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Autore: Mary Rosemary    10/03/2021    2 recensioni
L'opprimente oscurità continuava a crescere e crescere, soffocando la luce solare in una coltre di nere nubi; alzare lo sguardo era a lei pressoché impossibile.
Concentrati sui tuoi nemici continuava a dirsi concentrati su ciò che devi fare: poco importava se il sole era scomparso, aveva il potere di fermare tale disastro e non ne era minimamente spaventata.
Oppure lo era?
-
Che Tecna avesse sbagliato? No, impossibile.
L'aveva vista provare innumerevoli volte che la percentuale di fallimento della missione fosse ad un livello talmente basso da esser considerato trascurabile: disturbare il corso del tempo non era cosa da farsi, ma quale alternativa avevano?
Dopotutto a mali estremi, estremi rimedi, così aveva sentito dire.
Non c'era altro metodo per salvare la Dimensione Magica e, seppur avesse voluto optare per una variabile meno pericolosa del piano, aveva ammesso di non aver avuto altra scelta che partecipare attivamente.
“Ma cos'è successo? Perché siamo qui e non a Magix?”
“Questo posto è Magix”
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII.

Glowing Eyes


This room is far too dark
For us to stay around
Redemption’s not that far
And darkness is going down”
Glowing Eyes – Twenty One Pilots





Ripetimi un po' come ti chiami.”
Con il naso fuori dal finestrino ed un paio di tondi occhiali da sole, Stormy osservava il graduale cambiamento di paesaggio, laddove la foresta di Selvafosca cominciava a lasciare il posto alle praterie: aveva sempre sentito parlare di un luogo simile ai confini di Magix, le verdi distese prima delle montagne che ne delimitavano il confine con il resto dell'universo magico, e non l’aveva mai visto nemmeno in foto.
La ruralità del paesaggio l'aveva sempre affascinata – nonostante la città riservasse molte più sorprese – aveva un profumo che le ricordava un tempo lontano ed inafferrabile, un tempo che non era sicura di aver vissuto. Non essendosi mai spinta oltre la periferia, voleva gustarsi il panorama: sporse la testa a guardare come il sole baciasse il limitare della foresta, le cime delle fronde degli alberi ed i fili d'erba che ondeggiavano al passaggio dell'automobile magica. Le colline si susseguivano una dietro l’altra, la strega ne tracciava i contorni con gli occhi scorgendo come, di tanto in tanto, le loro depressioni nascondessero paesini cresciuti ai loro piedi.
Inspirò profondamente il lontano profumo degli aghi di pino, voltandosi verso la città; ed era così lontana da permetterle di allontanarsi anche dalla propria vecchia e infelice vita.

Musa. Hai la memoria così corta?” la melodyana si sforzò di usare un tono scherzoso; l’altra non si accorse del suo fingere e roteò gli occhi, continuando a sporgersi fuori dal finestrino.
Probabilmente non ho neanche ascoltato. E' che sono successe un sacco di cose ed ho troppi cazzi per la testa.” rispose, appoggiando il mento all’avambraccio e sollevando gli occhiali, che stavano per cadere, con il pollice.
Puoi parlarne, se vuoi. Sai, per sfogarti.” tentò Musa.
Avrebbe voluto voltarsi verso di lei, ma una curva stretta le impedì di distrarsi; la strada cominciava a serpeggiare sul fianco delle colline.
Stormy si spostò i capelli dal viso con una mano, guardandola con la coda dell'occhio.

Ti conosco appena, non te ne potrebbe fregar di meno.” le disse: il suo tono era un po' spento, molto meno sarcastico del solito; la fata le rivolse un veloce sguardo, cercando di studiare in breve il suo comportamento così inusuale.
Non ci riuscì; riportò lo sguardo sulla strada, accelerando appena.

Non è detto: ho capito che sei scappata di casa, non posso sapere cos'è successo, ma non posso fare a meno di notare che quel qualcosa ti sta facendo stare male.
Ti ho dato un passaggio perché non volevo lasciarti là, sola sulla strada; ma se non vuoi parlarne, mi sta bene.” rispose, cercando di riprendere il tono che aveva usato fino ad allora per non destare sospetti.
A tali parole la strega girò il volto completamente verso di lei, abbassandosi gli occhiali da sole fino alla punta del naso con l'indice; la guardò con aria scettica per una manciata di secondi, studiando le sue reazioni per capire se stesse facendo sul serio.

