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Autore: crazy lion    08/03/2021    1 recensioni
Quando in casa di Taylor cominciano a sparire vari oggetti e cibo, la ragazza decide di investigare assieme ai genitori. Con il fratello Austin farà una scoperta sorprendente.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Austin Swift, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con lei parlava in libertà, esprimeva le sue emozioni più intime, e lei lo comprendeva meglio di chiunque altro.
(Christopher Paolini, dal libro Eragon)
 
 
 

CAPITOLO 5.

 

UN PO’ DI TEMPO INSIEME

 
Una volta di sopra, Taylor mise il drago sul letto. La coperta era comoda e calda, sarebbe stato bene.
"Vuoi prenderlo in braccio?" sussurrò ad Austin, per non svegliare i genitori.
"Ci… ci provo." Il ragazzino si avvicinò alla creatura e la toccò. "È così caldo."
"Sì, ma è un calore piacevole, non trovi?"
Lui sorrise e annuì, poi sollevò il draghetto fra le braccia. Questi lo guardò con curiosità.
"Ah, a proposito, sa parlare."
"Cosa?"
Il grido di Austin rimbombò per la stanza.
"Sì, lo so che è strano, ma è così. Su, Sorin, di' qualcosa."
"Ciao" disse questi, allegro.
Per poco il ragazzino non lo fece cadere. Balzò all'indietro, ma quando il drago lo guardò con i suoi occhi dolci si calmò.
"Ha una voce molto delicata, sembra un bambino."
"Già."
Dopo un po', i due sentirono i genitori alzarsi.
"Ora dobbiamo andare" disse Austin al cucciolo, "ma torneremo presto."
"Tu fa' il bravo e riposa, ti porterò da mangiare" gli assicurò Taylor.
Provò a seguirli, ma la ragazza si mise in contatto con lui mentalmente.
Resta qui gli ordinò e inssstette fino a quando il piccolo non comprese e si rannicchiò sulla coperta.
"Sono andato a buttar via i frammenti d'uovo, prima" le spiegò Austin mentre scendevano le scale. "Così mamma e papà non si renderanno conto di nulla. E ho messo a posto gli oggetti. Sai che non potremo tenerlo nascosto per molto, vero?"
"Tenere nascosto cosa?" chiese il padre dalla cucina.
Ma come diavolo aveva fatto a sentirli?
"un regalo per un amico di Taylor" rispose subito il ragazzino, mentre la sorella stava ancora cercando una risposta convincente.
Non credeva che suo fratello fosse così bravo a dire bugie. Non le era mai piaciuto mentire, ma in quell'occasione per il momento non poteva fare altro.
"Che regalo?"
Intanto i due fratelli avevano raggiunto i genitori in cucina e si erano seduti al tavolo davanti a un piatto di pancake alla marmellata.
"Un CD, mamma" rispose Taylor.
La famiglia parlò del più e del meno, poi il padre propose di andare a fare una passeggiata nel bosco. La ragazza rifiutò. Per quanto amasse la natura, doveva studiare e stare con Sorin. Gli altri tre partirono promettendo di tornare entro un paio d'ore.
"Divertitevi!" esclamò Taylor, poi andò di sopra.
Aprì un quaderno per gli appunti e cominciò a riassumere un capitolo del volume di storia. Si faceva sempre degli schemi per riuscire a ricordare meglio i concetti, soprattutto in quella materia piena di date. Avrebbe voluto essere brava come la sua amica Abigail, che in storia aveva sempre ottimi voti. Fece rotolare la matita sul tavolo. Non riusciva a concentrarsi, la sua mente andava sempre a quella piccola creatura che ora si trovava al piano sopra il suo.
Non posso andare da lui, devo studiare pensò.
Lavorò per un'oretta, poi si stancò. Di solito era diligente e il giorno dopo avrebbe avuto un'interrogazione e un tema in classe di inglese, ma la sua mente era piena di altre preoccupazioni oltre allo studio. Lasciò tutto lì com'era e salì al piano di sopra, anche perché le era parso di sentir piangere. Il drago stava pigolando come la notte precedente. Taylor tornò in cucina e tagliò a fettine un paio di wurstel, che scaldò in microonde prima di portarli al cucciolo.
All'inizio non lo trovò. Non era più sul letto, né in nessun'altra parte della stanza. Non c'era niente, lì, a parte una televisione su un mobile, quindi non era difficile capire dove si fosse infilato. Eppure lui piangeva, con la voce e con quel pigolio, sembrando un bambino bisognoso di cure e affetto.
"Dove sei?" chiese Taylor, che correndo per cercarlo rischiò di sbattere contro un muro, ma si fermò appena in tempo.
Il pianto si faceva sempre più rabbioso e straziante. La ragazzina si avvicinò ai piedi del letto e fu lì che lo sentì. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Il piccolo si era infilato sotto le coperte. Non appena lei le sollevò, sgusciò fuori e strisciò verso il cuscino, dove si sdraiò a pancia in su.
"Tesoro, dov'eri finito?"
Taylor gli grattò la testina e gli solleticò il pancino con un dito, avendo il piacere di sentirlo ridere.
"Mamma, mamma!" esclamava il piccolo. "Dov’eri?"
"Avevo da fare, te l'ho detto."
"Voglio giocare!"
Sorin si mise a saltare sul letto e Taylor lo accontentò. Lo fece rotolare sul materasso, poi gli solleticò il collo e di nuovo la pancia e mosse le mani per farsi prendere. Sorin spostava contemporaneamente gli artigli per afferrarla e portarsi le sue dita alla bocca, che però non mordeva mai.
"Hai le zampe sporche di terra" gli disse.
