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Autore: NIHAL_JOHNSON    18/02/2021    2 recensioni
Lo schiaffeggiò con forza, “coraggio Fred, non puoi andartene, reagisci! Respira!”
Gli soffiò un’ultima volta di getto in bocca, a lungo, poi lo colpì sul petto con tutta la forza che aveva, esattamente sul cuore; che riprese a battere di colpo.
Fred sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, annaspando in cerca di aria fresca e nuova.
Fece un verso strozzato e si piegò di lato tossicchiando, tra le braccia di George, che scoppiò a ridere e piangere per lo spavento e la gioia contemporaneamente; abbracciando il gemello con foga.
“Georgie…” bisbigliò senza forze, la voce rotta.
“Freddie, sei vivo, credevo di averti perso per sempre…”
Hermione si lasciò cadere all’indietro seduta, appoggiandosi sulle mani al pavimento, respirando affannosamente per il terrore, e la paura di perderlo. Si mise una mano sul cuore.
Fred si tirò appena su con la testa, tenendosi a George, che non lo mollava e guardò la ragazza impolverata e insanguinata accanto a lui, sorridente. Ce l’aveva fatta.
“Non vedevi l’ora di vedermi senza maglietta, eh Granger?” Domandò malizioso alzando le sopracciglia, non riuscendo a trattenersi, quando si vide mezzo spogliato. “Ammettilo, hai fatto tutto questo per vedermi nudo…”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 16 –  LA VIA DELL’OBLIO O DELLA LUCE
 
 
 
 
 
 
Hermione guardò Fred allontanarsi da lei sorridente, strizzandole l’occhio, mentre si voltava verso il gemello, dalla cima delle scale. Non appena fu lontano iniziò ad iperventilare, in preda al panico.
No, Fred…
Scese le scale di corsa, il respiro affannato, colpì qualcuno ma non ci fece caso; non si fermò, Ginny la vide e tentò di fermarla afferrandola per un braccio.
“Hermione stai bene? Fred ti ha sconvolto a tal punto?” Provò a scherzare, ma il viso tirato e pallido di Hermione la fece rabbrividire.
“Hermione? Che hai?”
“Devo andare Ginny, scusa.” Si liberò dalla sua stretta e scappò fuori, prima che qualcuno potesse vederla scoppiare in lacrime; Smaterializzandosi all’istante.
 
