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Autore: Greenleaf    27/02/2021    6 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

 


Il sole stava per tramontare. Era trascorsa mezza giornata da quando la compagnia aveva trovato Eldihen. Si erano fermati per darle soccorso, medicandola adeguatamente una volta che la ragazza si era tranquillizzata. Eldihen aveva raccontato loro dell’attacco degli orchi, della sua fuga, spiegandogli per filo e per segno ciò che ricordava, per poi addormentarsi troppo stanca e afflitta.

Gimli la guardò, appoggiandosi al tronco di un albero, esausto sbadigliò trascinandosi al suolo.
“Dorme da un bel po’!” il viso calmo di Eldihen lo rincuorò. Ricordava con dispiacere le lacrime della sconosciuta, il suo stupore e il tremore delle sue mani. Pareva che fosse stato il destino a farli incrociare, se non fosse stato per Legolas di sicuro non sarebbe sopravvissuta.

“Ha passato un brutto momento” Aragorn seduto su una serpeggiante radice allungò la sua mano per coprire le spalle della donna, avvicinando il mantello che Gimli le aveva donato.

“L’importante è che stia bene” Gimli lanciò uno sguardo all’elfo “Che dici si sveglierà presto?” chiese osservando l’amico che, immobile scrutava  l’orizzonte, studiando con lo sguardo la foresta in cui si trovavano.

“Sta bene, le sue ferite non erano gravi” rispose Legolas richiamato dalla voce del nano. Piegò il volto e preoccupato posò lo sguardo su Eldihen. Riposava tranquillamente vicino al fuoco che avevano acceso. Era riuscito a tranquillizzarla ed a curare le ferite presenti sul suo corpo “Vedrai che si sveglierà presto Gimli”

“Il problema è un altro!” Aragorn passò la sua pipa di legno tra le mani, portandosela poi sulle labbra schiuse “Noi dobbiamo proseguire in fretta. Merry e Pipino hanno bisogno del nostro aiuto ed anche se questa breve pausata non ci ha del tutto rallentati, non possiamo perdere altro tempo”
 
“Mh… I due hobbit saranno spaventati a morte” Gimli chinò il capo, pensando ai due piccoli compagni di viaggio “Hai ragione Aragorn, ma come faremo con la ragazza? non possiamo mica lasciarla in mezzo al bosco!”

“Certo che no. E’ per questo motivo che si presenta il nostro problema. Dobbiamo riflettere sul da farsi”

Legolas non aveva aperto bocca, attento ad osservare gli alberi, il terreno inclinato, le foglie, i movimenti degli animali e del sottosuolo. Grazie alla sua vista e alle sue dote elfiche, aveva scoperto senza tanti problemi gli spostamenti degli orchi che avevano catturato Merry e Pipino.

“Per il momento anche il branco di orchi si è fermato” informò i suoi amici, appoggiando la mano al suolo. Le vibrazioni che percepiva erano differenti, quasi impercettibili. Gli Uruk-hai avevano smesso di correre e si erano bloccati.

“Strano!” Aragorn si alzò da terra, oltrepassò il fuoco ed affiancò il suo amico“E’ da molto che sono fermi?”

“No. Si sono fermati poco fa, non capisco il motivo ma è un punto a nostro favore. Recupereremo presto le loro tracce!” disse serio,  lanciando uno sguardo veloce al suo amico Aragorn.

“Questa è una buona notizia” Gimli portò le mani davanti alle fiamme per riscaldarsi. La notte stava lentamente scendendo, portando con sé, una fitta nube biancastra.

Il vento spostò le foglie rosse a terra, le fiamme si agitarono e la cenere andò sulla barba di Gimli.

“Oh che seccatura!”

Eldihen si girò, allungando un braccio ancora mezza addormentata, tastò il terreno molle sotto di sè, stringendo energicamente una foglia dorata tra le dita. I cappelli erano completamente sparsi al suolo. Si voltò dall’altro lato, appoggiandosi totalmente su un fianco. Lentamente aprì gli occhi, trovandosi dinanzi, il viso curioso di Gimli.

Riconobbe il nano, l’aveva conosciuto prima, quando Legolas l’aveva aiutata a risvegliarsi, reduce del drammatico evento che l’aveva traumatizzata.

