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Autore: Blue_Wander    26/02/2021    2 recensioni
"Ti odio così tanto che non vedo l'ora di vedere il giorno in cui ti rovinerai con le tue stesse mani. E ti strapperò quei meravigliosi occhi. [...] La vita vera non è come nelle favole. I principi non si innamorano delle fanciulle del popolo, non rinunciano alla loro vita agiata per una donna, non si fanno mettere i piedi in testa da qualcuno solo perché nei suoi occhi è riflesso il bene più puro o il male più oscuro. [...] Però, mia mortale nemica, non c'è cosa peggiore di conoscere i sentimenti di una persona e non poter farci nulla comunque."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La trappola degli specchi

 

Non ricordava più e le sembrava di essere finita nelle profondità più recondite di un oblio. Comunque non si fermò e continuò a seguire la regina nel passaggio segreto per il laboratorio di sartoria. Almeno quello sapeva perché lo stesse facendo. Eppure le mancava un pezzo, uno che quando cercava di recuperare le faceva scoppiare un violento mal di testa.

-Manca poco.- avvisò la donna. -Però non possiamo trattenerci troppo, quando Topazio non ci vedrà arrivare saranno guai.

Veral si trovò ad annuire, leggermente confusa. -Fuggire è la priorità.

Myla si girò a guardarla per un attimo, ma poi non disse nulla e continuò. Non capiva se la giovane la stesse prendendo in giro o se cercava solo di convincersi che il suo principe non stava per correre il rischio peggiore della sua vita.

Eppure la castana non aveva idea che ci fosse qualcosa al di là di quel motivo. All'improvviso si era ritrovata a pensare a qualcuno che non aveva mai incontrato e di cui non conosceva nemmeno il nome. Nonostante quell'evidente stato di instabilità inconsapevole non riusciva a sentirsi tranquilla, era come se avesse perso una parte di se stessa. Ormai avevano attraversato la porta del passaggio da meno di trenta minuti, ma quella sensazione l'aveva da poco. Comunque non era in grado di spiegare a se stessa cosa fosse cambiato. Certo, nei suoi ricordi c'era una figura sbiadita che non sapeva a chi appartenesse, però ne aveva passate davvero tante dall'inizio di quella missione perciò probabilmente aveva solo sognato. Non era sicura che fosse quella la verità, qualcosa le diceva che c'era di più, però non riusciva a scavare a fondo nella sua memoria.

Myla abbassò una leva e i mattoni del muro si separarono quanto bastasse per farle passare. Vennero investite da una luce artificiale fortissima e furono costrette entrambe a coprirsi gli occhi; una volta abituate notarono Igolka e Nikta alle prese con il taglio della stoffa. Entrambe le ragazzine le guardavano con espressioni incredule. Probabilmente le due non avevano idea che ci fosse un passaggio segreto che conduceva proprio nel loro laboratorio.

Istintivamente fecero un piccolo inchino in segno di rispetto ma Myla non se ne curò. -Abbiamo bisogno del vostro aiuto.- ammise allora, schiudendo nuovamente le labbra per cominciare a spiegare. Veral era molto curiosa, quella era una delle cose che non ricordava per niente. Eppure non riuscì a dire una parola e le presenti rimasero meravigliate. Che cosa le era successo? -La stanza delle possibilità rinnegate...- esclamò in un sussurro, portando una mano alla bocca. Le due piccole sarte sobbalzarono e Veral poté notarne gli occhi lucidi.

Myla spalancò la porta che dava sul corridoio, aspettandosi di trovare diverse guardie chiese a Veral di nascondersi, ma al contrario si trovò solo un uomo. Era coperto da un'armatura pesante che gli copriva anche la testa, sapeva che da secoli Topazio concedeva ad alcuni Jawahrat alcune delle sue schiave e per questo parecchi di loro avevano giurato fedeltà anche a lui, promettendo di servirlo come avrebbero fatto per Opale. -Il padrone vi vuole tutte nell'atrio e si aspetta che la prescelta sia pronta.

