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Autore: Harlequinade_97    21/02/2021    0 recensioni
Una storia della nascita dell'amore folle tra Harley Quinn e il Joker, ambientata in un mondo alternativo, fatto di copioni, regie e intrighi, lotte per l'ambizione e sogni per Broadway, il tutto si svolge dietro le quinte del palcoscenico del Grand Gotham Theatre, con tutti i loschi individui dell'universo Batman.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn, Joker, Poison Ivy, Scarecrow
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice: Salve e rieccoci con il continuo della storia ^-^ come avevo annunciato prima, intendo portare a termine questo piccolo progetto, a qualunque costo! Ho preparato una scaletta e tutto per bene! Mi serve solo un pochino di tempo tra una sessione d'esami e l'altra T_T Ma bando alle chiacchiere e vi auguro una buona lettura!


Sentimenti contrastanti    

“Bene! Penso sia arrivato il momento di iniziare…”
Crane esordì finalmente ed attirò l'attenzione di tutti i presenti in sala, interrompendo lo scambio di sguardi incuriositi di Harleen e l'uomo misterioso. Da parte del gruppo di nuovi arrivati ci fu l'implicita decisione di avvicinarsi al centro del palcoscenico di fronte a Crane, che spiegava le nozioni fondamentali della prima volta sulla scena teatrale.
Poco prima nel rispondere all’uomo tenebroso le parole le erano davvero spuntate sulle labbra prima che venissero analizzate dal cervello. Certo, sbarazzarsi dello stress universitario era una delle ragioni che l’aveva spinta ad entrare in quel teatro, ma sapeva che in fondo quella motivazione non le bastava. Da sempre Harleen riusciva ad avere chiaro in mente quale elemento motivasse le proprie azioni, che fosse per decidere se trangugiare una vaschetta di gelato o bere per superare le amarezze della sua vita sociale, piuttosto scarna ultimamente. Oppure la scelta stessa della facoltà di psicologia: l’aveva affascinata da sempre la mente, i suoi segreti, così avrebbe avuto la possibilità di apprendere come indagare le cause possibili delle devianze mentali. Ma quale altro scopo nascondeva in fondo la scelta di frequentare un corso di recitazione? Soprattutto perché adesso stava rimuginando tanto su un pensiero del genere? Possibile che la fonte di riflessioni che la stavano attraversando fosse quella semplicissima domanda d’interesse di un semplicissimo uomo? Forse non era un uomo così comune se le causava questo effetto…

Un po' perché era già informata sull'argomento per la sua esperienza passata, un po' per quella specie di attrazione infondata, Harleen non prestò attenzione alla lezione e lasciandosi trasportare dalle precedenti questioni ponderate, si concentrò ad osservare quella chioma verde che spiccava tra la folla, stando ben attenta a non incrociare di nuovo quegli occhi color smeraldo, che esploravano la sala da una parte all’altra. Per la seconda volta però l'uomo la colse di sorpresa con quell'espressione curiosa e quel sorrisetto all'apparenza innocuo.

“… se avrete dubbi sarò lieto di chiarirveli. Adesso vorrei proporvi un semplice esercizio per comprendere meglio e fare vostro lo spazio teatrale…” e ancora una volta le indicazioni di Crane la salvarono dall'imbarazzo. Lo aveva già sperimentato quell'esercizio: consisteva nell'occupare fisicamente lo spazio del palcoscenico, camminando avanti e indietro su tutta la sua superfice in modo omogeneo, stando attenti a non scontrarsi con gli altri e a non lasciare spazi vuoti. L'esercizio rappresentava l'idea che l'attore quando si muove nello spazio lo deve fare in modo completo, pregnante, padrone e conscio dello spazio circostante nel quale recita.
Il trucco era muoversi lentamente ma con determinazione, in modo da non incappare negli altri e cambiare direzione. Harleen cercò di fare del suo meglio per controllare i passi nella direzione ben studiata, eppure si ritrovava ogni volta di fronte quello sguardo saccente e sempre più irritante del tizio con i capelli tinti. Era parso ovvio che lo facesse di proposito, e anche se la irritava parecchio, una piccola parte di lei voleva stare al gioco, chissà poi perché... Il suono di un fischietto la riportò alla realtà e sentì la voce di Crane annunciare:

