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Autore: Star_Rover    11/03/2021    8 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Ringrazio i fedeli lettori che stanno continuando a seguire questo racconto. Un ringraziamento speciale ai cari recensori per il prezioso supporto.
 
 
10. Il nemico del nemico
 

La bottiglia di brandy era mezza vuota, Declan rimase ad osservare il liquido ambrato all’interno del suo bicchiere.
Il tenente Schneider si dimostrò sempre rispettoso e cordiale.
«Sono lieto che tu abbia cambiato idea e abbia deciso di farmi compagnia, non mi piace bere da solo»
O’ Riley sbuffò: «non avevo molte alternative…»
Il tedesco mostrò un mezzo sorriso, cominciava a trovare divertente quell’atteggiamento da ragazzino imbronciato.
«Di solito quando le persone bevono insieme si intrattengono anche con una conversazione»
«Non resterò ad ascoltare un altro dei tuoi discorsi a riguardo di questa alleanza»
Schneider non trovò nulla in contrario: «d’accordo, allora parliamo di qualcos’altro»
Declan restò diffidente: «e di che cosa vorresti parlare?»
«Non lo so…potresti raccontarmi qualcosa di te» suggerì il tenente.
«Se hai intenzione di scoprire qualcosa in questo modo posso già dirti che la tua tecnica è un’inutile perdita di tempo. Sono soltanto un soldato, non ho segreti da rivelarti»
Hans era ormai abituato all’ostinazione del suo compagno, così si armò nuovamente di pazienza.
«Non tutto quello che faccio è un attacco nei tuoi confronti. Si tratta di semplice curiosità, non ho intenzione di estorcerti alcuna informazione»
«Allora credo che troveresti questo dialogo piuttosto deludente»
Schneider insistette: «invece io ritengo che potrebbe essere interessante»
O’ Riley rimase scettico.
«Che cosa vorresti sapere?»
Hans non pensò a lungo prima di porre la sua domanda.
«Come sei diventato un soldato dell’IRA?»
L’irlandese esitò, ma alla fine decise di rispondere.
«Quando avevo sedici anni ho assistito a un comizio del Sinn Féin [1]. Ho ascoltato la voce del popolo, mi sono innamorato degli ideali di Libertà, e in quel momento ho compreso che era mio dovere prendere parte a questa battaglia. Pochi mesi dopo ho giurato fedeltà all’IRA. Al tempo ero soltanto un ragazzino irrequieto, è stato il capitano Maguire a fare di me un buon soldato, fin dal primo momento ha creduto in me e nelle mie capacità»
Schneider non si sorprese di ciò: «avevo intuito che per te il rapporto con il tuo comandante fosse importante»
«Anche tu sei un militare, puoi comprendere il valore del legame che si crea con i compagni di battaglia, è qualcosa di profondo e indissolubile»
Hans annuì, poi abbassò tristemente lo sguardo. 
O’ Riley percepì il suo turbamento.
«Qualcosa non va?»
«No, è solo che…devo ammettere che mi manca tutto questo. Quando ero al campo volavo con la mia squadriglia e avevo i miei compagni. Inoltre tutti noi potevamo sempre contare sul nostro Staffelkapitän. È importante volare con qualcuno a cui puoi affidare la tua vita senza alcun timore. Adesso è tutto diverso»
L’irlandese fu colpito da quella rivelazione e dal suo sincero rammarico.
«Mi dispiace»
Hans non capì: «per che cosa?»
«Per il fatto che tu abbia dovuto abbandonare i tuoi compagni, non deve essere stato facile»
Il tenente dimostrò di star affrontando la sua missione con ammirabile stoicismo. 
«Non ho avuto dubbi quando ho preso questa decisione, e nonostante tutto non la rimpiango»
 
