Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mars_child    05/03/2021    1 recensioni
Erwin, Hanji e Levi sono tre vecchi amici d'università che, dopo anni, si ritrovano a vivere insieme a causa degli eventi del destino. Erwin e Hanji si trasferiscono da Levi, che non ha mai lasciato Eldia, la città dove si è laureato e dove, da qualche anno, ha aperto un pub tutto suo.
Di fronte l'appartamento dove vive Levi, proprio sopra il pub, convivono gli studenti Mikasa, Eren e Armin.
Tra un giorno e l'altro, l'amicizia dei tre si solidifica e si ritrovano a pensare a tutti gli anni passati insieme, cercando di costruirsi un futuro migliore, con la promessa di non separarsi mai più.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una donna per Erwin

Quella mattina, Erwin si svegliò di buon umore. Era ancora l’alba quando si alzò dal letto per iniziare i suoi esercizi mattutini. Erwin aveva sempre ritenuto molto importante mantenersi in forma, ma, quel giorno, si rese conto che l’attività fisica lo stava aiutando anche a non pensare a Lexa e al punto finale che aveva messo a quel capitolo della sua vita.
Dopo essersi fatto una doccia, prese Elsa dal terrazzo e la portò con lui fuori. Era già primavera, ma, a quell’ora del giorno, faceva parecchio freddo. Erwin, però, gustò appieno il fatto di essere uno dei pochi in giro così presto.
Passando per la zona vecchia di Eldia, Erwin non potè che pensare al suo primo incontro con Levi. Ai tempi, Levi aveva appena iniziato le scuole superiori ed Erwin era già iscritto all’università. Lui e Levi si incontrarono proprio lì, nella zona più malfamata della città, dove Levi passava le giornate a saltare le lezioni azzuffandosi con i più grandi.
Già a quei tempi, Levi viveva con suo zio Kenny, che, però, era sempre assente. Erwin scoprì molto tempo dopo che Levi era rimasto orfano da piccolo e non aveva mai conosciuto suo padre. Ma, con il tempo, i due divennero ottimi amici.
In quegli anni, in realtà, più che un amico, Erwin sembrava il fratello maggiore del giovane Levi. Lo convinse a non lasciare gli studi e a cercare di pensare al suo futuro. All’inizio non fu facile ma, col tempo, Erwin capì che quel ragazzo sembrava non avere voglia di fare nulla della sua vita perché era completamente solo. Che senso avrebbe avuto vivere per qualcosa che non avrebbe potuto condividere con gli altri?
Levi aveva due amici, quando fece il suo primo incontro con Erwin. Tuttavia, di lì a poco, Furlan e Isabel lasciarono la città, più o meno nello stesso periodo.
Quando Erwin arrivò a casa, chiuse di nuovo Elsa fuori sul terrazzo, e lei si sistemò dentro la cuccia di legno che l’uomo aveva costruito per lei. Poi, Erwin si diresse in cucina e iniziò a preparare la colazione per Levi ed Hanji.
Erwin pensò che forse, dopo tutti quegli anni, Levi avrebbe potuto ricambiare l’aiuto che ricevette quando era solo un ragazzino in cerca di guai. Perché Erwin si sentiva proprio come se Levi lo stesse salvando e gli era immensamente grato per questo.
«Mmh» disse Levi che, intanto, era entrato in cucina «Odore di buono di prima mattina»
Erwin sorrise
«I pancake a colazione erano un lusso che ci permettevamo solo la domenica, in tempi universitari. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere»
«Sì, ma chi ti ha dato il permesso di usare le mie uova?» chiese Levi ironicamente, sorridendo e sedendosi su una sedia «Ah, quella stupida di Hanji. Oggi non dovrebbe iniziare a lavorare? Perché non è ancora sveglia?»
Erwin si strinse nelle spalle
«La solita ritardataria. Se tra mezz’ora ancora dorme, le porteremo questi in camera e si sbrigherà a far tutto, come sempre» Erwin posò due piatti sul tavolo e si sedette accanto a Levi «Tu vivi qua da quando hai aperto il pub, ma non sapevo che la tua casa fosse così grande. Come mai hai fatto questa scelta, se vivi da solo?»