Cosa c'è?” esordì dopo il silenzio: si sentiva osservata e, guardando con la coda dell’occhio il posto del passeggero, aveva scoperto la ex nemica a fissarla.
Sentirsi
le sue pupille addosso aveva un effetto diverso rispetto a come lo ricordava: non percepiva la rabbia e il rancore che provava nei suoi confronti manifestarsi, la tensione di uno scontro in procinto di cominciare, il disgusto per le cattiverie gratuite che le aveva rivolto a più riprese; ma una flebile tristezza in crescendo, un’inspiegabile sensazione di comprensione e compatimento; come se la fata stesse iniziando finalmente a capire cosa ci fosse dietro a tutti i suoi comportamenti violenti e iracondi.
Dici sul serio? Non è che devi per forza ascoltarmi.” parlò dopo qualche secondo di silenzio; la curiosità si percepiva appena nel tono, ma Musa aveva l’orecchio allenato a sentire intonazioni diverse, per quanto minime – ancora una volta, doveva ringraziare il suo potere.
L’atteggiamento della strega andava ammorbidendosi con lentezza, zittendo quella diffidenza che s’era ostinata a mantenere per la prima ora di viaggio.
Alla melodyana venne da pensare che si fosse sciolta in quanto, nella sua quotidianità, nessuno volesse mai
ascoltarla parlare; la sentiva stupirsi di avere l’attenzione di qualcuno, e si rimproverò di non averlo notato prima.
In fondo era così evidente in ogni occasione nella quale il proprio gruppo si scontrava con il suo: Stormy doveva assumere il ruolo della forza distruttiva fuori controllo, attaccava quando le sorelle la sguinzagliavano, altrimenti non aveva libertà d’azione. Doveva essersi stufata da tempo della sua subordinazione, e non erano mancate le occasioni in cui la questione le si era presentata davanti agli occhi; ma lei aveva scelto di non farci caso, perché la strega era solo un
nemico crudele e sadico, causava dolore solo per il gusto di farlo e lei la odiava talmente tanto che il pensiero di volerla morta l’aveva sfiorata in più occasioni.
Deglutì un groppo di saliva, stringendo le mani sul volante; pensare alla consapevolezza che stava prendendo delle sue forti emozioni negative verso le nemiche la stava facendo sentire poco bene. Non credeva di poter arrivare a tanto, ma essendosi considerata sempre dalla parte giusta – quella in difesa della Dimensione Magica – non s’era fermata a riflettere sulla sua moralità ambigua.
La strega delle tempeste la stava ancora fissando, con le sopracciglia inarcate.

Certo, altrimenti non te l'avrei chiesto.” le disse sincera, alzando un po' gli angoli della bocca. Evitò il suo sguardo con la scusa di dover mantenere il proprio sulla strada; non avrebbe retto il confronto, non conoscendo ciò che avrebbe dovuto fare.
L’idea di abbandonarla stava perdendo la g
loria che aveva provato verso la nobile causa di salvare il mondo, per cui quell’azione sarebbe stata indispensabile; ci aveva messo un’ora e mezza per capire che nulla del loro piano fosse morale.
Eppure non tutte le scelte giuste erano morali; o così le avevano detto.
Il compito doveva essere eseguito per il bene di tutti; tranne quello di Stormy, pensò.
E al dovere andavano sovrapponendosi le immagini della possibile vita della sua nemica, prima che si intromettesse in quella di Musa, rivoluzionandola e spazzando via ogni traccia di tranquillità con la stessa forza dei suoi tornado; prima delle sue disturbanti mire di conquista del mondo.
Poteva quasi immaginarla nella
propria stanza, sola, alla ricerca di una qualsiasi occupazione che fosse in grado di tenerla impegnata; si chiese se avesse avuto contatti esterni oltre alle sorelle, se non si fosse annoiata a non fare nulla; poteva vederla scappare dalla finestra – forse avevano una scala antincendio come aveva visto in alcuni film terrestri, ma pensandoci bene non le sarebbe servita in quanto le sarebbe bastato volare – per un’ora o due di libertà in cui sarebbe riuscita a sfogare la sua frustrazione, o forse non avrebbe avuto abbastanza tempo, abbastanza libertà e le sorelle l’avrebbero rintracciata subito.
Cercando di figurarsela, tornò a rimuginare sul fatto che di lei non sapesse assolutamente niente, oltre la superficialità che riusciva a vedere.

Magari era solo una domanda di circostanza.” Stormy alzò le spalle, prendendo un bel respiro come se fosse costretta a confessare uno dei suoi segreti più oscuri; con ogni probabilità – pensò la fata, nel vederla prepararsi un minimo il discorso – non ne aveva mai parlato con nessuno e non sapeva da dove iniziare.
Staccò per un momento gli occhi dalla strada per sforzarsi di guardarla arricciare appena le labbra nell'appoggiare il mento al palmo della mano, concentrando la sua attenzione alle villette sparse tra le colline.

Mi sono rotta di stare con le mie sorelle, tutto qui. Sono pressanti e non le sopporto più: grazie agli dei non mi hanno mai considerata più di tanto.” disse.
Musa attese qualche momento, credendo che volesse continuare a parlare, ma Stormy non disse altro.
Aveva sempre dato per scontato che, in qualche modo, andassero d’accordo; alcune volte aveva fantasticato su un vincolo di sangue o su ‘qualche strano rito oscuro da strega’ con il quale Icy aveva legato a sé le sorelle, obbligandole a seguirla in qualsiasi impresa le fosse passata per la mente, ma aveva lasciato tale idea alle battute divertenti da tirar fuori con le amiche in momenti più tranquilli di quello in cui era capitata.
In realtà, durante gli anni in cui aveva combattuto per la Dimensione Magica, non s'era mai interessata più di tanto alla relazione che le Trix potessero avere tra di loro; oscillavano tra il mostrare la loro unione genealogica con orgoglio ed il comportarsi come se l’unica cosa che le smuovesse fosse la prospettiva di regnare su tutti gli esseri magici e stroncare chiunque osasse ribellarsi al loro potere, permettendo al loro legame di passare in secondo piano.
Tuttavia
notava fratture più profonde della superficialità alla quale, di solito, si fermava nell’osservare i loro comportamenti; come Stormy era più di un’isterica che cercava in tutti i modi di rovinare la vita di Musa e delle sue compagne senza un apparente motivo all’infuori del malato divertimento personale, i rapporti con le sorelle dovevano essere più complessi di una semplice gerarchia verticale.
Sentendola esitare ancora, le venne in mente che forse, a parti invertite,
si sarebbe stufata anche lei di farsi mettere i piedi in testa; avrebbe raccolto le sue cose e si sarebbe trovata su quella stessa strada alla ricerca di un posto migliore in cui poter godere della propria libertà.
Devono esser state delle belle stronze se sei arrivata a… beh, scappare di casa.” le disse, premendo appena sul freno per impostare la curva. Stormy tornò a guardarla, allungando la bocca in un sorrisetto.
Molto più di quanto immagini. Non penso esistano persone peggiori delle mie sorelle nell’intera Dimensione Magica.” dichiarò soddisfatta, atteggiandosi come se non vedesse l’ora di parlar male con qualcuno delle sorelle.
La fata non faticò a crederle, ma colse l’occasione per scucirle qualche informazione, più a titolo personale che per riuscire a portare alle altre qualche informazione.

