Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    07/03/2021    1 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Fuga a Dorne – PARTE 2
Desideri della carne
 
Dopo la sfuriata della giovane lupa alla notizia di suo fratello diretto ad Approdo del re e la litigata con il principe drago, dovettero intervenire alcuni membri della servitù, in compagnia di Arthur e Ashara, per calmarla.
In seguito a tale evento, Doran ritenne di dover fare qualcosa di concreto per essere di aiuto alla sua ospite, in qualche modo. O meglio, nell’unico modo che conosceva, il solo che si era rivelato ottimale e infallibile in ogni occasione in cui lo aveva utilizzato.
Era indubbio che Dorne, la sua meravigliosa ed esotica terra, fosse conosciuta per i piaceri della carne.
Ogni inibizione, preconcetto e convenzione riguardo la sessualità e l’intimità, adottata nei sette regni, a Nord come a Sud, era quasi totalemente scardinata dalla terra del sole.
Era certo che il principe Rhaegar non avesse avuto modo di sperimentare ciò in prima persona, nonostante avesse per moglie Elia, in quanto era sicuro che sua sorella si fosse totalmente amalgamata alle usanze consetudinarie che vi erano fuori da Dorne, soprattutto considerando che fosse andata in sposa a niente meno che l’erede al trono dei sette regni.
Nonostante la giovane età, prima del fidanzamento improvviso con Rhaegar Targaryen, Elia aveva avuto numerosi partner sessuali, come la maggior parte delle fanciulle dorniane.
Ella non aveva mai avuto una preferenza in particolare sugli uomini che giacevano con lei, così come non aveva mai preteso delle attenzioni particolari, nè tanto meno fedeltà da parte loro.
Tutto ciò, prima che arrivasse il principe drago nella sua vita, a sconvelgerla da capo a piedi.
Dunque, Rhaegar l’avrebbe sperimentato ora, così come l’avrebbe sperimentato la giovane Stark.
Andavano placati e calmati i tormentati animi di entrambi.
D’altronde, avevano notato tutti quanto fossero tesi i rapporti tra i due, giunti a Dorne.
La giovane lupa, in particolar modo, sarebbe caduta presto in una crisi nervosa senza precedenti se nessuno fosse intervenuto.
Fu per tale motivo che, quella sera, la seconda sera che Lyanna trascorse al castello dei Martell, chiusasi in quella camera grande e troppo luminosa, in totale contrasto con il suo umore, la giovane sentì bussare alla porta.
Quando andò ad aprire in leggera vestaglia da notte, convinta si trattasse sempre dell’incaricato di portarle i pasti, spalancò i tondi occhi di tempesta non appena intravide ben altre presenze.
- Chi ... chi siete voi? – domandò la fanciulla al gruppo di giovani bellezze semisvestite giunte alla porta della sua stanza.
Osservandole, arrossendo lievemente per la loro seminudità che emergeva dai veli che indossavano, Lyanna si accorse che fossero tutte donne, se non per la presenza di un solo ragazzo tra loro, bello almeno quanto loro, se non di più.
Colei che era davanti a tutte, le sorrise con estrema confidenza. Si trattava di una fanciulla dalla pelle olivastra, dai corti capelli ricci color cacao, il volto piccolo e androgino, due occhi da cerbiatta dalle seducenti iridi nocciola, una piccola bocca a cuore e il corpo tonico e poco curvilineo, ma non per questo meno attraente, anzi, su di lei era un valore aggiunto.
- Siamo qui per servirvi – le disse senza filtri la ragazza, con voce carezzevole e candida, la quale non si addiceva ai suoi modi voluttuosi.
Non capendo ancora pienamente per quale motivo quei bellissimi schiavi fossero proprio alla sua porta, Lyanna indietreggiò di un passo, portando istintivamente le braccia bianche a nascondere inutilmente il busto coperto solamente da quella sottile vestaglia di seta pervinca.
- Non capisco ... – sussurrò incerta.
- Il principe Doran ci ha personalmente incaricate di portarvi il suo dono – commentò un’altra di loro, dai capelli più lunghi e la pelle più scura della prima.
- Quale dono...?
- Noi – rispose senza esitazione una terza schiava.
A ciò, Lyanna sgranò gli occhi costernata, distogliendo lo sguardo incosciamente. - Che cosa vorrebbe dire questo ...?
- Il nostro signore ritiene che abbiate bisogno di ... distrarvi un po’ da tutti i pensieri turbinosi e cupi che vi vorticano in testa al momento. Tutti abbiamo bisogno di svagarci un po’, di tanto in tanto – spiegò la schiava che le aveva parlato per prima, riprendendosi la sua attenzione, avanzando di qualche passo. – Non siete d’accordo, milady? E quale modo migliore per far svuotare la mente se non quello di sfruttare i piaceri della carne e i bei corpi che gli dèi ci hanno tanto generosamente donato?
- Ma ... – balbettò Lyanna indietreggiando ancora, mentre anche le altre quattro e l’unico ragazzo entravano nella stanza. Non sapeva se considerare ciò un’offesa, un affronto a Rhaegar o qualcos’altro. Sapeva che ciò che era solitamente considerato inadeguato, impertinente ed eccessivo nel rapporto tra uomo e donna a Westeros, non lo fosse affatto a Dorne. Dunque, ciò che stava succedendo doveva essere normale per loro. Forse, davvero il principe Doran credeva di poterla aiutare in quel modo.
Aiutarla a non pensare ... a non pensare a Brandon, a non pensare alla sua famiglia. A non pensare a Rhaegar.
- Voi pensate troppo – le disse canzonatoria la ragazza dai capelli corti.
No, in realtà non stava pensando affatto. Quelle nuove e sconosciute presenze nella sua stanza non le stavano permettendo di fare un ragionamento sensato ...
- ... perchè il vostro principe ha deciso di mandare quasi solo donne se anche io sono una donna? – decise di domandare il quesito che più di tutti le martellava nella mente, nel modo più innocente possibile, facendo sorridere tutti gli altri.
- Il nostro signore crede che provare qualcosa di nuovo e che difficilmente proverete ancora, potesse contribuire a rendere l’esperienza il più elettrizzante, rigenerante e catalizzante possibile – fu l’unico ragazzo a rispondere questa volta.
- Ma... come sapete che io...
Lyanna arrivò a sedersi sullo spazioso letto nel quale aveva poltrito per due giorni, poichè lo spazio per indietreggiare era terminato.
A ciò, la schiava dai capelli corti le rivolse l’ennesimo sguardo seducente, persino più provocatorio di quelli di prima, tirando fuori da uno dei veli che le copriva qualche piccola porzione di corpo una boccetta con del denso liquido incolore all’interno. - Confidiamo nel fatto che l’atmosfera che creeremo intorno a voi, i nostri corpi desiderabili e le nostra navigata esperienza in materia possano contribuire a farvelo piacere. Altrimenti ... – disse scuotendo lievemente la boccetta che aveva in mano, prima di riprendere. - ... avremo bisogno di un piccolo aiutino. Nulla di troppo invasivo e annebbiante, non temete.
Dunque, quello che la ragazza aveva in mano doveva essere un lieve afrodisiaco.
A tale consapevolezza, Lyanna arrossì immediatamente, facendo ancora sorridere la ragazza che maggiormente stava comunciando con lei, mentre gli altri, gradualmente, si stavano spogliando.
- Io mi chiamo Ryash – si presentò ella, prendendo posto sul letto accanto a lei.
- ... Lyanna.
Ryash sorrise e Lyanna notò solo in quel momento quanto sembrasse più piccola quando sorrideva. – Lo so come vi chiamate, lady Lyanna. Posso parlarvi in modo informale, ora che siamo in intimità?
- Ma non siamo ancora in intimità ...
- Ma tra poco lo saremo. Questa è la prima volta per te, Lyanna, non è vero?
Dopo qualche secondo di reticenza, la giovane lupa si arrese, abbassò di poco le sue difese, alzò lo sguardo su di lei e annuì timidamente.
- Sai, non sono mai stata con una ragazza del Nord, provieniente da quelle lande gelide di cui ho solo sentito storie su storie tremende.
Storie di mostri, di giganti, di selvaggi, di non-morti, di tempeste mangia- uomini.
- Stai parlando dell’estremo Nord, oltre la Barriera. Io non provengo da lì. Quel luogo è abitato solo dai bruti e da creature indefinite. Il luogo in cui sono nata e cresciuta è Grande Inverno.
- La Barriera ... credo di averne già sentito parlare una volta. Ma non credevo esistesse veramente. La Barriera è quel luogo presidiato dai guerrieri vestiti di nero che hanno il divieto di dormire con le donne?
- Sì. La Barriera esiste davvero. Così come esistono davvero i guerrieri vestiti di nero di cui hai sentito parlare – le confermò, sorridendo tra sè per quella bizzarra descrizione ricevuta da Ryash, rilassandosi un po’.
- Ho sentito anche parlare di voi donne e uomini del Nord. Si dice siate gelidi e rigidi come le temperature nelle quali siete abituati a vivere.
La pelle bianca come il latte ... – le sussurrò accarezzandole le spalle delicate e nude, per poi catalizzare l’attenzione sui capelli, spostandole una ciocca dietro l’orecchio. – La chioma corvina, nera come l’inchiostro ... – poi passò agli occhi. – Le iridi di ghiaccio ... e le labbra rosse e carnose.
- Non siamo tutti così ... – balbettò Lyanna, sfuggendo al suo sguardo voluttuoso. - Non abbiamo tutti questo aspetto e questo atteggiamento ...
- Sei bellissima, Lyanna. Lo sai?
Quelle parole la fecero arrivare all’apice dell’imbarazzo, rendendo le sue guance infiammate.
Glielo aveva mai detto nessuno, eccetto Robert, accecato da una riverenza immotivata, o i suoi fratelli, poichè erano suoi fratelli?
Qualcuno le aveva mai detto qualcosa di simile con tale sincerità e spontaneità, con quella dolcezza ipnotica nella voce?
Forse quella ragazza era stata costretta a dirlo.
Le era stato ordinato di trovarsi lì, a sedurla, a farla sciogliere.
Eppure ... quelle parole, in quel particolare momento di debolezza e di subbuglio della sua vita, furono in grado di scaldarle il cuore.
La mano gentile e setosa della ragazza vagava ancora sulla sua pelle, in una discreta esplorazione.
Ella non avrebbe fatto nulla che lei non avesse voluto e che l’avesse fatta sentire scomoda, Lyanna ne era certa.
Si concentrò sul percorso di quelle dita sulla propria pelle chiudendo gli occhi.
Quando lì riaprì, Ryash era nuda accanto a lei.
Era magra, slanciata, tonica e perfetta.
La sua pelle olivastra, i suoi seni piccoli, la sua vita snella e piatta e le sue gambe lunghe avrebbero fatto sicuramente impazzire di lussuria gli occhi e le mani di qualsiasi uomo.
L’invidia per quel corpo fece capolino mentre la guardava, un sentimento così inadeguato in un momento come quello.
