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Autore: Lady K    08/03/2021    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 8
La nuova macrosequenza parte col botto =3 Ci sentiamo al fondo della pagina!

...And so, this is life


Capitolo 8 - L'incanto dell'ANIMA

Tutto era iniziato con una musica dalle note dolci e potenti assieme, dal ritmo preciso ma che allo stesso tempo dava sfogo alla fantasia più arcana e faceva volare lontano ricordi vecchi di mesi, anni.
Al suono leggiadro dei fili percossi dal martelletto si erano unite giusto un paio di voci che, nonostante fossero diversissime fra loro e dovessero entrambe abbozzare un accento straniero, riuscivano a ricomporre ogni verso del testo mediante vocalizzi e soprattutto collaborare nel miscelare perfettamente bassi e acuti. Benché ciascuna parola fuoriuscisse ad un volume tenue e a malapena udibile dal piano superiore, era sufficiente coglierne la premura intrinseca per far sentire la coppietta in completa sintonia, e per farle rivivere le emozioni che quella canzone riusciva sempre a scaturire al termine di una serie così in contrasto con la sua stessa sigla.
Oramai la definivano "la loro canzone", l'unica davvero in grado di riportarle indietro alla prigionia nel Sottosuolo senza ricavarne un pensiero amaro: venivano trasportate invece nel momento in cui si erano conosciute, e nei giorni in cui avevano coltivato un sentimento prima ignorato e poi divenuto parte fondamentale del loro essere.
E in quel pomeriggio prossimo a una festività già speciale di suo, il piccolo coro accompagnato dallo scivolare cadenzato delle dita cerulee sul pianoforte diventò la chiave di un pentagramma totalmente nuovo e inesplorato.
Quando il semplice grattare di una squama o lo sfiorare leggero di una ciocca di capelli si intromisero nel canto ormai ridotto ad un sussurro che aleggiava nell'ingresso, bastò uno sguardo per farle tacere e acconsentire in silenzio al prossimo passo verso un'intimità maggiore. Sebbene i tasti bianchi e neri non arrivarono mai a replicare le strofe finali della canzone poiché abbandonati in una sorda pausa di diversi minuti, la melodia a cui le ragazze ambivano non si era ancora conclusa e stava anzi sussultando nel petto dell'altra, in attesa di una carezza delicata a liberarla dai vestiti e a sfiorarne le corde.
Ascoltarono dunque l'ANIMA dell'amata a turno, come un duo di cantanti che si alternano in modo affiatato e si immergono nelle profondità di significato del loro pezzo; assaporarono le pulsazioni simbolo di vita sotto al palmo della mano o direttamente a contatto con un orecchio, percependo i propri timpani vibrare deliziati e non desiderando alcuna ulteriore emozione specifica della razza umana, la quale peccava di malizia dall'alba dei tempi.
Non una sillaba aveva rotto la quiete della casa. Tuttavia, dopo l'ennesima occhiata colma di affetto, le due innamorate decretarono la fine della loro confidenziale esibizione risistemandosi nella panchetta davanti al pianoforte, sospirando con appagamento ed emettendo brontolii di gioia a labbra serrate.
-Unnie... Tii hii, oh Unnie...- squittì infine Alphys mentre si riabbottonava il suo golfino pesante e la guardava di sottecchi.
-Amore, è stato bellissimo. La tua ANIMA era...- cominciò Undyne, e una volta riparata anche lei nuovamente dal freddo scosse il capo sconfitta e ammise: -...Alphy, non lo so, è semplicemente indescrivibile. Vorrei sapermi spiegare-.
-Non sei solo tu, nemmeno io saprei spiegare bene cosa ho provato. E i-insegno scienze tra le altre cose!-
-Ah! Scienza e matematica non servono a capire l'amore, dipende tutto da noi!-
Quell'esclamazione suggellata da un sorriso a trentadue denti ebbe uno strano effetto sulla Dinozap; non v'era ombra di dubbio che il loro rapporto si fosse intensificato in seguito a un rituale di tale rilevanza, eppure di fatto per comprendere pienamente i poteri e le meraviglie dell'ANIMA sarebbe stato necessario un altro tassello importantissimo, uno che appena le attraversò dispettoso la mente sotto forma di visione onirica le fece colorare di un rosso acceso le guance squamose, inducendola a esitare dinanzi all'amata.
-...Ehy, non volevo sminuire il tuo ruolo alla scuola! Sei fortissima quando insegni, lo so per certo!- si affrettò a chiarire la Spearish, interpretando in maniera errata la sua espressione a occhi sgranati e la coda tozza ferma a mezz'aria.