Myla mantenne l'espressione austera che era abituata a tenere. -Comunicategli che le sarte stanno confezionando l'abito richiesto e che non ho intenzione di far girare qualcuno per il palazzo vestita con stracci come quelli in cui è stata portata qui.- prima che quello potesse rispondere chiuse la porta a chiave e si incamminò verso l'armadio. -Avrete qualcosa della sua taglia qui dentro, no?

Igolka e Nikta le mostrarono la sottoveste dell'abito che avevano intenzione di confezionare e la regina la prese senza neanche guardarla. Sembrava abbastanza coprente, però l'intreccio che aveva dato vita al tessuto dava l'idea di essere prodotto con un telaio scadente: diversi fili si erano spezzati nel processo ed erano stati fatti parecchi nodi per sistemare il problema, chiunque avesse fatto quel lavoro aveva persino dimenticato di nascondere i buchi: la qualità era davvero scarsa. -Si tratta di una fodera da lavoro in realtà.- ammise Igolka, come se avesse notato il suo sguardo confuso. -Purtroppo era l'unica che avevamo, al Padrone non piacciono i ritardi.

Veral si sforzò di sorridere ma non disse nulla, cominciava ad avvertire la paura.

 

Aveva recuperato le forze nel momento in cui aveva capito che cosa stesse succedendo. Per tutto quel tempo si era sforzato di pensare che quel demone di se stesso facesse parte della sua mente e che dovesse trovare un modo per distruggere e sopprimere quella parte così disumana che gli stava davanti. Si era reso conto di aver sbagliato quando si era sentito morire per un unico graffio.

Se fosse stato una parte di lui perché avrebbe voluto spodestarlo? Non aveva alcun senso. Lo aveva indotto a pensarla in quel modo perché quel tipo sembrava conoscere ogni segreto della sua anima, ma nel momento in cui aveva cominciato a capire e quindi a riprendere le forze lo aveva visto indebolirsi. Tutto quello che li circondava era sparito, erano rimasti solo loro due.

-Tu non sei me.- gli disse. Nell'oscurità poté vedere una crepa sul volto del suo avversario. -Quello che ho fatto, tutto ciò che ho scelto mi ha portato ovunque volessi.- quella volta sentì chiaramente il rumore di un vetro che andava in frantumi.

-Le tue qualità non ti porteranno alla gloria.- riuscì a dire l'altro, ma la voce di Jungkook lo sovrastò completamente.

-E hai ragione.- cominciò. -Ed è per questo che sarò in grado di uscire.- nel pronunciare quelle parole la porta di ingresso si palesò nuovamente. -Ascoltami.- ripose la spada, ma il suo avversario non fece lo stesso. -Ogni cosa che succede in questo mondo accade per una ragione, anche se noi pensiamo di fare delle scelte è il destino che ci spinge verso un futuro preciso. Ho capito che sei una sorta di manichino, vero?- gli fece un mezzo sorriso ma l'altro non disse nulla. -Questa stanza si trasforma in base a chi ci entra, ma ci sono dei dettagli che nemmeno questo tipo di magia può riportare.

-Anche se tu avessi ragione non cambia nulla. Noi siamo la stessa persona e che ti piaccia oppure no un giorno io mi sostituirò a te!- provò ad attaccarlo di nuovo e le crepe sulla sua pelle sparirono. Jungkook non riuscì a capire molto bene, si era abituato abbastanza a quell'oscurità da vedere almeno un minimo eppure non riusciva a comprendere il significato di quegli avvenimenti. La porta si spalancò e venne tirato indietro da una forza incorporea, sembrava quasi che qualcuno volesse salvarlo, ma solo Topazio sapeva delle trappole e da quello che aveva potuto vedere non gli sembrava di essergli troppo simpatico.

Quando sbatté le palpebre si trovò nell'atrio in cui aveva imboccato la via la prima volta, la differenza era che il varco aperto era quello su cui in precedenza aveva notato la figura delle picche. Il principe non era sicuro di volerla attraversare. Certo, non aveva nemmeno un graffio e quello poteva significare solo che aveva superato la prova, ma non poteva fare a meno di sentirsi irrequieto. Tornò a guardare la porta con il simbolo dei fiori e come pensava ormai si era chiusa su se stessa, probabilmente quel manichino che impersonava il suo lato malvagio era ormai tornato ad essere un contenitore vuoto e privo di anima. Gli tornò in mente il se stesso bambino che aveva visto nella bara. Anche quello era una specie di manichino oppure faceva solo parte della trappola? Se non avesse ragionato probabilmente ci avrebbe lasciato la pelle, Topazio non scherzava quando diceva che ci avrebbe messo molto. Fece un sospiro di sollievo e scosse la testa. Adesso mancava solo una prova, la precedente l'aveva superata, aveva lasciato vivo il suo alter ego e ne era uscito illeso comunque.

