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Autore: heliodor    28/02/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Vittoria
 
Ho vinto, pensò sedendosi sulla panca. Era stata riportata nella gabbia.
“Aspetta qui. Riposati per il prossimo scontro” le aveva detto il tizio che era venuta a prenderla la prima volta.
Valya si era seduta ubbidiente, le mani che le tremavano e le gambe che sembravano reggerla a stento. Dopo lo scontro la forza che l’aveva pervasa era sparita, lasciandola spossata e stanca.
Devo riposare, si disse. O non reggerò un altro scontro.
Il vecchio con il bastone la fissava dalla parte opposta della gabbia.
Lei ricambiò l’occhiata senza parlare.
“Lui com’era?” le chiese all’improvviso.
“Chi?”
“Il tizio cha hai battuto.”
Ahthar, pensò Valya. Si chiama Ahthar.
“Troppo lento” disse misurando le parole. “Tecnica rozza.”
Ferg Abbylan lo avrebbe descritto in quel modo. Erano le stesse parole che a volte rivolgeva a lei quando la rimproverava. Il che accadeva almeno una volta a lezione, se non due.
Il vecchio annuì solenne. “È stato un buono scontro almeno?”
Valya si sentiva ancora dolorante e intorpidita. Aveva preso un paio di botte sul petto e la schiena e doveva avere qualche livido, ma l’armatura l’aveva protetta come promesso da Rann. Aveva persino fermato la spada di Ahthar.
Appena lo rivedrò dovrò fargli i miei complimenti, si disse. Se li merita.
“La gente si è divertita” disse.
Ricordava le grida del pubblico che seguiva lo scontro e il battere ritmico contro la palizzata.
Il vecchio aveva annuito di nuovo. “La gente si è divertita. In fondo siamo qui per questo, no?”
Io sono qui per vincere, pensò Valya, ma non lo disse.
Non voleva mancare di rispetto al vecchio. In fondo l’aveva aiutata con quel tizio, Bazon.
A proposito, dov’è? Si chiese.
Nella gabbia il suo posto era vuoto.
Il vecchio si era sporto verso di lei. “Divertire il pubblico è tutto ciò che viene chiesto a noi combattenti.”
Valya serrò la mano sulla spada.
“Divertirli perché dimentichino.”
“Cosa?” gli chiese.
“Il motivo per cui si stanno divertendo tanto.” Il vecchio ridacchiò.
“Ancora stai a sentire quel vecchio?”
La domanda fece trasalire Valya, che si voltò verso l’ingresso della gabbia e incrociò lo sguardo irriverente e divertito di Bazon.
L’uomo avanzò sicuro e andò a sedersi di fronte a lei, l’elmo sotto il braccio destro e la spada nella mano sinistra.
“Sei sopravvissuto” disse con un mezzo sorriso. “Non l’avrei mai detto. Mi spiace di essermi perso il tuo scontro, ma mi hanno chiamato subito dopo di te.”
“Anche tu sei sopravvissuto” disse Valya con tono di sfida. Dopo aver lottato con Ahthar si sentiva più sicura e in grado di fronteggiare chiunque, specie uno come Bazon.
“Quello era scontato” disse l’uomo sistemandosi una ciocca di capelli. “Volevo chiederti scusa.”
Valya lo fissò sorpresa.
“Non posso vedere la tua faccia, ma immagino la tua espressione” proseguì l’altro. “Non mi piace provocare le persone ma a volte dico una parola di troppo e ho un brutto carattere.”
Valya si umettò le labbra.
“Che ne dici se ci mettiamo una pietra sopra?” le propose Bazon.
Valya non credeva che spostare una pietra cancellasse quello che era successo prima.
“È un modo di dire di Malinor” si affrettò ad aggiungere l’uomo. “Significa che dimentichiamo la vecchia ruggine. Non diventiamo amici ma non serbiamo rancore.”
Valya si ritrovò ad annuire. “D’accordo” disse con tono diffidente. “Buttiamoci una pietra sopra.”