George si avvicinò a Fred felice, il quale aveva lo sguardo ancora perso, sognante, allungandosi verso di lui oltre il parapetto delle scale, “ma bene bene, qui qualcuno sta facendo progressi…”
“Ehi stiamo calmi, ho solo ritenuto opportuno sottolineare il fatto che sarebbe meglio non vedere altre persone…”
George ridacchiò intenerito.
“Oh quindi ti darebbe tanto fastidio?” Domandò ironico.
Fred lo spintonò leggermente e gli fece una smorfia, in quel momento li raggiunse Ginny.
“Avete visto Hermione? Mi è sembrata strana…”
“E’ solo agitata perché non può credere che Fred si stia veramente impegnando…”
“Vacci piano, non ho mai detto questo.”
“Ma smettila non inganni nessuno, sei cotto.”
“Ma per piacere, non sono per niente coinvolto.”
“Shhh!”
“Shhh a te!”
“RAGAZZI!” Gridò Ginny autoritaria, i due si bloccarono spaventati da quella piccola furia che poteva essere la loro sorellina. “Sono seria. Non l’ho mai vista così.”
“Tranquilla Ginny, va tutto bene. E’ solo un po’ stanca, ieri notte non siamo riusciti a smettere fino alle tre e…”
Ginny si portò le mani alle orecchie, “Ahhh non voglio ascoltare oltre… anzi si.” Cambiò idea troppo curiosa. Fred ridacchiò, “oh mi hai fatto venire in mente una cosa.”
Si mise in piedi su una sedia, prese un grande respiro e si portò le mani intorno alla bocca per amplificare la voce. Tutti i presenti si voltarono estasiati a guardarlo. “ATTENZIONE GENTILI CLIENTI! QUESTO SABATO SIETE TUTTI INVITATI AL COMPLEANNO DI HERMIONE A CASA NOSTRA! FIUMI DI ALCOL PER TUTTI!” Gridò al settimo cielo. Tutti applaudirono con gioia, incitandolo con grida, e fischi. Fred sorrise soddisfatto e scese dalla sedia.
“Vent’anni non si compiono tutti i giorni.”
“Oh certo, non ti vedo affatto coinvolto…” commentò acido ma divertito George, le braccia incrociate. Fred gli lanciò uno sguardo fulminante, poi guardò l’ora, “Oh, com’è tardi, dovrei proprio andare a casa… mi starà già aspettando… cioè volevo dire, devo… insomma… ti dispiace chiudere te oggi?” Domandò al gemello guardandolo angelico, che alzò gli occhi al cielo.
“Vai pure campione.”
Fred sorrise debitore e si Smaterializzò, diretto a casa, in salotto. Si scrocchiò l’osso del collo e iniziò a togliersi le scarpe, la giacca, i calzini, rimanendo in camicia e pantaloni, diretto nella stanza di Hermione.
“Dolcezza quel bacio di prima mi ha fatto eccitare,” si stirò i muscoli compiaciuto, “…preparati perché sto venendo a…” entrò nella sua camera e si bloccò di colpo.
Hermione che di solito lo aspettava sempre, era seduta sulla sponda del letto, vestita, con una piccola valigia ai suoi piedi, lo sguardo fisso su di essi. Tremava.
“Granger?” Domandò incerto Fred, nel vederla in quello stato.
La ragazza alzò gli occhi su di lui, combatté con tutte le sue forze per non far uscire neanche una lacrima. Doveva sembrare rilassata, o non l’avrebbe mai lasciata andare.
“Che succede? Mi spaventi…”
Hermione si alzò, mettendosi la borsa a tracolla. “Io vado in Australia dai miei genitori per qualche giorno.”
“Che cosa?”
“Non li vedo da tanto tempo, vado solo a trovarli.”
“Io…”
“Mi dispiace, sarei già partita, ma mi sembrava giusto salutarti di persona. Chiedi scusa a George da parte mia.” Sussurrò flebile, dirigendosi al camino. Doveva passare per il Ministero se voleva fare un viaggio oltreoceano.
“Ma perché così? Tutto d’un tratto?”
“Ho solo voglia di vederli tranquillo, tornerò sabato.” Si sforzò di sorridere. “Non ti accorgerai neanche che sono stata via.” Aggiunse quando ebbe raggiunto il camino in salotto, voltandosi verso di lui. Non sapeva quanto ancora avrebbe retto davanti a lui. Si sentì morire nel mentirgli così, ma come poteva dirgli cosa stava accadendo?
“Io non credo…” sbuffò lui rattristato.
Hermione gli mise una mano sulla guancia. “Dai non fare così, ci vediamo presto Weasley.” Gli strizzò l’occhio lei ammiccante.
Si voltò verso il camino, fece due passi, ma Fred l’afferrò di getto, facendole mollare la valigia a terra. La strinse a sé con passione, baciandola con foga, e approfondendo il bacio, insinuandole la lingua in bocca ardente di desiderio, le strinse i fianchi. Hermione ricambiò lasciandosi completamente andare per quei pochi secondi. Poi si staccò lentamente, chiudendo piano le labbra in un dolce bacio finale, che sapeva tanto di addio.
Fred la guardò con i suoi grandi occhi che di solito sprizzavano allegria e malizia, ora erano tristi.
Hermione dovette chiudere gli occhi con forza, se lo avesse guardato ancora, non avrebbe avuto il coraggio di lasciarlo in quel modo rude, ma doveva. Si voltò con decisione, agguantò la borsa ed entrò nel camino. Prese una manciata di Metropolvere.
“Tornerò prima che tu possa dire Granger.” Sorrise lei, poi si fece seria, “Ministero della Magia.” Disse con fermezza e sparì in una fiammata verde. Quando anche l’ultima fiammella fu sparita, e la stanza piombò nella penombra e nel silenzio, Fred si mise le mani in tasca e si avvicinò al camino mesto.
Si inginocchiò stremato, le gambe non gli reggevano improvvisamente più; “Granger...” sospirò in un sussurro, chiudendo gli occhi.
 
