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Autore: vielvisev    01/03/2021    6 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Il canto della fenice.

 


Qualcosa non va” disse Emma e si dovette sforzare, mentre faceva quell'ammissione ad alta voce, per cercare di sembrare tranquilla.
 Il suo sguardo perso, però, che si muoveva svelto attraverso le vetrate della torre di Corvonero, in direzione delle montagne ormai solo parzialmente innevate, sembrava dire il contrario. 
 La Sala Comune era stranamente vuota quella sera e spettrale nella luce tenue. Davanti ai camini c'erano solo una manciata di persone, immerse quasi tutte nella lettura e poi Emma, James e Lilith, seduti accanto alla vetrata, tesi come corde di violino.
 I due amici osservavano l'emoor in silenzio, il cuore che batteva forte dalla preoccupazione che non osavano esternare.

  Erano giorni, in fondo, che Emma era sempre tesa, sconvolta dagli incubi e dalla strana sensazione che qualcosa stesse andando storto.  
 Era Lilith a svegliarla di notte dalle sue stesse grida, sorreggendola con fervore e James a raccogliere la mattina il suo sconforto, con pazienza ed entrambi assistevano anche alla stanchezza per i ripetuti fallimentari tentativi di comunicare con Potter e alla sua pena nel vedere Draco Malfoy sempre più simile all'ombra di sé stesso.
James e Lilith avevano usato inizialmente parole piene di calma e affetto, snocciolate per darle il loro sostegno, ma cominciavano a sentire della sottile incertezza, mentre osservavano l'amica, se possibile ancor più rabbuiata dopo l'inaspettato incontro con Silente.
“Emma, devi cercare di stare tranquilla.” tentò la biondina, scrutandola con gli occhi scuri e grandi, il fiato sospeso e l'emoor in risposta serrò i denti e le sembrò quasi di sentirli scricchiolare, mentre lanciava uno sguardo sfuggente ai due. 
James sospirò a fondo, evitando come poteva l'occhiata furente di Lilith, che lo esortava a dire qualcosa. Il ragazzo in realtà era piuttosto sicuro che togliere quell'aria preoccupata dal volto di Emma sarebbe stato impossibile: la conosceva troppo bene.
 “Che cosa vuoi fare?” chiese quindi arreso, pronto ad accettare qualunque decisione dell'amica.
 “Non deve fare niente” soffiò Lilith “Deve solo calmarsi”
 James ignorò la biondina, fissando gli occhi chiari sulla nuca ramata dell'emoor che evitava ostinatamente il suo sguardo.
 “Emma. Dimmi cosa vuoi fare” ripeté con fermezza, causando nella ragazza un piccolo fremito di nervoso appena trattenuto.
 “Vado da Ginny” gli rispose secca, alzandosi in piedi con un gesto sicuro “Ho bisogno di schiarirmi le idee e a stare qui ferma temo di impazzire. Qualunque cosa succeda non uscite di qui.”
 Lilith schiuse le labbra per dire qualcosa, ma James le afferrò il polso intimandole di tacere. I due amici si scambiarono solo un'occhiata, ma non tentarono di seguire l'emoor, o di fare domande, consapevoli che sarebbe stato completamente inutile. 
 Emma era così preoccupata e nervosa, che faceva spavento e loro  erano semplicemente terrorizzati, perché sapevano che difficilmente l'emoor aveva torto su qualcosa.

. . .

La Corvonero, uscita di fretta dalla Sala comune, si incamminò per i corridoi del castello, nervosa. Passò sotto alcuni ritratti chiassosi e incrociò il fantasma di Nick Quasi senza testa, ma non rallentò.
Di studenti ve ne erano pochi, quasi tutti che, pigramente, cominciavano a muoversi verso le rispettive Sale Comuni prima che scattasse il coprifuoco serale. Ad Hogwarts c'era tensione.
 Emma cercò istintivamente Ginny nei punti della scuola che di solito bazzicava, senza però trovarla e contrariata, la pancia che brontolava per la fame, avendo saltato la cena per andare da Silente, cambiò direzione verso i sotterranei, sperando così di incontrare forse gli altri emoor, o qualche Serpeverde di sua conoscenza.
 Sentiva un estremo bisogno di essere confortata, di assicurarsi che tutto fosse a posto, di avere la prova che si sbagliava e che come le aveva detto Silente ogni cosa era sotto controllo.
Era quasi arrivata alle scale che si inabissavano verso la parte bassa del castello, quando, svoltato l'angolo a passo di marcia, si scontrò con qualcuno di decisamente più alto di lei, che arrivava velocemente nel senso opposto. L'emoor sdrucciolò all'indietro con un soffocato “Ehi”, prima che due braccia non la afferrassero saldamente, impedendole di cadere a terra.
 “Emma” disse Blaise Zabini, che la osservava con i suoi occhi chiari dall'alto della sua statura, palesemente sorpreso di trovarla lì.
“Blaise” rispose lei, tendendo di istinto le labbra in un sorriso, stranamente sollevata di aver trovato il ragazzo tra tutti.
“Cosa ci fai qui?” chiese lui e la nota di nervosismo che inquinava il suo tono fece alzare la testa all'emoor che lo osservò attenta.
 Il Serpeverde era chiaramente nel panico, i capelli di solito perfetti apparivano arruffati, portava solo la camicia senza la cravatta della sua amata divisa e aveva il fiatone: tutte cose che contrastavano con l'abituale aspetto composto e curato che Zabini amava sfoggiare in ogni occasione, non senza orgoglio.
 “Tutto bene?” domandò perplessa l'emoor.

 Il ragazzo di fronte a lei assunse un'espressione contratta, mentre chiaramente indeciso su come rispondere ricambiava il suo sguardo.
Emma e Blaise non erano propriamente amici, ma si rispettavano e si erano difesi a vicenda quando ce ne era stato il bisogno e soprattutto andavano istintivamente molto d'accordo.
 L'emoor ricordava con affetto i più momenti in cui il ragazzo le aveva dato il suo silenzioso ed elegante supporto, come quando si era dimostrato preoccupato per la mancanza di Draco al suo fianco la sera della festa di Lumacorno, o quando le aveva offerto silenziosamente il suo appoggio al Manor, a Capodanno, aiutandola a scivolare indenne tra i peggiori Purosangue. 
 Emma non poteva certo dire di conoscerlo bene, ma sapeva abbastanza cose di lui per trovare l'agitazione, in cui versava in quel momento, preoccupante e sentì una punta di ansia invaderle il petto.
 “Blaise” ripeté con tono basso “Va tutto bene?”
 “Non trovo Draco” rispose lui, simulando a malapena il suo allarmismo “Io e Theo lo cerchiamo da ore”
L'emoor sbatté una volta le palpebre perplessa e cercò di non agitarsi, anche se nella sua prospettiva il fatto che le due serpi fossero preoccupate e cercassero l'amico da ore, era decisamente una cattiva notizia, perché i Serpeverde non perdevano mai il controllo. Mai
Non cedevano alla preoccupazione e avevano la capacità di essere discreti, analitici e precisi in ogni situazione. Specialmente quelle di tensione. Specialmente quelle in cui chiunque altro, soprattutto i Grifondoro, avrebbero reagito con stupida impulsività.
 “Perché ti preoccupi?” domandò indecisa.
 “Sai dov'è?” insistette l'altro.
 “No, mi spiace. Non dovevamo vederci questa sera. Pensavo fosse con voi” disse lei secca, cercando di leggere il volto del ragazzo.
 “Lo temevo” esalò Zabini, passandosi una mano sulla fronte.
Emma dondolò sui piedi, osservando lo sguardo cauto di lui, si avvicinò di un passo, incerta se rassicurarlo o meno.
 “Sarà a fare un giro magari” tentò con finto ottimismo, mentre le viscere le si arricciavano “Tornerà prima del coprifuoco. Sai che Draco, a volte, ha bisogno di solitudine, lo conosci meglio di me”
 “Non so se è la sua voglia di solitudine questa, Ems” la interruppe Zabini in un mormorio “Ho una strana sensazione.”  
 “Che cosa, Blaise?” chiese subito Emma, gli occhi socchiusi.
 “Ho paura che faccia una stronzata” ammise l'altro.
 “Tutti abbiamo questo timore, ma perché ora?” insistette lei, mentre un brivido le correva lungo la schiena “Non è da te”
 “Tiger e Goyle lo seguono sempre ultimamente e sembrano spaventati, sono lì in Sala Comune tesi e silenziosi.” spiegò il ragazzo, le mani che quasi tremavano “Draco non c'è, non sta più parlando con me da giorni, mi evita palesemente e fa lo stesso con Theo. Lo stiamo tenendo d'occhio, lasciandogli lo spazio di cui ha bisogno, ma ora non lo troviamo e ho solo un brutto presentimento”
 “Tu sai cosa deve fare Draco?” chiese cauta lei.
Lui scosse la testa “No e tu?”
 “No” mentì.
 “D'accordo, ma Emma sta succedendo qualcosa” insistette il moro, fissandola negli occhi, in cerca di una spalla e l'emoor tentò di aprire bocca per controbattere, ma sentì il ciondolo che portava al collo diventare incredibilmente caldo e strinse i denti, evitando di sobbalzare davanti al ragazzo.
 “Mi metto a cercarlo anche io allora, sto andando da Severus ora, magari Draco è semplicemente da lui.” disse frettolosamente “Se lo trovi prima tu, o Theo mi avvisi. Andrà bene.”
 “Ok” rispose lui secco, un'ombra preoccupata che gli oscurava gli occhi chiari, la mandibola tesa sul suo nervosismo.
Emma gli lanciò un'occhiata e tentennò, indecisa nuovamente su come comportarsi. Si rese conto che era la prima volta che vedeva Zabini veramente preoccupato e provò per lui uno strano affetto.
 “Andrà tutto bene, Blaise” ripeté sicura.
 “Ne sei certa?” chiese il ragazzo con una punta di scherno, già sapendo che quella domanda non aveva nessun senso.
 “Dobbiamo solo sperarlo” mormorò l'emoor, cercando di sorridere.
Poi si girò e corse da Severus.

