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Autore: vielvisev    11/03/2021    6 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Imparare dal male.

 


Emma Piton O'Shea uscì dal camino che dava sulla banchina del binario 9 e ¾, accompagnata dalla figura elegante di Narcissa Black e quella silenziosa  di Draco Malfoy. La donna bionda, una mano appoggiata con fare protettivo sulla spalla del figlio, si fece spazio tra la folla con aria sicura, uno sguardo sdegnato stampato sul volto e il mento sollevato in maniera aristocratica, nella miglior maschera possibile per una moglie di un Mangiamorte. Emma, che invece trascinava il suo baule tenendosi a qualche passo di distanza, si accorse di come tutti si scostassero al loro passaggio, le teste chine davanti ai Malfoy, che subito si risollevavano per guardare lei, come a chiedersi da che parte stesse.
 Arrivati accanto al treno rosso fiammante, Narcissa si fermò, voltandosi verso di lei e afferrandole le mani con un gesto gentile, mentre lo sguardo chiaro le scrutava attentamente il volto.
 “Emma cara” disse piano, per un attimo sincera “Passa un buon anno scolastico. Spero di rivederti presto”
 “Grazie di avermi accompagnato Narcissa” ribatté l'emoor, chinando il capo in risposta e ricevendo un sorriso appena accennato dalla donna bionda, prima che lasciasse la presa su di lei.
Draco, fermo accanto alla madre, lanciò a sua volta alla ragazza un lungo sguardo pieno di turbamento, ma non disse nulla. 
Nonostante il completo scuro che indossava per darsi un tono serio e la smorfia dura e inflessibile, che affilava ancor di più i suoi lineamenti, Emma riusciva a scorgere la sua paura.
 L'emoor sapeva perfettamente che il Serpeverde non avrebbe voluto essere lì, che per lui tornare ad Hogwarts  significava dividere lo spazio con i coetanei che lo guardavano con sospetto e timore  e quelli che lo disprezzavano apertamente per il suo marchio, oltre che stare a stretto contatto con i Carrow.
Draco avrebbe dovuto costringersi in una maschera di indifferenza e almeno fingere di seguire le lezioni. Non avrebbe potuto annullarsi come cercava di fare costantemente al Manor, smettendo quasi di respirare nel tentativo di far dimenticare il mondo di lui.
E questo era uno dei motivi per cui l'emoor era contenta che i Malfoy e Voldemort l'avessero rispedito a scuola, oltre al fatto che era piuttosto d'accordo con Narcissa: Hogwarts sarebbe stata più sicura di altri posti e poi sarebbero stati insieme.
 “Ci vediamo dopo Draco?” chiese, facendo lui un mezzo sorriso e solo dopo averlo visto annuire rigidamente, Emma si voltò e avanzò nella folla in cerca di Ginny.
 Non tardò a trovare il gruppetto di teste rosse poco distante, molto meno nutrito degli altri anni. C'erano solo i signori Weasley, Bill e la figlia ed Emma alzò una mano verso di loro e vide il volto dell'amica illuminarsi di sollievo.
 “Oh, Emma” sorrise subito la signora Weasley, avvolgendola in uno di quei caldi abbracci che sapevano di casa.
 “Molly” la salutò l'emoor con un sorriso, ricambiando dolcemente la stretta “Dove sono tutti?” chiese.
 “Fred e George hanno da fare al negozio” spiegò il signor Weasley “Charlie è tornato subito in Romania e...”
 “Ho saputo che Ron ha la Spruzzolosi” disse l'emoor “Come sta?”
“Si – si si rimetterà presto” balbettò il signor Weasley, guardandola ammirato davanti alla sua prontezza.
 Era la copertura dei Weasley, fingere che Ron fosse gravemente malato e altamente infettivo, per non essere subito considerati dei traditori pronti ad appoggiare Harry Potter.
 Emma si allungò per abbracciare anche Bill, che le sorrideva allegro, le cicatrici appena visibili sul volto chiaro.
 “Invece quell'idiota di Percy manca come sempre all'appello” disse il ragazzo e lei notò la signora Weasley irrigidirsi impercettibilmente.
 “Non essere duro con tuo fratello” intervenne Arthur, pur con un'espressione seria stampata sul volto “Non sappiamo come se la stia cavando al Ministero”
“Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo” ribatté la Corvonero, rivolgendosi poi di nuovo a Bill “Fleur?”
 “Nella casa nuova. Abbiamo trovato un posticino proprio carino, ti piacerà un sacco, ne sono certo” rispose il rosso.

Il treno fischiò con forza e subito la signora Weasley intimò alle due ragazze di salire, approfittandone però per rubare a entrambe un altro abbraccio amorevole.
 “Mi raccomando state attente” sorrise, agitando un fazzoletto nella loro direzione per salutarle e l'emoor ricambiò con affetto, salendo sul treno alle spalle di Ginny per poi voltarsi un'ultima volta per guardare i tre rossi con un sorriso.
Con la coda dell'occhio scorse alle loro spalle Narcissa Black osservare la scena, ritta nella sua posa elegante, il vestito costoso a fasciarle il corpo slanciato. Teneva le labbra serrate in un'espressione di disappunto e lo sguardo fermo  indecifrabile. 
Emma si chiese cosa stesse pensando e per un momento ebbe la strana impressione che provasse invidia. 
Forse per l'evidente affetto che c'era tra lei e i Weasley, o per il dispiacere di non poter essere anche lei apertamente amorevole nei suoi confronti, o forse il suo era semplicemente disgusto trattenuto, non riuscì a definirlo, ma alzò la mano nella sua direzione, facendole un ultimo saluto e vide la donna sussultare e subito ricambiare, con un sorriso appena accennato, la mano che si muoveva in modo così simile a quello di Molly Weasley e che eppure riusciva a risultare estremamente più elegante.

*

Per un istante rimasero fermi ad osservare la cancellata del Manor. Immobili. Poi Severus, come tutte le altre volte, superò i cancelli come fossero fumo grazie al marchio nero e poi aprì dall'interno per permettere ad Emma di entrare.
 Si incamminarono lungo il viale ancora in silenzio. Malfoy Manor, con la sua struttura imponente e granitica, aveva sempre intimorito leggermente l'emoor, ma ora qualcosa di strano e sinistro aleggiava nell'aria, rendendola anche più pesante e gelida rispetto al solito e passandole un vero e proprio terrore. Sembrava come se una cappa di oscurità avesse avvolto pesantemente tutta la struttura.
 “Arti Oscure” disse Piton, intuendo la muta domanda della protetta.
 “Si fanno sperimentazioni al Manor?” chiese Emma curiosa e l'uomo annuì rigido, evitando lo sguardo di lei.
 “Una specie” rispose secco.
 “Che genere di sperimentazioni?” insistette la ragazza.
 “Emma queste cose sono...”
 “Sono solo curiosa” si difese subito lei, mite, lo sguardo innocente e Piton parve soppesare per un istante la domanda, prima di tornare a guardare il Manor.
 “Sperimentazioni su magia principalmente.” disse infine lui “Il Signore Oscuro ci spinge alla continua ricerca, non ammette la perdita di tempo, o la noia.”
 “Piuttosto intelligente da parte sua” ammise suo malgrado l'emoor “Vi occupate prevalentemente di maledizioni, o spaziate anche in altri campi?” 
Piton le lanciò un'occhiata visibilmente stupita e inarcò un sopracciglio. 
 “In ogni campo, appunto. C'è una piccola divisione di medicina anche. Avery e Rookwood stanno lavorando invece su magie di distruzione massiva: esplosioni controllate, incantesimi di erosione, maledizioni acide. Rosier e Nott lavorano ai veleni e alle pozioni. Travers e Yaxley invece stanno studiando maledizioni che si attivino su vincoli contrattuali, per cercare basi solide di accordi con politiche estere. Selwyn, Macnair e Rowle stanno provando incantesimi persuasivi e di tracciamento per mettere un tabù sul nome dell'Oscuro Signore.”
 Emma dovette sforzarsi per non mostrare quanto fosse impressionata dall'organizzazione del lato oscuro. Dubitava sinceramente che l'Ordine si stesse muovendo con una pari coordinazione e provò del fascino per Lord Voldemort che spingeva il suo esercito di bruti e feriti a cercare, migliorare e conoscere.
 Improvvisamente capì da cosa l'aveva messa in guardia Silente.
 “Immagino che non dovresti dirmi queste cose.” sussurrò con voce sottile
 “Non è certo un segreto” disse secco Piton “Come l'Ordine lavora in nome di Silente per contrasto i Mangiamorte lavorano per l'Oscuro. I piani del mio Signore sono pensati con accuratezza e necessitano di ricerca e preparazione”
 “E tu cosa fai per lui?” chiese con candore la Corvonero e Piton irrigidì leggermente la mascella e il suo sguardo si fece più cupo.
 “Io ho l'onore di coordinare. Sono uno dei consiglieri dell'Oscuro Signore.”
 Emma si tese, sapeva che l'uomo parlava in quei termini perché si trovavano nel giardino del Manor, ma sentì comunque un leggero fastidio.
 “Capisco” mormorò “Quando dovrò incontrarlo?”
 “Quando e se ti chiamerà” rispose secco il tutore.

Erano ormai quasi all'ingresso del Manor che incombeva di fronte a loro.
 “Quanto rimarremo qui?” domandò l'emoor.
 “Almeno un paio di settimane, ho molto da fare.” ribatté l'uomo.
 “Ma tra due settimane inizia la scuola” fece notare lei, accigliata.
 “Sì. Narcissa ti porterà al treno. È un problema?”
Emma scrollò le spalle con indifferenza, sorpresa. Aveva sperato di passare ancora qualche giorno a Spinner's End, a stabilizzare il rapporto con il tutore, studiare tutto quello che riusciva e sentirsi ancora per un poco al sicuro.
 “No, va bene.” rispose apatica, entrando nell'ingresso.
 “Hai dieci minuti prima che la tua presenza sia richiesta dai Malfoy nella sala del tea.” le disse Severus “Posso portarti subito da Draco, va bene?”
 La ragazza sussultò stupita e quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Non si aspettava di poter vedere subito il ragazzo, non aveva osato sperarlo.
 Il cuore prese a batterle con forza e il sangue a ribollire nelle sue vene, mentre alzava grata lo sguardo verso il tutore.
 “Sì, va bene” disse in un sussurro.

