...And so, this is life
Capitolo 8 - L'incanto dell'ANIMA
Tutto
era
iniziato con una musica dalle note dolci e potenti assieme, dal ritmo
preciso ma che allo stesso tempo dava sfogo alla fantasia
più
arcana e faceva volare lontano ricordi vecchi di mesi, anni.
Al suono leggiadro dei fili percossi dal martelletto si erano unite
giusto un paio di voci che, nonostante fossero diversissime fra loro e
dovessero entrambe abbozzare un accento straniero, riuscivano a
ricomporre ogni verso del testo mediante vocalizzi e soprattutto
collaborare nel miscelare perfettamente bassi e acuti.
Benché
ciascuna parola fuoriuscisse ad un volume tenue e a malapena udibile
dal piano superiore, era sufficiente coglierne la premura
intrinseca per far sentire la
coppietta in completa sintonia, e per farle rivivere le emozioni che
quella canzone riusciva sempre a scaturire al termine di una serie
così in contrasto con la sua stessa sigla.
Oramai la definivano "la loro canzone", l'unica davvero in grado di
riportarle indietro alla prigionia nel Sottosuolo senza ricavarne un
pensiero amaro: venivano trasportate invece nel momento in cui si erano
conosciute, e nei giorni in cui avevano coltivato un sentimento prima
ignorato e poi divenuto parte fondamentale del loro essere.
E in quel pomeriggio prossimo a una festività già
speciale di suo, il piccolo coro accompagnato dallo scivolare cadenzato
delle dita cerulee sul pianoforte diventò la chiave di un
pentagramma totalmente nuovo e inesplorato.
Quando il semplice grattare di una squama o lo sfiorare leggero di una
ciocca di capelli si intromisero nel canto ormai ridotto ad un
sussurro che aleggiava nell'ingresso, bastò uno sguardo per
farle tacere e acconsentire in silenzio al prossimo passo verso
un'intimità maggiore. Sebbene i tasti bianchi e neri non
arrivarono mai a replicare le strofe finali della canzone
poiché
abbandonati in una sorda pausa di diversi minuti, la melodia a cui le
ragazze ambivano non si era ancora conclusa e stava anzi sussultando
nel petto dell'altra, in attesa di una carezza delicata a liberarla dai
vestiti e a sfiorarne le corde.
Ascoltarono dunque l'ANIMA dell'amata a turno, come un duo di cantanti
che si alternano in modo affiatato e si immergono nelle
profondità di significato del loro pezzo; assaporarono le
pulsazioni simbolo di vita sotto al palmo della mano o direttamente a
contatto con un orecchio, percependo i propri timpani vibrare deliziati
e non desiderando alcuna ulteriore emozione specifica della razza
umana, la quale peccava di malizia dall'alba dei tempi.
Non una sillaba aveva rotto la quiete della casa. Tuttavia, dopo
l'ennesima occhiata colma di affetto, le due innamorate decretarono la
fine della loro
confidenziale esibizione risistemandosi nella panchetta davanti al
pianoforte, sospirando con appagamento ed emettendo brontolii di gioia
a labbra serrate.
-Unnie... Tii hii, oh Unnie...- squittì infine Alphys mentre
si
riabbottonava il suo golfino pesante e la guardava di sottecchi.
-Amore, è stato bellissimo. La tua ANIMA era...-
cominciò
Undyne, e una volta riparata anche lei nuovamente dal freddo
scosse il capo sconfitta e ammise: -...Alphy, non lo so,
è semplicemente indescrivibile. Vorrei sapermi spiegare-.
-Non sei solo tu, nemmeno io saprei spiegare bene cosa ho provato. E
i-insegno scienze tra le altre cose!-
-Ah! Scienza e matematica non servono a capire l'amore, dipende tutto
da noi!-
Quell'esclamazione suggellata da un sorriso a trentadue denti ebbe uno
strano effetto sulla Dinozap; non v'era ombra di dubbio che il loro
rapporto si fosse intensificato in seguito a un rituale di tale
rilevanza, eppure di fatto per comprendere pienamente i poteri e le
meraviglie dell'ANIMA sarebbe stato necessario un altro tassello
importantissimo, uno che appena le attraversò dispettoso la
mente sotto forma di visione onirica le fece colorare di un rosso
acceso le guance squamose, inducendola a esitare dinanzi all'amata.