“Mettiamoci” la corresse Bazon. “Ma va bene lo stesso, ci siamo capiti. Abbiamo già tanti nemici nell’arena, sarebbe inutile farsene degli altri, non credi?” Guardò il vecchio. “Anche per te va bene? Ci mettiamo una pietra sopra.”
“Io ho già dimenticato tutto” rispose.
“Bene” fece Bazon rilassandosi un poco.
Uno degli organizzatori fece capolino nella gabbia. “Settecentoundici” disse ad alta voce.
Il vecchio si alzò. “È il mio numero” disse mostrandogli la pergamena.
L’uomo lo guardò diffidente. “Non sei un po’ troppo vecchio per l’arena?”
“So ancora difendermi bene” rispose facendo roteare il bastone con una mano.
“La pelle è tua. Vieni.”
Quando il vecchio fu uscito, Valya tornò a rivolgersi a Bazon. Ora che non erano più in contrasto sentiva il bisogno di parlare con qualcuno per non pensare al prossimo scontro e nella gabbia nessun altro sembrava disposto a rivolgerle la parola.
“Sei di Malinor?” gli chiese.
“Non ho detto questo” rispose Bazon.
“Ma hai usato un modo di dire di quelle parti, l’hai detto tu.”
Bazon sorrise. “Malinor è grande e ha molti vassalli. La metà parla come loro o almeno ci prova. Non ci sono mai stato ma una volta mi hanno ingaggiato come mercenario per risolvere una disputa di confine tra due regni vicini.”
“Sei un mercenario? Hai combattuto in qualche battaglia?”
“In almeno sei” rispose Bazon. “E in un paio di casi ho combattuto per entrambe le parti in guerra.” Quel ricordo sembrò metterlo di buon umore. “E tu hai mai combattuto in una battaglia? Una battaglia vera, intendo, non lo spettacolo che hanno messo in piedi qui.”
Valya scosse la testa.
“Lo immaginavo. Da come parli, dal fatto che vuoi vincere. Sarà già tanto se ne verrai fuori senza qualche osso rotto.”
Valya strinse la spada per trarne forza, ma le parole di Bazon non scomparvero. “Che c’è di male a voler vincere?”
“Quelli che vogliono vincere sono quelli che muoiono per primi” rispose il guerriero.
“Quattrocentoquaranta” annunciò una voce sulla soglia della gabbia.
“Vogliono te” disse Bazon.
“Così presto?” si chiese Valya ad alta voce alzandosi. “Pensavo ci volesse più tempo tra uno scontro e l’altro.”
“Ora ci sono la metà dei combattenti di stamattina” disse Bazon. “E tra poco saranno la metà di quelli che sono presenti adesso.”
Valya seguì l’uomo che era venuta a chiamarla ripensando alle parole del mercenario. Il recinto non era lo stesso dello scontro con Ahthar e anche il giudice era diverso.
“Conoscete le regole?” domandò ai due combattenti.
L’uomo al centro dello spiazzo era alto e dal cranio lucido sotto il sole che si stava alzando. Aveva le maniche arrotolate fino ai gomiti che mettevano in mostra muscoli solidi coperti di tatuaggi. Non indossava l’armatura a parte un corpetto di cuoio e dei gambali, né un elmo. Al fianco aveva legata una spada dalla lama ricurva.
Mentre il giudice spiegava le regole Valya non perse di vista il suo avversario.
Stavolta non mi farò sorprendere, pensò studiando l’uomo dal cranio lucido.
L’altro le rivolse un’occhiata fugace, come se l’avesse notata appena.
“Ti ho chiesto come ti chiami e da dove vieni?” stava dicendo il giudice.
“Val” rispose. “Vengo da Ferrador.”
L’uomo emise un brontolio. “Val di Ferrador contro Rathal di Valinka” annunciò a voce alta. “Appena mi allontano potete iniziare.”
Valya sollevò la spada tenendola salda con la mano destra, mentre con la sinistra cercava di bilanciare il peso come Ferg le aveva insegnato.