Oh, andiamo, credo di aver conosciuto persone peggiori – le disse, ricambiando l’espressione beffarda; la strega era testarda ed orgogliosa, non avrebbe mancato l’occasione di poter competere – O vuoi farmi cambiare idea?”
Era stata una mossa rischiosa; ma Stormy emise una risatina e si abbassò nuovamente gli occhiali, piegando la bocca in una smorfia divertita.

Fidati, fatina. Non ne hai idea.” scandì bene le parole, la soddisfazione le si leggeva sulle labbra; per un attimo il pensiero che il rapporto poco sano tra lei e le sorelle non fosse esattamente qualcosa di cui vantarsi le sfiorò la mente, ma fu un attimo troppo breve per permetterle di considerarlo.
Devono fare proprio schifo, allora.” rispose, evitando di calcare la mano; l’irascibilità della strega delle tempeste poteva prendere il sopravvento in un attimo, e voleva evitare di volerla gestire quando, secondo la sua modesta, ma sufficiente, esperienza nemmeno le sorelle erano in grado di calmarla; eppure ancora, continuava a rendersi conto di sapere molto meno di quanto si aspettasse sul conto delle nemiche.
Si domandò se si sarebbe stupita nello scoprire che le streghe si comportassero in modo totalmente diverso da ciò che facevano apparire; percepì la curiosità crescere notevolmente al solo pensiero.
Stormy fece un’alzata di spalle, mettendo una mano fuori dal finestrino e tamburellando le dita nell’aria con un movimento sinuoso.

Se un giorno dovessimo rincontrarci, potrei raccontarti un po’ delle stronzate che ho dovuto sopportare.” fece, distratta dal vento le passava tra le dita.
Musa accennò un sorriso nella sua direzione; e poi un’epifania la colse.
Accostò il prima possibile, sotto gli occhi perplessi della strega delle tempeste, che schiuse la bocca per parlare.
Ma la fata fu più veloce.

Non hai un posto dove stare qui intorno, giusto?”
Era stata impulsiva, era conscia di star sbagliando; davanti a lei c’era Stormy, la strega che aveva osato colpire suo padre con uno dei suoi fulmini pur di sfidarla e umiliarla davanti a un folto pubblico, che aveva evocato l’armata oscura nel tentativo di conquistare l’universo magico, – e suddetta armata aveva fatto migliaia di morti tra i civili di Magix – che aveva ridotto Flora in condizioni critiche con un solo, potente attacco; davanti a lei c’era uno dei peggiori pericoli che la Dimensione Magica avesse mai ospitato.
Ma quella Stormy non aveva fatto nulla di tutto ciò: sembrava solo una ragazza persa, che nessuno si era preoccupato di considerare, men che meno aiutare.
Si trovò a considerare che forse la causa dei suoi comportamenti violenti fosse da ricercare in simili mancanze.

No, ma so cavarmela. Non è la prima volta che me ne vado: l’unica differenza è che questa volta col cazzo che torno.” le disse, usando lo stesso tono sprezzante che le rivolgeva in battaglia; poteva avere la stessa parlata, ma non era l’isterica sanguinaria che aveva rovinato tutta la sua esperienza al college di Alfea.
Non lo era ancora; e forse aveva la possibilità di evitare che lo diventasse, forse
quella era la sua possibilità di renderla una persona migliore.
Perché ti sei fermata? Devo scendere?” chiese poi, vedendo che Musa non accennava a rispondere, né a rivolgerle lo sguardo.
No, no. Vieni con me su Melody; ho pensato che potresti stare per un po’ a casa mia.”
La strega sgranò gli occhi e sollevò le sopracciglia, incapace di contenere la sorpresa per quell’uscita impulsiva; se la melodyana non avesse dovuto mantenere un atteggiamento sicuro, avrebbe riprodotto la sua espressione.
Cosa diavolo le era venuto in mente?
Convivere con la sua acerrima nemica era un’impresa ben più grande di lei.

Mi sembra abbastanza lontano da Magix.” rispose Stormy, rilassando i suoi lineamenti in un sorriso; le sue piccole labbra si erano tirate così dolcemente da lasciarla quasi senza fiato.
Era un’impresa ben più grande di lei, ma per qualche motivo si sentiva pronta ad affrontarla.