Guardò la porta aperta con il simbolo delle picche e si avvicinò abbastanza per leggere la targhetta con l'iscrizione: “Dimostrazione della Realtà: aspetti negativi e risoluzione dei problemi

 

Ormai era passato molto tempo da quando Jungkook se ne era andato e Kerasi non aveva la minima idea di cosa fare. Anche se Yoongi era convinto di aver preso le redini del gruppo, lei sapeva che la maggior parte delle aspettative erano sulle sue spalle. Dopotutto non era strano: lei era la guardia personale del principe e nonostante quell'importante titolo lei lo aveva lasciato andare. Non era passato un solo secondo in cui non se ne era pentita, Jungkook costituiva un elemento della sua famiglia nonostante l'assenza di un effettivo legame di sangue. Se lui non fosse stato il principe probabilmente avrebbe desiderato nascere come sua sorella maggiore e in effetti era quello che si sentiva per lui, anche quando Namjoon aveva cominciato ad escluderli dalla sua vita entrambi si erano rimboccati le maniche per arrivare insieme ai loro risultati.

Certo, Kerasi era contenta che il suo migliore amico avesse finalmente trovato una ragazza per cui valesse la pena mettersi in discussione -soprattutto perché quella in questione era una sua amica- ma non riusciva a convincersi che quella dovesse essere una cosa che il principe avrebbe dovuto fare da solo. Provò a scacciare quel pensiero, non doveva preoccuparsi perché come le avevano ripetuto molte volte Jungkook ormai era un uomo e sapeva difendersi da solo. Ma allora lei a cosa serviva?

Si arruffò i capelli in preda alla disperazione. Erano diventati più lunghi dal giorno della partenza, erano passati poco più di due mesi e non aveva di certo avuto il tempo di pensare a tagliarli dall'inizio della missione.

-Forse dovresti smetterla di pensarci.- le disse Seyun sedendosi al suo fianco.

-Jin?- chiese l'altra di rimando forse in modo troppo sgarbato, ma l'amica non se ne curò.

-Gli ho detto di farsi una doccia e di preparare la cena.- nessuna delle due si guardò. -So che aspettavi lui, ma non credo potrà aiutarti con il tuo problema.- le porse la borsa di pelle in cui Veral custodiva le gemme, qualche benda e l'unguento delle ninfe. Kerasi non la prese. -Forse dovresti smetterla di pensarci.- ripeté. -E prendere una decisione in merito.

A quel punto la rossa alzò lo sguardo sulle iridi di Seyun. -Hai sentito Jungkook, no? Ci ha ordinato di rimanere tutti qui, non possiamo disobbedire ai suoi ordini.

La minore osservò il plafone. -Quindi preferisci assecondare i capricci di un principe che non ha idea di cosa sta facendo invece che aiutare un amico nelle grinfie di Topazio?

-Non è quello che ho detto!- esclamò quindi. -Io vorrei sul serio salvare Veral, ma questa è una cosa che Kookie deve fare da solo.

-Non parlavo di lei.- ammise, quasi non le fece neanche finire la frase. Kerasi abbassò gli occhi. -Devi fare una scelta: puoi considerarlo come un ordine del principe che servi in modo fedele e impeccabile o puoi considerare le sue parole come quelle di un amico, un fratello accecato dalla rabbia che vuole solo vendicarsi.- l'altra rimase in silenzio per un po' così Seyun le prese la mano. -Lo sai, io sono qui con te e non mi muoverò di qui se non vorrai. Ma ricorda che laggiù non c'è solo il principe che hai scelto di proteggere, anche la sua futura principessa.