Ryash, inconsapevole, le sorrise, allungando con cautela le mani sulle spalline della sua vestaglia, facendole scorrere lentamente giù, fino alle braccia della giovane Stark, fin quando l’indumento non le scivolò addosso, lasciandole la parte superiore del corpo nuda, a sua volta.
Lo sguardo bruciante di Ryash sui suoi seni tondi e prosperosi, non seppe cosa le provocò esattamente.
Piacere? Esaltazione? Sicurezza in se stessa?
Nessuno l’aveva mai vista nuda, e ciò la faceva sentire estremamente a disagio.
Eppure, quella ragazza era in grado di metterla a suo agio come nessun altro vi era mai riuscito.
Poi, quando finalmente giunse il momento tanto temuto, e Ryash si avvicinò con il volto a lei, sovrastandola e poggiando le labbra sulle sue fredde, tremanti e inesperte, Lyanna si immobilizzò, quasi congelandosi.
Non se lo aspettava così, il suo primo bacio.
L’aveva immaginato e sognato più e più volte, con colui che dominava incontrastato i suoi pensieri da oramai un anno.
Se il primo contatto lo avesse avuto con lui, avrebbe provato le stesse sensazioni che stava provando in quel momento con Ryash, o sarebbe stato diverso, più forte e più intenso? Che cosa stava provando, esattamente, in quel momento?
Lui non c’era, ora.
Lui non c’era, e, al suo posto, c’era una ragazza che le stava dedicando tutte le attenzioni possibili, ricoprendola di riguardo e riverenza, e facendo di tutto per farla sentire bene e rilassarla.
Una ragazza bellissima, che ora la stava toccando come aveva sempre immaginato sarebbe stata toccata da un uomo.
Quando la bocca incollata alla sua provò, senza fretta, a muoversi e a violarle le labbra con la lingua umida, Lyanna si staccò di colpo, senza allontanarsi.
- Scusami ... – le disse imbarazzata, non sapendo come bisognasse comportarsi, rossa in volto.
- Non devi scusarti – la rassicurò Ryash accarezzandole una guancia. – Abbiamo tutto il tempo del mondo.
All’improvviso, mentre Ryash la sovrastava, Lyanna prese improvvisamente coscienza dell’ambiente intorno a lei, dal quale si era isolata durante gli ultimi minuti.
Dei suoni distinti e non più ovattati, le giunsero alle orecchie, suoni lascivi e bagnati, che le fecero venire una tremenda voglia di sporgersi oltre il corpo della ragazza, per osservare cosa stesse avvenendo dietro di lei, sopra il letto.
Le sue iridi curiose e improvvisamente fameliche si puntarono sul ragazzo nudo piegato sopra il letto, completamente riverso su un’altra delle fanciulle, la quale lo stava trascinando a sè, standogli avvinghiata addosso assetata, con le gambe nude agganciate sul corpo lungo e atletico di lui, dalle forme spigolose e meravigliose da guardare agli occhi della giovane lupa, la quale non riusciva a staccare gli occhi da quella scena.
Egli, con le mani esperte, si aggrappò alle cosce di lei avvinghiate ai suoi fianchi, e si inarcò sulla ragazza, sdraiata sul letto, la quale aveva le braccia strette alla sua schiena, anch’ella nuda.
I loro respiri intensi e febbricitanti si mischiarono, così come i loro mugolii e ansimi, mentre le loro lingue vorticavano invadendo la bocca l’uno dell’altra in una battaglia all’ultimo sangue, in una danza magnetica e sensuale.
- Ti piace quello che stai guardando? – le domandò improvvisamente Ryash, con voce suadente, riscuotendola. – Puoi continuare a guardare loro, se ti piacciono tanto, mentre io penso a te ... – le sibilò dritto nell’orecchio, leccandole il lobo e facendola tremare, mentre ella continuava a fissare i due, incantata.
Il movimento che seguì, fu qualcosa che stregò e al contempo spaventò la giovane lupa: la ragazza sospirò di godimento, inarcandosi totalmente sulle coperte, mentre lui compiva un movimento con i fianchi seducente e rude al contempo, un misto tra una cavalcata e una danza.
Ella lo seguiva in quel turbinio di movimenti cadenzati e sciolti, nel ritmo di quelle stoccate bagnate e vigorose.
Allora era così che accadeva ... tra un uomo e una donna.
Si rese conto di star sospirando anche lei mentre continuava a fissarli, solamente quando realizzò anche che la bocca esploratrice di Ryash su di sè avesse cominciato a portare avanti il suo viaggio verso il basso, passando dalla bocca, al collo, sino ai seni.
La ragazza gliene stava succhiando una e palpando un’altra con la mano, ma Lyanna continuava a restare concentrata sulla scena dinnanzi a sè, la quale stava pervenendo ad un crescendo continuo.
C’era qualcosa che non andava.
Sentiva ci fosse qualcosa che non andasse, mentre Ryash continuava a toccarle quelle zone delicate, provocandole un piacere vacuo, forzato.
Si sentiva scomoda nel fissare quella scena indubbiamente ipnotica dinnanzi a lei, nel venire toccata in quel modo così intimo, per la prima volta, mentre vi era un altro desiderio represso in lei, un desiderio talmente ardente da farle perdere la ragione, talvolta.
Il desiderio rivolto tutto verso una persona in particolare, la quale non si trovava in quella camera, ma a qualche stanza di distanza.
Si sentiva bagnata, troppo bagnata, immersa in quella saliva, scomoda anch’essa.
Poi, avvenne qualcosa che le fece comprendere di non poter continuare: il ragazzo di fronte a lei, che stava cavalcando passionalmente la fanciulla sotto di lui, con il volto accaldato e provocante, si voltò verso di lei, sicuramente accortosi che ella li stava fissando da un po’ oramai.
Egli le sorrise, puntando i suoi occhi scuri sui suoi di ghiaccio, e fu lì, che Lyanna si irrigidì inevitabilmente. Fu quando vide dei diamanti viola incandescenti sostituirsi a quelli dello schiavo, un corpo che immaginava differente da quello del ragazzo di fronte a lei rimpiazzarlo, così come quella sudata pelle olivastra improvvisamente schiarirsi e divenire d’avorio.
- Non ce la faccio ... – sussurrò Lyanna serrando immediatamente gli occhi e allontanandosi un po’ dalla bocca divoratrice di Ryash. – Non ce la faccio ... mi dispiace ... – ripetè.
- Non preoccuparti, è normale essere spaventati – la rassicurò ella con la sua abituale voce suadente. – Devi solo abituarti – aggiunse allungando una mano verso il comodino sopra il quale aveva lasciato la boccetta chiusa e prendendola. – Possiamo usare un aiutino. Non temere, ne bastano poche gocce per farti sciogliere – le disse aprendola con una mano e avvicinandola alla bocca della giovane lupa, la quale la guardò dapprima diffidente.
Sentiva di star sbagliando.
Sentiva che, molto probabilmente, se ne sarebbe pentita.
Tuttavia ... tuttavia, ripensò a Brandon e al dolore che le risucchiava le viscere al solo pensiero di saperlo diretto ad Approdo. Pensò a Ned divorato dall’ansia, intento a cercarla. Pensò a Benjen, improvvisamente allontanatosi dal suo sogno di diventare un Guardiano della Notte per colpa sua, per la preoccupazione per la sua sparizione. Pensò a quei due giorni interi che aveva passato chiusa in quella stanza, sola e isolata, con i suoi terrori e i suoi rimorsi.
Poi pensò ancora a lui.
A colui che le aveva sconvolto la vita, senza avvertirla su quanto sarebbe stata pericolosa e catastrofica la sua sola vicinanza.
Pensò alla litigata che avevano avuto il giorno prima, alle cose terribili che si pentiva di avergli urlato addosso.
Pensò al fatto che non la volesse, e che non l’avrebbe mai voluta.
Allora, si decise.
Avrebbe svuotato la mente da tutti i pensieri.
Avrebbe trovato la via di fuga a tutto il suo dolore, in tal modo.
Prese la boccetta dalle mani di Ryash e ne bevve qualche sorso, sentendo quel liquido denso percorrerle la gola quasi bollente.
Inghiottì, non percependone nemmeno il sapore sulla lingua.
A ciò, Ryash sorrise, le prese la boccetta dalle mani per riappoggiarla sul comodino, e riprese a dedicarsi al corpo della giovane lupa.
Le sfilò finalmente tutta la vestaglia, facendola scendere giù per le gambe, e le aprì le cosce con lentezza.
Lyanna percepì un incompente calore risalirle sulle zone basse, un po’ per l’afrodisiaco che stava facendo effetto, un po’ per sentirsi così esposta senza preavviso.
Ma proprio nel momento in cui il volto di Ryash stava per affondare tra le sue gambe, un improvviso pensiero colpì come un fulmine a ciel sereno la mente della giovane Stark.
Un pensiero che sarebbe dovuto sopraggiungere già ben prima di quel momento.
- Ryash ... – la richiamò ansimando a causa dell’effetto dell’afrodisiaco.
- Sì? – le rispose questa bloccandosi col viso ad una spanna dalla sua apertura, rialzandolo verso di lei.
- Il tuo signore ... il tuo signore ha ordinato che venisse fatto lo stesso anche con il principe Rhaegar ...? Si sono presentati degli schiavi di piacere anche alla sua porta...? - domandò improvvisamente angustiata.
Notando tale cambio drastico di umore, Ryash cercò di farla rilassare ancora, prendendole una mano e stringendola sulla sua. – Non pensate a lui ora ... – le rispose semplicemente, riprendendo la sua discesa verso l’antro caldo della giovane lupa.
- Dunque è così ... anche lui ora è con loro ... – constatò amaramente, percependo un soffocante groppo in gola mozzarle il fiato, un fastidio misto a rabbia e a qualcosa di ben distinto, ma che non ebbe il coraggio di ammettere a se stessa, accartocciarle lo stomaco e farle svanire qualsiasi desiderio o piacere effimero stava provando fino a quel momento.
Il solo figurarsi nella mente un’immagine simile, la mise totalmente in subbuglio.
Quando la lingua umida ed esperta di Ryash si posò sulla sua apertura, provando a compiere dei movimenti lenti e calibrati, il piacere che avrebbe dovuto provare contrastò completamente con lo stato d’animo sopraggiuntole in quel momento, facendole provare solamente una sensazione di sporco e di rigetto.
Strinse le lenzuola leggere sotto i suoi pugni stretti e sbiancati inumanamente, mentre stringeva anche i denti e gli occhi, sottoponendosi a quella che, pian piano, si stava trasformando in una tortura.
- Basta così – interruppe quella discesa nell’al di là, una voce che Lyanna riconobbe dopo qualche secondo in cui riuscì a riprendersi e a realizzare.
La moglie del principe di Dorne, Mellario di Norvos, una donna matura, splendida e sicura di sè, era appena entrata nella stanza, trovandosi dinnanzi a quell’osceno spettacolo.
