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Autore: heliodor    04/03/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ultimo scontro per oggi
 
La spada si abbatté sulla testa del guerriero strappandogli l’elmo, che cadde sul terreno e rimbalzò un paio di volte prima di fermarsi.
Valya, la spada ancora sollevata, guardò il guerriero ai suoi piedi, in ginocchio.
“Mi arrendo” stava dicendo, ma nel frastuono di quelli che urlavano e battevano le mani sulla palizzata lo udì appena.
“Val, Val, Val” gridavano.
Vedere le labbra muoversi e la sua espressione supplice le fu sufficiente per capire che aveva vinto.
Era la sesta volta da quando il torneo era iniziato. E per la sesta volta il giudice dello scontro sollevò il suo braccio annunciando a tutti il nome del vincitore.
“Val” gridò.
“Val, Val, Val” rispose il pubblico.
Valya si concesse un leggero inchino prima di dirigersi all’ingresso dell’arena, già aperto. Un guerriero era già in attesa lì accanto, l’espressione accigliata.
“Sbrigati a uscire” le disse con tono sgarbato. “Non abbiamo tutto il giorno.”
Valya stava per rispondergli a tono, quando notò la chioma bionda e il mantello rosso e nero.
È Donn, si disse. Il cane da guardia di Dalkon. Che ci fa qui nell’arena?
“È tutta tua” disse sfilando via senza guardarlo negli occhi. Si erano visti una sola volta ed ea sicura che lui l’avesse notata appena, ma non voleva correre rischi inutili.
Dietro di lui, il vecchio guerriero che l’aveva difesa da Bazon quella mattina. Lei lo salutò con un cenno della testa. “Devi combattere anche tu?”
Il vecchio annuì serio. “Con quello lì.”
“Donn?”
“È così che si chiama?”
“Io” disse Valya esitando. “Ne ho sentito parlare.”
Il vecchio assunse un’aria pensosa. “La vuoi sentire una cosa divertente?”
Lei si fece attenta.
“L’avversario che dovevo incontrate prima di questo scontro si è ritirato. Si chiamava Ennys. Non era uno dei favoriti ma tutti pensavano che sarebbe arrivato almeno tra i primi dieci. Non un avversario facile, nemmeno per me. Il bello è che anche l’avversario di quel Donn si è ritirato. Così, all’improvviso. Non ti sembra una strana coincidenza?”
Valya si strinse nelle spalle. “Non lo so. Si sono ritirati in molti?”
Aveva sentito di combattenti che abbandonavano, soddisfatti delle monete guadagnate o per paura, ma non si era mai chiesta quanti fossero.
“Abbastanza da portare sia me che quel Donn allo scontro ben riposati. Sarà interessante” concluse con un leggero sorriso. “Torni alla gabbia?”
Valya annuì.
“Perché non resti e ti godi lo scontro? Potresti imparare qualcosa. Da quello che ho sentito questo sarà l’ultimo scontro per oggi.”
Valya sorrise. C’era qualcosa di divertente nel tono sicuro e irriverente del vecchio. “Allora resto” disse.
“Ti sbrighi?” disse il giudice dello scontro richiamando l’attenzione del vecchio. “Sta per calare il sole e voglio tornarmene a casa. È stata una giornata dura.”
Il vecchio guerriero entrò con passo sicuro nell’arena. Valya lo seguì con lo sguardo finché non sparì dietro il cancello e poi si mosse verso uno dei lati dove avevano sistemato delle panche di legno. La gente stava già iniziando a salire per guadagnare una posizione elevata per gustarsi quello che stava per accadere nell’arena.
Valya salì su una delle panche ma dovette allungare il collo per guardare oltre la palizzata di legno. Mentre cercava una posizione migliore udì un mormorio attorno a lei e vide un paio di dozzine di persone, in larga parte ragazzi e qualche adulto, che la fissavano con occhi sgranati.
“Sei proprio tu” disse uno dei più giovani, un monello di strada che poteva avere al massimo dodici anni. “Mi ricordo del tuo elmo.”
“Sei Val” disse un adulto. “Ti ho visto combattere contro Garnon.”
Garnon era stato il suo quarto avversario. Ricordava la sua spada a due mani e i fendenti con i quali le aveva quasi strappato di mano la sua. Ogni volta che aveva cercato di avvicinarsi per colpirlo, lui aveva roteato l’arma per tenerla lontana. Era riuscita ad aggirare la sua difesa rotolando di lato e poi in avanti mentre lui cercava di colpirla, per poi centrarlo alle ginocchia, costringendolo a terra. In quel momento si era rialzata e lo aveva colpito di nuovo alla schiena.
Garnon si era arreso dopo cinque o sei colpi e lei era stata felice di aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Sei stato bravo” aveva detto il guerriero. “E sei anche veloce. Non vorrei incontrarti fuori da questa arena con le armi affilate.”
“Anche tu sei stato un buon avversario” aveva risposto Valya con cortesia.
