Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
RICORDARE IL PASSATO
Capitolo 8
C’E’ SEMPRE UNA SPERANZA
Renesmee
mi guarda sempre più stupita, di sicuro avrò addosso un’espressione
da ebete. Conosco troppo bene mia figlia, di sicuro di starà
chiedendo cosa è successo. E’ ora di dirgli la verità.
-
Edward – gli dico mentre mi guarda con quegli occhioni
color cioccolato.
-
Cos’è successo mamma? Hai una faccia strana. Non ti ho
mai visto così, e poi chi è questo Edward, non sarai
mica impazzita? – mi dice con fare preoccupato.
Non
posso fare a meno di sorridere, prima di rispondergli, è così buffa quando mi guarda così.
-
Edward è il nome di tuo padre – dico tutto d’un fiato.
-
Ma che stai dicendo? Non riesco a
capire – mi dice, questa volta, con tono stupito.
-
Amore mio, hai capito benissimo, invece. Avresti fatto qualunque cosa pur di
conoscere qualcosa, anche banale, di tuo padre. Ebbene
ti sto accontentando, il suo nome è Edward – gli dico cercando di essere il più
chiara possibile.
-
Mamma, tu non hai mai ricordato niente della tua vita passata, tanto meno di
mio padre. Come fai adesso a sapere con certezza quale sia
il suo nome? C’è qualcosa che non mi hai detto,
oppure, semplicemente, hai cominciato a ricordare? – mi chiede curiosa e
stupita allo stesso tempo.
-
Nessuna delle sue cose, amore. Sai benissimo che se avessi saputo qualcosa te
l’avrei detto subito, anche perché è impossibile
mentirti, visto che con il tuo potere riesci a penetrare nella mia mente,
nonostante il mio scudo. So che non lo fai mai, per lasciarmi la mia privacy, ma quelle poche volte che l’hai fatto ti saresti
accorta se c’era qualcosa che non ti dicevo, invece, questo non è avvenuto,
proprio perché non ti ho mai nascosto niente – gli dissi con tutta la sincerità
possibile, non volevo che pensasse che gli avevo tenuto nascosto qualcosa,
soprattutto qualcosa di così importante.
-
Si, mamma, hai ragione. So che non mi nasconderesti mai niente, ma allora come
fai adesso a sapere questo? – mi chiese curiosa.
-
C’è qualcosa che i tre Volturi, Demetri e Felix mi
hanno tenuto nascosto per tutto questo tempo, e, oggi, hanno riunito tutti in
salone per raccontarmi tutto. Volevano che anche gli altri sapessero visto che
tutti mi vogliono bene qui dentro, o, almeno, così mi hanno
detto – gli dissi cercando di utilizzare le parole più appropriate per
non turbarla troppo. Del resto avevano mentito a me, così come a lei.
-
E allora perché non hanno aspettato che rientrassi
anch’io al castello, prima di raccontarti tutto? Se è
una cosa che riguarda mio padre, io avevo il diritto di essere lì prima ancora
degli altri – disse cercando di trovare da sola una risposta a quella domanda.
-
Beh non l’hanno fatto perché avevano paura della tua reazione, ancora più della
mia. Loro potevano darci qualche informazione che noi
non avevamo, e se, mi avessero detto tutto poco dopo la mia trasformazione,
saremmo potuti andare a cercare tuo padre, non sarebbe stato certo facile, ma
di sicuro lo sarebbe stato molto più di ora. Adesso è passato troppo tempo,
sarebbe praticamente impossibile trovarlo, visto che,
comunque, loro non hanno idea di chi sia questo Edward. Avevano paura che tu
potessi ritenerli il motivo per cui sei cresciuta
senza un padre – gli dissi in modo risoluto.
-
Cioè, fammi capire. Se loro ti avessero detto prima
quello che invece ti hanno detto ora, io avrei avuto
la possibilità di conoscere mio padre, e, forse, di crescere, anche, insieme a
lui? – mi disse un po’ stizzita.