Levi si versò del caffè in una tazzina
«Ho bisogno dei miei spazi. Perfino da solo»
«Ma ci sono tre camere»
«E meno male!» esclamò il ragazzo, versando del caffè anche per Erwin «O sareste rimasti col culo fuori da qui»
In quel momento, la porta della stanza di Hanji si spalancò, e la donna uscì coi capelli all’aria e lo sguardo sconvolto
«Aaaaah!» urlò «Sono già le sette!»
Levi si alzò di scatto, nervoso, puntando il dito contro Hanji
«Allora, è arrivato il momento di parlare delle cinque regole di questa casa. La prima è che la mattina non si urla, chi lo fa verrà preso a calci in culo dal sottoscritto»
«Mamma mia, quanto rompi» disse Hanji sedendosi al tavolo «Ah, i pancake di Erwin!» esclamò poi, con gli occhi pieni di gioia «Grazie Erwin, grazie per non lasciarmi sola»
«La seconda regola» continuò Levi «è che non possono entrare animali in casa» Levi guardò con orrore Hanji prendere un pancake direttamente con le mani e portarselo alla bocca «Ovviamente, Hanji, per te faccio un’eccezione perché ti voglio bene. La terza regola» continuò, spostandosi per la stanza «è che bisogna pulire tutto ogni giorno, ci daremo i turni in base agli impegni che abbiamo, ma credo che tutti e tre abbiamo abbastanza tempo libero da poterci organizzare molto liberamente»
«Secondo te piacerò a quei ragazzini? Saranno simpatici? O saranno scontrosi e mi bullizzeranno fino al mio licenziamento?» chiese Hanji ad Erwin, ignorando completamente Levi
«La quarta regola, Hanji» continuò Levi prendendo la donna per i capelli «è che non si interrompe la gente mentre si parla» Hanji deglutì, annuendo «e la quinta, è che prima di organizzare feste, riunioni, incontri di qualsiasi genere e semplicemente prima di portare qualcuno a casa, dovrete chiedermi il permesso»
Erwin annuì, addentando un pezzo di pancake
«Mi sembrano delle regole abbastanza giuste e sopportabili» disse
Hanji alzò la mano
«Mio signore, ho una richiesta per lei, dovrei andare a pisciare, me lo permette?»
Levì si sedette
«Smettila di fare l’idiota e comportati da adulta. Poveri ragazzini, non potranno che essere fottuti con un’insegnante come te»
 
Appena suonò la campanella, Hanji aspettò che i ragazzi uscissero e poi si sgranchì le gambe piegandosi sulla sedia, con uno sbadiglio. Quella giornata era stata stancante, tuttavia i suoi studenti le sembravano a posto. In realtà, credeva l’avrebbero odiata da subito proprio perché arrivata nel bel mezzo del secondo semestre, ma capì che la professoressa che l’aveva preceduta non era particolarmente amata.
Non mi odiano ancora perché riesco ad essere allegra e simpatica pensò Hanji, sistemando i libri nella borsa Ma, quando inizieranno le interrogazioni, guarda quante maledizioni dovrò sorbirmi!
«Permesso?»
Hanji si voltò: una donna dai lunghi capelli rossi, il viso pallido e gli occhi castani era ferma sull’uscio della porta dell’aula. Era Seraphine, professoressa di latino e greco, la prima dei colleghi di Hanji che l’aveva accolta appena arrivata alla Sina School. Hanji si sorprese quando scoprì cosa insegnava Seraphine: aveva sempre immaginato i professori umanistici come vecchi, secchi e piegati dalla gobba. Seraphine, invece, era una bella donna. Hanji credeva potesse avere poco più dei suoi anni, e, in effetti, li dimostrava. Eppure, aveva un fisico robusto ma non grasso – Hanji pensò dovesse fare palestra – e dei lineamenti particolari che, a tratti, ricordavano quelli degli asiatici. Purtroppo, però, Seraphine le aveva già parlato della sua particolare ammirazione per il professore Zeke, e capì che non avrebbe potuto provarci.
