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Autore: Slytherin_Divergent    10/03/2021    1 recensioni
In un mondo dove la popolazione ha tatuato sul proprio corpo il nome della propria anima gemella, quando si compie una certa età sul corpo di chi può rimanere incinta compare una macchia bianca.
Kenjirou tiene nascosta la sua da anni a causa del terrore dei genitori e quando scopre di aspettare due gemelli allontana Eita e tutti i suoi cari. Per tre anni lui e la sua anima gemella non si vedono e quando riprendono i contatti sembra andare tutto per il meglio, almeno fino a quando Kenjirou non trova il suo migliore amico svenuto in bagno e scopre che qualcuno ha rapito i suoi figli e vuole ucciderlo.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Nuovo personaggio, Taichi Kawanishi
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Violenza
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Kenjirou aveva capito che qualcosa non andava quando si era alzato e aveva guardato nella direzione dei giochi senza vedere nessuno. Guardò nella direzione di Eita con preoccupazione e gli allungò il telefono. «Aspetta un attimo qui.»

Il biondo lo osservò allontanarsi mentre incominciava a tuonare. Kenjirou lanciò uno sguardo al cielo e deglutì: presto sarebbe venuto a piovere. Il parco giochi era vuoto. Non c'era traccia né Yukine né di Fuyuki e il silenzio circostante - nessuna risata, nessun calpestio di foglie che segnasse la presenza dei bambini anche solo nei dintorni - bastò per mandare in panico il castano.

Si voltò verso Semi e gli corse incontro con un panico crescente sul viso. Il biondo gli andò incontro e lo afferrò per gli avambracci, preoccupato. «Che succede? Dove sono i bambini?»

«Non... Non lo so! Non lo so!» il castano si voltò di nuovo verso il parco e poi tornò a guardare Eita. «Sono spariti. Oh, Dio... Sono spariti!»

Semi gli asciugò una lacrima solitaria lungo una guancia e tirò un profondo respiro. «Okay, va bene. Calmati. Non posso essere spariti nel nulla, devono per forza essere qui vicino. Hanno promesso che non si sarebbero allontanati.»

«E ti fidi della parola di due bambini di quattro anni?!» sbottò il castano, allontanandosi e mettendosi le mani tra i capelli. Crollò a sedere sulla panchina e tirò una serie di respiri tremanti nel tentativo di calmarsi. Semi s'inginocchiò di fronte a lui e gli prese i polsi, costringendolo a guardarlo.

«Guardami, Kenjirou. Non farti prendere dal panico. Respira con me.» il castano annuì e chiuse gli occhi, facendo una serie di profondi respiri. Quando sentì di essersi un po' calmato, si alzò e afferrò la giacca, infilandosela. Eita prese lo zaino e se lo gettò in spalla, lasciando che il castano prendesse i giubbotti leggeri dei figli. «Vieni. Andiamoli a cercare.»

<°>.°.<°>

Fuyuki fu il primo a riprendersi dallo shock, probabilmente una conseguenza dell'improvvisa mancanza d'aria a causa della stretta dello sconosciuto. Sgranò gli occhi e portò le mani su quella dell'uomo, scalciando. Lanciò una rapida occhiata al fratello e aprì e richiuse più volte la bocca nel tentativo di trovare l'aria sufficiente per parlare.

«Y-Yu... Y-Yu-u... Ki...» Fuyuki allungò tremando una mano verso di lui. «S... Scap-pa...»

Il castano spostò lo sguardo sul fratello con gli occhi sgranati dal terrore e le gambe tremanti, poi scosse la testa sentendo le lacrime inzuppargli le guance e si lanciò con un grido disperato sull'uomo. «LASCIALO ANDARE! LASCIALO! LASCIALO!»