“Tempo scaduto! Complimenti a tutti, dopo questo riscaldamento ci sarà la vera improvvisazione.”
Ci indicò di sederci sulle poltrone e iniziò a spiegare alcuni fondamenti sull'arte dell'improvvisazione, i suoi gesti tradivano una certa impazienza, forse non era abituato a parlare in pubblico, il che era piuttosto ironico visto l'ambiente in cui si trovavano. A questo futile pensiero Harleen si lasciò sfuggire un timido sorrisetto che le fece girar la testa con fare casuale, ed ecco che stavolta fu lei a adocchiare, senza volerlo, il viso dell'uomo misterioso, a scioccarla ulteriormente il fatto che era lei l'unica a “fissare”, e ne rimase stranamente soddisfatta. Ebbe tempo di notare il mento spigoloso e le labbra sottili e altri dettagli che di solito avrebbe trovato particolarmente strani su una faccia. Al contrario i suoi tratti fisionomici erano armonizzati tra loro tali da comporre un viso, osò pensare, quasi attraente. Scoprì di essersi concessa troppo tempo a osservarlo quando lui la colse in flagrante e le guance di Harleen si tinsero di un rosso cremisi, e non poté fare a meno di distogliere lo sguardo imbarazzata, e alquanto irritata, mentre l'uomo tirava in sù compiaciuto un angolo della bocca.
Doveva essere finito il discorso di Crane perché tutti si stavano alzando dai loro posti per dividersi in due gruppi, di fretta la giovane seguì un gruppo e cercò di sembrare disinvolta, mentre cercava di rimuovere dalla coscienza l'imbarazzante momento trascorso. A quanto pare avrebbero provato una vera scena improvvisata a gruppi di cinque persone, il primo quintetto stava improvvisando sul tema “festa di compleanno”. Harleen osservava con la concentrazione più assoluta per cercare di rimediare al suo atto di distrazione di poco prima, il suo gruppo sarebbe stato il prossimo ad entrare in scena, lo stesso in cui era capitato anche l'uomo misterioso.
Tema: fila in banca. Come aveva spiegato in precedenza Crane, prima di andare in scena c'è sempre un brevissimo lasso di tempo in cui gli attori si riuniscono per concordare a grandi linee il canovaccio, il sunto della scena, senza battute, che andranno a improvvisare. Insieme riuscirono velocemente a tirare in ballo i principali eventi concatenati: ritirare una vincita alla lotteria, pagare le bollette, tentata rapina.

“Salve, sono qui per ritirare il primo premio! Vede? Ho con me il biglietto vincente della lotteria come prova, ah che eccitazione! Dev’essere proprio il mio giorno fortunato!” Dopo alcuni momenti di esitazione, Harleen ritrovò lo spirito d’iniziativa e fece la sua comparsa in scena, agganciandosi alla battuta della compagna di gruppo:

“Stavo per dire la stessa cosa, carissima!” Fece due passi decisi e mimando con la mano la sagoma di una pistola la puntò verso gli sportelli immaginari della banca. Recitarono tutti con gran convinzione espressioni stupite e terrorizzate, mentre Harleen intimava di svuotare le casseforti agli addetti e strappò di mano il biglietto vincente alla collega scioccata.

“Oh, grazie della tua generosità, così spontanea, per nulla forzata! Dovrò farvi visita più spesso. È stato un piacere gente, saluti dalla vostra criminale di fiducia Harley Quinn, mi raccomando pagate le tasse eh!”. Fece per voltarsi verso le quinte, si assicurò di aver abbastanza spazio dinanzi a sé e prendendo un gran passo per darsi slancio, roteò rapidamente ma con estrema eleganza.
Sin da quando aveva messo piede su quel palcoscenico aveva percepito la solida e resistente struttura in legno di betulla, proprio come i parchè laccati su cui si era tanto esercitata parecchie ore al giorno, negli anni delle superiori, nella ginnastica artistica. Eccelleva così tanto che il suo coach avrebbe voluto iscriverla ai concorsi provinciali, ma i suoi genitori decisero al suo posto: meglio investire nel college che spaccarsi la schiena in una disciplina che non sarebbe stata in grado di portare avanti a livello agonistico. Da allora aveva continuato sporadicamente a frequentare una palestra specializzata per tenersi in forma, non voleva abbandonare quella passione e con lo studio ultimamente aveva messo tutto in secondo piano. Le era mancata quel senso di leggerezza che provava quando si esibiva in quelle acrobazie, e quel palco le aveva fatto tornare la voglia di volteggiare con tecniche e doppie verticali. Per cui si era lasciata andare liberamente in quella ruota con salto finale.