Immaginando che il cucciolo fosse troppo piccolo per riuscire a lavarsi bene da solo, decise di fargli un bagno. Lo portò di sotto, mentre lui si guardava intorno sempre più incuriosito, e aprì l'acqua calda del lavandino. Ne fece uscire una certa quantità, poi ci mise dentro del bagnoschiuma e immerse il cucciolo. A contatto con l'acqua il piccolo rise e mosse le zampette per giocarci. Iniziò così una battaglia di schizzi d'acqua che bagnarono il pavimento.
"Ti piace l'acqua, eh Sorin?"
Taylor era affascinata. Più lo guardava, più imparava a conoscerlo e ad amarlo. Scoprì che non gli piaceva quando gli lavava le orecchie, si metteva a piangere e diventava isterico, mentre adorava il momento in cui gli passava le mani sulla pancia e sulla schiena. Gli massaggiò anche il collo, poi quando il drago fu pulito e profumato, lo tirò fuori dall'acqua.
"Adesso ci asciughiamo. Questo si chiama phon" disse mostrandogli l'oggetto. "Farà un po' di rumore, ma non devi spaventarti, non ti farà del male."
Quando lo accese, il piccolo scappò via e si nascose sotto il divano, appiattendosi sul pavimento.
"Sorin, vieni fuori."
"No, quello è un mostro!" esclamò il piccolo, tremando tutto.
Taylor si inginocchiò vicino a lui e abbassò la testa fino a trovarsi alla sua altezza.
"Non è un mostro, fa solo un rumore forte, ma non devi preoccuparti. Ti prometto che non ti succederà niente. Ti fidi della mamma?"
Lui strisciò verso di lei e si lasciò prendere in braccio e asciugare.
"Ecco, adesso sei a posto. Torniamo di sopra. Comunque," proseguì guardandolo seria, “non si fa quello che hai fatto prima. Non si scappa, non si attraversa la strada e se la mamma ti chiama tu devi venire e starle vicino, capito? È pericoloso, avresti potuto farti male.”
Aveva alzato la voce per far capire che era una cosa importante e il piccolo si era messo a fissarla con i suoi grandi occhi azzurri.
“Scusa, mamma” mormorò.
Lei gli diede un bacio.
“Ti perdono, ma non farlo più.”
Una volta su il piccolo mangiò i wurstel, poi si addormentò fra le braccia di Taylor. La ragazza rimase a guardarlo per un tempo indefinito, sorridendo ogni volta che lo sentiva russare. Il piccolo ogni tanto apriva un occhio, ma lo richiudeva subito e faceva dei sospiri profondi che le riempivano il cuore di tenerezza. Chissà cos'avrebbe pensato sua nonna Marjorie di quel draghetto. Le sarebbe piaciuto? Taylor sperava di sì.
"proteggilo, nonna" disse guardando il cielo.
Era morta un anno prima e la ragazza non aveva ancora affrontato bene il dolore. Era tornata, pian piano, a una vita normale dopo il lutto, ma non avrebbe mai superato quella perdita, lo sapeva e non c'era giorno nel quale non pensasse al fatto che la sua amata nonna non c'era più. Ancora ricordava la marmellata o il budino che preparavano insieme, o le lunghe passeggiate che facevano. Per lei era stata come una seconda mamma.
E poi guardò Sorin. Chissà dov'era la sua, di mamma. Chissà com’era arrivato lì, in casa loro, ancora chiuso nell'uovo. Avrebbe voluto chiederglielo, ma era sicura che il piccolo non avesse una risposta. Sarebbe rimasto un mistero. Comunque, anche lui aveva perso qualcuno, la mamma, che forse era morta o forse no, ma in ogni caso Taylor dubitava che l'avrebbe ritrovata. Tutti e due avevano perduto un caro, ma ora avevano trovato amore e conforto l'uno nell'altra. Il loro incontro non era stato casuale.
Sorin le sfiorò la mente.
"Ti manca molto tua nonna?" chiese, con voce dolce.
"Sì, tantissimo. Non ho mai superato questa perdita."
"Devi reagire e andare avanti, lei vorrebbe così" le dicevano i suoi familiari, ma per Taylor era difficile.
La psicologa da cui andava da alcuni mesi per affrontare quella perdita era convinta che un anno fosse poco per superare un lutto e la ragazza era della stessa opinione.
"Cos'è una psologa?" domandò ancora Sorin.
"Psicologa" lo corresse lei  con gentilezza. "È una donna che mi aiuta a stare meglio. Parlo con lei di come mi sento e mi dà una mano."
"mi dispiace per tua nonna."
In quel momento il drago sembrava cresciuto, diceva cose più profonde e meno infantili. E Taylor aveva l'impressione di potergli dire tutto, di avere la possibilità di essere onesta con lui al cento per cento e che lui, in qualche modo, l'avrebbe compresa.
"Beh, ma ora starai meglio di sicuro" continuò il piccolo.
"Ah sì? E perché?"
"Perché ci sono io, no?"
Taylor gli diede un bacio.
"Hai ragione."
"Giochiamo? Giochiamo?"
Ora era tornato a comportarsi come un bambino e ciò la fece sorridere.
"Sarai stanco, è meglio che tu dorma un altro po'."
"Non sono stanco, voglio giocare!" insistette lui.
"Ti prometto che lo faremo più tardi o domani."
"Taylor, siamo a casa!"
La voce della mamma la riportò alla realtà.
"Arrivo!" esclamò, ma svegliò il draghetto che prese a lamentarsi. "Shhh, non piangere."
Forse se gli avesse cantato una canzone, il piccolo si sarebbe calmato. Taylor amava i bambini, aveva sempre avuto un grande istinto materno e le ninnenanne funzionavano sempre con loro. Una l'avrebbe fatto anche con un cucciolo di drago? L'avrebbe scoperto solo provando.
"Come stop your crying
It will be alright
Just take my hand
Hold it tight
I will protect you
From all around you
I will be here
Don't you cry
For one so small,
You seem so strong
My arms will hold you,
Keep you safe and warm
This bond between us
Can't be broken
I will be here
Don't you cry
 
