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Autore: Greenleaf    20/02/2021    6 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
 
 
 
Eldihen correva in mezzo alla foresta, il cuore nel petto le batteva come un tamburo. Il vento gelido si scontrò contro la sua pelle candida, facendo muovere i suoi capelli castani disordinatamente. Scostò con una mano il ramo di un albero, guardandosi alle spalle. Si sentì soffocare, l’ansia stava prendendo il dominio delle sue azioni, ormai troppo impaurita non avrebbe retto la tensione. Era viva per miracolo.

Un gruppo di orchi aveva teso un agguanto alla carovana diretta a Valinor di cui lei faceva parte. Ricordava vividamente le grida della sua gente e,  il sangue intorno a lei scorrere sotto i suoi piedi come un fiume in piena, i suoi vestiti ne erano intrisi, lasciandole ancora percepire il forte odore. Le immagini la tormentarono a tal punto da farla tremare.

Urlò, presa dallo sconforto, non riusciva a trovare pace. Era l’unica superstite del gruppo, o almeno credeva. Codardamente aveva abbandonato la sua gente, per nascondersi sotto le fronde degli alberi, scappando da morte certa. Era partita da Imladris, casa sua, per raggiungere le terre immortali, per scappare dalla guerra e vivere felicemente, ma non aveva messo in conto che, anche se aveva organizzato il viaggio nei minimi dettagli, il destino aveva scelto la sua strada prima ancora che lei partisse.

Stava scappando per salvarsi dalla guerra, ma la guerra l’aveva raggiunta, la morte l’aveva sfiorata.
Si guardò intorno. Era ormai distante ma percepiva ugualmente le urla degli orchi, il suono del corno elfico, i cavalieri gridare ed i cavalli nitrire.

Girò il capo da un lato all’altro della foresta. Era completamente sola in mezzo alla fitta vegetazione. Il sentiero era cosparso di pietruzze e grossi cespugli. Spaesata girovagò tra gli alberi, alzando il volto per osservare il cielo, ma non vide nulla. I rami le coprivano del tutto la visuale, creando sul suo capo una sorta di cupola. Gli uccellini svolazzavano beatamente, passando da un ramo all’altro, ignorando ciò che era accaduto.
 Avvertì in lontananza un rumore, si voltò immediatamente, temendo in cuor suo che un orco la stesse seguendo. Tirò un sospiro di sollievo quando vide saltellare una coppia di conigli.

Indietreggiò, guardando i tronchi degli alberi e le formiche muoversi, formando una fila ordinata.

Avvertì l’ansia salire sempre di più, mentre la paura di un altro possibile scontro si fece largo nei suoi pensieri, terrorizzandola completamente.

Ogni rumore per lei rappresentava una minaccia. Mosse il suo sguardo ripetutamente di ramo in ramo, camminando senza meta.

All’improvviso i suoi timori presero vita, avvertì una mano da dietro le spalle tapparle la bocca, immobilizzandola. Non respirava più. Si dimenò, cercando di  scappare da quella presa, ma non riuscì ad allontanare le braccia che la stavano bloccando dalla vita. Percepì un corpo dietro di sé, appoggiò il capo probabilmente su un’armatura di metallo. Rabbrividì a causa di quel contatto, sentendo nel petto un forte bruciore, una paura mai provata fino a quel momento. Non riuscì a muovere un dito, il corpo non rispondeva, come se si fosse di colpo pietrificata.

Non respirò più, si lasciò morire tra le mani del suo assassino. 



 
Legolas, Aragorn e Gimli erano pronti per partire, seguendo le tracce di Merry e Pipino. Si bloccarono sui loro passi quando notarono il corpo stremato di una fanciulla sdraiata a terra, sotto le fronde di un albero, incastrata tra le radici.

Legolas impietosito dalla figura della ragazza si occupò di lei, aiutato dai suoi compagni. Preoccupato fissò le sue labbra carnose, le sue palpebre chiuse ed i vestiti logori che indossava. Gimli abbassò la sua ascia, si tolse il mantello e lo poggiò sulle spalle della sconosciuta, lanciandosi un’occhiata con Aragorn.