Non seppe quanto tempo rimase così, ma quando George tornò lui era ancora lì. Aprì la porta allegro. “Fred, sono passato a rifornirci di quella medicina che ti aveva prescritto il dottore, stamattina avevo notato che era finita, così possiamo…” si voltò dopo aver appoggiato le chiavi e vide Fred in ginocchio di spalle.
“Freddie?”
Il rosso si voltò appena, “se ne è andata.”
“Che cosa?” Domandò sconvolto, gettandosi su di lui.
“E’ andata dai suoi genitori in Australia per qualche giorno.”
“Fred mi hai fatto morire di paura, probabilmente sentiva solo la loro mancanza, è quasi un anno che non li vede.”
“No,” sussurrò Fred alzando appena lo sguardo carico di terrore su di lui, i suoi occhi verdi erano lucidi, “sento che la sto perdendo. Non so perché, e come, ma sento che si sta allontanando da me.”
 
 
 
§
 
 
 
Hermione non appena si Smaterializzò a casa dei suoi genitori, dopo aver ottenuto il visto e l’indirizzo dal Ministero, li vide seduti sul divano a guardare la TV, lì erano le dieci di sera.
Non appena si accorsero di lei si alzarono in piedi di getto, preoccupati.
“Tesoro?”
“Che ci fai qui?”
“Perché non ci hai avvertiti che venivi?”
“Hermione…?”
La ragazza fece un passo solo, prima di cadere a terra, stravolta dal peso di quella notizia che si era portata addosso da quella mattina, senza poterlo dire a nessuno, senza potersi confidare con la persona che era più vicina a lei in quel momento, e che aveva lasciato in quel modo.
Ma stargli così vicino avrebbe comportato due scelte: tenerglielo nascosto o dirgli la verità. Cosa doveva fare? Per quello si era precipitata da loro.
Scivolò a terra senza forze, i suoi genitori accorsero. Era forte, lo era sempre stata. Ma quello era troppo da sopportare.
Urlò straziata e iniziò a piangere senza sosta, per far uscire tutto quel dolore e quel peso. Si strinse con forza ai suoi, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime che scorrevano violente.
“Mamma… papà…” riuscì a dire disperata tra le lacrime.
 
Quando si fu calmata più tardi quella sera, i suoi la fecero stendere sul divano, la coprirono con una pesante coperta e rimasero in ascolto a lungo. Le parole di Hermione uscirono come un fiume, e raccontò loro tutto. Ogni cosa. L’incidente della battaglia, il fatto che avesse salvato la vita di Fred ma che gli fosse costato quell’orrenda cicatrice, la scoperta della formula oscura e infine la diagnosi del medico.
“Che cosa ti ha detto esattamente?” Domandò suo padre aggiustandosi gli occhiali, mentre sua madre piangeva sommessamente.
“H-ha detto che non è grave, ma si è esteso ad entrambi i reni. Quindi non basterebbe che uno me ne donasse uno solo… deve…” strizzò gli occhi e si mise una mano sulla bocca per non rimettersi a piangere, “deve essere un donatore di entrambi gli organi, quindi una morte per incidente, e deve essere compatibile… Mi hanno già messa in lista d’attesa.”
“Vedrai che troveranno qualcuno, tesoro.”
“Q-quanto… quanto tempo senza un donatore?” Domandò la mamma a bruciapelo, con sorpresa di entrambi. Era stata in silenzio fino a quel momento.
“Un anno forse.” Mormorò lei con voce flebile.
Calò il silenzio nella stanza. Il fuoco che scoppiettava allegro nel camino era l’unico rumore udibile oltre i loro respiri pesanti.
 