Ritornando improvvisamente in sè e alla sua abituale ed elevata pudicizia, Lyanna scattò indietro, allontanandosi da Ryash, afferrando immediatamente la vestaglia abbandonata accanto a lei e usandola per coprirsi almeno il minimo indispensabile dinnanzi a Mellario.
- Mia signora ... mi dispiace – le disse, non sapendo neanche il perchè si stesse scusando, dato che la moglie di Doran doveva sicuramente essere in accordo con lui nella decisione di far svagare i loro ospiti in tal modo.
- Ragazze e Derich, uscite dalla stanza e lasciateci sole, grazie – disse gentilmente agli schiavi, i quali eseguirono senza fiatare e se ne uscirono dalla camera.
A ciò, attendendo che Lyanna si rinfilasse la vestaglia, Mellario prese tempo, chiuse la porta dietro di sè e si sedette accanto a lei.
L’imbarazzo per essersi fatta trovare in quel modo non voleva ancora lasciare le guance della ragazza.
- Non dovete vergognarvi per cose simili, milady. Non qui – la rassicurò, sapendo che ciò non sarebbe servito a molto.
Lyanna annuì e abbassò lo sguardo.
- Quando combatto, quando sono un guerriero, vestendo dei panni che non dovrebbero appartenermi, divento un fuoco, un uragano, una bestia feroce e spavalda.
Ma ... quando si tratta di vestire i panni che dovrebbero essermi comodi ... quelli di donna ... non so mai come comportarmi – ammise inaspettatamente la giovane Stark, sorprendendo la donna.
- Eppure, sono entrambi i vostri panni. Vi appartengono allo stesso modo, il vostro lato da guerriera e quello da donna. Non si escludono l’un l’altro, sapete?
- Ma non riesco ... non riesco a gestirli insieme.
Ho il terrore di sbagliare quando mi trovo a calpestare terreni che non conosco ... come in questo caso.
- Siete molto coraggiosa nell’ammetterlo.
- Per quale motivo ci avete interrotti? Non è stato vostro marito ad ordinare loro di fare quello che stavamo per fare? – riuscì a domandarle.
- Sì, è stata un’idea di Doran.
Tuttavia, io non ero d’accordo.
- Come mai?
- Semplicemente, ritengo che una donna debba avere il sacro diritto di perdere la verginità con la persona di cui è innamorata.
Tali parole spiazzarono, imbarazzarono e allietarono insieme Lyanna, la quale sgranò gli occhi.
- E, a quanto pare, avevo ragione – constatò Mellario. – Non eravate a vostro agio e non stavate provando piacere, giusto? Esattamente il contrario di quello che era il proposito di Doran. Egli non conosce le donne abbastanza bene, continuo a ripeterglielo – disse facendo lievemente sorridere la ragazza.
- Tuttavia, continuo a ripetervi che non dovete vergognarvi di qualcosa di tanto naturale come il sesso.
Lyanna arrossì al solo sentir pronunciare quella parola e nel ripensare a ciò che stava per succedere.
- Ho assunto un afrodisiaco ... – disse con voce pregna di senso di colpa.
- Dunque? Cosa vi sarebbe di male? Si tratta di un leggero afrodisiaco, non vi darà effetti strani, di certo non vi farà stare male se non soddisfarrete le vostre voglie. E poi ... non so cosa vi abbiano insegnato a Nord a riguardo, ma non è affatto considerato un male assumere i nostri afrodisiaci, anzi, tutt’altro: non annebbiano i sensi, ma li amplificano, rendendovi più lucida, ma priva di inibizioni e di tutte le paure che prima vi impedivano di agire e di volere.
- Ditemi, Mellario ... anch’egli ora è con qualcuno? – chiese timorosa di udire la risposta, pentendosi subito di averlo domandato.
La donna, capendo immediatamente a chi la ragazza si stesse ovviamente riferendo, sorrise di sottecchi, intenerita. – Ho visto come lo guardate, sapete?
- Non sono certo l’unica.
- Lo siete. Siete l’unica che lo guarda con gli occhi tormentati da un sentimento che scava dentro come un disastro naturale e che fa passare notti insonni.
Gli altri lo guardano con occhi affascinati, gli occhi del desiderio.
Ma solo voi e un’altra donna lo guardate come se, la sua sola assenza, potesse privarvi dell’aria che respirate e costarvi la vita.
- Immagino, dunque, non siate l’unica ad esservene accorta.
- Vi angustia tale consapevolezza?
- No. Mi angustia che sia un sentimento destinato a rimanere a senso unico, insoddisfatto.
- Se può consolarvi, è qualcosa di molto più comune di quanto immaginate, non venire ricambiati – la informò la donna.
- Non avete risposto alla mia domanda – riprese Lyanna dopo qualche attimo di silenzio.
- Cambierebbe qualcosa se confermassi le vostre supposizioni? Vi sentireste meglio nell’averne la certezza?
- No – rispose sinceramente la giovane lupa. – Ma vorrei saperlo ugualmente.
- Doran ha fatto mandare qualcuno anche nelle sue stanze, sì. Non so se sia ancora in compagnia.
Il volto di Lyanna si rabbuiò visibilmente. - Egli, forse, riesce a svuotare la mente in tal modo come Doran crede, al contrario mio.
- I vostri sono due casi diversi, milady. Difatti, se il mio istinto non mente, Doran ha fatto mandare solamente uno schiavo di piacere alla camera del vostro principe.
- Per quale motivo?
- Rhaegar ha molta più esperienza sessuale di voi, Lyanna. Non è la sua prima volta.
Ha già provato ogni tipo di gioia e piacere che può donare il rapporto con una donna.
Per farlo davvero evadere e liberargli la mente, gli serve qualcosa di completamente nuovo e inatteso, esattamente come con voi, ma nel suo caso, per riuscire in ciò, non è necessaria più di una persona, una persona molto esperta e che sa cosa fare e come farlo.
- Se questo può davvero servire a farlo sentire meglio ... – esalò a malincuore la ragazza, sforzandosi di vedere il lato positivo in tutto ciò.
- Tuttavia, vi rivelo qualcosa: potrebbe essere solo una mia impressione, ma sono abbastanza sicura che il principe drago non sia disposto a sperimentare una cosa simile.
Forse, in questo momento, si trova esattamente come vi trovate voi, solo con se stesso sul suo letto, a struggersi per qualcosa che non può cambiare.
- Non fraintendetemi, mia signora. Io penso sempre alla mia famiglia e a quanto mi senta male per essere stata costretta a lasciarli senza dire una parola.
Non era la mia intenzione, quella di “dimenticarmi” temporaneamente di loro grazie a qualcosa come ... ho solo pensato che, forse, avrei davvero potuto svuotare la mente come credono tutti, tramite qualcosa che mi è tanto sconosciuto quanto ...
- Allettante ai vostri occhi? – terminò la frase per lei Mellario. – Il sesso è sempre allettante per coloro che non lo hanno mai provato. Per molti, continua ad esserlo anche dopo.
- Come dovrei agire, secondo voi?
- Dovrete solo attendere che lui venga da voi.
- Non accadrà.
- Abbiate fiducia, Lyanna. Come io sto parlando con voi, Ashara si occuperà di parlare con lui e di fargli prendere coscienza di un paio di cose.
Rhaegar è un giovane uomo brillante e sveglio, ma sin troppo tormentato ed eccessivamente razionale per prendere le giuste scelte, quando queste gli si pongono chiare ed evidenti davanti agli occhi.
Non lo conosco, ma l’ho capito dal primo momento che l’ho visto.
Le giuste decisioni, quelle davvero giuste, necessitano di equilibrio tra razionalità e irrazionalità. Non credete anche voi?
 
Oramai era il tramonto della seconda sera che trascorreva in quella terra torrida, la terra della donna con la quale aveva condiviso tutto negli ultimi anni.
Di colei che era stata in grado di dargli due bellissimi figli.
Della guerriera che aveva combattuto con le unghie e con i denti per guadagnarsi quel posto accanto a lui, difendendolo da chiunque osasse minacciarlo, da chiunque non la ritenesse abbastanza degna, forte, coraggiosa e intelligente.
Un posto che, in realtà, era da sempre stato suo.
Erano giorni che non la sentiva.
Sapeva che, a breve, gli sarebbe giunta una sua lettera, per chiedergli aggiornamenti su ciò che gli stava accadendo e su come si sentisse, e per informarlo su come stessero loro, i suoi meravigliosi bambini.
Il Principe drago fissò gli occhi chiari e luminosi verso il sol ponente, intento a nascondersi dallo sguardo degli uomini, rischiarando il cielo circostante di milioni di tonalità di rosso distinte.
Non sapeva da quanto tempo stesse fissando il debole sole rimasto all’orizzonte, senza distogliere mai lo sguardo, in piedi, con le braccia conserte e privo di qualsiasi appoggio, dritto come una colonna apparentemente inscalfibile dinnanzi al tavolino che vi era appena sotto la finestra.
Nonostante il sole stesse morendo e non emettesse neanche metà della sua luce ed energia, le iridi sin troppo chiare del giovane drago esercitavano comunque una certa fatica nel rimanere fisse su di esso.
Un lieve spiffero di aria calda gli attraversò il corpo vertiginoso, facendolo rabbrividire, infilandosi nella vestaglia di seta cremisi che indossava, lunga quasi fino alle caviglie, aperta sul davanti e tenuta legata in vita da un semplice laccio morbido, l’unico elemento che teneva chiuso quel lucido pezzo di stoffa, come un sipario, coprendogli tutto ciò che in un uomo vi fosse da nascondere.
Quell’indumento così leggero e sottile gli aderiva addosso come una seconda pelle, senza consistenza, facendolo sentire quasi totalmente nudo.
Fortunatamente, era quanto di più adatto esistesse da indossare, per affrontare il caldo di Dorne, al quale si stava cominciando ad abituare più in fretta di quanto credesse.
Un lampo, un bagliore come di fiamma accecante, gli attraversò gli occhi, destabilizzandolo lievemente.
Le allucinazioni, apparentemente, erano state sostituite da quegli improvvisi quanto intensi bagliori saltuari, durante quegli ultimi due giorni.
Il ragazzo che lo aveva temporaneamente liberato da quelle presenze opprimenti sembrava aver compiuto un miracolo.
Un miracolo che non sapeva quanto sarebbe realmente durato.
Un miracolo che non aveva alcun effetto sul dolore insopportabile che gli consumava, giorno dopo giorno, l’animo e lo spirito, per dover fare ciò che il suo destino aveva tracciato per lui e per tutti coloro che gli erano accanto.
Innumerevoli volte, nel corso di quell’ultimo agghiacciante anno, aveva desiderato di non essere mai nato, piuttosto che di ritrovarsi nella posizione in cui si ritrovava.
Tutte quelle ossessioni riguardo le profezie e le sue origini, il mistero riguardante la sua nascita.
Tutto ciò era andato a collimarsi in quello.
Nella fuga.
Nel drago a tre teste.
