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Autore: Star_Rover    18/02/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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7. Blackheath Park

 
Il tenente Ziegler si avvicinò al muso trasparente dell’Heinkel, una grossa crepa era rimasta in memoria dell’ultima battaglia. Il bombardiere giaceva sul fondo della pista riverso su un lato come un animale ferito.
Il maggiore Bauer era posizionato a pochi metri di distanza, con le mani in tasca e un sigaro in bocca, ad osservare con aria malinconica quel triste spettacolo.  
«Dovrebbe contarli, potrebbe essere un nuovo record qui al campo» commentò riferendosi ai fori dei proiettili sulla fiancata dell’aereo.
«Non è questo il punteggio più alto ambito da un pilota» rispose il tenente.
Il maggiore sorrise: «però anche per questo c’è un premio»
«Non credo che assegnino medaglie per il maggior numero di pallottole inglesi ricevute»
Bauer poggiò una mano sulla sua spalla: «no, ma al circolo degli ufficiali saranno tutti felici di offrirle una birra»
Karl abbassò lo sguardo: «una misera consolazione»
«Lei e il suo equipaggio siete stati fortunati, per poco non vi hanno abbattuti. Avete rischiato di non fare più ritorno»
Ziegler esternò la sua preoccupazione.
«I danni sono irreparabili?»
«Non ho ancora sentito il parere dei meccanici, ma temo proprio che il suo aereo abbia effettuato il suo ultimo volo»
Il tenente si rattristò nel sentire quelle parole.
«Avevamo completato la nostra missione, stavamo tornando alla base quando siamo stati intercettati dal nemico. Ci siamo ritrovati in una tempesta di fuoco, sono riuscito a distaccare l’ultimo Spitfire soltanto dopo un lungo inseguimento, l’inglese ha perso le nostre tracce in un banco di nubi»
«Dovrebbe essere orgoglioso della sua impresa, è riuscito a rientrare senza perdite»
«Il mitragliere Schwarz è gravemente ferito. Era privo di sensi quando l’abbiamo estratto dalla sua postazione, lo sportello è ancora imbrattato con il suo sangue» disse con apprensione.
«Se non fosse stato per le sue abilità come pilota adesso sareste tutti quanti sul fondo del mare, non ha alcun motivo per sentirsi in colpa»
I due ufficiali interruppero quella conversazione avvertendo il rombo di un motore.
Bauer voltò lo sguardo verso la strada notando un’auto in avvicinamento.
«A quanto pare abbiamo visite»
 
Ziegler si allontanò a malincuore dalla pista per andare incontro ai nuovi arrivati. La Volkswagen si fermò davanti all’entrata del campo, un soldato aprì la portiera all’ufficiale seduto al posto del passeggero.
Il tenente si bloccò a qualche passo di distanza, ebbe un lieve sussulto quando riconobbe l’Hauptmann Seidel uscire dalla vettura. La sua espressione seria e corrucciata non fu affatto rassicurante.
Il suo superiore non perse tempo dopo i formali saluti.
«Vorrei parlare con lei del tenente Schneider» disse appena i due si furono allontanati dalla piccola folla di curiosi.
Il giovane ufficiale non comprese il motivo di quell’incontro.
«Ho già fornito all’Abwehr i dettagli della missione al mio ritorno»
«Se sono qui significa che il suo rapporto non è stato soddisfacente»
Egli rimase perplesso.
Seidel decise di esporre chiaramente la questione.  
«Secondo lei quante probabilità ci sono che il nostro agente sia annegato nel Mare d’Irlanda?»
Ziegler non prese nemmeno in considerazione quella possibilità.
«Posso assicurarle che Schneider è stato paracadutato sul suolo irlandese»
«Potrebbe aggiungere qualche informazione sul luogo di atterraggio?»
«Temo di no, le condizioni non erano ottimali per il lancio, scarsa visibilità notturna con forte vento. Ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità, ma non posso sapere se il tenente abbia raggiunto la sua destinazione»
«Lei ha idea di quanto sia importante questa missione?»
Il tenente sopportò in silenzio quei rimproveri, era certo che i servizi segreti avrebbero trovato il modo per scaricare la colpa su di lui.
«Sono consapevole delle mie responsabilità e se davvero ho commesso degli errori affronterò le conseguenze»
Seidel restò qualche istante in silenzio, riflettendo attentamente sulla situazione. 
«Lei non è l’unico responsabile, forse è stato uno sbaglio affidare questo incarico a un agente promettente, ma ancora inesperto»
Ziegler ripensò al suo primo e unico incontro con il suo parigrado. Egli non era uno sprovveduto, in lui aveva visto un giovane intrepido e coraggioso. Hans aveva dimostrato di essere pronto a tutto per il bene della Patria, di certo non si sarebbe arreso davanti alle difficoltà.
«Il tenente Schneider è un ufficiale della Luftwaffe, sono sicuro che sappia cosa fare per compiere al meglio il suo dovere» affermò con estrema convinzione.
 