 “Apri gli occhi, coraggio, apri gli occhi!” Eldihen sentì una voce in lontananza. Legolas le stava parlando. Percepì delle mani strette alle sue, ma non comprese di chi si trattasse, né cosa stesse accadendo. La testa le faceva male, a tal punto da avvertire un fastidioso fischio nelle orecchie.
Timidamente aprì le palpebre, richiudendole immediatamente. C’era troppa luce intorno a lei.

“Forza apri gli occhi, ascoltami!” si sentì sollevata da terra, avvertì distintamente delle mani sulla sua vita. Si trovò stretta tra le braccia del suo salvatore, completamente frastornata e priva di sensi.
 Era stordita, vittima di un massacro, viva per puro caso, anche se Eldihen non credeva alle coincidenze, sempre se fosse realmente riuscita a sopravvivere.

Avvertì nuovamente sotto di sé il terreno morbido. Era stata accuratamente sdraiata a terra.
“Apri gli occhi!” Legolas delicatamente prese tra le mani il volto della sventurata, sperando che riaprisse le palpebre. Si chiese, guardandola, quante vicissitudini avesse affrontato, com’era finita lì, mezza morta, nel bel mezzo della foresta.

“Legolas!” Gimli posò la sua mano sulle spalle dell’amico. Avrebbe voluto dirgli che forse era toppo tardi, le condizioni della ragazza non sembravano buone, probabilmente se non era morta lo sarebbe stata a breve “Forse non ce la farà!” commentò tristemente.

L’elfo guardò il viso bianco della sconosciuta, le orecchie a punta tipiche degli elfi, la pelle fine e chiara, troppo pallida per i suoi gusti. Era sporca di sangue, sul viso aveva dei graffi e delle foglie incastrate tra i capelli. Sospirò pesantemente. Non avrebbe voluto abbandonarla, si trattava di un elfo femmina, non poteva negarle il suo aiuto.

“Lasciami… lasciami” Eldihen piegò debolmente il collo. La sua voce era flebile, quasi impercettibile. Allungò il bracciò sulle foglie cadute a terra, spostandosi lentamente, completamente distante da Legolas, persa in chissà quale pensiero.

“Sembra che stia reagendo” Aragorn si piegò sulle ginocchia, raggiungendo l’amico a terra. Guardò la fanciulla, spostando la sua occhiata su Legolas.

“Avanti, svegliati!” Legolas sfiorò la sua mano, scrutando i polsi sottili. La sua pelle era troppo chiara confronto le foglie rosse sparse a terra. Sentì la mano di Eldihen stringere debolmente la sua. Posò il suo sguardo sulle palpebre chiuse della ragazza, sussultò quando la vide lentamente sollevare le lunghe ciglia scure, poi richiuderle ripetutamente, fino a riaprire gli occhi e svelare due gemme chiare, azzurre come l’acqua limpida.

“E’ viva!”Gimli sorpreso abbassò la sua ascia stringendola con vigore. In quella giornata così brutta, il risveglio di quella sconosciuta l’aveva messo di buon umore.

Aragorn sorrise debolmente, scostando una foglia secca dalla fronte di Eldihen.

Intimorita osservò i tre sconosciuti, spostando il suo sguardo su ognuno di loro: il nano aveva una folta barba rossa, un elmo in testa e due occhi piccoli ma calorosi. L’uomo alla sua destra la guardava con aria compassionevole, i suoi capelli castani gli ricadevano sul volto, incorniciando gli occhi verdi e luminosi. Passò in fine a guardare l’elfo dinanzi a sé, colpita dai suoi occhi celesti. Lo fissò senza timore. In altri casi avrebbe abbassato lo sguardo ma, senza accorgersene si trovò ammaliata dagli occhi azzurri dell’elfo. Aveva i capelli biondi, color del grano, le labbra sottili e gli zigomi poco pronunciati.

