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Autore: Slytherin_Divergent    08/03/2021    1 recensioni
In un mondo dove la popolazione ha tatuato sul proprio corpo il nome della propria anima gemella, quando si compie una certa età sul corpo di chi può rimanere incinta compare una macchia bianca.
Kenjirou tiene nascosta la sua da anni a causa del terrore dei genitori e quando scopre di aspettare due gemelli allontana Eita e tutti i suoi cari. Per tre anni lui e la sua anima gemella non si vedono e quando riprendono i contatti sembra andare tutto per il meglio, almeno fino a quando Kenjirou non trova il suo migliore amico svenuto in bagno e scopre che qualcuno ha rapito i suoi figli e vuole ucciderlo.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Nuovo personaggio, Taichi Kawanishi
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Violenza
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Il parco dove si erano fermati per il pic-nic era grande e deserto. Gli alberi erano fitti in molti punti e i sentieri s'intrecciavano fino a far perdere il senso dell'orientamento. Il tavolo dove si erano seduti era di fianco ad un piccolo laghetto e al centro di una radura. In lontananza si potevano adocchiare un paio di altalene e degli scivoli e la recinzione che segnava l'inizio di una proprietà privata.

«Papà, noi andiamo a giocare dalle altalene!» Fuyuki afferrò la mano del gemello e lo trascinò verso le costruzioni senza attendere che Eita rispondesse. Il biondo posò il sacchetto delle cartacce sul tavolo e gli gridò dietro: «Non allontanatevi troppo e non cacciatevi nei guai!»

«Certo! Andiamo solo ai giochi e poi torniamo!» gridò il più piccolo salutandolo con una mano.

Semi si voltò e finì di impacchettare i contenitori del pranzo, poi si andò a sedere sull'erba al fianco di Kenjirou. Il castano gli rivolse un'occhiata e non disse nulla, quindi fu Semi ad attaccare bottone. «Come stai?»

«Sono...» Shirabu annuì senza guardarlo. «Sto bene.»

Eita gli avvolse la vita con un braccio e lo tirò verso di sé con un sottile sorriso. «Sei stanco?»

«No.» il castano posò la testa contro la sua spalla. «Per le prime settimane credo che starò bene, in realtà, quindi non voglio rovinare questi ultimi momenti.»

Eita sollevò leggermente il lembo della sua maglia e fece scorrere il dito lungo il segno rimasto dal cesareo, appena sotto l'intestino. Kenjirou lo lasciò fare e poi spostò lo sguardo su di lui. «Non devi preoccuparti, sai? Staremo bene. Tutti e due.»

«E chi ti dice che siate solo in due?» il biondo strofinò il naso tra i suoi capelli con un sorriso e il più piccolo alzò le spalle.

«Intuito, immagino.» Eita rise.

«Intuito?»

«Intuito.» rimasero in silenzio ad osservare le piccole increspature che il vento creava sulla superficie dell'acqua, poi d'un tratto Eita ruppe il silenzio.

«Sai,» attaccò. «penso che mi piacerebbe se fosse una bambina.»

Kenjirou gli lanciò un'occhiata e non disse nulla, quindi Semi continuò: «Mi piace il nome Sakura.»

«Sakura?» Shirabu annuì. «Suona bene. E se fosse un maschio?»

Il biondo alzò le spalle e ci pensò per qualche secondo. «Harumi.»

«Mi piacciono.» il castano annuì.

«Quali nomi piacciono invece a te?» Semi si voltò verso di lui e Kenjirou si stese per terra.

«Penso che dovresti sceglierlo tu questa volta.» Eita gli sorrise.

«Grazie.»

<°>.°.<°>

Yukine osservò il fratello scivolare giù dallo scivolo e atterrare in piedi con un grosso sorriso stampato in volto. Si dondolò in silenzio sull'altalena mentre il biondo si sedeva sull'altra e incominciava a muoversi avanti e indietro. Fuyuki spostò lo sguardo a sinistra e rimase in silenzio ad osservare la recinzione della proprietà privata. Oltre il cancello alto e maltenuto si estendeva un grosso campo d'erba incolta e a cento metri da loro c'era una grossa casa dismessa e sicuramente abbandonata da anni.

Scattò giù dall'altalena e afferrò Yukine per un polso. «Andiamo in esplorazione!»

Il castano lo guardò accigliato. «Dove?»

«Nella casa!» Fuyuki indicò la costruzione. Il gemello deglutì e lanciò uno sguardo nella direzione dei genitori.

«Papà però ha detto di non allontanarci troppo...» mormorò, non del tutto convinto della proposta del fratello.