-
Si Renesmee. Ci sarebbe potuta essere questa possibilità. Se
me lo avessero detto subito sarebbe stato più facile trovarlo, adesso è passato
troppo tempo. Non abbiamo idea di dove cercarlo, considerando che non sappiamo
neppure quale sia il suo volto – gli dissi dispiaciuta
più che mai.
-
E chi ti dice che lui mi avrebbe voluto? Cosa ti fa credere che lui sarebbe stato disposto a
crescermi? Magari lui sapeva di me, ma se ne è
infischiato lo stesso, o, forse, ti ha lasciata proprio perché sapeva della mia
esistenza. Chi ci dice che ci avrebbe volute? – mi
disse sempre più arrabbiata. Non sapeva nemmeno lei con chi prendersela, se con
i Volturi che ci avevano tenuto nascosto tutto ciò, se con Demetri e Felix a
cui lei era particolarmente affezionata, se con suo padre o se, addirittura,
con sé stessa.
-
Edward mi amava, mi amava tanto. Non mi ha lasciato per te, lui nemmeno lo sapeva. Mi ha lasciato per permettermi di vivere una vita normale, non voleva
farmi diventare un mostro. Il suo desiderio era stare con me per l’eternità, ma, secondo lui, sarebbe stato troppo egoista da
parte sua condannarmi alla dannazione eterna. Preferì soffrire e lasciarmi,
piuttosto che continuare una storia impossibile, una storia
in cui rischiava di farmi del male o di mettermi in costante pericolo. Mi ha
lasciato perché non voleva trasformarmi, ma mi amava, mi amava
di un amore incondizionato. Ha messo da parte la sua felicità, per lasciarmi la
mia, perché, pur se sapeva che lasciandomi mi avrebbe reso infelice, era
convinto che con il tempo avrei trovato qualcun altro che mi avrebbe reso
felice, qualcun altro umano come me, che mi avrebbe permesso di fare tutto ciò
che gli umani possono fare, fra tutti diventare madre, cosa che, secondo la sua
opinione e quella di tutti i vampiri del mondo, con lui non era possibile. Si
sbagliava, ma questo chi poteva saperlo? Nessuno. Quindi, sono sicura che se avrei saputo prima quello che mi hanno detto solo ora, oggi
noi non saremmo qua. Tu avresti avuto un padre che ti amava e io, beh io avrei
avuto a fianco l’uomo che amo più di ogni cosa – gli
dissi con fermezza.
Ero
sicura di quello che stavo dicendo. Dopo aver letto la sua lettera avevo la
certezza dell’amore che lui aveva provato per me, ma adesso, adesso era troppo
tardi. Quando terminai di parlare, la mia bambina
stava piangendo, e, in quel momento, la invidiai, perché anch’io in quel
momento avevo tanto bisogno di versare delle lacrime, ma la mia natura non me
lo permetteva.
-
Mamma, guardandoti capisco che quello che mi hai detto lo senti davvero. Parli
come se tu ricordassi quell’amore. Cosa ti ha fatto capire che lui ti amava così tanto? – mi disse lei tra una lacrime
e l’altra.
-
Questa lettera, Renesmee, la sua lettera, quella che mi è
stata tenuta nascosta per 25 anni – gli disse triste come non mai.
-
Posso leggerla? – mi chiese titubante.
-
Certo tesoro, ma prima voglio che tu sappia quello che mi hanno
raccontato i Volturi, e voglio che tu sappia ogni minimo particolare, per
questo preferirei che tu penetrassi nella mia mente per rivivere quel momento –
gli dissi sperando che lei potesse accontentarmi.
Non
voleva mai farlo, diceva che se mi era stato donato un
tale potere, significava pur qualcosa, significava che preferivo proteggere me
stessa dagli altri e non voleva che, per lei, le cose fossero diverse,
nonostante fosse mia figlia.
-
Mamma, sai che non mi piace usare il mio potere con te.
Preferirei se fossi tu a raccontarmi cosa è successo – mi disse
lei.
-
E io preferirei se, invece, tu lo facessi da sola.