*

“Troviamo uno scompartimento” disse Ginny, tirandosi dietro il suo pesante baule e allungando il passo lungo i corridoi.
 Non dovettero camminare molto per scovarne uno vuoto, l'intero treno sembrava curiosamente poco affollato e piuttosto silenzioso, quasi in maniera sinistra. Fecero appena in tempo a sistemare i bagagli, che anche Luna e Neville apparvero sulla porta dello scompartimento, seguiti a ruota da Lilith e James.
 “Eccovi qui, voi due” esclamò il Corvonero con un largo sorriso “vi stavamo cercando per tutto il treno.”
 L'emoor corse subito verso l'amico, trattenendo a stento un gridolino felice. Aveva visto Lilith al matrimonio, ma James non lo vedeva da mesi e gli era mancato terribilmente. 
 Il ragazzo la strinse brevemente, ridacchiando per quell'entusiasmo e lei allungò una mano per scompigliare lui i capelli corvini, come sempre. Alcuni piccoli gesti che, anche con Voldemort e la guerra in corso, non cambiavano mai. Anche i nuovi arrivati si sistemarono alla belle meglio, stretti gli uni con gli altri.
Neville tentò goffamente di issare il suo bagaglio senza mollare il suo rospo, Emma si mise subito sulle punte insieme a Ginny, per provare ad aiutarlo, ma James fu più veloce.
 “Grazie” esalò il Grifondoro, prima di lasciarsi cadere sul sedile.
Era strano vedere persone che avevano avuto pochi rapporti tra loro chiuse tutte insieme nello stesso scompartimento, uniti solo da quella strana guerra che stava avendo ufficialmente inizio. Era strano vedere Luna e Ginny più vicine che mai e James e Lilith fare spazio amabilmente a Paciock. Strano, ma bello.
Emma sedette accanto al Corvonero, di fronte a Ginny e spostò lo sguardo verso il finestrino dove il paesaggio scorreva veloce, facendola immergere nei suoi pensieri. Nessuno in quel momento stava parlando, uno strano silenzio era calato, forse perché nessuno aveva voglia di raccontare come fossero andate quelle orribili vacanze, né volevano mettere sul tavolo le paure evidenti di ognuno. Fu un viaggio lungo e silenzioso. Solo Neville, a un certo punto, goffamente, si rivolse all'emoor con voce gentile.
 “Tu e Malfoy state ancora insieme?” chiese, fissandola in volto con aria tranquilla “Vi ho visti arrivare insieme alla banchina”
 Emma lo osservò sorpresa, presa in contropiede da quella domanda sincera e diretta, ma annuì in risposta, decisa a non mentire e Neville arrossì sulle guance paffute, con un'espressione concentrata.
 “Magari non ti importa” disse il Grifondoro “ma anche io penso che sia stato solo sfortunato, non avrebbe mai ucciso Silente. Harry lo credeva anche lui e mi sono sempre fidato di Harry.”
 L'emoor sollevò entrambe le sopracciglia, colpita da quell'affermazione e sentì uno strano calore invaderle il petto, facendola sorridere con aria stupida. Avrebbe davvero voluto che Draco fosse lì con lei ad ascoltare quelle parole.
 “Grazie Neville” sussurrò, guardandolo ammirata.
Sapeva benissimo quanto Malfoy potesse essere sgradevole con i membri di altre Case, in particolare i Grifondoro. Non aveva dimenticato i comportamenti da bullo del ragazzo e le sue battute talvolta meschine e Paciock era sempre stato anche un elemento fragile e imbranato e quindi un facile bersaglio. 
Era ammirevole che nonostante le battute perfide che aveva ricevuto dal Serpeverde, fosse disposto a difenderlo in maniera oggettiva, con quello sguardo buono e sincero. L'emoor fece una smorfia gentile nella sua direzione, sentendo di aver a sua volta sottostimato il cuore di Neville Paciock e il ragazzo le rispose con un grande sorriso, tornando poi a fissare il suo rospo.

*

Draco le dava le spalle, stava seduto su una sedia con aria affranta, la testa china sorretta dalle mani. Sembrava ancora più magro e consumato di quanto Emma lo ricordasse, ma era vivo e questo le bastava.
 “Due minuti e poi vi aspettano di sotto” sussurrò Severus, osservando la protetta e la Corvonero annuì senza voltarsi a guardarlo, completamente assorbita dalla figura del ragazzo di fronte a lei.
 Avvertì solo distrattamente i passi dell'uomo allontanarsi e una porta chiudersi dietro alle sue spalle. Rimase a osservare il profilo fragile del Serpeverde per qualche secondo, indugiando con gli occhi verdi sulle spalle incassate in una posa arresa e la pelle diafana, tanto chiara da sembrare irreale.
 Draco non dava nemmeno l'impressione di essersi accorto della sua presenza, ma stava immobile chino in avanti, tanto che Emma si chiese se si fosse addormentato. Indossava un completo scuro molto elegante, che la ragazza non gli aveva mai visto e l'emoor ebbe la strana percezione che, mentre erano separati, fosse diventato improvvisamente adulto.
 “Draco” mormorò, stupendosi appena del suono rotto della sua voce, il cuore le batteva furiosamente nel petto senza che riuscisse a controllarlo.
Il ragazzo lentamente si riscosse nel sentire il suo nome ed Emma trattenne quasi il respiro, mentre lui si girava lentamente verso di lei, la bacchetta in mano. 
 Era pallido, il volto teso da uno sforzo incomprensibile che gli deturpava i lineamenti affilati, le occhiaie marcate sotto gli occhi metallici e le labbra sottili tenute talmente tanto strette da renderle quasi bianche. Emma si perse nel suo sguardo grigio e spezzato, scorgendovi con dolore un guizzo che le parve di paura e che le strinse il cuore. Draco era l'ombra di sé stesso.
 L'emoor si avvicinò lentamente, i palmi rivolti verso di lui per dimostrargli che non c'era nulla da temere, le lacrime agli occhi nel vedere quanto fosse debole e ferito. Spaventato. E Draco Malfoy la osservò di rimando per qualche secondo, in silenzio, forse in parte chiedendosi se stesse avendo un'allucinazione, ma poi si alzò incerto sulle gambe, la testa inclinata a studiarla e solo quando si rese conto che davanti a lui c'era davvero l'emoor in carne ed ossa, schiuse le labbra in un'espressione sinceramente stupita e lasciò cadere a terra la bacchetta, facendo un passo incerto verso di lei.

Emma lo vide muovere le labbra insicuro, come se volesse dire qualcosa, ma non riuscisse nemmeno a deglutire e i suoi occhi grigi si fecero grandi e liquidi di una profonda commozione. Respirava lentamente, immobile e confuso, come invaso dalla potenza delle emozioni che lo stavano attraversando e che forse a furia di occludere e fingere di non esistere, non era più in grado di gestire.
 Emma fece un altro passo verso di lui, i palmi sempre rivolti verso l'alto e lo sguardo rassicurante, attenta a non fare movimenti bruschi che potessero spaventarlo e spezzare quel fragile equilibrio.
 “Draco” lo chiamò di nuovo, con dolcezza e gli occhi del ragazzo saettarono nei suoi. Era evidente si lacerasse nel dubbio. Era evidente come temesse che Emma avrebbe provato disgusto nei suoi confronti. Era evidente che non sapesse assolutamente come affrontare quel momento. Aveva passato mesi, in fondo, solo tra quelle mura, vessato da Voldemort e i suoi adepti, torturato e umiliato, con la costante paura di morire e l'imperativo di non mostrare i suoi sentimenti.
Si era lasciato andare, Draco Malfoy, spegnendosi a poco a poco, fingendo di non esistere e trincerandosi dietro muri di Occlumanzia. Aveva reso inaccessibile ogni emozione, ogni paura, ogni pensiero, fingendo di essere vuoto e freddo e nascondendo anche a sé stesso i suoi sentimenti, la sua rabbia, il suo desiderio di rivalsa. Tutto questo per paura che in una delle lunghe invasioni di mente a cui Voldemort lo sottoponeva, pieno di feroce curiosità, Draco potesse tradirsi, facendo capire, per esempio, quando tenesse all'emoor.
 Emma non lo sapeva, ma l'Oscuro Signore aveva mostrato interesse morboso nell'analizzare il suo rapporto con il giovane Malfoy e aveva scandagliato ogni centimetro della sua mente, cercando di capire perché un'emoor, con il sangue magico più potente e antico che si fosse visto da molti secoli, avesse scelto quel ragazzo fragile e agli occhi di Lord Voldemort tutt'altro che interessante. 
 E Draco Malfoy aveva lasciato che lo violassero, con distacco e sguardo assente, senza nessun rispetto per sé stesso, cercando solo di soffrire il meno possibile, di non pensare ad Emma e alla sua condizione, di proteggerla. 
 E ora, dopo tutti quei mesi di buio e terrore, vedere l'emoor a pochi passi da lui era come tornare all'improvviso a respirare, era come essere investiti da quei sentimenti che aveva finto di non conoscere e che ora risplendevano nella sua mente tanto brillanti da fargli venire mal di testa. 
 Draco Malfoy si rese conto con improvvisa lucidità di quanto la presenza di Emma nella propria vita gli fosse mancata e soprattutto di quanto avesse desiderato quel momento, senza osare ammetterlo a sé stesso.
 Il ragazzo sentì l'urgente bisogno fisico di stringerla tra le sue braccia per avere la prova che fosse reale e la trovò bellissima, mentre con sguardo spezzato si soffermava sui capelli biondi e disordinati di lei, con tutte quelle venature ramate che avrebbe riconosciuto ovunque, per poi affondare in quello sguardo verde con ombre così unico, parzialmente nascosto dalla frangia arruffata.
 “Sei viva” mormorò Draco.
 “Sei vivo” sorrise Emma.