Declan rimase ancora un po’ in silenzio, sospeso nell’indecisione, poi tornò a rivolgere la parola all’ufficiale.
«Che cosa si prova quando si vola con un aereo?»
Schneider si stupì per quella domanda inaspettata, ma fu lieto di aver stimolato la curiosità dell’irlandese.
«Be’, non è semplice rispondere. Ciò che si prova quando si vola è molto soggettivo, nessuno sente le stesse emozioni»
O’ Riley riformulò la domanda: «tu che cosa provi quando voli?»
«Non credo di poter descrivere quella sensazione, so solo che mi sento bene. Può sembrare strano, ma quando mi ritrovò lassù, a metri da terra, non avverto alcuna preoccupazione. Sento di essere solo io con il mio aereo come un’entità unica che si muove verso l’orizzonte. Librare nell’aria è qualcosa di naturale, il volo soddisfa l’innato desiderio dell’Uomo di confrontarsi con l’Infinito, senza limiti»
Declan si lasciò ammaliare dalle sue parole.
«Una volta sono stato ad uno spettacolo aereo a Baldonnel [2], dovevo avere circa dieci anni, mio padre mi accompagnò insieme ai miei fratelli, eravamo tutti emozionati all’idea di vedere quelle macchine volanti. Per tutto il tempo rimasi con il naso all’insù ad ammirare le loro acrobazie…è stato davvero assurdo, non avevo mai visto nulla del genere!»
Hans fu compiaciuto dall’entusiasmo del suo compagno, ma allo stesso tempo provò un’intensa malinconia.  
«Mi sono sempre chiesto come potesse essere lo spirito di uno di quegli aviatori che sembravano così impavidi davanti al pericolo» continuò Declan.
«Voglia di Libertà, desiderio di sfidare il Destino…sono questi i sentimenti che animano un pilota» rispose Schneider.
«È per queste ragioni che hai scelto l’aviazione?»
«Di certo è stato il fascino del volo ad avvicinarmi a questo mondo, ma ho scelto di combattere con la Luftwaffe anche per affrontare con onore questa guerra»
«Che cosa intendi?»
«Una battaglia aerea non è solo una questione di odio e violenza. Anche negli scontri più cruenti c’è rispetto per l’avversario. Esiste una sorta di comunanza tra piloti, indipendentemente dallo schieramento a cui appartengono»
L’irlandese obiettò: «questa è una visione molto romantica, la vera guerra però si combatte nel fango e nel sangue»
«Il conflitto nei cieli è diverso da quello a terra, ma entrambi comportano coraggio e sacrificio»
Declan non poté contraddirlo.
«Dunque voi aviatori non siete soltanto dei folli scapestrati…»
«Un buon pilota deve avere una mente fredda che vegli su un cuore ardente»
O’ Riley trovò particolarmente adatta quella definizione.
«E tu sei un bravo pilota?»   
«Non ho mai avuto l’occasione di dimostrare le mie capacità in battaglia, ma al campo d’addestramento ero uno dei migliori» affermò Schneider con orgoglio.
L’irlandese si aspettava una simile risposta: «non avevo dubbi» 
Hans decise di raccontare tutta la verità.
«Ad essere sincero non è sempre stato così, il mio primo volo con uno Stuka si è concluso con uno schianto»
«Stai dicendo sul serio?»
«Già, ho perso il controllo del velivolo durante l’atterraggio»
«Un inizio promettente» commentò Declan.
«Anche il Barone Rosso ha sfasciato il suo aereo quando ha volato da solo per la prima volta» replicò in sua difesa.
«Il tuo eroe non ha fatto una bella fine» ricordò l’irlandese.
Schneider assunse un’espressione seria e parlò con tono severo.
«Von Richthofen è stato abbattuto in combattimento. È questa la morte più gloriosa per un pilota»
O’ Riley provò una strana sensazione nel sentire quelle parole. Non trovò del tutto estraneo quel discorso, ciò gli riportò alla mente le storie dei martiri che si erano sacrificati per la Patria. In quel momento realizzò che, seppur per diverse ragioni, entrambi erano disposti a morire per la loro causa.
Declan bevve un lungo sorso di brandy, non era ancora pronto ad ammetterlo, ma stava iniziando a comprendere le motivazioni del tenente.
 