-...Ehy, non volevo sminuire il tuo ruolo alla scuola! Sei fortissima
quando insegni, lo so per certo!- si affrettò a chiarire la
Spearish, interpretando in maniera errata la sua espressione a occhi
sgranati e la coda tozza ferma a mezz'aria.
Sollevò quindi un braccio e iniziò a grattare la
sua mano destra con
un movimento forte e ripetuto sulla fronte della sua ragazza, lieta nel
constatare che il suo strambo metodo per liberarsi dall'imbarazzo aveva
anche la capacità di regalare della tenera e schietta
serenità al mostro che amava.
-Ahah siamo una bella squadra io e te, tesoro! Ci siamo allenate alla
grande per stasera!-
-Ahahah! P-piano!- rise Alphys strizzando gli occhioni.
Le sue tipiche effusioni, quelle che ogni volta riaffermavano il suo
passato da guerriera
pestifera e irruente, non le avrebbero impedito di sentirsi estasiata
nel passare il suo secondo Natale a Pleedothoons Town in sua compagnia,
e poco le importava delle inevitabili urla stonate e "Ngahh!!" sguaiati
che avrebbero riecheggiato fino a mezzanotte.
L'avrebbe amata sempre e comunque.
-Diamine, che ore sono? Sono in ritardo?- domandò d'un
tratto
Undyne interrompendo il suo accarezzare sfrenato e puntando l'occhio
giallo nella direzione opposta al pianoforte, dritto sulla porta
d'ingresso.
La Dinozap la imitò ruotando il muso alle sue spalle e,
aldilà dell'apprensione che provò nei confronti
di uno
degli ospiti che stavano aspettando, le sembrò di ricevere
una
coltellata in pieno petto al ricordo della telefonata che avevano
ricevuto qualche giorno prima.
Il saggio Turblow di nome Gerson aveva vissuto interi secoli a fianco
dei
suoi simili, finché nel mese di dicembre non era entrato in
coma
e non si era saputo che aveva perso definitivamente la sua battaglia
contro la vecchiaia.
Molti dei suoi conoscenti e sostenitori del suo operato durante la
Guerra tra Umani e Mostri erano andati in ospedale per dargli un ultimo
saluto, e la Spearish non aveva potuto rinunciare a fare altrettanto:
dopo la prematura scomparsa dei
suoi genitori, lui era diventato una delle poche figure di riferimento
che l'avevano aiutata a superare un'infanzia tormentata e a crescere in
un mondo buio e opprimente, insegnandole cosa volesse davvero
dire essere un eroe e convincendola a seguire le sue orme. Asgore aveva
comunicato per telefono che Gerson alla fine si era spento, come di
regola, dentro alla pratica capsula che i mostri
usano affinché
venga conservato ogni singolo granello di polvere del morto, e Alphys
non poteva dimenticare l'insolita reazione della sua
ragazza appena il re aveva chiuso la chiamata.
-...Alphy, è... è morto, è successo.-
aveva detto
con un tono all'apparenza freddo e distaccato, ma gli innumerevoli tic
e gesti inconsulti che si erano manifestati nel giro di una manciata di
secondi avevano tradito la sua sofferenza e rattristito senza
precedenti la sua amata, la quale si era subito fatta avanti
abbracciandola dolcemente.
Trovarla agli antipodi del suo usuale atteggiamento solare e allegro le
devastava il suo stesso umore, tuttavia non voleva nemmeno sembrare
una sporca egoista che pretendeva battute e sorrisoni in qualunque
situazione difficile a ostacolarle il cammino; Undyne aveva l'assoluto
diritto di provare malessere e angoscia, alla pari di tutti quei mostri
messi sotto pressione da una complicanza o - in questo caso - dalla
perdita di una persona cara.