Cercò di rialzarsi, sostenendosi con le mani. Avvertì dolore in ogni punto del corpo. Era stremata. Abbandonò l’idea di mettersi in piedi e si rigettò a terra, guardandosi attorno e chiedendosi cosa le fosse accaduto.

“Mia signora” Aragorn accortosi del risveglio di Eldihen le si avvicinò, raggiungendola al suolo “Non devi muoverti, sei ferita”

“Si…” incuriosita studiò la barba poco curata di Aragorn ed i suoi occhi chiari e tremendamente espressivi, spostò lo sguardo su Gimli ed infine su Legolas ”Chi siete voi? Conosco i vostri volti, ma non vi ho domandato come vi chiamate”

“Sono Aragorn, lui è Gimli…” indicò il nano “E lui è Legolas” alzò una mano per indicare l’elfo.

Eldihen ascoltò senza commentare. Un forte dolore l’aveva colpita all’improvviso
“Mi fa male” appoggiò una mano sul suo costato, premendo con forza. Sul suo viso si dipinse un’espressione di dolore. Tirò le labbra, chiudendo vigorosamente le palpebre.

“Evita di toccare o peggiorerai la situazione”

Eldihen ascoltò il consiglio di Aragorn, spostando la sua occhiata su Gimli che la guardava con apprensione. Osservò infine Legolas, incrociando i suoi occhi blu. Il suo sguardo si era posato su di lei.
Piegò il volto quasi scottata dai suoi occhi azzurri come il cielo, ricordando il modo in cui si era comportata quando l’avevano trovata: in preda al panico si era messa a piangere, stringendo le mani di Legolas. Lui l’aveva accolta tra le sue braccia. Si sentì nuovamente stretta tra il suo torace e l’incavo del suo collo. Imbarazzata abbassò le palpebre, portandosi una mano sulla fronte.

“Adesso va meglio di prima” timidamente si voltò per vedere se l’elfo la stesse ancora guardando. Si stupì quando trovò gli occhi di lui su di sé “Grazie!” sussurrò ricambiando la sua occhiata.

“Le tue ferite non erano gravi, dovresti sentirti già meglio”un filo di vento gelido fece danzare i capelli biondi di Legolas. Superò Gimli avvicinandosi ad Eldihen.

“Si, ho solo un po’ di dolore qui” indicò il suo costato, avvicinò le ginocchia al petto e si rialzò di poco, rimanendo seduta sulle foglie “Ma il peggio è passato”

Legolas sorrise flebilmente. Vederla tranquilla e soprattutto sana e salva lo rassicurava  “Sei al sicuro” si piegò su un ginocchio e guardò attentamente il viso della fanciulla: i suoi occhi azzurri erano limpidi e spaesati, le sue guancie stavano poco a poco tingendosi di rosa, le labbra carnose e rosate erano incurvate in un mezzo sorriso.

“Si lo è, ma dobbiamo trovarle un posto in cui stare” Aragorn espresse i suoi pensieri ad alta voce. Anche se l’avevano aiutata, di certo Eldihen non poteva considerarsi salva del tutto, anzi, rischiava di essere travolta da un secondo agguato degli orchi, visto che loro li stavano cercando di proposito.

“Certo che ti sei proprio intestardito!” si alzò anche Gimli, ripulendo con le mani la polvere sulla sua barba ramata “In realtà stavo pensando che sarebbe meglio mandarla a Lothlorien”

Legolas ed Aragorn si girarono simultaneamente per guardare Gimli con espressione contrariata.
“Perché quelle facce? Infondo non siamo così lontani!”

Eldihen sbatté più volte le ciglia, strofinò la sua mano sugli occhi, respirando lentamente. Il terreno sotto di lei era decisamente umido e freddo. Scostò la polvere dal suo vestito azzurro, ascoltando il discorso senza guardare i tre “Non so nemmeno dove mi trovo!” asserì confusa.

Legolas sospirò, spostò gli occhi da Eldihen a Gimli “Non possiamo tornare indietro, perderemmo molto tempo”

“Esattamente” continuò Aragorn posando la mano sull’elsa della sua spada “Dobbiamo proseguire e in fretta” ricercò l’attenzione di Legolas. Era in pensiero per i due hobbit.

