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Autore: ValeDowney    07/03/2021    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION

 
   
Capitolo XII: Gelosia ?

 

Il campanello suonò più volte, ma Althea sembrava non darci importanza. Era assorta nel guardare Severus e, quest’ultimo cercava, invece, di allontanarsi da lei. Cosa praticamente impossibile, considerando che si trovava in casa sua e non poteva usare la magia per smaterializzarsi da un’altra parte.
 Il campanello continuava a suonare. Ormai privo della sua già poca pazienza, Severus passò spedito accanto ad Althea che, solo in quel momento, sembrò destarsi da quella sorta di stasi. Si voltò e, non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca, che ormai Severus aveva già aperto la porta, guardando furente chi si trovava dall’altra parte.
 Ian tolse immediatamente il dito dal campanello e scrutò l’uomo davanti a sé. Guardò se effettivamente il nome sulla targhetta corrispondesse a quello della sua vicina di casa – e così era – per poi riporre lo sguardo sul nuovo arrivato. Quindi domandò: “Chi è lei?”
 “Non sono affari suoi! Se ne vada subito!” replicò Severus. Althea andò subito al suo fianco, per vedere Ian alquanto pallido, per poi chiedergli: “Ian. Che cosa ci fai qua?”
 “Io…be’…io…ecco…” Ian era come diventato di pietra. Non riusciva a spiaccicare parola. Era sempre stato impacciato ma, quell’uomo gli incuteva molto timore. Accorgendosi dello stato di paura del suo vicino, Althea propose, guardando Severus: “Perché non rientri un attimo? Noi faremo subito”
 Severus guardò entrambi malamente; poi però decise di entrare. Althea chiuse la porta dietro di sé. Quindi si rivolse a Ian: “Scusalo. È fatto così. Ma è una cosa momentanea. Poi se ne andrà. Comunque…avevi bisogno di qualcosa?”
 “Sì…sì…ero venuto per chiederti se…volevi venire con me a teatro questa sera. Ho preso due biglietti per l’opera” rispose e, da dietro la schiena, estrasse i biglietti, mostrandoli ad Althea. Questi, appena lesse ciò che c’era scritto sopra di essi, esclamò: “Romeo e Giulietta! È la mia opera shakespeariana preferita”
 “Ero sicuro che ti sarebbe piaciuta. Sono anche degli ottimi posti. Non ho badato a spese. Allora, ci vieni?” domandò.
 “Ian, è…una cosa molto carina ma, vedi, avrei molto da fare in questo periodo. Non credo di riuscire a venire” rispose Althea.
 “Non penso che al tuo amico dispiaccia se esci anche solo per una sera e, poi, dovresti staccare anche un po'. Ti farebbe bene. Dopotutto, non ti vedo mai uscire” disse Ian. Althea ci pensò. Non poteva interrompere le lezioni di Occlumanzia. Ma Ian era sempre così gentile ed era da tempo che provava ad uscire con lei. Dopotutto che sarebbe mai stata una sola ed unica serata?
 “Va bene. Allora ci vediamo stasera” rispose. Ian sorrise, per poi dire: “Grazie. Grazie. Grazie davvero” e, senza neanche rendersene conto, la baciò su una guancia ed entrò nel suo appartamento.
 Althea rimase immobile. Si toccò la guancia sulla quale aveva ricevuto il fugace bacio. Si voltò ma, appena rientrò, si ritrovò di fronte Severus. Da come il pozionista la guardava in modo poco benevole e teneva in mano la bacchetta, doveva aver ascoltato tutto. Senza aprire bocca, Althea gli passò accanto, andando in salotto. Severus la seguì, chiedendole: “Che cosa voleva?”
 “È inutile che me lo chiedi. Sai già la risposta: con la bacchetta avrai sicuramente praticato un incantesimo per ascoltare ogni cosa” rispose.
 “Ho dovuto. Non bisogna fidarsi di nessuno” spiegò lui.
 “E’ Ian. È un semplice babbano impacciato che lavora in un ufficio pubblico” disse Althea, fermandosi e voltandosi.
 “Tu non uscirai stasera con lui! Te lo proibisco!” replicò.
 “Tu cosa?! Sei ridicolo, Severus! Non puoi proibirmi di fare ciò” ribatté Althea.
 “I tuoi genitori hanno richiesto la mia presenza per proteggerti” disse Severus.
 “Per proteggermi mentalmente insegnandomi l’Occlumanzia. Per tutto il resto non ho bisogno di una guardia del corpo. E poi lo avevi detto anche tu a loro che non volevi farmi da baby sitter. Quindi, guardala dal lato positivo: avrai una serata tutta per te come hai sempre desiderato” spiegò Althea e si voltò. Stava per andarsene ma Severus la bloccò per un polso, facendola rivoltare verso di lui.
 “Lasciami subito andare!” replicò Althea.
 “Prima devi ascoltarmi” disse lui.
 “Dammi una sola ragione del perché ti debba ascoltare” ribatté. Severus la guardò, ma non disse nulla. Fu Althea a replicare: “Lo sapevo. Sei solo un egoista!” Il pozionista le lasciò il polso e la donna si diresse in camera sua, dove chiuse con forza la porta.
 Severus se ne rimase fermo in salotto. Avrebbe dovuto dirglielo. Invece il suo orgoglio glielo aveva impedito e che già più volte, in passato, gli aveva fatto commettere errori che non era riuscito a rimediare. Ma, stavolta, avrebbe agito diversamente?