Sollevò quindi un braccio e iniziò a grattare la sua mano destra con un movimento forte e ripetuto sulla fronte della sua ragazza, lieta nel constatare che il suo strambo metodo per liberarsi dall'imbarazzo aveva anche la capacità di regalare della tenera e schietta serenità al mostro che amava.
-Ahah siamo una bella squadra io e te, tesoro! Ci siamo allenate alla grande per stasera!-
-Ahahah! P-piano!- rise Alphys strizzando gli occhioni.
Le sue tipiche effusioni, quelle che ogni volta riaffermavano il suo passato da guerriera pestifera e irruente, non le avrebbero impedito di sentirsi estasiata nel passare il suo secondo Natale a Pleedothoons Town in sua compagnia, e poco le importava delle inevitabili urla stonate e "Ngahh!!" sguaiati che avrebbero riecheggiato fino a mezzanotte.
L'avrebbe amata sempre e comunque.
-Diamine, che ore sono? Sono in ritardo?- domandò d'un tratto Undyne interrompendo il suo accarezzare sfrenato e puntando l'occhio giallo nella direzione opposta al pianoforte, dritto sulla porta d'ingresso.
La Dinozap la imitò ruotando il muso alle sue spalle e, aldilà dell'apprensione che provò nei confronti di uno degli ospiti che stavano aspettando, le sembrò di ricevere una coltellata in pieno petto al ricordo della telefonata che avevano ricevuto qualche giorno prima.
Il saggio Turblow di nome Gerson aveva vissuto interi secoli a fianco dei suoi simili, finché nel mese di dicembre non era entrato in coma e non si era saputo che aveva perso definitivamente la sua battaglia contro la vecchiaia.
Molti dei suoi conoscenti e sostenitori del suo operato durante la Guerra tra Umani e Mostri erano andati in ospedale per dargli un ultimo saluto, e la Spearish non aveva potuto rinunciare a fare altrettanto: dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori, lui era diventato una delle poche figure di riferimento che l'avevano aiutata a superare un'infanzia tormentata e a crescere in un mondo buio e opprimente, insegnandole cosa volesse davvero dire essere un eroe e convincendola a seguire le sue orme. Asgore aveva comunicato per telefono che Gerson alla fine si era spento, come di regola, dentro alla pratica capsula che i mostri usano affinché venga conservato ogni singolo granello di polvere del morto, e Alphys non poteva dimenticare l'insolita reazione della sua ragazza appena il re aveva chiuso la chiamata.
-...Alphy, è... è morto, è successo.- aveva detto con un tono all'apparenza freddo e distaccato, ma gli innumerevoli tic e gesti inconsulti che si erano manifestati nel giro di una manciata di secondi avevano tradito la sua sofferenza e rattristito senza precedenti la sua amata, la quale si era subito fatta avanti abbracciandola dolcemente.
Trovarla agli antipodi del suo usuale atteggiamento solare e allegro le devastava il suo stesso umore, tuttavia non voleva nemmeno sembrare una sporca egoista che pretendeva battute e sorrisoni in qualunque situazione difficile a ostacolarle il cammino; Undyne aveva l'assoluto diritto di provare malessere e angoscia, alla pari di tutti quei mostri messi sotto pressione da una complicanza o - in questo caso - dalla perdita di una persona cara.
Fintanto che osservava ancora l'entrata della loro abitazione, si chiese addirittura se non avesse commesso un errore nell'accettare di ascoltarle l'ANIMA, e nel dimenticare dunque per alcuni gloriosi istanti il decesso dell'anziana testuggine. Un fatto così grave e doloroso messo in secondo piano dal desiderio di approfondire un amore...
-Mi sento in colpa...-
Non aveva previsto di dare voce ai suoi pensieri con quel bisbiglio leggero, e la Dinozap sobbalzò sulla panchetta imbottita del pianoforte sbattendo le palpebre in rapida successione, estremamente mortificata da quanto si era lasciata sfuggire.
La frase che udì pronunciare dalla sua ragazza però le scatenò un altro tipo di palpitazione.
-Non devi, Alphy. Gerson ha vissuto tanto, e ha avuto almeno la fortuna di rivedere la Superficie dopo anni e anni. Dobbiamo continuare a vivere la nostra vita anche per lui, lui non vorrebbe vederci tristi, non a Natale.- le spiegò girando un poco la testa, di modo che la benda nera indossata sul lato sinistro non fosse l'unico elemento del volto che Alphys potesse scrutare.