La soldatessa comunque non proferì parola e guardò la ragazza dai lunghi capelli neri avviarsi verso l'uscita, riponendo al suo fianco la borsa che Veral aveva lasciato prima del ballo insieme all'abitino bianco che indossava. Senza di lei ogni cosa sembrava sbagliata, non c'era nessuno che poteva organizzare un piano per uscire da quell'impiccio. Probabilmente ci sarebbe riuscita da sola, ma non era sicura che lei e Jungkook si sarebbero effettivamente incontrati, Topazio aveva dato l'idea di essere il nemico più temibile affrontato fino a quel momento.

Avevano fatto tanto per arrivare a Vimana sani e salvi, non poteva rischiare di mandare in aria tutti i loro sforzi, che cosa sarebbe successo se Jungkook avesse fallito? Solo il pensiero le mise i brividi. Si alzò dalla brandina e afferrò i vestiti di Veral, posizionandoli alla rinfusa dentro la borsa. Uscì dalla stanza e scese le sale in tutta fretta, entrando in cucina e poggiando le mani sul tavolo in modo da richiamare l'attenzione dei presenti -ovvero Seyun, Blanche e Hoseok.

-Preparatevi perché stiamo per partire.- vide che la ragazzina stava sorridendo.

 

Quando Jungkook entrò nella stanza, come la prima volta, la porta si chiuse da sola e poi scomparve. La targhetta non significava granché per lui: non era mia stato un bugiardo, non si considerava nemmeno troppo bravo a fingere. Al contrario era sicuro che qualche volta si fosse smascherato da solo – come quando combinava qualche marachella, ad esempio.

All'interno la stanza era molto simile alla precedente, però al posto delle bare c'erano degli specchi. Era ancora troppo lontano da questi per capire che cosa riflettessero o perché si trovassero proprio lì, ma non gli era risultato difficile comprendere il legame che avevano con l'iscrizione fuori dalla porta. Non c'è oggetto migliore per simboleggiare la realtà, almeno così la pensava lui. Dopotutto anche le persone stesse sono specchi, solo che è difficile rendercene conto.

Il soffitto non riusciva nemmeno ad intravederlo, era come se lo spazio fosse stato inghiottito da un tiepido fumo nero, ma imponenti lampadari facevano capolino illuminando l'ambiente in modo flebile, quasi come se non fosse stato acceso del tutto. Nonostante questo Jungkook trovava ancora più difficile vederci qualcosa. Al posto della porta d'ingresso c'era il vuoto, perciò capì che non aveva semplicemente cambiato stanza, era come aver proprio cambiato mondo, dimensione. Ma come poteva Topazio avere una simile magia? Per un momento che parve infinito vide l'immagine di un uomo dalla folta barba e dalla pelle grigia e traslucida allo stesso tempo. Non riusciva a distinguerne bene i tratti, però dovette faticare per liberarsi dalla sensazione di gelo e oppressione che gli aveva lasciato.

Prese a fare qualche passo verso il corridoio di specchi. Non sembravano magici e avevano una pesante cornice in legno lavorato, mentre i supporti erano stati ricavati da un materiale diverso che non aveva mai visto. Ipotizzò che venisse da Luskin vista l'origine della Gemma, ma quando quel pensiero gli sfiorò la mente la sensazione tornò a perseguitarlo.

Scelse così di concentrarsi sul riflesso e non poté credere ai propri occhi: vide Veral come addormentata, le braccia lungo i fianchi e l'abito azzurro da principessa. Poggiò un palmo sulla superficie liscia del vetro che riuscì ad oltrepassare e sentì una mano gelida afferrargli il polso. Il principe si ritrasse e dallo specchio uscì una ragazza totalmente diversa. Quella si mise a ridere e poi si dissolse nell'oscurità.

Proprio mentre cercava di avanzare ancora in preda allo sconforto sentì una voce incorporea. Non sembrava quella di Topazio, ma non poteva esserne sicuro perché ogni parola risuonava come un'eco lontano. -Non farti ingannare dalle apparenze perché avrai solo altri due tentativi per ritrovare la tua fanciulla.- cominciò. -Se non l'avrai trovata dopo il terzo fallimento capirai che da fare non ti sarà rimasto più nulla.- nel momento in cui l'eco si spense Jungkook capì di essere rimasto completamente solo.