 
Venne sera. Severus se ne stava seduto su una poltrona, tenendo gli occhi chiusi e congiungendo i polpastrelli delle mani. Per tutto il pomeriggio, lui ed Althea non si erano più detti una parola e, lui stesso, aveva interrotto le lezioni di Occlumanzia. Non voleva che lei uscisse, ma la donna non aveva sentito ragioni e si era impuntata sulla sua decisione.
 La porta della camera da letto si aprì ed Althea uscì. Severus aprì gli occhi e l’osservò. La donna indossava un lungo abito nero e con delle paillette. Ebbe come un flashback, ma scosse negativamente la testa.
 “Be’, allora come sto?” chiese.
 “Dovrei anche risponderti?” domandò lui.
 “Un parere non guasterebbe” rispose Althea.
 “Il mio parere è sempre lo stesso e, di certo, non riguarda lo sfarzoso abito nero che hai deciso di metterti per far colpo su di lui” disse Severus.
 “Non voglio fare colpo su di lui! Sto andando a teatro e mi sembra giusto mettersi qualcosa di adatto” replicò Althea.
 “A quale teatro vai?” le domandò.
 “Perché lo vuoi sapere? Intanto tu non ci vieni. O, per caso, vuoi spiarmi?” chiese.
 “Figurati se voglio spiare te ed il tuo caro amico babbano impacciato. È già tanto se riuscirete ad arrivare puntuali, considerando l’enorme quantità di tempo che hai speso in bagno” ribatté lui.
“Si vede che non sei mai stato con una donna, se no sapresti il tempo che le ci vuole per prepararsi con accuratezza” disse Althea.
 “Bene, così ecciti ancora di più gli ormoni di quel babbano. Scommetto che ti ha puntato gli occhi addosso da quando sei venuta a stare qua. E, stasera, è anche l’occasione giusta: invece di guardare l’opera, guarderà solo te. Ci scommetto tutte le mie pozioni” spiegò Severus.
 “Scommetti pure, intanto perderai. Ian non è quel tipo di uomo. Lui è timido; gentile ed impacciato. Tutto il contrario di te” disse Althea.
 “Io non ti punto gli occhi addosso tutto il tempo. Ma, sono obbligato a guardarti, perché abito in casa tua” replicò Severus.
 “Potresti guardare altrove, invece che me” disse Althea.
 “Non stuzzicarmi, ragazzina. Come hai appena detto tu, sono tutto il contrario di quel babbano, quindi non aspettarti nessuna gentilezza da parte mia. Goditi il tuo appuntamento” disse Severus e, dopo aver preso il giornale, lo sfogliò.
 Althea scosse negativamente la testa. Il campanello suonò. Severus abbassò il quotidiano. Stava per alzarsi, ma Althea lo fermò: “No, fermo. Credo che una volta sia più sufficiente per averlo spaventato. Difficilmente si scorderà di te”
 “Era quello che volevo. Più ti sta lontano, meglio è” disse Severus, facendo un piccolo sorriso.
 “Sei per caso geloso?” domandò. Non poté constatarlo con certezza, ma è come se Severus fosse diventato, tutto ad un tratto, rosso. Nascose il viso dietro al giornale, replicando: “Che stupidata! Io non sono geloso! E poi perché dovrei esserlo? Come sai, sono qua contro il mio volere e non di certo perché mi andava di passare le giornate in tua compagnia”