. . .

“Emma”
Piton la aspettava in piedi al centro del suo ufficio, vestito di tutto punto con la sua veste nera, come se fosse pronto a partire da un momento all'altro.
“Tutto bene?” chiese la ragazza preoccupata, la mano stretta ancora intorno al ciondolo su cui brillava la scritta "nel mio ufficio!".
 
L'uomo sembrò sul punto di rispondere, ma poi serrò le labbra sottili, si avvicinò a lei velocemente e la abbracciò.
Era la prima volta che Severus la abbracciava.
 
A volte aveva teso le mani verso di lei per facilitarla, o offrirle il suo conforto, ma era sempre stata Emma la prima a cercare il contatto e l'affetto dell'uomo. Sempre. Invece ora il professore si era mosso verso di lei per primo e senza un motivo apparente e l'aveva stretta con forza e dolcezza contro il suo petto.
 L'emoor avrebbe voluto godere a pieno di quel gesto di affetto spontaneo, ma tutti i suoi sensi si misero in allarme: perché se Severus la stava abbracciando significava che qualcosa stava per succedere e che lui era ai limiti della sua preoccupazione.
 La ragazza sospirò, lasciandosi andare contro il petto magro del tutore e si strinse a lui in cerca di un po' di conforto e protezione.

  “Severus” mormorò, cercando di spezzare il silenzio.
 “Davvero strepitoso questo ciondolo” la interruppe lui.
 “È utile” ammise l'emoor.
 “Scusa se ti ho convocato di fretta” 
 “Sta per succedere qualcosa, Sev?” chiese lei in un soffio.
 “Silente è partito con Potter?”
 Lei annuì e l'uomo sciolse delicatamente la stretta per guardarla in volto. Gli occhi neri erano lucidi di preoccupazione e il volto era contratto e segnato come se non stesse dormendo da giorni.
 La guardava attento, l'espressione tesa che tradiva la sua ansia, le labbra serrate, come se titubasse nel parlare e nel rivelarle il motivo per cui l'aveva convocata nel suo ufficio.
 “Emma... potrebbero succedere molte cose questa notte e voglio che tu sia al sicuro” disse infine, tetro.
 “Sev...” mormorò subito lei, contrariata.
 “No, ascoltami.” disse secco il tutore “quello che succederà stanotte deciderà molto del futuro di tutti noi e dobbiamo essere estremamente cauti. Silente è perfettamente al corrente di tutto, devi credermi, ma non ti voglio vedere rischiare”
 “Draco?” domandò Emma agitata, improvvisamente all'erta nel pensare al terrore negli occhi di Zabini e Severus annuì serio, scrutandola con gentile attenzione.
“Draco c'entra, ma non ti devi preoccupare per lui, farò in modo che esca di qui illeso” le disse serio.
 “Uscirà di qui?” boccheggiò “Cosa sta per succedere Sev?”
 “Non ti deve importare, Emma. Abbiamo poco tempo temo e devi ascoltarmi molto attentamente. Ho bisogno che tu stia lontano dai corridoi questa notte e che, qualunque cosa accada, tu mi prometta che non uscirai dalla torre di Corvonero e se tieni ai tuoi amici, ti consiglio di fare in modo che rimangano con te, al sicuro.”
“Sev tu...” iniziò lei, la bocca impastata, ma lui la bloccò di nuovo, bruscamente, scrollandola quasi per una spalla.
 “Io starò bene e Draco starà bene. Te lo prometto”
 “Silente mi ha detto che ci sono molte cose che non so” mormorò lei, spaventata “Che ci sono cose che non puoi dirmi ma...”
 Piton annuì con aria solenne, come fosse sollevato che il preside l'avesse messa in allerta.
 “È così. Se tu uscissi dalla torre potresti assistere a qualcosa che non comprenderesti e che ti farebbe del male. Non voglio che accada, Emma, non voglio che ci sia il rischio che tu venga ferita.”
 Calò un silenzio strano, teso, in cui i due si scambiarono uno sguardo denso di significati. La mente dell'emoor arrancava tra le informazioni spezzettate che aveva, ragionando veloce.
Silente aveva espresso preoccupazione, le aveva detto di non temere, che l'Ordine era allertato e che anche in sua assenza tutti sarebbero stati al sicuro. Si era mostrato teso, senza che Emma facesse alcuna domanda, come per farle sapere che tutto era previsto e in suo controllo e quel pensiero rese la ragazza lucida.
 Tutti i tasselli scivolarono al loro posto: l'ansia e la paura di Draco, la preoccupazione e concentrazione di Piton, il modo in cui Silente le aveva spiegato ogni cosa senza in realtà dire nulla.
“Arriveranno dei Mangiamorte” sussurrò, rendendosi conto di quella semplice verità: Draco aveva il compito di far entrare qualcuno nel castello. Era così semplice. Qualcuno era lì per uccidere. 
Ma chi? Harry? Harry era con Silente quella notte.

