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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    20/02/2021    0 recensioni
[Fate - The Winx Saga]
Una raccolta di piccolissime os che trattano di momenti passati, presenti e what if di quello che era il team d'élite di Magix pre-serie composto da Farah (Faragonda), Saul (Saladin), Andreas (Erendor) e Ben (Palladium), guidato dall'allora Direttrice di Alfea Rosalind.
L'Angst sarà predominante e cercherò di esplorare con brevi momenti i particolari rapporti tra ognuno di loro - troppo spesso complicati, talvolta malsani, sempre profondi.
1. I own you [Farah x Rosalind]
2. You were my hero [Saul x Andreas]
3. You should know [Ben x Andreas x Rosalind]
4. Obedient [Andreas x (Farah/Saul) x Rosalind]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Erendor, Faragonda, Palladium, Saladin
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Note:
- Tutte le os della raccolta fanno riferimento agli eventi/personaggi della serie tv, o prendono spunto da essa;
What if?
[Dopo gli eventi della serie, Silva è nelle prigioni di Solaria e riceve la visita di Andreas] – angst
Storia partecipante alla Challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di efp col prompt "Things you were afraid to say / Le cose che avevi paura di dire";

- Storia partecipante alla Challenge "Solo i fiori lo sanno" indetta da Pampa313 sul forum di efp col prompt: "Aquilegia: amore nascosto";