'Cause you'll be in my heart
Yes, you'll be in my heart
From this day on
Now and forever more
You'll be in my heart
No matter what they say
You'll be here in my heart always
 
Why can't they understand the way we feel?
They just don't trust what they can't explain
I know we're different but deep inside us
We're not that different at all
[…]"
Aveva cantato la seconda strofa pensando alla possibile reazione dei genitori o di chi avesse visto il drago. Forse non avrebbero capito né la forza del loro legame, né accettato la sua presenza.
“Ci penserò dopo” si disse la ragazza.
Sorin sbadigliò, fece qualche versetto e poi si riaddormentò. Taylor sorrise, lo rimise sulla coperta e gli diede un bacio.
"Ci vediamo dopo" mormorò.
Fu difficile separarsi da lui, ma non aveva scelta. Doveva scendere, o i genitori avrebbero scoperto il suo segreto.
Taylor e il fratello passarono il pomeriggio a giocare con il drago. Finsero di studiare, ma in realtà andarono di sopra e lo fecero divertire con una pallina che rotolava sul pavimento.
“Ancora, ancora!” esclamava il piccolo inseguendola.
La sera, mentre scendeva, Taylor rinnovò in silenzio la promessa fatta al suo piccolo Sorin: qualunque cosa fosse successa, non si sarebbero mai persi di vista.
 
 
 
CREDITS:
Phil Collins, You'll Be In My Heart
 
 
 
NOTA:
1. la nonna di Taylor si chiamava davvero Marjorie ed è morta quando la ragazza aveva quattordici anni.
2. Non so se sia stata in terapia dopo la morte della nonna, ho inventato.
   
 
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