«Non ci allontaniamo troppo! Andiamo solo in esplorazione! Non è lontano e non ci perderemo.» incominciò a trascinare il gemello nella direzione della recinzione. «Guarda, c'è anche il passaggio!»

Fuyuki mollò la mano del castano e s'infilò nel varco che il cancello lasciava aperto, dal momento in cui la recinzione era stata sollevata. Yukine si voltò ancora una volta verso i genitori, indeciso. Fuyuki sbuffò: «Se non vieni sei un fifone! Andrò senza di te.»

Il castano gli scoccò un'occhiataccia. «Non sono un fifone!»

«Allora dimostralo e vieni con me.» Yukine strisciò sotto la staccionata e seguì il fratello. Proseguirono facendosi largo tra l'erba incolta che li avvolgeva fino alla vita e raggiunsero la casa. Il posto sembrava abbandonato da anni: era a due piani e il tetto era quasi del tutto crollato. Il legno era annerito e consumato come se fosse bruciato e le finestre sembravano essere esplose. Fuyuki si avvicinò all'ingresso preceduto da un lungo porticato coperto da travi malmesse e sostenuto da due colonne di legno consumato. La staccionata era quasi del tutto crollata e nei punti in cui ancora si reggeva molte delle assi erano saltate via.

Spinsero la porta socchiusa e quella si aprì, andando a sbattere contro il muro con un tonfo e facendo riecheggiare nel luogo un cupo cigolio. Yukine si aggrappò alla maglia del fratello e deglutì. «Non dovremmo essere qui. Se i nostri genitori lo scoprono-»

«Ma non lo scopriranno.» Fuyuki lo interruppe e gli lanciò un'occhiataccia. «A meno che tu non lo dica.»

Il castano diede uno strattone ai suoi vestiti. «Io non faccio la spia, ma se lo scoprono do la colpa a te.»

«Traditore!» il gemello gli fece la linguaccia e il biondo se lo scostò di dosso con una piccola spinta, ricambiando il gesto. Si tornò a voltare in avanti ed entrò all'interno dell'edificio.

Il pavimento era ricoperto di una patina di polvere e la maggior parte dei mobili erano nascosti da grandi teli bianchi che li facevano sembrare dei fantasmi. Yukine seguì all'interno il fratello e alzò lo sguardo al soffitto: qualche asse era crollato e l'elaborato lampadario in vetro sembrava appeso per un filo. C'era un camino alla loro destra, spento e con all'interno un grande mucchio di cenere che era franato sul pavimento.

Fuyuki mosse un passo verso la grossa scalinata di fronte a loro e il pavimento scricchiolò. Deglutendo, tirò un profondo respiro e si mosse ancora, ma si fermò al centro della stanza capendo che Yukine non lo stava seguendo. Si voltò verso di lui e lo osservò. «Che fai, non vieni?»

Il castano strinse tra le dita il lembo della propria maglia e deglutì, mormorando. «Non mi piace questo posto. C'è qualcosa di strano.»

«È una casa abbandonata. È ovvio che sia strano.» Fuyuki gli tese una mano e sorrise incoraggiante. «Ci sono io a proteggerti! Dopotutto sono il maggiore.»

Yukine scosse la testa e gli afferrò la mano. «Siamo gemelli. Non c'è un maggiore.»

«Invece sì! Sono nato prima io, quindi sono il più grande!» il castano alzò gli occhi al cielo ma non ribatté perché discutere con Fuyuki sarebbe stato come tentar di parlare ad un muro.

Salirono le scale rabbrividendo agli scricchiolii del legno sotto i loro piedi e raggiunsero il primo piano. Si trovavano al centro di un corridoio su cui si affacciavano varie porte, alcune chiuse e altre aperte. Fuyuki si avvicinò a quella di fronte a loro, socchiusa, e con un piccolo colpo della mano la aprì, rivelando un bagno malmesso con una grande vasca di marmo dai bordi rotti, tende strappate dai propri sostegni e piastrelle segnate dalle intemperie a causa della mancanza del tetto. Yukine alzò lo sguardo al cielo e deglutì. «È diventato nuvoloso... Tra poco pioverà. Dovremmo tornare indietro.»

«Ancora cinque minuti. Voglio vedere cosa c'è nelle altre stanze.» mormorò Fuyuki. Uscirono dal bagno ed entrarono nella stanza successiva: questa era un vecchio studio con al centro una grande scrivania e con le pareti coperte da grandi librerie. La maggior parte dei volumi erano a terra, stracciati o quasi del tutto carbonizzati, e molti vetri – sicuramente soprammobili – si erano infranti sul grande tappeto che nascondeva quasi interamente il pavimento. Dietro la scrivania, una gran parte del muro era franata.