Non aveva idea del motivo per cui quella persona lo stesse aiutando – non sapeva nemmeno se considerarlo un aiuto – però gli era grato. Poteva sbagliare altre due volte e quando notò che in tutti gli specchi era riportata la stessa immagine intuì ulteriormente che cosa volesse dire. Ma come avrebbe trovato Veral? Quegli specchi sembravano schermi su cui era stata proiettata la stessa figura, come poteva riuscirci in questo modo? Si avvicinò ad un altro specchio per esaminarlo e notò un piccolo neo sulla palpebra sinistra. Non era sicuro che si trattasse di Veral, lo avrebbe notato dopo tutto quel tempo passato in missione, giusto? Non che si fosse soffermato troppo sui dettagli, certo. Gli venne in mente il se stesso che aveva visto nella stanza precedente: anche lui aveva qualcosa di diverso, come se la magia riuscisse a rendere una persona uguale ad un'altra solo in percentuale.

Si sentiva comunque confuso, era davvero in quel modo che avrebbe recuperato Veral? C'era un corridoio infinito di specchi e se si fosse messo a controllarli tutti non sarebbe più uscito, che cosa c'era in lei che poteva essere riconoscibile da quella posizione? Non trovava la risposta, tutti i riflessi erano uguali, eccetto per qualche dettaglio che con tutta probabilità poteva anche essere nascosto.

Percepì di nuovo quella sensazione opprimente e riprese a camminare.

Topazio lo aveva avvisato: ci avrebbe messo anni, secoli per esaminare tutti gli specchi. Era quindi per quella specifica prova che lo aveva messo in guardia. Ma allora la precedente a cosa gli era servita? A dire il vero dal suo incontro con il fantoccio si sentiva più leggero, come se finalmente avesse smesso di sentirsi sulle spalle il peso del mondo. Eppure lui ancora si reputava il responsabile del rapimento di Veral la notte del ballo. Quando tempo era passato ormai? Non riusciva a capire perché si sentisse in quello stato di oblio, quasi come se stesse sparendo. Si guardò le mani e poi le scarpe: era ancora se stesso in carne ed ossa – almeno lo sperava.

Si fermò e sospirò amareggiato, poi estrasse la spada e provò ad inserire la punta all'interno di un altro specchio. Il vetro non si frantumò e anzi si fece oltrepassare, poi la lama venne respinta e dalla cornice uscì un'altra ragazza sconosciuta che gli regalò uno sguardo ammiccante. Jungkook fece finta di non vederla e quando questa sparì lui si specchiò nella superficie vuota. La luce permetteva di vedere poco, ma riuscì a notare le occhiaie e lo sguardo stravolto; non ricordava quando era stata l'ultima notte in cui aveva dormito in modo decente, dall'inizio della missione aveva sempre cercato di rimanere vigile, ma qualche volta era capitato che si estraniasse completamente nel sonno. Nonostante il suo aspetto si rese conto di non stare sparendo. Lui era ancora lì.

 

Veral non poteva dire nulla perché ogni tentativo veniva soffocato, ma anche se così non fosse non avrebbe avuto la più pallida idea di dove si trovasse, per non parlare poi di quello strano ragazzo che girovagava da solo per una stanza ricolma di specchi con una spada. Lo aveva visto cercare di infilzare il vetro di quello davanti a lei, ma se doveva essere sincera non era sicura che ci fosse riuscito poiché la schiena di quella specie di cavaliere le impediva la visuale.

Non che le importasse, ovviamente. La sua priorità era quella di uscire dal palazzo, ma l'ultima cosa che ricordava era di aver raggiunto l'atrio con Myla e le due sarte. Pensandoci bene le era sembrato di essersi svegliata in una specie di sogno, come se le immagini che vedeva non fossero reali eppure non era sicura che fosse proprio così, si era accorta quasi subito di trovarsi intrappolata nello specchio. In effetti il suo scopo era quello di uscire, quindi attirare l'attenzione di quel cavaliere non suonava più come un'idea stupida.

