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Autore: carachiel    25/02/2021    1 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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...And Justice For All

These times are sent to try men's souls – Tempi simili sono mandati per mettere alla prova le anime umane





L'indomani Dave alzò la cornetta del telefono dell'hotel in modo quasi meccanico quando questo squillò, non stupendosi affatto quando dall'altra parte lo accolse la voce beffarda di Lars.
"Buongiorno. Ti ho svegliato?"
"No, affatto. Che c'è?
"Ho... bisogno di aiuto."

È una sua impressione o la voce del batterista si è incrinata appena, nel formulare quelle parole?

Comunque fosse, era un evento più unico che raro che Lars chiedesse aiuto, in particolar modo a lui, considerando i trascorsi.
"Con cosa?" replicò passandosi una mano sul volto.
"Con chi" rimbeccò.
"Con chi, allora?"
"James."
Alla menzione, il cuore di Dave sprofondò, domandandosi che problema avesse, o almeno, che fosse tale da far preoccupare Lars.
E che fosse abbastanza per chiedere a Dave di ricambiare il favore che gli aveva fatto due giorni prima, anche se del tutto involontariamente.

"È curioso, sai" continuò cinguettante il batterista, come se nulla fosse "ho pensato a te perché ieri ti ho visto bere e mi sono ricordato dei tempi in cui era una bottiglia a berti il cervello... ah, i vecchi tempi."
"Lars, che cazzo vuoi? Non bevo più come in passato e sono pulito da anni." sbottò seccamente.
"Appunto per questo credo che riuscirai a parlarci piuttosto decentemente."
Dave corrugò le sopracciglia, senza capire dove volesse andare a parare, parlando di James. Erano anni ormai che i loro percorsi non si incrociavano più.
"Lars..."
"Senti, Dave, non sparare cazzate. So quello che ti ho chiesto, ma per favore, vedi quello che puoi fare. Vieni in ospedale domani, alle tre."
"D'accordo." rispose, sentendo il nitido 'clic' dall'altra parte della cornetta.

Si ridistese sul letto, pensando a quanto potesse essere ridicola la vita delle volte: lui che chiamava Lars e viceversa, nonostante tutti quegli anni di distanza, in una situazione in cui entrambi avevano bisogno l'uno dell'altro.
Su James non sapeva cosa pensare, pur ricordando nitidamente il passato esso non pareva affatto utile per aiutarlo, non capendo la connessione con ciò che lui stesso aveva già passato.


Quando l'indomani si presentò all'ospedale, il batterista lo attendeva già di fronte all'ingresso. Il vederlo non fece altro che esacerbare i dubbi di Dave su quello che era successo a James, dato che non gli era mai parso così sinceramente preoccupato.
"Eccoti" disse quando lo vide, battendo il piede per terra.
"Qualcos'altro che devo sapere?" domandò il chitarrista.
"Solo... non menzionargli il fatto che lo hai visto ieri, okay?"
"Chiaro."
"D'accordo. Sarò comunque nelle vicinanze se vorrai far degenerare tutto, come al tuo solito" replicò, con il suo solito sorrisetto che fece venire il dubbio a Dave se l'intera faccenda fosse uno scherzo o dicesse sul serio. Tuttavia, non fece in tempo a replicare che si era già eclissato chissà dove.
Fottuto danese.
Anzi, fottuto umorismo danese.


Mise momentaneamente da parte i suoi pensieri su Lars – non che fossero granché positivi, ma non aveva importanza – e si incamminò verso la stanza di Cliff.
Trovò James stravaccato su una sedia poco distante dalla porta della stanza, in un'angolazione tale da poter vedere dentro senza essere visto. Gli si sedette accanto, ma sulle prima l'altro non diede neppure segno di averlo notato arrivare, tenendo la schiena protesa verso la porta come se non aspettasse altro che di entrare.
Tuttavia, a giudicare da come si tormentava nervosamente i palmi, doveva mancargliene il coraggio.
E a quanto pare non è il solo – mi ci sono voluti solo quanto, tredici anni, per poter essere qui accanto a lui?

