in quello stato, quindi tanto valeva vendere cara la pelle e graziare quei poveretti con la morte!

 

I corrotti gli furono subito addosso, le armi e le unghie pronte, ma il metallo della sua arma li accolse, buttandone a terra due con un sonoro schianto e imparandone un terzo con lo spigolo affilato.

Il francese si sbarazzò del cadavere appena in tempo, perché una donna con spada lunga in pugno cercò di trafiggergli la spalla. Parò e la respinse con tutta la forza che aveva, cercando disperatamente di tenere lei e i suoi compari lontani e di impedire alla fiacchezza di bloccarlo.

Dopo una buona decina di minuti, era completamente esausto: perdeva olio da naso, occhi, bocca e vari tagli, aveva il fiatone e non sapeva se sarebbe più riuscito a sollevare lo scudo per difendersi. Ai suoi piedi giacevano cinque corrotti, i corpi spaccati dai suoi attacchi, ma ce n’erano ancora altri tre e sembravano più agguerriti che mai.

Con un rantolo inumano, la donna di poco prima scattò in avanti, cercando di colpirlo con la sua spada, ma il francese caricò verso di lei, cogliendola alla sprovvista e rifilandole un sonoro colpo di scudo in faccia, scaraventandola per terra, dove venne bloccata dalla stretta del ragazzo.

Lei continuò a ringhiare come un animale, ma il francese non osò muoversi, tenendole ben strette gambe e braccia col suo peso mentre si preparava a ricevere i due corrotti rimasti, solo che quando questi attaccarono qualcosa di lucido e molto tagliente sibilò nell'aria, tagliando la carotide di quello sulla destra con precisione millimetrica e lasciandolo a terra a dissanguarsi con un inquietante gorgoglio.

 

L'altro rimase un attimo spaesato, ma una lunghissima frusta gli si attorcigliò attorno al collo prima che potesse prendere una decisione sul da farsi, stringendo forte. Una risata femminile riempì l'aria.

《Però dolcezza. Sapevo che tutti quei muscoli fossero portentosi, ma non pensavo che lo fossero fino a tal punto.》 Commentò Athal, sbucando da dietro un palazzo, con lunghi tagli a ornarle l'addome e le cosce e con l'armatura ridotta ormai a miseri stracci e pezzi di metallo cadenti, ma col suo solito sorriso spavaldo in volto.

E accanto a lei c'era Momoko, a sua volta coperta di graffi, con la faccia stravolta e senza la benda, ma anche lei sommariamente sembrava stare bene e sembrava ancora più agguerrita del solito.

 

Il castano sorrise sollevato. 《Athal! Momoko! Sono così felice di vedervi sane e salve! Pensavo che…》

《Che fossimo morte? Che fossi rimasto da solo? Non temere, dolcezza. Ci vuole ben altro che un paio di Corrotti per ammazzarci. E sono abbastanza certa che valga lo stesso anche per il tuo ragazzo e gli altri.》 Ribattè la corvina, mentre la giapponese gli si avvicinava.

 

《Come ti senti?》 Chiese, poggiandogli le mani sul viso.

《Male. È come se avessi la febbre. Di colpo mi sono sentito svuotato di ogni energia e il mio corpo è…》

 

Lei annuì, mentre un'aura verde li circondava. 《Si, lo so. È colpa di questo virus che le Biomacchine ci hanno lanciato contro. Per qualche motivo su di noi non ha funzionato, ma ha comunque avuto un effetto estremamente debilitante. Fortunatamente lo posso guarire.》

Il ragazzo effettivamente iniziò a sentirsi meglio, mentre lasciava che la donna facesse il suo lavoro: la sua mente si schiarì e finalmente il mal di testa, le vertigini, la debolezza e le perdite di olio dagli orifizi facciali sembrarono passare. Esalò un breve sospiro di sollievo.

《Grazie.》 Esalò.  《Puoi… puoi fare qualcosa per lei?》 Chiese, indicando la ragazza sotto di sé, che ancora ringhiava e mordeva l'aria come un cane rabbioso.