Una frazione di secondo per riprendersi dall’inaspettata mossa acrobatica e subito si levò un fragoroso applauso contornato da esultazioni e fischi entusiasti da parte di tutti in sala. Harleen non si aspettava nulla del genere, ma non le dispiaceva affatto essere oggetto di tanta esultanza e sorrise imbarazzata. Sentì il calore salirle violentemente sulle guance non appena dal gruppo di persone sbucò lui ancora intento ad applaudire lentamente. Per tutta l’improvvisata era talmente concentrata che si era dimenticata della sua esistenza e ora l’evidenza la lasciò attonita.

“Sono piacevolmente sorpreso da tutto ciò!” Avvicinandosi sempre più ad Harleen, guardandola con un angolo della bocca leggermente tirato in su, lasciando trasparire una misteriosa soddisfazione, e quando si fermò di fronte a lei disse:

“E te lo dice quello che aveva pianificato un finale di giornata coi fiocchi, roba da restarci secchi, giuro!”.
La sua risata risuonò forte in sala, dopodiché ebbe l’impressione che mormorasse direttamente a lei con un ghigno compiaciuto: “Forse ciò che sto per dichiarare non avrà lo stesso effetto esplosivo, ma proverò lo stesso a sbalordirvi”, adesso rivolgendosi a tutti esclamò:

“Benvenuti a bordo della compagnia teatrale Arkham, gente! Qui è il comandante Jack Napier che vi parla, meglio conosciuto come Joker! Spero vivamente che non vi rilassiate troppo durante il vostro soggiorno qui a teatro, perché voglio che diate il meglio di voi stessi, io sarò qui a coordinare le vostre prove ed esercitazioni varie per condurvi e trascinarvi con me nella nobile arte della recitazione! Oh, quasi dimenticavo: per le informazioni noiose e burocratiche rivolgetevi pure al mio collega Johnny, solo per oggi gli ho concesso di mettersi nei miei panni, e devo ammettere che ci ha regalato una splendida interpretazione!” Invitando ad applaudire per Crane, che intanto era arrossito in volto per l’imbarazzo all’inaspettato complimento, alzò le braccia e rivolse a tutti il suo saluto: “Grazie e buonanotte!” Un brusio denso di sospiri piacevolmente scioccati e commenti sussurrati si udirono non appena rivelò il suo soprannome insolito, ma si ripresero in fretta e applaudirono, sopraffatti dal suo discorso di benvenuto.

“È proprio quel Joker? Oddio non pensavo si sarebbe presentato, certo d’altronde la compagnia è diventata famosa grazie a lui e possiede il teatro, come potrebbe non essere qui!”

“Vero? Sono una sua fan da quando ho assistito al suo esordio con The Killing Joke! È così misterioso e carismatico!” Harleen distinse i pettegolezzi della coppia di ragazze vicino a lei e la sua reazione andava ben oltre lo stupore, infatti si rendeva conto solo adesso che aveva passato la serata a competere in una gara di sguardi proprio con quel fantomatico personaggio, così misterioso e carismatico a detta del fan club appena riunitosi. Al pensiero scosse la testa impercettibilmente e le si formò un sorrisetto in volto: ricordò l’eccitazione simile delle sue compagne universitarie riguardo la performance del misterioso attore tanto decantato. Chissà che faccia faranno quando domattina Harleen avrebbe sfatato il mito dell’”affascinante protagonista”, secondo gli eventi delle ultime ore, gli aggettivi inquietante e invadente gli calzavano molto meglio. Il sorriso si accentuò ancora di più in alla sua intima osservazione, e quasi come se fungesse da calamita attirò l’attenzione di Jack, che era rimasto accanto a lei da quando aveva fatto l’inatteso annuncio, e le rivolse parole incuriosite:

