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Autore: LazySoul    24/02/2021    2 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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12. Di quando Fred s'innamorò di un fantasma


 

Fred Weasley II, seduto su una delle panchine, poste a distanza regolare lungo uno dei tanti corsi d'acqua nel Giardino del Generalife, accarezzava distrattamente Jill, che acciambellato sulle sue gambe stava dormendo profondamente.

Aveva facilmente incantato lo snaso in modo tale che agli occhi dei babbani apparisse come un furetto, che aveva scoperto non essere il tipo di animale che gli sconosciuti si avvicinano ad accarezzare, senza prima chiedere il permesso al padrone.

Era tutta colpa di Jill se non poteva, come tutti gli altri, visitare il complesso di edifici del Palacio Nazaries, ma era invece costretto a rimanere all'aperto.

La guida babbana, che Rose e Scorpius avevano ingaggiato per il tour dell'Alhambra quel pomeriggio, era stata irrimovibile di fronte al furetto al guinzaglio e aveva detto a Fred che aveva il permesso di visitare i giardini, ma non gli ambienti chiusi, se accompagnato da un animale.

Rose aveva sorriso, raggiante, a quella notizia e aveva guardato Fred con l'espressione che il cugino odiava profondamente; quell'espressione che Rose aveva quando sapeva di aver ragione.

Effettivamente Rose l'aveva avvertito il giorno prima, appena si era ripresa dallo svenimento causato dall'apparizione improvvisa di uno snaso — anche se in gabbia — di fronte a lei, dicendogli che prendersi cura di uno snaso poteva essere una responsabilità troppo grande, per un ragazzo sconsiderato e impulsivo come lui.

Eppure Fred non aveva ascoltato il consiglio della cugina e non aveva restituito lo snaso al precedente proprietario, che era stato tanto sciocco da giocarsi l'animale a carte, deciso a dimostrare a Rose di essere più affidabile di quanto si pensasse.

Fred sospirò, continuando a percorrere con le dita la morbida peluria di Jill, lo sguardo fisso sui giochi di colori nella fontana poco distante e sul complesso di edifici che formava il Palacio Nazaries, colpito dal sole calante.

Aveva passeggiato per qualche tempo lungo i giardini, osservando il verde intenso mescolarsi coi vivaci colori dei fiori, l'azzurro del cielo riflettersi nelle vasche incassate nel terreno e i giochi d'acqua delle fontane.

Anche Jill aveva apprezzato il loro vagare senza meta per qualche tempo, anche se aveva provato più volte a tirare il guinzaglio verso il Palacio Nazaries, dove molto probabilmente sentiva la presenza di gioielli, oro o altri tesori nascosti.

Poi sia Fred che Jill sembravano essersi stancati quasi nello stesso momento — una volta che si erano resi conto non esserci nulla di eccezionale nei giardini — e, trovata una panchina vuota, vi si erano seduti, godendo del calore dei raggi del sole che pian pianino scendeva verso l'orizzonte, baciando ogni cosa, pianta e persona con una calda luce dorata.

Jill si era addormentato quasi subito sulle gambe del nuovo padrone e Fred aveva approfittato del momento di pace per pensare a come avrebbe potuto trasfigurare lo snaso in futuro per non trovarsi, ancora una volta, a perdersi tutto il divertimento.

Fu in quel momento, mentre si chiedeva se avrebbe potuto rimpicciolire la creatura senza farle troppo male, così da poterla tenere nella propria tasca, che da dietro una siepe comparve il fantasma di una giovane donna, dai lunghi capelli sciolti sulle spalle, un'abito a tunica e metà del volto coperto da un velo.

Nell'istante in cui gli occhi di Fred si posarono in quelli del fantasma e le prime note di un triste canto raggiunsero le sue orecchie, il ragazzo s'innamorò.

 

Hugo e Morgan, con il collo che faceva loro male per la scomoda posizione, non distoglievano lo sguardo dalla cupola riccamente decorata con dei muqarnas sopra alle loro teste.

«Wow», disse Hugo, per quella che doveva essere la terza volta ormai, da quando avevano messo piede nella Sala de Dos Hermanas, all'interno del Palacio Nazaries.