“Perché siete ansiosi di andarvene?” radunò l’energia necessaria per mettersi in piedi. Legolas l’aiutò, sostenendola dalla vita, convinto che, non sarebbe riuscita a muoversi da sola.

“Fa piano” i loro visi erano vicini. Eldihen lo guardò, allontanandosi di poco appena percepito il contatto con il corpo dell’elfo. Arrossì lievemente ripensando ai momenti in cui lei stessa si era buttata tra le sue braccia. Quanto doveva essere stata disperata? In una situazione normale non l’avrebbe mai fatto, anche se lei non si trovava in una situazione normale e prima non si era sentita affatto bene, né fisicamente, né psicologicamente. Era normale il cedimento che aveva avuto.

“Sto bene” doveva ammettere che lui era molto delicato nei suoi confronti, la stringeva senza essere per nulla invasivo “Le tue cure hanno avuto effetto!”

“Lo vedo” Legolas, muovendo i suoi occhi sul corpo esile di Eldihen, fu attirato da una delicata collana d’argento che portava al collo. Era preziosa, un gioiello regale. La studiò chiedendosi chi fosse quella misteriosa ragazza che aveva salvato, avrebbe voluto scoprire molte più cose sul suo conto.

“Siamo in cerca di due nostri amici” rispose Aragorn alla domanda di Eldihen “Per questo dobbiamo patire” non aggiunse altre spiegazioni. Non avrebbe confessato nulla sulla compagnia, né delle vicissitudini affrontate con tanto dolore.

“E dove sono i vostri amici?”

“Sono dispersi, non lo sappiamo neanche noi” replicò Gimli appoggiandosi alla sua ascia.

“Mi spiace” poteva comprendere lo stato d’animo dei tre. Si allontanò lentamente dalla presa di Legolas che ancora la stringeva dalla vita “Spero che stiano bene”

“Questa è anche la nostra speranza”

“Io sinceramente non vorrei essere d’intralcio…”Eldihen si avvicinò ad un tronco, appoggiandosi con la schiena “Se voi siete alla ricerca dei vostri amici, di sicuro non potete badare anche me. Non so, potrei andare a Lothlorien da sola se mi indicate la via. Non so nemmeno dove mi trovo, ma se è vicina la raggiungerò”

“Non se ne parla!” Legolas era serio. Eldihen rimase colpita dalla sua espressione matura e dal suo portamento “Dovresti superare il fiume Anduin e la foresta di Lothlorien. Rischieresti di essere trovata dagli orchi”

Eldihen che fin a quel momento aveva reagito prontamente, lasciandosi alle spalle la vicenda che l’aveva colpita, rimase spiazzata dalle parole di Legolas, immaginandosi sola in mezzo ad un gruppo di orchi. Le mancò d’un tratto l’aria. Rimase immobile cercando di trattenere l’ansia e il bruciore dentro il suo petto. Sospirò, chiudendo le palpebre.

“Non ti lasceremo sola stai tranquilla” Aragorn la rassicurò con uno sguardo indulgente.

“Vorrei tanto non essere di peso, ma confesso che il solo pensiero di un aggressione mi terrorizza”

“Non sarai aggredita da nessuno!” Legolas intervenne prontamente, stringendo il suo arco tra le dita. L’avrebbe protetta, se lo era promesso quando l’aveva vista piangere tra le sue braccia.

“Eldihen, non ti devi sentire in colpa, troveremo un modo per portarti a Lorien”Aragorn pensò ad un piano. In realtà aveva in mente di fare una certa cosa da un bel po’. Guardò Legolas chiedendosi se avesse condiviso la sua iniziativa, si spostò e lo raggiunse, convinto più che mai delle sue idee “Legolas  e se l’affidassimo a Nihil? Siamo nei pressi di Amon Hen. Potremmo continuare la nostra missione, lasciando Eldihen in buone mani” gli parlò in modo che solo lui potesse sentire, escludendo Eldihen e Gimli.