Severus diventò ancora più pallido a quella sua affermazione.
 “Emma ascolta...”
 “Non posso promettertelo Sev.”
 “Cosa?” chiese, accigliandosi appena.
“Non posso prometterti che sarò buona nella mia stanza, questa è anche la mia battaglia.” disse e l'uomo sospirò con sconforto.
 “Emma... ti prego” mormorò teso.
 “No, Sev ascoltami” insistette lei, guardandolo coraggiosamente in volto, ferma, sicura “sono giorni che sento che sta per succedere qualcosa di orribile, tu me lo stai solo confermando. Ho paura per te, per Draco, per Harry, per i miei amici, persino per Blaise, semplicemente non posso...”
 “Emma” la richiamò con dolcezza il tutore stringendole le spalle “Devi stare tranquilla. Davvero. Lascia per una volta che ce ne occupiamo noi adulti. Avere paura è normale, anche io ho paura di perderti. Per questo ti sto chiedendo...”
“Non mi perderai” disse seria lei, interrompendolo.
 “Potrei dover fare delle cose orribili”
L'emoor alzò gli occhi verso di lui, stupita e attenta.
 “Sei la seconda persona che mi da questa risposta, Severus e sei la seconda persona a cui prometto che ci sarò. Nonostante tutto”
 “Chi è stata la prima?”
“Draco”
Piton non sembrò particolarmente sorpreso, annuì semplicemente di fronte a lei e per un lungo momento rimasero immobili. Protetta e tutore. Uno di fronte all'altra, seri, spaventati, le mani di lui sulle spalle di lei in un gesto quasi affettuoso. 
 Erano preoccupati per l'altro, entrambi consapevoli che sarebbero morti pur di difendersi a vicenda e che qualcosa di terribile stava per scombinare tutti i loro piani.
 “Volevo semplicemente convocarti...” riprese Severus con voce rauca “... per dirti che qualunque cosa ci aspetta nel nostro futuro sono fiero di te e a dirla tutta invidio il tuo coraggio. Accettare di essere il tuo tutore è stata la migliore scelta che io abbia preso” 
“Oh Sev...” sussurrò l'emoor colpita.
 “Voglio il meglio per te” mormorò l'uomo “Devi credermi”
Emma sentì gli occhi velarsi le lacrime e ricambiò lo sguardo del tutore: Severus era un uomo scuro, schivo, arrabbiato, eppure da anni ormai era il suo riferimento, il suo esempio.
  Era l'uomo che l'aveva sorretta nei momenti più duri e consolata, comprendendola meglio di chiunque altro. Era un ricordo condiviso con lui che le aveva permesso di evocare il suo primo Patronus ed era sempre lui che le aveva insegnato ogni cosa, guidandola attento e accogliendola nella sua casa. Era lui che aveva combattuto per lei, che per lei aveva messo tutto in discussione più volte.
 Severus Piton era un uomo difficile che Emma aveva dovuto imparare a conoscere, apprezzare, ma soprattutto a comprendere, perché lui, con i suoi occhi scuri e freddi, i suoi sorrisi appena accennati e quel suo modo rigido e impacciato di volerle bene non era mai stato bravo a comunicare.
Severus Piton era quell'uomo che ora serio e concentrato stava ritto di fronte a lei, che era diventato lentamente un padre, un amico, un confidente e che goffo si era abituato ad avere una ragazzina sempre intorno e si era dimostrato inaspettatamente iperprotettivo, pur anche brusco e distaccato, ma sempre deciso a fare il meglio per lei, compreso minacciare il Ministro della magia pur di adottarla.
Severus Piton era l'uomo che era lì per lei senza fare domande e senza voler ascoltare giustificazioni ed Emma gli era grata.
 “Ti voglio bene, Sev. Sei il miglior tutore che possa esistere al mondo” disse ed era sincera. 
Papà. Avrebbe voluto chiamarlo così. Emma era quasi certa che suo padre, Alan, non se la sarebbe affatto presa, anzi, sarebbe stato felice che la sua unica figlia fosse al sicuro grazie alle cure di quell'uomo, ma la parola morì in un singhiozzo soffocato e pieno di lacrime. 
Severus le sorrise in risposta, senza sospettare nulla e cercò di tranquillizzarla con lo sguardo, lungo e pieno di significati e affetto, che si scambiarono, ma uno scalpiccìo di passi li distrasse e Vitious irruppe nella stanza correndo.
 “Severus, ci sono Mangiamorte nel castello.”

. . .

Emma arrivò alla torre di Astronomia senza fiato. La bacchetta in pugno e il sudore che le colava dalla fronte. Tremava spaventata e la visione di Silente che scendeva da una scopa, gobbo e stremato, aggrappato con tutte le sue forze a Harry, che la guardava con gli occhi verdi sgranati dalla preoccupazione, la riempì di paura.
 “Che cosa è successo?” chiese la ragazza affannata.
Potter fece per parlare, ma Silente lo anticipò con voce flebile.
 “Emma, mia cara ragazza” sorrise vedendola “Speravo davvero che tu fossi qui, abbiamo avuto un piccolo problema, avrei urgente bisogno di Severus.”
 “Professore, Severus non c'è”
 “Non c'è?” chiese stupito l'altro, fragile come un bambino.
 “Mi dispiace, ma ci sono dei Mangiamorte nel castello, Signore” rispose Emma frettolosamente “Severus è dovuto andare a fermarli con gli altri membri dell'Ordine”
 “Mangiamorte?” chiesero accigliati sia l'uomo che il ragazzo e l'emoor annuì e subito si avvicinò a loro per aiutare Harry a sorreggere il preside.
 “È per quello che c'è il Marchio nero sulla scuola?” chiese il Grifondoro “È morto qualcuno?” 
 Emma scosse la testa confusa, senza sapere cosa rispondere.
 “Non ne ho idea Harry” mormorò e si rivolse subito a Silente “Preside la portiamo da Madama Chips ora.”
“No” gracchiò lui, irrigidendosi “Non possono vedere Harry.”
“D'accordo, allora Potter mettiti il mantello” intimò Emma, ma il ragazzo la guardava con occhi sgranati d'ansia, senza la minima intenzione di seguire il suo consiglio.
 “Ginny e gli altri?” insisté “Stanno bene?”
 L'emoor fece un gesto stizzito in risposa. Era anche lei preoccupata per il suoi amici, ma non sapeva nulla e non voleva perdere tempo.

*

Emma e Severus corsero fuori dallo studio di lui, la prima per avvisare madama Chips che Vitious era svenuto e Piton per difendere il castello. Sulla soglia l'uomo la afferrò per una spalla, scrutandola attento.
 “Vai immediatamente nel tuo dormitorio dopo. Per favore” disse lui e la ragazza rispose con un lieve cenno del mento, ma poi si lanciarono entrambi nel corridoio, andando quasi a sbattere contro Luna ed Hermione, che per qualche motivo erano in attesa appena fuori dall'ufficio.
 Emma sgranò gli occhi. Sapeva perfettamente che se la Grifondoro era lì voleva dire che anche Ron e probabilmente anche Ginny e Neville dovevano essere in giro per il castello, mentre il fatto che ci fosse anche Luna le faceva salire la preoccupazione a mille per Lilith e James.
 “Signorina Granger?” la anticipò Piton.
 “Professore” squittì Hermione a disagio “L'Ordine è al castello”
 “Ne sono consapevole” ribatté lui accigliato “faccio parte dell'Ordine della Fenice, al contrario di lei che è una studentessa e dovrebbe essere nella sua torre”
 Hermione arrossì fino alle radici dei gonfi capelli, evidentemente in difficoltà e fu Luna a toglierla dall'impiccio, parlando con la sua voce serafica.
 “Ci sono anche Mangiamorte nel castello, Signore” 
 “Vitious ce l'ha detto” tagliò corto Emma “è svenuto, potete aiutarlo voi?”
 E si voltò subito per seguire il tutore che, ignorando le tre ragazze, aveva già imboccato il corridoio a passo svelto.

Dove vai tu?” le chiese Hermione di getto, afferrandola per una manica prima che corresse via, gli occhi color cioccolato pieni di panico e determinazione.
 “Draco” sillabò solo Emma, con sguardo sicuro e l'altra annuì.
 “Ci vediamo dopo allora” aggiunse semplicemente “Fai attenzione”
 L'emoor buttò fuori l'aria in un respiro nervoso e guardò Hermione prendere la mano di Luna per andare verso l'ufficio di Piton. Erano già quasi oltre la soglia quando la Corvonero chiamò la compagna di Casa, dopo aver dato uno sguardo al lungo corridoio vuoto che le testimoniava come Severus fosse ormai lontano.
 “Dimmi Emma” le sorrise Luna, gli occhi liquidi e curiosi e un mezzo sorriso che brillava sul volto pallido e gentile.
 “Lilith e James?” chiese l'altra agitata.
 “Sono usciti dal dormitorio, erano preoccupati per te, ti stanno cercando.”
Emma imprecò, mordendosi per un istante il labbro incerta. 
 “Stai attenta, Lu” disse infine all'amica e si mise a correre.