*

“Non mi abituerò mai a questo” sussurrò Lilith tetra, guardando verso il tavolo dei professori.
 Non c'era bisogno di chiederle a cosa si riferisse, sia Emma che James annuirono, perfettamente d'accordo con l'amica, mentre osservavano i due Mangiamorte occupare ben due sedie e Severus seduto al posto che un tempo era appartenuto ad Albus Silente. 
 Ed era un'immagine così irreale e sbagliata che molti nella sala sembravano quasi confusi e sbattevano le ciglia come a cercare di mettere a fuoco quell'assurda situazione.
 Tutto era in effetti estremamente quieto per essere il banchetto di apertura del nuovo anno a Hogwarts e sentire le poche conversazioni che qualcuno si azzardava a fare era incredibilmente semplice. Lo smistamento era avvenuto quasi in silenzio, senza i soliti applausi e schiamazzi, una cerimonia formale e frettolosa alla fine della quale i bambini del primo anno avevano raggiunto i loro tavoli a testa china, vagamente spaventati.
 Emma con un moto di rabbia non poté non notare quanto effettivamente le tavolate apparissero stranamente vuote rispetto al solito, senza tutti i Nati Babbani. L'unico tavolo gremito era ovviamente quello di Serpeverde che però conservava l'aria mogia e silenziosa di tutti gli altri studenti. 
Il vuoto lasciato dal magico trio al tavolo di Grifondoro appariva come una voragine, che risucchiava inesorabilmente l'attenzione di Emma e di tutta la sala. L'emoor non aveva avuto notizia da loro. Erano semplicemente scomparsi. Non avevano scritto, non avevano provato a contattarla, nemmeno Harry attraverso la connessione. Persino gli incubi condivisi sembravano essersi fatti più rari. Era come se il magico trio fosse sparito, in punta di piedi.
 Emma fece scorrere lo sguardo lungo le panche di Corvonero con un'aria triste, evitando il tavolo degli insegnati.
Dan e Luke, Nati Babbani, mancavano all'appello e tutti nel suo gruppo sembravano particolarmente abbattuti, persino Richard Done, che eppure si agitava sulla panca come se non vedesse l'ora di lasciare la sala, la fronte corrucciata.
 “Sei stato punto da un Acromantula, Richard?” chiese Sean con un mezzo sorriso stanco, senza astio, cercando solo probabilmente di fare un po' di conversazione, ma Richard divenne particolarmente rosso in volto e si girò verso il compagno di scatto, quasi con rabbia.
 “Sta zitto idiota di un Bales, sta zitto! Se non vuoi che ti faccia attorcigliare le tue stupide viscere con una Cruciatus”
 Sean ammutolì e gli altri aggrottarono la fronte davanti a quella esplosione inattesa di violenza. Un bambino del primo anno, seduto di fronte a loro, sembrò farsi minuscolo sulla panca, tanto che Sarah carezzò lui la schiena per tranquillizzarlo.
 “Richard ma che dici?” chiese Sean in un sussurro, osservando l'amico che si sistemava nervoso gli occhiali.
“Forse siamo solo tesi e stanchi” sussurrò James, cercando di calmare le acque, ma scoccando un'occhiata di rimprovero a Richard, che scrollando le spalle tornò a fissare il cibo nel piatto.
Emma scosse leggermente il capo davanti a quel tentativo dell'amico di giustificare il compagno di Casa, minimizzando quello sfogo. Lei e Richard avevano sempre evitato contatti, dato che si mal sopportavano a vicenda e a esclusione di una furiosa litigata al primo anno di Emma ad Hogwarts, avevano a malapena scambiato qualche parola negli anni a seguire. Semplicemente la pensavano diversamente su troppe cose e il ragazzo, inoltre, detestava tutti quei maghi come Harry Potter, o l'emoor, noti per qualcosa senza che se lo fossero meritato. Emma si rese conto che Lord Voldemort doveva doveva essere per lui un mago ideale, che si era creato dal nulla da solo, grazie alla sua ambizione. 
Dan e Luke però rappresentavano una variabile interessante perché erano gli unici veri amici del ragazzo ed essendo Nati Babbani non rispettavano le regole del sangue puro che professava Voldemort. 
 Richard doveva essere piuttosto confuso e arrabbiato con sé stesso in quel momento e il fatto che fosse anche isolato e privo dei due amici, sicuramente, non aiutava a migliorare la sua condizione.
 Emma sbuffò piano, distogliendo l'attenzione dal ragazzo e spostò lo sguardo al tavolo di Serpeverde, scivolando su Daphne, Zabini e gli altri emoor, per poi soffermarsi sul volto pallido di Draco.
 Il biondo era vagamente imbronciato, lo sguardo distratto e il mento appoggiato nel palmo della mano e sembrava quasi stonare con il resto dei compagni di Casa, così adulto e spezzato.
 Le cose stavano cambiando anche lì ad Hogwarts.

*

Emma uscì dalla stanza con rabbia cieca, sbattendo furiosamente la grossa porta della sala da pranzo del Manor. Corse svelta dietro Draco, che si allontanava a grandi passi, visibilmente alterato, le spalle tremanti. 
 Era stato un pranzo difficile, zeppo di accuse velate al giovane Malfoy e insulti infiocchettati, scanditi dalle risate bieche dei Mangiamorte, fino a quando, con tutta l'eleganza possibile, Draco aveva abbandonato la stanza, pallido e ferito, sotto lo sguardo preoccupato di Narcissa ed Emma ne aveva approfittato e si era voltata verso i commensali con un disgusto appena trattenuto, mettendoli a tacere con un'occhiata furente. Aveva ignorato lo sguardo freddo e allarmato di Severus ed era uscita con passo militaresco dalla stanza, decisa a raggiungere Malfoy.
 Se c'era una cosa che l'emoor odiava del suo soggiorno imposto al Manor erano certamente i pranzi con i Mangiamorte, che la portavano spesso all'esasperazione, ma il silenzio assordante degli ampi corridoi e la consapevolezza che in una delle numerose stanze si nascondeva l'origine di tutti i loro problemi e che lei non potesse farci assolutamente nulla, non era tanto meglio.
Da quando era lì la ragazza aveva imparato ad ascoltare molto e parlare poco, aveva osservato Narcissa, imitandola come fosse la sua ombra, destreggiandosi nei convenevoli e scivolando sempre via dalle situazioni di tensione il più velocemente possibile. Era diventata perfetta nel seguire le regole dei Purasangue, gli inchini, il silenzio, i comportamenti stucchevoli. Aveva imparato a mantenersi ai lati, a essere sempre pronta intervenire e a fingere distacco.
 Questo però non le aveva impedito di dare qualche secca risposta a Dolohov, di non dissimulare il dissenso davanti a certe conversazioni e soprattutto di stare il più possibile con Draco. L'emoor se ne fregava altamente di cosa pensassero di lei i Mangiamorte. Non era affar suo e non voleva il loro favore.
 Sapeva che non la guardavano con sospetto perché l'aurea di rispetto che incuteva Severus era abbastanza forte da proteggerla e questo le bastava. Non le importava che la giudicassero degna o potente, né che Yaxley e Mulciber la chiamassero il “peperino Piton” per le sue risposte secche e nervose. 
 Se ne fregava delle illazioni sulle sue origini e delle domande indiscrete che facevano a Severus su a chi l'avrebbe data in sposa, domanda per altro ripetuta appositamente di fronte a Draco e Narcissa, per vessarli e renderli nervosi. 
 A Emma non importava delle risate di Bellatrix Lastrange, dei brindisi per ogni retata andata a buon fine e dei lupi mannari e i Ghermidori che si presentavano a tutte le ore. Non le importava nemmeno della magia oscura che impregnava le pareti e le peggioravano gli incubi. Né del dolore alle tempie ormai persistente.   
 A Emma non importava nemmeno più di Dolohov e il suo continuo sguardo di sfida sprezzante. Il Mangiamorte era in fondo alle sue priorità. 
 Perché l'emoor aveva imparato a farsi scivolare tutto addosso, a chiudere interi libri ed emozioni nella sua mente, a schermare e organizzare, occludere e modificare i percorsi che portavano ai suoi dubbi e alle sue paure. 
 In solo una settimana al Manor, Emma, per esigenza, si era trasformata alla stregua di Severus, in una maschera di indifferenza e controllo. Ma non dovevano toccarle Draco. Mai. Draco era il suo punto debole, il suo punto di rabbia, il suo punto di irrazionalità.
Perché ora che lo aveva rivisto, l'emoor sapeva quanto il Serpeverde fosse ormai prossimo a spezzarsi e non ci teneva a rischiare di perderlo per un branco di maghi mediocri. Non lo avrebbe permesso in nessun modo.
 Emma aumentò il passo e vide il ragazzo in prossimità all'ingresso. Gli afferrò una mano, chiamandolo per nome con decisione e lo tirò contro di sé, aggrappandosi al suo collo, ispirando quel profumo che aveva sognato per mesi e reclinando subito la testa per cercare i suoi occhi grigi.
 Trovò invece le sue labbra, che si agganciarono a lei inattese, mentre lui la stringeva con forza contro di sé, dolcemente. Si baciarono nel mezzo del corridoio cercando conforto l'una nell'altro.
 “Non devi ascoltare Dolohov, Draco, è un'idiota.” soffiò l'emoor a voce bassa  e carezzò con tenerezza quel volto che le era mancato terribilmente, osservandone ogni millimetro “Non far sì che si prenda gioco di te. Chiudi la mente e fingi che non esista. Non ne vale la pena” 
 La mancanza che aveva provato per mesi del Serpeverde non sembrava essere ancora passata. Sentiva il bisogno viscerale di vederlo, abbracciarlo, assicurarsi che fosse salvo e al sicuro. Non ne aveva mai abbastanza.
 Il ragazzo parve essere sulla stessa linea d'onda, perché annuì appena e si chinò nuovamente verso di lei a rubargli un altro bacio. C'era dolcezza, c'era timore, c'era amore, soprattutto. Si muovevano con delicatezza, come se l'altro fosse di cristallo e avessero il terrore di spezzarsi a vicenda.
 “Mi dispiace” mormorò Draco, afflitto “non riesco a far finta di nulla”
 “Non è colpa tua, lo capisci?” ribatté lei, accigliata.
 Malfoy in risposta la strinse con più forza e la baciò improvvisamente con più impeto ed Emma rispose con trasporto, lasciando che fossero i loro corpi a cercarsi, afferrarsi e stringersi uno contro l'altro e dimenticandosi per un momento che avrebbero potuto vederli e che questo li rendesse vulnerabili.
 Si fecero sfuggire sospiri rassegnati e sognanti, lui le mordicchiò il labbro e scese lentamente lungo il profilo del suo collo, lei affondò le mani nei capelli biondi.
 “Merlino mi sei mancata” sussurrò Malfoy.