***
 
Durante il consueto turno di guardia Declan ripensò a quell’ultima conversazione.
Per la prima volta non aveva considerato quel tedesco come un nazista ciecamente convinto dei propri ideali, ma come un giovane ufficiale, onorevole e coraggioso, disposto a tutto per il bene della sua Patria.
O’ Riley fu profondamente turbato nel riconoscere le evidenti somiglianze tra l’agente dell’Abwehr e i suoi fedeli compagni.
Rapidamente cercò di scacciare quei pensieri dalla sua mente, il tenente Schneider non era un difensore della Libertà, aveva giurato fedeltà al Führer e combatteva per un Esercito invasore.
Il suo animo valoroso poteva conferire un certo romanticismo alla sua figura, ma questo non cambiava la realtà dei fatti.
Declan si trovò in difficoltà nel confrontarsi con aspetti così contrastanti riguardanti il ruolo di Schneider, ripudiava ciò che rappresentava e una parte di sé continuava a considerarlo come una minaccia, eppure qualcosa gli impediva di condannarlo definitivamente.
L’irlandese tentò di ricordare i propri doveri per rimettere ordine tra i suoi pensieri e placare quei tormenti. 
Charles gli aveva assegnato quell’incarico perché si fidava di lui, presumeva che egli non si sarebbe piegato alla volontà di un tedesco e che sarebbe stato obiettivo nel suo giudizio.
Declan si vergognò di se stesso per quella sua esitazione, doveva restare vigile e attento, non poteva permettersi di abbassare la guardia.
 
***
 
Il giorno seguente il tenente Schneider cominciò a mostrare i primi segnali di insofferenza. Nonostante il ruolo che aveva scelto di ricoprire in quella missione egli restava sempre un ufficiale della Luftwaffe. Rievocando la sua passione per il volo, le memorie delle esperienze passate e i suoi sogni di gloria non ancora svaniti non poté evitare di provare un profondo senso di sconforto.
La guerra stava progredendo inesorabilmente, i suoi compagni al fronte stavano combattendo ardentemente per la vittoria, mentre lui era costretto a restare nascosto in quel rifugio, rintanato come un vile coniglio.
«Per quale motivo il capitano Maguire sta rimandando così a lungo il nostro incontro?» domandò esternando la propria irrequietezza.
«Suppongo che voglia essere certo che questo avvenga nel modo più sicuro possibile» ipotizzò O’ Riley.
«Che cosa c’è che non va adesso?»
«Non lo so, in ogni caso Maguire è un comandante attento e previdente, non metterebbe mai a rischio un’operazione»
Schneider sospirò. Fu costretto a rassegnarsi ed accettare quelle condizioni, ma la questione lo impensierì.
Il tenente si fermò al centro della stanza e restò in piedi fissando un punto indefinito davanti a sé. Il suo volto rimase inespressivo e il suo sguardo impenetrabile. In quella posa eretta e composta era ben riconoscibile la sua reale essenza di ufficiale.
Declan guardò il suo compagno con attenzione. Il fascio di luce che filtrava tra le tende illuminava il suo viso definendone i particolari.
L’irlandese poté notare i lineamenti delicati, gli zigomi leggermente sporgenti e le labbra sottili appena socchiuse. I suoi occhi limpidi e cristallini rispecchiavano lo stesso colore del cielo. 
O’ Riley si rese conto di essersi soffermato ad osservare il tedesco troppo a lungo, con un gesto impacciato distolse rapidamente lo sguardo.
Schneider si accorse di ciò, ma finse indifferenza. Si voltò e senza dire nulla scomparve nell’altra stanza.
 