«Già, wow», ribattè Morgan, altrettanto incapace di dire qualcosa di diverso.

Hugo fu il primo a distogliero lo sguardo dalla cupola per guardarsi brevemente intorno: «Abbiamo perso la guida e gli altri».

Morgan scrollò le spalle, continuando a tenere gli occhi incollati al soffitto: «A qualcuno deve essere venuto il torcicollo a forza di decorare questa cupola», disse semplicemente, prima di massaggiarsi la nuca e portare lo sguardo in quello di Hugo.

Da quando si erano brevemente parlati il giorno prima, tutto sembrava essere tornato a una parvenza di normalità.

Hugo sapeva di piacere a Morgan e Morgan sapeva di piacere a Hugo, ma sembravano entrambi incerti su come comportarsi quando erano insieme e soli.

Si tenevano per mano, si scambiavano dolci sorrisi, che facevano sollevare gli occhi al cielo a Lily, e parlavano, parlavano talmente tanto e di talmente tanti argomenti che a Hugo sembrava di conoscere Morgan da una vita intera, invece che da pochi giorni.

«Non solo il torcicollo, forse anche il mal di schiena», commentò Hugo, tornando ad osservare la bianca cupola, che sembrava un fiore composto da un numero indefinito di favi.

La mano di Morgan s'intrecciò a quella di Hugo e il ragazzo distolse lo sguardo dalla cupola, portando i suoi occhi scuri in quelli chiari e sereni della ragazza.

Quel giorno Morgan indossava un foulard rosa antico, che creava un interessante contrasto con l'abito estivo ceruleo che indossava, i biondi capelli erano raccolti in un disordinato scignon e alle orecchie aveva degli orecchini a forma di fetta d'anguria, che le davano un'aria quasi infantile.

Ogni volta che Hugo posava lo sguardo su di lei, non poteva fare a meno di sentire una strana sensazione di nervosismo e desiderio all'altezza dello stomaco.

Rimasero a guardarsi negli occhi per qualche secondo, poi Hugo abbassò lo sguardo incapace di continuare a guardare Morgan negli occhi e osservò le loro dita intrecciate e il polso delicato della ragazza, dove spiccavano sulla pelle candida le sottili vene azzurrine.

«Facciamo qualche foto insieme?», chiese Morgan, allegramente, iniziando a sospingere il ragazzo verso il Patio De Los Leones, poco distante.

Una volta arrivati al patio, pieno di turisti, rimasero momentaneamente accecati dalla calda luce dorata del sole e approfittarono di una gentile signora, per farsi scattare qualche foto, utilizzando il cellulare di Morgan (uno dei modelli più recenti venduti da Babbananze).

La prima foto li raffigurava accanto a una delle colonne del patio, le loro mani ancora strette e i sorrisi un po' timidi.

Nella seconda foto, Morgan si era fatta più vicina, ponendo un braccio intorno alle vita di Hugo, che seguì l'esempio e avvolse con il proprio braccio le spalle della ragazza.

Nella terza foto, Morgan aveva lasciato cadere la propria testa contro la spalla di Hugo e aveva lo sguardo su di lui, le labbra atteggiate in un dolce sorriso.

Ringraziarono calorosamente la signora che aveva scattato per loro quelle foto, poi con le mani nuovamente intrecciate avevano ripreso a vagare per le sale, fino a sbucare nei giardini del Generalife, dove la calda luce del sole faceva brillare l'acqua delle fontane e rendeva il verde dei cespugli e dell'erba particolarmente lucido.

Dal giorno prima Hugo aveva una domanda incastrata nel fondo della propria gola, una domanda che avrebbe voluto porre a Morgan, ma che non trovava la forza di fare.

Avrebbe voluto chiederle cosa contenesse la fiala che le aveva visto acquistare nel mercato dell'Aclacicería il giorno prima, ma continuava a rimandare il momento, ritenendo una simile domanda troppo personale e scomoda da porre.

Valeva davvero la pena avere le proprie supposizioni confermate, ma rischiare con una simile domanda di rovinare la spensierata e serena atmosfera di quel pomeriggio?