Emma strusciò il naso contro il collo di lui con tenerezza, poi con un sospiro fece un passo indietro, mettendo una giusta distanza tra loro, intrecciò le dita con quelle del ragazzo e lo tirò leggermente verso di sé, con l'intenzione di portarlo verso le serre. Draco la seguì per un passo, poi però si irrigidì, una smorfia infastidita sul volto e fletté il braccio sinistro, guardandola con fare colpevole.
 Non ci fu bisogno di parlare, Emma lasciò andare la sua mano e lo guardò allontanarsi svelto verso il salone principale, sentendosi incredibilmente impotente. Altri Mangiamorte spuntarono da vari corridoi, o apparvero in sbuffi di fumo e ignorandola completamente, si diressero nella stessa direzione presa dal biondo.
 L'emoor sospirò amara, tirando su con il naso in un mezzo sbuffo indeciso. La magia del Manor premeva sul suo corpo come una cappa soffocante e le intorpidiva i sensi. L'idea di dover stare lì un'altra settimana, tra gli intrighi, i sussurri, la paura e l'attesa, la innervosiva terribilmente.
 Prese le scale verso la sua stanza, la rabbia che ancora le strideva nel petto a pensare a Dolohov e al pranzo e come Draco sembrasse affogare sempre di più, pressò le labbra con disappunto.

... Morten Aracnula.... Partius legante... Afilius Memento...

Erano alcune delle maledizioni oscure che aveva letto nel libro di Severus, le uniche che Emma si era resa conto che sarebbe stata in grado di eseguire se avesse deciso di rendere la sua anima un poco più nera. 
 Avevano per lo più conseguenze terribili e la ragazza a volte immaginava di usarle contro Voldemort e di far finire tutta quella sofferenza, ma rifletteva sempre se davvero sarebbe stata una vittoria battere l'oscurità con l'oscurità.

... Morten Aracnula.... Partius legante... Afilius Memento...

Si accontentò di ripeterle come mantra orribile e calmante, anche solo per ricordare a sé stessa di cosa sarebbe stata capace, se solo avesse voluto.

*

I primi giorni ad Hogwarts erano stati surreali. 
 Emma aveva seguito le lezioni come fossero a distanza, senza riuscire ad essere completamente concentrata come avrebbe voluto e stupita di come i professori cercassero di tenere la guerra e le preoccupazioni il più possibile lontano dalle aule. 
 La McGranitt, Lumacorno, Vitious e la professoressa Sprite, in particolare e in maniera stoica, sembravano essersi eletti a protettori degli studenti e si mostravano fermi, equilibrati e tranquilli in ogni situazione, ben decisi a limitare i Carrow ed essere di esempio per gli studenti, cercando di mantenere un minimo di normalità e professionalità e riempiendoli di compiti e consegne.
Le facce pallide degli abitanti del castello, tuttavia, insieme al senso di oppressione dato dai Dissennatori che galleggiavano sulla vicina Hogsmeade, la mancanza di risate e colore nei corridoi e i vuoti lasciati dagli assenti, rendevano tutto più smorto, oppressivo e difficile da digerire. Teso.
 Non si vedevano studenti da soli nei corridoi, tutti cercavano di tenersi gli amici accanto, intimiditi dalla presenza dei Mangiamorte e con il terrore di essere presi di mira. Persino Emma, che in fondo non temeva troppo per la sua incolumità, visto anche la tenue protezione che Severus esercitava su di lei, si muoveva come alienata sempre accanto a Lilith e James, o Ginny e gli emoor, attenta a tutto quello che succedeva intorno a loro, pronta a non farsi sfuggire nulla e a mantenere il suo miglior controllo, ma la tensione che c'era nell'aria sembrava preannunciare che qualcosa sarebbe esploso.
 Quella mattina era riuscita a malapena a inghiottire qualcosa durante la colazione e si era diretta verso l'aula di Babbanologia insieme ai compagni. Era una nuova materia obbligatoria, tenuta, così come Difesa della arti Oscure dai due fratelli Mangiamorte. Nel caso specifico da Alecto Carrow.
Emma non conosceva bene i Carrow. Al Manor non occupavano un posto di prestigio ed erano percepiti più come cani da sguinzagliare all'occorrenza. Con Mangiamorte acuti e abili, come per esempio Mcnair e Avery, l'emoor non riusciva a capire perché tra tutti fossero stati scelti i Carrow per Hogwarts. 
 I due fino a quel momento si erano mostrati solo tronfi e crudeli. Perennemente gongolati per il ruolo ricevuto, spesso petulanti e imprecisi, più occupati a dimostrarsi potenti nella loro posizione che ad amministrare la scuola. In questo, la resistenza poteva ritenersi fortunata. Se ci fosse stato Avery al loro posto sarebbero stati istituite ronde e controlli, ma con i Carrow, per lo più, bisognava solo combattere contro una costante irritazione.

“I Babbani sono la feccia del nostro mondo e come tali vanno trattati. Insudiciano le nostre discendenze ormai da secoli cercando di rubare la magia ai maghi” berciò Alecto con tono acido ed Emma serrò la mandibola per non scoppiare a ridere.
 Era una strega tozza e sgraziata, con una fisionomia totalmente dimenticabile, se non fosse stato per quella voce gracchiante e fastidiosa che ti entrava sotto pelle con disgusto al solo sentirla. A Emma ricordava in parte il tono lezioso e ovviamente insopportabile usato dalla Umbridge due anni prima.
 “Ovviamente un Nato Babbano non ha motivo di avere sangue magico, ma esistono molti modi per rubare parti magiche a un mago, per questo il controllo deve essere meticoloso” continuò la donna con occhi sgranati e un sorriso insensato sul volto.
L'emoor si morse il labbro piena di rabbia incredula, annoiata da quelle spiegazioni assolutamente assurde e prive di fondamento. Tamburellò nervosamente con la mano sinistra sul legno del banco, attirando uno sguardo allarmato di James.
“Non darle corda” soffiò l'amico, ed era sicuramente un buon consiglio, tanto che Emma fece lui un mezzo sorrisino teso. 
 “È solo che stamattina la mia pazienza è ai minimi storici” sussurrò l'emoor “non sopporterò tanto a lungo tutto questa ignoranza”
 James trattenne un ghigno ed Emma respirò a fondo, cercando di  non dare peso alle parole gracchianti e insultanti della donna.
 Tutta quella lezione sembrava alla Corvonero molto peggio che una qualunque spiegazione della Umbridge in realtà, perché, oltre ad essere fasulla, era anche incredibilmente stupida. 
 Ogni singola parola pronunciata dalla Mangiamorte trasudava un'ignoranza rozza che aveva dell'incredibile ed era quasi comica. Alecto stava andando avanti a parlare da più di mezzora, ben oltre il limite di sopportazione della ragazza, che non poteva credere che Lord Voldemort potesse davvero essere felice di avere nelle sue file delle persone così grette e ignoranti come i Carrow.
 “Il rubare la bacchetta è ovviamente il primo passo, essendo veicolo di magia...” continuò la Mangiamorte e l'emoor non riuscì più a trattenersi, colma di insofferenza si alzò in piedi, gli occhi infiammati di orgoglio e le guance sgradevolmente chiazzate di rosso. 
 Non era mai stata una da gesti plateali, perché, come i suoi antenati, preferiva di gran lunga agire nell'ombra e mentre la classe si girava lentamente a guardarla, trattenendo il respiro, si rese drammaticamente conto di non sapere affatto cosa dire, o fare e si limitò a ricambiare lo sguardo perplesso che le inviò la Professoressa.
 “Ha bisogno di qualcosa O'Shea?” chiese Alecto Carrow, fermando temporaneamente il suo sproloquio e guardandola con molto interesse, un ghigno appena accennato sul volto.
 “Le informazioni che sta dando sono sbagliate. Non si può affatto rubare la magia a un mago” sputò lei in risposta “Anche un bambino di tre anni potrebbe dirglielo.”