***
 
Il tenente strinse tra le mani i documenti forniti dall’IRA. Quelle carte avrebbero potuto aiutarlo in caso di necessità, ma egli sperava di non dover ricorrere a un altro piano d’emergenza.
La sua principale preoccupazione riguardava i contatti con la Germania, l’unico mezzo di comunicazione sicuro era la trasmittente che aveva perso nell’atterraggio. Non poteva incolpare Ziegler per l’accaduto, il suo commilitone aveva tentato di fare il possibile per svolgere al meglio il suo dovere. Purtroppo quella notte qualcosa era andato storto e per questo la missione rischiava di essere compromessa irrimediabilmente.
L’ufficiale si domandò se i suoi superiori avessero già considerato il fallimento dell’operazione, o se ancora stessero attendendo sue notizie. Nonostante la sua inesperienza l’Hauptmann Seidel aveva riposto piena fiducia nelle sue capacità, non poteva deludere le aspettative dell’Abwehr. Dal successo della sua missione sarebbe potuto dipendere il destino della guerra.
Hans sapeva di dover trovare al più presto un metodo alternativo per comunicare con la base, ma prima di agire voleva confrontarsi con uno dei suoi contatti.
Fino a quel momento il capitano Maguire aveva rispettato gli accordi dimostrandosi leale e affidabile. Si era occupato del suo nascondiglio e, seppur con l’intenzione di controllarlo, aveva anche provveduto alla sua sicurezza. Proteggere una spia tedesca era un interesse per l’IRA, ma Schneider sapeva di non poter commettere errori. Era necessario dimostrare agli irlandesi che la Germania era intenzionata a rispettare completamente gli accordi.
 
***
 
Declan stava ripulendo con cura la sua Webley quando avvertì i passi del suo compagno. Intuì immediatamente le sue intenzioni e quella volta fu lui a precederlo.
«Maguire mi ha rivelato che i vostri accordi riguardano un piano militare…»
Hans annuì.  
L’irlandese sistemò la pistola e la ripose sulla superficie del tavolo.
«Avete intenzione di liberare l’Irlanda con un’invasione? Così come avete liberato la neutrale Danimarca?»
«Sono stati gli Alleati a minacciare la Neutralità di quella Nazione, la Danimarca adesso è sotto la protezione del Reich»
Declan scosse la testa con evidente disaccordo.
«La situazione in Irlanda è diversa» precisò il tenente.
O’ Riley cercò di interpretare il significato di quell’affermazione.
Schneider poggiò anche la sua Browning sul tavolo, dimostrando di non volersi porre in alcuna posizione di vantaggio o superiorità rispetto all’irlandese.
«L’IRA non dovrebbe dubitare dei tedeschi, noi non siamo vostri nemici»
«Il fatto che siate nemici degli inglesi non vi rende meritevoli di fiducia incondizionata»
«Comprendo il vostro punto di vista, ma abbiamo un obiettivo in comune, dovrebbe essere questo l’importante»
Declan rifletté su quelle parole.
Schneider cambiò approccio decidendo di portare la questione sul piano personale.
«Per quanto tu non voglia ammetterlo, i destini delle nostre Nazioni non sono poi così differenti…»
Egli assunse un’espressione perplessa.
Il tenente si avvicinò guardando il suo interlocutore dritto negli occhi.
«L’Inghilterra ha soggiogato il popolo irlandese così come ha messo in ginocchio il popolo tedesco. Abbiamo subìto soprusi e ingiustizie, ci hanno rubato le nostre terre, ci hanno privato di ogni risorsa lasciandoci morire di fame e di stenti. Adesso però è giunto il momento della rivalsa. Insieme potremo ribellarci all’egemonia britannica, spezzare le catene, rivendicare la nostra dignità e riconquistare la nostra identità»
Declan restò allibito, un intenso brivido scosse il suo corpo. Quell’ufficiale tedesco stava ripetendo gli stessi discorsi dei suoi compatrioti che avevano lottato per la Libertà.
Inevitabilmente il giovane ripensò a Maguire e alle sue amate poesie.
 
E dico ai padroni del mio popolo: state attenti!
Attenti a ciò che sta arrivando, attenti ai risorti, a chi prenderà ciò che voi non avete dato.
Pensavate di conquistare il popolo, che la legge fosse più forte della vita, o del desiderio degli uomini di essere liberi? [3]
 
Le accuse di Pearse agli inglesi non erano poi così diverse da quelle del tenente.
Declan si ritrovò inerme davanti alla verità. Impallidì, non riuscì a nascondere il proprio turbamento.
Schneider rimase impassibile, l’irlandese riconobbe ancora una volta il suo sguardo fiero e deciso.
«Adesso comprendi la ragione per cui sono qui?»
O’ Riley non disse nulla, ma il suo silenzio fu più significativo di qualsiasi risposta.
 