Lo guardò meglio: sembrava stremato, come se avesse fatto un lungo viaggio per arrivare fino a lì, probabilmente cercava una ragazza che Topazio aveva rapito. Myla le aveva accennato qualcosa sull'amore e sapeva che la Gemma bramava solo le ragazze che hanno qualcuno disposto a combattere per loro, perciò si chiese come facesse ad averne così tante. Possibile che riuscisse a mettere fine ad ogni tipo di sentimento?

Un campanello d'allarme si fece spazio tra i pensieri della giovane: chi aveva raggiunto Topazio per riprendersi la regina? Il suo cuore era rimasto forte ed aveva la speranza, come accennato in precedenza da ella stessa. Ma come aveva fatto? Davvero la creatura più temibile e spaventosa dopo Opale aveva perso contro l'amore che provava Myla nei confronti del re? Veral scosse la testa, non poteva amare un sovrano che era rimasto seduto mentre lei veniva fatta schiava da un oppressore magico con un basso quoziente intellettivo. Ma quindi che cosa l'aveva resa immune al suo potere?

Guardò verso uno specchio poco lontano e vide una figura femminile addormentata con il vestito della principessa di Vimana, lo stesso che anche lei aveva indossato per il ballo in onore di Seyun. Non vedeva benissimo vista la lontananza, ma non le ci volle molto per capire che si trattava di se stessa. Spostò lo sguardo sul cavaliere. Quindi lui era venuto per lei? Ma non aveva idea di chi fosse, come avrebbe potuto dimenticarlo altrimenti? Veral ci vedeva poco ma la sua memoria funzionava benissimo. Di nuovo ebbe la sensazione di essere in un sogno. Qualcosa di annebbiato c'era in effetti, un momento della sua vita o forse una persona, non ne era sicura. Di una cosa però aveva la certezza: era stata colpa di Topazio e probabilmente anche le altre ragazze avevano subito lo stesso.

Myla allora? Ripercorse con occhi chiusi tutte le informazioni assimilate dalla regina e ricordò una delle prime cose che le aveva detto: “Indossi l'abito di mia figlia”. L'amore che Topazio distruggeva poteva anche essere di quel tipo, giusto? Però la principessa era scomparsa prematuramente, quindi l'amore di Myla era rimasto invariato e Topazio non aveva potuto fare niente per distruggere il loro legame.

Ricordò le prove di cui le aveva parlato la regina e del momento in cui aveva cominciato a sentirsi confusa. Si sforzò di dare un volto alla persona a cui stava pensando nonostante il dolore alla testa, ma l'unica cosa che riusciva a vedere era quel cavaliere che si aggirava tra gli specchi come un fantasma.

-Jungkook.- sussurrò. Il nome le scappò dalle labbra, non riuscì nemmeno a rendersene conto e non aveva idea a chi appartenesse. In quel momento però vide quel ragazzo avvicinarsi a lei e schiuse le labbra. Il suono che percepiva era come ovattato dal vetro che li separava e non capì che cosa le stesse dicendo. Provò a parlare ancora ma le parole le morirono in gola. Un nome non le bastava a ricordare e la magia di Topazio non sarebbe svanita prima di quel momento.

Lui poggiò entrambe le mani sulla superficie liscia, anche se sapeva che non poteva vederla lei fu in procinto di fare lo stesso. Subito prima un bagliore di luce avvolse entrambi e quando Veral riaprì gli occhi si ritrovò di nuovo nell'atrio, al suo fianco c'era ancora quel ragazzo.

 

Quando il bagliore si affievolì Jungkook vide che tutti gli specchi avevano cominciato a crollare, andando in frantumi. Qualche scheggia gli infilzò la carne, ma non sembrava troppo preoccupato per se stesso, quanto per il fatto che era sicuro di aver trovato Veral, ma questa era sparita appena dopo. Il suo vetro era stato il primo a incrinarsi e ad andare in mille pezzi, poi gli altri lo avevano seguito.

Si girò verso il punto in cui era entrato ma la porta non era comparsa. Non aveva trovato Veral, però era sicuro di non aver superato il limite di errore consentito, quindi che cos'era successo realmente?

Tra il rumore generale udì nuovamente la voce che lo aveva aiutato in precedenza. -Qualcuno si è intromesso nella tua storia.- riuscì a sentire, questa volta le parole arrivavano in modo più chiaro. -Vincilo, altrimenti si prenderà la tua vita, la tua bella e la tua gloria.