Fuyuki fece un passo avanti per entrare, ma Yukine lo afferrò per una manica e lo fermò. «Potremmo farci male con i vetri!»

Fuyuki aprì la bocca per ribattere, ma alla fine non disse niente ed uscì dalla stanza. «D'accordo, andiamo alla prossima.»

Quella dopo era una camera da letto. Era più spaziosa di tutte e due le stanze precedenti e al centro troneggiava un grosso letto matrimoniale. Non c'erano altri mobili se non un tavolo coperto da un lenzuolo bianco.

«Questa stanza è noiosa. Voglio vedere la prossima.» sentenziò all'improvviso il biondo, poi si avvicinò a quella dopo. La porta accanto si trovava all'angolo del corridoio e dovettero spingere leggermente per poterla aprire.

Anche questa era una camera da letto, molto più piccola di quella precedente ma piena di oggetti. C'era un piccolo letto singolo al centro della stanza, con la testa poggiata contro il muro. Un grosso baule era rovesciato a terra, pieno di vecchi giocattoli rotti o liquefatti, mentre i mobili erano rovesciati e coperti di cenere o vetri. Fuyuki fece una smorfia. «Mi sa che non troveremo nulla, qui. Andiamo.»

Si voltò e fece un passo in avanti per tornare indietro e guardare nelle stanze dalla parte opposta del corridoio ma Yukine rimase fermo, strattonando la mano del fratello. Il biondo si voltò verso di lui. «Cos'hai visto?»

Yukine gli lasciò la mano e si fece strada all'interno della stanza. Si fermò di fronte allo specchio posato nella parete di fronte a loro e si chinò a terra. Fuyuki lo seguì e si fermò al suo fianco, osservando i giocattoli rotti ai loro piedi. «Ma questi sono rotti.»

Yukine per tutta risposta li prese in mano e lo spostò fino a quando non trovò quello che cercava. Sollevò la grossa collana dorata con incastonate grosse pietre di vetro colorato che rilucevano anche nell'oscurità che le nuvole avevano ormai creato. «Guarda.»

Fuyuki gli prese l'oggetto di mano. «Secondo te è preziosa?»

«Non lo so.» Fuyuki lo guardò, osservandolo negli occhi che brillavano d'eccitazione. Sapeva benissimo quando al fratello piacessero le cose colorate e luccicanti. «Secondo te possiamo tenerla?»

Il biondo alzò le spalle e gliela rese. «Non penso che qualcuno la verrà a cercare. Tienila se vuoi.»

Yukine sorrise e strinse al petto il suo trofeo, poi si alzò da terra e guardò il suo riflesso nello specchio. Improvvisamente, così come il suo raro sorriso era arrivato, scomparve mentre osservava l'immagine davanti a sé.

«Fuyuki.» chiamò. Il biondo si voltò verso di lui e si alzò a sua volta.

«Che c'è?» Yukine indicò il loro riflesso nello specchio.

«Guarda là.» nel vetro c'erano loro due e dietro di loro lo specchio lasciava intravedere la porta e parte del corridoio. Là, poco dopo la soglia della stanza, una botola sul soffitto si stava abbassando lentamente, seguita da una piccola scalinata di ferro, cigolante. I pioli raggiunsero il pavimento con un grosso tonfo e per un attimo ci fu silenzio, poi dalla botola comparve una scarpa e qualcuno incominciò a scendere.

Yukine lasciò cadere la collana a terra, rimanendo impietrito ad osservare l'imponente figura dell'uomo che atterrava sul pavimento e si fermava sulla soglia della porta, bloccandola quasi del tutto. Indossava un lungo impermeabile marrone che gli copriva tutto il corpo e lasciava scoperti dei pesanti stivali in cuoio nero. In testa portava un grosso cappello che gli ombreggiava il viso, facendo sì che s'intravedesse solo il passamontagna nero che arrivava sino il collo.

Fuyuki si voltò, indietreggiando fino a toccare lo specchio con la schiena, poi afferrò la mano della figura ancora impietrita di Yukine e lo tirò verso di sé, mettendosi davanti a lui come a fargli da scudo. Poi, con voce tremante, sussurrò: «N-non volevamo rubare nulla, l-lo... Lo giuro...!»

L'uomo avanzò nella stanza e prima che uno dei due potesse fare qualcosa afferrò per il collo Fuyuki e lo sollevò da terra.

 

   
 
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