La strega sbatté le palpebre per qualche secondo, con espressione perplessa a instupidita, prima di rendersi conto di quello che aveva detto la ragazza e mettersi a ridere in modo volgare.
 “Pensi di saperne più di un insegnante?” chiese melliflua
 “In effetti sì” rispose l'emoor, con un candore tale che provocò qualche risatina nei presenti e lasciò basita la donna “Ovviamente se con insegnate intende che ne so più di lei. Non ho mai sentito tante bugie e imprecisioni messe insieme in un discorso.”
“È un peccato vedere tanta insolenza: la magia si può rubare.” sibilò quella “Lo dicono centinaia di maghi illustri”
 “No” disse annoiata Emma, che ormai aveva esaurito totalmente la sua pazienza “La magia non è una capacità trasmissibile. Deve essere presente nel mago, o nella strega in maniera innata. Può essere ampliata e potenziata con legami di sangue e trasmissioni di eredità fittizie, per quanto ormai illegali, ma un Babbano privo di qualità magica non potrebbe diventare un mago, nemmeno usando dei Vinculum oscuri. Il meglio che può ottenere è diventare una Magonò blasonato, ma non riuscirà mai a fare nemmeno un incantesimo di base. I Nati Babbani che dimostrano qualità magiche sono normali maghi e streghe”
 “Come osi sudicia emoor?” sbottò quella, alzando la bacchetta.
 “È la verità” si difese la ragazza “la magia non si può rubare, o tutti i Babbani sarebbero maghi, non crede? Ci sono molte altre cose interessanti che potrebbe insegnarci sugli stati di sangue, i legami, le famiglie e i ruoli delle case e degli stemmi dei Purosangue, ma queste che sta dicendo sono solo patetiche menzogne.”
 Il volto di Alecto si accartocciò ed Emma si alzò a fronteggiarla. Lilith, James e Sean la imitarono, quasi subito seguiti da Sarah, che tremava come una foglia. Guardarono tutti la donna con aria di sfida, mentre Alecto li fissava perplessa, gli occhi sgranati.
“Ma per favore...” sbottò tra i denti Richard con sdegno e Carmen gli diede una forte gomitata per farlo tacere.
Il gesto secco parve rianimare la professoressa, che contrasse il volto in una smorfia terribile e prima che chiunque potesse intervenire, lanciò una Cruciatus contro Sarah. Inaspettata. La ragazza urlò come un'ossessa appena la maledizione la colpì al centro del petto ed Emma per un istante la guardò contorcersi scioccata e subito alzò la bacchetta verso la Mangiamorte, mentre la classe ammutoliva.
 “La lasci andare!” tuonò, mentre James e Lilith impallidivano, pur rimanendo accanto a lei e Sean si sedeva lentamente, sconvolto.
Sarah continuava a urlare e piangere disperatamente, il corpo magro che sussultava in modo terribile. Nella classe era calato un silenzio pauroso e una Tassorosso scoppiò a piangere al suo banco, sussurrando con voce tremante 'La sta torturando'
 “La lasci!” gridò di nuovo Emma, guardando sconvolta l'amica.
 “Io non prendo ordini da lei, signorina O'Shea”

Emma perse il controllo, come quando al Ministero Dolohov aveva quasi colpito Lilith con un Avada Kedavra. Esplose, semplicemente.
  Il formicolio alla mani si fece improvvisamente intenso e il sangue prese a pomparle nelle vene con grande velocità, bollente. La magia, antica e potente, sprizzava incontrollata intorno a lei. 
 Non dovette nemmeno pensare a l'incantesimo offensivo, né lo pronunciò ad alta voce. Puntò solo la bacchetta sulla donna, in un gesto repentino, pensando di farla smettere e questa schizzò contro la parete squittendo e sbattendo violentemente il capo.
 Emma non si preoccupò di vedere se stesse bene e insieme a Carmen si chinò subito accanto a Sarah, preoccupata.
 “Dobbiamo portarla immediatamente in infermeria” esalò spaventata guardandole le labbra bianche dell'amica.

“Sto – Sto bene” rispose piano la ragazzina, gli occhi pieni di lacrime, nello sforzo di mostrare coraggio.
 “Oh, Sarah” singhiozzò Carmen, circondandola in un abbraccio.
 Emma si rialzò furente, incontrando lo sguardo di Richard Done.
 “Hai aggredito un insegnante stupida idiota di un emoor” le disse il ragazzo con espressione cattiva.
 “Ha usato una Maledizione senza Perdono, Richard” sibilò lei.
“E allora? È un insegnante, può fare quello che vuole e voi stavate insubordinando” disse il ragazzo quasi isterico, gli occhi grandi e il rossore sulle guance che si diffondeva rapidamente.
 Emma scosse appena il capo con sdegno, trattenendosi dal gridare anche contro al compagno di Casa. Avrebbe voluto chiedere lui cosa ne avrebbero pensato Dan e Luke a riguardo e riusciva facilmente a immaginare lo sdegno e lo sconcerto dei due gemelli, ma si trattenne, per non ampliare ancor di più la spaccatura con Richard e disse solo: “Gli insegnanti non praticano Cruciatus sugli studenti”
 “Questo sono io a deciderlo” ribatté una voce profonda e tutta la classe si voltò verso l'ingresso dell'aula dove Severus Piton, li osservava con occhi neri di rabbia.
 “Severus...” iniziò Emma.
 “Sono professor Piton, signorina O'Shea, o Preside” ribatté l'uomo gelido e l'emoor chinò il capo, nervosa, mentre lui a passo svelto si avvicinava ad Alecto e con un gesto svogliato della bacchetta la risvegliava. La donna si alzò subito sbraitando e sputacchiando.
“Piton quella stronza della tua protetta...” berciò vedendolo.
Severus la silenziò con un movimento circolare della bacchetta, ma la donna continuò a urlare senza emettere alcun suono, agitando le mani disperatamente, gli occhi sbarrati. Il preside si rialzò sfoggiando un'aria accigliata, lanciò uno sguardo alla classe immobile e poi tornò a rivolgersi alla Mangiamorte.
“Tranquilla Alecto” disse con voce strascicata “riprenderai la voce appena ti sarai calmata. O'Shea, McGregor, Bitterblue con me in presidenza. Tutti gli altri, fuori di qui. Sono quaranta punti in meno a Tassorosso, per non aver fermato l'emoor e cento in meno a Corvonero per avere dei membri tanto sconsiderati”
 “Ma cosa centriamo noi?” sussurrò Lilith.
 “Dove c'è O'Shea, ci siete voi due” sibilò Piton, lanciando solo un veloce sguardo a Sarah, ancora a terra con accanto Carmen.
 Il trio uscì dalla stanza sotto lo sguardo sornione di Richard.

*

Severus strinse la spalla della ragazza ed Emma lo guardò con paura.
 “Vuole vedermi?” chiese allarmata.
 Si aspettava ormai da un momento all'altro che il tutore le dicesse che doveva incontrare Voldemort, ma Piton scosse la testa in risposta alla domanda. 
 Quell'attesa snervava la ragazza, era giorni che bazzicava liberamente per il Manor, dormiva nella stanza che le era stata assegnata, presenziava ai pasti e passava tutto il tempo possibile con Draco. Una sera aveva persino partecipato a una riunione secondaria, seduta sul divano accanto al tutore, mentre fingeva di leggere un libro, le orecchie tese ad ascoltare i discorsi dei maghi intorno a lei. Eppure Voldemort non l'aveva ancora cercata.
 “Se non è per Lui che sei qui mi spieghi allora perché sei preoccupato?” chiese con dolcezza, scrutando il volto cupo dell'uomo.
 “Sono sempre preoccupato” ribatté Piton ed Emma si sentì di dargli ragione.
 Si incamminarono verso le serre di Narcissa con passo misurato. I pavoni passeggiavano pigri per il parco, con le loro lunghe code bianche e l'emoor osservò distrattamente la parte di prato dove lei e Draco si erano incontrati la prima volta che era venuta in visita, quella che pareva una vita prima. 
 Avevano volato insieme e riso, parlando per la prima volta liberamente ed Emma aveva visto qualcosa di diverso in lui, che l'aveva ammaliata.
“Devo stare qualche giorno via” sussurrò infine Piton, distaccandola dai suoi pensieri e attirando tutta la sua attenzione.
 “Ok. Sto qui o a Spinner's End?” chiese lei, abituata a quelle procedure.
 “Starai qui. È più appropriato e Narcissa ti terrà d'occhio per me, ma comunque non dovrebbero esserci problemi”
 “Se ce ne fossero me la saprò cavare.”
 “Se ce ne fossero mi devi avvisare” sibilò lui, lo sguardo particolarmente duro ed Emma sorrise brevemente. 
 “Ok, userò la collana”
 “Fa solo attenzione” disse l'uomo stancamente e lei si strinse nelle spalle.

Il parco era cristallizzato in quell'estate fin troppo fredda per essere reale, frutto in realtà della magia che l'opprimeva. Le maledizioni e le arti oscure rendevano quel posto più ostile di quanto in realtà non fosse. 
 “Mi devi dire altro, Sev?” chiese lei con tono distaccato.
 Non era mai completamente a suo agio. Nonostante le cose con il tutore andassero meglio, c'era sempre una sorta di tensione tra loro, forse causata dal troppo non detto. L'uomo le lanciò un'occhiata veloce.
 “A Hogwarts l'unica novità non saranno i Carrow come insegnanti.”
 “Che altro può succedere di così terribile?”
 “L'Oscuro Signore mi ha chiesto di essere preside” mormorò Piton e l'emoor lo guardò con stupore sincero e si fece sfuggire un ghigno, che le piegò le labbra in un'espressione inusuale.
 “I miei complimenti per la promozione” disse ironica, inarcando un sopracciglio e l'uomo serrò la mandibola, chiaramente imbarazzato e infastidito.
 “Non essere sciocca, non è certo per meriti, te lo sto dicendo solo perché...”
 “Non potrai essere gentile con me, sarai sempre freddo e distaccato” concluse lei per lui con stanchezza. Piton serrò le labbra, annuendo con un gesto del capo.
 “Mi dispiace, Emma” ribatté ed era freddo nei suoi modi, ma curiosamente sincero e l'emoor annuì semplicemente.
Aveva visto come gli occhi color onice del tutore la evitavano ostinatamente, carichi di preoccupazione e colmi di vergogna. Severus stava chiaramente lottando con i suoi demoni personali e la ragazza strinse delicatamente il braccio di lui, scuotendo appena il capo, come a minimizzare il problema.
 “Lo so che ti dispiace, Sev” disse solo, con voce tranquilla “Davvero”
 La Corvonero era cambiata in quell'estate di troppa solitudine e attesa, in cui era stata sballottata tra il Manor e la resistenza e in cui troppo spesso aveva avuto contatto con le Arti Oscure e il dolore. Non era più la ragazzina che era arrivata a Spinner's End ormai tre anni prima, piena di energia e curiosità e non era nemmeno più la combattiva e testarda emoor che punzecchiava Potter e si batteva per essere l'ago della bilancia.
  Quella che ora stava di fronte a Severus assomigliava più a una ragazza cresciuta troppo in fretta. Saggia. Analitica. Temprata dall'attesa, dal dolore e dalla consapevolezza, che l'avevano resa adulta e pericolosa.
 L'uomo avrebbe dato qualunque cosa per vederla ridere con spensieratezza.