 
§
 
 
Fred in quei giorni di assenza cercò di non pensare troppo ad Hermione, ma gli risultò davvero difficile. Di solito era lui quello che si dimenticava subito, e l’altro aspettava.
Per la prima volta si trovò in quella condizione e si odiò per come si era comportato con tante altre ragazze che non se lo meritavano.
Ti è servita la Granger a capire quanto immaturo fossi.
Pensò tra sé e sé mentre camminava per il negozio distratto. Arrivò fino al retrobottega e scese le scale.
“Mi sono comportato bene no? Per la prima volta in vita mia e lei che fa? Scappa.” Si ritrovò a parlare da solo, preso com’era dalla situazione, e si divertì quasi di sé stesso, di come quella ragazza lo aveva ridotto, o migliorato, dipende dai punti di vista.
“Ma Fred non scappava da te, non sei al centro del mondo, voleva solo vedere i suoi è naturale…” continuò mentre sistemava delle scatole sugli scaffali, “tu non sei stato neanche ancora tanto idiota come al solito. Continua così…”
“Chi è un idiota?” Domandò una voce suadente alle sue spalle. Fred trasalì e si voltò di colpo, la schiena contro la libreria.
“Brittaney?” Esclamò sorpreso di vederla lì. Lei lo fissava dall’alto delle scale maliziosa. I capelli lunghi legati in una coda alta, un top molto attillato che le metteva in risalto le forme.
“Proprio io.”
“I clienti non possono accedere a quest’ala del negozio.” Rispose lui impassibile, dandole le spalle e continuando il suo lavoro.
“Ma io sono una cliente speciale no?” Domandò ridacchiando lei portandosi dietro di lui, le braccia lo avvinghiarono e le mani corsero verso il basso, “non ti ricordi più?” Lo toccarono sull’inguine esperte, cercando di slacciargli i pantaloni, ma Fred si voltò di scatto bloccandole i polsi, adirato.
“Che stai facendo?”
“Mi avevi detto che era stata la notte più bella della tua vita, ma non mi hai più scritto. Sono venuta a fare quello che non hai fatto tu.”
Si avvinghiò al suo collo.
“Non posso.”
“Perché? Sei impegnato?”
Fred esitò, “no…”
“E allora che problema c’è? Su fammi vedere cos’altro sai fare.”
Si lanciò su di lui afferrandogli il volto e cercando di baciarlo, mentre si toglieva la maglietta attillata e la gettava via.
In quel momento entrò fischiettando George che li vide immediatamente e si nascose dietro ad uno degli scaffali sopra la scalinata. Assottigliò gli occhi e digrignò i denti, tremando di rabbia e delusione.
“Fred…” tirò fuori la bacchetta di scatto. Una cosa non avrebbe dovuto fare. Far soffrire Hermione. Stava per uscire allo scoperto per fermarli, ma vide Fred staccarsi di getto da lei, un’espressione furente in viso.
“Stai lontana da me.” Raccolse la maglietta e gliela tirò addosso.
“Ma sei impazzito? Solo pochi mesi fa non desideravi altro.”
“Beh… ho cambiato idea.”
“Perché una volta a te basta vero?”
“Senti mi dispiace, lo so di essermi comportato da stronzo ma…”
“Ma cosa? Quella ragazza ti ha fatto vedere la luce o qualcosa di simile?”
“Si… no… può essere.”
“Io li conosco quelli come te. Adesso credi di essere migliore, ma sei quello che sei sempre stato, uno che ama giocare.”
Gli sfiorò la barba e lui si ritrasse appena, seguendola con lo sguardo.
“E anche a me piace giocare, ma non amo essere rifiutata. O torni da me, o te ne pentirai.”
Silenzio per qualche attimo, lei lo guardava languido. Fino a poche settimane prima non avrebbe esitato a quella proposta allettante. Ma ora…
Fred sogghignò furbo, “correrò questo rischio.”
“Come vuoi.” Fece lei gelida avvicinandosi a lui un’ultima volta, si ritrasse ma lei lo circondò per i fianchi, “te ne pentirai,” sussurrò lasciva, ma c’era una nota di crudeltà nella sua voce, e Fred si concentrò così tanto su quelle parole dette in quel modo che non si accorse assolutamente che la ragazza aveva infilato nella tasca posteriore dei suoi jeans larghi il suo intimo di pizzo.
Sorrise con cattiveria e si allontanò, Fred ancora premuto contro lo scaffale, allibito.
