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Autore: ROSA66    08/03/2021    3 recensioni
Prima classificata al contest “Sing A(ngst) Song!” indetto da kiddoB sul forum di Efp.
Dal testo :
Ginny guardava il mare, ma non lo vedeva. Davanti a sé un’immagine, una sola: il volto dell’uomo che amava. La fissava, Harry, senza proferire parola, le iridi verdi velate dal rimpianto per quello che avrebbe potuto essere.
Se solo lui avesse voluto.
Una Ginny indomita e coraggiosa, costretta a separarsi da Harry che deve seguire il proprio destino.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Con troppo sangue nel cuore

 
 
Io so lo sai
immaginare come un cieco
e poi inciampare
in due parole
a che serve poi parlare
per spiegare e intanto, intanto noi
corriamo sopra un filo, una stagione,
un'inquietudine sottile.
                                                                      “ Non è l’amore che va via”- Vinicio Capossela
 
Ginny amava il mare. Da quando, ancora bambina, aveva visto per la prima volta quella distesa sconfinata d’acqua e sale lambire la costa di Villa Conchiglia, in Cornovaglia, ne era rimasta genuinamente conquistata mentre il suo sguardo si perdeva in lontananza immaginando creature fantastiche e mondi misteriosi.
Passava giorni interi a guardare estasiata le infinite sfumature di colore, dall’azzurro al blu cobalto, dal verde al grigio scuro, che sembravano rispecchiare i suoi stati d’animo nelle diverse fasi della sua vita, mentre con le dita tracciava sulla sabbia strani segni fingendo fossero misteriose rune antiche.
Amava il mare Ginny, perché in qualche modo lo vedeva simile a  lei, selvaggio e dolce, seducente e materno, distesa dormiente di calma infinita o tempesta perfetta che sfida il cielo.
Amava la schiuma bianca dei cavalloni che si infrangono sugli scogli ma, soprattutto, perdersi in quell’infinito dove riusciva a obliare mente e cuore.
 
Ginny guardava il mare, ma non lo vedeva. Davanti a sé un’immagine, una sola: il volto dell’uomo che amava. La fissava, Harry, senza proferire parola, le iridi verdi velate dal rimpianto per quello che avrebbe potuto essere.
Se solo lui avesse voluto.
Un lieve tremore mosse le labbra del ragazzo, quasi una preghiera appena accennata, una silenziosa richiesta di perdono, il respiro a un soffio da quello di lei.
Ginny, invece, era immobile, lo sguardo perso verso l’orizzonte e dentro quella calma rassegnazione di fronte a un destino non scelto.
Sicuramente non da lei.
Il ragazzo che il Fato aveva designato come il Prescelto, come colui che avrebbe sconfitto il più potente Mago Oscuro di tutti i tempi, la lasciava nuovamente, ma non certo per un’altra donna.
Se fosse stato così, Ginny avrebbe combattuto con le unghie e coi denti pur di tenersi il suo uomo, non sarebbe certamente rimasta a guardare. Avrebbe usato tutte le armi a sua disposizione per tenerselo stretto, anche a costo di usare una Maledizione senza Perdono.
Beh, quella forse no ma, da indomita guerriera qual’era, avrebbe lottato per lui, con qualsiasi mezzo.
Ma non c’era un’altra donna, Ginny lo sapeva bene.
Perché l’unico rivale che aveva era solo il senso del dovere che lo avrebbe portato, stavolta, ad andare alla ricerca di quei brandelli dell’anima di Voldemort che, una volta distrutti, avrebbero reso possibile la sconfitta definitiva del Male.
Era una ricerca folle e suicida, la pesante eredità di Silente che Harry aveva accettato senza riserve, pienamente consapevole del proprio destino.
 
Ginny era crollata, sconfitta di fronte all’ineluttabilità di quella sorte avversa che stava allontanando il suo uomo, forse per sempre.
Sconfitta, sì, ma domata mai.
Quella sera Ginny aveva la calma apparente del mare, silenzioso a volte, ma sempre in continuo movimento, mai uguale a sé stesso, alla perenne ricerca dell’attimo perfetto che perfetto non è mai.
Dentro di lei la distesa oceanica dei suoi sentimenti, il cuore un continuo ribollire d’amore e strazio, con troppo sangue e troppo dolore che sentiva quasi imploderle nel petto.
Ginny amava il mare. Quella piccola spiaggia su cui l’estate precedente aveva fatto l’amore con Harry per la prima volta, stretti sul bagnasciuga, gemiti e sospiri confusi tra la risacca, i rossi capelli sulla sabbia bagnata, umidi d’acqua e sale, bagliori di luce a invaderle la mente.
E le parole che si erano detti, dopo l’amore, quella richiesta di lei di una vita normale, una casa, una famiglia, dei bambini, persa tra la schiuma bianca delle onde.
Aveva provato a porgergli quella medesima domanda il giorno seguente e nei giorni successivi, fino a poco tempo prima, cercando una risposta da quel ragazzo che bambino non era stato mai.
Ma di fronte all’ennesimo silenzio, Ginny non poté esimersi dal riprenderlo.«In tutto questo tempo non ho mai ottenuto niente di ciò che ti ho chiesto… ».
L’aveva baciato senza chiedere più nulla.
 