“A giudicare da quel sorrisetto, credo che ti sia già sbarazzata di quel tuo stress…”
Richiamata alla realtà dalla voce grave, Harleen pensò di rispondergli subito che il motivo del sorriso era un altro, ma in fondo aveva ragione. Si era liberata, anche se temporaneamente delle solite preoccupazioni giornaliere e aveva ritrovato in quei locali un senso di familiarità che da tanto non provava, o che addirittura non aveva mai esperito. E ammetteva di essersi…divertita nella sua improvvisata performance di prima.

“Già…mi sono ambientata in fretta, penso che potrei trovarmi davvero bene seguendo questo corso. Non mi sentivo così a mio agio da… sempre, credo.”

“Oh, ma non mi dire!” Reggendosi il mento tra il pollice e l’indice e l’altra mano a tenersi il gomito, Harleen si sorprese ad osservare questi minimi particolari e a squadrarlo dal busto, magro e tonico, fino al viso con un’aria interessata, e non appena si rese conto che lo fissava senza continuare la conversazione si affrettò a riempire il silenzio imbarazzante:

“Ehm…il fatto è che…in passato ho già frequentato per un breve tempo un altro corso di teatro, forse è per questo che gli ambienti mi sono così familiari, ma in realtà questo posto mi fa un effetto diverso…heh…in senso positivo ovviamente!” Non sapeva spiegarsi perché stava sputando fuori il corso di pensieri che le frullavano per la testa, tenere una conversazione con un uomo ritenuto quasi famoso e che l’aveva osservata in modo misterioso per tutto il tempo la rendeva nervosa, chi non si sentirebbe allo stesso modo? E il nervosismo la faceva parlare a raffica, esprimendo tutto ciò che le passasse per la testa, si maledisse interiormente per aver lasciato trasparire con facilità questo lato di sé, per qualche motivo non voleva apparire così impacciata davanti a lui.

“Spero che anche le persone ti abbiano colpito in modo positivo…Harley Quinn…”
Da quel momento in poi, ogni volta che nella mente di Harleen si sarebbero formate le lettere di quel nomignolo, appena inventato da lei stessa sulla scena, le avrebbe udite con lo stesso tono che aveva utilizzato Jack, e sarebbe inevitabilmente arrossita. E infatti arrossì, ma stavolta infastidita, quando colse l’insinuazione di lui. Davvero pensava che lei fosse come tutte le sue ammiratrici, ossessionate dal suo lato tenebroso, e così ingenue da non accorgersi che dietro quella maschera di carisma si nascondeva un uomo egocentrico e spocchioso, e chissà che altro. Ripresasi dal nervosismo, Harleen decise di rispondergli a tono:

“Il mio nome è Harleen Quinzel in realtà, e comunque si ho conosciuto persone interessanti, l’aura che sprigiona Pamela è elettrizzante, da restarne affascinati, è stata molto gentile a farmi da guida, e anche il signor Crane mi ha dato quest’impressione, oltre ad essere molto disponibile con i nuovi arrivati,” mentre parlava indicava Crane tra la folla dei novizi e Pamela, che per sua gradita sorpresa le ricambiò lo sguardo e le rivolse un sincero sorriso, al quale Harleen rispose con un cenno della testa.

In quell’istante ricordò lo strano commento di Pamela quando la condusse nella sala. E poi non vorrei che lo incontrassi. Collegava adesso che stava parlando proprio di Jack. Ironico che il fatto che l’avesse incontrato poco dopo la manifestazione d’apprensione della rossa. Intuì quindi anche la sorpresa della stessa Pamela quando vide che a dirigere il corso d’improvvisazione c’era Jonathan Crane, probabilmente abituata a vedere Jack come maestro del suddetto corso, e si chiese chiaramente cosa avrà inventato stavolta, chiedendo spiegazioni all’innocente Crane. Il piano che aveva architettato la colpì immediatamente, e decise quindi di dargli un po’ di credito, ma senza lusingarlo troppo.
La risatina di Jack colse alla sprovvista Harleen, ma distinse anche una punta di irritazione in essa.

