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Autore: lone_wolf_08    23/02/2021    1 recensioni
Il Reame Boscoso era la sua casa. Thranduil e Legolas la sua famiglia.
Eppure la sua vita lì non sarebbe potuta durare per sempre. Il coraggio di una donna sarà messo a dura prova da un destino inevitabile e da un passato doloroso.
Morwen lo guardò negli occhi: “Chi sono io?”
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 11: IL CORVO



“Ci sono individui che non hanno bisogno della notte; essi stessi irradiano l’oscurità.”
S.J.L.




Kludd, affacciato alla finestra del suo studio, guardava giù, verso il corso dell’Isen e mentre la dura e nera pietra di Orthanc lo circondava, rifletteva. A sud, dai Monti Cenere, confine naturale di Mordor, spuntavano le esalazioni del Monte Fato, divenute ultimamente più consistenti. Riusciva a percepire tutto il male all’opera; gli provocava intense scariche di eccitazione. Sarebbe mancato poco, prima della fine. Una folata di vento mosse i suoi capelli corvini, portandogli le fragranze forti e penetranti di Fangorn. Quella foresta, vecchia di ere, sembrava essere l’unica certezza al momento. Eppure, anch’essa aveva ceduto in parte sotto le scure del male. Il suo maestro, dopo aver raso al suolo il giardino attorno alla torre, aveva cominciato ad abbattere quegli alberi per procurarsi legna, allo scopo di alimentare le fornaci del progresso industriale che stava attuando.

Chiuse gli occhi e la sua mente tornò indietro, a quando non era che un ragazzino e correva tra gli alberi decrepiti di quella foresta, sentendosi finalmente libero, lontano dai giudizi delle persone e da una casa in cui non era apprezzato. Aveva stretto amicizia con gli Ent, coi quali passava ore e ore a parlare. Loro lo amavano per essere così fuori dall’ordinario e lo chiamavano affettuosamente “Il piccolo corvo”. Nessuno nel villaggio l’aveva mai fatto sentire così accettato.

L’odore di zolfo e legna bruciata lo riportò alla realtà. Ora riusciva a sentire come una lugubre voce che dalla foresta chiamava vendetta, lo malediceva per averla abbandonata. Era come se gli Ent gli stessero ricordando quanto fosse malvagio nel lasciarli al loro triste destino. Eppure, Kludd non provava nulla a riguardo. Fissava con freddezza gli orchetti lavorare, fare a pezzi quei vecchi tronchi una volta amici. Il sentimentalismo non faceva parte della sua persona, l’aveva capito quando i suoi genitori erano morti. Non aveva versato nemmeno una lacrima. Non aveva sentito niente.

Forse la magia l’aveva reso così. L’aveva conosciuta a 9 anni, quando durante una battuta di caccia causò un incidente in cui vennero coinvolti dei suoi coetanei. Fu il primo di una serie in cui i ragazzini del villaggio con cui si rapportava rimasero feriti e sconvolti. Prima di allora la sua vita era più serena. Certo, era sempre stato emarginato per il suo carattere introverso e misterioso, ma da quel giorno le cose cambiarono decisamente. Non aveva la minima idea di come controllare gli impulsi che prendevano il sopravvento in lui. Erano sensazioni forti e indomabili, e lui non era che un bambino. La paura di poter causare danni, inoltre, non faceva che alimentare la sua magia. Gli incidenti divennero sempre più frequenti, allorché sua madre e suo padre gli proibirono di vedere anima viva, costringendolo in casa, senza alcun precettore che si occupasse della sua istruzione. Kludd sentiva tutta la tensione, la paura e la diffidenza che la gente e i suoi genitori provavano nei suoi confronti. Lo facevano sentire una minaccia, uno sbaglio e cominciò a provare avversione nei confronti di tutti. Portava un enorme peso fatto di paura e rabbia. Ogni tanto, chiuso nella sua stanza, veniva colto da un attacco di panico, come se qualcosa lo scuotesse dal profondo. Cominciava a far levitare gli oggetti intorno a lui, a volte qualcosa prendeva fuoco, allora tornava in sé e spegneva tutto, per poi ripiombare nella certezza che fosse pazzo. A 13 anni aveva tentato il suicidio piantandosi un coltello da carne nel petto. Una voce nella sua testa l’aveva preso a schiaffi e l’aveva fatto desistere dal gesto. Perché ucciderti quando puoi uccidere coloro che ti fanno stare male? Loro si meritano la morte, non tu.