Richiuse le palpebre quando un forte dolore colpì la sua testa. In quell’istante vide tutto nero e la sua mente le ricordò l’accaduto: la fuga dagli orchi ed il massacro a cui era scampata. Vagabonda tra i boschi, dopo aver corso si era accasciata a terra, in bilico tra la vita e la morte. Era stata ferita, ricordava solo che degli orchi l’avevano strattonata e che era riuscita a scappare, mossa dal panico.

Non avrebbe immaginato mai in vita sua che la paura di morire si presentasse anche nei pochi sogni che aveva, eppure poco prima aveva sognato di essere stata uccisa. Avvertiva tutt’ora quella mano sulla sua bocca, bloccarle il respiro, fino a farla morire.

Era solo un sogno.

“Sono morti tutti. Gli orchi hanno ucciso tutti!” la sua voce era bassa e stremata. Legolas la vide riaprire gli occhi azzurri pieni di lacrime. Si muoveva a stento ancora incosciente. Completamente indolenzita cercò di farsi forza sollevandosi da terra, spostò le sue gambe per avvicinarle al busto. Il mantello di Gimli cadde al suolo, Eldihen lo fissò, catturata dalla stoffa verdognola.

Un improvviso mancamento la fece ricadere, Legolas velocemente allungò le mani e l’attirò a sé, stringendola alle sue braccia.

“Non ti muovere” le sussurrò. Con estrema delicatezza appoggiò la sua testa al suo torace, scostando i capelli castani dal suo viso.

“Sono morti tutti… sono morti… li hanno uccisi” Eldihen scrutò gli occhi di Legolas, era serio. La sua vista si appannò, le lacrime tornarono a coprirle gli occhi. Rabbrividì presa dallo spavento. Avvertì le mani dello sconosciuto dietro la sua schiena. La stava accarezzando lentamente. Inalò il profumo proveniente dalla sua tunica verde, rifugiando il suo viso nell’incavo del collo, completamente addolorata.

“E’ tutto finito” Legolas era sorpreso, la accolse tra le sue braccia, consolandola come meglio poteva.

“Mia signora, non devi piangere, qualunque cosa ti abbia ridotta in questo stato è lontana da te. Non temere” Aragorn  cercò di rassicurarla, osservando le lacrime che rigavano il viso limpido di lei.

“Sei al sicuro!” Gimli allungò il collo per guardarla meglio. Legolas la stringeva tra le braccia, chinato al suolo.

Un raggio di luce illuminò i quattro, rischiarando l’ombra e gli occhi cerulei di Eldihen.

“Qual è il tuo nome?” Legolas era delicato, gli sembrò che se l’avesse stretta di più tra le sue braccia le avrebbe fatto male. Pareva fragile, anche un soffio di vento avrebbe potuto procurarle dolore.

“Io sono Eldihen” rispose flebilmente, rimanendo appoggiata al torace dell’elfo “Eldihen di Imladris”

“Vieni da Gran burrone?” domandò curioso Aragorn.

“Si” Eldihen ripensò alla sua amatissima città. Aveva vissuto a lungo ad Imladris, la valle di sire Elrond. I ricordi più belli erano legati alla sua dimora, ai lunghi pomeriggi trascorsi a passeggiare e le notti argentate passate sotto le stelle luminose. Ripensò al giorno della sua partenza, ai bagagli sul letto, i vestiti sparsi lungo la stanza e la carovana che avrebbe dovuto accompagnarla fino ai Porti Grigi. Le tornarono in mente le grida che aveva ascoltato durante l’assedio. Era spaventata. Ancora sentiva le suppliche della sua gente nelle orecchie, poteva tutt’ora vedere i corpi dei suoi compagni stesi a terra, privi di vita e il sangue sgorgare dalle loro carni, come acqua sui sassi.

“Sono morti tutti” iniziò a piangere, un pianto liberatorio, pieno di singhiozzi e dolore. Era divenuta rossa, il suo cuore batteva all’impazzata, respirava con molta fatica, l’aria la percepì rovente, bruciava dentro le narici come lava incandescente. Le lacrime rigarono il suo viso, bagnandole i capelli e le mani che debolmente si erano posate sul torace dello sconosciuto, aggrappandosi alla sua tunica verde.