“In buone mani dici?” Legolas corrugò la fronte, spostando il capo in direzione di Aragorn “Non credo che Nihil sia affidabile. Tu sai cosa ha fatto tempo fa. Non so come hai preso in considerazione quest’idea”

“Legolas, metti da parte i dissapori e riflettici: Nihil abita vicino la foresta e noi non possiamo portare la ragazza a Lorien. E’ l’unica alternativa” l’uomo alzò la mano in direzione del sentiero, sperando che Legolas lo ascoltasse. Sapeva che tra lui e Nihil non scorreva buon sangue da tempo, ma doveva capire che era l’unico modo per proteggere Eldihen. Nihil era l’unico. Loro non potevano scortarla, avevano un compito da portare a termine.

“Man pedich Aragorn? (cosa hai detto Aragorn)” Legolas sorpreso curvò il viso. Aragorn conosceva la storia di Nihil, il motivo per cui loro non si parlavano più da anni. Rimase in silenzio, avvertendo su di sé, le occhiate curiose di Eldihen che gli era affianco e di Gimli.

“Legolas non abbiamo scelta. Non possiamo lasciare che Eldihen percorra il fiume da sola, ma non possiamo nemmeno abbandonare Merry e Pipino, facendo finta di niente. Proseguiamo, lasciamo Eldihen da Nihil e salviamo i nostri amici. Pensa a loro!”

“Io ci penso a loro. Ma penso anche che Nihil non sia in grado di proteggere Eldihen. Non lo ritengo adatto”

“Per quanto lui abbia sbagliato, non penso che lascerebbe la ragazza indifesa e questo lo sai anche tu!” Aragorn era divenuto serio. Si era avvicinato maggiormente a Legolas guardandolo negli occhi, sostenendo la sua espressione accigliata. Durante gli anni lui e Nihil avevano riallacciato il loro rapporto, consultandosi di tanto in tanto, Legolas non sapeva nulla, Aragorn aveva preferito non confessarglielo, aspettando il momento opportuno per parlargliene.

“Non so di chi stiate parlando ma, se c’è una persona fidata nelle vicinanze che aspettiamo? I due giovanotti hanno bisogno del nostro aiuto” Gimli ruppe la tensione che si era creata tra Legolas e Aragorn, esprimendo il suo giudizio. Il fuoco si stava  lentamente spegnendo e con esso l’ultima luce presente in quella foresta. Le ombre stavano calando, oscurando anche la foglia più colorata.

Legolas osservò gli occhi dell’amico sormontati da due folte sopracciglia. Era combattuto, consapevole che erano veramente con le spalle al muro, ma nonostante ciò, in cuor suo detestava l’idea di dover chiedere un favore a Nihil. Avrebbe preferito tornare con Eldihen da solo e l’avrebbe fatto se non fosse stato per i due hobbit.

“Mi va bene!” Eldihen scostò la sua gonna azzurra, osservando Legolas che si girò di scatto in sua direzione. Non voleva disturbarlo ulteriormente, forse se avesse accettato, lui non si sarebbe opposto “Non ti preoccupare, in fin dei conti si tratta solo di superare il fiume, poi sarò a Lorien, lì conosco molte persone, me la caverò” Spiegò pacatamente.

Aragorn sorrise alla ragazza. Legolas sospirò, schiudendo la bocca. Passò il suo sguardo su Eldihen, gurdandola negli occhi per diversi istanti. Era a disagio, come se le dispiacesse di creare disturbo.

“Cosa ne dici Legolas? Porteremo la ragazza  da Nihil?” Aragorn attendeva con ansia il consenso del compagno, sperando che lui non si impuntasse sui suoi pensieri. Lo considerava saggio tra gli elfi, un abile guerriero, un buon consigliere e un leale amico. Non avrebbe mai preso una decisione senza la sua approvazione.

“Voglio riflettere!” abbassò le palpebre, immergendosi nei suoi ricordi, ricordi di un tempo passato, ormai lontano…
 

 
Nihil, da anni a servizio di re Thranduil, era un grande combattente, il più forte del regno, capitano delle guardie  del Reame Boscoso. Era caparbio e tremendamente orgoglioso. Negli anni, a causa delle guerre combattute  era divenuto introverso, a tal punto da scegliere di vivere lontano dalla città, in mezzo alla foresta, in solitudine, sperando di guarire la sua mente e il suo cuore dalle ferite che si portava dietro da anni, causate da dolorose perdite e da sanguinarie battaglie, combattute sempre con onore. 