“Kludd dobbiamo parlarti tesoro” esordì sua madre una volta a cena.

“Io e papà vogliamo abbandonarti. Ho indovinato?” la interruppe sarcastico “Oh, oppure questa è meglio: Vogliamo rinchiuderti da qualche parte”.

Suo padre lo zittì “Ascolta tua madre!”

“Noi vorremmo assegnarti un precettore, un maestro che ti istruisca. È ingiusto lasciarti senza cultura solo perché-”

Non fece in tempo a finire che Kludd la interruppe di nuovo “Solo perché sono un pericolo pubblico. Dite le cose come stanno”

Margon intervenne “E’ vero, le cose stanno proprio così. Hai dei poteri e finché non saprai controllarli sarai un pericolo per tutti gli altri”

Meira lo richiamò e subito dopo riprese il suo discorso “Si chiama Gandalf ed è uno stregone, verrà a trovarti domani”

“Posso illudermi di avere una scelta o è già deciso?”

“È deciso” affermò seriamente Margon.

“Perfetto. Grazie per avermi reso partecipe delle decisioni a questioni concluse. Con il vostro permesso tornerei nella mia stanza”

Detto ciò si alzò dalla sedia senza aspettare alcuna risposta e si avviò fuori. Meira lo chiamò, intristita dal suo comportamento, Margon invece ne era infastidito “Spero che Gandalf ci sia d’aiuto”.

Meira fissava ancora la porta da dove il figlio era uscito “Sento che lo stiamo perdendo Margon”.

“Sciocchezze, a quest’età sono tutti così”.

Ma Meira sapeva che non era per quello, sentiva altro, qualcosa di peggio.

Kludd nella sua camera ripensò alla conversazione avvenuta poco prima. In fondo si trattava dei suoi genitori e come tali sapeva che agivano sempre nel suo bene e si preoccupavano per lui. Pensò che in fondo si era comportato da maleducato e irrispettoso. Volle andare a scusarsi ma una parte dentro di lui lo bloccò e trasformò le emozioni positive in negative. Ricordò lo sguardo di sua madre, pieno di paura, e quello colmo di disprezzo e fastidio di suo padre. Si chiese se il motivo per cui non lo facessero più uscire di casa fosse perché se ne vergognavano e non per proteggerlo come loro dicevano. Sentì crescere un odio incontenibile e si spaventò. Per un frangente aveva pensato di ucciderli.




Saruman lo distolse dai suoi pensieri “Cosa senti Kludd? Il Signore Oscuro ti ha parlato?”

Il moro si girò a guardare il mentore, in piedi sulla soglia del suo studio. “Al momento è più silenzioso di un tumulo antico”

“Avrai saputo che Gandalf è morto”

“L’ho visto cadere, si”

“Avremo un problema in meno a cui pensare”

Kludd ripensò a quando aveva conosciuto lo stregone. Da quando gli aveva stretto la mano aveva letto nei suoi occhi diffidenza e sospetto. Gandalf l’aveva sempre trattato con tatto, quasi ne avesse paura; per questo probabilmente non gli aveva mai insegnato le magie più pericolose. Non si era fidato nemmeno dopo anni e Kludd, a sua volta, non gli aveva mai dato completa fiducia o cieca devozione.

“Si, una seccatura in meno”.