Fecero il giro della serra in silenzio e poi ripresero la strada verso il Manor, passeggiando di nuovo in mezzo ai pavoni bianchi che si muovevano pigri sull'erba perfettamente tagliata e godendo della reciproca compagnia, sempre più rara presso quel Maniero. Insieme al tutore, pur nell'ombra dell'inquietante struttura che, granitica, troneggiava di fronte a loro, Emma si sentì serena.
 “Grazie per avermi portato da Draco” mormorò all'improvviso e Severus fece una smorfia che poteva sembrare un mezzo sorriso.
 “Lo vedo meglio” ammise.
 “Ci aiutiamo a vicenda.”
 Piton annuì per l'ennesima volta, probabilmente leggermente a disagio con certi argomenti, ma prima di avvicinarsi all'ingresso del Manor si fermò e lanciò uno sguardo accigliato alla ragazza. Sembrò lottare con sé stesso alla ricerca delle parole più giuste da usare.
 “Emma perché Draco?” chiese con tono incuriosito.
L'emoor lo guardò dapprima con stupore e poi con maggiore dolcezza, intuendo la preoccupazione del tutore dietro quella domanda. Severus non aveva mai fatto mistero di ritenere Draco e la famiglia troppo vicino a Voldemort per essere considerato una compagnia raccomandabile per la protetta.
 “Me lo chiedo ogni giorno” mormorò la ragazza, facendo un profondo sospiro “ma in fondo Severus, perché non lui? Tutti meritano di essere amati, anche Draco e lui per me è molto importante”
 Lui fece un gesto affermativo, guardando la ragazza in tralice, la maschera perfetta sul volto non fece trapelare nessuna reazione, ma Emma lo conosceva troppo bene e si accorse del tremore leggero negli occhi scuri. 
 Prese la mano dell'uomo, tornando verso l'ingresso, senza sospettare quanto lui si sentisse in quel momento squarciare in due da un antico e profondo dolore.

*

“Non sappiamo davvero di cosa parlare io e te vero?”
Artemius era accovacciato sull'ultimo gradino che portava alla torre di Astronomia, le ginocchia strette al petto, in una posa rannicchiata, simile a quella di un vecchio gufo. 
Emma, distolse lo sguardo dal libro di Pozioni, per portarlo su di lui.
 “Non è vero Mius, stavo solo ripassando, di cosa vuoi parlare?”
 Il Serpeverde, si strinse nelle spalle con fare indifferente, chiuse il libro che aveva tra le mani, appoggiandolo sul gradino accanto a sé e serrò le labbra incerto, osservando la ragazza di fronte a lui.
 “Non saprei” mormorò infine, scrollando le spalle.
 “Allora sei tu a non avere argomenti” lo punzecchiò l'emoor con un mezzo sorriso divertito.

I quattro emoor non riuscivano più a vedersi insieme.
 Era una cosa che Emma aveva già notato nei primi giorni ad Hogwarts, ma che dopo il suo attacco ad Alecto era solo peggiorata.
Ogni volta che ci provavano qualcuno, in realtà quasi sempre i Carrow, o ragazzino di Serpeverde, interveniva per dividerli, con una qualche scusa stupida e i quattro ragazzi erano arrivati alla conclusione che fosse un tentativo piuttosto blando da parte dei Mangiamorte di provare a tenerli separati e si erano organizzati in modo da continuare a vedersi.
 Non che avessero molto di cui discutere comunque, al di là del piacere di stare insieme. Emma aveva perso il conto delle volte che avevano letto le lettere trovate da Joanne, discutendo di tutti i possibili legami e le possibili implicazioni, ma ad essere sinceri quelle comunicazioni ai loro occhi così preziose, in realtà non dicevano molto di più di quel che già sapevano: Alicia e Salazar erano molto legati, ma quando Salazar e Godric avevano cominciato a litigare anche il rapporto tra i due fratelli si era incrinato. 
 L'antenata di Emma, perso il legame con il fratello, si era stretta agli amici e all'allora fidanzato Thomas Corvonero, poi le Ombre avevano fatto un Vinculum Eldest a coppie, proclamandosi protettori della scuola, ma cosa si fossero davvero promessi ancora non lo sapevano e da lì si arrivava a loro quattro: lasciati allo sbaraglio con una profezia confusa sulla testa.
 Emily ed Emma cercavano di incontrarsi quasi sempre in compagnia di Joanne Rowling, o Daphne Greengrass per non destare sospetti. Entrambe le ragazze si erano dimostrate due nuove alleate, particolarmente furbe nel gestire i Mangiamorte e soprattutto le domande scomode. 
 Emma aveva avuto già modo di avere a che fare con Daphne Greengrass alla festa di capodanno al Manor, con il suo sguardo tagliente e sicuro e il sorriso falsamente timido e aveva presto imparato a capire quanto la ragazza fosse brava a manipolare e ottenere quel che voleva. 
Si riteneva in effetti piuttosto fortunata, l'emoor a essere nelle sue grazie e non averla contro, perché la Serpeverde sapeva essere estremamente fidata e gentile con chi riteneva alla sua altezza, ma perfida e spietata per chi aveva in antipatia. 
 Anche Joahnne, per quanto più riservata e silenziosa, si era trasformata in una discreta conoscenza. Emily aveva avuto ragione sulla ragazza: aveva una memoria notevole e sapeva moltissime cose su vecchie leggende e storie sui fondatori e della scuola. 
 Emma era certa, che se solo si fossero parlate, la Rowling ed Hermione Granger sarebbero andate molto d'accordo.
Emma e David invece si organizzavano per passeggiate vicino alla foresta, dove era più semplice avere un momento di calma, o comunque in punti distanti dal castello, come la Guferia, in modo da sfuggire il più velocemente possibile al controllo dei Carrow. 
 Non riuscivano mai a parlarsi troppo a lungo, ma si facevano bastare quei momenti di condivisione, aggiornandosi velocemente, chiacchierando svelti tra una battuta e l'altra e salutandosi sempre con un abbraccio, come a ricordarsi che si potevano fidare l'una dell'altro. Il loro rapporto era rimasto piuttosto leggero, semplice e genuino e a volte Emma pensava che dovesse essere lo specchio dell'amicizia che aveva legato Alicia ad Angela Grifondoro.
 Per lei e Artemius, invece, la scelta era caduta con naturalezza sulla torre di Astronomia. Era un luogo appartato e sicuro, poco frequentato dopo quello che era successo a giugno e lontano dalle Sale comuni di entrambe i ragazzi. Il posto ideale dove sedersi a studiare, o chiacchierare brevemente, mai del superfluo. 
 C'era qualcosa di profondo che li legava, che non sapevano spiegarsi, ma che avevano accolto con tiepida accettazione. Si scrutavano spesso e si sostenevano in silenzio, scivolando su argomenti scomodi e passando il tempo a parlare di magia avanzata.
Tra gli emoor Artemius era l'unico, come Emma, affascinato in maniera limpida anche dalle Arti Oscure e dai modi per contrastarle e i due avevano perso il conto delle volte che si erano messi vicini a leggere il vecchio libro regalato alla ragazza da Severus.

“Dovremmo provare qualcuna di quelle maledizioni un giorno” mormorò il ragazzo con un cenno al libro ed Emma alzò lo sguardo perplessa verso di lui, la fronte aggrottata.
 “Non credo di sentirmi pronta, Mius. È roba pesante. Sarebbe bello riuscire ad evitare le Arti Oscure il più possibile”
 “Come pensi di poterle usare contro Voldemort se non le provi?” chiese Artemius, osservandola con sguardo vacuo ed Emma scrollò le spalle, mordendosi leggermente il labbro.
 “Da un lato forse usare magia Oscura per batterlo non sarebbe una grande vittoria, non credi?”
 Artemius parve pensarci per un istante con aria distratta.
 “Non puoi vincere la Magia Oscura con magia basica, Emma. Se lui facesse un duello contro di te, l'unica tua possibilità sarebbe ribattere con la stessa moneta. Anche il Sectumsempra in fondo è Arte Oscura, ma non ti lacera dentro. È tutta una questione di scelte e soprattutto di equilibrio.”
 “A questo proposito il libro dice che dipende molto da qual è l'intento” ammise l'emoor, che aveva preso in considerazione ogni aspetto e Artemius annuì in fretta, perfettamente allineato. 
“Appunto. Penso che difendersi da Voldemort sia un intento lodevole per usare la magia oscura, se con testa. Non possiamo batterlo in fondo con i buoni sentimenti.”
 “Forse sì” mormorò Emma “Ma non ne sono certa. Harry per esempio non sarebbe d'accordo, lui non accetta l'idea di qualcosa di impuro, vede tutto molto bianco e nero”
“Stai parlando del ragazzo che ha lanciato una maledizione contro Malfoy in un gabinetto?” chiese l'altro ed Emma fece un ghigno divertito, scuotendo la testa.
 “Touché” sputò tra i denti.
 Per qualche istante tacquero. Un vento fresco, che aveva già il profumo dell'autunno entrò dalle grandi finestre. Rimasero assorti a osservare il cielo ancora terso e azzurro, in silenzio. Emma lasciò andare un sospiro affranto, mentre sbatteva le ciglia cercando di non pensare al corpo di Albus Silente che cadeva da lì, solo una manciata di mesi prima e Artemius parve percepire il suo turbamento, perché si mise seduto ritto a guardarla.
“Ad ogni modo le magie davvero Oscure sono quelle che modificano permanentemente l'essenza di qualcosa” disse, forse nel tentativo di distrarla “le maledizioni come il Sectumsempra, invece feriscono l'essenza, ma sono reversibili. Credo che siano la giusta chiave per contrastare Voldemort senza corrompersi”
 “Dovremmo approfondire” mormorò Emma, il cui pensiero principale erano sempre gli Horcrux.
Aveva ipotizzato che l'Ardemonio, trovato a pagina sessantasette potesse distruggerli, ma l'Ardemonio era magia molto oscura.
 “Come va da Serpeverde?” chiese all'improvviso all'amico, cercando di cambiare argomento.
 “Non bene” ammise lui con tono strascicato “non tira una bella aria, tra quelli che son figli di Mangiamorte e quelli che sono semplicemente terrorizzati da tutto questo”
 “Vorrei solo che tutto questo finisca presto” sbuffò lei.
 “Speriamo che Potter trovi una soluzione allora.”
 “Già” disse Emma quasi in un sussurro “A volte vorrei così tanto potergli parlare. Chissà che cosa sta facendo là fuori”
 “L'eroe. Come sempre” disse secco Artemius, facendola ridere.