George si nascose in un antro quando lei gli passò troppo vicino, “ma sappi non sarai l’unico a rimetterci.” Concluse con uno sguardo cattivo negli occhi, sbattendo la porta del retrobottega.
“Brutta strega…” le urlò dietro Fred, “non ti azzardare a fare del male ad Hermione.”
Batté una mano contro la libreria, ma non ottenne altro che una pila di scatole che piombarono su di lui dall’alto, quelle che aveva riposto solo pochi minuti prima. Guardò verso l’alto sconsolato, per poi affondare la faccia nei palmi delle mani.
“Hermione ti prego torna,” inveì contro la ragazza, allontanandosi, “mi sembra di impazzire qui senza di te.” La sua voce sparì dietro gli scaffali, mentre George si appoggiava al muro e il suo enorme sorriso a trentadue denti rischiarava la penombra in qui si trovava.
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione passò cinque giorni dai suoi genitori, e dopo lo shock iniziale, cominciò a riprendersi, la sua vena combattiva tornò a galla come non mai, risoluta e testarda. Avrebbero trovato un donatore, bisognava solo avere pazienza ed esseri forti, che altro poteva fare? L’altra opzione era lasciarsi andare completamente, cadere nell’oblio, e non voleva quello.
Ma c’era il problema di quando sarebbe tornata, come si sarebbe dovuta comportare con Fred.
Una sera si sedette sulla finestra aperta in salotto, un cuscino dietro la schiena. Aveva sentito il medico al telefono e le aveva prescritto dei farmaci per il dolore e rallentare il decorso della malattia, in attesa dell’operazione.
Prese una delle pillole in mano, la osservò per un momento e poi la lanciò in bocca, mandandola giù con la tazza di té che aveva in grembo.
Sospirò profondamente guardando la giornata uggiosa fuori dalla vetrata.
Sua madre si avvicinò a lei accarezzandole i capelli.
“Hai freddo?”
“No grazie sto bene.”
“A che pensi?”
“A quello che mi sono lasciata indietro.” Mormorò guardando fuori.
“Fred e George?” Domandò sua madre sorridendo piano, lei annuì.
“Tesoro, io non posso dirti nulla che già non sai. Ma ti do un consiglio,” si avvicinò a lei, “so quanto può sembrarti difficile ma devi cercare di vivere ogni momento al meglio fino al momento dell’operazione.” Fece una pausa per non commuoversi, “se stai qui finirai per pensare solo a quello, e ti opprimerà al punto che smetterai di vivere. Devi fare solo quello che ti senti e che ti rende felice. Solo questo.” Le appoggiò una mano sulla guancia e sorrise dolcemente, “la mia bambina.”
Hermione chiuse gli occhi e non riuscì a trattenersi, scoppiò in un pianto sommesso, stringendosi nel maglione delle madre tra le sue braccia.
“Ma come faccio? Lo illuderei e basta. Se non dovessi farcela…”
“Ehi,” la costrinse a guardarla negli occhi, “non dirlo nemmeno per scherzo. Sei così forte, lo sei sempre stata. Ce la farai. E se stare con Fred ti farà passare il tempo nel migliore dei modi possibili, se ti farà vivere, allora è la cosa giusta da fare.”
Disse con fermezza.
Hermione sorrise e si asciugò le lacrime.
“Devi dirglielo, ha il diritto di sapere. Soprattutto se ora siete così affezionati come dici, e anche George. Torna da loro.”
La ragazza annuì, “ma domani è il mio compleanno.”
“Sicuramente è meglio se lo passi con i tuoi migliori amici piuttosto che con i tuoi noiosi genitori,” sorrise la madre, poi si fece seria, “sei una combattente Hermione, e lo sai, non permettere a nessuno di dirti il contrario.”
Poi si alzò, “vieni andiamo ad aiutare papà con la cena.”
Hermione annuì piano e guardò per un attimo ancora fuori dalla finestra, persa nei ricordi dei suoi momenti più belli con Fred e George. Le risate, le frecciatine, le serate insieme fuori e sul divano, i momenti di fuoco puro con Fred, il loro gioco di seduzione. Chiuse gli occhi. Sua madre aveva ragione. Se si fosse separata da tutto quello, avrebbe smesso di vivere per davvero.
 