L’espressione della giapponese si oscuro di colpo, mentre scuoteva la testa. 《Posso solo ucciderla per pietà ormai. Questo virus è una cosa tremenda, addirittura peggiore di quello che aveva contagiato Ishley. Cancella quasi istantaneamente ogni singolo dato nella mente del suo ospite, anche quelli basici, riducendolo ad un animale rabbioso incapace di controllarsi e non c'è nulla che io possa fare. Mi dispiace Ivan.》

 

Il ragazzo si morse il labbro, ma annuì; prese immediatamente per il collo la donna, stringendo più che poteva. La sentì annaspare, scalciare, tentare di graffiarlo e liberarsi, ma dopo un po' la sua resistenza si fece sempre meno energica e lei smise di muoversi del tutto.

Il francese rimase impalato a guardare il cadavere per un lungo attimo, lo stomaco attorcigliato per la nausea e i pugni stretti per la frustrazione. 《Avete… avete idea di dove siano finiti Ivar e gli altri?》

Momoko si morse il labbro. 《Purtroppo no. Sappiamo che King e Natasha erano estremamente vicini al Server e che Kyran non era molto distante da loro quando è iniziato questo disastro, però non sappiamo se si siano salvati o siano stati corrotti.》

Il francese sentì un nodo alla bocca dello stomaco. 《E… e Ivar? Becky? Dove sono finiti?》

 

《Non siamo sicure sulla loro posizione. Il tuo ragazzo e il nostro bel dottore erano insieme, così come Becky e Rahl, ma non sappiamo nemmeno se siano stati contagiati dal virus o no.》 Rispose la corvina.

L'altro sentì un enorme macigno pesargli sullo stomaco. 《Allora che facciamo? Li dovremmo cercare? Andare di nuovo al Bunker?》

Potè giurare di aver visto le dita di Athal contrarsi, ma fu Momoko a rispondere. 《Purtroppo non possiamo attardarci, dobbiamo avvertire il Generale di quanto è successo. E non possiamo cercare gli altri. Per quanto mi dispiaccia, se fossero stati corrotti e li incontrassimo, rischieremmo di esitare ed essere uccisi.》

 

Il francese annuì con aria grave, rialzandosi e dirigendosi verso il punto di atterraggio degli aereoscheletri, nonostante quel macigno non si fosse sollevato dal suo stomaco. Sapeva che tornare dal Generale era la scelta giusta, oltre che la più logica, ma non poteva fare a meno di sentire un profondo senso di colpa al pensiero di abbandonare i suoi amici in mezzo ad una città messa a ferro e fuoco e piena di corrotti.

Non aveva nemmeno idea se fossero ancora in possesso delle proprie menti o se fossero stati ridotti a poco più che animali. Neanche sapeva perchè loro tre si fossero salvati dalla corruzione. Cosa avevano di diverso dagli altri Yorha?

Scosse la testa. Non era il momento di pensare a certe cose: tantissimi palazzi erano già saltati in aria e molto probabilmente c'erano altre bombe in zona. Inoltre in mezzo a tutto quel fumo poteva sentire i versi animaleschi dei corrotti tutto attorno a loro.

 

 

Avanzarono circospetti in mezzo alle strade distrutte, le armi strette in pugno e i nervi a fior di pelle. A terra giacevano decine di Yorha morti, non si poteva più tenere il conto ormai, ma alcuni attirarono la loro attenzione.

Erano stati colpiti con delle frecce dritti in mezzo alla fronte, un colpo letale e fin troppo preciso per essere operato di un corrotto. Questo significava che qualcun altro era sopravvissuto.

《Potrebbe essere Kyran?》 Chiese Momoko, guardandosi intorno.

《A questo punto direi di sì, ma non ho idea di dove possa essere. E lui è una unità C come me: se non vuole farsi trovare, non lo troveremo.》 Sbuffò Athal.

 

《Se lo conosco, starà cercando anche lui di tornare al Bunker, ma al contempo cercherà King e Rahl, potremmo provare ad intercettarlo.》 Replicò Ivan, cercando di essere ottimista.

《Fosse facile.》 Si lamentò la corvina guardando con aria critica il terreno. Con tutti quei cadaveri, detriti e olio, seguire una traccia sarebbe risultato impossibile anche per una tipo E; inoltre le frecce erano state scoccate da una posizione elevata, quindi probabilmente si stava spostando attraverso i tetti o le insegne. Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.

 

L'albina scosse la testa, facendo segno a entrambi di alzarsi. Non avevano tempo purtroppo: sapeva che erano più deboli separati, ma se non avessero avvertito immediatamente il generale allora nessuno avrebbe mai saputo cosa era successo o come reagire se fosse successo anche in altre città.