Così sapresti con assoluta certezza cosa è accaduto – gli dissi cercando di essere convincente.
-
Ok mamma, ma solo per questa volta – mi disse dispiaciuta. Era
più forte di lei, non voleva assolutamente usare il suo potere con me.
Appoggiò
la mano sul mio volto e sfruttò una parte del suo potere, quello opposto al
mio. Mi lesse tutti i pensieri, tutto ciò che era accaduto solo poche ore
prima. Appena terminò mi guardò sconvolta, era senza parole, proprio come me quando avevo ascoltato quelle parole.
-
Facevano bene ad avere paura della mia reazione. Non riuscirò a perdonarli mai.
Come hanno potuto stare in silenzio mentre tu soffrivi
così tanto? E pensare che credevo fossero cambiati, da
bambina li ricordavo persone senza cuore, ma poi con l’andar del tempo ho
cambiato giudizio su di loro. Non l’avrei mai dovuto fare – disse
lei arrabbiata, mentre stringeva con forza i pugni.
-
Non serve a nulla fare così, niente potrà cambiare ciò che è successo. E poi,
nonostante tutto questo, non bisogna dimenticare che gli dobbiamo essere grati
per averti permesso di venire alla luce. E questo,
vale più di tutto il male che ci hanno fatto dopo – gli dissi io per cercare di
convincerla a non reagire così, anche se ne aveva
tutte le ragioni.
-
Tu sei troppo buona, mamma. Non riesci mai a vedere del
cattivo negli altri, tu non sei capace di portare rancore. A volte
vorrei essere come te – mi disse lei con quel sorriso
sghembo che tanto amavo. Ne avevo proprio bisogno, e,
forse, lei se ne era resa conto.
Rimanemmo
in silenzio per non so quanto tempo, fino a quando lei
decise di interromperlo.
-
Mamma, adesso che so cosa è successo oggi, ti dispiacerebbe se leggessi la
lettera di Edward? – mi disse lei aspettando ansiosa
la mia risposta.
-
Certo che no, tesoro. Puoi leggerla tutte le volte che vuoi – gli dissi sorridendo.
Presi
la lettera ancora aperta, la portai al volto e ne annusai
ancora quella fragranza, quella fragranza che era diventata come una droga per
me. Dopodichè la passai a Renesmee, che prontamente la prese e iniziò a
leggere. Dopo aver letto solo pochi righi delle lacrime cominciarono a sgorgare
dai suoi occhi, fino a raggiungere le sue guance
inumidendole. Cercava di smettere di piangere, ma invano, le
lacrime non volevano proprio smetterla di uscire. Ad un certo punto si
fermò e mi guardò.
-
Mamma è bellissima, – mi disse mentre cercava di
asciugarsi le lacrime che continuavano a scendere copiose – ma sei sicura che
posso leggerla? E’ molto personale, e tu sai che non mi piace invadere la tua privacy.
-
Certo che puoi leggerla, tesoro. Magari ti aiuterà a capire un po’ come era fatto Edward, a me è servito leggerla – gli dissi
cercando di tranquillizzarla.
Mi
fece un sorriso e si rimise a leggere, mentre altre lacrime scendevo
sul suo volto. Appena ebbe finito, prese il foglio, e,
come avevo fatto poco prima io, se lo portò al viso per annusarne l’odore. Poi
lo posò sulla scrivania.
-
Miele lillà e sole – disse sicura – è un odore
buonissimo, e non è la carta. Forse, è l’odore di Edward.
-
Si amore, anch’io penso sia così. Questa fragranza è
diventata una droga, da quando ho aperto la lettera e
sentito questo odore non faccio altro che annusarlo continuamente – gli dissi
ricordando quella fragranza inconfondibile.
-
Mi piacerebbe incontrarlo, o per lo meno, conoscere il suo volto – mi disse lei, mentre cercava di asciugarsi il viso.
-
Piacerebbe anche a me – gli risposi triste.