Quando i suoi genitori morirono, Gandalf non volle più occuparsi dell’istruzione del giovane che passò in affidamento al suo nuovo mentore, Saruman. Kludd cresceva e imparava in fretta le arti magiche, fino a che lo stregone non lo ritenne degno di diventare suo apprendista. Al compimento dei 18 anni, venne fatta la cerimonia di iniziazione ad Orthanc su suggerimento stesso del giovane. Si trattava di un rito di accettazione nell’ordine degli Istari. Kludd venne nominato ufficialmente apprendista del grande Saruman il Bianco e fu un avvenimento storico in quanto era la prima volta che uno di loro sceglieva un successore a cui insegnare le vie della magia. Kludd ricordò lo sguardo contrariato di Gandalf quando l’aveva saputo.

“Stai imboccando una strada sbagliata Saruman, non è bene porsi al livello dei Valar”

“Non prendo ordini da te Gandalf, faccio ciò che ritengo giusto. Il ragazzo deve essere istruito nelle vie della magia, diverrà molto potente e un aiuto prezioso”

“Come fai a non vedere oltre? Questa decisione è pericolosa, non sappiamo come il ragazzo potrebbe evolvere nel tempo. Addestrandolo potresti invece offrire un prezioso alleato a Sauron”

“È incredibile come tu l’abbia accompagnato in tutti quest’anni e non abbia colto quanto abbia da offrire”

“Kludd è un ragazzo straordinario, ma sento qualcosa di sbagliato in lui”

Gandalf si interruppe appena vide entrare il giovane nello studio.

“Non fermarti per me Mitrhandir… Continua, sono interessato”, la voce calma ma decisa.

Lo stregone non si fece intimidire dall’atteggiamento passivo aggressivo dell’ex allievo e continuò ad esprimere i suoi pensieri. “Noi vegliamo sulla Terra di Mezzo in qualità di Istari, non ci è dato prendere apprendisti”

Kludd si infastidì leggermente “Ti avevo detto di continuare… Stavi parlando di me o sbaglio?”

“Non sbagli… Fin dal primo incontro capii che eri diverso, decisamente fuori dall’ordinario. Ti ho guardato negli occhi e vi ho letto una battaglia che un bambino di 11 anni non poteva portare. Ritenevo rischioso già allora insegnarti, ma avevi bisogno di controllare i tuoi poteri, perciò l’ho fatto. Non volevo che altri si facessero male”

“Se ero tanto pericoloso perché non togliermi di mezzo?”

“Ho voluto credere che per te ci potesse essere salvezza. Mi sono sobbarcato di un’impresa che non ero sicuro di poter affrontare”

Kludd rise “Buffo come l’evidenza era chiara ai miei occhi e non ai tuoi”

“Non volevo vedere la verità. Mi rifiutavo di credere che quel bambino avrebbe potuto compiere azioni tanto orribili”

Gandalf gli si avvicinò, gli occhi socchiusi, il tono di voce rotto “Dimmi solo una cosa… Cos’hai provato quando sono morti?”

Kludd simase impassibile per qualche secondo, poi sollevò gli angoli della bocca in un sorriso sadico “Liberazione”





Da allora erano passati 9 anni e Kludd non aveva più visto l’ex mentore. Una visione l’aveva svegliato in piena notte: sul ponte di Khazad-dûm il Falgello di Durin trascinava Gandalf nell’oscurità con la sua frusta infernale. La compagnia scappava dalla montagna mentre lo stregone precipitava verso la sua morte. Aveva provato solo un grande stupore, non gaudio, né lutto, stupore. La caduta di Mitrhandir aveva un peso consistente, un segno che la Terra di Mezzo doveva prepararsi al peggio, l’oscurità stava avanzando sempre di più. Il giovane mago ne era perfettamente consapevole, essendone parte integrante e agente. Un grande passo si era appena compiuto e finalmente la compagnia aveva perso la sua guida, il componente più temuto. Un risvolto tanto inaspettato quanto gradito. Inutile dire che avrebbe approfittato della situazione.

Saruman gli si avvicinò “Scoperto qualcosa su di lei?”