***
 
Quella notte Declan faticò ad addormentarsi, si rigirò nel suo giaciglio finché non cadde in un sonno tormentato. Sognò il campo d’aviazione di Baldonnel, vide suo padre e i suoi due fratelli maggiori, tutto era esattamente come nei suoi ricordi. Quando alzò lo sguardo però notò un cielo cupo e tempestoso, non c’era alcun biplano tricolore a librarsi nell’aria con le sue acrobazie. Nel silenzio si udì un ronzio di motori in avvicinamento, pian piano il rumore divenne sempre più forte e intenso.
Ad un tratto uno stormo di bombardieri tedeschi in formazione sbucò dalle nubi, i velivoli scesero di quota per planare sulla campagna irlandese. Al loro passaggio tutto fu avvolto dall’oscurità.
Nel secondo sogno Declan assistette alla condanna di Blaine. Egli era impossibilitato a muoversi mentre dei soldati che indossavano uniformi britanniche legavano e bendavano il suo compagno. Sapeva che in realtà erano stati i suoi connazionali a giustiziare l’amico, ma il suo subconscio gli stava ricordando chi fossero i veri colpevoli.
Il plotone d’esecuzione caricò i fucili e si mise in posizione. Declan tentò di gridare e di intervenire, ma niente usciva dalla sua gola e una forza sconosciuta gli impediva di agire.
Nel momento in cui sentì l’eco degli spari avvertì un’intensa fitta al petto, una macchia vermiglia si espanse sulla sua camicia, il proiettile destinato a Blaine si era conficcato nel suo torace. Se avesse potuto si sarebbe davvero sacrificato per il suo compagno.
Era steso a terra, sopraffatto dal dolore, quando una figura si avvicinò a lui e gli porse una mano. La sagoma era l’ombra indefinita di un soldato, alle sue spalle si stagliava la bandiera rossa, bianca e nera del Reich.
Anche quella visione svanì, all’improvviso si ritrovò nel mezzo di una battaglia. Le strade di Dublino erano avvolte dalle fiamme e dal fumo delle esplosioni, in ogni direzione si udivano i botti degli spari e le grida dei feriti.
Il capitano Maguire gli aveva affidato un incarico importante, aveva ordini per un comandante di brigata.
Per portare a termine il suo compito doveva attraversare un pericoloso tratto bersagliato dalle granate nemiche. Il giovane iniziò a correre avvertendo il terreno che tremava sotto ai suoi piedi.
Per proteggersi dalle schegge si gettò al riparo dietro a un cumolo di macerie. Si rialzò dalla polvere e continuò ad avanzare imperterrito verso la sua meta.
Finalmente riuscì a raggiungere l’edificio diroccato in cui si erano barricati i suoi compagni. Istintivamente salì le scale ed entrò in una delle stanze al primo piano. Lì trovò un ufficiale ad attenderlo.
Il comandante indossava una perfetta divisa dell’IRA, il berretto con lo stemma del Fianna Fáill [4] nascondeva in parte il suo volto. L’uniforme grigio-verde era impeccabile, sulla giacca risaltavano le spalline verde scuro mentre i grandi bottoni d’ottone erano decorati con il classico simbolo dell’arpa. Portava stivali neri e lucidi, il cinturone di pelle stretto in vita metteva in risalto la sua figura snella e slanciata.
Declan si avvicinò di qualche passo, nell’istante in cui incrociò il suo sguardo ebbe un sussulto, aveva riconosciuto immediatamente le sue iridi celesti. Quell’ufficiale all’apparenza sembrava un irlandese, ma in realtà aveva le fattezze del tenente Schneider.
«Soldato O’ Riley, adesso qual è il piano?»
 
 
 


 
Note
 
[1] Partito repubblicano nato dai movimenti indipendentisti irlandesi.
 
[2] Area industriale e agricola ad est di Dublino dove è situata la base principale dell’IAC (Irish Air Corps).
 
[3] Patrick Pearse, Il Ribelle (1915).
 
[4] Lo stemma tradizionale dei Volunteers era un omaggio al primo storico esercito irlandese.
   
 
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