Nel salvatore, una sorta di principe promesso con il sangue del lupo e del drago mischiati insieme.
La minaccia più grande dell’umanità, oltre la Barriera ... Rhaegar avrebbe voluto vederla con i suoi occhi, per avere davvero la conferma inconfutabile che stesse agendo nella maniera giusta, che non stesse sbagliando ogni cosa.
Le persone che gli stavano accanto si fidavano ciecamente di lui.
E lui? Lui si fidava di se stesso?
La risposta a quella domanda l’aveva sempre saputa e non prometteva nulla di buono.
Tutto ciò era tremendamente paradossale per quanto ridicolo.
I suoi antenati avevano dato fuoco alla Sala d’Estate per errore, strerminando decine e decine di innocenti, solamente per soddisfare la loro sete di potere, per ricreare ciò che la natura e il corso degli eventi aveva deciso di estinguere: i draghi.
Gli alchimisti stavano facendo esperimenti su delle uova di drago morte, sotto la Sala d’estate, mentre sua madre era in preda alle doglie per metterlo al mondo.
La sua stirpe si dannava per ricreare qualcosa che non esisteva più da secoli, pur di non accettare ciò che era stato; mentre, dall’altra parte del mondo, una minaccia di origini ultraterrene stava risorgendo dalle ceneri e avanzando, pronta a fare tabula rasa di qualsiasi cosa si trovasse sulla sua strada.
E i Targaryen provavano capricciosamente ad animare lo stemma che con tanta becera fierezza sventolavano al cielo e al sole, pensò sorridendo amaramente, disgustato dal suo stesso sangue.
Forse, i draghi sarebbero davvero serviti a qualcosa, per contrastare la minaccia mortale che il suo futuro figlio avrebbe dovuto sventare, ipotizzò il giovane drago.
Ma i suoi consanguinei non lo sapevano.
Nessuno lo avrebbe saputo davvero se non avessero avuto a disposizione tra le loro mani la leggendaria creatura sputafuoco.
Immerso tra tutte quelle intricate elucubrazioni, il giovane drago non si accorse che qualcuno avesse bussato alla porta della sua stanza.
Alla quinta o sesta bussata, Rhaegar prese coscienza di quel rumore esterno e, senza voltarsi nè muoversi minimamente, diede il permesso a chiunque fosse all’esterno di entrare.
Aveva dato per scontato fosse Arthur, nonchè quasi l’unico che aveva visto negli ultimi due giorni, a parte la servitù incaricata di portargli i pasti e di preparargli la vasca da bagno.
Un altro bagliore interno alla sua mente lo accecò più dei precedenti, facendolo sbilanciare lievemente in avanti. Appoggiò le mani alla sedia dinnanzi al tavolino, per avere almeno un perno stabile su cui far leva, nel caso fosse stato colpito da vertigini ancor più intense.
I passi della persona che era entrata in stanza neanche li udì, cominciando a sospettare non si trattasse di Arthur, considerata l’abituale camminata rumorosa dell’amico.
- Aspettavate qualcuno, Altezza? – gli domandò quella voce virile e morbida insieme.
La riconobbe senza troppa fatica: si trattava del ragazzo che lo aveva liberato dalle voci che lo tormentavano, il giorno prima.
Cosa ci facesse lì, gli era ancora all’oscuro.
- No, non aspettavo nessuno – gli rispose atono, senza girarsi, come se le sue iridi fossero oramai incollate al sole da una maledizione.
A ciò, lo schiavo, continuando ad avvicinarsi cautamente a lui, osservò la sua schiena perfettamente fasciata dalla vestaglia, poi si concentrò su tutta la lunghezza di quell’intero corpo statuario, prendendosi tutto il suo tempo per osservarlo, seppur gli desse le spalle.
- Sei qui per rinnovare il tuo trucco, o qualsiasi cosa tu abbia fatto per allietare la mia mente dalle catene della mia dannazione? – gli domandò il principe drago senza alcuna inflessione nella voce.
- Non esattamente.
Rhaegar alzò un sopracciglio, cominciando seriamente a domandarsi per quale altro motivo uno schiavo scelto della corte dei Martell fosse nella sua stanza, mentre anche gli ultimi raggi del sole iniziavano lentamente a sfuggire alla sua vista.
- Secondo voi ... per quale ragione potrebbero avermi incaricato di venire qui? – gli domandò con voce ora più profonda e intensa, lievemente arrochita.
Un lampo di consapevolezza attraversò la mente del giovane drago, lasciandolo, tuttavia, meno sorpreso di quanto si aspettasse. – Il principe Doran vuole farci evadere dai nostri tormenti grazie ai suoi strumenti di piacere carnale? – ipotizzò. – Dato che io e la mia futura sposa non ci approcciamo tra noi, vuole farci approcciare ad altri.
- Non ne sembrate così sorpreso ... – sussurrò la voce profonda dello schiavo. – Il mio nome è Adham, ad ogni modo – disse il ragazzo, decidendo di rimanere ancora a distanza di sicurezza, restando ad ammirarlo, per ciò che gli era concesso.
Rhaegar accennò un sorriso di circonstanza, continuando a negargli la vista del suo viso. – Mi dispiace, Adham. Non ho nulla contro di te, ma il tuo signore dovrà rassegnarsi al fatto di non poter infierire in tal maniera con l’umore del suo ospite.
- Avete mai avuto esperienze simili? Siete mai entrato in intimità con un altro uomo, mio principe? – gli domandò non riuscendo del tutto a mascherare quel pizzico di curiosità e impazienza nella voce. – Non rispondete dicendomi che nessun uomo vi ha mai posato gli occhi addosso o non si è mai approcciato a voi, poichè non sono nè cieco, nè tanto meno stupido a tal punto: non potrò mai credere che una tale abbagliante e divina bellezza non sia stata oggetto di infinite ed estenuanti lusinghe da parte di uomini e donne indistintamente. Così come non crederò che qualcosa come il vostro intoccabile rango sia bastato a impaurire i più impavidi e determinati.
- Non ho la forza per affrontare una conversazione simile con te, Adham.
Mi piaci come persona, così come mi piacciono i miracoli che sei in grado di fare con le energie oscure che mi tormentano.
Ed era vero. Il giovane drago si sentiva estremamente stanco, come se le forze vitali stessero, gradualmente, abbandonando il suo corpo.
Non aveva voglia di doversi imporre, di doversi ripetere, di dover insistere nel declinare, rifiutare, rigettare qualcosa o qualcuno.
Si sentiva spossato.
- Siete stato sempre fedele a vostra moglie, mio principe? – gli domandò provando ad avvicinarsi ancora di un passo alla sua schiena.
- Sì.
- E intendete rimanerle fedele anche ora, dopo essere scappato da lei con una fanciulla del Nord?
- Tu non mi conosci, Adham.
Non ho mai usato i rapporti carnali come valvola di sfogo o come rifugio dal mio dolore.
- È un vero peccato – sussurrò compiendo un azzardo, sfiorandogli la colonna vertebrale con un dito, percorrendogliela lentamente. – Potreste avere tutto ciò che volete, senza neanche fiatare. Potreste avere chiunque e qualsiasi cosa desiderate.
Appena vi ho visto, l’ho subito pensato.
Stranamente, Rhaegar non si scostò, ragion per cui Adham si sentì ancor più bramoso di osare. – Guardatevi allo specchio, mio principe, e capirete il motivo per il quale vi sto pronunciando queste parole.
- Non amo sentirmi adulato.
- Allora dovreste fuggire via dal mondo abitato e vivere da eremita, isolato da tutti.
Fin dove si sarebbe spinto quello schiavo, Rhaegar non seppe più dirlo.
In particolar modo, ne prese coscienza quando percepì improvvisamente il corpo del ragazzo dietro di lui aderire alla sua schiena, le sue mani posarsi non troppo delicatamente sui propri fianchi, e qualcos’altro, di ben evidente e decisamente troppo duro, premergli all’altezza del fondoschiena.
Ciò lo sorprese non poco, facendolo immediatamente irrigidire.
- Non agitatevi, mio principe, vi prego ... – gli sussurrò mellifluo il ragazzo, accostando le labbra alla sua schiena, annusando a fondo la vestaglia oramai ben impregnata del suo odore. – Non mi muoverò e non farò nulla che non vogliate, fin quando non riceverò il vostro permesso ... sarei pronto a vivere questa tortura per l’eternità, che gli dèi mi siano testimoni.
- Adham – tentò nuovamente il principe drago, senza muoversi nè scomporsi. – Non riceverai il mio permesso.
- Perdonatemi, se sono già in queste condizioni indignitose... – sussurrò lo schiavo con voce più lucida di quanto si aspettasse egli stesso, permettendosi di far vagare i famelici palmi delle mani sull’addome slanciato e scolpito del principe drago, coperto solo da quel lievissimo strato di stoffa che non lasciava quasi nulla all’immaginazione; mentre la presenza dura ed esigente che premeva sul suo fondoschiena si faceva sentire maggiormente. – Posso rassicurarvi: la prima volta è doloroso sì, ma il principe Doran ha deciso di mandare appositamente me per voi, poichè sono il più esperto e dotato della sua corte. L’ho fatto innumerevoli volte, tanto da conoscere qualsiasi più recondito segreto per renderlo il più piacevole e meno sofferente possibile, ve lo garantisco.
Rhaegar serrò le dita attorno ai polsi che si stavano muovendo e contorcendo sul proprio addome, bloccandoli. – E con coloro che hanno rifiutato i tuoi distinti servigi? - gli domandò.
- Ho accettato qualsiasi rifiuto senza alcun rancore.
- Dunque perchè con me dovrebbe essere diverso? Per caso, il tuo signore ti ha ordinato di forzarmi a farlo, anche contro la mia volontà?
- Il mio signore non si permetterebbe mai di farvi una cosa simile. Se sto tentando ancora di convincervi con tutti i mezzi che ho, nonostante il vostro divieto di continuare, è solo colpa dell’insormotabile attrazione che il vostro corpo esercita sul mio. Non riesco a sottrarmi – ammise rinforzando la presa sui suoi fianchi, stringendo e assaporando le sue carni sotto i palmi, e non dandogli neanche il tempo di realizzare, poichè, scattante, lo rigirò verso di sè, animato da una forza e da un impeto esplosivi, che non riconosceva quasi come suoi.
Il suo corpo stava agendo per lui, le sue mani e i suoi occhi erano i carnefici, non la sua anima ...
Non avrebbe potuto violarlo neanche volendo, poichè il giovane drago, nonostante fosse mentalmente debilitato, rimaneva un forte guerriero perfettamente in grado di difendersi, e le guardie fuori da quella porta sarebbero state pronte ad intervenire da un momento all’altro.
Perchè le sue membra non volevano ascoltarlo e accogliere quel rifiuto come avrebbe dovuto fare?
Adham se lo domandò.
L’unica alternativa, l’unica opzione che aveva, era quella di convincerlo, per assecondare i bisogni essenziali del proprio corpo.