 
§
 
 
 
 
Fred entrò al Ghirigoro, la campanellina suonò allegra.
Il segno bianco sulla schiena di Hermione che immediatamente aveva notato sotto la doccia, e a cui non aveva smesso di pensare da quella sera non aveva l’aria di essere stato provocato da un’arma babbana. Era una magia. Forse Magia Oscura, perché somigliava tanto alle sue.
Chiuse gli occhi sperando di starsi sbagliando.
E così appena finito di lavorare un pomeriggio, uscì per le vie di Diagon Alley, capendo che l’unico modo per avere delle risposte sarebbe stato quello di andare a cercarle tra i libri, esattamente come avrebbe fatto Hermione.
Rise a quel pensiero.
Il padrone quando li vide entrare sbarrò gli occhi, come i clienti che lo conoscevano, magari che erano passati al negozio, o ex studenti di Hogwarts. La sua fama di non frequentatore di biblioteche doveva essersi diffusa parecchio.
Si avvicinò alla scrivania della bibliotecaria.
“Salve gentile signora.”
Lei gli fece un cenno.
“Saprebbe dirmi dove posso trovare dei Volumi sulla Magia Oscura?” Domandò a bassa voce, timoroso che qualcuno potesse sentirlo.
Lei gli indicò con la penna d’oca che teneva in mano gli scaffali alla sua sinistra. “Terzo corridoio a destra, sezione C, quarto scaffale da sinistra.”
Fred sorrise, in silenzio, battendo le mani sulle cosce, guardandosi intorno confuso, poi appoggiò le mani sulla scrivania di legno lucido. Si chinò e i capelli gli caddero davanti al viso appena.
“Lei lo sa che non ho capito una parola di quello che mi ha detto?”
“Prima volta eh?” Rispose l’anziana strega sorridendo sotto i baffi. Si alzò sospirando, “seguimi ragazzo.”
Lo guidò tra gli scaffali e si fermò davanti ad una sezione della Magia Oscura, alcuni libri erano chiusi con delle catene nere, qualcuno di essi si agitava. Fred sbarrò gli occhi allibito.
“Ricerca accademica o interesse personale?”
“Personale…” rispose lui avvicinando il viso curioso ad un libro nero, la cui copertina sbalzò in avanti tentando di liberarsi, ma le catene la trattennero.
Fred si ritrasse preso alla sprovvista, la bibliotecaria lo fissava con un sopracciglio alzato, un grosso tomo in mano.
“Ma è enorme,” sbuffò lui già annoiato, prendendolo in braccio.
“Se vuoi ti porto qualcosa da mangiare intanto,” fece lei accudente.
Fred chinò il viso allegro, “si grazie.”
Si sedette ad uno dei tavoli liberi vicini alla vetrina, si legò i capelli in una mezza coda in alto e sbuffò sonoramente. Si passò una mano sulla barba e la bocca.
“E va bene Fred, ce la puoi fare.” Aprì il libro, le pagine ruotarono di lato e una nuvola di polvere si liberò nell’aria, tanto densa da farlo tossire.
“Ma come fanno a piacerti tanto i libri Granger?” Si domandò intenerito, ma senza davvero capire, mentre muoveva la mano in aria per disperdere la polvere.
Si immerse nella lettura di quel tomo. Gli incantesimi di Magia Oscuri più conosciuti nel Mondo Magico e le loro conseguenze ed effetti. Andò direttamente alla sezione di quelli che lasciavano tracce visibili.
Bruciature.
Ossa rotte irrimediabilmente.
Arti mutilati.
Scomparsa di organi.
Le ore passavano, come le centinaia di pagine che consultava. Si stropicciò gli occhi, la sera calda ancora estiva stava avanzando lentamente. La bibliotecaria gli aveva portato dei biscotti.
Lui le aveva sorriso riconoscente e si era rimmerso nella lettura, concentrato. Voleva arrivare a capo di quel mistero. Doveva capire cosa stava succedendo.
Per lei. Per loro.
Alzò appena lo sguardo stanco sulla via principale, ancora affollata dal via vai serale di maghi e streghe. Sorrise, poi riconobbe un viso fin troppo familiare tra la folla. Alto, capelli rossi, sguardo furbo, lentiggini.
No, no no no no. Merda merda.