Più Hugo ci pensava, più si rendeva conto che a suo parere no, il gioco non sarebbe valso la candela; così decise di porre altre domande, domande più facili e leggere, domande che non avrebbero portato a momenti d'imbarazzo o a dover dare risposte difficili e complicate.

Chiese alla ragazza quale fosse il suo colore preferito, se le piacesse la musica babbana e se ci fosse un posto nel Mondo, che avrebbe voluto visitare più di ogni altro.

Scoprì che a Morgan piaceva molto il colore blu, che non era un'esperta di musica babbana, ma che conosceva qualcosina e quel poco che ascoltava le piaceva molto, che avrebbe voluto, più di ogni altra cosa, visitare San Pietroburgo durante le notti bianche o spingersi ancora più a nord per ammirare l'aurora boreale in Finlandia.

Anche Hugo dovette rispondere a delle domande; confessò a Morgan di non avere mai avuto animali domestici, oltre a un paio di gufi, perché sua mamma non era mai riuscita ad accettare la morte di Grattastinchi, il gatto che l'aveva accompagnata per gran parte della sua vita; raccontò del suo primo giorno a scuola e della volta in cui era stato messo in punizione perché si era dimenticato di fare un compito di Erbologia il secondo anno.

«Raccontami del tuo primo bacio», disse Morgan ad un certo punto, mentre cotinuavano a percorrere i luminosi Giardini del Generalife.

Hugo arrossì nel sentire quella domanda e scrollò le spalle, incerto se mentire o dire la verità.

Alla fine, dopo averci pensato per qualche secondo, optò per la sincerità: «Non ho mai propriamente baciato nessuno».

Morgan aveva le labbra leggermente socchiuse e lo osservava con sorpresa: «Oh, non me lo aspettavo».

Hugo sorrise timidamente, tenendo lo sguardo basso: «Sono stato con una ragazza a tredici anni, tutto quello che facevamo era tenerci per mano e fare i compiti insieme, ogni tanto ci baciavamo sulla guancia, ma eravamo entrambi troppo timidi per fare qualcosa di adulto come baciarci in bocca. Ci siamo lasciati all'inizio del quarto anno, una volta tornati dalle vacanze estive».

«Il mio primo bacio è stato un completo disastro», disse Morgan, aumentando appena la stretta delle propria mano contro quella di Hugo: «Avevo quattordici anni e mi ero presa una terribile cotta per il mio migliore amico. L'ho baciato, un giorno, senza pensare alle possibili conseguenze e da quel momento in poi la nostra amicizia non è più stata la stessa».

Hugo aggrottò le sopracciglia: «Mi dispiace».

Morgan scrollò le spalle, un triste sorriso sulle sue labbra: «È passato abbastanza tempo da non fare più male», disse: «Avevo mal interpretato la nostra amicizia, pensando che ci potesse essere qualcosa di più tra noi... Mi capita spesso, mi lascio ingannare da qualche moina o costruisco castelli enormi da semplici granelli di sabbia... È per questo che sono stata un po' scostante i giorni scorsi, dopo la prima sera; pensavo di aver mal interpretato anche il tuo interesse nei miei confronti».

Hugo sciolse la stretta delle loro mani per avvolgere le spalle di Morgan con un braccio e tenerla più vicina a sé: «E invece avevi ben interpretato».

Morgan ridacchiò, appoggiando la guancia contro la spalla del ragazzo, inspirando a fondo l'odore di pulito e miele che emanava la sua pelle.

Fu in quel momento, che notarono poco distanti le figure di Rose e Scorpius che, ai piedi di una statua in pietra, ascoltavano attentamente quello che raccontava la guida.

«Li raggiungiamo?», chiese Hugo, sentendosi leggermente in colpa per esser rimasto indietro con Morgan, perdendosi la maggior parte delle spiegazioni della guida.

La ragazza si morse il labbro e contemplò a sua volta le silhouette poco distanti di Rose e Scorpius, poi scrollò le spalle e sollevò i suoi occhi chiari, illuminati da quello che sembrava un pizzico di follia, sul volto incerto di Hugo: «Nah», disse, prima di muovere la mano e indicare una panchina vuota a qualche metro di distanza: «Perché non ci andiamo a sedere? Non ce la faccio più a stare in piedi».

