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Autore: crazy lion    08/03/2021    1 recensioni
Quando in casa di Taylor cominciano a sparire vari oggetti e cibo, la ragazza decide di investigare assieme ai genitori. Con il fratello Austin farà una scoperta sorprendente.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Austin Swift, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[…] eppure aveva un'aria così indifesa, lì rannicchiato sul suo letto, che il ragazzo si chiese se non fosse il caso di tenerlo.
(Christopher Paolini, dal libro Eragon)
 
 
 

CAPITOLO 2.

 

IL DRAGO

 
"Non ce lo stiamo immaginando, vero? Non lo vedo solo io" disse Taylor, incerta.
"No, anch'io e benissimo. Ma com'è possibile? I draghi non esistono."
"Non lo so, però forse è lui che ha preso tutti i nostri oggetti."
“E cosa vuoi fare, chiederglielo?”
Austin rise.
Il pavimento era sporco di escrementi.
“Dobbiamo pulire e trovare una soluzione.”
I due fratelli si misero di buona lena a lavorare mentre il cucciolo li osservava da sopra uno scatolone. Quando terminarono, riempirono un contenitore di terra che presero da un sacco che il padre aveva in giardino, dato che voleva aggiungerla ad alcuni vasi.
“Devi fare qui i tuoi bisogni. Qui” disse Austin.
Il drago sembrò capire perché obbedì subito.
Taylor pulì ogni cosa e andò a gettare tutto in un bidone vicino casa.
“Ecco fatto. Dovremo continuare a fare così” disse una volta tornata.
“E come pensi di nasconderlo ai nostri genitori?”
“Non lo so, in qualche modo faremo.”
Taylor si chinò e richiamò il drago con uno schiocco di dita, come si farebbe con un gatto. Il piccolo le si avvicinò, diffidente, e le sfiorò il palmo aperto con il muso. Le strusciò il naso umido sul dorso della mano e inarcò la schiena come un micio quando lei lo accarezzò. Le squame erano soffici e setose, così come le ali che rimanevano chiuse, rosse come la coda. Il muso era completamente bianco, come l'uovo ai suoi piedi. Le quattro zampe avevano piccoli artigli ricurvi bianchi e dalla sua bocca uscivano un paio di zanne, ancora corte e sottili.
"Attenta, non vorrai farti graffiare o mordere" si premurò di dirle Austin.
"Tranquillo, non succederà. È solo un cucciolo, non sembra pericoloso."
"Non si può mai sapere, e poi è un animale, non siamo sicuri di come reagirà. Magari fra un po' ti attaccherà con una fiammata. Insomma, Tay, è un drago!" gridò, addossandsi a una parete mentre tremava.
La ragazza si tirò su piano e gli si avvicinò, con il drago che la seguiva.
"Austin, non urlare. Capisco che sia una situazione surreale, ma dobbiamo cercare di mantenere la calma, o i nostri genitori si insospettiranno. Comunque è piccolo, non mi farà niente. E poi dobbiamo capire cosa fare con lui."
L’altro sospirò.
"Hai ragione, ma stai attenta. Draghetto, ci hai messi nei guai."
Il piccolo fece ancora quel verso strano, un misto tra un pigolio e uno squittio.
"Sì, dico a te."
"Sei tu che porti via i nostri oggetti?"
Taylor gli parlò con calma e dolcezza, per non spaventarlo. Il draghetto squittì ancora e spalancò le ali. Erano molto più lunghe del suo corpo e il cucciolo si muoveva a scatti, sbandando e sbattendo contro i muri.
"Poverino!" esclamò Austin.
"Deve solo imparare."
Il draghetto guardò dietro uno scatolone e i ragazzini si avvicinarono. La creatura non disse né fece niente, così i due spostarono lo scatolone e dietro trovarono tutte le cose che avevano perso.
"Ci capisce!" esclamò il ragazzino.
"Sarà stato un caso."
"No, ci ha compresi davvero. Non è meraviglioso, Taylor? Un drago ci comprende."
Lei sorrise, ancora scettica. Quella storia le pareva un'assurdità. Forse stava solo sognando e fra un po' si sarebbe svegliata. Sbatté gli occhi più volte e si colpì la faccia, ma non accadde nulla. Il drago era sempre davanti a lei.
"Sono sveglia" mormorò.
Eppure era tutto così assurdo. E il drago era venuto fuori proprio quando ne aveva desiderato uno. Anche quella sera, a cena, nel momento in cui aveva espresso un desiderio prima di mangiare il dolce, aveva chiesto che qualcuno le regalasse un drago di peluche, ma non si sarebbe mai aspettata di trovarsene uno in carne e ossa davanti agli occhi.