-
Deve essere una persona speciale come te. A scritto delle
parole molto belle e dolci. Dovevate essere molto
innamorati, lui lo era tantissimo. Da quello che ha scritto sembrerebbe
che avrebbe donato la sua vita per te – mi disse lei
triste quanto me.
-
Anch’io l’avrei fatto. Lo amavo
tanto, troppo forse – gli risposi.
-
Non è mai troppo. Eppure un amore come il vostro non
può essere finito così. Ci dovrebbe essere il lieto fine,
come tutte le storie che si rispettino, come tutte le storie che mi leggevi da
piccola – mi disse, cercando di infondermi un po’ di speranza. Quella che mi
serviva, ma che non avevo.
-
Tesoro, quelle erano solo fiabe, storie di principi e
principesse, di fate ed eroi. Noi non siamo nulla di tutto questo. Noi siamo i
mostri, i mostri di quelle fiabe, e per quelli come noi non c’è il lieto fine – gli dissi io con tutta la sincerità che potevo.
-
Non è vero, mamma, c’è sempre una speranza. L’amore
trionfa sempre, e se il vostro è vero amore, allora, un giorno, vi
rincontrerete e avrete il vostro lieto fine. E’ vero,
la nostra natura ci porta ad essere considerati come i
cattivi, ma non tutti noi lo siamo. Non abbiamo mai
ucciso nessuno, non ci siamo mai comportati come dei veri vampiri. Noi
abbiamo un’anima, lo dicevi tu stessa quando eri
un’umana, non faremmo mai del male a nessuno. Ci nascondiamo dietro la nostra
natura, ma sappiamo che questa non ci appartiene. Noi non siamo
vampiri, siamo semplicemente immortali. Viviamo come tutti gli esseri
umani, ci nutriamo di sangue animale, così come loro si nutrono della carne
animale, noi uccidiamo gli animali esattamente come fanno gli umani, non diamo fastidio a nessuno, rispettiamo gli altri, abbiamo un
autocontrollo pazzesco, non torceremmo un capello a nessuno. L’unica differenza
che c’è con gli umani è che noi vivremo per l’eternità, mentre loro no. Quindi,
mamma, dimmi perché tu non dovresti meritarti il lieto fine,
dimmi perchè, anche tu, non ti meriti la felicità come tutti gli altri – mi
disse lei come se stesse dicendo la cosa più ovvia in assoluto.
-
Renesmee non è così semplice. Noi siamo degli essere dannati,
e per quanto possiamo vivere come gli umani, non saremmo mai come loro.
Possiamo fare tutto il bene possibile, ma rimarremmo
sempre delle creature mostruose, i predatori più pericolosi al mondo. Possiamo
avere tutto l’autocontrollo possibile, ma nessuno ci darà mai la sicurezza che,
un giorno, il nostro istinto non possa prevalere sulla
ragione. E se questo dovrebbe accadere sai benissimo cosa
resterebbe degli umani. Guarda me, per esempio, cosa ho di diverso
rispetto a tutti gli altri vampiri? Solo gli occhi. Quelli degli altri sono cremisi, mentre i miei sono di un colore ocra più scuro
di una caramella e con riflessi dorati. Per il resto non cambia nulla. A
cospetto di un umano io sono un mostro come tutti gli altri, mi
differenzierebbero solo per il colore dei miei occhi, per il resto, nessuno si curerebbe di sapere come trascorro la mia vita da vampira.
Avrebbero paura di me così come degli altri. Nelle fiabe che ti ho letto da
piccola, i mostri venivano uccisi dagli eroi. Erano
gli eroi ad avere il lieto fine, non i mostri. Ti
ricordi una sola tra le migliaia di fiabe che ti ho letto in cui è stato il
mostro, il cattivo ad avere il lieto fine? No,
Renesmee, non c’era nessuna storia che finiva così. Il nostro destino è segnato
nel momento in cui il veleno entra a circolare nel nostro sangue. Quella è la nostra
fine. L’amore non è fatto per i vampiri, l’amore non è fatto per i mostri, per
quelli come noi non c’è nessun lieto fine – gli dissi
con una tristezza mai provata prima.