“Bugiardo” aveva risposto Garnon. “Ho fatto pena e ho meritato la sconfitta. Korm non mi aprirà mai i suoi cancelli se combatto così anche fuori dall’arena.”
Valya non aveva idea di chi fosse Korm e perché a Garnon importasse così tanto che lui gli aprisse quel cancello. La sua attenzione era già allo scontro successivo.
Dalla folla attorno a lei si alzò un leggero boato quando Donn e il vecchio si ritrovarono al centro dello spiazzo. Valya allungò la testa per guardare meglio, sistemando la celata dell’elmo.
Rann deve modificarla, pensò.
Qualcuno le sfiorò il fianco e lei pensò che fosse di nuovo il ragazzo di prima.
“Anche tu qui per vedere il vecchio venire preso a calci?” le domandò una voce dal tono irriverente.
Valya girò un po’ la testa per guardare il nuovo arrivato. Era Bazon. Le braccia erano state fasciate da un guaritore perché dopo l’ultimo duello era stato ferito.
“È solo un graffio” aveva detto sicuro di sé. “Ma che io sia dannato se non fa male” aveva aggiunto con un mezzo sorriso.
Dopo il loro primo confronto e vinti quasi cinque duelli, si era calmato diventando anche sopportabile.
“Donn non lo prenderà a calci” disse Valya sicura. “Il vecchio è forte.”
“Donn è di un altro livello, amico” disse Bazon.
“Nemmeno tu sei al suo livello.”
Lui sorrise. “Forse ho solo fatto finta di prenderle da lui.”
“Perché lo avresti fatto?”
Non poté udire la risposta perché dal pubblico si era levato un profondo sospiro di sorpresa. Valya girò la testa di scatto verso l’arena.
Donn e il vecchio guerriero distavano cinque o sei passi. Il primo brandiva la spada con entrambe le mani, l’elsa che spargeva riflessi d’argento.
No, pensò Valya, non sono riflessi. È argento vero, quello.
“Lama d’Argento” disse Bazon. “Questo sì che è interessante.”
“Non ne ho mai vista una.”
“Buon per te” disse il guerriero.
Valya voleva saperne di più ma non voleva perdersi altri momenti dello scontro. In quel momento Donn e il vecchio si stavano studiando a distanza di una decina di passi, guardandosi negli occhi come due bestie feroci pronte a lanciarsi una contro l’altra.
Sul viso del guerriero era apparso un leggero sorriso.
“Pare che questo scontro sia molto seguito” disse Bazon.
Valya pensò si riferisse al pubblico che si era radunato attorno alla palizzata e che premeva come se volesse riversarsi all’interno, ma poi le venne in mente che erano proprio sotto la tribuna dalla quale lei e Ferg avevano assistito ai primi scontri solo quella mattina.
Sembra passato molto più tempo, pensò.
D’istinto alzò gli occhi verso le tribune. In cima e verso il centro, dove era certa la vista fosse migliore, erano seduti in fila ordinata decine di spettatori. Alcuni sembravano entusiasti dello spettacolo e si sbracciavano in modo on diverso dal pubblico a terra, ma un paio di visi fissavano seri verso il basso.
Uno era del signor baffetto, Valya lo riconobbe subito. La sua espressione era corrucciata e anche da quella distanza non sembrava contento di trovarsi lì.
Al suo fianco, Quynn Dalkon osservava con sguardo impassibile ciò che stava avvenendo di sotto.
Anche lui è qui? Si chiese Valya. Forse è per assistere allo scontro del suo cane da guardia.
La vista di quelle due persone le fece salire un groppo alla gola. Se l’avessero riconosciuta sarebbe stata nei guai. Per un attimo fu tentata di andarsene ma poi ricordò di avere ancora l’elmo che le nascondeva il viso.
In quel momento per tutti era Val, il misterioso guerriero che aveva battuto sei avversari senza alcuno sforzo.
Con un paio ho dovuto faticare, pensò con una certa apprensione.
Tutte le volte che era stata messa in difficoltà la spada le aveva dato la forza e l’abilità per uscirne e trionfare. Senza di lei non sarebbe mai andata oltre la prima sfida.
Senza di lei, si disse, nemmeno sarei qui.
Non sarei Val il guerriero misterioso.
Sarei soltanto Valya, la figlia del fabbro.
Il pubblico ruggì di nuovo e Valya abbassò gli occhi, cogliendo un rapido movimento di Donn che si lanciava verso il vecchio e di lui che lo evitava scartando di lato e danzando sulla punta di un piede mentre con il bastone colpiva l’avversario all’addome.
Donn, proiettato in avanti, percorse qualche altro passo prima di fermarsi e raddrizzare la schiena. Quando si voltò mostrava un largo sorriso.
“Sei molto agile” disse a voce alta. “Per essere un vecchio.”
L’altro rispose con un sorriso mesto. “Io preferisco definirmi saggio.”
“E se invece ti chiamassi rinnegato?”