Hugo sorrise e annuì, rendendosi a sua volta conto di avere le piante dei piedi che gli dolevano, molto probabilmente a causa del lungo vagare per le sale del Palacio Nazaries.

Una volta raggiunta la panchina, tornarono a chiacchierare; Morgan iniziò a raccontargli di Beauxbatons e Hugo le raccontò di Hogwarts, si confrontarono su alcuni argomenti studiati, sul tipo di professori che avevano avuto e Morgan parve sbalordita, quando Hugo le confermò che il professore di Storia della Magia, ad Hogwarts, era un fantasma.

«Anche a Beauxbatons ci sono dei fantasmi. C'è un'ala del castello che è particolarente infestata, infatti è altamente proibito andarci prima del terzo anno... In realtà molti studenti ci mettono piede il primo anno per una stupida prova di coraggio, a parer mio una sciocca tradizione...»

«E tu l'hai fatto?», chiese Hugo, interrompendola.

Le labbra di Morgan si arricciarono in una smorfia e annuì: «Sì, è stato terrificante, ma sono sopravvissuta».

«In cosa consiste questa "prova di coraggio"?», domandò Hugo, mentre giocherellava con le dita della mano di Morgan.

La ragazza scrollò le spalle: «Niente di che, devi semplicemente andare nell'ala infestata la mezzanotte del 31 Ottobre, la notte di Halloween, e resistere il più a lungo possibile senza urlare».

Hugo strinse le labbra in una linea sottile: «Non è pericoloso?»

Morgan appoggiò la guancia contro la spalla del ragazzo: «No, molti dei fantasmi che abitano quell'ala del castello sono talmente vecchi da non constituire un pericolo per nessuno da anni, ormai».

Hugo, che non aveva smesso di giocherellare con le dita di Morgan per tutta le duranta del racconto, prese ad accarezzarle il dorso della mano, poi il braccio, coperto da una leggera peluria dorata.

«A Hogwarts non ci sono prove di coraggio simili, non che io sappia almeno e i fantasmi sono molto gentili... a parte il poltergeist, Pix, a lui piace creare scompiglio e basta».

«Oh, sono certa che Hogwarts mi sarebbe piaciuta più di Beauxbatons... Se avessi saputo che avrei potuto trovare una persona gentile come te, probabilmente avrei insistito con zio Draco a farmi cambiare scuola».

Hugo arrossì a quelle parole e si azzardò a voltare il capo verso quello di Morgan, che rimaneva con la guancia appoggiata alla sua spalla, ma con il volto girato verso di lui.

Si osservarono, per qualche secondo, entrambi con le guance dolcemente arrossate, poi distolsero lo sguardo e notarono la figura poco distante di Lily, che percorreva i sentieri dei giardini con passo veloce e nervoso.

«Finalmente vi ho trovato!», esclamò la ragazza, togliendosi con un gesto impaziente i capelli rossi dalla faccia, una volta che raggiunse Hugo e Morgana: «Fred è impazzito!»

«Impazzito?», chiese Hugo, faticando a credere alle proprie orecchie.

Tutti sapevano che Fred Wealsey II era un ragazzo impulsivo e sollazzevole, tanto da sembrare pazzo in molte situazioni. Gli piaceva fare dispetti, ridere in quel suo modo all'apparenza maniacale, fare scommesse che sapeva di poter vincere e prendersi gioco delle persone senza provare il minimo senso di colpa.

Hugo, essendo a conoscenza di tutti questi dettagli, faticò, in un primo momento, a credere alle parole di Lily, che poteva aver interrotto il momento d'intimità di Hugo e Morgan per forza di abitudine più che per sincera preoccupazione nei confronti di Fred.

«Sì, impazzito: dice di essere innamorato di una certa Camilla e di non aver intenzione di abbandonare questi giardini, mai più», disse con tono concitato Lily, continuando a gettare occhiate alle proprie spalle: «Ho paura che possa fare qualche pazzia», aggiunse, muovendo qualche passo verso il sentiero da cui era appena arrivata.