Fece per nascondersi dietro il tomo, ma George si voltò verso la vetrina vedendolo seduto al tavolo di tre quarti. Fred provò ad abbassarsi sul legno, riparandosi il viso con la mano, ma niente da fare. Lo aveva beccato in pieno.
George sbarrò gli occhi per poi assottigliarli, spalancando anche la bocca allibito.
Lo indicò da oltre il vetro. Lesse il suo labiale.
“Fred? Ma che ca…”
Si precipitò dentro mentre Fred cercava di guardare da un’altra parte. Ma quando fu in piedi accanto a lui non poté più fare finta di niente.
“Ciao gemellino.” Lo salutò allora allegro, colto in flagrante, giocando un’altra carta.
“Che diavolo ci fai qui? Pensavo fossi a casa.”
“Io…avevo voglia di…sfogliare delle pagine.”
George lo guardò come per dire: “ma veramente?”
“Non mi freghi amico, cosa leggi?”
Fred si lanciò sul tavolo cercando di afferrare per primo il volume, ma George era in piedi e fu più veloce, lo sollevò guardingo e vittorioso.
“Magia Oscura e i suoi effetti sul corpo?” Lesse stranito, poi sorrise ironico, “e che ci fai con questo?”
“Io mi sto… documentando.”
George mise giù il tomo, alzò le mani e alzò le sopracciglia, “wow, sarei stato meno sorpreso di sentirti dire che sei passato al Lato Oscuro.”
“Divertente…”
“Che stai cercando di scoprire? Qualcosa in più sulle tue cicatrici?” Chiese abbassando la voce, con più delicatezza. Solo tra di loro riuscivano a parlarne.
“Non le mie…” sussurrò lui in rimando, gli occhi incollati al tavolo.
George arricciò le labbra confuso, ma non indagò ulteriormente, e Fred gliene fu infinitamente grato.
“Per Merlino… Frederick Weasley in persona, al Ghirigoro con il naso tra i libri polverosi per ore… se Hermione fosse qui ti chiederebbe di sposarla.”
Fred scoppiò a ridere, soffocandola nel pungo della mano, scuotendo la testa.
“Già probabilmente si.”
“Ah se solo fosse qui…” commentò sognante George, e Fred sorrise perso nei ricordi, guardò fuori.
“Già…”
“Bene gemellino” lo distrasse lui allegro, “io passo per il negozio di decorazioni a prendere le cose per la festa di domani e poi vado a casa, ti aspetto per la cena.” Si allontanò, poi si fermò sulla porta, “ehi.”
Fred si voltò verso di lui, George teneva la porta aperta con una mano, “lo sai che hai appena coronato il sogno di quella ragazza?”
“Se glielo dici ti ammazzo.” Lo minacciò il rosso puntandogli contro la penna che aveva in mano.
George fece una faccia eloquente, che non prometteva nulla di buono.
“Però lo hai fatto. Vanne fiero.” E se ne andò, lasciandolo tra i suoi pensieri. Fred sorrise a quelle parole, voltandosi sulla sedia e tornando composto. Stava per girare pagina, ma ripensando alle parole di George, un’idea incredibile, illuminante, la migliore che avesse mai avuto in vita sua lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
“Ma certo…”
Si alzò di scatto, mentre la bibliotecaria tornava, “tutto bene? Hai trovato quello che cercavi?”
“Anche di meglio,” rispose lui mentre si infilava la giacca, per poi abbracciarla con affetto inaspettato e correre via alla velocità della luce, sotto lo sguardo sorpreso, ma intenerito dell’anziana strega.
La corrente che entrò da fuori quando il giovane mago aprì la porta per uscire fece svolazzare la pagina che stava per girare prima di scattare in piedi. E la figura mostrava esattamente la cicatrice che aveva Hermione, causata dallo stesso identico incantesimo Oscuro che gli aveva procurato le sue.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione salutò i suoi genitori con un lungo e affettuoso abbraccio la sera seguente, il giorno del suo ventesimo compleanno. Si ritrovò a pensare a quanto fosse strana la vita. Per tutti quei mesi aveva avuto paura che Fred si stufasse di lei immediatamente, che la scaricasse come tutte le altre, invece si era aperto, anche se ancora a fatica e a piccoli passi, ma vedeva che stava cambiando, ed era merito suo; e invece ora era stata lei a scappare, per paura, codardia, tristezza, sofferenza, non certo per fargli un torto però.