Quella la fissò meditabonda, credendo per un attimo che Undyne le avesse letto nella mente e risposto di conseguenza.
Non ne comprese la ragione, ma ora come ora non riuscì a ritenerlo un concetto astratto o irrealizzabile, lo considerò anzi coerente con ciò che avevano condiviso in un tradizionale momento di affettuosità tra mostri. Che avesse appreso di un fatto simile da qualche parte...?
Le parve quasi di raggiungere una soluzione celata negli spazi più vuoti e oscuri del suo inconscio, poi rinunciò nell'impresa e si rilassò espirando a fondo dalle narici e dandosi della sciocca, stavolta evitando di esprimersi a parole.
Per questi giorni di festa avrebbe rinviato le sue preoccupazioni a una data futura; adesso aveva l'immensa fortuna di poter trascorrere le vacanze natalizie in un tripudio di allegria insieme alla sua innamorata, e non soltanto.
Ogni cosa a suo tempo.


-Mamma, io...-
-No, Frisk. Resta qui, e fai la brava con le tue zie.-
La Pyroat consegnò nelle mani della bambina il suo prezioso vasetto di plastica che aveva fino a quel momento protetto dalle intemperie dentro al suo giaccone di lana, dopodiché si strinse al suddetto abito e avvicinò i piedi in balia del gelo l'uno all'altro soffocando un sospiro.
Toriel apparteneva a una delle molte specie di mostri abituate a non indossare scarpe o calzini, persino nella stagione caratterizzata dalle temperature più rigide e ostili dell'anno: il pelo che si arruffò come meccanismo di difesa era il segnale che il freddo era pungente, tuttavia per natura non riteneva affatto complicato sopportare il disagio che le procurava, e che a conti fatti non era neanche lontanamente paragonabile all'amarezza dalla quale fu investita quando prese atto dell'infelicità di Frisk.
La piccola umana aveva implorato di partecipare al funerale di Gerson insieme ai genitori, aveva proposto di spargere lei stessa le sue polveri nella periferia di Pleedothoons Town, proprio nel luogo dove l'ondata di mostri fresca dalla liberazione dal Sottosuolo aveva fatto la sua pacifica irruzione nella città. La premura che dimostrava verso tutte le creature provviste di magia che aveva conosciuto era encomiabile, e non passava un singolo giorno in cui non si faceva in quattro per aiutare quelli che considerava essere i suoi migliori amici, nessuno escluso.
Agli occhi della madre però lei rimaneva una bambina, e nonostante la sua evidente forza d'ANIMA non avrebbe mai accettato di sottoporla a un peso simile, soprattutto non all'addio definitivo di un defunto.
Ma il profondo amore che nutriva per la figlia non le impedì di provare una pena incommensurabile nel vederla palesemente abbattuta dal torto che aveva creduto di aver subito, e la madre si chinò dunque sul tappetino dell'ingresso avvolgendo le sue grandi braccia attorno al corpicino di Frisk, accarezzandole poi i capelli scuri che portava sempre tagliati a caschetto.
-Mi dispiace... Voglio solo che tu passi un buon Natale. Quello che è successo era inevitabile, non è colpa di nessuno. Sii forte e stai serena anche per me, almeno in questi giorni di festa. Ti voglio bene, tesoro.-
Quella tirò su col naso mentre Toriel si rialzava da terra e congedava con un mesto "Buon Natale" le due ragazze ferme all'ingresso e il piccolo Tipetok, anche lui desideroso di sollevare il morale alla sua amica tramite delle braccia che purtroppo non aveva.
Appena la Pyroat fu inghiottita dalla buia nebbia invernale e la porta si chiuse coprendo definitivamente la sua figura, il mostro viverna dalle squame dorate si rivolse alla bambina accennando un sorriso: -...Yo, Frisk, non essere triste. Anche a me dispiace per il nonnino Gerson, però magari potrà raggiungere il paradiso!-
Attirò così il suo sguardo avvilito e contrassegnato da degli occhi lucidi e strizzati, quest'ultimo oltre che un'abitudine forse un espediente per cacciare indietro le lacrime, e fu sollevato nel coglierne un guizzo di curiosità.
-Sì, purtroppo tu non eri lì, ma... Alphys Dinozap ci ha fatto una lezione particolare in classe nostra quando si è saputo di Gerson.- continuò Tipetok scoprendo i dentoni e facendo un cenno alla maestra lì presente, e il movimento rapido del capo che eseguì cosicché potesse girarsi nella sua direzione lo portò a ondeggiare sul posto, stordito.
