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Autore: crazy lion    08/03/2021    1 recensioni
Quando in casa di Taylor cominciano a sparire vari oggetti e cibo, la ragazza decide di investigare assieme ai genitori. Con il fratello Austin farà una scoperta sorprendente.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Austin Swift, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4.

 

IL NASCONDIGLIO

 
Il giorno dopo si svegliò e gli diede da mangiare altri pezzi della bistecca avanzata, stavolta imboccandolo e lui gradì molto quel gesto. Taylor lo percepì attraverso il contatto mentale.
"Come hai dormito?" gli chiese, prendendolo in braccio.
"Bene, questo posto è comodo."
"Si chiama letto e queste sono le coperte. Letto, coperte" ripeté, indicandole come avrebbe fatto con un bambino.
Il draghetto ripeté quei nomi e annusò il lenzuolo, poi prese a giocare con i capelli di Taylor, squittendo a più non posso. Lei lo lasciò fare, guardandolo in adorazione. Era così bello e indifeso. Come si poteva non amare una creatura come quella? Il drago le mise una zampa sulla mano, nel punto in cui partiva la fiamma. Taylor si scostò, terrorizzata all'idea di un'altra scarica di energia, che però non arrivò. Rimise la mano vicino alla zampa di Sorin e lui rifece il gesto di qualche secondo prima. Fu solo allora che la ragazza si rese davvero conto di quanto fosse piccola la sua zampetta rispetto alla mano. Lei e il drago erano diversi, eppure si volevano bene e un forte legame li univa. Appartenevano a due specie differenti, ma anche se in poco tempo si erano affezionati l'uno all'altra e viceversa e niente e nessuno avrebbe mai spezzato il filo dell'amore che li legava. Taylor lo amava in modo simile a come si vuole bene a un figlio, o almeno così pensava, perché altrimenti il suo cuore non si sarebbe gonfiato di gioia e riempito sempre più d'amore ogni volta che il drago la guardava.
"Dobbiamo andare in un posto" gli disse, alzandosi con lui in braccio.
Il draghetto spalancò gli occhi, probabilmente incuriosito nel vedere il mondo da quella prospettiva.
"Dove?"
Lei indossò in fretta qualcosa di caldo.
"In un luogo in cui sarai al sicuro."
"Ma anche qui lo sono."
"Parla piano, i miei stanno ancora dormendo. Non sanno niente di te, prima devo parlargliene e non puoi stare qui. Io ti voglio bene, Sorin, ma noi umani non siamo abituati ai draghi, per noi sulla Terra non esistono, capisci?"
"Credo… credo di sì" rispose, incerto.
Come fanno a non esistere? pensava intanto il drago e Taylor lo sentì attraverso la loro connessione.
Uscì di casa dopo aver preso le chiavi e iniziò a parlare più forte.
"È difficile da spiegare, a te che conosci ancora poco il nostro mondo. Qui non esistono la magia e tutte le creature fantastiche come i draghi, le viverne, le fate, le streghe, i maghi e altre."
"Perché?"
"Perché per noi sono cose che ha inventato l'uomo per raccontare delle storie."
"E perché le ha inventate?"
"Voleva spiegarsi alcune cose strane che vedeva e ha trovato quel modo."
"Ma se le ha inventate, allora esistono!"
Taylor sospirò.
Non sarebbe mai riuscita a fargli capire il proprio punto di vista.
"D'accordo, senti." Si fermò nel bel mezzzo di una strada, tanto non passavano macchine. Il drago era nascosto sotto i suoi capelli. "Non importa, okay? Non è necessario che tu capisca. Sappi solo che io ti voglio bene e che si sistemerà ogni cosa."
"Promesso?"
"Promesso."
Gli diede un bacio sul muso e lui rispose leccandole il naso. La sua lingua era ruvida e molto calda, ma non scottava.
La ragazza procedeva piano per non far cadere il drago, rallentata anche dai cinque centimetri di neve caduti in quei giorni su Los Angeles. L'inverno lì non la portava spesso e quando accadeva era sempre una festa. Condivise con il drago il fatto che aveva giocato a palle di neve con i genitori e il fratello in quei giorni e che si era divertita un mondo.
"Cos'è questa roba bianca per terra?" chiese Sorin, guardandola con curiosità.
"Si chiama neve, è acqua ghiacciata che scende dal cielo. Molti amano giocarci in mezzo."
"Posso provare? Dai, mamma, ti prego!"
"Un'altra volta, ora ti devo nascondere."
Si zittì perché stava arrivando una persona e si sarebbe fatta qualche domanda se l'avesse vista parlare da sola. Camminò senza guardare il drago, fingendo di osservare la neve per terra. Per fortuna si era infilata i guanti e un paio di calze pesanti. Era ancora in pigiama e si stava congelando, ma non si arrese.
Arrivata al parco lo attraversò di corsa, sentendo la neve scricchiolare sotto i piedi e sopra il ghiaino che di solito ricopriva il terreno. Corse fra l'erba, sporcandosi le ciabatte e bagnandosi le calze, ma non ci badò. Arrivata nei pressi del capanno di legno si fermò a riprendere fiato e delle voci al suo interno la colpirono.
"Che strano. Di solito qui non viene nessuno."
Sorin si agitò sotto i suoi capelli.
Sopravvivrà al freddo dell'inverno? pensò Taylor.