***
 
Hans strinse il nodo alla cravatta e sistemò le pieghe della giacca, il signor Gifford doveva essere un uomo elegante e di buon gusto. Il giovane faticava a riconoscersi senza la sua adorata divisa, d’altra parte doveva iniziare a comportarsi naturalmente come un civile. Anche in quei panni sembrava ancora in uniforme.
Hans tentò di rilassarsi assumendo una postura meno rigida e composta. 
Il tedesco si rimirò allo specchio passandosi una mano tra i capelli biondi, avrebbe dovuto abituarsi, ma in fondo non gli dispiaceva la sua nuova immagine. Stava ancora osservando il suo riflesso quando con la coda dell’occhio intravide la sagoma di Declan alle sue spalle.
L’irlandese si poggiò allo stipite della porta.
«Così sembri proprio un perfetto jackeen [1] di Dublino»
Schneider riconobbe il sarcasmo.
«Perché tutta questa confidenza?»
«Perché qui non sei in Germania ed io non sono un tuo sottoposto»
Il tedesco si voltò verso il suo interlocutore: «d’accordo, Declan. Io non ti piaccio, questo è chiaro»
O’ Riley corresse quell’affermazione.
«Niente di personale, è ciò che rappresenti che non mi piace»
«Se non sei favorevole a questa alleanza non dovresti essere qui»
«Il capitano Maguire si fida di me più di chiunque altro»
«E tu perché hai accettato questo incarico?»
L’irlandese si portò la mano sul cuore: «un soldato dell’IRA è sempre fedele al suo giuramento»
Schneider non dubitò delle sue parole.
«Ascolta, che tu lo voglia o no da questo momento sono un tuo alleato. Non pretendo che mi consideri come un tuo compagno, ma se non dimostrerai almeno un po’ di fiducia nei miei confronti renderai questa collaborazione davvero difficile!»
O’ Riley non poté contraddirlo.
Hans gli porse nuovamente la mano: «allora, vuoi concedermi una possibilità?»
Declan fu costretto a cedere.
«Spero di non dovermi pentire per questo» concluse rispondendo alla stretta.
 
Helen ripensò al colloquio che aveva avuto con il fratello a riguardo di quella faccenda. Charles riteneva che la collaborazione con i tedeschi non avrebbe implicato alcun significato politico e che i loro accordi avrebbero riguardato soltanto operazioni militari che avevano come unico obiettivo la riunificazione dell’Irlanda.
Ella non aveva dubitato delle sue buone intenzioni e non si era rifiutata di concedere il suo supporto.
Non era rimasta sorpresa quando Declan aveva bussato alla sua porta, sapeva che Charles non avrebbe potuto affidare a nessun altro un compito così importante. Suo fratello aveva sempre visto in quel giovane un fedele compagno, oltre che un caro amico.
La donna distolse l’attenzione da quei pensieri avvertendo dei passi sulle scale, poco dopo i due giovani si presentarono in salotto.
Hans approfittò della situazione per porgerle gli ultimi ringraziamenti.
«Avete intenzione di partire a breve?» chiese Helen con tono preoccupato.
Declan annuì: «raggiungeremo Dublino questa notte»
«Prima però dobbiamo rivedere il piano, ho avuto modo di constatare che la Garda sta controllando le campagne con dei posti di blocco» intervenne Schneider.
«Non preoccuparti per questo, conosco un percorso sicuro» affermò O’ Riley con estrema certezza.
«E per entrare in città?»
«Dublino non è sotto attacco, non ci sono frontiere ovunque»
«Bene, ma ti ricordo che abbiamo ancora un problema non irrilevante da risolvere»
Declan gli rivolse un’occhiata interrogativa.
«Non posso di certo camminare per più di quindici miglia!» spiegò il tenente indicando il piede ferito.
Fu la signora Gifford a suggerire una soluzione: «potete prendere l’automobile di Stephen, si trova sul retro»
Hans si voltò verso il suo compagno: «tu sai guidare?»
Declan annuì: «sì, certo»
«Allora prendi le chiavi, non abbiamo tempo da perdere!»
 