110 giorni, 13 ore, 23 minuti e 4 secondi alla fine




Con un elegante gesto della mano, pregno di magia, Darcy chiuse la porta della bottega; sulla vetrata comparvero in un bagliore scritte dalla dimensione talmente piccola da risultare quasi illeggibili. Si mossero in senso orario ad un comando della strega, formando un sigillo; l'ametista sull'anello di lei brillò per una frazione di secondo, e la vetrina tornò buia come in precedenza.
Flora aveva visto raramente le streghe usare un tipo di magia non strettamente offensiva, perciò trovò il rito a cui aveva assistito affascinante; prima di allora, la strega l’aveva scortata nel suo appartamento prima che chiudesse in modo così preciso e laborioso il suo negozio.
Non le aveva mai permesso di vedere il modo in cui le sue dita affusolate seguivano le linee geometriche e dorate del sigillo, così delicate e allo stesso tempo molto precise; non aveva curvato nemmeno un angolo.
Forse stava cominciando a capire di potersi fidare, pur mantenendo la sua caratteristica riservatezza.
In circostanze normali, la fata
avrebbe tenuto a freno il desiderio di arricchire la sua cultura, ma ora che non doveva più aver paura della strega dell'oscurità, capì che non avrebbe avuto senso esitare. Si avvicinò al vetro, percependone la pregnante magia senza il bisogno di allungare le dita per sfiorarlo; la strega la osservò senza proferir parola, chiedendosi se fosse la prima volta che la fata prestasse attenzione ad una stregoneria difensiva.
Gli occhi smeraldini di
Flora si mossero su ogni angolo della vetrata con ammirazione, notando come la forza dell'incantesimo mirava a pareggiare la solidità delle barriere che venivano instaurate in difesa di Alfea; lei stessa aveva contribuito a rafforzarla in più occasioni, pertanto non poteva che lodare il lavoro della sua ex nemica nel completare una magia protettiva di tale potenza da sola.
Accennò un sorriso, voltandosi verso di lei.

Ho letto di stregoneria protettiva con l'aiuto di sigilli solo sui libri, non ne ho mai vista una dal vivo. Hai un potere veramente notevole.” ammise con piacere; Darcy apparve disorientata dal complimento per una frazione di secondo, come se avesse perso l'abitudine a ricevere le attenzioni che, durante i suoi anni a Torrenuvola, l'avevano portata ad essere una delle ragazze più popolari.
Di fatto, la mezzana che aveva davanti, l'abitudine non l'aveva mai presa; nonostante ciò, Flora si stupì nel non vederla piena d'orgoglio per il suo apprezzamento.

Sono stata costretta ad imparare in fretta. Ma grazie per il complimento.” rispose, piegando appena all'insù gli angoli della bocca: non l'avrebbe detto ad alta voce, ma il carattere supportivo e quieto della fata le stava piacendo.
Al di fuori della sorella minore e della
sua personale spia che s'occupava di aggiornarla sulla situazione a Magix con regolarità in cambio della sua protezione, non aveva molti contatti né forzava una conversazione con i clienti che varcavano la soglia del suo emporio; non ne vedeva il motivo.
Condividere informazioni personali con estranei l'avrebbe portata ad esporsi, cosa che
già in circostanze normali non adorava fare; poi, da quando aveva scoperto che era stata messa una taglia sulla sua testa, s’era fatta ancora più riservata di quanto lo fosse stata in precedenza.
Pur vivendo lontana dalla metropoli, non si sentiva di abbassare la guardia; aveva visto girare esseri magici poco raccomandabili anche nei pressi del suo negozio, e non aveva nessuna intenzione farsi
scortare da quel megalomane che aveva osato metterla al bando.
Flora era silenziosa e si dava da fare; non faceva domande scomode, non la disturbava mentre era impegnata, e non apriva bocca nemmeno con i clienti – che se avessero scoperto la sua vera natura, di fata non corrotta, avrebbero scatenato il putiferio.
Non aveva ancora pensato a cosa farne di lei; ennesima stranezza della settimana, siccome non stressarsi su una questione spuntata dal nulla in un battito d’ali era una delle ultime cose che faceva; era stata impegnata, si disse.
Impegnata a capire da dove venisse, perché non fosse stata corrotta, cosa fosse venuta cercando in una città malconcia e desolata come Magix; ovviamente senza chiedere nessuna informazione alla diretta interessata.
Era arrivata a pensare che potesse essere l’ennesimo tentativo di sua sorella maggiore per aiutarla a rimanere al sicuro; aveva scacciato il pensiero dicendosi che sua sorella avrebbe fatto meglio ad aiutare sé stessa prima di mandare fatine agli altri, e si era concentrata sul proprio lavoro.
Del resto, credeva con fermezza che ad Icy non importasse che di sé stessa.
Una fata della natura
le era utile per crescere erbe particolari, per le quali rischiava di farsi seguire e trovare, così aveva deciso che non sarebbe stata una cattiva idea permetterle di restare per più tempo; inoltre poteva soddisfare la propria curiosità in merito al suo arrivo, prendendosi un doppio guadagno con un’azione sola.
Flora si era adattata in fretta e si era resa utile in ogni modo le fosse possibile; aveva mantenuto sempre alta l’attenzione per non compromettersi, senza però privarsi di iniziare a sentirsi a suo agio con la strega.
Le piaceva dirsi di starsi rilassando perché non aveva altra scelta se non condividere l’appartamento con Darcy, che si faceva mille scrupoli pur di tenere lei e sé stessa al sicuro; e, di tanto in tanto, le strappava qualche informazione mascherando le sue domande come un modo per far luce nella confusione che, plausibilmente, regnava nei suoi pensieri.
Non poteva affermare in pieno di starle mentendo siccome, da quando si era svegliata in ciò che rimaneva di Selvafosca ed aveva rischiato un paio di volte la vita, aveva capito ben poco della realtà distorta in cui era capitata; e sperava sempre che tra quelle informazioni ce ne fosse qualcuna relativa all’avvistamento di una delle sue compagne; stava tentando di usare la situazione a proprio vantaggio, anche se negare di starsi affezionando con lentezza a quella versione della strega dell’oscurità sarebbe stato alquanto ipocrita.
Quando la strega si mosse, Flora la
seguì in silenzio sul retro dell’edificio, fermandosi di fronte a lei come da prassi; si era abituata a quel procedimento e non temeva più che potesse nascondere un eventuale tentativo della strega di sottrarle i poteri.
Darcy prese due passi verso il muro opposto, facendovi scorrere sopra le dita:
parvero far attrito con la pietra dei mattoni, rigidi e freddi, nel muoversi con grazia da sinistra a destra e vice versa, ma alla sesta ripetizione del movimento, la loro consistenza si fece più morbida e setosa, il colore più uniforme. I polpastrelli della strega propagavano ora delle pieghe sul tessuto della tenda, che aveva preso il posto della parete; nel momento in cui la scostò con un gesto lento, i mattoni laterali si piegarono perpendicolarmente verso l’interno, andando uno ad uno a comporre i due pilastri di una modesta arcata; sulla chiave di volta regnava lo stesso sigillo di protezione che la fata le aveva visto tracciare sulla vetrina del negozio.
Anche se non era la prima volta che vedeva cadere un’illusione così realistica – aveva toccato lei stessa la parete, senza essere in grado di percepire la differenza tra la realtà e l’inganno,
tra pietra e tessuto – Flora percepì un senso di fascino nel vedere la strega che entrava nel passaggio nascosto, tenendo alzata la tenda con l’avambraccio.
Pur trattandosi di una sua nemica, che doveva tenere costantemente sott’occhio e della quale non poteva fidarsi, la fata si permise di provare ammirazione per la capacità della strega di ingannare non solo lo sguardo, ma tutti i sensi.
La seguì in fretta, quando si accorse di star esitando un po’ troppo davanti al passaggio; e, persa nei suoi pensieri, per poco non sbatté contro la schiena di Darcy, che si era arrestata a un paio di metri dall’arcata. Flora si sporse oltre lei per capire cosa, o chi, l’avesse spinta a fermarsi: scorse un uomo seduto nella penombra del portico, dalla bocca sottile e la mascella scolpita illuminate dalle braci di una sigaretta. Quando le vide si alzò, appoggiando la schiena al muro; la fioca luce rossa illuminò un sorriso strafottente sul suo volto.