Non le prometteva mai nulla Harry, consapevole del peso che lo sovrastava e da cui cercava sollievo perdendosi nel suo caldo amore.
La brezza marina accarezzava leggera i loro volti, sotto un cielo denso di nubi e di pioggia.
«Ginny… guardami». La voce era poco più di un sussurro. «Ti prego, guardami».
Gli occhi muti e ardenti della giovane si posarono su di lui.
«Cosa vuoi che ti dica, Harry? Tu non puoi fare a meno di salvare il mondo intero».
La sua mano si posò delicata sulla guancia del ragazzo, in una muta carezza.
« E io non posso fare a meno di amarti».
Gli occhi di Harry tremarono a quelle parole, dirette e sincere come lei.
«Ginny… anch’io ti amo, non sai quanto, ma… ».
«Devi andare, lo so». Lo sguardo della ragazza tornò a fissare il mare, come se cercasse nelle onde il conforto che il suo cuore chiedeva.
«Vai, Harry, segui la tua strada». La sua voce era calma.
Nell’oscurità, bagliori di lampi squarciavano le nubi in lontananza, e Ginny si ricordò di altre luci nella mente, in un tempo che adesso sembrava infinitamente lontano.
Da quel momento, Ginny aveva iniziato a odiare il mare.
 
Vai vai
tanto non è l'amore che va via
 
****
 
Erano passati tre mesi da quella notte. Con un bicchiere di vino elfico in mano, Ginny  fissava il cielo dalla finestra della sua camera alla Tana.
L’orologio del soggiorno aveva superato la mezzanotte, ma Ginny non aveva sonno.
Non riusciva più a dormir bene da quando se n’era andato. Così restava sveglia per ore a fissare il soffitto della sua stanza dove era germogliato quell’amore di fanciulla nato forse per gioco, ma che era poi cresciuto insieme a lei, dentro di lei, fino a mettere radici profonde che nessuno avrebbe potuto sradicare.
Preferiva restare al buio, tranne per una candela che rischiarava timidamente la scrivania.
Un lampo illuminò il cielo. Chissà se anche lui stava guardando il cielo, in quel momento, perso in qualche landa deserta con Ron ed Hermione.
Un altro lampo, e un altro ancora. Cominciò a piovere.
 
Vai vai
l'amore resta sveglio
anche se è tardi e piove
ma vai tu vai
rimangono candele e vino e lampi
sulla strada per Destino

 
Conosco queste sere senza te
lo so, lo sai
il silenzio fa il rumore
de tuoi passi andati
ma vai, tu vai
conosco le mie lettere d'amore
e il gusto amaro del mattino

 
Non aveva sue notizie da sei settimane. Non le scriveva spesso Harry, per timore che qualche Mangiamorte potesse intercettare le loro missive e compromettere la missione.
L’ultima lettera era sul comodino. L’aveva letta talmente tante volte che credeva che gli occhi alla fine l’avrebbero consumata.
Anche se di parole sdolcinate non ce n’era nemmeno una, perché Harry non aveva l’animo del poeta romantico che si strugge per la sua amata, su quella pergamena c’era racchiuso tutto l’infinito amore che il giovane provava per lei.
Poche parole, scritte in tutta fretta rubando attimi alla notte.
Ne abbiamo trovati altri due. Tra poco tutto questo finirà.
Non vedo l’ora di tornare da te, così potremo andare di nuovo in riva al mare, stretti sul bagnasciuga, come quella volta.
Ti amo.
H.
 
Ginny aveva ricominciato ad amare il mare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice : Storia partecipante al contest “Sing A(ngst) Song!” indetto da kiddoB sul forum di Efp.
Come al solito, i personaggi non sono i miei, ma appartengono alla cara zia Row.
Qualunque scena o situazione che sembri già apparsa in altre ff è puramente casuale e non voluto.
 
 
  
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