"Perché prendi i nostri oggetti?" chiese Austin, ma il drago non rispose.
"Portiamolo in camera, fa freddo qui."
"Sei sicura, Tay? E se dà fuoco a tutto?"
"Staremo attenti."
Ma non gli aveva visto sbuffare nemmeno una nuvola di fumo, dubitava che sarebbe accaduto qualcosa. Per quel poco che ne sapeva, i draghi sputano fuoco solo quando vogliono difendersi e se loro non gli avessero fatto del male – non ne avevano la minima intenzione – lui non avrebbe torto ai due un capello. Non sapeva perché, ma una sorta di sesto senso glielo suggeriva.
"Camera tua o mia?" sussurrò Austin mentre salivano le scale.
Il drago si era aggrappato ai pantaloni di Taylor e pigolava.
"Shhh, silenzio. Camera mia" rispose poi. Si chinò e lo accarezzò di nuovo per tranquillizzarlo, infine realizzò quello che doveva essere il suo desiderio e lo prese in braccio.
"Credo abbia fame" disse ad Austin dato che il piccolo non ne voleva sapere di smettere di lamentarsi.
"Tu va' in camera, io arrivo con il cibo."
La ragazza obbedì e si chiuse dentro. Si sedette sulla sedia acanto alla scrivania con il draghetto sulle gambe, tenendolo come un neonato. Lo girò con il muso verso di lei, così avrebbero potuto guardarsi. Il piccolo starnutì e sbuffò una nuvoletta di fumo nero.
“Allora inizi a farlo, eh?” mormorò la ragazza, che sorrise per lo starnuto.
Il cucciolo si sistemò meglio e si sdraiò, alzando la testina per guardarla. I loro occhi azurri si incontrarono per qualche istante e Taylor sorrise ancora. Le sembrava ancora così strano di stringere fra le braccia una creatura che non esisteva nella realtà. Eppure era lì, poteva sentirla sotto le dita, accarezzarla, percepire il calore del suo corpo contro di lei. Si rese conto di non sapere di che sesso fosse. Lo girò, ignorando i suoi squittii di protesta e, ridacchiando fra sé per ciò che stava facendo, osservò in quel punto.
"Sei un maschietto!" esclamò, eccitata.
Era stata contenta di scoprirlo con facilità. In Eragon il ragazzo non era riuscito a capire così il sesso di Saphira, era stata lei a dirglielo.
In quel momento Austin tornò con alcuni pezzi di bistecca su un piatto.
"Li ho presi dal frigo e riscaldati, dovrebbero andar bene. Gli ho spezzato la carne, così andrà meglio."
Posò il piatto in terra e il drago scese, correndo a mangiare. Divorò tutto in pochi minuti, masticando con gusto, poi trotterellò verso Taylor e le volò in braccio, accoccolandosi fra le gambe e la pancia della ragazza.
Austin sbadigliò.
"Vai a letto, mi occupo io di lui."
"Dobbiamo portarlo da qualche parte, Taylor. Non sappiamo quanto potrebbe crescere. E se diventasse pericoloso? Ragiona."
"Non è pericoloso."
Il ragazzino batté un piede a terra.
"Chi è il più grande fra noi due, tu o io?”
“Io.”
“Allora dovresti capire cosa intendo. Vuoi litigare di nuovo? Non puoi saperlo, ti ripeto, e non voglio che la nostra famiglia sia in pericolo. Potrebbe inghiottirci tutti con il fuoco."
Il draghetto prese a squittire e si agitò fra le braccia della ragazza.
"No, piccolo, non piangere" sussurrò lei con dolcezza, cullandolo. "Sono qui, va tutto bene." Taylor sospirò. Il fratello aveva ragione, eppure si era già affezionata a quella piccola creatura, anche se la conosceva solo da pochi minuti. "Gli troverò un nascondiglio, magari in quel parco in cui non viene mai nessuno." Era un posto nel quale camminava solo qualche anziano, pieno di alberi e senza giostrine o attrazioni per i bambini. "C'è un capanno abbandonato, lo metterò lì. Domani mattina, però. E andremo a portargli da mangiare, non credo sappia cacciare da solo."
Si era dovuta arrendere. Fosse stato per lei l'avrebbe tenuto in casa, nel ripostiglio, e mostrato ai genitori qualche giorno dopo, ma Austin aveva fatto da voce della ragione. Era necessario studiare la crescita e il comportamento del drago prima di farlo vedere ai genitori o prendere qualsiasi altra decisione.
"E poi?"
"E poi vedremo, per ora non ci voglio pensare."
"D'accordo. Vado a letto, portalo via domani all'alba."
"Sì. Notte e grazie, Austin."
"Buonanotte, anche se non credo riuscirò a dormire dopo una cosa del genere."
   
 
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