-
Ti sbagli, mamma, e quando ritroverai Edward te ne renderai conto. Per adesso
vedi tutto nero, ma non sarà così per sempre. Anche tu
sarai felice vicino alla persona che ami, e io vicino al padre che non ho mai
conosciuto. Se fosse vero quello che hai detto, tu non
saresti stata in grado di amare, una volta trasformata avresti dimenticato
questo sentimento e adesso leggendo questa lettera ci rideresti su, invece non
lo fai. Soffri perché vorresti avere a fianco la persona che ti ha rubato il
cuore. Se i vampiri non fossero capaci di amare tu non
soffriresti per questo, e ti dirò di più, se a quelli come noi non fosse
concesso di amare Edward non avrebbe mai potuto amarti come ha fatto, invece, è
successo. Ti amato più di ogni altra cosa al mondo, e
ha messo in secondo piano la sua felicità per darti un futuro migliore. Se questo non è amore, allora cos’è? Pensa ciò che vuoi,
mamma, ma quando ti ritroverai tra le braccia di colui che
ami, allora saprai che io ho ragione, anche se sono sicura che tu già lo sai,
ma il dolore che provi adesso è talmente forte da non farti vedere lucidamente
le cose – mi disse lei con aria serena.
-
Forse hai ragione tu, chissà, ma noi adesso non possiamo
sapere se lui ancora mi ama. Sono passati tanti anni, troppi, e probabilmente
si sarà dimenticato di me, si sarà fatto una nuova
vita – gli dissi convinta di quello che stavo dicendo. Forse, speravo che
avrebbe detto qualcosa che poteva rincuorarmi.
-
Ma cosa stai dicendo? Ti ha dato di volta il cervello?
Ma ti senti? Non mi sembri nemmeno tu. Quello vostro è
il vero amore, si capisce da come tu sei innamorata pur non sapendo di chi, e
da quello che ha scritto lui. Le sue parole dimostrano che il suo è vero amore,
quello che non si dimentica. Mi meraviglio come tu non
possa accorgertene. Sono sicuro che lui non ti dimenticherà mai e ti amerà per
sempre, anche se ti crede, ancora, una fragile umana, o, un cadavere ormai
corrotto dal tempo – mi rispose con convinzione,
sembrava che quelle parole gli fossero state dettate da lui, perché era troppo
convinta di quello che diceva.
-
Lo spero tanto – gli dissi – mi chiedo solo cosa ti fa
essere tanto sicura di questa cosa – conclusi.
-
Chiamalo intuito se vuoi – mi rispose – o, semplicemente, ricorda che stiamo
parlando di colui che mi ha generato – concluse
donandomi il suo sorriso sghembo, che io prontamente ricambia con una risonante
risata. Riusciva sempre a farmi ridere, anche quando la situazione era pesante,
come in questo momento.
-
Ah mamma? L’ho preso da lui. – mi disse rivolgendomi di nuovo quel sorriso
sghembo.
-
Che cosa tesoro? – gli risposi un po’ confusa. Non
avevo idea di che cosa stesse parlando.
-
Il mio sorriso sghembo, come lo chiami tu, sono sicura
che l’ho preso da lui – mi disse tutta raggiante, mostrandomi nuovamente quel
sorriso.
Non
potei fare a meno di sorridere anch’io, mentre la guardavo, e di colpo i nostri
sorrisi si trasformarono in una fragorosa risata che risuonò per tutta la
stanza. Era riuscita a stemperare la tensione anche in quella situazione, e a
portare l’armonia di sempre.
Spazio autore:
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto la mia storia e coloro
che hanno recensito. Ringrazio anche chi l’ha messa tra i preferiti e chi
invece tra le seguite. Spero che questo capitolo vi piacerà.
Recensite, un bacio.
Volevo
rispondere a:
- marco:
ti posso anticipare che ho scritto la storia in modo diverso da come l’hai
immaginata tu, anche se comunque la tua è un’idea
interessante, ma parte dei capitoli sono già stati scritti. Comunque grazie dei
commenti.