Gli orchi in quel periodo avevano preso di mira il Reame Boscoso,  inoltrandosi nella foresta per uccidere senza pietà gli elfi che incontravano nel loro percorso. Nihil era corso in aiuto delle poche vittime del branco di Uruk-hai senza però avvisare il re della minaccia che stava strisciando dentro il suo regno, proprio come una vipera velenosa.

Grazie alle informazioni che riceveva puntualmente dal suo falco bruno di nome Epon,  conosceva i punti in cui gli orchi si fermavano per fare scorta di legna o di acqua. Epon perlustrava ogni giorno il territorio, volando sugli alti alberi e sull’intero reame di re Thranduil, per portare al suo padrone Nihil tutte le informazioni che desiderava.

L’elfo non si era mai deciso di tornare indietro per proteggere la sua città dalla minaccia degli orchi. Si era chiuso in se stesso, e rispondeva solo ai suoi bisogni senza più badare alla salvezza del suo popolo. L’ombra da tempo aveva ottenebrato il suo cuore puro. Per ripulire la sua anima sarebbe dovuto partire presso Valinor, lì avrebbe trovato pace, sconfiggendo l’oscurità e il male che aveva visto nella Terra di Mezzo.

Legolas si era reso conto che qualcosa non stava andando bene quando non vide più rientrare le squadre addette all’esplorazione del territorio. Le persone erano terrorizzate, giravano voci strane e nessuno voleva abbandonare il regno per paura di non farvi più ritorno. Aveva discusso molto con i suoi soldati e dopo svariate suppliche era riuscito a radunare una squadra, con la promessa che lui ne avrebbe fatto parte, in veste di principe di Bosco Atro.

Erano partiti in dieci una mattina, avanzando nell’oscuro bosco. Legolas temerario guidava la squadra in groppa al suo destriero. Poteva leggere negli occhi dei suoi combattenti pura paura. Stavano andando incontro ad una minaccia oscura, senza saper bene quale fosse il loro nemico. Superarono il sentiero, muovendosi tra i tronchi scuri e le rocce appuntite.

Una nube grigiastra ricoprì il percorso. I cavalli impauriti si bloccarono nitrendo.

“Aspettate” Legolas grazie ad un gesto repentino saltò a terra, stringendo tra le mani le briglie del suo cavallo.  I soldati dietro lui lo imitarono, pronti ad un’eventuale scontro. Si guardavano, chiedendosi da dove sarebbe iniziata la battaglia, se a destra o a sinistra. Non sapevano come comportarsi ma avvertivano una presenza sinistra.

Il principe osservò la nebbia farsi sempre più fitta e coprire gli alberi, facendo apparire tutto bianco. Non sapeva se quella fosse opera del nemico, ma ugualmente avanzò, portando le mani sul suo arco.

“Voi rimanete uniti, io proseguirò per vedere fin dove si estende la nebbia. Non vi allontanate per nessun motivo!” era intenzionato a risolvere la faccenda ed in fretta. Senza preoccupazione lasciò gli elfi e si incamminò oltre la nube che aveva completamente coperto il suolo. Si bloccò appoggiando il suo piede in un sasso, per poter guardare con attenzione lo spazio intorno a sé: non fu per nulla facile, il velo di nebbia era talmente alto da coprire ogni cosa. In lontananza intravide uno strano luccichio argentato. Pareva essere un elmo, vicino ad un grosso albero senza foglie. Assottigliò le palpebre per osservare bene le incisioni sull’oggetto che aveva appena visto e quando riconobbe delle scritte in elfico, corse verso il fusto spoglio. Non sapeva a chi appartenesse quell’elmo ma era certo di ritrovare un cittadino del suo regno, fu così infatti, anche se quello che gli si presentò davanti lo paralizzò completamente.