Non riusciva solo a comprendere come poter dare una notizia del genere alle persone che più amava al mondo: George, Ginny, Harry, e Fred, Fred… non stavano insieme, e non si amavano, la cosa era ambigua al momento, ma qualcosa c’era.
Quel legame che li aveva sempre in qualche modo sotto sotto uniti dai tempi della scuola, e che ora era sbocciato in quel fuoco passionale che li avvolgeva ogni volta che si sfioravano o si guardavano. Ma c’erano anche le risate, le battute, le cene insieme, i disaccordi…
Si glielo avrebbe detto era la cosa giusta. Aveva il diritto di sapere, sua mamma aveva ragione. Forse quella sera a cena insieme.
Sospirò profondamente, l’ansia che saliva.
Si Smaterializzò nel Ministero della Magia Australiano, per ottenere il permesso di tornare a casa. Mentre era in fila guardò una giovane coppia con una figlia piccola in braccio, la guardavano pieni di amore, avranno avuto non più di cinque sei anni più di lei.
Hermione non era stupida, sapeva che Fred non era tipo da storia seria, e nemmeno lei ne cercava una dopo Ron, almeno per il momento. Ma dopo la prima volta che si erano uniti con dolcezza, senza fretta, e lui si era commosso, dicendole quelle parole così dolci, non aveva potuto fare a meno di pensare a come sarebbe stata la sua vita se Fred avesse accettato a passarla con lei.
Forse, anche se fosse cambiato completamente solo per lei, impegnandosi a fondo, non avrebbero avuto tempo per coltivare il loro amore, sarebbe morto sul nascere e avrebbe solo fatto più male.
Non a lei.
A chi avrebbe lasciato una volta che se ne fosse andata per sempre. Chiuse gli occhi con forza e scacciò quel pensiero oscuro e opprimente scuotendo la testa. NO. Lei era forte, lei era sopravvissuta a Voldemort, alla battaglia, era stata pietrificata. Quello sarebbe stato solo l’ennesimo da superare.
Già, da superare…
Prese il suo permesso quando fu arrivato il suo turno e si avviò verso uno dei camini. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
Coraggio.
“Diagon Alley, 18.”
Sparì in una fiammata verde e apparve immediatamente nel grande camino del salotto, si spolverò appena il mantello, domandandosi perché tutte le luci fossero spente. Uscì stranita e cacciò un urlo di sorpresa quando vide le luci accendersi di colpo e dozzine e dozzine di persone intorno a lei gridare: “BUON COMPLEANNO HERMIONE!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao carissimi lettori. Allora premetto che mi sono informata sulla questione del trattamento del tumore ai reni, perché in passato ho anche scritto un’altra cosa su questo argomento, ma ovviamente mi sono presa e mi prenderò alcune libertà, perché siamo nel mondo magico e ce lo possiamo permettere, anche in modo da renderlo più in linea con la storia.
Lo so che siamo partiti con una commedia ma questi mesi devono avermi depresso non so, hahaha no scherzo è che non resisto alla tentazione di inserire una vena tragica nei miei racconti, è più forte di me.
Per fortuna sto riuscendo a trovare un po’ di tempo per scrivere e ne sono davvero felice, perché stavo iniziando a sentirmi male senza. Allora come vi sembra il capitolo? Volevo includere anche la festa, ma dato che alla fine occupa un altro INTERO capitolo, se non due, ho deciso di spezzare a metà, e quindi questo è diventato più di “passaggio” per far continuare la storia e inserire degli elementi che si riveleranno indispensabili per il prossimo!
Grazie a chiunque stia seguendo la storia e un grazie speciale a chi continua a recensire, mi fate tanto tanto felice.
 
   
 
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