“Una potente magia ancora mi cela la vista. Il suo passato è occultato e finchè non lo conoscerà lei stessa la magia resterà intatta, proteggendolo alla vista di altri”

“Confido nelle tue doti, lo sai. Ad ogni modo cerca di impegnarti il più possibile, sento che il ruolo di questa donna sarà decisivo per le sorti del conflitto. Non possiamo permetterci errori”

“Certo maestro”

Il vecchio uscì dalla stanza lasciandolo lì, ancora affacciato a quel vetro, mentre fuori aleggiava la certezza che il mondo non era più lo stesso. I tronchi venivano abbattuti sotto lo sguardo di un ragazzo dal cuore nero e gli occhi di ghiaccio. La magia che turbinava nella sua testa tra una moltitudine di immagini, a cui in parte ancora non aveva risposte. Un vecchio mago piombava in un baratro infuocato, un gruppo di viaggiatori alle prese con un percorso pieno di ostacoli, una ragazza dal passato misterioso su cui voleva disperatamente fare luce... Queste non erano che le immagini a cui sapeva associare una realtà tangibile. Ma che ne era di quella voce che lo chiamava nella notte, di quella figura che gli metteva una mano sulla spalla, che lo incitava a seguirlo? Molte cose erano nebulose e il Palantir, ormai lo sapeva, non aveva le risposte a tutto. Il più delle volte, anzi, gli metteva in testa solo altre domande.

Ora però, solo ad una di queste voleva una risposta. A nord, la cresta delle montagne nebbiose si stendeva imponente. L’opera di Morgoth, eretta per impedire le scorribande di Oromë e dare fastidio al Maia cacciatore, sembrava urlare che una lotta all’ultimo sangue era in corso. Kludd affilò la vista scorgendo, grazie alla magia, la vetta innevata del Celebdil, sotto il quale giacevano le aule di Khazad-dûm. Pensò all’ex mentore. Il grande Mithrandir era davvero morto? Certo che si, il Palantir non mentiva mai. Eppure un dubbio si era insinuato in lui. Tolse lo sguardo dalla vetta e lo puntò più in basso. Da qualche parte, ai piedi di quelle montagne una donna stava compiendo un viaggio importante. “Giuro che ti troverò... Scoprirò chi sei davvero... Morwen”



Nota dell'autrice:


Ragazzi veramente non so che dire… Spero che il mio imperdonabile ritardo non abbia scoraggiato molti di voi. Spero che tornerete a leggere questa mia tormentata fanfiction a cui tengo tantissimo. Vi adoro tutti dal primo all’ultimo, a partire da voi lettori affezionati e silenziosi fino a voi adorabili pazzerelli che con coraggio e amore recensite. Sapete che sentire la vostra presenza mi sprona sempre a dare il meglio e a continuare a scrivere. Purtroppo, anche gli scrittori sono umani. Ci sono momenti zero ispirazione, momenti no, blocchi di scrittura (quanto li odio…). Eppure, sono ancora qui e se non mollo è perché ho cominciato una cosa e ora penso solo a portarla a termine. Certo un commentuccio mi aiuterebbe molto ma voglio dirvi che oltre a questo la mia storia continuerà a vivere e se voi sarete così pazienti e buoni con me ne vedrete anche la fine. Ve lo prometto.

D’ora in poi vi avviso che non vedrete capitoli incentrati solo su Morwen. Darò voce ad alcuni personaggi entrando nei loro pensieri e dedicando loro uno spazio personale. “Esatto Morwen non sei al centro di tutto spostati”. Pian piano scopriremo anche il passato del giovane stregone e… “Morwen, davvero piantala… sto cercando di parlare coi miei lettori”… in questo capitolo ne avete avuto un assaggio. Che ne pensate? “No non ho chiesto cosa ne pensi tu, vai ad allenarti con Legolas e stai zitta”

Scusate ora devo lasciarvi perché Merry e Pipino mi stanno distruggendo la cucina per la loro seconda colazione. Vado a placarli.

Un abbraccione a tutti

Kia

   
 
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