Quello stronzo di uno Jager pensò Hanji, quando si vide passare Zeke davanti Sapeva che avrei iniziato a lavorare in questa scuola e non si è degnato di farmi nemmeno una telefonata.
«Ehi, Seraphine!» rispose Hanji, alzando un braccio «Finalmente questo primo giorno è finito, eh?»
Seraphine si avvicinò, sedendosi sulla cattedra
«Primo giorno per te» disse «Ma non ti preoccupare, ti ci abituerai. Gli studenti di questa sezione sono particolarmente docili»
Hanji prese la borsa e fece per uscire
«Allora, ti va di fare pausa pranzo insieme? Anche se non saprei dove andare, qui vicino, non tornavo a Eldia da un bel po’…»
Seraphine scese dalla cattedra e uscì dall’aula
«Non preoccuparti, conosco un posto io. Ma dobbiamo sbrigarci, o sarà pieno!»
Mezz’ora dopo, Hanji e Seraphine sedevano al tavolo di un ristorante a pochi chilometri dalla scuola. Seraphine aveva ordinato un piatto di pasta aglio e olio, mentre Hanji stava mangiando una bistecca.
«E gli altri colleghi» chiese Hanji, continuando il discorso che avevano già cominciato «Come sono?»
Seraphine fece una smorfia, poi bevve un bicchiere d’acqua
«Ma, non male. Ce ne sono alcuni che proprio non li sopporto, ma quelli più giovani sono i migliori»
«Tipo il professore Jager?»
Seraphine scoppiò a ridere
«Ah, il professore Jager! È stato una salvezza per me, fin da quando ho messo piede in questa scuola…» poi abbassò lo sguardo sul bicchiere che aveva appena posato sul tavolo «Sai, mi sono trasferita qui dopo il mio divorzio. Non avevo nessuna voglia di sentirmi legata in qualche modo al mio ex marito e sono scappata»
Ah, ci risiamo pensò Hanji Un altro cuore distrutto che cerca riparo a Eldia
«E il professore Jager ti ha aiutato a sentirti meno sola sotto le lenzuola?» chiese Hanji «è bravo a letto, quel grandissimo figlio di puttana?»
Hanji si interruppe subito, rendendosi conto che, forse, stava esagerando. In fondo, conosceva Seraphine solo da qualche ora e si stava lasciando andare a troppe confidenze. Tuttavia, la donna, invece di infastidirsi, scoppiò nuovamente a ridere
«Oddio, Hanji!» esclamò «Tu mi piacerai. Sì, credo proprio che mi piacerai» bevve un altro sorso «Io e Zeke non siamo mai andati a letto insieme, in realtà credo non si sia nemmeno accorto dei sentimenti che provo per lui. Ma, appena trasferita, l’unico modo che avevo per conoscere nuove persone era proprio a lavoro. E invaghirmi così, come una ragazzina, di quell’uomo sconosciuto, mi ha aiutata ad andare oltre»
Hanji rifletté un attimo su quelle parole. Se era successo a Seraphine, perché non sarebbe potuto succedere a Erwin? Certo, le persone sono diverse, ognuno affronta i traumi come si sente di farlo, ma, forse, una donna per Erwin era proprio quello che ci voleva per dargli quel punto di partenza necessario per una nuova vita.
«Sei un genio, Seraphine» disse Hanji, prendendo il telefono per mandare un messaggio a Levi «Sei proprio un piccolo genio!»
 
«E quindi io dovrei assumere una nuova cameriera per il mio pub con lo scopo di trovare una scopamica a Erwin?» disse Levi, lavando alcune cose dentro il lavello «Ma che idea del cazzo è?»
Hanji sospirò, sedendosi sulla poltrona
«Dai, Levi, lo sai bene pure tu che per dimenticare qualcuno non c’è niente di meglio che del buon sesso con qualcun altro»
Levi si asciugò le mani e poi si diresse verso la donna
«Non è che vuoi farmi assumere una nuova cameriera perché tu hai bisogno di scopare?»