Si mandò a quel paese da solo, ripetendosi che quello era l'ultimo momento utile per rivangare il passato, finché la voce di James non lo riscosse.
"Che cosa ci fai qui?" e per una volta non c'era nel suo tono la minima traccia di sarcasmo, solo sincera curiosità.
"Ero qui per visitare un ex compagno di band, tutto qui" replicò sulla difensiva – più per istinto, che per necessità.
"Dorme."
"Sai come sta?" domandò, per trovare un appiglio di conversazione.
"I dottori dicono che ha decenti possibilità di riprendersi, ma..."
"Ma?" domandò, non capendo il suo dubbio. Il giorno prima il bassista gli era parso in una forma abbastanza decente, per essere stato in coma dieci anni.
"Ma... dubito che tornerà tutto com'era."
"Non può tornare tutto com'era" replicò, addolcendo appena il tono "È passato del tempo. Troppo tempo."
Si morse la lingua per averlo detto ad alta voce. Erano riusciti dopo un decennio ad avere una conversazione decente e lui si ritrovava a rovinarla parlando troppo, che genio.
"No, hai ragione." replicò piano James "Ho passato anni... dieci anni... accanto ad un fantasma, circondato da fantasmi, ed ora credo di iniziare ad avere io stesso dubbi sulla mia esistenza."
"Non hai mai pensato..." si interruppe, cercando le parole giuste "...che questa sia la tua seconda opportunità?"
Il biondo si voltò, guardandolo con uno scintillìo malevolo in fondo agli occhi stanchi "Proprio tu mi parli di seconde opportunità, Dave?"

A tali parole sentì una familiare scintilla di rabbia divampargli nel petto, la stessa che permaneva lì da quell'infame mattina dell'83 e che interviste e domande avevano solo che contribuito a mantenere viva e furente.
Eppure, da un certo punto di vista era un sollievo che avesse mantenuto quel suo maledetto e perverso senso dell'umorismo.
"Sì" replicò, sforzandosi di apparire rilassato. Non ce l'aveva con lui, non più – non importava quanto quell'insinuazione gli bruciasse ancora.
"Come di voler tornare indietro... cambiare tutto quello che c'è stato."
Rimase in silenzio, lasciando la domanda implicita sospesa tra loro, la stessa domanda che aveva posto a Cliff. Come una promessa aperta, un promemoria che forse qualcosa poteva essere ancora salvato.

"Ogni minuto" replicò improvvisamente.
"Cosa?"
"Ho pensato ogni minuto a come sarebbero potute andare le cose. Ma è tutto così casuale..."
"Non lo è" replicò Dave di scatto, quasi "Sei qui con me, in questo istante, ci deve essere una ragione."
"Ma non siamo più nell'83."
"No, ma è meglio" rispose, improvvisamente non più del tutto sicuro di dove quella conversazione li avrebbe portati.
"Non so, a volte mi mancano i vecchi tempi" replicò passandosi una mano fra i corti capelli chiari "Dove non ci dovevamo preoccupare dell'immagine, fintantoché eravamo in grado di suonare, non importava quando fossimo fatti o ubriachi. Dove una sola stanza d'albergo era abbastanza per tutti e quattro, non importa quanto fossimo stretti..."
"James, santo cielo, non puoi pensare di continuare a guardare il mondo come era in passato, o attraverso il fondo di una bottiglia, come facevo io al tempo!" esclamò spazientito, alzandosì per fronteggiarlo. "Come facevamo tutti! Ti farà stare meglio?"

Tuttavia, lo sguardo amaro che apparve sul volto di James non appena ebbe finito di formulare la frase lo fece pentire immediatamente di quanto aveva appena detto, leggendoci più quanto non avrebbe voluto intendere.
Vergogna.
Senso di colpa.
Rabbia.
Avrebbe potuto continuare all'infinito, elencando ciò che vedeva nel suo sguardo, eppure tutto quello che fece fu darsi dello stronzo.
"Sì" disse.

Dave si sentì mancare il terreno sotto i piedi a tale risposta, sentendo tutti i pezzi tornare al suo posto. Del resto era stato un alcolizzato anche lui, avrebbe dovuto leggere i segnali.
Adesso, solo adesso, gli appariva tutto terribilmente chiaro e cristallino: anche il senso del discorso di Lars, il suo tono provocatorio nel rammentargli il passato, persino quella stessa chiamata, e l'allarme che era balenato negli occhi di Cliff quando lo aveva menzionato.