Fintanto che osservava ancora l'entrata della loro abitazione, si
chiese addirittura se non avesse commesso un errore nell'accettare di
ascoltarle l'ANIMA, e nel dimenticare dunque per alcuni gloriosi
istanti il decesso dell'anziana testuggine. Un fatto così
grave
e doloroso messo in secondo piano dal desiderio di approfondire un
amore...
-Mi sento in colpa...-
Non aveva previsto di dare voce ai suoi pensieri con quel bisbiglio
leggero, e la Dinozap sobbalzò sulla panchetta imbottita del
pianoforte sbattendo le palpebre in rapida successione, estremamente
mortificata da quanto si era lasciata sfuggire.
La frase che udì pronunciare dalla sua ragazza
però le scatenò un altro tipo di palpitazione.
-Non devi, Alphy. Gerson ha vissuto tanto, e ha avuto almeno la fortuna
di rivedere la Superficie dopo anni e anni. Dobbiamo continuare a
vivere la nostra vita anche per lui, lui non vorrebbe vederci tristi,
non a Natale.- le spiegò girando un poco la testa, di modo
che
la benda nera indossata sul lato sinistro non fosse l'unico elemento
del volto che Alphys potesse scrutare.
Quella la fissò meditabonda, credendo per un attimo che
Undyne le avesse letto nella mente e risposto di conseguenza.
Non ne comprese la ragione, ma ora come ora non riuscì a
ritenerlo un concetto astratto o irrealizzabile, lo
considerò
anzi coerente con ciò che avevano condiviso in un
tradizionale
momento di affettuosità tra mostri. Che avesse appreso di un
fatto simile da qualche parte...?
Le parve quasi di raggiungere una soluzione celata negli spazi
più vuoti e oscuri del suo inconscio, poi
rinunciò
nell'impresa e si rilassò espirando a fondo dalle narici e
dandosi della sciocca, stavolta evitando di esprimersi a parole.
Per questi giorni di festa avrebbe rinviato le sue preoccupazioni a una
data futura; adesso aveva l'immensa fortuna di poter trascorrere le
vacanze natalizie in un tripudio di allegria insieme alla sua
innamorata, e non soltanto.
Ogni cosa a suo tempo.
-Mamma, io...-
-No, Frisk. Resta qui, e fai la brava con le tue zie.-
La Pyroat consegnò nelle mani della bambina il suo prezioso
vasetto di plastica che aveva fino a quel momento protetto dalle
intemperie dentro al suo giaccone di lana, dopodiché si
strinse
al suddetto abito e avvicinò i piedi in balia del gelo l'uno
all'altro soffocando un sospiro.
Toriel apparteneva a una delle molte specie di mostri abituate a non
indossare scarpe o calzini, persino nella stagione caratterizzata dalle
temperature più rigide e ostili dell'anno: il pelo che si
arruffò come meccanismo di difesa era il segnale che il
freddo
era pungente, tuttavia per natura non riteneva affatto complicato
sopportare il disagio che le procurava, e che a conti fatti non era
neanche lontanamente paragonabile all'amarezza dalla quale fu investita
quando prese atto dell'infelicità di Frisk.
La piccola umana aveva implorato di partecipare al funerale di Gerson
insieme ai genitori, aveva proposto di spargere lei stessa
le sue polveri nella periferia di Pleedothoons Town, proprio nel luogo
dove l'ondata di mostri fresca dalla liberazione dal Sottosuolo aveva
fatto la sua pacifica irruzione nella città. La premura che
dimostrava verso tutte le creature provviste di magia
che aveva conosciuto era encomiabile, e non passava un singolo giorno
in cui non si faceva in quattro per aiutare quelli che considerava
essere i
suoi migliori amici, nessuno escluso.