Poteva solo pregare i Kami che i suoi amici stessero bene e che non fossero stati corrotti. Ma se Kyran si era salvato, era probabile che anche gli altri avessero trovato una maniera: era sicura che sarebbero riusciti a cavarsela in un modo o nell’altro. Dovevano riuscirci Maledizione!

 

***

 

Camminarono per un’altra ora, riposando per brevissimi tratti e cercando di provocare meno rumore possibile per non attirare attenzioni indesiderate, le esplosioni che ancora squassavano la città che gli tormentavano le orecchie, eppure sembravano ancora essere distanti anni luce dalla meta.

Avevano trovato altri cadaveri trafitti da frecce, chiaro segno del passaggio di Kyran, ma di lui non c'era traccia, e nemmeno degli altri: che questa fosse una buona notizia o meno, non ne erano sicuri. Avevano tutti le orecchie tese, i nervi a fior di pelle e le armi sempre pronte, e continuarono a camminare fino a quando non sentirono il suono di un combattimento dietro un angolo.

《Accidenti.》 Sibilò Athal tra i denti, tendendo la frusta. Non sarebbero riusciti ad evitare lo scontro ormai, quindi tanto valeva buttarsi subito nella mischia. Solo che il rumore sembrava diminuire man mano che il tempo passava, fino a quando non parvero rimanere che pochi individui ancora in piedi. E uno si stava avvicinando a loro.

 

I suoi compagni erano dietro di lei, tutti e tre potevano sentire quei passi avvicinarsi, ma rimasero sorpresi quando videro un giovane Yorha crollare a terra con una freccia piantata nella nuca e altre due nella schiena.

Dietro di lui, si stagliava la figura del loro amico arciere, coperto di ferite, coi capelli biondi scompigliati e l'armatura distrutta, ma inequivocabilmente vivo e soprattutto in sé! I suoi occhi non avevano alcuna traccia di rosso, sembravano solo stanchissimi. 《Finalmente. Quello era l'ultimo, finalmente. Ivar, Ishley, voi come state?》 Chiese.

 

Il francese sbarrò gli occhi sentendo nominare il suo partner, e corse immediatamente fuori dal suo nascondiglio, correndo rapidissimo verso di lui.

Il ragazzo era ancora girato, una lunga lancia in una mano, i resti della sua spada spezzata nell'altra e anche lui esausto, non fece in tempo a capire niente che si ritrovò avviluppato in un abbraccio spacca ossa.

《Ivar! Je vous ai manqué! Comment ça va!? J'étais tellement inquiet pour toi!》 Urlò in francese, perdendo il controllo, mentre il ragazzo nelle sue braccia era rimasto spiazzato. Ma appena si rese conto di chi fosse quello che lo stava stringendo, ricambio immediatamente il gesto.

Anche l’arciere biondo era rimasto di stucco nel vedere il più giovane spuntare fuori dal nulla, ma quando vide anche Athal e Momoko uscire da dietro l'angolo la sua bocca si stirò in un sorriso stanco. 《Vedo che anche voi fortunatamente state bene. Non sapete che sollievo.》

 

《Tranquillo tesoro. Siamo molto più tosti di quanto non creda.》 Ghignò la corvina, dirigendo poi lo sguardo su Ishley.

Il dottore per la prima volta era tutt’altro che impeccabile: aveva perso la benda, i suoi vestiti ormai erano poco più che brandelli di tessuto ed era ricoperto di fuliggine, una lunga ferita sul fianco medicata alla meglio e i capelli sporchi scendevano a cascata oltre le spalle.

 《Vedo che tu sei sexy persino ridotto così. E con tutta quella pelle scoperta, sono certa che Becky non riuscirà a staccarti gli occhi di dosso.》 Scherzò, ricevendo in cambio il solito ghigno.

《Il mio obiettivo è sorprendere. Anche se in questo momento credo che il mio aspetto fisico sia ben poco rilevante, oltre che non molto pulito.》

 

Ivar, che si era liberato dalla stretta di Ivan, si avvicinò. 《Come ci avete trovati esattamente?》

《Per puro caso, ve lo giuro. Ma sono così felice che sia successo! Forza, venite qui, vi guarirò in fretta e potremo andare agli aereoscheletri il più presto possibile per avvertire il Bunker.》 Disse Momoko, iniziando a mettere i palmi delle mani sulle ferite del ragazzino.