Quando Lily si rese conto di non essere seguita, lanciò a Hugo e Morgan un'occhiata impaziente e preoccupata, che spinse entrambi i ragazzi ad alzarsi in piedi e a seguirla.

«Chi è Camilla?», chiese Morgan, nello stesso istante in cui Hugo borbottava: «Prima Albus s'innamora di una sconosciuta in un pub e ci dà buca per passare il pomeriggio con lei, ora Fred impazzisce per una ragazza... Non sapevo che Granada fosse la città dell'amore».

«Osservazione interessante, considerando che anche tu non scherzi con le conquiste, cugino».

Le parole di Lily fecero arrossire istantaneamente il ragazzo, la cui mano era ancora una volta stretta intorno a quella di Morgan.

Nell'arco di una manciata di secondi sbucarono in una zona dei giardini che Hugo e Morgan non avevano ancora avuto occasione di visitare, dove Fred, con un'espressione vacua stava per entrare in una fontana.

«Pietrificus Totalus!», esclamò Lily, mentre Morgan si accertava non ci fossero babbani nei paraggi.

Raggiunsero subito il corpo immobile di Fred e lo trasportarono fino alla più vicina panchina, dove Jill lo snaso osservava la scena con quella che sembrava curiosità.

Una volta che Lily liberò il cugino dall'incantesimo, il volto di Fred divenne una maschera di pura rabbia: «Perché mi hai fermato?! Voglio raggiungere Kameela!»

Hugo si guardò alle spalle, quasi si aspettasse di vedere spuntare dall'acqua della fontana una ragazza, ma non sembrava esserci anima viva intorno a loro.

«Di chi stai parlando?», chiese Lily, con tono esasperato.

«Kameela è la mia anima gemella! È l'amore della mia vita, la luce dei miei occhi...»

«Hai per caso ingoiato un dizionario di luoghi comuni?», chiese Lily, sollevando gli occhi el cielo: «E comunque io non vedo nessuno qua», aggiunse, guardandosi rapidamente intorno: «Dove dovrebbe essere questa Camilla?»

«Si chiama Kameela, non Camilla!», esclamò Fred, indispettito: «Mi sta aspettando».

«Dove?», chiese Hugo, ma Fred si adombrò istantaneamente e serrò le labbra in una linea sottile: «Non ho intenzione di dirtelo! So che me la vuoi rubare e non te lo permetterò!»

Hugo aggrottò la fronte, incerto su come reagire a quell'accusa infondata, poi un lieve suono alle loro spalle li fece voltare tutti quanti.

Dai cespugli oltre la fontana era appena apparsa la figura perlacea di un fantasma.

Hugo sbarrò gli occhi e si trovò istantaneamente incantato dagli occhi scuri dell'apparizione e dal modo sinuoso in cui muoveva il proprio corpo verso di lui, quasi stesse danzando, mentre cantava una struggente canzone in una lingua a lui sconosciuta.

Senza pensarci, Hugo fece un passo verso il fantasma, all'improvviso tutto quello che riusciva a pensare era a trovare un modo per impressionarla e attirare su di sé l'attenzione della figura perlacea, ma si rese ben presto conto che qualcosa gli impediva di avvicinarsi alla fontana.

Voltandosi Hugo sembrò momentaneamente risvegliarsi da un brutto incubo e incrociò il volto pallido e terrorizzato di Morgan, la cui mano, stretta intorno al suo polso, sembrava diventare sempre più debole.

«Fred!», l'urlo di Lily spezzò definitivamente l'incanto e Hugo agì con prontezza, lanciando un incantesimo Silencio verso il fantasma, così da rendere il suono del suo triste canto impercettibile alle sue orecchie e a quelle degli altri.

Fred, che si era nuovamente lanciato verso la fontana si fermò all'improvviso, perdendo l'equilibrio e scivolando rovinosamente a terra: «Merlino!», esclamò, guardandosi intorno con aria smarrita.

Lily accorse ad aiutarlo, non sprecando l'occasione per far sapere al cugino quanto lo considerasse stupido e ottuso.