Prima non se l'era chiesto, non le era venuto in mente. In Eragon Saphira riusciva benissimo a resistere alle temperature fredde, forse era per questo che non ci aveva dato peso, ma non era detto che per il suo drago valesse lo stesso. Avvertì la curiosità del cucciolo nei confronti di un insetto che volava intorno a loro-
"Fermo, non seguirlo" gli ordinò Taylor.
Ma la sua volontà non fu abbastanza forte, perché il drago scese dalla sua spalle e cominciò a svolazzare a qualche centimetro da terra, cercando di prendere la mosca. Il draghetto rise. Taylor si stupì che i draghi potessero farlo, ma si abituò subito a quel suono. Era dolce e allegro, come la risata di un bambino piccolo.
"Vieni subito qui" gli intimò, temendo di essere scoperta.
Se chiunque si trovava nel capanno fosse uscito e avesse visto il drago, Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto accadere. Ma Sorin non rispondeva ai suoi comandi, il contatto mentale si era interrotto. Era stato lui a farlo, Taylor l'aveva percepito come se un filo si fosse staccato dalla corrente. Provò a ripristinarlo, ma non ci riuscì. Non sapeva come fare. Cercò il drago con la mente, pensò a lui mentre questi correva in giro per il parco e lei lo inseguiva. Sorin si rotolava fra l’erba e rideva un sacco. Alcuni ragazzi uscirono dal capanno mentre Taylor rincorreva il drago fuori dal parco. Le mancò il respiro quando il piccolo si lanciò in mezzo alla strada.
"Fermo!" urlò la ragazza.
Ma il piccolo prese a volare sopra la sua testa e poi si lanciò in picchiata sul terreno, atterrando in piedi. Il respiro di Taylor era affannoso, mentre un senso di nausea le invadeva lo stomaco. Ringraziò il cielo di non aver ancora fatto colazione. Ogni muscolo era teso per l'agitazione e non faceva che inseguire il drago per quella lunga strada, richiamandolo
"Ma cos'è quello?" chiese un ragazzo.,
L'avevano visto.
Oh no!
La sua mente lavorava frenetica. Doveva prenderlo, o sarebbe accaduto il finimondo. Una macchina passò a grande velocità proprio vicino al drago. Non lo investì per un pelo. Taylor gridò, si gettò in avanti in mezzo alla polvere e prese il draghetto per la criniera e se lo mise sulla spalla, sotto i capelli.
"Tutto bene?" le chiese un ragazzino. "Che era quel coso?"
Non l'aveva visto alla perfezione, a quanto pareva, forse non aveva notato le ali, o almeno così Taylor sperava, e si augurò che fosse lo stesso anche per i suoi amici.
"un coniglio. Lo tengo libero in casa e non mi sono accorta mi stesse seguendo. Ora lo riporto indietro. Comunque sì, stiamo bene, grazie."
"Sei pallida come una morta" le disse una dei tre ragazzini.
"Jess, per favore. Scusala, sa essere troppo diretta, a volte. Io sono Matt" si presentò quello biondo, mentre gli altri due erano una castana e uno bruno.
"Taylor." Gli strinse la mano. "Che ci fate qui fuori a quest'ora?"
Erano poco più grandi di lei.
"Stiamo aspettando che le nostre famiglie si sveglino per fare un picnic tutti insieme" rispose Jess, "e abbiamo pensato di fare un giro. Tu?"
Doveva andar via di lì, prima che il drago si facesse scoprire. Il piccolo fece quella sorta di fusa contro il suo orecchio e Taylor rimase in silenzio per qualche secondo, in attesa. I tre non avevano notato nulla.
"Una passeggiata di mattina presto." Controllò l'orologio. Erano le otto. Si era presa a letto e aveva fatto tardi, doveva sbrigarsi prima che i suoi si svegliassero. Certo, era domenica, ma non si poteva mai sapere. "Ora devo andare, scusatemi."
Li salutò in fretta e furia ignorando le loro domande su dove stesse andando e si defilò. Dato che il capanno non era un posto sicuro, l'unico dove avrebbe potuto mettere il drago per qualche giorno era la soffitta. Lì i genitori avevano già guardato e ci andavano poco, c'era una camera che usavano solo per gli ospiti e che non pulivano spesso. Pensò anche di riportarlo nel ripostiglio dove l'aveva trovato, ma se ai suoi fosse venuto in mente di darci un'occchiata l'avrebbero scoperto.
"Ora torniamo a casa, ma dovrai stare nascosto per un po'. Farai il bravo?"
"Sì" rispose il piccolo, accoccolandosi di più contro il suo collo.
Avrebbe dovuto sgridarlo, ma aspettò di arrivare a casa. Entrò chiudendosi piano la porta alle spalle e non trovò nessuno, ogni cosa era ancora immersa nel buio. Tirò un sospiro di sollievo così lungo che le parve di non aver respirato per minuti interi. Salì le scale in punta di piedi e stava per dirigersi in soffitta, quando Austin uscì dalla sua camera, ancora in pigiama e con gli occhi cisposi.
"L'hai nascosto?" sussurrò.
Lei gli raccontò quanto accaduto. Il legame mentale, intanto, si era ripristinato, sentiva la presenza del drago nella sua coscienza.
"Vuoi che venga con te in soffitta?"
"Sì, mi farebbe piacere, e anche a lui, vero piccolo?"
Il draghetto squittì.
I tre si diressero al nascondiglio.
   
 
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