Hanji si mise a ridere
«Dai, smettila, Levi, sai che non ho bisogno di questi espedienti, sono sempre stata più brava io con le donne che voi due messi insieme»
Vero pensò seccato Levi, prendendo una bottiglia di vino
«Comunque, ho già Mikasa, Eren e Armin che lavorano per me a turno sottopagati, non mi va di buttare altri soldi. E poi hai capito cosa mi hai chiesto? Una cameriera che sia bella, dell’età giusta e intelligente. Hanji, belle ragazze in giro se ne trovano parecchie, e lo sai bene, ma non credo che riuscirei a trovare una cameriera più vecchia di te e poi come cazzo faccio a sapere se è intelligente, porca puttana»
«Ma chi se ne frega!» esclamò Hanji «Tu trovane una e basta. Sai bene quali sono i gusti di Erwin, sceglierai per istinto. E poi trent’anni vanno più che bene per uno come Erwin, magari sarebbe troppo piccola se avesse l’età di tua cugina e, comunque, non sono vecchia» Hanji prese il bicchiere di vino che Levi le stava porgendo «Comunque, ripensandoci, non c’è poi così tanto bisogno che sia intelligente»
Levi sospirò, poi bevve un sorso
«Senti, Hanji, voglio aiutare Erwin. Hai ragione, forse vedere qualcuno potrebbe farlo stare più tranquillo. Metterò un annuncio e vedrò chi si presenterà, ma, chiunque verrà, non starà più di un mese. Non mi interessa avere un altro cameriere, se entro quel mese Erwin se la sarà fatta sarà perfetto, altrimenti non mi rompere più i coglioni con questa storia»
Hanji si gettò tra le braccia di Levi, felice
«Grazie Levi, grazie, ti voglio bene, lo sai, lo farei anche per te»
«Hanji, ma tu non stai facendo assolutamente nulla»
«Non ti preoccupare, non c’è di che»
 
Il giorno dopo, Levi e Hanji passarono tutta la giornata al pub a esaminare le ragazze che si erano presentate. Levi, sotto insistenza di Hanji, aveva messo un annuncio specificando che cercava una “ragazza di bella presenza, età compresa 20-30 anni, nessuna esperienza richiesta”.
Mi sento come se stessi facendo qualcosa di immorale pensò Levi, dopo aver scartato l’ennesima ragazza.
Hanji, che era seduta a un tavolino, si gettò con il busto sul tavolo, mettendosi le mani tra i capelli.
«Ma perché è così difficile?» urlò «Perché nessuna di loro sembra all’altezza di Erwin?»
«Salve», disse l’ennesima ragazza, entrando nel pub «Sono qui per l’annuncio»
«Sì, prego» disse Levi, seduto e con le braccia incrociate, senza degnarla di uno sguardo «Come ti chiami?»
«Sono Annie Leonhart»
Levi alzò lo sguardo e lanciò un’occhiataccia alla ragazza davanti a lui
«Annie? La compagna di corso di Mikasa? Ma che ci fai qua? Non hai letto che bisogna avere almeno vent’anni?»
Annie si alzò dalla sedia, seccata
«Tra qualche giorno ne compirò venti e, comunque, non capisco tutto questo bisogno di rispettare questa fascia d’età. Ho anche esperienza come camerie…»
Levi prese la ragazza per le spalle e la spinse fuori
«Annie, fidati, non è un lavoro per te. Mi dispiace. Torna a bere un’altra pinta quando vuoi, ciao»
Levi si richiuse la porta alle spalle ed Annie la colpì con un pugno. Poi un calcio. Poi un altro pugno.
«Hanji, risolvila tu ‘sta situazione, perché a questa ora l’ammazzo»
«Beh, ma cos’aveva di male?» chiese Hanji, sistemandosi gli occhiali «è anche carina!»
«Ma non vedi che ha l’età di Mikasa?» urlò Levi «Non ti sembra un po’ troppo piccola? E poi è un mostro, non lascerei mai Erwin nelle sue mani»
Hanji sospirò, triste.