Lo sconosciuto lo scaraventò contro il comodino al fianco del letto ancora prima che Yukine potesse sfiorarlo. Il castano si accasciò a terra con un gemito e rimase steso per qualche secondo, ignaro delle parole preoccupate del fratello. Sollevò la testa quel poco che riuscì e rimase ad osservare con gli occhi socchiusi lo sconosciuto tener sollevato per il collo Fuyuki. «F... Fu... Yu...»

Il biondo lo guardò con la coda dell'occhio e accasciò la testa all'indietro, sentendola leggera, poi mormorò: «Yuki... Scappa....»

Fuyuki chiuse gli occhi e all'improvviso la nebbia che aveva circondato la testa del gemello scomparve. Scattò in piedi, sentendo l'adrenalina correre nelle sue vene alla vista del fratello quasi svenuto, e afferrò un pezzo di vetro da terra. Lo strinse tra le mani e con un grido di battaglia corse verso l'uomo, solo per essere scaraventato nuovamente via. Rotolò all'indietro, questa volta verso la porta, ma si rialzò quasi subito. Tornò alla carica e questa volta schivò il colpo, andando poi a conficcare con rabbia il vetro nella coscia dello sconosciuto. Quello crollò a terra con un grugno di dolore e così fece Fuyuki, libero dalla sua presa.

Yukine strisciò sotto al letto e afferrò il polso del fratello, tirandolo verso di sé tra le lacrime. «ANDIAMO! ANDIAMO!»

Il biondo gattonò stordito verso di lui e lasciò che il castano lo trascinasse fuori dalla stanza mentre l'uomo si strappava di dosso il pezzo di vetro e si rialzava. Imboccarono a tutta velocità le scale e scesero fino al primo piano, approfittando del vantaggio e saltando gli ultimi gradini. Poi, all'improvviso, Fuyuki si sentì tirare e cadde a terra. Si voltò e afferrò i polsi del fratello, mormorando nel suo lieve stato di stordimento: «Andiamo... Alzati, Yuki...»

Yukine si rialzò proprio mentre l'uomo compariva sulla sommità delle scale e si slanciò in avanti trascinandosi dietro il fratello. Uscirono in tutta fretta dalla casa e si lanciarono giù dai fori delle assi mancanti del porticato, rotolando per terra e sporcandosi di fango. Aveva incominciato a piovere con una certa violenza, ma a nessuno dei due importava. Fuyuki tirò in piedi il fratello mentre l'uomo compariva sulla soglia della porta e si dirigeva verso di loro.

Si lanciarono nel campo d'erba proprio mentre lo sconosciuto superava con un salto la staccionata di legno e atterrava nella pozzanghera di fango, schizzandosi i vestiti.

<°>.°.<°>

Incominciò a piovere proprio mentre Kenjirou ed Eita raggiungevano il parco giochi e in poco tempo si scatenò un vero e proprio temporale. Kenjirou stava per tirare un pugno ad un albero per la disperazione e il terrore quando udì un grido. Si voltò di scatto e per un attimo pensò che le sue gambe non avrebbero retto e sarebbe crollato a terra. Solo per un attimo, però, perché non appena si rese conto di quello che stava succedendo si voltò verso Eita e lo chiamò con tutto il fiato che aveva.

«DI QUA!» lasciò cadere a terra le giacche e scavalcò la recinzione, scivolando sul metallo bagnato e crollando a sedere dall'alta parte.

Si alzò in fretta e furia incurante del terreno fangoso e corse più veloce che poté nella direzione dei due bambini, raggiungendoli in mezzo al campo d'erba e afferrandoli entrambi per la vita. Se li caricò in spalla ignorando qualunque cosa stessero dicendo e si voltò per tornare indietro assottigliando lo sguardo a causa della pioggia che gli finiva negli occhi. L'unico pensiero razionale che la sua mente riuscì a formulare fu corri, e corse. Almeno, per i primi cinque metri.

Si rese conto mentre il suo corpo impattava con il terreno di esser scivolato nel fango. Crollò a terra di faccia e gemendo di dolore. Yukine si divincolò dalla sua stretta con le lacrime agli occhi e singhiozzò con la voce strozzata. «Papà, stai bene?! Papà!»