Agli occhi della madre però lei rimaneva una bambina, e
nonostante la sua evidente forza d'ANIMA non avrebbe mai accettato di
sottoporla a un peso simile, soprattutto non all'addio definitivo di un
defunto.
Ma il profondo amore che nutriva per la figlia non le
impedì di provare una pena incommensurabile nel vederla
palesemente abbattuta dal torto che aveva creduto di aver subito, e la
madre si chinò dunque sul tappetino dell'ingresso avvolgendo
le
sue grandi braccia attorno al corpicino di
Frisk, accarezzandole poi i
capelli scuri che portava sempre tagliati a caschetto.
-Mi dispiace... Voglio solo che tu passi un buon Natale. Quello che
è successo era inevitabile, non è colpa di
nessuno. Sii
forte e stai serena anche per me, almeno in questi giorni di festa. Ti
voglio
bene, tesoro.-
Quella tirò su col naso mentre Toriel si rialzava da terra e
congedava con un mesto "Buon Natale" le due ragazze ferme all'ingresso
e il piccolo Tipetok, anche lui desideroso di sollevare il morale alla
sua amica tramite delle braccia che purtroppo non aveva.
Appena la Pyroat fu inghiottita dalla buia nebbia invernale e la porta
si chiuse coprendo definitivamente la sua figura, il mostro viverna
dalle squame dorate si rivolse alla bambina accennando un sorriso:
-...Yo, Frisk, non essere triste. Anche a me dispiace per il nonnino
Gerson, però magari potrà raggiungere il
paradiso!-
Attirò così il suo sguardo avvilito e
contrassegnato da
degli occhi lucidi e strizzati, quest'ultimo oltre che un'abitudine
forse un espediente per cacciare indietro le lacrime, e fu sollevato
nel coglierne un guizzo di curiosità.
-Sì, purtroppo tu non eri lì, ma... Alphys
Dinozap ci ha
fatto una lezione particolare in classe nostra quando si è
saputo di Gerson.- continuò Tipetok scoprendo i dentoni e
facendo un cenno alla maestra lì presente, e il movimento
rapido
del capo che eseguì cosicché potesse girarsi
nella sua
direzione lo portò a ondeggiare sul posto, stordito.
Capitava sovente che si dimenticasse di essere un Tynern, una specie di
mostro molto delicata e destinata a personificare, suo malgrado, una
viverna dalle
qualità del tutto contrastanti rispetto alla classica
creatura
grande e poderosa raffigurata nei miti degli umani.
Chiuse le palpebre e le riaprì, le sue occhiaie dal colore
marroncino a dargli un aspetto più buffo del solito, e fece
desistere quel paio di braccia tese in avanti preoccupate con una lieve
scrollata e un secondo sorriso.
-...Urf! Dicevo, yo, ci ha spiegato tutte le teorie
sull'aldilà,
che cosa credevano i nostri grandi antenati a proposito della morte di
noi mostri, e tutto quello che sarebbe potuto succedere dopo!-
Si rese conto che le sue parole avevano decisamente
catturato la sua attenzione, e la vide subito spostare con interesse
gli occhietti
sulla zia Dinozap, supponendo che le stesse per chiedere
qualche informazione aggiuntiva sulla lezione.
A dire il vero sognava da tempo di poter frequentare la stessa classe
dell'amica e condividere in sua compagnia un'intera vita scolastica, e
neppure l'apprezzamento della sua fastidiosa sorellina l'avrebbe reso
così felice; ciononostante, seppur con i miglioramenti
avvenuti
a favore dei mostri, Tipetok sapeva bene che non erano ancora
abbastanza per
permettere a due bambini come loro di studiare assieme, o nella
medesima struttura.
Adesso in ogni caso era soddisfatto all'idea di averla tirata su o
- perlomeno - di averle rimosso dalla mente quegli spiacevoli
pensieri carichi di desolazione che la tormentavano,
ed era bizzarro pensare che l'argomento detentore di tale
traguardo fosse vicinissimo al problema di partenza. Persino di fronte
a una simile difficoltà, gli esseri umani non apparivano
fragili
né insicuri, ma vantavano anzi di un'ANIMA dalle
virtù
straordinarie.