Capitava sovente che si dimenticasse di essere un Tynern, una specie di mostro molto delicata e destinata a personificare, suo malgrado, una viverna dalle qualità del tutto contrastanti rispetto alla classica creatura grande e poderosa raffigurata nei miti degli umani.
Chiuse le palpebre e le riaprì, le sue occhiaie dal colore marroncino a dargli un aspetto più buffo del solito, e fece desistere quel paio di braccia tese in avanti preoccupate con una lieve scrollata e un secondo sorriso.
-...Urf! Dicevo, yo, ci ha spiegato tutte le teorie sull'aldilà, che cosa credevano i nostri grandi antenati a proposito della morte di noi mostri, e tutto quello che sarebbe potuto succedere dopo!-
Si rese conto che le sue parole avevano decisamente catturato la sua attenzione, e la vide subito spostare con interesse gli occhietti sulla zia Dinozap, supponendo che le stesse per chiedere qualche informazione aggiuntiva sulla lezione.
A dire il vero sognava da tempo di poter frequentare la stessa classe dell'amica e condividere in sua compagnia un'intera vita scolastica, e neppure l'apprezzamento della sua fastidiosa sorellina l'avrebbe reso così felice; ciononostante, seppur con i miglioramenti avvenuti a favore dei mostri, Tipetok sapeva bene che non erano ancora abbastanza per permettere a due bambini come loro di studiare assieme, o nella medesima struttura.
Adesso in ogni caso era soddisfatto all'idea di averla tirata su o - perlomeno - di averle rimosso dalla mente quegli spiacevoli pensieri carichi di desolazione che la tormentavano, ed era bizzarro pensare che l'argomento detentore di tale traguardo fosse vicinissimo al problema di partenza. Persino di fronte a una simile difficoltà, gli esseri umani non apparivano fragili né insicuri, ma vantavano anzi di un'ANIMA dalle virtù straordinarie.
Si limitò a fissare l'ospite di quella vermiglia che aveva davanti, stregato.
Frisk non notò le gote arrossate di Tipetok poiché ormai si era voltata indietro verso la ex-scienziata, accorgendosi troppo tardi che in questo modo aveva esposto Flowey al mostro meno indicato e avvertendo quindi un brivido percorrerle la schiena.
-Frisk, q-quel... fiore nel vaso...?- domandò Alphys evidenziando un'incertezza quasi spaventosa alle orecchie della nipotina acquisita.
-A-ah...! Questo è... un mostro molto raro, si chiama Floweet.-
La risposta vaga e inconsistente che le uscì dalle labbra non era altro che la spiegazione ripetuta a nastro a chi la interpellava sul già citato fiore, e la bambina ringraziò il cielo che in quell'istante il suo atipico fratello stesse dormendo con la corolla chiusa.
-Alphy, è lo stesso delle assemblee, non ti ricordi?- si intromise Undyne posando una mano palmata sulla cresta della sua ragazza e grattandone giocosa le squame.
-U-uh, in quei giorni stavo pensando ad a-altro, si vede che non l'avevo notato.- fece la Dinozap, e dalla sua espressione intenerita era palese che avesse completamente accantonato il tremore all'ANIMA provato alla vista di Flowey, nonché che stesse adorando oltremodo l'approccio birbone della sua amata nel darle della tontolona.
Assistere a quella scena portò l'umana a distendere le labbra in un ampio sorriso, e d'improvviso il ricordo del funerale di Gerson evaporò lontano dalla sua memoria, rendendo le feste natalizie l'unica piccola tappa dell'anno davvero necessaria per la sua crescita e felicità.
Il passo successivo, era comprenderlo.
-Forza marmocchi, passerete una bella vigilia con noi! Tra poco ceniamo e dopo si parte con le canzoni di Natale!-

***

Dopo il trambusto protratto oltre lo scoccare effettivo della prima ora del 25 dicembre, solo il picchiettare degli artiglietti di Alphys sulla tastiera del computer - e il rumore dello stesso - stavano violando la pace della notte.
Undyne intanto aveva indossato il suo pigiama pesante e si era allontanata dall'armadio della loro camera stringendo tra le mani un qualcosa di cartaceo, ed era seduta da diversi minuti al centro del letto a due piazze che adesso condivideva con la sua ragazza, l'occhio sano che la fissava intensamente.