*

“Emma. Stanno bene?” insistette Potter, fissandola freddamente.
 “Credo stiano bene” borbottò l'emoor, sostenendo d'improvviso tutto il peso di Silente che si stava accasciando “Non so nulla”
Un rumore. Emma si immobilizzò e così Harry. Passi in avvicinamento.
 “Harry il mantello” disse brusco Silente, prendendo per un istante vigore e rialzandosi in piedi.
 Potter si affrettò a eseguire l'ordine questa volta, mentre Emma, la bacchetta in pugno, si metteva accanto al preside, in posa difensiva, sperando di vedere con tutta sé stessa qualcuno dell'Ordine spuntare dalle scale. Sentì alle sue spalle Silente mormorare qualcosa e nello stesso momento di fronte a lei apparve Draco Malfoy.
“Expelliarmus”
 “Draco!”
Silenzio.

L'emoor vide la bacchetta di Silente volare via come a rallentatore e sussultò. Era bastato un attimo: lei aveva perso tempo per nominare il ragazzo, Silente per borbottare qualcosa che non era riuscita a comprendere e Draco era stato più svelto.
 Il preside, vagamente stupito, appoggiato alla parete e disarmato, guardava il giovane Serpeverde con dolcezza. Tutto era calmo e sospeso. La stellata insensibile sopra di loro come unica testimone.
 “Sei riuscito nel tuo intento Draco?” chiese Silente, come stesse chiedendo lui qualcosa a proposito del tempo e Malfoy tremò.
Aveva una pessima cera, sembrava sul punto di svenire, pallido e sudato, visibilmente nel panico, gli occhi dilatati e pieni di lacrime. Emma deglutì e abbassò subito la bacchetta, avvicinandosi a lui.
 “Draco...” sussurrò.
 “Emma ti prego vattene” le disse con voce implorante e debole.
 “Draco stai facendo un errore.”
“Emma...” riprese il Serpeverde, quasi strozzandosi con il suo respiro. Stanco. Arreso. “Per una volta ascoltami. Vattene.”
 “No, Draco.” rispose seria l'emoor, guardandolo negli occhi con decisione “Abbassa la bacchetta. Adesso.”
 “Te lo avevo detto che dovevo fare una cosa terribili” soffiò lui disperato, sull'orlo delle lacrime “Ti avevo avvisato”
 “Draco, ragazzo mio” intervenne Silente con la voce pacata, lo sguardo cristallino “Tu non sei così”
 Il Serpeverde si riscosse all'udire quelle parole e fece una smorfia disgustata, mentre le guance gli si colorarono sgradevolmente di rosso. Scostò gli occhi dall'emoor per guardare il preside, con panico e odio mischiati sapientemente insieme.
“E lei che ne sa di come sono io?” esalò “Ho fatto tutto sotto il suo naso. Ho fatto entrare i Mangiamorte nel castello con l'Armadio Svanitore che era nella stanza delle necessità, tutto da solo”
Era nel pallone, la bacchetta ancora alzata verso l'uomo che lo osservava tranquillo. Deglutiva ogni lettera, come se non avesse abbastanza respiro, le lacrime sporgenti sulle ciglia.
 “Sei stato molto furbo Draco.” disse Silente, annuendo piano  “Molto furbo a congegnare questo piano tutto tu...”
 “Ne sei davvero orgoglioso?” lo interruppe Emma, tagliente, guardando con sfida il ragazzo negli occhi e cadde un silenzio denso, pesante e ferito, che fece sembrare la torre gelida.
 Si sentivano in lontananza dei rumori soffocati: qualcuno stava evidentemente dando battaglia e un'angoscia sorda strinse il petto dell'emoor, mozzandole il respiro, mentre la preoccupazione per i suoi amici cresceva, ma cercò di ignorarla e si avvicinò al biondo.
 “Draco guardami” disse con dolcezza e lui alzò timoroso gli occhi.
 “Non potete aiutarmi” mormorò “Non potete.”
 “Invece possiamo.” disse sicura lei “Possiamo andarcene anche ora. Io e te. Ti porterò in un posto sicuro e quelli dell'Ordine possono andare a prendere anche tua madre. Il professor Silente ci proteggerà. Te lo posso garantire. E io starò con te.”
“Verranno a prenderci” esalò rauco lui, le labbra sottili screpolate a sangue, gli occhi liquidi di terrore.
 “Ti difenderò”
 E a quelle parole qualcosa si spezzò sul volto del Serpeverde e fece una risata rauca, quasi isterica, gli occhi chiari ancora puntati su Silente. Emma lo vide cercare di respirare mentre il panico lo investiva a ondate e quando riuscì a racimolare abbastanza calma per parlare, puntò lo sguardo ferito su di lei.
“Ti uccideranno, Emma” mormorò arreso “e io non posso permetterlo. Non posso permettermi di perderti. Sono qui perché devo proteggerti e se non lo faccio, se non lo uccido, loro ti uccideranno. Mi hanno obbligato a torturare e... ti uccideranno”
“Non possono” disse Emma, si sentiva estremamente lucida e sicura di sé “Se mi uccidono si attiva la profezia degli emoor e Voldemort morirà, non possono uccidermi, Draco. Ci proteggeremo a vicenda, ci nasconderemo e staremo insieme. Nessuna bugia, nessun giudizio. Nessuno deve morire. Per questo ti dicevo di parlarne con me apertamente, sono un punto di vista diverso dal tuo.”
 Il ragazzo abbassò leggermente la bacchetta, guardando Silente.
“Può farlo?” chiese, per la prima volta illuminato da un'ombra di dubbio e Silente annuì visibilmente commosso dalla scena a cui stava assistendo, i suoi occhi che si spostavano dall'emoor al ragazzo, pieni di quello che sembrava orgoglio.
 “Certo mio caro ragazzo. Posso farlo. Basta che tu lo voglia. Non sei costretto a compiere gesti così terribili. Nasconderemo te, Emma e i tuoi genitori se necessario.”
 Draco sembrò combattere con sé stesso silenziosamente, lo sguardo fisso sul preside. Si umettò le labbra, le spalle abbassate.
 “Mi hanno torturato” mormorò infine, arreso “hanno torturato mia madre di fronte a me, signore. Mi avrebbero ucciso e avrebbero ucciso lei. Mi hanno detto che avrebbero ucciso anche Emma e che io sarei stato costretto a guardare mentre la facevano a pezzi. O che mi avrebbero costretto a ucciderla e torturare mia madre. E io... Io non so cosa fare, Signore. Non so di chi fidarmi”
 “È tutto a posto Draco” mormorò Silente, improvvisamente di nuovo esausto ed Emma sospirò di sollievo, mentre vedeva il Serpeverde abbassare totalmente la bacchetta sul fianco.
Gli sorrise dolcemente e si avvicinò a lui e anche il preside sorrideva, pur con sforzo di stare in piedi. Emma si chiese distrattamente dove fosse Harry, stupita che il Grifondoro non fosse già balzato in avanti in difesa dell'uomo. Fece un passo verso Malfoy, sempre stringendo convulsamente la bacchetta.
Fu un attimo di calma, in cui l'emoor riuscì a vedersi mentre fuggiva con Draco, mentre insieme recuperavano i cocci rotti di quel povero ragazzo e cominciavano a guardare a un futuro migliore.
Fu un attimo e poi un rumore inatteso.
 Malfoy perse ogni colore in volto, gli occhi si allagarono di panico e scuse, mentre guardava pieno di orrore sia Emma che Silente, confuso. La bacchetta scattò di nuovo in alto verso il preside.
Passi in avvicinamento.