 

Lui emise un sospiro di sollievo. 《Fortunatamente anche io e Ishley siamo in grado di guarire i danni lasciati da questo virus nei nostri sistemi. Altrimenti al momento saremmo ridotti molto peggio.》

Kyran si sedette poco distante, l'arco sempre in mano. 《Proprio per questo sono preoccupato per King e Rahl. E anche per Becky e Natasha. Loro non hanno né tipi S né tipi H con loro.》

 

Il sollievo che li aveva colti per un attimo svanì in un lampo. Ivar si morse l'interno della guancia. 《Potremmo dover prendere in considerazione l'opzione che siano già tutti morti.》

Immediatamente ricevette le occhiate di fuoco di Kyran, Athal ed Ishley.

《Non dire idiozie. Sono un tipo B, una tipo E e due tipo G. Una squadra così, specie se con dei membri simili, non potrebbe mai farsi uccidere tanto facilmente.》 Ringhiò la corvina.

《Ma sono stati colpiti come noi da questo virus: anche se fossero sopravvissuti, i corrotti avrebbero potuto coglierli di sorpresa. Avete visto quanti degli esplosivi che abbiamo piazzato sono riusciti ad attivare.》

 

《Per favore. Natasha non si sarebbe mai fatta fregare da una stupida bomba.》

《E nemmeno Rahl o King.》 Sibilò l'arciere.

《Per favore non litigate. Adesso dobbiamo solo pensare a riprenderci prima che…》

La giapponese non riuscì a terminare la frase: una nuova esplosione, vicinissima, lì spedì via con una forza inaudita, la pelle bruciata dall’intenso calore e le orecchie che fischiavano per lo scoppio.

Un enorme polverone di cenere bollente li circondò, mentre un palazzo enorme crollava a terra con un fracasso assordante e una pioggia di detriti e vetri rotti.

 

 

Gli androidi si rialzarono a fatica, rintronati per la botta e le ferite appena guarite nuovamente aperte che facevano scorrere nuovamente olio rosso dappertutto. E come se non bastasse, tutti loro potevano ben vedere varie paia di occhi rossi brillare in mezzo alla nube.

《Questa deve essere una congiura.》 Borbottò Ishley, rialzandosi e impugnando i suoi Sai. Dopo tutto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, anche lui era ai limiti della propria pazienza.

Nessuno se la sentì di dissentire: si limitarono ad aspettare fino a quando i corrotti non gli vennero addosso di corsa. Non erano un gruppo particolarmente folto, ma loro ormai non erano più in grado di reggere per molto.

 

Kyran ne fece fuori una con tre frecce nel costato e Momoko ne abbatté un altro con un preciso colpo di ventagli. Athal provò a catturarne uno con la sua frusta, ma lui e tutto il resto di loro corse nella direzione opposta, scomparendo dentro la nube.

《Non pensate di poterci sfuggire.》 Sussurrò la Ivar, correndogli appresso insieme agli altri. Li videro saltare in alto, lanciandosi addosso ad altre quattro figure ricoperte di olio e ferite, probabilmente altri corrotti.

 

 

Athal fece scattare la sua frusta, riuscendo finalmente a prendere per il collo quello in testa al gruppo, mentre lo scudo di Ivan e i Sai di Ishley mietevano vittime. E un attimo dopo, era tutto finito.

《Uff. Un altro è andato. Ma È mai possibile che tutti i disastri debbano succedere oggi!? Ci toccasse almeno qualche fusto come nemico invece di questi cosi…》 Sbuffò la corvina seccata, cercando di uscire da quella nuvola di fumo.

《State tutti bene? Vi hanno ferito?》 Chiese Ivan, preoccupato

《Non preoccuparti Ivan. Siamo ancora interi, per ora.》 Ridacchiò Momoko, mentre tutti loro tornavano finalmente a respirare aria pura.

 

Ma poi gli caddero gli occhi sulle quattro figure ancora a terra, quelle che i corrotti avevano provato ad attaccare e che ora li stavano guardando ad occhi sbarrati; le prime due, un ragazzo e una ragazza, erano talmente ricoperte di olio rosso e sporco da essere quasi irriconoscibili e gli altri due avevano un aspetto decisamente esausto, ma non c'erano dubbi: erano King, Rahl, Becky e Natasha.

   
 
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