Credevo non prendessi apprendisti, Darcy. E’ strano vederti in compagnia di qualcuno che non sia tua sorella.”
Darcy sbuffò alla provocazione.
“Era da un po’ che non ti facevi vivo, pensavo ti fossi fatto ammazzare – lo ripagò con la stessa ironia, procedendo verso di lui – Parliamone dentro, è più sicuro.”
Flora la seguì in silenzio, cercando di capire perché quella voce le sembrasse così famigliare; avvicinandosi, i suoi occhi si abituarono al buio, cominciando a delineare le fattezze dell’uomo – che ora aspettava paziente che Darcy annullasse la potente magia protettiva che avvolgeva l’abitazione.
Dovette trattenersi con tutte le sue forze dal sussultare;
non poteva riconoscerlo in un mondo in cui, di fatto, non si erano mai incontrati. Riven fu il primo ad entrare; e la fata poté constatare che oltre al carattere dello Specialista che lei aveva conosciuto, aveva mantenuto anche il suo portamento.
Le circostanze in cui si era trovato avevano cambiato
il suo aspetto, marcando il suo viso con un paio di vistose cicatrici, così come il rapporto che aveva sviluppato con la strega; non sembravano particolarmente intimi, ma a Flora parevano trovare la compagnia reciproca confortevole.
S
i trovò a domandarsi quanto fosse stato diverso il loro primo incontro, rispetto a quello che le compagne le avevano raccontato durante il Giorno della Rosa; non adorava ficcare il naso negli affari altrui, ma approfondendo il motivo per cui stessero collaborando avrebbe potuto regalarle un indizio sui responsabili della distruzione di Magix, o almeno una pista da percorrere per ritrovare le compagne.
Si
chiuse la porta alle spalle, lasciando che la strega dell’oscurità riattivasse le proprie difese; l’aria tesa che andava costruendosi le fece capire che Riven non si aspettasse di trovare qualcun altro oltre a Darcy; ipotizzò che dovesse parlarle di qualcosa d’importante, notando la sua visibile impazienza che si manifestava nel tamburellare le dita sulla scarpiera all’ingresso.
Vado in stanza a riposare.” esordì quindi, dandogli le spalle con una strana fretta, dettata dal disagio crescente che stava provando.
Darcy le aveva dato la stanza di Stormy nell’attesa di trovarle un’altra sistemazione, e la fata
aveva sperato, e ancora sperava, che ciò sarebbe successo prima del ritorno della minore; non aveva idea di come fosse la Stormy che si aggirava per quella versione di Magix, ma i ricordi dei suoi violenti scatti di rabbia, seguiti da fulmini e tempeste, erano abbastanza vividi nella sua memoria da farle desiderare di non doverla incontrare per tutta la sua permanenza.
Di tanto in tanto si sentiva nervosa ad aver a che fare con una delle Trix, non osava immaginare quale sarebbe stata la sua reazione quando sarebbero diventate due, nello stesso luogo e senza che lei potesse contare sull’appoggio delle compagne.

La strega le rivolse un veloce sguardo, terminando il suo incantesimo.
Come vuoi.” le rispose, prendendo posto sulla poltrona con un movimento fiacco; invitò il ragazzo a sedersi, ma questi preferì restare in piedi, appoggiato con le mani allo schienale del divano.
F
lora accostò la porta, allontanandovisi a sufficienza per evitare che Darcy la scoprisse ad origliare, ma non abbastanza per non sentire la sua voce.
E’ una fata non corrotta. L’ho trovata a Selvafosca una settimana fa e abbiamo deciso di unire le forze: lei non aveva un posto in cui stare ed il suo aiuto è molto utile per il mio negozio.
Questo è quanto.”