 
2. You were my hero
[Saul x Andreas] 


 
« Come hai potuto?! » sbraitò alzandosi di scatto dalla panca delle prigioni in cui era stato rinchiuso, il volto stralunato, le mani che afferrarono le sbarre come avesse dovuto realmente aggredire il suo interlocutore.
« Saul, calmati, sono–  »
« Calmarmi?! » lo interruppe bruscamente, il volto che s’arrossava. « Ti ho creduto morto per sedici anni, Andreas! Per sedici anni io ho cresciuto tuo figlio, l’ho guardato in faccia pensando al giorno in cui io ti avevo… » si zittì, le parole gli morirono in bocca e distolse lo sguardo da quello che era stato un amico e compagno per tanto tempo, ma nel quale lui continuava a vedere un fantasma, incredulo.
Dovette fare quella pausa, gli fu necessaria. Inspirò ed espirò profondamente passandosi una mano sul volto e cominciando a camminare nervosamente per la cella, almeno fin quando non tornò a volgersi a lui quasi di scatto. « Ho creduto di averti ucciso. Hai idea di cosa abbia significato per me? Per Sky?! »
« Non mettere Sky in mezzo a questa discussione, tu quel giorno hai deciso di tradirmi e di provare a uccidermi! »
« Stavi seguendo il piano di una folle! »
« Una folle che anche tu hai seguito per tutta la vita, Saul! E che voleva sterminare delle streghe di sangue, non degli innocenti! »
Silva quasi rise, di quelle risate nervose che vorrebbero solo tramutarsi in altre urla, altra disperazione, altra rabbia mai sfogata.
« Mi stai accusando di non aver saputo qualcosa che ci era stata celata? Da lei?! » Non ci vedeva più dalla rabbia, Silva, stentava a riconoscere quello che era stato il suo più caro amico – un amico che anche in quella conversazione non sembrava volerne sapere, di altre ragioni, benché al di là delle sbarre anche il suo animo fosse in tumulto.
« Rosalind ha sempre un piano. Lo ha avuto per me, lo aveva per le streghe di sangue e- »
« E allora perché celarci tutto, eh? E soprattutto, perché tu sei rimasto lontano così tanti anni da tuo figlio?! Hai una vaga idea di cosa abbia dovuto affrontare e di come si sia sentito solo quando io gli ho detto cosa credevo di averti fatto?! »
Il tempo parve fermarsi in quell’esatto attimo. Andreas rimase con le labbra dischiuse tra i baffi, incredulo, e per la prima volta dall’inizio dell’incontro Silva ebbe l’impressione di avere dinnanzi qualcuno con ancora uno straccio di sentimento.
« Glielo hai detto? » domandò Andreas, il tono che cercava di mantenersi composto, ma non vi riusciva che in parte.
« Sì. » ammise a fatica, inspirando profondamente, nell’amara ed effimera speranza che un giorno avrebbe dimenticato quello sguardo, la delusione e lo smarrimento ivi dipinte, di quel ragazzo che considerava un figlio. « Gli ho detto che ti avevo ucciso io. Il tuo migliore amico. Il tuo compagno. Ma sai qual è stata la cosa più dolorosa, Andreas? » Ricercò il suo sguardo celeste e lo trovò. Dopo così tanti anni, dopo essersi sentito sporco e marchiato a vita, in quel momento ebbe la sensazione di potersi liberare di quasi due decenni di dolori agognanti. « Dirgli perché lo avevo fatto. Dirgli, dopo anni in cui gli avevo raccontato delle nobili e coraggiose gesta di un padre glorioso ed amato, che proprio quel padre in realtà si sarebbe macchiato le mani del sangue di innocenti. » Gli tremavano le labbra ma rimase ritto lì, davanti all’altro, al compagno d’armi, come se quelle sbarre non esistessero.
« Quel giorno lui non ha perso solo un padre ed io un amico, ma entrambi abbiamo perduto il nostro eroe. E questo… questo niente potrà cambiarlo. Né la tua improvvisa riapparizione, né una qualsiasi scusa o stramaledetto piano che Rosalind possa avere. »
Gli voltò nel spalle di nuovo, incapace di continuare quella confessione covata per sedici anni.
Le mani sui fianchi, la camminata verso una direzione imprecisata, un muro contro il quale avrebbe volentieri sbattuto la testa pur di dimenticare, e l’assordante silenzio che pareva trafiggerlo come non mai.
« Anche io ho perso qualcuno, quel giorno » parlò infine, Andreas, Re di Eraklyon. « Un figlio, sì, ma anche qualcuno che mi era molto più caro di un amico. Molto più di un fratello. » Non si voltò ancora, Silva, mentre incamerava quelle informazioni come fossero un eco lontano. Sentiva solo rabbia, rabbia ed altra rabbia alimentata da quella dichiarazione di cui sì, forse era sempre stato consapevole, ma che in quel momento non aveva alcun potere.
« Cosa speri di ottenere così, Andreas? » domandò dandogli ancora le spalle, sconfortato come mai s’era sentito, eppure ancora capace di mantenere la propria integrità – un soldato, sì, ma un soldato onesto e giusto. « Cosa ti aspetti che possano cambiare, queste parole, dopo quello che hai – che abbiamo – fatto? » Ora si voltò a cercarlo, a incrociare quello sguardo sotto una luce diversa, pur con i muscoli ancora così tesi ed inabituati a percepire nell’altro una tale serietà – non era mai stato davvero serio, Andreas, nemmeno quando si era sposato e aveva messo su famiglia, quagli anni l’avevano forse davvero cambiato?
« Che torniamo in squadra assieme, Saul, come ai vecchi tempi. Che stiamo dalla stessa parte, che combattiamo insieme, che ci supportiamo, che– »
« Sei forse impazzito? Dopo tutto quello che Rosalind ha fatto e sta facendo? » Quasi scoppiò a ridere di nuovo, le mani sui fianchi e lo sguardo di chi non crede a ciò che sta udendo, il capo scosso con disapprovazione. « Non acconsentirò a questo, Andreas. E sono sicuro che nemmeno Farah lo farà. »
Fu l’altro, ora, a lasciarsi sfuggire una sorta di piccola risata, gli occhi che rotearono verso il soffitto.
« Farah… » sospirò, quasi, in un’amara rassegnazione che aveva il sapore di un passato mai realmente chiuso, che ancora sapeva infastidire ed intromettersi dove non avrebbe voluto. « Farah è morta, Saul. » volutamente brutale, volutamente senza alcun tipo di remora.
Spiazzato. Silva si sentì svuotato in un istante, gli occhi sbarrati, la bocca dischiusa.
« … cosa? » biascicò, ed in quella domanda Andreas avrebbe voluto infierire con cento e più pugnalate, ognuna più dolorosa di quella che l’amico gli aveva inferto sedici anni prima.
« Rosalind l’ha uccisa. Non sarà più un problema, per nessuno di noi. »
Cadde. Le ginocchia cedettero, arrivando al suono con un tonfo sordo, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Lì, inerme come pronto a un’esecuzione capitale, Silva fissò il vuoto dinnanzi a sé ed in quel vuoto annegò anche Andreas.
  
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