“Eldihen. Guardami!” Legolas preoccupato spostò il suo braccio trattenendola dalla vita sottile, con una mano le sollevò il  mento di poco, facendo in modo che i loro sguardi si incrociassero. Era seriamente preoccupato, doveva ammettere che per lui la situazione era nuova, non sapeva come comportarsi, ma d’istinto si sentiva in dovere di proteggere la ragazza, anche se non la conosceva “Devi calmarti, sei al sicuro, nessuno ti farà del male, non corri alcun pericolo ora che ti abbiamo trovata!” spiegò pacatamente.

Eldihen si bloccò, guardando gli occhi azzurri di Legolas, come se fossero l’unica luce presente in quel momento. Sentì la presa sulla sua vita farsi più decisa, le dita di lui la stringevano, mentre si guardavano in silenzio.

Sospirò tremando. Deglutì la sua stessa saliva, piegando leggermente il viso, incastrandosi nuovamente nell’incavo del collo dell’elfo. Era terrorizzata e in pieno stato confusionale, anche se si trovava in vita, non riusciva a smettere di piangere. Continuò silenziosamente a versare le sue lacrime nascosta tra le braccia di Legolas.

Intenerito da quella scena, l’elfo si piegò per raggiungere l’orecchio della fanciulla, sfiorò la pelle morbida con le labbra e la guardò “Basta piangere, è tutto passato” le sussurrò dolcemente, carezzandole i capelli, sperando di farla calmare. Eldihen non rispose, si limitò a ricambiare lo sguardo di Legolas, piegando il viso in sua direzione.

“Ho paura…” confessò timidamente “ho paura di morire” si sentì una codarda,  ma doveva ammettere che dopo l’attacco  la paura di morire la paralizzava . Forse si sentiva minacciata da un rischio che normalmente non avrebbe dovuto correre, infondo lei era destinata a vivere essendo un elfo femmina, ma era anche vero che si trovava viva per miracolo e ogni sua certezza  era crollata davanti ai suoi occhi, come un castello di carte.

“Ti prometto che nessuno oserà sfiorarti. Non lo permetterò, credimi” Legolas ricercò il suo sguardo. I loro occhi si trovarono di nuovo, Eldihen lesse nel viso limpido di Legolas serietà e destrezza. Sentì le braccia di lui stringerla in un abbraccio.
 



 
Note Autrice:
Questa storia la tengo nel “cassetto” da un bel po’ di tempo ormai, ed è emozionante condividerla, ricordo i pomeriggi trascorsi sulla testiera, la mia povera schiena grida ancora pietà, ma sono contenta di vederla in mezzo a tutte le altre storie del Fandom. Ho scritto per aver anch’io un mio racconto sulla Terra di Mezzo e sono arrivata a metà storia, quindi manca poco e sarà terminata e mi dispiace perché mi sono affezionata, spero che anche per voi sarà così, spero di regalarvi un’emozione e che quelle serate spese a scrivere possano donare un momento felice a qualcuno, come è stato per me!
In queste mie primissime note, sento il piacere, più che il dovere, di ringraziare  BreathE   perché oltre a farmi da Beta è riuscita a spronarmi e se ho pubblicato oggi è merito suo, quindi grazie di cuore <3. Avrei tanto voluto concludere tutta la storia prima di postarla, ma è anche vero che avvicinandomi ai capitoli conclusivi avvertivo un certo “distacco” quindi ho pensato che fosse meglio postarla per godermela al meglio.
Su Eldihen e i personaggi in generale ho da fare una premessa “capirete leggendo” spero di aver sviluppato bene tutti i punti e dopo mesi di sogni in cui vedevo la mia storia apparire, eccola qua! Ce l’ho fatta. Nel frattempo che voi leggete io la concluderò t.t.
Riguardo gli aggiornamenti: saranno settimanali, il prossimo è di sabato. Mi raccomando date un’occhiata sempre alle note perché a mano a mano vi dirò i giorni!
Grazie per aver letto, spero di sentirvi in qualche commento.
 
 
   
 
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