“Oh, anche il tuo annuncio a sorpresa non è stato niente male, Jack.” Continuò la bionda senza timore. Apparve un’ombra sul suo viso non appena Harleen pronunciò il suo nome per la prima volta, ma si illuminò nuovamente in volto rivolgendole uno sguardo penetrante da cui la giovane non sapeva sottrarsi e rimase immobile, lasciandosi trasportare dal suono delle sue parole e dei suoi gesti.

“Il nostro cast è di certo molto variegato, tante personalità interessanti e affabili, intriganti. Qualità che, secondo il mio modesto parere, ti calzano a pennello Harleen. Ti troverai bene qui nella mia compagnia, già credo proprio che tu porterai nel teatro un nuovo aroma, speziato, o forse agrodolce…”

Si era sensibilmente avvicinato a lei per raccogliere una lunga ciocca di capelli chiari che era scivolata sulla spalla di Harleen, e lei glielo lasciò fare e non seppe spiegarsi il perché, l’unica cosa che tentava di controllare in quel momento era il suo battito cardiaco e il respiro caldo. Senza lasciar trasparire l’agitazione resse lo sguardo, e non si scompose di una virgola quando Jack si sporse in avanti, quel poco che bastava per portarsi la ciocca, delicatamente intrappolata tra le lunghe dita al suo viso e annusò come per scoprire un’essenza celata. Dopo aver liberato i capelli Harleen sentì il suo stesso sospiro liberarsi, forse anche quello tenuto in ostaggio per qualche secondo da quella inspiegabile persona di fronte a lei. Avvertì un brivido attraversarle la schiena quando alzò lo sguardo e la osservò attraverso la cascata di ciocche verdi ribelli. Come ci riusciva? Era solo da poche ore che lo aveva incontrato ma aveva già tante e contrastanti opinioni su di lui, la irritava, sorprendeva, affascinava…come riusciva ad avere questo effetto sulle persone? O capitava solo a lei? Questo pensiero fece sentire Harleen stranamente privilegiata, forse addirittura speciale, anche se lo conosceva da neanche mezza giornata quindi si impose di togliersi dalla testa certe credenze, avrebbe dovuto conoscerlo meglio. A quel punto era innegabile la curiosità e, doveva ammetterlo, la sua attrazione per la sua personalità cresceva ogni secondo che passava ad osservarlo. La motivazione a frequentare quel teatro crebbe ancora di più, così come il suo irrazionale interesse per questo Joker…

“Riconosco un astro nascente quando mi si para davanti, e per te mia cara, conquistare il palcoscenico sarà una passeggiata. È soprattutto grazie alle tue abilità d’improvvisazione e acrobatiche, come hai mostrato poco fa a tutti, che sarai assolutamente perfetta.” Al suo commento Harleen mise in mostra un sorriso imbarazzato ma sinceramente compiaciuto, raccogliendosi i capelli dietro l’orecchio. Quasi immediatamente Jack rispose allo stesso modo.

“E riecco quel sorriso. Come dicevo, perfetta… Ci vediamo la settimana prossima allora, puntuale mi raccomando… Harleen.”

“Senz’altro!” Con un ghigno salutò la giovane e scomparve nella folla.
Harleen era tutta tremante dall’eccitazione, non sapeva se fosse saggio farsi condurre da quei sentimenti di curiosità e attrazione, per ora avrebbe concentrato le sue energie nella recitazione, ed era questa la motivazione principale per cui avrebbe continuato a frequentare il teatro.

L’altro motivo era Jack. La giovane, per quanto si sforzasse, non riusciva ad ignorare il turbinio di emozioni, fin troppo allettanti, che provava non appena ripensava a tutte quelle lusinghe che le aveva dedicato. Per tutto il resto della notte venne continuamente svegliata da incubi, un paio di occhi color verde smeraldo la perseguitavano, la eccitavano e inquietavano allo stesso modo.
   
 
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