Hugo invece si sporse verso Morgan e la avvolse in un abbraccio, che sperò essere il più rassicurante possibile: «Stai bene?», le chiese, percependo la rigidità delle membra della ragazza sciogliersi lentamente.

«Sì, cos'è successo? Come... quel fantasma...?», borbottò Morgan, guardando la figura perlacea che continuava a danzare intorno alla fontana, il suono del suo triste canto non più udibile.

«Penso che in vita fosse una veela», disse Hugo, spostando il capo, in modo da osservare a sua volta il fantasma: «È l'unica spiegazione, considerando il modo in cui abbiamo reagito al suo canto».

Morgan annuì, rimanendo comunque molto pallida in viso: «Avevo una compagna di scuola che era mezza veela, ma era nulla in confronto a... a questo».

Hugo le sorrise dolcemente, baciandole la fronte e inspirando a fondo l'odore di estate che emanavano i capelli biondi della ragazza
 

«... Ti ho già detto che sei ottuso come uno Schiopodo Sparacoda?»

Fred emise un suono molto simile a un grugnito, mentre si sollevava in piedi e si colpiva con gesti precisi i pantaloni, così da pulirli dal terriccio: «Non è colpa mia se i giardini sono infestati da fantasmi veela!»

Lily sbuffò e aprì bocca, pronta a ribattere, ma si zittì quando notò le figure di Rose e Scorpius che, tenendosi dolcemente per mano, osservarono con un misto di curiosità e preoccupazione la scena.

«Tutto bene?», chiese Rose, spostando lo sguardo dai pantaloni sporchi di terra di Fred, al fantasma che danzava intorno alla fontana, per poi posarlo sull'abbraccio in cui Hugo e Morgan erano ancora stretti.

«Sì, cuginetta, niente di cui preoccuparsi», disse Fred, tornando alla panchina e a Jill, che prese in braccio e iniziò ad accarezzare per calmarsi: «Ci ha già pensato Lily a ricordarmi, con il suo tipico tatto, di essere un ottuso Schiopodo Sparacoda e siamo tutti salvi dal malefico fantasma veela da Hugo. Questa volta sei arrivata tardi, temo».

Rose, con la fronte aggrottata e le labbra serrate sembrava sul punto di dire qualcosa, quando Scorpius scoppiò a ridere, dissipando la tensione nell'aria: «Basta assentarsi un istante e ci si perde tutto il divertimento!»

Rose socchiuse le labbra, quasi fosse sul punto di dire qualcosa, ma decise di tacere e sorrise a sua volta, osservando con uno sguardo colmo di dolcezza il volto sereno del proprio ragazzo.

 

 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Sono tornata! Spero di non asservi mancata troppo la scorsa settimana... In caso cercherò un modo per farmi perdonare... per esempio potrei scrivere un lungo capitolo su Hermione per Sabato... che ne dite? Vi piace come idea?

Anche questo mercoledì, siamo giuntə alla fine di un nuovo capitolo, che vede come protagonisti la nuova generazione.

Questa volta ho deciso di ambientare la scena all'Alhambra, altro luogo molto conosciuto di Granada, di cui vi consiglio di cercare qualche foto, se siete curiosə, è un luogo davvero magico!

Spero che la scena con Fred e Kameela, il fantasma veela, vi sia piaciuta, pensavo, nel prossimo capitolo sulla nuova generazione, di dedicare un po' di attenzioni ad Albus e a Haiyun, oltre che ovviamente a Hugo e Morgan...

A proposito, per quanto riguarda il segreto di Morgan, so che alcunə di voi hanno già indovinato qual è, intuendolo dagli indizi che ho lasciato nella storia, per chi ancora non dovesse averlo capito, niente paura, presto ci sarà la "grande rivelazione".

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia per farmi sapere cosa ne pensate!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp; nel caso invece voleste supportare il mio lavoro potete donarmi un caffè tramite la mia pagina Ko-fi!

Un bacio,

LazySoul

 

P.S. Nelle note utilizzo il segno "ə" per una questione di inclusività, al posto dell'asterisco che uso di solito.
  
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