Alla fine la Dinozap inviò un ultimo messaggio di auguri a Mettaton, anch'egli nel bel mezzo della fase post-festeggiamenti insieme all'amato cugino e in procinto di andare a dormire, poi chiuse la chat e rimase a contemplare lo schermo riflettendo su quanto l'amico le aveva appena detto.
-Alphy, tutto a posto?- azzardò la Spearish trattenendo uno sbadiglio, guardandosi bene dal non usare un tono di voce che potesse svegliare i giovani ospiti che riposavano nella stanza accanto.
-Oh? Sì, tutto a posto. Mettaton è solo un po' p-preoccupato.- ammise perplessa, e il suo sguardo dapprima perso nel vuoto individuò alla sua destra la figura alta e snella della sua compagna che si distingueva a fatica tra le tenebre.
-Non aveva saltato la visita, vero? Sta bene?-
L'interlocutrice ruotò sulla sedia girevole per posizionarsi di fronte alla Spearish, e la sagoma di quest'ultima diventò visibile nella sua interezza quando la lampada sul comodino adiacente alla scrivania fu accesa da un suo braccio muscoloso.
-Sta bene, sì. Lo avevo lucidato la scorsa settimana, mentre tu eri in centrale.- la rassicurò, esprimendo il suo essere calma e tranquilla con la totale assenza di balbettii o scatti nervosi.
Era passato più di un anno dal grave incidente che aveva quasi portato il Bloonket robotico alla morte, e da allora lui e Alphys si erano messi d'accordo nel vedersi regolarmente così da non rischiare il sopraggiungere di altri malanni pericolosissimi; le scadenze pianificate una ad una in maniera minuziosa erano sempre state rispettate, e i dubbi di Mettaton non riguardavano affatto la propria salute.
L'interrogativo di Undyne fu chiarito dall'ennesimo mormorio del mostro dinosauro: -Beh, sai che hanno festeggiato il Natale con Papyrus e Sans, no? Dice che Sans era un po' strano, tutto qui. E, uhm... anche Mettaton sembra meno propenso a u-usare Internet dopo... q-quel fatto-.
Se possibile, il volto dell'altra si rabbuiò come la notte senza stelle che stava ora sorvegliando la cittadina dove vivevano.
Non avrebbe dimenticato facilmente le parole dell'umano spregevole che le aveva aggredite sul viale alberato di periferia vicino alla casa di Mettaton, ecco perché da quel giorno avevano deciso di non frequentare troppo spesso i social sia dei mostri che degli umani, o comunque in generale di postare messaggi accessibili a tutti riguardanti la loro vita privata.
Adesso il Bloonket sembrava aver abbracciato la stessa filosofia in segno di riguardo verso la sua migliore amica, e la Spearish gli era grata per questo.
-Quel bastardo lo butterei in cella all'istante se riuscissi ad avere i suoi dati. Lui e i suoi sgherretti.- ringhiò al ricordo indelebile dell'imboscata subita l'anno precedente.
-L-lo so, Unnie.- annuì sconsolata la Dinozap.
Era consapevole di quanto l'amata si fosse impegnata nel cercare di risalire all'identità dell'uomo, e quanto desiderasse dimostrare le sue abilità ai superiori della centrale che ancora le affibbiavano compiti umilianti.
Cesseranno mai gli umani di prevaricare così nei nostri confronti?
-Ngah, dai non pensiamoci, vieni qui Alphy. Volevo... mostrarti delle cose.-
Quella ondeggiò la coda immediatamente rinfrancata. Spense il computer che possedeva da circa un decennio con un entusiasmo sorprendente, poi si congiunse alla sua ragazza sistemandosi sopra il lenzuolo del letto, e appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Aspetta, prima volevo chiederti, che ti ha detto stasera Frisk mentre suonavo?- domandò curiosa, e le stampò un bacio sulla cresta fintanto che la avvicinava a sé.
-Mi ha chiesto se avevo degli appunti sulla lezione di cui le ha parlato Tipetok, le ho dato direttamente il nome del libro di testo!- rise chiudendo gli occhioni, affaticata dalla giornata intensa appena trascorsa.
-Ehy piccola, non ti addormentare, eh! Hai voglia di vedere una cosa per dieci minuti? Poi andiamo a letto.- insistette Undyne.
Ricevette un divertito e assonnato "Mh-mhh" come risposta, perciò afferrò i fogli appoggiati sul piumone e fece un respiro profondo.