Si limitò a fissare l'ospite di quella vermiglia che aveva
davanti, stregato.
Frisk non notò le gote arrossate di Tipetok
poiché ormai
si era voltata indietro verso la ex-scienziata, accorgendosi troppo
tardi che in questo modo aveva esposto Flowey al mostro meno indicato e
avvertendo quindi un brivido percorrerle la schiena.
-Frisk, q-quel... fiore nel vaso...?- domandò Alphys
evidenziando un'incertezza quasi spaventosa alle orecchie della
nipotina acquisita.
-A-ah...! Questo è... un mostro molto raro, si chiama
Floweet.-
La risposta vaga e inconsistente che le uscì dalle labbra
non
era altro che la spiegazione ripetuta a nastro a chi la
interpellava sul già citato fiore, e la bambina
ringraziò il
cielo
che in quell'istante il suo atipico fratello stesse dormendo con la
corolla chiusa.
-Alphy, è lo stesso delle assemblee, non ti ricordi?- si
intromise Undyne posando una mano palmata sulla cresta della sua
ragazza e grattandone giocosa le squame.
-U-uh, in quei giorni stavo pensando ad a-altro, si vede che non
l'avevo notato.- fece la Dinozap, e dalla sua espressione
intenerita era palese che avesse completamente accantonato il
tremore all'ANIMA provato alla vista di Flowey, nonché che
stesse adorando oltremodo l'approccio birbone della sua amata
nel
darle della
tontolona.
Assistere a quella scena portò l'umana a distendere le
labbra in
un ampio sorriso, e d'improvviso il ricordo del funerale di Gerson
evaporò lontano dalla sua memoria, rendendo le feste
natalizie
l'unica piccola tappa dell'anno davvero necessaria per la sua crescita
e felicità.
Il passo successivo, era comprenderlo.
-Forza marmocchi, passerete una bella vigilia con noi! Tra poco ceniamo
e dopo si parte con le canzoni di Natale!-
***
Dopo il trambusto protratto oltre lo scoccare effettivo della prima ora
del 25 dicembre, solo il picchiettare degli artiglietti di Alphys sulla
tastiera del computer - e il rumore dello stesso - stavano violando la
pace della notte.
Undyne intanto aveva indossato il suo pigiama pesante e si era
allontanata dall'armadio della loro camera stringendo tra le mani un
qualcosa di cartaceo, ed era seduta da
diversi minuti al centro del letto a due piazze che adesso condivideva
con la sua ragazza, l'occhio sano che la fissava intensamente.
Alla fine la Dinozap inviò un ultimo messaggio di auguri a
Mettaton, anch'egli nel bel mezzo della fase post-festeggiamenti
insieme all'amato cugino e in procinto di andare a dormire, poi chiuse
la chat e rimase a contemplare lo schermo riflettendo su quanto l'amico
le aveva appena detto.
-Alphy, tutto a posto?- azzardò la Spearish trattenendo uno
sbadiglio, guardandosi bene dal non usare un tono di voce che potesse
svegliare i giovani ospiti che riposavano nella stanza accanto.
-Oh? Sì, tutto a posto. Mettaton è solo un po'
p-preoccupato.- ammise perplessa, e il suo sguardo dapprima perso nel
vuoto individuò alla sua destra la figura alta e snella
della sua compagna che si distingueva a fatica tra le tenebre.
-Non aveva saltato la visita, vero? Sta bene?-
L'interlocutrice ruotò sulla sedia girevole per posizionarsi
di fronte alla Spearish, e la sagoma di quest'ultima diventò
visibile nella sua interezza quando la lampada sul comodino adiacente
alla scrivania fu accesa da un suo braccio muscoloso.
-Sta bene, sì. Lo avevo lucidato la scorsa settimana, mentre
tu eri in centrale.- la rassicurò, esprimendo il suo essere
calma e tranquilla con la totale assenza di balbettii o scatti nervosi.