Bellatrix Lastrange apparve dalle scale della torre. Era vestita di nero, la bacchetta in mano, i capelli simili a serpenti lucidi e scuri che le contornavano elegantemente il volto pallido.
 “Bravo Draco” sussurrò e fece un passo avanti, leccandosi famelica le labbra carnose, sorprendentemente dolce, quasi cinguettante.
 Dietro di lei vi erano un Mangiamorte che Emma non aveva mai visto e Greyback che fece schioccare la lingua divertito.
 La ragazza e il mannaro non si erano mai davvero incontrati, lui non presenziava molto al Manor e Piton aveva fatto di tutto per tenere la protetta lontana dall'uomo. L'emoor sapeva però quanto Greyback fosse terribile, senza cuore e pericoloso, guidato dall'impulso famelico e animalesco che Lupin da anni teneva a bada con fatica e sentì un brivido di disgusto percorrerle la schiena, mentre l'uomo la fissava con malcelata curiosità.
 Nell'aria si sparse un odore di muschio, sangue e umidità che fece torcere lo stomaco dell'emoor, gettandola nel terrore.
 Bellatrix fece un passo avanti, sorridendo subdola, gli occhi che guizzavano nella stanza attenti, come se non volesse farsi sfuggire nulla, che si posarono infine curiosi sulla Corvonero.
 “Emma O'Shea” disse in un cinguettio stridente e fece un passo in avanti, poggiando una mano sulla spalla di Draco “Che ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda, Bella.” ribatté lei, alzando la bacchetta decisa contro la donna e spostandosi impercettibilmente davanti a Silente “Io sono nella mia scuola, tu?” 
 Lei rise sguaiatamente, sgranando gli occhi scuri e arcuò le labbra in una smorfia che sapeva di pericolosa curiosità, prima di alzare lo sguardo verso il preside con uno scatto famelico.
 “Andiamo Silente ti fai difendere da una ragazzina?”
“Come vedi Bellatrix sono vecchio e disarmato” ammise serafico l'uomo “ed Emma, come certamente saprai è una grande strega”
La Mangiamorte fece una smorfia carica di dissenso prima di tornare a fissare il nipote con aria pigra.
 “Uccidilo Draco, dobbiamo andarcene”
 Emma sentì il cuore perdere un battito, mentre il terrore la scuoteva fino alle ossa. Cercò lo sguardo del Serpeverde, allarmata.
 “Draco...” mormorò  e il ragazzo deglutì, visibilmente spaventato.
 “Draco uccidilo!” insistette la Mangiamorte, spazientita.
 “Emma è davanti...” sussurrò lui, completamente bianco in volto.
 “Spostati” sibilò la donna all'emoor.
 “No” rispose semplicemente lei e cercò di non andare nel panico davanti alla furia cieca che si accese negli occhi della donna.
Prendi tempo. Si ripeteva silenziosamente nella testa. Prendi tempo.
 Probabilmente qualcuno dell'Ordine sarebbe arrivato dal basso della torre, i rumori della battaglia arrivavano sempre più distinti e a quel punto lei avrebbe potuto attaccare Bellatrix, forse Harry  sarebbe intervenuto: potevano ancora salvarsi. 
La sua mente ragionava velocemente, mentre la connessione avvertiva la rassicurante presenza di Potter. Era ancora lì.
 “Severus non sarebbe contento di trovarti qui” disse Bellatrix alla ragazza con un sorriso bieco, cercando di pungerla sul vivo, ma Emma ignorò la frecciata con una scrollata di spalle.
“Finalmente siamo d'accordo su qualcosa” disse secca “No, non credo in effetti che sarebbe contento di trovarmi qui”
Ed era la verità. Piton avrebbe voluto che lei fosse al sicuro nella sua torre, non certo a fare scudo a un Albus Silente ferito, minacciata da alcuni dei peggiori Mangiamorte in circolazione. Un rumore. 
 
Il cuore di Emma iniziò a battere forte pieno di speranza, vide anche gli occhi di Draco avere un guizzo di vitalità, mentre tutti si voltavano verso la tromba delle scale. Trattennero il fiato, Bellatrix si ruotò sfoggiando un'aria pericolosa, la bacchetta pronta all'attacco.  Passi in avvicinamento.
Il tempo sembrò fermarsi per un istante, ma la Corvonero sospirò di un sollievo quasi doloroso quando incontrò lo sguardo del tutore appena spuntato dalla tromba delle scale.  
Severus la osservò per un secondo, solo vagamente turbato nel trovarla lì, ma il suo volto rimase impassibile ed Emma lo vide lanciare uno sguardo anche ai presenti con esasperante lentezza e poi tendere un braccio verso di lei, invitandola a raggiungerlo.
 “Va” sussurrò Silente alle sue spalle, a voce talmente bassa che l'emoor credette di essere l'unica a sentirlo “Va da Severus”
 Incerta la ragazza fece un paio di passi verso il suo tutore, che subito la afferrò con un movimento repentino, avvolgendola con un braccio intorno alle spalle e stringendola contro di sé.
 “Il ragazzo non vuole ucciderlo” disse lui Bellatrix, con aria annoiata, gli occhi che scandagliavano attentamente l'uomo e la sua stretta protettiva sulla ragazzina.
Emma afferrò le vesti del tutore in cerca di stabilità e si impose di pensare velocemente, il sudore che le colava lungo il collo, il cuore che batteva all'impazzata. Immaginava che Severus si sarebbe rivoltato da un momento all'altro e cercava di trovare le vie di fuga, elencandosi mentalmente tutte le possibilità.
Erano ben tre Mangiamorte e Draco era troppo sotto shock per combattere. Emma avrebbe dovuto difenderlo e tenere testa almeno a uno di loro. Forse l'effetto a sorpresa avrebbe permesso di metterne uno fuori gioco subito, Severus avrebbe dovuto occuparsi di Bellatrix, ma se Potter fosse saltato fuori in loro aiuto e Draco si fosse ripreso potevano farcela. L'emoor ragionava veloce. Letale.

“Ultime parole Silente?” gracchiò Bellatrix, fermando il filo dei suoi pensieri. L'anziano ignorò completamente la Mangiamorte.
 “Emma” chiamò invece, con tono dolce e la ragazza si torse, sfuggendo con fatica solo in parte alla stretta di Severus, per poterlo guardare negli occhi.
 “Mi dica, Signore” disse quieta.
 “Ricordi cosa ti dissi di tenere sempre a mente?” domandò lui.
 “Non tutto ciò che vedi è reale” sussurrò l'emoor.
 Albus Silente sorrise e fu un sorriso di una tale dolcezza che la colpì  nel profondo e le fece pensare che tutto sarebbe andato bene, poi gli occhi chiari si scostarono da lei e si rivolsero a Piton.
“Severus, ti prego” disse e l'emoor sentì una stretta sgradevole allo stomaco nel sentire quelle parole, perché c'era qualcosa di sbagliato nell'immagine di Silente che pregava Piton. 
 La ragazza si torse di nuovo, confusa, cercando di allentare la stretta del tutore per osservarlo in volto, senza riuscirci. Avvertiva il battito feroce del cuore dell'uomo attraverso il suo petto magro e il suo braccio pressarla contro di lui, come fosse fatto di acciaio.
 Per un attimo ci fu uno strano momento in cui il tempo, di nuovo, parve immobilizzarsi, poi due parole squarciarono il silenzio e attraversarono la mente dell'emoor come un fulmine doloroso.