Ci fu un altro breve silenzio, denso di affetto e aspettativa.
 “Emma posso darti un consiglio?” sussurrò improvvisamente il ragazzo, una smorfia concentrata sul volto e lei lo osservò di rimando, curiosa, facendo lui cenno di parlare. 
 “Se continui a difendere tutti a spada tratta diventerai una paladina e tutti si aspetteranno ogni volta un tuo intervento e si nasconderanno dietro di te.” disse lui con tono tranquillo e misurato “Tu, la Weasley e gli altri finirete per diventare però dei martiri, troppo torturati dai Carrow e la gente comincerà a pensare che è meglio farsi i fatti propri al posto che finire come voi.”
 La Corvonero osservò stupita l'amico negli occhi vuoti. Erano giorni che lei, Ginny, i suoi amici e una manciata di Grifondoro e Tassorosso stavano assumendo una posizione di contrasto ai Carrow, beccandosi per questo punizioni e attacchi corporali.
 “E quindi cosa faresti tu?” chiese la ragazza, coprendo con la mano libera un livido ben visibile sul suo braccio sinistro.
 “Dobbiamo creare una resistenza” rispose Artemius.
 “Dici davvero?” ribatté lei stupita: tutto si era aspettato dal ragazzo tranne che una presa di posizione e l'altro annuì, gli occhi che brillavano stranamente risoluti
 “Le persone devono sapere che c'è un'alternativa ai Carrow, ai Mangiamorte, a Tu Sai Chi. Ha funzionato quando voi avevate creato l'ES, no? Tanti martiri fanno paura e sgomento, ma una resistenza organizzata è diversa. Possiamo usare la Stanza delle Necessità per incontrarci e organizzarci.”
 “Come fai a conoscerla?” domandò Emma stupita.
 “Conosco tanti posti di questo castello, mi annoio spesso e cammino molto e poi quando ci hai raccontato delle vostre lezioni con l'ES era ovvio che non avevate utilizzato un'aula normale. La Stanza delle Necessità ha tutto quel che serve.”
L'emoor sbatté le ciglia, con un sorriso stampato sul volto.
 “Saresti stato bene anche in Corvonero” disse assorta.
 “E tu in Serpeverde” ribatté lui atono, gli occhi di nuovo distratti.
 “Ne parlerò con Ginny, Mius”
 “Ok”
“Tu ne parli con chi pensi possa essere interessato in Serpeverde?”
 “Ok”
 Emma si avvicinò a lui, abbracciandolo brevemente. Oramai il ragazzo quasi non si irrigidiva più alle sue dimostrazioni di affetto, anzi chinò il capo contro la sua spalla.
 “Emma” mormorò.
 “Sì?” chiese lei sciogliendo l'abbraccio.
 “Sarebbe meglio non dire nulla a Piton e tenere fuori Draco da questa idea, per proteggerli”
 “Lo so” mormorò l'emoor, il cuore che batteva di gratitudine per l'amico.

*

Emma sussultò quando vide la figura di Bellatrix Lastrange semi sdraiata sul divanetto di fronte al camino. La Mangiamorte sembrava persa nei suoi pensieri, i capelli neri sparsi sul cuscino su cui era appoggiata come sottili serpenti le incorniciavano il volto pallido. Nella calma della stanza, senza la bacchetta in mano, o qualcuno da schernire appariva quasi bella.
 L'emoor non l'aveva più incontrata se non di sfuggita a qualche pranzo, dopo la morte di Silente e la sua apparizione al matrimonio e si chiese, indecisa se non fosse il caso di passare più tardi, ma poi, con un gesto stizzito, si risolse ad entrare nella biblioteca, dirigendosi a passo sicuro verso lo scaffale dove doveva riporre il libro che aveva tra le braccia.
 “Bellatrix” la salutò distrattamente e la donna, in tutta risposta, alzò la testa curiosa e fece un sorriso famelico.
“Ciao emoor. Cosa ci fai qui?”
 “Riporto un libro e ne prendo un altro” ribatté lei secca.
 “Un libro?” chiese la Mangiamorte attenta e la ragazza annuì distrattamente.
 “Dopo domani torno ad Hogwarts e volevo prendere gli ultimi appunti sulla Pozione Corroborante, il Manor ha un'ottima sezione di Erbologia e cercavo delle varianti valide da sperimentare”
 “Lucius lo sa?” chiese lei, sollevandosi dal divano in una posa più consona, una smorfia divertita sulle labbra e l'emoor scosse le spalle con noncuranza: non aveva ancora rivisto Lucius.
 “Non ne ho idea, mi ha dato il permesso Narcissa”
 “Ah Cissy Cissy, la mia stupida sorella”
 “Non è affatto stupida, lo sai anche tu, Bella”
 “Lo è, ha sposato un inetto e sta crescendo un figlio anche peggiore”
 Emma si voltò con rabbia appena trattenuta verso la donna.
 “Lascia stare Draco” sibilò e quella in risposta arricciò le labbra divertita, gli occhi brillanti e pericolosi.
 “Ma certo, chi te lo tocca Dracuccio? Lo sai che l'amore è materia pericolosa, Emma? Pensi che non mi sia accorta di come vi guardate? Deboli. Come è debole Piton, che strillerebbe come una ragazzina se ti torturassi davanti ai suoi occhi” 
 L'emoor chiuse la mente e fece un profondo respiro, guardando l'altra con evidente sfida, le labbra serrate per evitare di urlarle contro.
 “Non hai davvero nulla di nuovo nel repertorio Bella?” soffiò con insofferenza “Insulti a Draco e Severus sono tutto quello che sai fare? Piuttosto deludente.”
 La Mangiamorte rimase per un momento piccata e l'emoor seppe di aver fatto centro: l'aveva confusa. Emma era consapevole di avere un certo potere su Bellatrix. Si era accorta della strana curiosità che la lei aveva nei suoi confronti, del suo sguardo che non la abbandonava mai quando erano nella stessa stanza e persino dei suoi tentativi di metterla al sicuro durante gli attacchi.
 Bellatrix aveva un'intelligenza feroce e un istinto tagliente, sapeva come muoversi ed essere letale ed era una persona annoiata da tutto fuorché il suo signore.
Attirare la sua attenzione era difficile e l'emoor sapeva di stuzzicare il suo fascino e provocare la sua gretta gentilezza, non certo per paura di Severus, ma perché sembrava che lei fosse sinceramente incuriosita dalla sua persona, forse per il modo sfacciato in cui l'aveva espulsa dalla sua mente al loro primo incontro, o per il ruolo curioso che ricopriva, o forse perché Voldemort stesso era interessato agli emoor e Bella era uno specchio del suo padrone.

“Perché hai preso il marchio?” chiese Emma, voltandosi di scatto verso di lei.
 “Come scusa?” ribatté l'altra, un'aria confusa a illuminarle il volto.
 “Perché hai preso il marchio?” scandì l'emoor, spazientita.
 “Ti prendi gioco di me ragazzina?” rise lei, leccandosi le labbra.
 “In realtà ero solo curiosa” ribatté Emma “L'Ordine mi ha spiegato dettagliatamente perché non prenderlo e quali sono i lati negativi di far parte del lato Oscuro, ma nessuno di voi mi ha mai parlato dei pro”
 La donna si sedette con la schiena diritta, attenta, guardandola curiosa.
 “Ti interessa la magia oscura?”
 “Mi interessa tutto” rispose l'emoor distrattamente.
 “La magia oscura è infinitamente più potente e superiore della magia che i sudici dell'Ordine usano” snocciolò la donna “È difficile da piegare alla propria volontà, ma una volta compresa è duttile e soddisfacente.”
 “Ma ha anche i suoi lati negativi” mormorò Emma “La magia oscura dà molto, ma priva anche di qualcosa. È un tipo di magia che chiede pegno costantemente e chi la pratica, è una scelta”
 “Sicuramente è una scelta e il prezzo che mi viene richiesto è minimo rispetto a quello che posso ottenere, a quello che il mio Signore professa”
 “Il Signore Oscuro attualmente mi sembra che ti chieda di essere uno strumento nelle sue mani, ma che non ti dia molto in cambio” disse l'emoor, avendo cura di utilizzare l'appellativo con cui lo chiamavano in Mangiamorte per riferirsi a Voldemort “Non è mai uscito dalla sua stanza, non ha mai professato i suoi valori. Si aspetta molto da te, da voi, sulla base di una promessa vacua.”
“La missione è tutto, O'Shea.” ribatté secca l'altra “È la via per la grandezza e la libertà. Il mio Signore non ha bisogno di spiegare i suoi valori e i principi del suo obbiettivo. Lui è la verità che ci guida e che ci vuole liberare dalle catene, come può non essere abbastanza? Il suo potere è sconfinato.”
 “Come sai che ha ragione? Come sai che quello che dice è reale?” chiese la ragazza, fissandola in volto e Bellatrix parve tentennare, come se stesse mostrando troppo il fianco alla lama e si leccò le labbra prima di parlare.
 “Tutto quello che il Signore Oscuro professa era già nei miei pensieri, ma lui ha dato corpo a qualcosa che era solo frastagliato, mi ha dato la forza e il coraggio per essere chi sono, mi ha dato rispetto e mi ha accettata.”
 Ci fu un lungo momento di silenzio in cui Emma scrutò il volto della donna di fronte a lei. Bellatrix aveva le guance rosate e gli occhi lucidi di tenerezza, il labbro inferiore che tremava leggermente, il corpo proteso in avanti.
 “È evidente che sei innamorata di lui” disse con tono soffice l'emoor, scostando lo sguardo “ e tu stessa hai detto che l'amore è una materia pericolosa, Bella.”