-...Oggi ci siamo avvicinate ancora di più l'una all'altra. Ascoltare la tua ANIMA è stato incredibile, non avrei mai pensato di provare niente del genere. Alphy, sento che il nostro legame ora è solidissimo, per questo non voglio avere più alcun segreto con te, e desidero davvero che tu legga questi disastri di lettere che avevo scritto.-
Alphys sbatté le ciglia stupita, chiedendosi se la Spearish si fosse preparata il discorso in anticipo; qualsiasi spiegazione tuttavia non le avrebbe suscitato alcun interesse, poiché comprese che quelle tenere frasi, quel tono fievole ma armonioso... Sentiva davvero che ogni peculiare sfumatura dell'atteggiamento che le stava riservando arrivasse dritta dalla sua ANIMA, e il quesito che si era posta perdurò nella sua testa a stento una frazione di secondo.
Si ritrovò a toccare con le dita un cumulo di fogli e bustine di carta che vennero deposti sulle sue manine gialle, e la Dinozap alternò quindi il suo sguardo non più vacuo dalla stanchezza prima su di essi, poi sulla sua ragazza, sorpresa.
L'espressione che vide abbellirle il volto solcato dalle cicatrici era dolce e serena, e percepì lieta il suo tocco gentile sulla schiena ingobbita mentre continuava a sussurrare: -Sono le lettere che avevo scritto per farti capire cosa provavo per te, quelle che ho scartato, e che non ho mai avuto il coraggio di darti... La più vecchia sarà più di due anni che la tengo. In realtà pensavo di averle buttate, ma durante il trasloco le ho ritrovate e... beh, sono contenta di averle tenute. Ti prego, leggine qualcuna-.
Ammaliata dall'opportunità che le era stata data, quella assecondò la sua richiesta fiondandosi su una lettera mezza spezzettata che si trovava in cima al mucchio, e ben presto scoprì che non riusciva a sottrarsi al suo bisogno di leggere ancora e ancora sui sentimenti dell'amata espressi lì nero su bianco.
Si accorse che a differenza dell'unica arrivata a destinazione, queste erano di sicuro sperimentali, semplici, a volte lunghe poche righe e scritte forse giusto per buttare giù delle idee. In molte vi erano correzioni fatte a penna, scarabocchi, piccole pieghe negli angoli e segni evidenti che fossero state appallottolate dalla rabbia.
-Alla fine credo di... aver lasciato le cose più smielate nell'ultima. Non ne potevo più.- la udì concludere avvertendo le sue morbide labbra sfiorarle la fronte.
Dopo il terzo o il quarto bacio che le riscaldò le squame della cresta, Alphys terminò la lettura e si sentì travolgere da un'ondata di emozioni dirompenti, sforzandosi con scarso successo di non commuoversi al punto di piangere o singhiozzare.
Scelse di essere se stessa e di non trattenere le lacrime: avrebbe addirittura tentato di ricambiare la fiducia di cui Undyne aveva dato prova quella notte.
Si spostò goffa dalla sua posizione e scese dal letto per raggiungere uno scatolone solitario posato sotto alla scrivania, e l'altra la osservò frugarci all'interno probabilmente in cerca dell'oggetto giusto, le sue guance paffute che di tanto in tanto si tingevano di rosa.
Ottenne infine ciò che voleva e si accoccolò di nuovo tra le braccia del mostro pesce, porgendole una pila di fogli a righe conservati dentro a delle buste cristal.
-Unnie... voglio m-mostrarti anche io delle cose, queste sono le mie vecchie f-fanfiction. Su t-te, e me.-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Questo e i prossimi due capitoli compongono una tripletta che amo tantissimo ;_; Eeee qui c'è la prima morte. Che per carità, non è sentitissima, ma volevo inserirla. ...Aspe, ho detto prima? Ehhmmm... Comunque! Alphys e Undyne si stanno avvicinando sempre più e questo può farmi solo piacere. So che ad alcuni di voi sarebbe piaciuto leggere nel dettaglio dei loro scleri romantici nella scena finale, beh non temete, ci sarà una sorpresa più avanti! Oh, e per la questione di Undyne poliziotta che non riesce a risalire all'identità dell'uomo: anche questo verrà spiegato, non è un buco di trama! Poi vediamo... ho voluto far vedere che Toriel è comunque una tenerona nella mia testa ahah. Ehh basta, non posso commentare tutto il capitolo anche se è pregno di lore u.u Ringrazio sempre chi sta recensendo, o anche solo leggendo!
Aaaal prossimo capitolo!
  
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