Questo è quanto? – rispose subito Riven – Non si vede una fata pura a Magix da cinque anni, non mi sembra una cosa da poco. Cos’hai intenzione di farci?”
Niente, una sola fata non basta. Ho intenzione di cercarne altre, se si trovassero a Magix si potrebbe fare qualcosa. Informerò mia sorella, tu tieni gli occhi aperti quando riparti.”
Riven sorrise, ironico.

Mi permetti di restare? Gentile da parte tua, ti stai facendo influenzare?”
Oh, smettila Riven. Piuttosto: suppongo tu sia tornato qui per portarmi delle notizie, quali sarebbero?” gli rispose, troppo stanca per reggere il suo gioco provocatorio.
Il ragazzo esitò, prendendo finalmente posto a sedere; appoggiò i gomiti alle ginocchia, piegandosi verso il tavolino da caffè che li separava.

Ho ripreso i contatti con Sky e Brandon per capire cosa stessero architettando i membri rimasti degli Specialisti: li ho trovati in una condizione miserabile, costretti ad accettare del lavoro sporco di merda per sopravvivere, ma il punto non è questo. Non possiamo contare su di loro, Rick deve aver messo una taglia anche sulla loro testa.
Ero con loro quando Sky è stato ucciso, e sono abbastanza sicuro che Brandon sia stato preso prigioniero, sai già per cosa vorranno usarlo. Ho rischiato la pelle anche io, se non fosse stato per il tuo incantesimo protettivo.”

Se è stato Rick a dare il via a tutto questo, non è detto che il mio incantesimo sia abbastanza potente da proteggerti un’altra volta, quindi cerca di stare attento.” lo interruppe.
Infatti non era sufficiente, ma sono stato fortunato. Quella che ci ha trovato era tua sorella e mi ha risparmiato.”
Fu Darcy ad esitare, corrugando la fronte a tale notizia.
“Mi avrà riconosciuto.”

Non penso sia per quello. – gli disse, ancora perplessa – Deve aver riconosciuto l’incantesimo, avrà capito che lavori per me. Icy ti ha sempre odiato, non avrebbe sprecato l’occasione di farti fuori. Sei riuscito a capire cosa sta facendo?”
Ti stai preoccupando?”
Affatto” rispose secca.
“Sto solo cercando di capire cos’ha in mente. Se dovessi trovare altre fate pure non voglio che mi intralci per cercare di conquistare il mondo o cazzate simili.”
Riven l’ascoltò con un sorrisetto sarcastico: sapeva che una delle poche cose in grado di far imprecare Darcy era tirar fuori sua sorella maggiore, e provava uno strano senso di compiacimento nel vedere quanto si innervosisse a parlarne.

E poi non ho bisogno della sua pena.”
Beh, la sua pena mi ha salvato il culo. Ma la mia stima per tua sorella finisce qui: ora che so che non vuole farmi fuori cercherò di rintracciarla e tenerla d’occhio.
Non sembrava lavorare per qualcuno, forse aveva solo bisogno di soldi.”

Resta comunque in guardia. Non si sa mai come possa reagire nel vederti troppo spesso e la situazione potrebbe ritorcertisi contro.”
Il ragazzo fece un’alzata di spalle.

Ho i miei metodi, lo sai. Forse ho in mente qualcosa che le farebbe credere che io sia più utile di quanto pensi.”
Flora smise di ascoltare, allontanandosi per sistemare le poche cose che era riuscita a recuperare per sé.
Darcy le aveva mentito: aveva due sorelle, come la strega che lei, per tre anni, aveva conosciuto; eppure capiva perché aveva omesso il particolare, aveva colto il tono di disprezzo con cui aveva parlato di Icy.
Il particolare che aveva richiamato la sua attenzione riguardava direttamente lei come fata: la strega voleva usarla, necessitava del suo potere per uno scopo; scopo del quale Riven era a conoscenza e per il quale, con ogni probabilità, stava lavorando da tempo.
Doveva assolutamente scoprirne i dettagli, curandosi di non tradirsi.
In una situazione del genere, non poteva rivelare a Darcy di esser venuta a Magix con altre cinque ‘fate pure’: il rischio che comportava la sua fiducia era troppo alto.




118 giorni, 22 ore, 58 minuti e 25 secondi dalla fine.




Una volta discese le scale infinite dell’edificio che torreggiava su una delle piazze principali di Magix, Hecate aveva aperto con fatica una modesta botola di metallo sotto un cumulo di calcinacci; la magia le impregnava le dita, il che aveva fatto pensare a Bloom che, in fondo, la sua sequestratrice non avesse una forza fisica straordinaria.
La donna fissò i suoi grandi occhi neri su di loro;
un paio di ciocche di capelli entrarono nel suo campo visivo quando alzò il volto.
Dovete entrare, se non l’avete capito.” il tono uscì più flemmatico che minaccioso, ma fu sufficiente a far muovere le due fate; Stella decise – con suo estremo disgusto – di essere la prima a scendere dalla scala arrugginita che si intravedeva all’estremità della botola: come fata del Sole e della Luna poteva illuminare lo spazio circostante che, scendendo mano a mano, notò essere nero come la pece.
Quando la luce traballante dell’edificio cominciò a venir meno, Stella faticava
a vedere dove mettesse i piedi e le mani; percepì le vibrazioni della scala, segno che anche Bloom fosse stata gentilmente invitata a scendere e, dopo una manciata di minuti, – non era sicura si trattasse effettivamente di minuti, siccome il tempo sembrava dilatarsi ad ogni piolo – la botola venne chiusa con un movimento secco, che echeggiò nell’antro oscuro.
S
tella toccò il suolo in quel momento, schioccando le dita per crearsi una luce; seppur debole nel sottosuolo, il suo potere illuminò abbastanza da permetterle di vedere la prima parte di una galleria dal soffitto basso, costellata di stalattiti a loro tempo limate e distrutte.