I due giovani uscirono all’esterno, a lato del cortile era parcheggiata una Ford V8 nera e lucente. Hans occupò il posto del passeggero mentre Declan si sistemò alla guida.
«Coraggio, metti in moto»
L’irlandese obbedì, ingranò la marcia e raggiunse la strada per poi proseguire in direzione della città. L’automobile si insinuò tra i campi, la visuale notturna era piuttosto limitata. La stradina di campagna si rivelò tortuosa e sconnessa, con pericolosi dossi e grosse buche.
Hans guardò il suo compagno, il quale si destreggiava al volante con una certa scioltezza e non sembrava affatto in difficoltà.
«Tranquillo, conosco la strada a memoria, l’ho percorsa un’infinità di volte. Potrei raggiungere Dublino ad occhi chiusi» lo rassicurò.
«Va bene, ma rallenta un po’…non ci sta inseguendo nessuno»
«Hai paura della velocità? Diamine, sei una spia, il rischio è il tuo mestiere!»
«Credimi, sono abituato a ben altro. Quello che mi preoccupa è l’eventualità che scoppi una gomma, non voglio ritrovarmi a piedi in mezzo al nulla»
O’ Riley obbedì controvoglia, non era certo che avrebbe potuto sopportare di ricevere ordini dal tedesco ancora per molto tempo.
Hans osservò il cielo stellato dal finestrino, era una notte quieta e tranquilla. La sua mente lo riportò al campo d’aviazione dove aveva trascorso gli ultimi mesi in compagnia dei suoi commilitoni. Ricordò le chiacchierate notturne, le risate e i racconti di guerra. Immaginò di trovarsi ancora seduto su una delle ali del suo aereo, mentre con aria sognante fantasticava sulle future battaglie. Davanti ai suoi occhi rivide i bagliori del metallo lucente che risplendeva al chiarore della luna. Quell’immagine così malinconica e poetica svanì all’improvviso.
Un forte scossone riportò il giovane alla realtà. Schneider sobbalzò sul sedile.
Declan sorrise ignorando il suo sguardo di rimprovero.
Il tedesco non replicò, anche se in fondo era certo che egli avesse compiuto volontariamente quella brusca manovra.
 
Dopo aver superato i confini della città Declan continuò a guidare per le strade deserte della periferia di Dublino.
«Qual è il punto di incontro?» chiese Hans, ansioso di potersi finalmente confrontare con un comandante dell’IRA.
«Non c’è nessun punto di incontro» rispose Declan.
Schneider iniziò a insospettirsi: «e dove hai intenzione di portarmi?»
«In un rifugio sicuro, questi sono gli ordini del capitano Maguire»
«Quando potrò incontrare il tuo superiore?» tornò a chiedere con impazienza.
«Non lo so, non sono io a decidere»
Hans sospirò, non sapeva ancora quanto potesse realmente fidarsi dell’IRA, ma per il momento quei militanti erano gli unici in grado di proteggerlo.
«Va bene, spero solo che questo nascondiglio non sia una cantina polverosa e piena di ratti!»
«Non preoccuparti, sei un ospite speciale, Charles ha voluto il meglio per te»
Schneider si stupì, non aveva avvertito alcuna vena ironica in quell’affermazione.
 