 
Le ricerca per la cameriera perfetta continuò fino a tarda serata. All’una di notte, quando ormai non sarebbe venuto nessun cliente e nessuna aspirante cameriera, Levi disse ad Hanji di uscire perché avrebbe chiuso il pub. Hanji rimase ferma dov’era, seduta sul bancone.
«Non è giusto» disse, con la testa bassa e la mano destra che stringeva il suo braccio sinistro «Non è giusto. Avresti potuto assumere chiunque, una qualsiasi. Così, almeno per prova. Tanto hai già detto che non la terresti più di un mese»
«Ma insomma, Hanji, Erwin non può uscire e conoscere ragazze come fanno tutti?»
«Erwin non è mai stato così, lo sai» disse Hanji, lanciandogli un’occhiataccia «In realtà, nemmeno gli interessa divertirsi per qualche giorno e poi sparire. Però, se fosse costretto a vedere qualcuno tutti i giorni, qualcuno che potrebbe piacergli, magari…»
«Sì, va bene, domani ci penseremo. Adesso devo chiudere»
Hanji gli lanciò uno sguardo pieno d’odio, poi, senza dire una parola, uscì di fretta. Levi sospirò e si versò della birra. Si sedette a un tavolo e, poggiando la schiena sulla sedia, guardò il soffitto.
Finalmente un po’ di pace pensò, allungando una mano verso l’alto.
Era sempre così, per Levi. Non riusciva a stare bene né da solo, né con gli altri. Dopo tutti quegli anni passati in solitudine in quell’appartamento troppo grande per lui, Levi era felice di poter tornare a vivere, per qualche tempo, con i suoi migliori amici di sempre. Eppure, dopo solo una settimana, c’erano certi comportamenti che Levi non riusciva più a sopportare. Hanji, per esempio, gli sembrava sempre una bambina. E lui si sentì in colpa per non aver potuto realizzare il suo desiderio, ma quell’idea che aveva avuto gli era sembrata stupida e inutile fin da subito.
Levi tornò a guardare davanti a sé e bevve un sorso. Si alzò per andare a prendere un pacco di patatine dietro il bancone.
Una mezz’ora. Una mezz’ora da solo. È tutto quello di cui ho bisogno. Poi, domani, smetterò di essere uno stronzo di merda e tutto tornerà alla normalità.
Levi, che si era chinato sotto il bancone per prendere le patatine, si alzò. Sobbalzò all’improvviso quando si rese conto che era entrato qualcuno nel pub.
Da solo un corno, perché non ho chiuso quando Hanji se n’è andata?
«Buonasera», disse Levi, mettendo di nuovo il pacco di patatine al suo posto «è un po’ tardi…»
Levi finalmente si voltò a guardare la persona che era entrata nel pub. Era una ragazza con addosso una felpa grigia fin troppo grande per lei, con il cappuccio che le copriva metà del volto. Si intravedevano, però, dei ciuffi di capelli verdi.
«Mi dispiace» disse lei, rimanendo ferma «Sono da sola e vorrei soltanto una birra, ma se è un problema vado»
Una ragazza pensò Levi, immaginando il volto pieno di gioia che Hanji avrebbe mostrato se le avesse detto che aveva trovato qualcuno Sì, ma quei capelli verdi…
«Che birra vuole?» chiese Levi, avvicinandosi allo spillatore
«Una bionda. Grande»
Levi spillò la birra e la porse alla ragazza che, intanto, si era seduta al bancone. Poi riprese le patatine e ne fece cadere qualcuna in un piatto.
Fatti vedere pensò Levi, mentre metteva il piatto accanto alla birra Fatti vedere, vediamo se sei almeno carina. Sei troppo poco femminile per Erwin, ma ormai voglio solo accontentare quella stupida di Hanji.
La ragazza, finalmente, si abbassò il cappuccio. Levi la guardò bene. Doveva essere poco più piccola di Hanji e, comunque, non le avrebbe dato più di trent’anni. Non era sicuramente il tipo che vedi per strada e ti fa girare la testa, ma era comunque passabile. Non poteva dire molto sulla corporatura a causa della felpa, ma si sporse leggermente oltre il bancone facendo finta di pulirlo per esaminare ciò che poteva vedere.