Avada Kedavra

Un lampo di luce verde illuminò la torre, Emma sentì la stretta di Piton farsi più forte, quasi soffocante e poi lasciarla andare di colpo.
 Il corpo di Silente, colpito dalla maledizione si inarcò scomposto e cadde  in maniera ridicolmente lenta oltre il parapetto della torre.
 Emma si accorse di non essere più in grado di respirare. 
 Osservò il corpo del preside sparire nella notte, mentre cercava disperatamente ossigeno senza riuscire a contrarre i polmoni, sentendosi soffocare come fosse immersa sott'acqua. 
Sentì dei movimenti intorno a sé e con fatica si girò verso il tutore in cerca di risposte, ma gli occhi di Piton erano più neri che mai e brulicanti di pensieri, il volto cristallizzato in una smorfia contratta.
 “Emma resta ad Hogwarts” le ordinò solo, perentorio e l'emoor non preferì parola e rimase solo immobile a guardare il volto di lui senza provare nulla, senza riuscire ad ammettere che la voce che aveva pronunciato la Maledizione senza Perdono fosse proprio quella dell'uomo che l'aveva sempre protetta e che ora la guardava.
 Ricambiò lo sguardo, mentre al confine della sua mente registrava che i tre Mangiamorte se ne stavano andando e Severus si stava voltando, afferrando Malfoy.
 “Emma non viene?” chiese il Serpeverde, cercando debolmente di opporsi, allungando la sua mano verso l'emoor.
 “No” disse il professore “Lei sta qui.”
Il panico attraversò in un lampo lo sguardo grigio di Malfoy, che in una tenue opposizione cercò di liberarsi della stretta di Piton, protendendo le dita verso di lei in una muta richiesta, ma la ragazza non riuscì a muoversi. Non riusciva nemmeno a respirare.
 Emma rimase immobile a guardare l'uomo che considerava come un padre correre via dalla torre dove aveva appena ucciso Albus Silente, trascinando via il suo ragazzo, mentre il dolore aveva la meglio sullo shock e il cuore si spezzava.
Quando scomparvero giù per le scale, finalmente, con un singhiozzo rotto che le spezzò la gola, l'emoor tornò a respirare, ma ancora non  si mosse, non  fino a quando Harry Potter non spuntò dal nulla alla sua destra e senza degnarla di uno sguardo si mise a correre giù dalla torre, lasciandola sola.
Solo allora, la consapevolezza terribile di quello che era successo le cadde addosso come una doccia fredda, i suoi sensi si acuirono improvvisamente e con lucidità e freddezza seppe cosa doveva fare: corse dietro il Grifondoro, non dovevano prendere Potter.

. . .

Lampi di luce, grida, corpi, polvere ed esplosioni. 
 Emma trattenne il fiato e strinse gli occhi, mentre cercava di individuare Harry in quel caos. Arrancò tra i combattenti, stringendo convulsamente la sua bacchetta, il fiato sospeso, ma poi   scorse il ragazzo lanciarsi giù dalle scale, correndo con tutte le sue forze e lo inseguì, parando una fattura che volava verso di lei. 
 Si chinò in avanti e scivolando sui detriti lasciati dalla battaglia, determinata a fermarlo, passò dietro le spalle di Lupin che duellava con altri due Mangiamorte, mentre alla sua sinistra scorse Ginny ed Hermione combattere. Entrambe si muovevano con grazia insolita, in piccole giravolte e movimenti agili, evitando tutti gli incantesimi che i Mangiamorte lanciavano verso di loro. 
 Emma inghiottì la paura che provava per le due e si lanciò verso le scale, vide in un guizzo un caschetto biondo che poteva appartenere a Lilith e James che si difendeva lì accanto e riconobbe Tonks combattere schiena contro schiena insieme a Fleur Delacour. 
 Il cuore di Emma tremò, ma continuò a seguire Potter al piano inferiore, perdendolo quasi di vista quando uno Schiantesimo alzò un polverone inaspettato e ritrovandolo poco più in là.
Passò come un fulmine alle spalle di Dolohov che rozzo e impreciso lanciava maledizioni tutto intorno e girò a destra, rallentando appena quando Greyback le tagliò la strada, emettendo un verso animalesco e lanciandosi contro qualcuno alla sua destra. 
Di istinto Emma scagliò uno Schiantesimo contro la schiena dell'essere che guaì, accasciandosi e lasciando andare la sua preda e all'emoor parve di scorgere dei capelli rossi a terra e di riconoscere Bill Weasley che la fissava. Ricacciò indietro le lacrime e il panico, aggrappandosi alla bacchetta e riprendendo a correre a perdifiato dietro Harry. Perché tutto stava crollando?

Emma scese giù per le scale, piano dopo piano, tanto velocemente che vedeva solo sfocati intorno a lei i corridoi della scuola. 
 Arrivò al portone di ingresso inciampando nei suoi piedi per la stanchezza e il freddo della notte le tolse quasi il respiro, gelandole i polmoni. Attraversò il parco, scivolando sull'erba umida mentre arrancava in avanti, le gambe che tremavano dalla fatica. 
 Harry gridava pieno d'odio contro Piton, pochi metri più avanti.
 “Lui si fidava di lei!” urlò il ragazzo e anche se distante Emma vide gli occhi di Severus brillare nell'ombra, mentre si fermava per osservare il Grifondoro con aria assorta. 
 Draco, pochi passi indietro, li guardava sconvolto e quando si accorse di Emma, che correva verso di loro alle spalle di Harry, la chiamò con disperazione e cercò di andare verso di lei, ma Piton si voltò e lo fermò, afferrandolo per la camicia. 
Bastò quella minuscola distrazione di Severus per permettere ad Harry di cercare di Schiantarlo.
 Il Grifondoro urlò l'incantesimo con rabbia, ferito, la bacchetta puntata contro il fianco dell'uomo, ma fu Bellatrix a pararlo e subito a ridere divertita, attaccando a sua volta il ragazzo.
“Potter” sibilò, sadica, sferzando l'aria con violenza, i capelli corvini che si muovevano come serpenti intorno al volto pallido. 
 Harry fu sbalzato in aria e cadde sull'erba umida di schiena, trattenendo a stento un lamento. L'emoor lo raggiunse in quel momento, il fiato corto e lo aiutò a mettersi seduto, assicurandosi velocemente che stesse bene, poi alzò lo sguardo, stringendo la bacchetta, pronta a difendere il grifone e vide Piton che sbraitava verso la Mangiamorte, furente.
 “Non contro il ragazzo! Non sai seguire gli ordini Lastrange?”
 La strega fece una smorfia annoiata in risposta, poi sorrise a Emma, gli occhi scuri che brillavano di una strana soddisfazione e si affrettò a correre verso i cancelli, come le stava ordinando Piton.
 “Sev.” sussurrò l'emoor con tono flebile e si alzò in piedi, guardando il suo tutore con disperazione.
 Cercò in lui un segnale, qualcosa che potesse tranquillizzarla, ma la verità era che Severus aveva appena ucciso Albus Silente e quello andava contro tutto ciò che lei aveva sempre pensato di lui.
 “Torna al castello, Emma. Subito e qualunque cosa succede stai ad Hogwarts” le rispose secco lui.
 “Perché non può venire con noi?” chiese Draco, ancora bloccato dal braccio dell'uomo.
“Perché qui è al sicuro” disse Piton con freddezza ed Emma sentì la nausea farle girare la testa a quelle parole: non aveva senso.
 