Era passato più di un anno dal grave incidente che aveva
quasi portato il
Bloonket robotico alla morte, e da allora
lui e Alphys si erano messi d'accordo nel vedersi regolarmente
così da
non rischiare il sopraggiungere di altri malanni pericolosissimi; le
scadenze pianificate una ad una in maniera minuziosa erano sempre state
rispettate, e i dubbi di Mettaton non riguardavano affatto la propria
salute.
L'interrogativo di Undyne fu chiarito dall'ennesimo mormorio del mostro
dinosauro: -Beh, sai che hanno festeggiato il Natale con Papyrus e
Sans, no? Dice che Sans era un po' strano, tutto qui. E, uhm... anche
Mettaton sembra meno propenso a u-usare Internet dopo... q-quel fatto-.
Se possibile, il volto dell'altra si rabbuiò come la notte
senza stelle che stava ora sorvegliando la cittadina dove vivevano.
Non avrebbe dimenticato facilmente le parole dell'umano spregevole che
le aveva aggredite sul viale alberato di periferia vicino alla casa di
Mettaton,
ecco perché da quel giorno avevano deciso di non frequentare
troppo spesso i social sia dei mostri che degli umani, o comunque in
generale di postare messaggi accessibili a tutti riguardanti la loro
vita
privata.
Adesso il Bloonket sembrava aver abbracciato la stessa filosofia in
segno di riguardo verso la sua migliore amica, e la Spearish gli era
grata per questo.
-Quel bastardo lo butterei in cella all'istante se riuscissi ad avere i
suoi dati. Lui e i suoi sgherretti.- ringhiò al ricordo
indelebile dell'imboscata subita l'anno precedente.
-L-lo so, Unnie.- annuì sconsolata la Dinozap.
Era consapevole di quanto l'amata si fosse impegnata nel cercare di
risalire all'identità dell'uomo, e quanto desiderasse
dimostrare
le sue abilità ai superiori della centrale che
ancora le affibbiavano
compiti umilianti.
Cesseranno mai gli umani
di prevaricare così nei nostri confronti?
-Ngah, dai non pensiamoci, vieni qui Alphy. Volevo... mostrarti delle
cose.-
Quella ondeggiò la coda immediatamente rinfrancata. Spense
il
computer che possedeva da circa un decennio con un entusiasmo
sorprendente, poi si congiunse alla sua ragazza sistemandosi sopra il
lenzuolo del letto, e appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Aspetta, prima volevo chiederti, che ti ha detto stasera Frisk mentre
suonavo?- domandò curiosa, e le stampò un bacio
sulla cresta fintanto che la avvicinava a sé.
-Mi ha chiesto se avevo degli appunti sulla lezione di cui le ha
parlato Tipetok, le ho dato direttamente il nome del libro di testo!-
rise chiudendo gli occhioni, affaticata dalla giornata intensa appena
trascorsa.
-Ehy piccola, non ti addormentare, eh! Hai voglia di vedere una cosa
per dieci minuti? Poi andiamo a letto.- insistette Undyne.
Ricevette un divertito e assonnato "Mh-mhh" come risposta,
perciò afferrò i fogli appoggiati sul piumone e
fece un
respiro profondo.
-...Oggi ci siamo avvicinate ancora di più l'una all'altra.
Ascoltare la tua ANIMA è stato incredibile, non avrei mai
pensato di provare niente del genere. Alphy, sento che il nostro legame
ora è solidissimo, per questo non voglio avere
più alcun
segreto con te, e desidero davvero che tu legga questi disastri di
lettere che avevo scritto.-
Alphys sbatté le ciglia stupita, chiedendosi se la Spearish
si
fosse preparata il discorso in anticipo; qualsiasi spiegazione tuttavia
non le avrebbe suscitato alcun interesse, poiché comprese
che
quelle tenere frasi, quel tono fievole ma armonioso... Sentiva davvero
che ogni peculiare sfumatura dell'atteggiamento che le stava riservando
arrivasse dritta dalla
sua ANIMA, e il quesito che si era posta perdurò nella sua
testa
a stento una frazione di secondo.