 Althea ci rimase male. In realtà avrebbe voluto sentire un’altra risposta ma, conoscendo Severus, non avrebbe mai ammesso apertamente ciò che provava.
 Il campanello continuò a suonare. Althea andò ad aprire. Ian era in smoking e teneva in mano un mazzo di fiori: “Questi sono per te” e glieli consegnò.
 Althea li annusò. Guardò Ian e disse: “Grazie, ma non dovevi” Severus abbassò di poco il giornale, in modo che furono fuori solo gli occhi. Osservò Althea depositare i fiori sulla tavola, per poi raggiungere Ian, che le chiese: “Sei pronta?”
 La donna si voltò verso Severus, il quale nascose in fretta lo sguardo di nuovo dietro al giornale. Quindi gli disse: “Allora, cerca di passare nel migliore dei modi questa serata. Sono sicura che ti divertirai molto. Dopotutto sei abituato a stare da solo, no?” e con Ian uscì.
 Severus abbassò il giornale. Perlopiù lo accartocciò, per poi buttarlo sul divano. Si alzò, andando verso la tavola. Guardò i fiori e colpì con forza un pugno accanto ad essi. Perché era arrabbiato? Davvero era geloso che Althea fosse uscita con quel babbano? Non avrebbe dovuto esserlo. Lui non provava nulla per quella donna. Allora perché si sentiva così?
 Poi però il suo sguardo si spostò su di un dépliant lì vicino. Non lo aveva mai visto prima o, molto più probabilmente, lo aveva semplicemente ignorato. Lo prese in mano: in copertina era raffigurato l’Hammersmith Apollo, uno dei teatri più prestigiosi di Londra. Perché spendere così tanto per una sola serata? Era chiaro che Ian ci stesse davvero provando con Althea e, probabilmente, sarebbe anche andato oltre.
 In Severus nacque qualcosa che non aveva mai provato prima. Gelosia? Rabbia o…amore?






Note dell'autrice: Scusatemi. Scusatemi immensamente. Vi avevo promesso che non avrei tardato nell'aggiornare, ma sono stata stra impegnata con il lavoro. Inoltre mi era anche venuto il blocco dello scrittore. Non volevo lasciare questa storia troppo in sospeso. Non almeno quando ho ancora parecchie idee per la testa (ancora da mettere a posto. Anche se le ho già rimesse a posto tante volte)
Volevo ringraziarvi per la vostra pazienza. Chi ha aspettato l'aggiornamento; chi è passato di qua ed ha letto la storia; chi ha recensito e messa tra i preferiti. Grazie ancora.
Non vi faccio promesse, ma spero vivamente di non metterci ancora un'eternità nell'aggiornarla
Grazie ancora alla mia cara amica Lucia (ti sono vicina come sempre, anche in questo momento che stai passando)
Ci sentiamo alla prossima, miei cari lettori e lettrici
Fatto il misfatto

 

 
  
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