Non aveva senso che Severus si preoccupasse della sua sicurezza, dato che aveva appena ucciso l'unica persona al mondo in grado di contrastare Lord Voldemort e tenerli al sicuro e lo aveva fatto a sangue freddo. Di fronte a lei. Non aveva senso.
 Emma alzò lo sguardo scrutando quelle due persone che amava, Draco e Severus e che si stavano allontanando da lei, forse per sempre, per quanto entrambi sconvolti e spezzati.
Avvertì un improvviso panico e si staccò da Harry, coprendosi il volto con le mani, cercando di rimanere lucida e di fermare le lacrime che sapeva di lì a poco le avrebbero rigato le guance.
Sectumsempra” disse la voce del Grifondoro, facendola sussultare,  ma Piton parò l'attacco senza fare una piega, mentre lo guardo gli si accendeva di cattiveria e indignazione, gli occhi neri come la pece, i lineamenti contratti in una maschera di rabbia.
Tu. Tu osi lanciare addosso a me i miei incantesimi, Potter?” gridò, avvicinandosi ai due ragazzi di un passo, minaccioso.
 Troneggiava scuro e potente, all'emoor non era mai parso così pericoloso e anche Harry parve notarlo, perché fece un passo indietro e inciampò. Emma invece rimase immobile.
 “Sono io il Principe Mezzosangue, Potter” sibilò il professore, più minaccioso che mai “La cosa ti sorprende?”
Sua madre si chiama Prince pensò la Corvonero distrattamente, pur non capendo lo scambio tra l'uomo e il ragazzo. 
 Aveva la sensazione che i tasselli non combaciassero, che lei fosse all'oscuro di troppe cose e spostò gli occhi verdi, di quel colore liquido innaturale verso Severus, con crescente disperazione.
 “Sev ti prego” mormorò, in una preghiera sussurrata, ma lui ancora una volta la ignorò, continuando a rivolgersi ad Harry.
 “Torna anche tu al castello, Potter e prova a seguire per una volta nella tua vita i consigli di Silente e a non cercare di farti uccidere prima del tempo, credendoti un mago migliore di quello che sei.”
 “Lei lo ha ucciso” gridò il ragazzo, sconvolto.
 “Sev...” mormorò di nuovo Emma, senza fiato.
 Harry cercò di attaccare altre due volte, sordo agli ammonimenti, il viso contratto di dolore. Piton parò senza difficoltà, quasi ridendo.
 “Incantesimi non verbali Potter, possibile che tu non li abbia ancora imparati?” lo ferì con scherno.
“Non si permetta di dirmi cosa devo fare” strillò il ragazzo, i nervi a pezzi “Lei non può dirmi nulla. Lei è un vigliacco. Lei ha ucciso Silente. LUI SI FIDAVA DI LEI”
 Lo sguardo di Piton rimase gelido e impassibile, come fosse sordo a quelle urla. Inarcò appena un sopracciglio, scuotendo il capo.
“Quante speranze pensi di avere in un duello contro l'Oscuro Signore, Potter in questo modo? Perché sei così mediocre? Devi controllare i tuoi sentimenti. Devi controllare ogni cosa”
Emma osservò il tutore, stupita del fatto che stesse dispensando al ragazzo quei consigli preziosi, ma Harry sembrò non farci caso, perché lanciò un altro Schiantesimo e fu lei questa volta a evocare un Protego tra i due, difendendo entrambi dall'attacco dell'altro.
 “Smettetela” sussurrò, si sentiva svuotata.
Draco, bloccato alle spalle di Piton, prese coraggio e fece di nuovo un passo verso di lei, la fronte aggrottata dalla preoccupazione, ma Severus lo afferrò spazientito per il bavero e questa volta si voltò, trascinandolo con sé, mentre correva verso i cancelli.
L'emoor rimase immobile a guardarlo allontanarsi, senza provare a seguirli. Pregò che il tutore si girasse a dirle qualcosa, che le lanciasse uno sguardo di scuse, qualunque segnale, ma non lo fece. 
Il mantello nero che svolazzava nella notte, la mano stretta sul braccio di Malfoy, che si torceva cercando lo sguardo della Corvonero, Piton si allontanò velocemente e una volta fuori dal cancello si smaterializzò ed Emma ignorò le grida di rabbia di Harry e rimase immobile a guardare il punto in cui il tutore era scomparso, il punto in cui gli occhi grigi di Draco erano scomparsi, guardandola in una muta e disperata supplica.
Non tutto quello che vedi è reale. Le aveva detto Silente, anzi era stata precisamente l'ultima cosa che gli aveva ricordato prima di morire, ma tutto quello era reale. 
Quel dolore sordo al petto, quella consapevolezza amara, quella paura incontrollabile e quel vuoto che sentiva dentro di sé.
 Emma si lasciò cadere sulle ginocchia nell'erba umida, rifiutandosi di raccogliere le forza per combattere. Ne aveva abbastanza di tutto quello. Aveva rinunciato ai suoi genitori, a Steph, a Sirius e ora le veniva chiesto di rinunciare alla guida di Silente, a Draco e soprattutto a Severus. La ragazza lasciò che le lacrime scorressero liberatorie e fu Potter questa volta a chinarsi verso di lei, protettivo ed ad assicurarsi che stesse bene.
 “Sei ferita?”chiese il ragazzo e lei scosse la testa. 
 Harry sembrò per un istante imbarazzato e la lasciò piangere in silenzio, senza dirle nulla. Da lontano videro la capanna di Hagrid che crepitava tra le fiamme e spaventati si resero conto che tornare al castello poteva voler dire scoprire nuove morti, nuovo dolore.
 Il ragazzo le porse una mano, chinandosi appena verso di lei.
 “Dobbiamo tornare al castello, Emma” sussurrò e l'emoor accettò il suo aiuto e si lasciò sorreggere, le lacrime che silenziose le rigavano ancora le guance in un pianto pieno di dolore e dignità.
 Si guardarono negli occhi, uno di fronte all'altra, come ad assicurarsi che l'altro avesse appena vissuto lo stesso. 
“Dov'eri nella torre?” chiese lei in un sussurro debole.
“Silente mi aveva bloccato” 
 “Oh” mormorò Emma, ricordando le parole indistinte che il preside aveva mormorato all'arrivo di Draco: l'ultimo atto dell'uomo era stato proteggere Harry e dare ad Emma quell'ultimo consiglio.
 “Cosa intendeva Silente con quella frase: non tutto ciò che vedi è reale?” domandò infatti il Grifondoro, ma Emma scrollò le spalle.
 “Non lo so” ammise affranta e rimasero per un lungo momento in silenzio e ancora una volta, sorprendentemente fu Harry a intervenire per primo.
“Non lo avrebbe mai ucciso” disse lentamente, Emma lo guardò interrogativa “Draco, non avrebbe mai ucciso Silente” sottolineò il ragazzo, una luce solenne negli occhi verdi e lei annuì di fronte a quella magra consolazione e sentì altre lacrime rigarle le guance.
 Si accorse con stupore che sanguinava copiosamente da un braccio, probabilmente qualcosa l'aveva colpita mentre aveva attraversato la battaglia, ma non lo aveva notato: si sentiva vuota.
 Strinse la mano di Harry, lui annuì piano tra sé e insieme si diressero lentamente verso il castello.

. . .

Furono le grida di dolore di Hagrid ad attirarli verso la base della torre di Astronomia, dove un piccolo gruppetto di persone era lì raccolto. Emma riconobbe i tre emoor, Ginny, Lilith e James e naturalmente Hermione e Ron, circondati anche da vari membri dell'Ordine, con il capo chino e i menti al petto.
 Lei ed Harry avanzarono in silenzio, stringendosi ancora la mano fino ad arrivare al corpo di Silente e al loro passaggio tutti si scostarono, lasciando libera la strada.
 Silente sembrava dormire, compostamente abbandonato a terra, pacifico e stranamente sereno nelle sue vesti eleganti ed Harry e l'emoor rimasero fermi a guardarlo per un tempo indefinito, in silenzio, fino a quando Potter non spezzò quell'immobilità e alzò la bacchetta al cielo, illuminandone la punta.
 Molti lo imitarono e la notte parve rischiararsi per un istante, ma Emma non riuscì a fare nulla. Rimase ferma, circondata dalle bacchette luminose, la mano stretta in quella del Grifondoro e le lacrime di dolore che le colavano sulle guance. 
 Nessuno parlava, tutti in silenzio stavano metabolizzando quello che era successo, la maggioranza di loro senza avere risposta.
Nessuno di loro sapeva che era stato Draco Malfoy a disarmare Silente, che era stato Piton ad ucciderlo, stringendo la sua protetta con feroce terrore, fino all'ultimo. Nessuno.
Solo lei ed Harry.

