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Autore: gio194    03/03/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TERZA PARTE-"Rudolph dove sei?"



-"Sono qua", rispose sommessamente.



-"Dove qua?"



-"Qui in stanza"



-"Quo,quo,quo", gracchiò Polly.



Dopo un po' di peregrinazioni in giro per casa, trovai Rudy disteso sul suo lettino, immerso nella lettura di chissà quale grande classico della letteratura mondiale.



-"Che vuoi, lasciami in pace! Hai interrotto il mio otium quotidiano". In effetti era così concentrato, ed aveva un'espressione così seriosa che, per mio diletto, rimasi per qualche secondo a scrutarlo minuziosamente, dalla fronte al mento. Era come se fosse  mummificato o imbalsamato, il che mi incuriosì tantissimo, giacché nella frenesia della mia quotidianità uno dei miei più grandi desideri era di fermarmi per qualche istante, spegnere la macchina-corpo e accendere la mente soltanto. Rudy ci riusciva così bene ad isolarsi dal mondo esterno che a volte provavo invidia nei suoi confronti, anche se non osavo esternare questo pensiero per paura di compiacerlo eccessivamente.



-"Rudy, domani pomeriggio vai fuori a giocare con gli amici a pallone, almeno impari questo fantastico sport", dissi per pungolarlo.



-"Tom Jones si offenderebbe se lo facessi. Ho promesso di tenergli compagnia in questi giorni".



-"Sex bomb, sex bomb...", canticchiò il volatile.



-"Istruisci un po' quel volatile, ne ha di certo bisogno ", soggiunse stizzito Rudolph.



-"Invece penso che sia fin troppo arguto per i miei gusti"



-"Wiiit, wiiit", proferì Polly.



Rudy fece un accenno di sorriso, chiuse il libro e lo ripose  nello scaffale con molta attenzione, curandosi di non spiegazzarlo, anche se i segni del tempo cominciavano a manifestarsi per quel capolavoro di Henry Fielding.



-"Tu sai che cos'è la quarta dimensione?" , mi chiese con fare repentino.



-"Tu domani vai a giocare a pallone ?"



-"La mia è una domanda seria, la tua è frivola, davvero fuori luogo".



-"Affatto, entrerai in nuova dimensione della tua vita. Sarà pur sempre una nuova esperienza temporale, non legata a quelle vissute finora".



-"Sì sì certo, una spiegazione a dir poco scientifica la tua, non ha senso".



-"Quindi tu pensi che le formiche del carrubo facciano una cosa senza senso?"



-"Tu fai il fisico di professione, ma sei un pazzo metafisico nell'animo. Fatti visitare da uno bravo".Fu questa l'ultima battuta di quella serata. Non avevo più intenzione di dire null'altro perché avevo già detto tutto. Fu una conversazione talmente fruttuosa che pensai di trascriverla per serbarne il ricordo per il resto dei miei giorni. Avevo rivelato a Rudolph il segreto delle formiche del carrubo! Fu una tale goduria che decisi di stappare una bottiglia di vino che avevo relegato in cantina per cinque anni.
Non appena rientrai in casa mi venne incontro Dizzy che era stata in cucina per una o due ore. -"Stai dando di matto stasera? Non hai mai bevuto un goccio di vino in vita tua e ora ti dai alla pazza gioia Sean?", esordì con aria esterrefatta.
Rimasi per qualche istante in silenzio perché mi venne in mente la Taverna del Routerheiler, come in un flash fotografico.
-"Cosa si festeggia stasera? A cosa dobbiamo cotanta gaiezza?" proseguì Dizzy.
-"Quante altre domande vuoi farmi? Dieci,cento, mille?"



-"Non ti adirare in tal modo, vieni, siediti sul divano, ti vedo un po' rossiccio in volto. Quanto hai bevuto? Sei consapevole di ciò? Ti rendi conto che c'è un ragazzino in casa? Eh?
-"Sean is out, out, out...".
-"Sean, Sean riprenditi su bello mio!".
Riaprii gli occhi e mi trovai di fronte ad un enorme nevo che mi oscurava la vista.
-"Certo che se vai su di giri con un bicchierino, sei proprio messo male" disse il tizio, o il nevo, dato che non riuscivo a capire bene chi mi stesse parlando con quel tono di voce così rauco e aspro.
-"Sono io Set, e tu ricordi chi sei?"
-"Ah Set sei tu?" risposi con tono sorpreso. Mi sentivo quasi paralizzato, frastornato e avevo una brutta sensazione, un sentore di un pericolo incombente. Lo scenario era cupo, tetro, asfissiante e Set continuava a fissarmi in modo piuttosto sinistro.
-"Scusami Set, ma penso di avere un po' di confusione in testa. Mi accadono delle stranezze ultimamente".
-"Così è la vita! Cos'altro è se non un pullulare di stranezze", proferì Set con saccenteria. Pensai che se l'affermazione di Set fosse vera, la mia vita non avrebbe avuto modo di esistere, visto che avevo sempre vissuto nell'ordinarietà, senza mai andare fuori dagli schemi, e di conseguenza nessuna stranezza mi era occorsa fino a quel momento (che di strano aveva proprio tutto) che era a dir poco grottesco.
-"Sei andato via di fretta, avrei voluto raccontarti tante cose, su questo viale, sul colonnato, sul merlo...", ad un certo punto non disse più nulla, sembrò un meccanismo inceppato e continuò a ripetere la parola merlo per un periodo di tempo indefinito. Mentre si trovava in questo stato di imbalsamazione ne approfittai per tirarmi su e sgusciare via da quel luogo lugubre (feci un po' di metri carponi per timore che la mummia mi aggredisse).




   
 
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