Non usare i tuoi poteri.” udì subito alle sue spalle; l’istinto la fece voltare, e per poco non prese un infarto nel vedere Hecate proprio dietro di lei, con la mano sopra alla sua fonte di luce, intenta a soffocarla.
“Non c’era bisogno di essere così inquietante.” borbottò,
soffocando l’urlo che aveva avuto la decenza di controllare; chiuse la mano a pugno con un solo ed elegante movimento, ed entrambe sprofondarono nuovamente nell’oscurità.
E
ssendo stata l’ultima a passare attraverso la botola, non avrebbe dovuto raggiungerla prima che l’avesse fatto Bloom, ma Stella era troppo stanca e nervosa per chiedersi come avesse fatto. Sarebbe stato inutile scervellarsi su qualcuno che non avesse ancora mostrato la natura della sua magia; ipotizzò fosse teletrasporto, ma poteva esser stato veicolato anche da un oggetto magico – lei stessa era in grado di spostarsi grazie al suo anello, del resto.
Non dovete far vedere la vostra magia in giro, pensavo fosse chiaro.” rimarcò la donna in modo neutro.
La principessa di Solaria non riusciva a delineare il suo volto, ma poteva esser sicura di avere il suo pungente sguardo addosso, sguardo che ricambiò più che volentieri.
Allora cosa facciamo, camminiamo al buio? Mi sembra un’ottima idea, così se qualcuno, o qualcosa, dovesse attaccarci non lo vedremmo neanche.” le rispose sarcastica, prendendo un passo laterale verso la via d’entrata sia per allontanarsi dalla sua sequestratrice, che per assicurarsi che l’amica fosse in procinto di arrivare; e per poco non si fece schiacciare una mano dalle sue scarpe.
Hecate ignorò il tono della principessa di Solaria, mantenendo il suo atteggiamento indifferente.

Conosco bene la strada. E se incontreremo qualcuno, me ne occuperò io.”
E prese subito a camminare davanti a loro, con l’intenzione di non perdere tempo; Bloom prese la mano di Stella, rimandando mentalmente una nuova strategia di sopravvivenza a quando sarebbero state sole – o almeno, sperava di trovare l’ispirazione durante il tragitto – e appoggiò con cautela una mano sulla spalla della donna.
Poté sentirla irrigidirsi sotto i vestiti, ma
lei non proferì parola e proseguì nel suo percorso.
Avanzarono
per una quindicina di minuti nell’oscurità più completa, seguendo i passi di Hecate, prima che la fata della Fiamma del Drago non riuscì più a stare in silenzio e diede voce ai dubbi che le frullavano per la testa da almeno un’ora.
Cos’avete intenzione di fare con noi?”
Hecate percorse un altro metro senza aprir bocca, prima di rispondere.

Potreste arrivarci da sole – fece una pausa per ascoltare le loro ipotesi, ma sentendo che nessuna delle due fosse intenzionata a parlare, sospirò – Rick vi vuole per il vostro potere, ovviamente. Soprattutto quello della biondina, che ha raggiunto il livello massimo conosciuto finora.”
Stella roteò gli occhi allo scarso interesse che traspariva
dalla spiegazione molto sintetica che aveva loro dato; una risposta simile non l’aiutava affatto a capire cosa stesse succedendo al mondo magico.
E tu invece cosa vuoi farci con il nostro potere?” le chiese in tono provocatorio, provocazione che l’altra, come d’abitudine, non colse.
Niente. A me voi non interessate; se non avessi da guadagnarci seguendo gli ordini di Rick, sareste già state libere da un pezzo.”
Bloom percepì sotto la sua mano che la donna aveva alzato le spalle con fare indifferente.
Non sapeva ancora che dinamiche di potere intercorressero tra i due, ma per quanto disinteressata e all’apparenza calma, Hecate le era sembrata più potente del suo stesso superiore; non riusciva a trovare un senso nel loro rapporto, soprattutto perché ai suoi occhi la donna pareva guadagnarci solo una serie di seccature.
Inspirò ed espirò quell’aria viziata, prima di prender coraggio e decidersi a parlare.

Sembri più forte di Rick, che motivo avresti di stare ai suoi ordini?”
Di nuovo, sentì i muscoli della loro sequestratrice irrigidirsi.

Non rispondo a domande personali.” e con ciò, fece nuovamente calare il silenzio tra loro.
La mezz’ora che le separava dalla superficie trascorse lenta, con il rumore di tre paia di passi che rimbombava nell’antro; oltre ad esso, le fate non erano in grado di udire nulla.
I luoghi sotterranei che avevano visitato fino ad allora tendevano ad essere umidi, invece l’aria nella galleria era fredda e secca, e nonostante la presenza di acqua, che scorreva sulla roccia calcarea, doveva esserci stata in precedenza – altrimenti le stalattiti sul soffitto non avrebbero avuto modo di formarsi – nessuna delle due poteva sentire una singola goccia cadere al suolo.
Hecate proseguiva dritta e a buon passo, quasi fosse certa di non trovare un’anima oltre a loro in un luogo così remoto; poi, d’improvviso, svoltò a destra, abbassandosi per infilarsi in una galleria secondaria.
Sentendo venir meno il contatto con la sua spalla, Bloom si abbassò a sua volta, rivolgendo la testa verso Stella.