In quel momento, averlo era un bisogno primario e vitale.
Lo guardò dritto in quei cristalli viola ora spalancati, perdendosi in quel volto serafico e accuratamente levigato, troppo bello per essere davvero reale, non rendendosi minimamente conto di stargli stringendo eccessivamente i fianchi fino a lasciargli dei segni, di starlo spingendo troppo verso il bordo del tavolo dietro di lui, di stargli addosso come una bestia famelica e ansimante, nonostante guardasse il principe dal basso, data la non troppa differenza di altezza tra i due.
Rhaegar, immobile in quella presa artigliante e dolorosa, fissò quelle iridi scure combattute e assetate di lui, comprendendo la battaglia che si stava svolgendo dentro il ragazzo.
- Devi lasciarmi andare, Adham ... Potrebbe finire male se non fai ciò che ti ho detto. E non vorrei che finisse male, credimi.
Non sono adirato con te, puoi leggerlo nei miei occhi – gli disse con calma, cercando di farlo tornare alla ragione.
- Non lo sareste neanche se andassi contro la vostra volontà e osassi violarvi? – gli sussurrò quasi a fior di labbra, pendendo da queste, mentre avvicinava il viso al suo.
A ciò, Rhaegar afferrò ora con più forza i polsi che gli stavano stritolando i fianchi, facendo fatica ad allontanarlo, accorgendosi che quello schiavo fosse più forte di quanto credesse.
- Mi dispiace. Vi convincerete. Vi piacerà, è una promessa ... – gli sussurrò puntando ora gli occhi sulla porzione di petto scoperta appena sotto le clavicole del principe, laddove la scollo a V della vestaglia permetteva di viaggiare con la fantasia. Proprio mentre stava per immergere il volto sul suo petto d’alabastro, la porta della stanza si spalancò, rivelando la figura di un trafelato ed infuriato Arthur Dayne.
Il cavaliere si fiondò sullo schiavo e lo atterrì con un colpo dell’impugnatura della sua spada sul capo.
Il ragazzo cadde a terra dolorante, mentre Arthur imperava su di lui.
- Ringrazia tutti gli dèi del cielo, ignobile e lurido verme, che io oggi mi sia svegliato di buon umore e abbia deciso di colpirti con l’elsa della mia spada, e non con la lama!! – esclamò sputandogli addosso, per poi rifilargli un vigoroso calcio sulla schiena.
- Arthur ... Arthur, fermati. Basta così – lo fece rinsavire Rhaegar, poggiandogli una mano sul braccio in tensione.
A ciò, ancora non del tutto in sè, Arthur si voltò a guardarlo, imprecando e passandosi una mano nervosa e fremente tra i capelli biondi. – Per gli inferi! Ti ha messo le mani addosso!! – esclamò avvicinandosi maggiormente a lui, prendendolo per le braccia. - Che cosa ti ha fatto?? Ti ha fatto del male?! Rispondimi!
- No, non mi ha fatto niente. Sto bene, Arthur, davvero.
- Ti rendi lontanamente conto di cosa stava per fare ...? Sei cosciente di cosa stava per accadere se non fossi arrivato qui in tempo?!
- Mi sarei comunque difeso da solo. Stavo cercando di farlo ragionare senza passare alla violenza ...
Una risata frustrata e sprezzante si innalzò dalla bocca del Dayne. – “Senza passare alla violenza” hai detto?! E che cos’altro si meriterebbe se non la violenza di una brutale e atroce castrazione, un simile individuo?!? – esclamò l’uomo indicando lo schiavo ancora a terra con sfregio. – Per anni ho cercato in ogni dannato modo di tenerti il più lontano possibile da elementi come lui!! Sin da quando eri un ragazzino di quindici anni e te ne gironzolavi per le strade malfamate di Fondo delle Pulci con solo un cappuccio a nasconderti il viso, quasi come fossi immune dagli sguardi e dalle male intenzioni di chiunque!! Ci mancava solamente quell’incosciente di Doran a rovinare tutto ora!
- Le intenzioni del mio signore erano nobili ... – si azzardò a commentare lo schiavo, facendo per rialzarsi in piedi.
- Ho notato quanto fossero nobili!! – gli rispose Arthur ridendo disgustato e rifilandogli un calcio che lo fece ripiombare a terra.
- Arthur, per gli dei, placati! – lo riscosse nuovamente Rhaegar. – Doran avrà sicuramente mandato qualcuno anche da Lyanna. Avrà pensato di riuscire ad aiutarci a sciogliere la tensione e ad avvicinarci, in questo modo. Tu stesso hai vissuto qui e sai bene come funzionano questo genere di pratiche a Dorne. Me lo hai sempre detto tu, così come me ne ha parlato Elia. Ero preparato.
- No, non sei preparato e non lo sarai mai! L’oscenità di ciò che si consuma in questo palazzo e in questa terra ... non ne sei preparato, e credimi, questa sarà la prima e ultima volta: non abbasserò più la guardia. Ho sbagliato a credere che, almeno in una complessa e delicata circostanza come questa, avrei potuto evitare di preoccuparmi di una simile superficialità, considerando che siamo alle porte di una guerra! Per gli dei, sei il marito di sua sorella, nonchè il principe ereditario, che cosa gli è saltato in mente?!
L’eccessivo istinto di protezione connaturato in Arthur nei suoi confronti, gli fece accennare un impercettibile sorriso.
- Questo animale ... – riprese Arthur non appena lo schiavo riuscì a rialzarsi in piedi e a indietreggiare, indicandolo ma continuando a rivolgersi al principe drago. – Ha continuato a insistere nonostante il tuo rifiuto. Dico bene...?
Rhaegar non rispose, cercando di trovare le parole giuste per evitare la punizione più dura possibile nei confronti del ragazzo.
A ciò, Arthur sospirò, provando a calmarsi e a bloccare i tremori di nervosismo che lo stavano facendo fremere dalla voglia di rompere il setto nasale e parecchie altre ossa all’individuo in piedi accanto alla porta. Allo scopo, fortunatamente, contribuì anche Ashara, giunta improvvisamente anch’ella alla porta della stanza.
- Che sta succedendo qui? – domandò la ragazza, già intuendo quasi interamente gli eventi che potevano essersi susseguiti fino a quel momento, soltando nell’osservare suo fratello furioso e trafelato, il principe drago scosso e con solo una vestaglia addosso, e lo schiavo di piacere che Doran aveva mandato alla camera del Targaryen ferito e adombrato dai sensi di colpa.
Arthur posò gli occhi su sua sorella, sospirando. – Shar, ci ho già pensato io qui – le disse con voce decisamente più calma rispetto a poco prima, poi passando nuovamente allo schiavo. – Non ti avvicinerai mai più a lui, neanche lontanamente, nè tanto meno lo toccherai per compiere quella sorta di rito a cui lo hai sottoposto appena giunti qui. Dovrai sentirti fortunato anche solo nel poter scorgere la sua figura a metri e metri di distanza. E ora sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea e decida di punirti sul serio, verme – lo minacciò con voce schifata e velenosa.
Senza farselo ripetere due volte, lo schiavo obbedì, uscendo dalla stanza.
- Potresti lasciarci soli per un po’, caro fratello? – domandò Ashara con voce dolce, avvicinandosi ad Arthur e massaggiandogli le spalle come sapeva gli piacesse.
Quest’ultimo annuì, volgendo un ultimo sguardo a Rhaegar. – E tu vedi di tenere gli occhi e i sensi bene all’erta, e di non farti più cogliere di spalle.
Mi fido di queste persone, ma la prudenza non è mai abbastanza: tieni una daga sempre a portata di mano, non mi importa se te la dovrai infilare in gola per nasconderla, l’importante è che tu ce l’abbia sempre con te. Sono stato chiaro?
Rhaegar annuì, vedendolo poi avviarsi verso l’uscita della stanza e lasciarli soli.
Il principe drago fece volgere gli occhi verso la sorella del suo più fidato amico, in attesa che ella facesse o dicesse qualsiasi cosa.
Sembrava passata una vita intera dall’ultima volta che aveva avuto modo di rimanere da solo con Ashara.
La giovane Dayne era una delle poche che, esattamente come suo fratello, fosse in grado di trattarlo alla pari, di confrontarsi con lui dicendogli esattamente come stavano le cose, senza filtri, nè orpelli.
Con la differenza che, al contrario del suo focoso e talvolta ruvido fratello, Ashara era perfettamente in grado di mantenere la sua stoica e ammirevole freddezza e razionalità in qualsiasi occasione, riuscendo a vagliare tutto con il suo sguardo oggettivo.
Non vi erano mai stati momenti di disagio, di imbarazzo o di silenzio scomodo tra lui e Ashara.
Nonostante si incontrassero e avessero modo di parlare davvero molto poco, se non quasi mai, i due sapevano tutto l’uno dell’altra.
Rhaegar non aveva avuto ancora modo di sapere da Ashara cosa ne pensasse lei di tutta quella situazione, come si stesse sentendo nel vivere tutto ciò.
Come si sentisse nell’aver abbandonato Elia a sua volta, per seguirli in quella follia.
La ragazza prese posto sullo spazioso letto, ponendo lo sguardo verso la finestra, dalla quale, oramai, emergeva un cielo blu con le prime stelle.
Rhaegar accese qualche candela e la dispose in zone specifiche della stanza, per renderla più illuminata.
- Mi dispiace che sia andata in questo modo, con lo schiavo – esordì ella.
- Lo so. Immagino tu non fossi d’accordo con la decisione di Doran – ipotizzò il principe, conoscendola.
- No, non lo ero, così come non lo era sua moglie. Quest’ultima ora si trova nella stanza di Lyanna.
Rhaegar annuì nell’apprendere quell’informazione, poggiando la schiena ad una parete e ponendo le braccia conserte. – Com’è andata con Lyanna? Lei ha accettato il dono di Doran?
Ashara si limitò a negare con la testa. – Credo ci abbia provato, però. Un tentativo che tu non hai neanche preso in considerazione di fare. Non c’è bisogno che mi spieghi nulla, conosco bene tutte le motivazioni che ti hanno spinto a rifiutare quel ragazzo, così come avresti rifiutato qualsiasi compagnia femminile allo stesso modo.
In altre circostanze, ti direi che Elia sarebbe fiera di te.
Ma, ora come ora, lei non avrebbe alcun diritto di esserlo. Tu non sei più di sua proprietà.
A tali parole, lo sguardo del giovane drago prima perso nel vuoto, si puntò negli occhi chiari ed espressivi di Ashara. Uno sguardo nostalgico, velato di dolore.
- Dovresti essere con lei ora. Sei una tra le sue amiche più fidate tra le sue dame – commentò egli. – Non dovresti essere qui a Dorne.
- Sono stata io a decidere di venire con voi, Rhaegar – gli rispose con voce ferma e convinta. – Non mi pento della mia scelta. Avevo bisogno di affiancare mio fratello in questo viaggio. Un viaggio che lo distruggerà, forse più di quanto distruggerà te, Elia e Lyanna.