“Non può essere!” sui rami dell’albero erano stati appesi brutalmente le membra di un elfo. Legolas riconobbe l’elmo che aveva visto, scoprendo un volto sotto di esso. Chiuse gli occhi inorridito quando notò le braccia, le gambe, i piedi, la testa sparsi su tutto l’albero, come se fossero delle foglie penzolanti. Quell’elfo era stato mutilato e appeso senza pietà, come una pezza vecchia. Il disgustoso odore di carne putrefatta gli fece trattenere il respiro, ma non si allontanò “E’ opera degli orchi!” era dispiaciuto e convinto che si trattasse di un branco di orchi, chi altro avrebbe commesso un atto così meschino?

Radunò le parti del corpo del povero sventurato, staccandole velocemente dai rami, scavò una piccola fossa sotto i piedi dell’albero e lì lo seppellì, ponendo sul piccolo tumulo di terra, l’elmo argentato che aveva colpito la sua attenzione.

“Che tu possa tornare presto. La tua anima riposerà in pace presso le aule di Mandos” si portò una mano al petto e chiudendo gli occhi pregò.

Era collerico. Sospirò cercando di ricacciare  il nervosismo che avvertiva. Passò una mano su una sua freccia, alzò il viso e studiò attentamente il cielo, per poter vedere oltre i fitti rami il sole debole del mattino.
Un veloce movimento lo attirò completamente. Sulla sua testa si muoveva ad intervalli circolari, un volatile dalle spesse ali marroni, con un becco a punta e delle zampe aperte. Guardò l’animale, ed incuriosito lo seguì, correndo sotto di lui.

“Vorrei sbagliarmi, ma penso si tratti di Epon!” avvertì un forte formicolio alle braccia, correva per non perdere di vista il falco, superando radici, cespugli e sassi. Non si bloccò nemmeno quando si trovò di fronte ad un terreno melmoso. Corse e raggiunse la meta del falco, fermandosi ai piedi di una piccola casa, posta al di sopra delle grosse fronde di un albero.

Spazientito ed incollerito si arrampicò sui rami aiutandosi con le mani, raggiunse la piccola abitazione ed entrò dalla porta, rompendola con un calcio.

Nihil aveva teso il braccio per accogliere il suo falco.  Si era girato in direzione dell’entrata, trovandosi Legolas dinanzi. La porta in legno giaceva a terra, vicino al tavolo.

“Mio principe!” stupito gli si avvicinò.

“Da quanto spii le mosse degli orchi? Da quanto tempo mandi il tuo falco a guardare la morte dei miei soldati? Trovi gusto a sapere che il tuo popolo è attaccato?” Legolas era nervoso, non era riuscito a calmarsi e, sospettando che Nihil conoscesse da tempo la situazione era corso a casa sua per richiamarlo.

“Ho cercato di difendere i tuoi soldati mio signore, ma il gruppo di orchi si muove velocemente” il falco aprì il becco emettendo un suono sgradevole.

“Difendere! E come? Guardando le mosse degli orchi senza avvertire il tuo re? Saresti dovuto venire da mio padre ed esporre l’accaduto. Invece sei stato fermo, mandando il tuo falco in esplorazione, per raccogliere le informazioni necessarie per rifugiarti. Sei un codardo!”

“Io non sono venuto dal tuo padre ma…”

“Ma cosa?” Legolas si sentì tradito. E pensare che Nihil un tempo era un ottimo combattente, che fine aveva fatto il suo valore?

“Ma non ci sono riuscito… porto ancora le ferite delle vecchie guerre, temo di entrare a palazzo, ho troppi brutti ricordi!”

Legolas sospirò pesantemente stringendo un pugno. Non poteva credere alle sue orecchie, Nihil si era rifiutato di informare suo padre per paura dei brutti ricordi “E delle persone che sono morte non ti interessa?”

“Mio principe temo di aver sbagliato. Certo che mi interessa, io stesso ho aiutato gli elfi catturati dal nemico. Non avrei mai voluto che i tuoi soldati venissero attaccati, io tengo al mio popolo, sai cos’ho fatto in passato per proteggerlo”

“Nessuno ha fatto ritorno e non vedo nessuno in casa tua. Sono tutti morti!” Legolas ringhiò a pochi passi dal viso di Nihil. Era fiero e coraggioso. Si sentì in dovere di rimproverarlo, per rispondere alle morti che avevano colpito il suo popolo, lo doveva fare, altrimenti lui stesso non si sarebbe mai e poi mai perdonato.