"Cazzo..." fu l'unica parola coerente che il suo cervello fu in grado di formulare, gli occhi puntati sull'ex compagno di band.
Sarebbe voluto collassare per terra, ma costrinse le sue giunture a resistere e a non cedere, ripetendosi che non era il momento.
"Da quanto?" domandò in un soffio, serrando la mascella fino a farsi male.
James non rispose subito, gettando un'occhiata dietro Dave, verso la stanza di Cliff, eppure qualcosa nei suoi occhi gli suggerì che era oltre quel luogo, razionalmente.
"Non lo so. A volte credo che sia cominciato tutto dall'incidente, altre da quando si è svegliato, altre ancora da tutta la vita... Credimi, cazzo, se avevo una seconda opportunità la sto distruggendo poco a poco."
"Gli hai parlato, da quando si è svegliato?" domandò, per poi imprecare tra i denti e distogliere improvvisamente lo sguardo. Un altro errore, qualcosa che non era sicuro di voler sapere davvero.
"Sì."
Tuttavia, il lampo di dolore che era balenato negli occhi del biondo fu abbastanza per confermare la sua sensazione.

Comunque, ciò spiegava lo sguardo di allarme di Cliff, si disse, lui lo sapeva, non era un caso.

"Ho incasinato io tutto, Dave. Ho incasinato tutto, e il peggio è che adesso non ho neanche il coraggio di sistemare il tutto" replicò James, lo sguardo basso.
"Temi che non voglia più parlarti, vero?" domandò, tornando a sedersi al suo fianco.
"Ne avrebbe tutte le ragioni. Mi sono presentato da lui completamente ubriaco, e per poco con lo aggredivo..."
A tali parole Dave fece del suo meglio per non sussultare, ma lo lasciò finire di parlare.
"È che speravo di trovare il coraggio di parlargli, ma chi volevo ingannare... Era spaventato, spaventato da me, e dire che non lo avevo mai visto così... E poi il vuoto. Mi ricordo solo sono corso da Kirk, che ho parlato con lui e Lars, e che Lars sembrava sul punto di ammazzarmi – e avrebbe avuto tutte le ragioni di farlo. E mi odio, okay, perché so perfettamente che è tutta colpa mia, ma non ho il culo di alzarmi e dirgli che mi dispiace, perché non mi crederebbe..." si interruppe, sospirando "Comunque, questo è tutto. E io sono oltre il salvabile. Ora disprezzami."

Una lunghissima pausa di silenzio e Dave alzò finalmente gli occhi, piantandoli in quelli dell'altro, nocciola contro azzurro.
Lo fissò a lungo prima di rispondere "Non lo farò. James, mi senti? Ho detto che non lo farò."
Non cedere, si ordinò nonostante non fosse neppure più sicuro se parlando a sé stesso o a lui, tieni duro, non piangere...
"...Perché?"

In quell'istante, di fronte a quella semplice domanda, si ritrovò a mandare quanto detto prima al diavolo e a stringere suo fratello tra le braccia. Non più James, non più Hetfield, non più nemmeno il suo ex compagno di band. Solo suo fratello.
"Perché non importa quanto sei uno stronzo, arrogante, oltre il salvabile e tutto... È colpa mia se ti ho influenzato così male, ma adesso l'ultima cosa che potrei fare è disprezzarti" replicò, parlando attraverso i denti serrati.
"Vale lo stesso" disse, ricambiando esitantemente l'abbraccio.

E Dave per una volta si ritrovò a dargli ragione.
Non avrebbero mai smesso di litigare, di darsi degli stronzi e di scontrarsi: erano due lati della stessa moneta, troppo simili e troppo diversi al contempo.
Ma andava bene così.
"Parlagli, James. È la tua seconda opportunità – e forse, anche la sua – e lo rimpiangesti per tutta la vita se la sprecassi."
Non replicò, ma si limitò ad annuire mentre lo teneva stretto.



Angolo Autrice: Ed ecco di nuovo la fiera dei feels, di nuovo con Dave ^^""" ammetto di non avere idea se sono andata troppo OOC con lui, ma abbiate pietà, ho fatto del mio meglio.
Il titolo del capitolo è tratto da My Friend Of Misery dei Metallica.
Non siamo ancora alla fine, ma ci stiamo arrivando, i personaggi hanno ancora molto da dire u.u e spero vorrete seguire me e loro fino alla fine~ ringrazio in anticipo chi recensirà (e mi scuso per eventuali ritardi, ho passato una settimana di inferno, sto recuperando)
   
 
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