Lui ha bisogno di me. E ha bisogno di te – disse, tornando a guardarlo.
- Lo so, lo capisco.
- Ad ogni modo, dovresti scrivere a Elia cosa è accaduto. Credo che apprendere del tentativo fallito di suo fratello potrebbe donarle un sorriso divertito, malgrado tutto.
Se fosse stata qui, di certo non si sarebbe fatta alcun problema nel trascinare via per i capelli quel povero schiavo e nello strapparglieli uno ad uno, non prima di averlo cacciato dalla corte a calci – rifletté sorridendo al pensiero, e facendo sorridere anche Rhaegar di rimando.
Dopo qualche minuto di silenzio, fu Rhaegar a riprendere la parola. – Come sta Lyanna?
Ashara vi riflettè su, trovando le giuste parole. – È confusa. E spaventata. Si sta autoincolpando per qualsiasi cosa.
Rhaegar non rispose, restando con lo sguardo fisso sul cielo stellato.
- Dovresti andare da lei – gli disse a bruciapelo la ragazza.
- Per dirle cosa?
- Per rassicurarla. Per farle capire che non è sola e che condividerete questo supplizio insieme, come era preparata a credere.
- Non credo che le mie parole possano avere un’influenza tale sul suo stato d’animo.
- Non riesci davvero a rendertene conto, vero ...?
Rhaegar le rivolse uno sguardo interrogativo, avvicinandosi e prendendo posto seduto accanto a lei.
Ashara prese un bel respiro. – So quanto tu tenga ad Elia, quanto tu sia affezionato a lei, a ciò che avete costruito insieme.
Il rapporto che vi lega è meraviglioso, dico davvero.
L’ho sempre invidiato, nel profondo.
Quell’informazione sorprese non poco il principe drago.
- Ho sempre sognato di possedere una tale complicità, un rispetto reverenziale e al contempo così intimo, sincero e accorato, con un uomo – continuò la Dayne. – So bene quanto lei ti ami e quanto le costi saperti qui, lontano da lei, con Lyanna. Eppure, la sua forza d’animo, il suo coraggio e tutto l’amore che nutre nei tuoi confronti, le hanno permesso di mettersi completamente da parte.
Elia ti ha sempre amato senza pretendere nulla in cambio. Mai.
Non ha mai sperato davvero che la ricambiassi.
Il principe drago si rese conto che delle calde lacrime gli stessero rigando gli zigomi solo quando le percepì scottargli sulla pelle.
Improvvisamente, le dita della mano fredda di Ashara si intrecciarono alle sue, in un gesto di solidarietà che apprezzò di cuore.
- Lei ha accettato di lasciarti andare, Rhaegar.
Lo ha accettato per te. Lo ha accettato per il futuro dei vostri figli e il bene dei sette regni.
Ora tocca a te accettarlo.
Il giovane drago abbassò la testa, stringendo i pugni sulle ginocchia.
- Devi compiere il passo in più – insistette ella calma, senza alcuna costrizione, nè tono di rimprovero nella voce.
- Non ci riesco. Non sono forte come lei. Neanche lontanamente.
Sono debole, Ashara. Non mi sono mai sentito così debole come ora.
- Tipico tuo, autocommiserarti in questo modo, nonostante tu abbia il mondo a credere in te e a seguirti ciecamente.
- Io non ho bisogno che credano in me e mi seguano ciecamente – esalò gelido.
- Non puoi tradirla, Rhaegar.
Non siete più marito e moglie.
Non tradirai lei, così come non tradirai noi, nè te stesso, se ti approccerai a Lyanna.
- Shar, la mia mente e il mio corpo si rifiutano.
Anche se ci provassi, io non ... – puntò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani, stringendosi le ciocche di capelli sfuggiti al nastro che li teneva legati.
- Dovrà succedere.
Prima o poi dovrà accadere.
È il destino che lo ha deciso per voi.
E prima accadrà, prima sapremo che non avremo fatto tutto questo invano.
Non deve essere qualcosa di automatico, veloce e indolore come per togliersi il pensiero. Non gioverebbe a nessuno dei due.
Devi approcciarti a lei come faresti con quella ragazza travestita da ragazzo che hai conosciuto alla locanda, e che era in grado di guarirti dai tuoi tormenti solamente con le sue chiacchiere impacciate e con la sua innocenza impetuosa.
Rhaegar rialzò il volto, rimmergendosi in quei ricordi che ora gli sembravano troppo lontani per essere accessibili.
Ricordi preziosi, che custodiva con cura, nonostante tutto ciò che era accaduto in seguito.
- Dovete ritrovare quella complicità e quella genuina amicizia che vi legava quando eravate ad Harrenhal, ignari delle vostre rispettive identità.
- Ho conosciuto Doen, e me ne sono immediatamente affezionato.
Tuttavia, anche quando ho conosciuto Lyanna, ho intravisto in lei qualcosa che mi ha fortemente scosso, forse addirittura più di quanto abbia fatto Doen – rifletté, separandole nella sua mente. – In altre circostanze, probabilmente non ci saremmo neanche notati. Eppure, conoscendo le persone che abbiamo finto di essere, abbiamo finito per conoscerci l’un l’altra più intimamente e profondamente di quanto ci conoscono coloro che ci sono accanto da una vita intera – constatò. – Da quell’ultima notte alla locanda, quando l’indovina ci ha informato sul da farsi, è cambiato tutto tra noi.
- Non devi amarla necessariamente – disse Ashara con semplicità. – Sai meglio di me che l’amore non serve per forza, in questi casi. Basta che lei sia importante.
- Lo è. Tengo moltissimo a Lyanna e amo trascorrere il mio tempo insieme a lei - ammise senza esitazione.
- Dunque, hai già la risposta che cerchi – concluse Ashara, stringendogli ancora la mano. – Va’ da lei, Rhaegar. Ella aspetta solo il più piccolo segnale da te. Datevi un’occasione. Trovatevi l’un l’altro. Ritrovate ciò che avevate un anno fa e che avete perso e rendetelo più forte, più intenso.
Un altro velo di reticenza adombrò il volto del giovane drago, venendo subito interpretato da Ashara. – Credo di sapere a cosa stai pensando – gli disse, facendolo voltare a guardarla.
- È solo una ragazzina .. – sussurrò egli, confermando le sue ipotesi.
- Come lo sono tutte le altre lady che vengono promesse ai ricchi figli di lord, appena adolescenti.
Ella ha due anni in meno di quelli che avevi tu quando hai sposato Elia.
Non è molto meno “ragazzina” di quanto lo fossi tu quando hai acconsentito a qualsiasi fosse il piano di tuo padre per te, al tempo.
Aerys ti ripeteva che avresti sposato la prima sorella che tua madre avrebbe messo al mondo per te, da quando avevi sei anni; e ragionava di svenderti al migliore offerente già da quando ne avevi dodici e tua madre collezionava un aborto dopo l’altro.
Nessuno è mai pronto. Eppure, dobbiamo esserlo, perchè gli eventi ce lo richiedono - gli disse schietta e senza filtri, alzandosi dal letto e rivolgendogli un ultimo lieve sorriso.
- Shar – la richiamò, realizzando qualcosa che aveva momentaneamente rimosso.
- Sì? – rispose ella rivoltandosi a guardarlo.
- Credi che saresti potuta arrivare ad amarlo? – le domandò, vedendola leggermente irrigidirsi. – Eddard Stark. Se le cose fossero andate diversamente e ne avessi avuto l’occasione, ti saresti innamorata di lui?
Ashara sorrise malinconica, stringendo i pugni fino a farsi quasi male, per poi lasciarli andare. – Ha davvero importanza ora...? – rispose, prima di sparire dietro la porta, leggiadra, bellissima e silenziosa.
 
Oramai era quasi notte fonda, ma la giovane lupa non riusciva ancora a prendere sonno dopo la conversazione che aveva avuto con Mellario e gli strani eventi che si erano susseguiti quel pomeriggio.
Se ne stava semisdraiata sull’enorme materasso, a guardare la luna.
Non aveva neppure cenato, eppure il suo stomaco non reclamava nulla.
Qualcuno bussò alla porta e la sua attenzione si ridestò.
Quando si alzò, si premurò di indossare un leggero coprispalle, per non farsi trovare nuovamente con solo con quella sottoveste striminzita, da chiunque vi fosse dietro la porta.
Andò ad aprire e si immobilizzò sul posto.
- Spero di non averti disturbata – le disse quella voce che aveva amato dal primo momento in cui l’aveva udita. – Se ti ho svegliata, ti chiedo perdono.
- Non stavo dormendo – si affrettò a rispondere Lyanna, quasi interrompendolo, riscuotendosi dal subbuglio che la sola visione di lui davanti alla sua porta le aveva provocato. – Prego ... – gli fece segno di entrare, scostandosi dalla porta, per lasciargli spazio.
Distolse lo sguardo, mentre Rhaegar Targaryen si accingeva ad entrare nella sua camera.
Richiuse la porta dietro di lui e lo scorse osservare la stanza.
- Ti piace restare alla luce, anche di notte – osservò il principe drago, notando quanto la stanza fosse estremamente illuminata nonostante la tarda ora. – Hai acceso innumerevoli candele e lampade ad olio ovunque, qui.
La giovane lupa annuì, andando a sedersi sul materasso. – Quando ero bambina, a me e ai miei fratelli venivano raccontate storie del terrore, che riguardavano le tremende creature che abitavano il Nord, oltre la Barriera – spiegò. – Ci dicevano che ... di notte, nei lunghi inverni che duravano sette o otto anni, si sarebbero fatte vive queste creature, sfruttando il buio più nero per avanzare nelle nostre stanze, quando meno ce lo saremmo aspettati.
Il principe accennò un sorriso a metà tra il divertito e l’incerto. – Vi raccontavano storie simili quando eravate bambini..?
- Per tale motivo mi piace tenere sempre qualche luce accesa, anche quando sto per addormentarmi.
Rheagar prese posto sul letto accanto a lei.
- Mi dispiace per tutte le cattiverie che ti ho urlato ieri – gli disse di getto Lyanna, mortificata. – Ero arrabbiata e disperata, per la questione di Brandon.
- No, Lyanna, non devi scusarti.
- Ma come ho reagito nei tuoi confronti è stato davvero ...
- Lyanna – la interruppe lui, attirando gli occhi della ragazza su di sè. – No. Sono io che devo scusarmi.
- Non è tua la colpa per tutto ciò che sta accadendo. Non devi biasimare te stesso.
- Mi sono comportato terribilmente con te – ammise. – L’indifferenza è la lama più tagliente di tutte. Puoi accettare le mie scuse?
- Certo – rispose ella senza esitazione.
- Ho parlato con Ashara poco fa – la informò. – Il principe Doran ha mandato qualcuno anche da te, non è vero?
A tale domanda, le guance della ragazza si colorarono di rosso di nuovo. – Sì. Non è successo niente tra noi, tuttavia – gli rispose, per poi tornare a guardare il suo profilo. - E a te? – ebbe l’ardire di domandargli.