Ci stiamo abbassando, Stel.” sussurrò, portando in alto la mano che reggeva la sua per farle toccare la roccia appena sopra le loro teste: scoprì di non avere molto spazio di movimento, e la sensazione che la donna le stesse portando in un posto particolarmente isolato per eliminarle e disporre dei loro resti cominciò a prendere piede nella sua mente; a favore di tale tesi c’era il suo trattare lei e Stella come se fossero un fardello da portarsi appresso – con ogni probabilità lo erano, dato che il suo superiore gliele aveva appioppate senza sentir lamentele – ma a smentirla nell’immediato si ripresentò l’idea che la donna le avesse condotte nel sottosuolo per evitar loro di incontrare qualche figura pericolosa.
S
e avesse voluto disfarsi di loro si sarebbe limitata ad esporle, o a lasciarle dove le aveva trovate; allora poteva aver mentito dicendo che non aveva alcun interesse per loro, e volerle con sé solo per poter usare la loro magia al momento giusto.
Pur confusa, sapeva di non potersi fidare; aveva avuto un assaggio del suo potere poco prima e, nemmeno aggrappandosi a tutto l’orgoglio che possedeva, avrebbe potuto affermare di avere una chance
contro di lei; non padroneggiava abbastanza la Fiamma del Drago per arrivare ad una concentrazione di magia simile e, anche se ne fosse stata in grado, avrebbe rischiato di perdere il controllo attingendovi così velocemente e senza preparazione. Hecate non s’era mostrata minimamente affaticata dopo averle schiacciate al suolo, soffocando i loro poteri a tal punto da costringerle a ritrasformarsi.
Avendo un momento per riflettere, s’interrogò su come la donna potesse aver raggiunto una preparazione simile; se le circostanze l’avevano spinta a superare il suo limite, anche gli altri esseri magici dovevano possedere un potere notevole; non riusciva a capire da dove potessero averlo sviluppato.
Decise che avrebbe provato a domandarglielo una volta si fosse trovata al sicuro; Hecate la inquietava, ma al momento era l’unica in grado di darle le risposte che cercava; inoltre avrebbe potuto strapparle qualche informazione sul luogo in cui si trovavano le Trix, supponendo che si trovassero effettivamente a Magix e non agli antipodi della Dimensione Magica.
Hecate si arrestò di colpo e Bloom, impreparata, sbatté il naso contro la sua schiena, facendo inciampare anche Stella, che fortunatamente riuscì a reggersi in piedi; la donna ignorò il contatto, disegnando con il palmo della mano un cerchio all’altezza del suo viso: un portale bluastro risplendette nella galleria, permettendo finalmente alle fate di vedere qualcosa.
Ma prima che potessero guardarsi intorno, Hecate si fece da parte.

Entrate.”
Dove porta?” chiese subito Stella, assottigliando lo sguardo; la donna non rispose.
Lo chiedo perché non sei la persona più affidabile che conosca, e non so se stai cercando di liberarti di noi o meno.” aggiunse seccata.
Nonostante la luce piuttosto scarsa, entrambe le fate riuscirono a vedere la loro sequestratrice alzare gli occhi al cielo.

Non perderei tempo ad uccidervi, mi bastava lasciarvi là fuori. Non ci sarebbe voluto molto.” e per la prima volta, si percepì una nota di nervosismo nel suo tono; Bloom pensò che non fosse così paziente come l’aveva immaginata, ma in fondo stava rispondendo alla fata del Sole e della Luna nello stesso modo in cui rispondeva a Rick; forse la differenza stava nella mancanza di una punta di disgusto.
Non può essere peggio di questo posto.” disse allora, rivolta verso l’amica; tirò le labbra in un sorriso, per comunicarle che finché fossero rimaste insieme, sarebbero uscite da quella situazione. Non seppe se Stella colse il messaggio segreto, ma le strinse leggermente la mano e, con lei, si avviò verso il portale.














Avvertenze e condizioni per l’uso:
Buonasera a tutti, o buongiorno, o buon pomeriggio; dipende a che ora state leggendo questo capitolo, ma facevo prima a dire “buon tutto”.
Vi ricordate quando vi avevo detto che speravo di non metterci un altro anno e mezzo ad aggiornare? Eccoci qua.
Del resto ci ho messo solo un anno e due mesi, è già un miglioramento – miglioramento per cui sono comunque desolata, e per cui la scusa è sempre la stessa: questa testina si deve laureare.
Quindi, nonostante la pandemia mi abbia donato molto più tempo in casa davanti al computer, il tempo volava in lezioni, studio e crolli psicologici, mentre continuavo a rimandare la sistemazione di questo capitolo prima di pubblicarlo; del resto non mancava molto alla stesura, eppure mi ci è voluto un secolo.
Vi chiedo scusa.
Spero che questo 2020 sia stato più clemente con voi di quanto lo sia stato con me ma, ehi, almeno ho una chance di laurearmi in corso.
Come di consueto, ringrazio
LadyNabla e Ghillyam onnipresenti, ma anche Applepagly che c’è con il pensiero – aspetto novità da tutte voi, soprattutto tu Erin. Che il mondo possa ispirarti in ogni modo possibile, prego che anche tu possa ritrovare un po’ di tempo.
Ringrazio tutti per la somma pazienza e spero davvero tanto di non tenere questo ritmo imbarazzante. Mi piacerebbe finire questa storia in un tempo utile.
Alla prossima missione, sperando che non sia come l’uscita di Metroid Prime 4 (che doveva uscire qualcosa come due anni fa). Mi sono accorta che ho scritto una cosa simile anche nelle note dello scorso capitolo, ma la mia cadenza davvero mi sta preoccupando.


Mary

   
 
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