-Come faccio ad uscire di qui?- urlò per sovrastare il fracasso degli specchi.

-Usa ciò che lui ha usato.- cominciò. -Ma a differenza sua mai dovrai mostrarti adirato. Il potere e il trono vanno protetti, che cosa succederà se ad averli saranno degli inetti?

Jungkook strinse i denti: qualcosa gli diceva che era colpa del tizio che aveva affrontato nella stanza precedente. Però non si trattava solo di un manichino? Come aveva fatto ad uscire dalla camera con il simbolo del fiore?

In effetti lui era uscito perché una forza incorporea glielo aveva permesso. Perciò non aveva superato proprio un bel niente. Ecco perché l'altro se stesso era riuscito ad intromettersi.

Sentiva che la voce stava per tuonare un'altra volta, ma la porta comparve e si spalancò allo stesso momento. In lontananza vide Kerasi che gli tendeva una mano. -Corri Jungkook!- lo chiamò. Il ragazzo si guardò indietro e nell'oscurità vide un volto. Qualcuno lo stava osservando. Scosse la testa e corse il più velocemente possibile verso l'uscita e la stanza cominciò a crollare dietro ai suoi passi, come se stesse cessando di esistere. Afferrò per un pelo la mano della soldatessa prima che il terreno sotto ai suoi piedi sparisse nell'oscurità.

La porta si richiuse e lui prese fiato. -Grazie per avermi salvato.- ammise respirando a fatica. -Non so cosa avrei fatto senza di voi.

-Non ringraziarci.- borbottò Yoongi. -Un tizio che ti somigliava ha portato via Veral e non siamo riusciti a fermarlo per salvarti la pelle.

Jungkook serrò i pugni: aveva ragione quindi. Era stato il se stesso rinnegato ad intromettersi, ma perché? Lui non aveva interessi verso Veral, quindi che cosa sperava di ottenere portandola via?

-È inutile disperare.- una voce profonda li fece voltare tutti. -La vostra amica è già stata portata via dai miei uomini. Grazie anche all'aiuto del nostro amico principe che ha voluto risparmiare la parte di se più spregevole e spietata.- Topazio si ergeva davanti a loro con la grossa lama della spada rivolta verso il basso. Sembrava un'arma molto pesante ed era sporca di sangue. La gemma sembrò notarlo. -Oh non preoccupatevi, oggi mi sentivo buono e ho riunito una dolce famiglia. La regina potrà finalmente riabbracciare la principessa.

Seyun aprì il fuoco, ma lui sembrò schivare tutti i proiettili. Fece un gesto d'intesa a Kerasi che subito aggirò il bersaglio seguita da Jin, Yoongi e Blanche che lo attaccavano alle spalle, riuscendo solo a ferirlo lievemente. Topazio fece roteare lo spadone e costrinse i quattro in formazione ad allontanarsi.

Hoseok picchiettò sulla spalla di Seyun. -Adesso si aspetterà altri proiettili, è il momento di dargli ciò che vuole così che Jungkook potrà attaccarlo ed avere la meglio.- lei annuì e caricò nuovamente, mente lui si difendeva con la larghezza della lama. -Jungkook, adesso!- esclamò quindi il Guardiano.

Il principe estrasse la spada e corse frontalmente verso il nemico dalla guardia alta che seguiva i proiettili d'aria della ragazza. Si chinò per schivarli e con decisione lasciò che la propria lama squarciasse Topazio da un fianco all'altro. Un'esplosione di luce li spinse tutti all'indietro e li costrinse a chiudere gli occhi in tutta fretta per non accecarsi.

Subito dopo il primo ad aprirli fu Seokjin che, alzatosi in piedi, si abbassò di nuovo per raccogliere la gemma. Tornò indietro e la poggiò tra le mani di Seyun anche se era Hoseok a tenere la borsa di Veral. -Lei non c'è.- ammise quindi, riferendosi alla prescelta. -Quindi è giusto che lui sia sotto la tua custodia.

La ragazza accettò e si tirò su il cappuccio.

  
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