- Non è andata bene – si limitò a risponderle. – Sono venuto qui, nella tua stanza, perchè vorrei provare a sistemare le cose, Lyanna – le disse, sorprendendola.
- Sistemare le cose ..?
- Da quando abbiamo scoperto le nostre rispettive identità, il nostro rapporto è radicalmente cambiato. Avevamo costruito qualcosa di davvero raro e prezioso durante quelle sere senza tempo, passate in quella locanda, colmi e appagati solo della compagnia l’uno dell’altra.
 Lyanna annuì, sorridendo nostalgica. – Dobbiamo ritornare loro due. È come se dovessimo ritornare sempre Doen e Calen per riprenderci ciò che avevamo, per non farlo svanire nel nulla.
Mi sento come la fanciulla del racconto dell’indovina.
- Quale fanciulla?
- Psiche era il suo nome.
Quando ella ha scoperto il volto e l’identità del suo Amore, uscendo dall’ignoranza, ne ha pagato le amare conseguenze, soffrendo il suo inevitabile allontanamento.
È accaduto esattamente lo stesso.
- Possiamo riaverlo – disse lui con una voce profonda e rassicurante insieme. - Possiamo riaverlo, anche essendo Rhaegar e Lyanna.
Una lacrima solitaria varcò la guancia destra della giovane lupa. Questa strinse gli occhi, prendendo un bel respiro.
- Rhaegar e Lyanna non sono degni di avere quello che avevano Calen e Doen ... – esalò la ragazza. – Sono troppo diversi, hanno vite troppo diverse ... sono lontani anni luce l’una dall’altro.
- Eppure ... ora siamo qui, insieme – la rasserenò lui, facendola morire dalla voglia di voltarsi ancora a guardarlo.
Indossavano entrambi dei vestiti da notte, leggerissimi e ancorati al corpo, la calura di Dorne li rendeva inevitabilmente accaldati, erano seduti vicini, nella stessa stanza, nello stesso letto.
La sola consapevolezza di tutto ciò mise in allarme Lyanna e il suo animo sensibile.
Il cuore della ragazza cominciò a battere all’impazzata, senza che lei potesse impedirlo.
- Lyanna ... guardami – la incoraggiò, e Lyanna si concentrò solamente sulla sua voce calda, bellissima e scolpita nel tempo.
- Guardami negli occhi – insistette con calma.
- No – si rifiutò lei.
- Voglio provarci.
La lupa spalancò gli occhi di ghiaccio di colpo, dimenticandosi immediatamente quella piccola imposizione che si era fatta qualche secondo prima.
- Cosa ...? – domandò, sicura di aver capito male, fissandosi in quelle iridi intense.
- Hai capito bene. Voglio farlo. Tu lo vuoi?
Lyanna deglutì, restando a guardarlo.
- Ma non voglio che accada automaticamente.
Voglio che sia bello per entrambi, per te in particolar modo.
- D’accordo ...
- D’accordo?
- Sì, ovvio. Certo che lo voglio.
Il principe accennò un lieve sorriso divertito.
- Mi sei mancato – confessò improvvisamente lei, liberandosi di quel peso e di quella consapevolezza ancora difficile da accettare.
- Mi sei mancata anche tu – rispose egli, sorprendendola non poco.
- Tuttavia, io non so nulla su come si faccia ... – lo mise in guardia la ragazza, sapendo di ribadire l’ovvio, ma volendo comunque denotarlo.
- Ci sarò io a guidarti. Passo per passo. Dovrai affidarti totalmente a me.
- Lo farò – sussurrò lei, oramai quasi del tutto assuefatta dall’atmosfera creatasi tra loro, dalla forma delle sue labbra, dal suo profumo e dal calore che emetteva il suo corpo, malgrado la vestaglia lo trattenesse.
La fanciulla si avvicinò cautamente a lui, i suoi occhi vagarono dal suo petto semi scoperto, sul suo collo, sino ai suoi capelli e al suo viso.
Quando anche il volto del principe si abbassò verso di lei, con una lentezza esasperante, Lyanna riuscì quasi a percepire il suo sapore, nonostante le loro labbra non si stessero ancora toccando, ma solo sfiorando.
Egli la guardò negli occhi un’ultima volta, vedendola completamente persa.
Alzò una mano e la poggiò delicatamente su una guancia bollente della ragazza, azzerando finalmente l’esigua distanza che oramai li divideva.
Fu un bacio casto, timido, uno di quelli che sarebbero stati meravigliosi da immortalare su una tela. Un contatto dolce, febbricitante, atto solo ad assaporarsi e a inebriarsi dell’odore e del calore l’uno dell’altra.
Poi, Rhaegar mosse lentamente le labbra, senza aprirle, e Lyanna lo seguì.
Il contatto divenne pian piano più passionale, intenso e profondo.
Dopo quelli che a Lyanna parvero come troppi pochi secondi, il principe drago si staccò piano da lei, lasciando la bocca della ragazza neanche lontanamente sazia, ingorda di quel contatto improvvisamente negatole.
Lyanna riaprì di poco le palpebre, leccandosi le labbra inconsciamente.
Se egli non l’avesse tenuta per la guancia con una mano, la giovane lupa era del tutto certa che gli sarebbe morta addosso, tanta era l’emozione, l’accaldamento e l’immensa eccitazione che sentiva scalpitarle nel basso ventre, un’energia che non aveva mai e poi mai provato prima.
Lo vide alzarsi in piedi e andare a spegnere alcune candele, per rendere l’atmosfera della stanza più soffusa.
Mentre lo osservava tornare verso il letto, la ragazza si accorse di qualcosa.
Toccando per sbaglio la superficie del letto sopra cui era seduta, notò che le coperte fossero umide di qualcosa.
Si chiese cosa fosse, confusa. – Le coperte sotto di me si sono bagnate – lo informò, sperando che egli avesse una risposta a ciò.
Rhaegar, ancora in piedi accanto al letto, osservò la porzione di coperta in questione e la vestaglia della ragazza in quel punto, all’altezza della sua intimità, notando fosse umida anch’essa. – È del tutto normale – iniziò a rassicurarla, sedendosi di nuovo accanto a lei. – Sei stata tu, è normale che accada le prime volte.
- L’ho bagnata io...? – domandò ella ancora confusa.
- Sì. Vuol dire che ti è piaciuto. Quando ti abituerai, quando il tuo corpo si abituerà a queste sensazioni, non succederà più così presto – la rassicurò ancora, premuroso.
A ciò, ella annuì, sentendo le guance imporporarsi ancor di più mentre lo vedeva avvicinarsi lievemente, di nuovo.
Stavolta si sarebbe fatta trovare più preparata a quelle sensazioni nuove, bellissime ed improvvise, riuscendo a godersele maggiormente, senza avere il terrore che terminassero troppo in fretta e senza preavviso.
Il corpo della giovane lupa fu nuovamente attraversato da un potente fremito quando Rhaegar le spostò qualche ciocca di capelli dietro l’orecchio, per guardarla meglio in volto.
- Segui me, d’accordo? – le domandò in un sussurro caldo e dolce.
Ella annuì, non perdendosi neanche un singolo movimento del magnetico giovane uomo dinnanzi a sè.
La bocca di Lyanna era uguale a quella di un’assetata rimasta nel deserto, senz’acqua, per giorni, o di un bambino che, per la prima volta, aveva provato la sua pietanza preferita, non volendosene più privare.
Quando Rhaegar le concesse un contatto più approfondito con la propria bocca, guidandola come un maestro esperto in quella danza di labbra e di lingue, Lyanna non riuscì a contenersi, dimostrando tutto il suo impetuoso, intrepido e vergine entusiasmo, agguantando e addentando con la bocca tutto ciò che poteva. Il ragazzo si scostò più volte, insegnandole a procedere con più calma ed equilibrio, senza strafare e lasciarsi prendere dalla foga inestinguibile che aveva cominciato ad animarla, infuocandola dall’interno.
– Se mi piace troppo ... – sussurrò ella in un ansimo, tra un bacio e l’altro. – Se mi piace troppo, bagnerò tutto il materasso...? – chiese innocentemente, facendo inevitabilmente sorridere il ragazzo sulla sua bocca, la quale venne assaltata nuovamente da quella di lei.
Quando Rhaegar le posò una mano sul fianco, ricordandole di possedere anch’ella due mani, sudate, frementi e pronte all’uso, l’attenzione del suo corpo da donna trepidante, invaso da mille sensazioni diverse, venne acceso anche dal desiderio di toccare e saggiare con le mani tutto ciò che aveva avuto modo di toccare e saggiare solamente con gli occhi, prima di quel momento.
Ora poteva.
Ora potevano tutto.
Lyanna non tardò a posargli una mano sulla nuca, immergendola nei morbidi capelli legati, tastandoli a fondo. L’altra mano, la più curiosa e impavida, si posò invece sul collo, per poi scorrere in basso sulla pelle liscia, fino a poggiarsi all’inizio del petto, percependo sul palmo già la consistenza della muscolatura delineata.
Staccò la bocca dalla sua per guardarlo e per riprendere fiato, notando una strana ombra sui suoi occhi.
- Che succede ...? – gli domandò allarmata e offuscata, cercando di riacquisire contatto con la realtà, anche se a fatica.
- Non ci riesco ... – sussurrò lui prendendosi la testa tra le mani. – Non ce la faccio, Lyanna... mi sembra di tradirla. Ho il suo volto sconvolto dalla sofferenza in mente ... so che Elia lo ha accettato, ma sono anche consapevole che soffre, che soffrirebbe terribilmente nel vederci così ... non posso farlo, se penso a lei e a tutto il dolore che sta provando – le disse, invaso dai sensi di colpa, mostrandosi nella sua più profonda debolezza dinnanzi a lei.
La ragazza, non sapendo cosa dire, addolorata a sua volta, gli posò una mano delicata sulla schiena ricurva.
- Non so come aiutarti ... – sibilò.
- Credimi, ci sto provando.
- Lo so, lo vedo. Non preoccuparti. Forse, andando avanti, riuscirai a non pensare a lei.
- Se il mio corpo è inconsciamente concentrato sui miei sensi di colpa e sul tradimento, reagisce di conseguenza.
Non possiamo andare avanti se non trovo una soluzione.
- È solo questo il problema? – domandò lei, facendolo voltare verso di sè.
- Cosa intendi?
- Ti ... sta piacendo? – gli chiese incerta.
- Certo, Lyanna – le rispose guardandola, sorpreso da tale domanda. – Mi sta piacendo - la rassicurò di nuovo. – Tuttavia, non riesco a toccarti. Non riesco a toccare il tuo corpo se ho questi pensieri per la testa. Capisci cosa intendo?
La ragazza annuì, riflettendo.
Dopo qualche minuto di silenzio, realizzò qualcosa.