Bel culo pensò poi, ritornando a sedersi per bere la sua birra.
«Scusami se bevo anch’io» disse lui, prendendo il cellulare «Ma credevo non arrivasse più nessuno»
La ragazza non rispose, continuando a bere la sua birra e a mangiare le sue patatine. Da dove era seduto Levi, lei gli dava le spalle. L’uomo ne approfittò per scattare una foto che avrebbe mandato ad Hanji, ma non fece caso alla spia del flash accesa.
Merda pensò Hanji, ti odio dal più profondo del mio cuore.
«Cercate qualcuno per lavorare?» chiese la ragazza che, a quanto pare, non si era accorta di niente
«Sì», rispose Levi, mettendo in tasca il telefono «Naturalmente ci sarà un periodo di prova e solo dopo si potrebbe parlare di assunzione vera e propria, ma sì, cerchiamo qualcuno»
«Una mia amica potrebbe essere interessata, ma starà via fino alla prossima settimana»
Levi si morse il labbro. No, non poteva andare bene. Doveva sbrigarsi. Non poteva protrarre quella storia per troppo tempo, o avrebbe perso la pazienza.
«Perché non tu?» chiese, alzandosi per raggiungerla «Avremo bisogno di qualcuno da subito. Prova per una settimana e, se proprio non ti piace, appena arriva la tua amica ti darà il cambio lei»
Scacco matto. Così Erwin ne conoscerà ben due ed Hanji non mi terrà più il muso per un po’.
La ragazza portò alla bocca una patatina e rimase in silenzio. Bevve un altro sorso di birra, ma continuava a rimanere in silenzio. Levi, intanto, quasi senza accorgersene, aveva preso una delle patatine che aveva portato alla cliente.
«Dovrei iniziare domani?» chiese la ragazza
Si voltò. Levi guardò meglio quel viso che, fino a quel momento, era stato coperto dal cappuccio o dai capelli. La pelle di quella donna era estremamente bianca e le sue labbra, che fino a quel momento Levi credeva fossero truccate, erano sottili ma di una sfumatura rossastra naturale. Ma il suo punto forte erano gli occhi. Due grandi occhi verdi che, sebbene anch’essi senza trucco, venivano evidenziati dalle occhiaie e dal colore stesso dei capelli.
No, non è ancora quella giusta per Erwin. Ma, magari, se dovesse essere giusta per Hanji, quella stupida mi perdonerà.
«Sì, domani» rispose Levi, che non riusciva a staccare gli occhi da quelli di lei «Domani sera. Apriamo alle diciotto, ma dovresti venire un’ora prima»
La ragazza finì di bere la sua birra e si alzò, prendendo il portafogli da una tasca della felpa
«Va bene, allora. Ci vediamo domani. Quant’è?»
Levi si spostò verso la cassa e le diede lo scontrino. Lei pagò e inserì nuovamente il portafogli nella tasca della felpa.
«Ci sono delle cose che devo sapere prima di presentarmi qui?»
Levi scosse la testa
«No. Solo, vieni»
La ragazza annuì, poi si voltò e andò via, alzando la mano in segno di saluto. Levi si sedette sulla sedia, per bere la sua birra e per mangiare finalmente le sue patatine. Prese in mano il cellulare e vide che c’era un messaggio da parte di Hanji.
“Questa è lesbica. Sicuro.” scriveva l’amica
Levi sbruffò.
«Senti, Hanji, non mi rompere il cazzo» disse ad alta voce, avvicinando il bicchiere alle labbra.
 
 
ANGOLO AUTRICE: Buonasera, cari lettori ^^ Sono sollevata dal fatto di essere riuscita a introdurre due OC in un unico capitolo. Ormai, infatti, manca solo un altro personaggio originale. Spero di riuscire a dare loro una “forma” e un carattere nella miglior maniera possibile. È più facile mantenere la personalità di personaggi già esistenti che non crearne di nuove, ma spero di non deludervi. Spero di poter aggiornare presto, alla prossima!
   
 
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