La folla trattenne il fiato.
Accanto a lei, Bazon grugnì qualcosa. “Non è un buon segno.”
“Sta solo cercando di provocarlo” disse Valya. “Il cane da guardia, voglio dire Donn. Non ce la fa a vincere contro di lui.”
“Non si accusa un uomo di essere un rinnegato solo per provocarlo” disse il guerriero. “Donn deve avere qualche motivo per farlo.”
Valya serrò le labbra.
Nell’arena, il vecchio non aveva mutato espressione. “Rinnegato?” domandò.
Donn annuì serio. “Hai sentito bene, vecchio. O dovrei chiamarti Karvol?”
Il vecchio rimase impassibile.
“Karvol Hana” proseguì Donn. “Una volta servivi nell’esercito di Belliron, ma poi hai disertato e sei passato alle razzie.”
“Non so di chi parli” disse il vecchio. “Il mio nome è…”
“Ne ho abbastanza delle tue bugie” esclamò Donn. Con un gesto rapido e plateale strappò le fasce che coprivano la lama della spada.
La folla rispose a quel gesto agitandosi.
Il giudice dello scontro entrò nell’arena. “Tutto questo è irregolare” disse. “Se non rimetti la fascia sulla spada dovremo squalificarti.”
“Non è affare tuo” disse Donn senza staccare gli occhi dal vecchio.
“Ma le regole…”
“Per questo scontro le cambieremo” disse il guerriero.
“Tutto ciò è molto irregolare.”
Donn indicò Quynn Dalkon. “Lì c’è il comandante Dalkon. È uno degli organizzatori del torneo. Se non sei convinto puoi chiedere a lui.”
Il giudice guardò in alto. Quynn Dalkon annuì. “È molto irregolare” disse scuotendo la testa.
Valya lo guardò allontanarsi e subito si dimenticò di lui. Tutta la sua attenzione era rivolta a ciò che stava accadendo al centro dell’arena.
“E ora? Che succede?” domandò ad alta voce.
“Se vuoi il mio parere” disse Bazon con un filo di voce. “Sarebbe meglio andarsene e non assistere.”
“Perché?”
“Io ti ho avvertito.”
Valya non voleva andare via.
Donn sollevò la spada intercettando un raggio del sole che in quel momento stava per calare dietro le colline a oriente della città. Il riflesso rivelò una fila di rune incise nel metallo.
Sembrano quelle incise sulla mia spada, pensò Valya. Perché Donn ne ha una simile? Come ha fatto a venirne in possesso?
Quasi temendo che in un attimo di distrazione da parte sua il guerriero le avesse rubato la spada, portò la mano all’elsa. Era ancora lì, ben legata al suo fianco.
Il vecchio, o Karvol, come Donn l’aveva chiamato, si mosse di lato facendo roteare il bastone. “Non sono un rinnegato” disse.
“Negare non ti servirà a niente” disse Donn. “Le regole sono cambiate per questo scontro” disse ad alta voce. “Vince chi resta vivo. Arrendersi o restare ferito non mette fine al duello.”
Dalla folla provenne un borbottio sommesso.
Donn si mosse puntando verso il vecchio, la spada pronta a colpire. “Non sfuggirai alla giustizia, Karvol.”
L’altro roteò sul piede destro mentre cl bastone cercava di colpire l’avversario. Donn scartò di lato più veloce di quanto avesse fatto prima di allora e coprì la distanza che li separava con un balzo.
Il vecchio alzò il bastone frapponendolo tra lui e la spada, ma questa lo tagliò come se fosse di burro e affondò nella sua spalla, passandola la parte a parte.
Dalla folla si alzò un grido di terrore e di esaltazione e Valya sentì quel colpo trafiggerle la carne, tanto che strinse i denti.
Il vecchio barcollò all’indietro, il sangue che usciva copioso dalla ferita e si spargeva sulla terra battuta imbrattandola.
Donn roteò la spada e danzò sulla punta dei piedi aggirando l’avversario e lo colpì alla schiena con un rapido affondo. La punta della spada passò attraverso l’addome del vecchio spuntando da un punto poco sotto lo sterno.
Per un istante il vecchio sembrò essere tenuto in piedi solo dalla spada di Donn e quando lui la ritrasse con un movimento rapido Valya temette che crollasse al suolo, ma non accadde.
Il vecchio barcollò in avanti con la punta del bastone affondata nella terra battuta.
Donn camminò a passi larghi girandogli intorno, come un lupo che osserva l’agonia della preda.
“No” esclamò Valya. “Basta” aggiunse con un filo di voce.
“Taci” le sussurrò Bazon.
“Ma…”
“Non dire una sola parola.”
Donn guardò verso l’alto, dove sedeva Quynn Dalkon. L’uomo annuì con un movimento solenne della testa.
Un attimo dopo la testa del vecchio rotolò sulla terra battuta.
Per Valya fu abbastanza e saltò giù dalla panca, dirigendosi verso l’entrata del recinto.

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