«Correte...» bofonchiò Kenjirou togliendosi il terreno bagnato dal viso. «Ora!»

Fuyuki non se lo fece ripetere due volte e afferrò il polso del fratello, trascinandolo via nonostante le sue grida. Raggiunsero Eita che li spinse verso la recinzione. «Ci penso io, voi andate al di là!»

Kenjirou si stava rialzando quando un forte calcio lo scaraventò di lato. Rotolò tra l'erba udendo appena le grida del biondo e si puntellò sui gomiti reggendosi lo stomaco e tossendo. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere lo sconosciuto troneggiare su di lui, pronto a tirargli un altro calcio, quando Semi lo afferrò per le braccia e lo trascinò sul terreno, facendogli schivare per un pelo il colpo. Lo tirò in piedi a forza, gridando: «Muoviti, cazzo!»

Kenjirou lo seguì mentre superavano l'uomo e corsero il più velocemente possibile verso la staccionata. Eita sollevò di scatto Kenjirou per la vita e lui approfittò per lo slancio per aggrapparsi alle grate e rotolare dall'altro lato. Il biondo cadde dall'altro lato proprio mentre l'uomo si fermava di fronte al cancello e Semi si parò di fronte alla sua famiglia, facendo indietreggiare tutti di qualche metro.

Rimasero ad osservare lo sconosciuto per parecchi secondi, poi Eita prese in braccio Yukine che ancora piangeva, tirò la mano di Kenjirou e si voltò, mormorando frettolosamente un: «Andiamo.»

Mentre si allontanavano il castano raccattò al volo i giubbotti e lo zaino e nel breve percorso vero la macchina drappeggiò le giacche sulle spalle dei figli, caricandosi lo zaino in spalla e stringendo con forza la mano di Fuyuki.

Raggiunsero la vettura un quarto d'ora dopo, fradici di pioggia fino al midollo, e cinque minuti dopo erano in strada. Per i primi dieci minuti nella macchina regnò un silenzio teso, poi Fuyuki afferrò il sedile davanti e si sporse verso Kenjirou, mormorando: «Mi disp-»

Shirabu lo interruppe bruscamente. «Non lo voglio sentire.»

«Non volevo che succedesse questo!» si difese il bambino e il castano si voltò furente verso di lui, sbottando con la voce incrinata e con l'adrenalina ancora in circolo: «Non lo voglio sentire! Avete detto che non vi saresti cacciati nei guai e vi siete allontanati per andare in un posto pericoloso!»

Fuyuki tornò a piantare la schiena contro al seggiolino e deglutì. Capendo che non avrebbe detto nulla, Kenjirou continuò, lasciando che tutta la rabbia che provava dentro si trasformasse in acidità nella sua voce: «Se io ed Eita non fossimo arrivati in tempo voi sareste morti

Si tornò a voltare in avanti e chiuse gli occhi, lasciando che la vettura ricadesse nuovamente nel silenzio. Eita gli lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio, poi tornò a concentrarsi sulla strada, capendo che qualunque cosa di cui lui e Kenjirou avrebbero discusso sarebbe stato meglio accennarla una volta arrivati a casa e dopo una doccia calda.

La sfuriata fu più violenta di quello che aveva previsto e non si parlarono per il resto della serata. Cenarono senza spiccicare una parola e solamente quando Kenjirou spedì a letto Yukine e Fuyuki senza dargli la possibilità di avanzare alcuna richiesta Eita si permise di avvicinarglisi mentre lavava i piatti. Posò le mani sulle sue spalle e prese a massaggiargliele delicatamente non appena le sentì irrigidirsi sotto il suo tocco.

Rimasero in silenzio per parecchi minuti e quando il lavello fu vuoto il castano si voltò verso il più grande, si aggrappò alla sua maglia e scoppiò in lacrime, seppellendo il viso nelle pieghe della sua maglia.

 

   
 
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