Rathal estrasse la spada ricurva e fendette l’aria come a saggiarne la consistenza. Le strisce di cuoio avvolte attorno alla lama non nascondevano i tre pendagli appesi all’elsa e alla guardia. Erano di colore rosso acceso e quando si agitavano nell’aria tintinnavano.
Valya fece un paio di passi verso l’avversario, che rimase fermo, come in attesa. Rathal sollevò la spada puntandola verso di lei e facendola ruotare con un rapido movimento del polso.
I tre pendagli si muovevano veloci disegnando nell’aria delle figure che si mescolavano tra loro intrecciandosi e poi dissolvendosi quando assumevano una nuova forma, lasciando una scia che Valya percepiva ancora attimi dopo che il movimento era avvenuto. E le loro trasformazioni sembravano avvenire al ritmo del tintinnio che producevano, mescolandosi in…
Rathal scattò in avanti, il polso bloccato e la punta della spada rivolta al suo petto. Valya accennò appena a muoversi prima di essere colpita al centro dell’armatura ed essere sospinta indietro.
Rathal avanzò ancora incalzandola. Ogni affondo era un colpo che Valya riceveva in una diversa parte del corpo. Spalla, petto, gamba destra, braccio sinistro.
Valya balzò all’indietro per sottrarsi all’attacco ma lui avanzò con passi piccoli e rapidi coprendo la distanza che li separava per ricominciare a colpirla.
“Smettila” gridò Valya mettendo di traverso la spada per intercettare quella dell’altro.
Rathal si ritrasse e fece un passo indietro evitando il colpo per poi tornare ad avanzare un attimo dopo.
Valya distolse gli occhi dalla spada del guerriero per non lasciarsi distrarre dal movimento dei pendagli e l’altro ne approfittò per colpirla alla gamba destra poco sotto il ginocchio.
Strinse i denti per il dolore che le percorse la gamba e continuò ad agitare la spada per cercare di intercettare i colpi dell’avversario.
Sentiva dolore in tutti i punti dove Rathal l’aveva colpita.
L’armatura mi protegge dai danni, pensò Valya. Ma non dal dolore.
Rathal le concesse qualche attimo di pausa facendo roteare la spada con un rapido movimento del polso. Mentre si spostava di lato non smetteva di fissarla come se la stesse studiando.
Valya serrò la presa sull’elsa e percepì l’energia scorrere attraverso il braccio e nel resto del corpo. Rathal sembrò rallentare, come se si muovesse nella melassa. Anche l’aria divenne come solida. Poteva avvertirne la consistenza sulla pelle.
Il guerriero stava sollevando la spada per farla roteare di nuovo e aveva fatto due passi avanti quando Valya scattò verso di lui urlando e mulinando l’arma.
Rathal scartò di lato ma Valya cambiò direzione a sua volta e roteò la spada verso la sua spalla, colpendolo in pieno.
Il guerriero indietreggiò e lei lo incalzò colpendolo prima al fianco e poi alla gamba destra che cedette di schianto.
Anche da inginocchiato il guerriero non smise di roteare la spada col polso per cercare di colpirla.
Valya gli danzò attorno come aveva fatto con Ahthar, scegliendo con cura dove colpirlo e come. Il piatto della lama colpì il guerriero alla schiena, costringendolo a piegarsi in avanti. La spada gli sfuggì di mano rotolando nella sabbia.
Valya sollevò la spada per colpirlo di nuovo.
“Mi arrendo” disse Rathal alzando le mani. “Hai vinto.”
Delusa, Valya indietreggiò di qualche passo fino a trovarsi al centro dell’arena. L’energia della spada defluì e lei avvertì la stanchezza.
Ma anche la gioia.
il giudice dello scontro avanzò verso di lei e prese la sua mano. “Come ti chiami?”
“Val” rispose sicura.
“Il vincitore dello scontro” disse il giudice rivolto al pubblico. “Val.”
Il pubblico ruggì e il frastuono aumentò, ma Valya lo sentì appena.

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