“Non credevo” Nihil lasciò che Epon appoggiasse le sue zampe su un pezzo di legno vicino alla finestra. Abbassò il capo amareggiato, massaggiandosi le tempie.

“Nihil, ti bandisco dal regno per alto tradimento. Lascia Bosco Atro entro il calare della notte”

“Non puoi farlo… ho sbagliato a non avvisare ma mi rifarò, io sono stato un guerriero e ho combattuto a fianco di tuo padre per lunghi anni, può uno sbaglio cancellare il mio servizio?” Nihil sgranò gli occhi, portandosi in avanti. Era sorpreso dalla decisione di Legolas.

“A causa del tuo sbaglio molte persone hanno perso la vita. Ti esilio proprio per rispetto del ruolo che hai coperto in passato. Credimi che se non fosse per il tuo vecchio servizio trascorreresti la tua esistenza nelle segrete del mio palazzo!”

Legolas passò il suo sguardo sugli occhi chiari di Nihil, guardando infine il covo tetro in cui dimorava.

“Se così hai deciso lascerò Bosco Atro mio signore. Forse un giorno potrò sdebitarmi, e riscattare le mie colpe”

 Nihil adirato accettò la decisione del principe, anche se a parer suo troppo ingiusta. Era sicuro che un giorno Legolas si sarebbe pentito. Un giorno avrebbe ricercato il suo aiuto e lui avrebbe atteso quel momento, per ripagare il suo trattamento con la stessa moneta.

 

 
“Legolas?” Aragorn richiamò l’amico. Era fermo da un bel po’, fissava il vuoto, perso in chissà quale ricordo.

L’elfo alzò lo sguardo, ritrovando gli occhi verdi del suo amico. Era divenuto serio e leggermente irritato a causa dei vecchi pensieri. Passò lo sguardo su Eldihen e tutto d’un tratto la tensione accumulata si sciolse alla vista del suo viso innocente.

“Voglio lasciarti in un posto sicuro, per proseguire il mio viaggio senza preoccupazioni”si avvicinò, sfiorando di poco il dorso della sua mano.

Eldihen sussultò, ma non lo diede a vedere. Guardò il volto dell’elfo: era serio, sembrava avesse preso a cuore la faccenda. Non avrebbe mai voluto farlo impensierire.

“Lasciami pure da questa persona, io me la caverò, l’importante è che qualcuno mi accompagni a Lorien!”

Legolas era veramente indeciso. Nihil avrebbe dovuto rispondere alle sue richieste, per compensare ai suoi sbagli. L’avrebbe fatto ma, Legolas non voleva lasciargli Eldihen. Impensierito la fissò, senza distogliere la sua attenzione dal suo viso.

“Legolas, lasciamola da Nihil!” Aragorn conosceva l’elfo, ed era sicuro che sarebbe stato premuroso con Eldihen.

L’ansia di Aragorn agitò la ragazza, si sentì di troppo e per tale ragione sperò  dentro di sé, che Legolas accettasse l’offerta, e che dalle sue labbra uscissero parole d’assenso. 

“E’ l’ultima cosa che voglio fare”

“Sinceramente a me va bene. Ti prego accetta perché se non lo farai io andrò da sola, non puoi immaginare come mi stia sentendo. Avete i vostri amici da salvare, cosa mai mi potrà fare questa persona?” Eldihen si parò davanti a Legolas, parlandogli a pochi centimetri dal suo viso. Lo guardò. Era tremendamente affascinante, i suoi capelli chiari enfatizzavano gli occhi azzurri e la pelle candida. I lineamenti del viso erano ben marcati: zigomi alti, labbra definite e un naso sottile ed elegante, il suo sguardo era luminoso e misterioso. La sua espressione saggia e risoluta lasciò Eldihen senza parole. Era semplicemente bellissimo, lo doveva ammettere.

“Non ti lascerei sola”

“Quindi è deciso!” Gimli sorridente sfregò le sue mani, contento di aver trovato una soluzione.