Si ritrovò a toccare con le dita un cumulo di fogli e
bustine di
carta che vennero deposti sulle sue manine gialle, e la Dinozap
alternò
quindi il
suo sguardo non più vacuo dalla stanchezza prima su di essi,
poi
sulla sua ragazza, sorpresa.
L'espressione che vide abbellirle il volto solcato dalle cicatrici era
dolce e serena, e percepì lieta il suo tocco
gentile sulla schiena ingobbita mentre continuava a sussurrare: -Sono
le lettere
che avevo scritto per farti capire cosa provavo per te, quelle che ho
scartato, e che non ho mai avuto il coraggio di darti... La
più vecchia sarà più di due
anni che la tengo. In realtà pensavo di averle buttate, ma
durante il trasloco le ho ritrovate e... beh, sono contenta di averle
tenute. Ti prego, leggine qualcuna-.
Ammaliata dall'opportunità che le era stata data, quella
assecondò la sua richiesta fiondandosi su una
lettera
mezza spezzettata che si trovava in cima al mucchio, e ben presto
scoprì che non riusciva a sottrarsi al suo bisogno di
leggere
ancora e ancora sui sentimenti dell'amata espressi lì nero
su
bianco.
Si accorse che a differenza dell'unica arrivata a destinazione, queste
erano di sicuro sperimentali, semplici, a volte lunghe poche righe e
scritte forse giusto per buttare giù delle idee. In molte vi
erano correzioni fatte a penna, scarabocchi, piccole pieghe negli
angoli e segni evidenti che fossero state appallottolate dalla rabbia.
-Alla fine credo di... aver lasciato le cose più smielate
nell'ultima. Non ne potevo più.- la udì
concludere
avvertendo le sue morbide labbra sfiorarle la fronte.
Dopo il terzo o il quarto bacio che le riscaldò le squame
della cresta, Alphys terminò la lettura e si
sentì
travolgere da un'ondata di emozioni dirompenti, sforzandosi con scarso
successo di non commuoversi al punto di piangere o singhiozzare.
Scelse di essere se stessa e di non trattenere le lacrime: avrebbe
addirittura tentato di ricambiare la fiducia di cui Undyne aveva dato
prova quella
notte.
Si spostò goffa dalla sua posizione e scese dal letto per
raggiungere uno scatolone solitario posato sotto alla scrivania, e
l'altra la osservò frugarci all'interno probabilmente in
cerca
dell'oggetto giusto, le sue guance paffute che di tanto in tanto si
tingevano di rosa.
Ottenne infine ciò che voleva e si accoccolò di
nuovo tra
le braccia del mostro pesce, porgendole una pila di fogli a righe
conservati dentro a delle buste cristal.
-Unnie... voglio m-mostrarti anche io delle cose, queste sono le mie
vecchie f-fanfiction. Su t-te, e me.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Questo e i prossimi due capitoli compongono una tripletta che amo tantissimo ;_; Eeee qui c'è la prima morte. Che per carità, non è sentitissima, ma volevo inserirla. ...Aspe, ho detto prima? Ehhmmm... Comunque! Alphys e Undyne si stanno avvicinando sempre più e questo può farmi solo piacere. So che ad alcuni di voi sarebbe piaciuto leggere nel dettaglio dei loro scleri romantici nella scena finale, beh non temete, ci sarà una sorpresa più avanti! Oh, e per la questione di Undyne poliziotta che non riesce a risalire all'identità dell'uomo: anche questo verrà spiegato, non è un buco di trama! Poi vediamo... ho voluto far vedere che Toriel è comunque una tenerona nella mia testa ahah. Ehh basta, non posso commentare tutto il capitolo anche se è pregno di lore u.u Ringrazio sempre chi sta recensendo, o anche solo leggendo!
Aaaal prossimo capitolo!