Ginny si avvicinò loro, gli occhi color nocciola che una volta tanto avevano ceduto alle lacrime e lanciò uno sguardo incerto all'emoor, come se volesse chiederle qualcosa, ma quando l'altra scosse la testa in una muta preghiera, la Weasley desistette senza aggiungere altro ed Emma le fu grata, perché in fondo non sarebbe riuscita a parlare nemmeno volendo. Come poteva ammettere che Silente era lì, morto ai suoi piedi, a causa delle due persone che più amava al mondo?
Sospirò, ricambiando in silenzio lo sguardo della rossa, rimandando le spiegazioni e frenando il desiderio di abbracciarla e di dire lei quanto era felice di vederla viva. Lasciò lentamente la mano di Harry, affidandolo alle cure dell'amica e immobile rimase a guardare il cadavere del preside.  Sono sola. Si disse. 
Il vuoto lasciato dal Grifondoro che si trasformava in voragine, mentre quella consapevolezza calava in maniera leggera su di lei, man mano che Potter e Ginny si allontanavano in silenzio.
 Non ci sarebbero state le braccia magre di Severus a consolarla, come aveva sempre fatto, con i suoi occhi scuri e incomprensibili, pronti a leggerla dentro e a salvarla dai suoi incubi. 
Non ci sarebbero stati i timidi baci di Draco, i suoi tentativi goffi di far funzionare il loro legame, di proteggerla e prendersi cura di lei, mentre la stringeva inebriandola con quel suo odore che avrebbe riconosciuto ovunque: pioggia in arrivo, menta, caffé. Era sola.
Ma non riuscì a finire di formulare il pensiero che due braccia la strinsero, cogliendola di sorpresa. James. Emma riconobbe il profumo  di cannella, erba tagliata e cuoio che associava all'amico.
Si voltò contro il suo petto, lasciandosi andare in forti singhiozzi, godendo della stretta dolce che la cullava e subito anche le braccia di Lilith avvolsero entrambi e l'emoor sussultò, allargando l'abbraccio per stringere anche l'amica, grata che lei fosse viva e vegeta, nonostante una brutta ferita alla fronte.
 E quando riemerse dalla stretta dei due Corvonero, che non sembravano intenzionati a lasciarla andare, Emma notò che anche gli altri emoor la guardavano, pallidi e sconvolti.
 David fu il primo a raggiungerla e ad avvolgerla con le sue braccia muscolose, subito seguito da Emily e infine persino da Artemius, che si aggiunse in silenzio a quello strano abbraccio collettivo. 
 La ragazza e il pallido Serpeverde si scambiarono uno sguardo pieno di mille parole, di comprensione e forse affetto e paura.
 “Come mai siete qui?” chiese Emma in un sussurro spezzato, guardando gli occhi vacui di lui, ma Artemius scosse appena il capo.
 “Non lo so” ammise mesto “Sapevo solo che eri in pericolo.”
 “Mius voleva raggiungerti a tutti i costi, Ems” disse piano David “E noi non ti avremmo mai abbandonato”
 Emma sospirò e annuì lentamente, senza riuscire a sorridere ai tre.
 Hermione, Ginny, Harry e Ron, che si stavano allontanando, sconvolti e spaventati, si fermarono incerti e tornarono sui loro passi , avvicinandosi a loro volta. 
Emma si strinse a ognuno di loro, senza riuscire a smettere di piangere, mentre anche Luna e Neville si aggiungevano al gruppo.  
Si mischiarono tutti tra di loro, in cerca di affetto e supporto, mentre il dolore e la paura appesantiva i loro cuori.
 Erano un gruppo di ragazzi in fondo. Un gruppo di ragazzi soli che affrontavano qualcosa di più grande di loro e in mezzo a tutto quell'improvviso calore Emma si voltò e vide in disparte Blaise Zabini che li guardava.

Il ragazzo era immobile, lo sguardo perso e le labbra serrate.  Sembrava l'ombra di sé stesso, le lacrime sulle guance perfette.  
L'emoor sciolse con dolcezza la stretta con i suoi amici e si avvicinò lui, sotto lo sguardo attento di tutti. Si mise sulle punte e lo avvolse come poteva con le sue braccia, senza riuscire a raggiungere le sue spalle troppo alte, fino a quando anche Zabini, che in quel momento probabilmente si sentiva solo e sicuramente lo era più di lei, non decise di chinarsi e stringerla a sua volta.

“È andato?” chiese il Serpeverde con voce rotta e l'emoor annuì contro la sua spalla, stringendo ancor più la presa.
 “Mi dispiace così tanto, Emma. Ho cercato di dire lui...” 
“Troveremo una soluzione Blaise” sussurrò “andrà tutto bene”
“Non lo abbandonerai?”
 Lei scosse solo la testa in risposta, pensando al panico che aveva visto negli occhi di Draco, alla muta preghiera di non abbandonarlo e sciolse l'abbraccio con il ragazzo. Prese il Serpeverde per mano, trascinandolo con lei in mezzo ai suoi amici. Nessuno protestò, nessuno proferì parola. Stavano tutti soffrendo, compreso Blaise.
In quel momento il canto della fenice si librò sulle loro teste e tutti si fermarono ad ascoltarla incantati. C'era dolore in quelle note leggere, così struggente che fece tremare i loro cuori di paura e speranza e per qualche motivo Emma capì che sarebbe stato l'ultimo. L'ultimo canto di Fanny.
Hagrid prese tra le braccia il corpo di Silente, piangendo copiosamente. Il tempo parve fermarsi. L'emoor sentì Ginny afferrarle la mano libera da quella di Blaise e lei la strinse con forza.
Li aspettavano tempi duri, durissimi. La collana prese a bruciare ed Emma la sfilò dal colletto, guardandola: mi dispiace.


*Angolo autrice*


Ciao Lettori! 
Eccoci con un bel capitolo di svolta. 

Oggi arrivo leggermente più in anticipo, visto che abbiamo avuto di mezzo il weekend.
Se la volta precedente ho voluto mettervi angoscia, qui ho cercato di velare tutto con una sorta di dolorosa malinconia. 
I giochi sono fatti e non c'è modo di cambiare le carte in tavola, ho cercato di far in modo che Emma si aggrappasse come poteva alla logica e al suo buon animo, pur ovviamente travolta dagli eventi. Non si è mai abbastanza pronti in fondo ad affrontare una cosa del genere. 
Mi si stringe il cuore a pensare a quanta disperazione stanno provando in questo momento i personaggi: Emma, Draco, Severus, Harry, tutti piegati dal loro destino. 

Ho voluto creare un momento di "addio" tra tutore e protetta, perché penso che Emma e Piton se lo meritassero. Secondo me è davvero tragico che la ragazza si ritrovi ad avvicinarsi così tanto alla figura dell'uomo, arrivando addirittura a considerarlo come un padre, proprio nel momento in cui le loro strade sembrano dividersi. Ho deciso anche di ampliare la sensazione di qualcosa che ormai incombe, senza che si possa fermare, così come ho voluto che Emma fosse partecipe agli eventi attivamente e non spettatrice come Harry. 
Sono contenta che almeno il Grifondoro e l'emoor, finalmente, feriti per motivi diversi, sembrino sulla stessa linea d'onda e reputo importante che Harry abbia visto la reazione di Malfoy e forse compreso che le cose non sono proprio tutte bianche o nere. Anzi.

Ho voluto velare il finale poi di dolcezza amara, facendo stringere tutti i ragazzi insieme. Sono feriti e stanchi, costretti in battaglie troppo grandi per loro, ma in qualche modo stanno affrontando il tutto in maniera anche più matura e consapevole di tanti adulti. 
Non si tirano indietro, anzi. Persino gli emoor si mettono in campo solo perché l'istinto di Artemius sente che Emma è in pericolo e nessuno di loro fa un passo indietro nei confronti della ragazza, nonostante la sua posizione ora decisamente delicata, anzi, si stringono intorno a lei. 
Il ruolo di Blaise nella vicenda mi piace particolarmente, mostra come anche nelle retrovie un ragazzo può fare la differenza e come nonostante sia sicuramente in una posizione differente rispetto ad altri, questo non gli impedisca di essere umano e di prendere elegantemente una posizione. 

Cosa ne pensate? Vi aspettavate qualcosa di diverso? 
Che Emma per esempio sarebbe andata con Severus e Draco?
Nel prossimo capitolo bisognerà raccogliere i cocci, ora tutto è ovviamente ancora più in bilico. 
Vi ringrazio tanto per le numerose recensioni, sempre molto utili e sono davvero contenta di vedere l'aumento tra i lettori. 
Spero che la storia continui ad appassionarvi, entriamo a breve nell'ultimo anno che è anche quello più contorto e difficile per tutti. 
Vi abbraccio, a mercoledì. 
vi

  
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