Forse, di dirlo a parole, non avrebbe avuto la forza, perciò, poggiò una mano sull’avambraccio del principe per richiamare la sua attenzione, e fece un cenno verso il proprio comodino accanto al letto.
Rhaegar guardò cosa vi fosse poggiato sopra il mobiletto, e individuò una boccetta colma di un liquido incolore.
Inizialmente non comprese di cosa si trattasse; poi, le guance bollenti e cremisi della ragazza gli fecero capire cosa fosse.
Sorpreso, osservò la boccetta, combattendo contro l’indecisione solo per brevi attimi.
Si guardarono entrambi negli occhi e concordarono tacitamente che quella sarebbe stata la soluzione.
Rhaegar si alzò in piedi, raggiunse il comodino, prese la boccetta e la aprì.
- Ne bastano poche gocce – lo ragguardò Lyanna.
Prima di portarsi l’afrodisiaco alla bocca, il giovane drago si voltò verso di lei. – Vuoi berlo anche tu?
Ella negò, poco prima di venire invasa dal ricordo delle parole di Mellario: “... non è affatto considerato un male assumere i nostri afrodisiaci: non annebbiano i sensi, ma li amplificano, rendendovi più lucida, ma priva di inibizioni e di tutte le paure che prima vi impedivano di agire e di volere.”
Rhaegar bevve due sorsi dalla boccetta, per poi accingersi a riappoggiarla sul comodino; ma, prima di farlo, venne bloccato dalla mano della ragazza, che si posò sul suo polso. Ella prese la boccetta a sua volta e ne bevve solo un sorso.
Rhaegar la guardò, poi si avvicinò alla finestra della stanza, fissando il cielo.
- Raccontami una delle tue storie – disse improvvisamente Lyanna sdraiandosi sul letto, rilassandosi. – Sai quanto amo ascoltare la tua voce e le tue storie.
- Sì, lo so bene – rispose egli accennando un fugace sorriso. – Cosa vuoi che ti narri, milady?
Lyanna vi pensò un po’ su. – Avevi detto di conoscere anche tu la storia di Amore e Psiche, giusto?
Rhaegar annuì.
- Cosa accadde a Psiche dopo aver perduto Amore, prima che i due riuscissero a riunirsi? - domandò incuriosita.
A ciò, Rhaegar sorrise di nuovo. – Psiche venne sottoposta a numerose prove dalla madre di Amore, la dea della bellezza.
La sua determinazione, unita all’aiuto di esseri divini, le fecero superare brillantemente tutte le anguste prove.
Tranne l’ultima.
Lyanna lo guardò in aspettativa, con il capo ancora immerso nel cuscino.
- Come ultima prova, a Psiche venne chiesto di scendere negli Inferi e di prendere un po’ della bellezza della dea dell’oltretomba.
La ragazza riuscì a prendere la boccetta, credendo contenesse la bellezza della dea, ma le venne severamente vietato di aprirla.
- E lei l’aprì..?
Rhaegar annuì.
- Che stolta! Perchè lo fece?! – domandò Lyanna delusa dal comportamento dell’eroina.
- Perchè ... – le disse egli compiendo qualche passo verso il letto. – ... come non era riuscita a resistere alla dirompente curiosità di scoprire il volto e l’identità del suo sposo, allo stesso modo, non si trattenne dal desiderio di osservare da vicino cosa contenesse la boccetta... nonostante le fosse stato già detto cosa vi fosse all’interno – la sua voce ora era più calda e ancor più seducente del solito.
- E, invece, cosa conteneva davvero la boccetta ...?
- Un potentissimo siero soporifero – oramai era giunto ai piedi del letto, in piedi e illuminato solo dai fiochi raggi delle ultime candele rimaste accese.
Lyanna alzò il busto dal letto, ponendosi seduta, rivolta verso di lui.
- E che cosa le accadde, poi ...? – gli domandò alzandosi in piedi come spinta da una forza inumana che la attraeva a lui, necessitando di averlo vicino, il più possibile.
Si avvicinò al ragazzo, affondando i piedi nel materasso, fin quando non gli fu di fronte, esattamente nella stessa posizione in cui si erano ritrovati il giorno prima, quando lei gli aveva urlato addosso le peggiori accuse, supplicandolo di prenderla violentemente, con tutta l’ira e la frustrazione che aveva in corpo.
Egli alzò lievemente il volto, guardandola dal basso, comprendendo quanto quella rara posizione facesse sentire potente la giovane lupa, come se avesse il controllo della situazione.
Decise di lasciarle quel piccolo-grande privilegio, non distogliendo mai lo sguardo da lei, mentre il suo corpo, gradualmente si infiammava dall’interno, partendo dal basso ventre.
Lyanna resse con tutta se stessa quello sguardo debilitante, senza distogliere l’attenzione, nè lasciarsi cedere le gambe.
Si avvicinò di un altro passo al bordo del letto, verso di lui, annullando le distanze.
Come se oramai qualsiasi timore l’avesse abbandonata definitivamente, libera da ogni catena che la imprigionava, infilò una mano tra i suoi capelli biondissimi, sciogliendo con impeto il laccio che li teneva legati, liberando quella chioma che amava da morire tastare e guardare. Poi, infilò le mani, non più tremanti, nè intimorite, ma sicure e spavalde, sulla sua nuca, aggrappandovisi e stringendo come se ne andasse della sua vita.
La risposta del giovane drago non tardò ad arrivare.
I due assaltarono le loro rispettive bocche fameliche in un bacio bagnato, profondo e frenetico, da togliere il fiato.
Il principe drago le afferrò le cosce ed ella non tardò ad arpionargli il busto con queste ultime, saltandogli in braccio, mentre continuava ad esplorare ogni singolo meandro di quella bocca che era già divenuta una droga per lei.
Percepì la schiena aderire ad una parete, mentre egli la reggeva ancora di peso, con le sue braccia forti.
Infilò impunemente le sue mani dentro la vestaglia di lui, dietro la sua schiena, stringendo e graffiando la pelle, volendone sempre di più.
Vederlo e sentirlo così caldo e impetuoso addosso a lei, prenderla e maneggiarla con tale maestria, la animò ancor di più, fino ad un punto di non ritorno; tanto che, solamente quando la sua schiena sbattè al muro un po’ più forte, la giovane lupa si rese conto di star gemendo senza ritegno già da diversi minuti.
A malincuore, la lupa si staccò dalla bocca del drago, da quella presenza e da quel sapore intossicante, ma solo per assaltargli il mento, la mascella e il collo, per poi compiere la traiettoria inversa, verso su e verso giù, non stancandosi mai di passare la lingua ovunque.
Le piaceva da impazzire, e, la fanciulla non ne sarebbe mai stata del tutto certa, ma avrebbe osato dire che stesse piacendo anche a lui.
Sentì una mano del ragazzo infilarsi sotto la sua vestaglia e premersi sulla sua schiena, mentre l’altra era ancora stretta all’altra coscia, reggendola in alto, alla sua altezza.
Non appena Lyanna percepì le proprie cosce sudate scivolare giù, sul tessuto di quella fastidiosa vestaglia di seta che ancora copriva il corpo del principe, rinforzò l’abbraccio delle sue gambe allacciate ai fianchi di lui.
- Sei troppo alto ... – gli ansimò dritto dentro l’orecchio, affondando il viso tra i suoi capelli e stringendolo a sè per le spalle.
Lo sentì sorridere, per poi spostarsi dal muro e portarla invece verso il letto, adagiandola sopra il materasso sfatto.
Rhaegar la sovrastò, beandola della sua vista sopra di sè, e, prima che il ragazzo potesse farlo autonomamente, ella portò le mani impazienti sul laccio che teneva la vestaglia del principe ancora chiusa, slacciandola e lasciando che si aprisse.
Ansimò pesantemente alla visione del suo corpo, del suo busto sinuoso e scolpito, trovandolo ancor più attraente di quanto si fosse immaginata.
Quella visuale non le permetteva, tuttavia, di vedere ciò che vi era sotto l’ombelico.
Egli avvicinò il volto alla ragazza, riprendendo fiato e calmandosi, cercando di far rallentare anche lei. Le baciò la fronte con una dolcezza totalmente fuori luogo in quel momento.
- Rhaegar ... perchè ti sei fermato? – sussurrò ella febbricitante.
- Farà male ... – le bisbigliò lui tra i capelli, facendola immobilizzare solo per un istante.
Solo in quell’attimo, Lyanna sembrò ricordare improvvisamente cosa sarebbe avvenuto dopo.
Tutte le paure e i timori che aveva da sempre a riguardo, su quel fatidico momento, vennero discretamente placati dall’afrodiasiaco, ma non totalmente.
A ciò, la ragazza deglutì, rinforzò la presa di una mano sulla schiena di lui, mentre l’altra venne afferrata prontamente da quella di Rhaegar, il quale la strinse sulla sua.
- Ora rilassati ... – la spronò lui con quella voce incantatrice, che la fece tremare di voluttà e aspettativa.
Per farla rilassare ancor di più, il giovane drago le baciò il collo lentamente ed estenuamente, sfiorandole il viso con i suoi capelli.
Lyanna restò a guardarlo assorta, lasciandosi cullare e coccolare da quel profumo così buono, e da quel tocco da capogiro.
Poi, la mano della ragazza rinforzò la presa sulla parte bassa della schiena di lui, stringendo la carne sotto i palmi, lanciandogli un chiaro segnale che non ce la facesse più ad aspettare.
Lo voleva. Lo voleva più di ogni cosa.
Non importava quanto avrebbe sofferto, poichè nessun tipo di dolore le avrebbe fatto cambiare idea.
- Sei pronta ...? – le domandò egli in un’ultima conferma, puntando i suoi occhi viola vividi e liquidi su quelli di ghiaccio lucidi e trasognanti della ragazza sotto di sè.
Lyanna annuì con vigore, non staccando mai le iridi dalle sue.
Così, avvenne.
La giovane lupa avrebbe ricordato ben poco da quel momento in poi, tanta era l’eccitazione che le infiammava i lombi.
Il dolore che percepì inizialmente, le fece spalancare gli occhi e la bocca, in un urlo muto; ma la cura, l’infinita pazienza, l’accortezza e la discrezione di lui, l’aiutarono ad assaporare e a godersi quel momento come solo nei suoi sogni aveva sperato.
Si mosse con lui, lo guardò riempirla completamente, e sovrastarla con tutta la sua sola presenza, fino all’ultimo secondo, amando, amando e amando ogni cosa, beando tutti i suoi sensi come mai avrebbe lontanamente immaginato.
Lyanna sorrise, sorrise e pianse, ma non per il dolore.
Quando lui se ne accorse, le accarezzò le guance con premura e le asciugò le lacrime con le sue dita leggere come petali di rosa, donandole, ancora una volta, se stesso.
Forse la felicità, la giovane lupa non l’avrebbe mai raggiunta.
Ma un piacere tanto grande e un appagamento talmente intenso, non l’avrebbe ottenuto neanche sedendo fianco a fianco degli dei.
 
 
 
   
 
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