Evitarono il centro e passando per strade secondarie raggiunsero la zona residenziale di Blackheath Park. Declan rallentò, svoltò l’angolo e parcheggiò in una via laterale, lontano dalle luci dei lampioni.
Hans esitò qualche istante prima di uscire dalla vettura e seguire il suo compagno.
O’ Riley attraversò la strada, un alto muretto separava il marciapiede dai giardini fioriti delle villette. Si trattava di abitazioni borghesi, ma non troppo appariscenti.
Schneider intuì che l’irlandese era diretto verso un edificio più isolato sul fondo della via.  
I due superarono i cancelli e raggiunsero l’entrata.
«Questo posto sembra abbandonato» notò Hans.
«Lo è soltanto da poche settimane. L’ultimo a nascondersi qui è stato un comandante dell’IRA»
«Posso chiederti che fine ha fatto quell’uomo?»
«È partito per l’Inghilterra per una missione speciale»
Hans non ebbe bisogno di ulteriori informazioni per capire che la suddetta missione consisteva nel mescolare esplosivi.  
Declan salì le scale e aprì la porta dell’appartamento al primo piano.
«Non è il Metropole Hotel, ma dovrai accontentarti»
Schneider mosse i primi passi all’interno, quel luogo era un covo molto più confortevole di quanto avesse immaginato.  
«Questo è un rifugio dell’IRA, ciò significa che ci sono nascondigli segreti ovunque»
Per dimostrare la veridicità delle sue parole Declan si chinò sul pavimento del salotto e sollevò le assi di legno rivelando l’esistenza di una botola. All’interno era stato riposto un mitra Thompson con un caricatore a tamburo da cento colpi e una buona scorta di munizioni.
Hans fu piacevolmente sorpreso da quella scoperta.
«Siete ben organizzati»
«L’IRA ha molta esperienza e tante risorse»
 