“Ti lascerò da Nihil” Legolas annullò la distanza. Il profumo di quercia che proveniva dal suo corpo spiazzò Eldihen, che incantata osservava le sue labbra muoversi “Lui ti porterà a Lorien e obbedirà ai miei ordini. Stai certa che se oserà lasciarti o metterti in pericolo la pagherà amaramente!” parlò lentamente, a bassa voce. Voleva che solo lei lo sentisse.

Le labbra di Legolas le erano talmente vicine che Eldihen percepì il suo calore. Arrossì, avvertendo un lieve bruciore al petto. Sbatté le ciglia inebriata dall’odore percepito.

“Hai già fatto molto per me. Non devi promettermi nulla, non voglio arrecarti preoccupazioni”

Legolas, che aveva preso la faccenda a cuore, afferrò delicatamente il braccio di Eldihen, sorridendole “Ho promesso di proteggerti e lo farò”

“Non ti devi sentire obbligato solo perché prima ho pianto… ero molto agitata!” Spostò il suo sguardo dagli occhi di lui, sentendosi in forte imbarazzo.

“Lo faccio perché lo voglio” strinse il suo braccio di più avvicinandola di poco “Appena avrò la possibilità verrò a trovarti”

“Ti aspetterò” si allontanò, non reggendo lo sguardo dell’elfo, le sue mani sul suo braccio e il profumo che emanava. Legolas la lasciò, gurdandola indietreggiare verso Aragorn.

“Mia signora, se ti senti meglio dopo aver riposato, ti pregherei di partire. Non possiamo trattenerci”

“Ma certo” Eldihen sorrise, poi scostò dalle spalle il mantello verdognolo e si avvicinò a Gimli.

“Tieni!” glielo porse, allungando una mano.      

“Non potrei mai prenderlo!” il nano agitò il capo arrossendo lievemente.

“Perché?”

“Voglio essere gentile, tienilo pure tu, me lo restituirai quando ti lasceremo”

“Come desideri!” apprezzando il gesto galante di Gimli, Eldihen si chinò e gli baciò la fronte “Grazie”
Il viso del nano divenne completamente rosso, non si aspettava di essere baciato dalla fanciulla, di percepire le sue labbra sul suo viso.

“Non c’è di che!”

“Se siete pronti partiamo immediatamente!” Aragorn si piegò afferrando due pugnali argentati a terra. Lanciò uno sguardo a Gimli e a Legolas, poi ad Eldihen.

“Sono pronta!”

“Bene!” con un cenno di capo indicò il percorso, camminando celermente sotto gli alberi, in mezzo all’erboso spiazzo.

“Eldihen non ti allontanare da noi” Legolas la prese dalla mano e serio la portò davanti a sé, lasciandola dolcemente.

“Non lo farò”  la ragazza imitò Aragorn, muovendosi però meno velocemente. Gimli la seguì insieme a Legolas, attento a guardarle le spalle.

“Stai tranquillo, non le accadrà nulla penso che quel Nihil l’aiuterà” commentò camminando insieme all’elfo.

“Stanne certo” Legolas sapeva il fatto suo. Superò insieme a Gimli il punto in cui si erano fermati.

“Sai è carina!”

L’elfo curvò leggermente gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, guardando Eldihen muoversi insieme a loro“E che c’entra?”

“C’entra, come puoi non aiutare una bella ragazza, infondo anche tu ti sei occupato di lei!”

Eldihen era sicura di potersi fidare dei tre sconosciuti. Le avevano salvato la vita e tra loro vi era un elfo come lei, un punto in più per seguirli senza timori.
 
 
 

Note autrice:

Scusate per il ritardo, è stata una giornata piena e faticosa. Non ho avuto proprio tempo e continuo ad avere problemi col sito da un’ora t.t roba che non mi incollava il testo perché sto "ctrl+v" non mi va proprio, ho dovuto cambiare computer e sono esausta. Ma come mai?
In ogni caso ringrazio i lettori ed in particolare le persone che hanno recensito lo scorso cap. Siete stati fantastici, ho letto i vostri commenti più volte <3 grazie per il vostro sostegno e la vostra calorosa accoglienza
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di 
giovedi
Un bacione e grazie ancora, spero di sentirvi in qualche commento
 
 
   
 
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