Il volto della Mangiamorte sembrò accartocciarsi e si immobilizzò in una smorfia contratta a quelle parole. La Corvonero vide il rossore spargersi ora sgradevole sulle gote di lei e gli occhi sgranarsi come se fosse stata colpita da uno Schiantesimo, mentre inciampava all'indietro, chiudendosi come un guscio duro.
 “Io... io...” tentò di rispondere la donna con una rabbia evidente.
 “Non ti preoccupare Bella, è normale” la tranquillizzò l'emoor, ma prima che potesse sorridere sentì una presenza alla sue spalle e si immobilizzò davanti a un enorme serpente che la squadrava torva: Nagini. 
 Era la prima volta che la incontrava ed era piuttosto imponente. Bellatrix perse il colore che aveva sul volto e la bellezza che Emma aveva scorto venne trasfigurata dal terrore, mentre si prostrava a terra, strisciando verso il serpente.
 “Ti prego no. Ti prego no, Nagini, non dire nulla al tuo padrone” singhiozzò scomposta, con orribile angoscia a squassarle i muscoli, mentre Emma la fissava agghiacciata da quella disperazione.
La Mangiamorte prese a piangere con violenza e l'emoor si volse a studiare l'animale che ricambiava il suo sguardo, la testa leggermente inclinata. 
 Era evidente che Bellatrix, nella sua follia malata, fosse terrorizzata all'idea di far sapere a qualcuno che amava Tom Riddle e quando il serpente si allontanò strisciando e la donna ebbe quasi delle convulsioni, Emma si riscosse.
 “
Nagini chiamò e sentì dei sibili uscire dalle sue labbra con enorme sollievo e vide il serpente voltarsi verso di lei con aria interrogativa.
 “
Non dire al tuo padrone ciò che hai sentito sibilò Emma “Non gioverebbe lui in nessun modo
 “
Deve sapere quanto questa donna è sciocca rispose il serpente.
 “
Quella di Bellatrix è solo una devozione troppo profonda spiegò Emma con uno sguardo bieco alla Mangiamorte, che la guardava con enorme stupore, immobile, a carponi per terra “Lui non potrebbe mai comprenderlo e dovrebbe ucciderla, ma lei è la sua migliore Mangiamorte, ha enorme dedizione per la causa e lui non può farne a meno. Non dire nulla Nagini, o la distruggerai
Il serpente si avvicinò a lei, strisciando lentamente e d'istinto Emma allungò la mano e le carezzò la testa, stupendosi di sentirla tiepida sotto le sue dita.
 “Tu perché parli la nostra lingua?” sibilò l'animale e la ragazza si chiese se intendesse sua e di Lord Voldemort, o il Serpentese in generale.
 “
Credo che tu lo sappia ribatté sicura e il serpente sembrò quasi annuire e si ritirò con dolcezza alle sue carezze.
 “
Sarà il nostro segreto Emma O'Shea sibilò, andandosene.
 La ragazza si accorse di aver quasi trattenuto il respiro. Lasciò andare le spalle troppo tese e si voltò verso Bellatrix, che la guardava ancora sconvolta.
 “Cosa ha detto? Le hai parlato?” chiese lei, la voce rauca.
 “È tutto a posto Bella” ribatté l'emoor e le parve di vedere un profondo sollievo sul volto di lei. 
 “Ti devo un pegno” sibilò la Mangiamorte ed Emma annuì, soddisfatta. 
 “È così” disse “Nel frattempo tieni segreto che parlo Serpentese. Il resto verrà”
Un rumore alle loro spalle le fece trasalire, Emma alzò lo sguardo e sorpresa, vide sulla porta Narcissa che la fissava pallida e palesemente sconvolta, aggrappata al braccio di Severus, impassibile, gli occhi scuri fissi sulla protetta. 
 L'emoor riconobbe nella maschera dell'uomo, quasi impassibile e perfetta, una luce tesa che le fece capire che era terrorizzato e si rese conto di non aver mai detto lui di parlare Serpentese, fece un passo nella sua direzione.
 “Stai bene?” chiese Piton preoccupato e lasciò andare il braccio di Narcissa, che scivolò verso la sorella, per avvicinarsi all'emoor, titubante.
 Per una volta, Bellatrix non infierì con nessun commento davanti a quell'attenzione di Severus nei confronti della sua protetta. Rimase zitta, le mani strette a quelle chiare di Narcissa, china su di lei, mentre Emma, a sua volta, distoglieva i suoi pensieri dalla Mangiamorte, per sporgersi verso il tutore e lasciarsi abbracciare da lui, godendo di quel raro contatto.
 “Tutto bene” confermò, sorridendo a Severus. “ho fatto amicizia con Nagini”



*Angolo Autrice*

Ciao Lettori! 
Come state?

Capitolo lungone e che può sembrare di passaggio, ma è uno dei miei preferiti in assoluto e secondo me davvero cruciale. 
Fa capire come la posizione di Emma sia molto più grigia di quella di Harry non solo per il fatto di essere l'ago della bilancia, ma anche per il suo modo di ragionare e provare curiosità anche nei confronti del "male" anche solo per sapere come contrastarlo. Ho volutamente deciso di alternare la nascita della resistenza ad Hogwarts e la permanenza oscura al Manor come le facce di una stessa medaglia.
(giuro che vi faccio il riassuntone nel prossimo capitolo. Chiedo venia!)

Punti/Spunti:
. Trovo adorabile e dolcemente straziante Narcissa e il suo affetto sincero per l'emoor, così come la fragilità di Draco. Vi siete mai soffermati a pensare a quanto deve essere stato difficile anche per lui il ritorno a scuola nel settimo anno? 
. Nei film soprattutto, vediamo i mangiamorte come tanti bruti e cattivi. Io invece credo che non potessero essere degli incoscienti allo sbaraglio che uccidono a caso persone e si muovono senza un piano, specie perché molti di loro sono Serpeverde e i Serpeverde sono dei perfezionisti ambiziosi. Ho voluto quindi dare un'idea dei retroscena al Manor, della tensione emotiva che immagino ci sia in quel posto, e dello stimolo a cercare un costante miglioramento che penso possa imporre una figura come quella di Voldemort.
. Ho ufficializzato il ruolo di Severus come consigliere di Voldemort e coordinatore.
. La dolcezza di Neville 🤍
. Il momento in cui Emma e Draco si rivedono è drammatico secondo me, nella sua dolcezza. Il sollievo di vedersi vivi, nonostante siano entrambi in una casa piena di magia nera, spezzati, feriti e spaventati, fa capire quanto difficile e fragile sia la loro posizione. Ho immaginato che le torture che stanno destabilizzando Draco siano inflitte, perché Voldemort cerca di capire l'emoor prima di incontrarla. Il che rende tutto ancora più drammatico. 
. Ho scelto di far sparire Dan e Luke come Nati Babbani (già mancano) e di rendere ancora più ambiguo Richard perché da subito, anche nello stretto gruppo dei Corvonero, comincino a crearsi delle ferite: siamo in guerra ragazzi, non sarà semplice per nessuno. 
. Ritengo Voldemort intelligente, non ho mai capito perché tra le sue file tenesse anche rozzi come i Carrow e ho provato a descriverne lo sconcerto di Emma. So che la reazione della ragazza può sembrare strana per il suo carattere, ma Emma sta cambiando e comincia ad essere tesa e stanca, oltre al fatto che il senso di colpa di sentirsi protetta rispetto ad altri, la spinge ad essere quella che può osare. 
. ❤️per i professori di Hogwarts.
. Il momento con Severus nel parco del Manor era un retroscena essenziale per far capire che il suo legame con l'emoor non ha fatto passi indietro: ad Hogwarts stanno giocando con le loro maschere per quanto possibile. 
. Sweet moment con Artemius. Il ragazzo sostiene l'interesse di Emma per le Arti Oscure, anzi ne vede una giusta chiave. Questo è un elemento di grande importanza per me. I sentimenti puri che animano Harry a suon di experlliarmus sono ammirevoli, ma basati sulla fortuna. Lupin stesso, nel settimo libro dice lui: se non sei pronto ad uccidere, almeno schianta. Emma incarna perfettamente la consapevolezza di poter apprendere dal male e diventare più potente, conoscendo il proprio nemico. 
. Ho sempre pensato che con l'andare avanti della situazione per gli emoor sarebbe stato difficile confrontarsi. Voldemort non è stupido, ma i ragazzi sono svelti a trovare soluzioni. Mi piace che sia Artemius a dare l'idea della resistenza.
. Joanne e Daphne sono due serpi perfette, adoro il loro ruolo, anche se di sfondo
. Finale con Nagini: fondamentale. Silente aveva chiesto ad Emma di avvicinarsi al serpente e questa è l'occasione perfetta, plus: Bellatrix ora è in debito con l'emoor. Sempre di questa situazione ancora una volta il punto centrale è come Emma si interessi del punto di vista dei Mangiamorte. Questo oltre a rendere lei più consapevole, la mette anche in luce migliore nella fazione oscura. 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! 
Grazie mille davvero a tutti voi che mi lasciate un commento o una recensione. 
Ci sentiamo venenrdì con il prossimo

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