Schneider si prese un po’ di tempo per ambientarsi ed esplorare ogni angolo di quella casa.
Dopo un’accurata perlustrazione il giovane tornò dal suo compagno con un’espressione soddisfatta.
«Guarda che ho trovato in cucina…il vecchio inquilino ci ha lasciato una bella sorpresa!» esclamò esibendo una bottiglia di brandy.
«Non credo proprio che quella sia per te»
Il tedesco scosse le spalle: «perché non approfittarne? Avanti, abbiamo entrambi bisogno di un goccetto»
L’irlandese ribatté: «io non bevo insieme ai nazisti»
«L’alcol è come questa terra: imparziale»
Declan ripensò alle raccomandazioni di Charles, non poteva mostrarsi troppo ostile nei confronti del tedesco, aveva già esagerato in quel senso. Inoltre doveva ammettere che l’alcol avrebbe aiutato in quella situazione.
«D’accordo, ma solo per questa volta»
Hans riempì due bicchieri, l’irlandese si sistemò al lato opposto del tavolo. Per un lungo momento restarono uno di fronte all’altro senza proferire parola.
Fu Schneider ad interrompere per primo quell’imbarazzante silenzio.
«Dunque era così che ti saresti aspettato una spia tedesca?»
«Ad essere sincero credevo che l’Abwehr avrebbe incaricato un agente esperto e non un ragazzino alle prime armi»
«Posso assicurarti di essere abbastanza qualificato per questa missione»
«E in cosa consiste la tua missione?» domandò O’ Riley.
«Ho il dovere di incontrare alcuni rappresentanti dell’IRA per conto dell’Abwehr»
Declan insistette sull’argomento.
«Maguire mi ha detto che esiste un piano»
«È di questo che dovrò discutere con i tuoi superiori»
L’irlandese era certo di aver già capito tutto: «voi tedeschi volete convincere l’IRA ad aiutare la Germania a vincere la guerra?»
«Noi possiamo offrirvi una possibilità per riunificare la vostra Nazione, ma ciò potrebbe realizzarsi soltanto con la vittoria del Reich»
Declan bevve un lungo sorso di brandy.
«Sei davvero un ufficiale?» chiese quasi d’istinto.
«Sono un tenente della Luftwaffe» affermò Schneider con orgoglio.
«Quindi sei un aviatore»
Hans annuì: «frequentavo un corso di addestramento per la specialità del bombardamento in picchiata»
«E come mai sei diventato un agente dell’Abwehr
Il tedesco rifletté prima di rispondere, egli stesso si era posto più volte quella domanda.
«Volevo servire la mia Patria e rendermi utile in ogni modo possibile. Quando mi è stata offerta questa opportunità non ho esitato a fare il mio dovere»
Declan provò una strana sensazione nel riconoscere che le sue motivazioni non erano poi così diverse da quelle che l’avevano spinto ad arruolarsi nell’IRA.
«Immagino che abbiano deciso di affidarti questa missione per la tua conoscenza dell’inglese»
«Penso sia uno dei motivi» ipotizzò il tenente.
«Devo ammettere che anche io sono rimasto sorpreso»
Schneider sorrise: «il più grande onore che puoi concedere al nemico è parlare la sua lingua. Suppongo che anche voi irlandesi condividiate questa idea»
O’ Riley comprese il suo riferimento al colonialismo britannico.
«Noi non abbiamo avuto scelta, ma nonostante tutto non abbiamo rinunciato alla nostra identità»
Hans ripensò ai due contadini che aveva incontrato durante la sua fuga nelle campagne di Wicklow.
«Mi piace il gaelico, è una bella lingua, assomiglia un po’ al tedesco»
Declan notò che quella frase era stata pronunciata senza alcuna malizia.
«Tir gan teanga, tir gan anam»
«Che cosa significa?» chiese Schneider con sincera curiosità.
«Una terra senza lingua è una terra senza anima»
«Di certo l’Irlanda non è stata privata della sua anima» commentò il tedesco.
«Lo spirito di questa Nazione ha sofferto per molto tempo, eppure non si è mai spezzato»
«È questo che la Germania ammira di voi irlandesi, siete un popolo forte e valoroso. Non avete mai abbassato la testa e non vi siete mai arresi»
«Abbiamo combattuto per più di settecento anni senza il vostro aiuto» precisò Declan.
«Già, ma con noi potreste sconfiggere l’Inghilterra definitivamente»
O’ Riley non diede troppa importanza a quelle parole.
«Se fossi in te starei attento, qui l’ultima persona che non ha rispettato le sue promesse di Libertà ha pagato con la vita [2]»
«Quel che voglio dire è che questa alleanza potrebbe essere vantaggiosa per entrambe le parti»
Declan restò diffidente: «l’obiettivo dell’IRA non è sconfiggere l’Inghilterra, il nostro sogno è un’Irlanda unita e indipendente»
«Certo, ma voi militanti sapete bene che esiste un solo modo per ottenere la Libertà, ovvero annientare il nemico»
«Non si tratta solo degli inglesi, l’IRA continuerà a difendere l’Irlanda da qualunque pericolo»
Hans guardò il suo interlocutore dritto negli occhi: «se la Germania vincerà la guerra questo non sarà più necessario»
Declan fissò le sue iridi celesti, in quell’intenso sguardo oltre alla determinazione riconobbe anche un familiare desiderio di rivalsa.
L’irlandese si rialzò dal tavolo: «credo di aver bevuto abbastanza per questa notte»
Schneider non disse nulla, ma la sua espressione lasciò trasparire un velo di delusione. Si era quasi illuso di poter instaurare un dialogo costruttivo con il suo compagno, probabilmente aveva preteso troppo.
 
O’ Riley recuperò la pistola e posizionò la sedia vicino alla finestra, preparandosi così ad affrontare il turno di guardia.
Il confronto con Schneider l’aveva scosso profondamente, anche se ancora non riusciva a comprendere quale fosse la ragione del suo turbamento.
Inevitabilmente pensò all’assurdità di quella situazione. Il giovane tentò di farsi coraggio ricordando a se stesso il motivo per cui aveva deciso di accettare quell’incarico.
Aveva una promessa da mantenere e un giuramento da rispettare, nonostante tutto era determinato a portare a termine il suo dovere.
Declan prese un profondo respiro, in quel momento i saggi consigli di Charles gli sarebbero stati utili.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
[1] Termine dispregiativo utilizzato per definire gli abitanti di Dublino, considerati “i più inglesi tra gli irlandesi”.  
 
[2] Riferimento all’omicidio di Michael Collins, il quale era stato considerato come un traditore dai suoi stessi compagni dell’IRA che si erano rifiutati di riconoscere il Trattato anglo-irlandese.
   
 
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