Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Slytherin_Divergent    15/03/2021    1 recensioni
In un mondo dove la popolazione ha tatuato sul proprio corpo il nome della propria anima gemella, quando si compie una certa età sul corpo di chi può rimanere incinta compare una macchia bianca.
Kenjirou tiene nascosta la sua da anni a causa del terrore dei genitori e quando scopre di aspettare due gemelli allontana Eita e tutti i suoi cari. Per tre anni lui e la sua anima gemella non si vedono e quando riprendono i contatti sembra andare tutto per il meglio, almeno fino a quando Kenjirou non trova il suo migliore amico svenuto in bagno e scopre che qualcuno ha rapito i suoi figli e vuole ucciderlo.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Nuovo personaggio, Taichi Kawanishi
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un lampo squarciò il cielo e per un attimo la luce illuminò la stanza buia. Dalla sua posizione, Kenjirou poté vedere chiaramente l'elaborato lampadario troneggiare su di lui. Per un attimo si domandò cosa sarebbe successo se fosse caduto: forse sarebbe morto, forse no. Che differenza avrebbe fatto? Spostò lo sguardo verso la finestra e osservò silenziosamente le gocce di pioggia scivolare lungo il vetro e inzuppare il davanzale. Ci fu un secondo lampo e le tende vennero illuminate, mostrando il loro complicato motivo geometrico.

Il castano tornò a chiudere gli occhi e tirò un lento respiro, ascoltando il suono rilassante della tempesta di fuori. La sua mente proiettò automaticamente davanti ai suoi occhi l'immagine della figura spaventata di Fuyuki che si rannicchiava tra le sue braccia durante le notti temporalesche e si ritrovò a stringere le labbra.

Negli ultimi quattro mesi aveva contattato la polizia innumerevoli volte, ma nessuna di queste aveva portato a risultati positivi. Ogni volta la risposta era la stessa: "stiamo ancora indagando, ma tutte le piste che abbiamo sembrano essere dei buchi nell'acqua", solitamente seguito da un fastidioso mi dispiace. Shirabu odiava quella sensazione d'impotenza che provava ogni volta che se lo sentiva ripetere.

Non poteva far altro che chiedersi cosa sarebbe successo se quel giorno non fosse andato al lavoro per gli straordinari ma fosse rimasto a casa come ogni domenica sera. Avrebbero preso anche lui? Lo avrebbero ucciso? Non si sarebbero presentati?

Si morse un labbro, sforzandosi di focalizzare i propri pensieri su un qualcosa di positivo che non fossero le immagini dei suoi figli – ormai gli addetti di polizia, i suoi compagni d'università e i suoi colleghi di lavoro non potevano far altro che guardarlo con compassione ogni volta, ma lui era assolutamente certo del fatto che i suoi figli fossero ancora vivi; dispersi, ma vivi – ma non gli venne in mente nulla, quindi cercò semplicemente di non pensare a nulla.

Per parecchi minuti rimase immobile, poi il suo tentativo di mantenere sgombra la mente fallì e tutta la sua attenzione fu convogliata al pezzo di carta che pochi giorni prima aveva ricevuto. Si alzò e si sedette alla scrivania dell'ufficio di Eita, accendendo l'abat-jour e tastando delicatamente sotto ad uno dei cassetti. Staccò la missiva che vi aveva affisso pochi giorni prima perché nessuno la trovasse e tirò fuori la lettera. Aveva trovato la busta sotto al suo banco all'università e dal momento in cui aveva posato lo sguardo sulla prima lettera scritta in eleganti kanji aveva capito che non poteva assolutamente consegnarla alla polizia.

Il testo conteneva un solo, singolo numero di telefono. Non vi era firma né intestazione, tranne che per una piccola scritta sul retro della busta che riportava il suo nome. Non poteva esserne certo, ma da quando aveva letto per la prima volta quel numero aveva capito che non poteva che aver a che fare con la pazza che aveva rapito i suoi figli.

Il castano chiuse gli occhi e cercò di riordinare le idee. Se quello era davvero ciò che pensava, allora forse avrebbe dovuto mandare il numero alla polizia. Se invece era una trappola, non avrebbe probabilmente più rivisto i suoi figli. Lanciò un'occhiata al suo telefono e strinse le labbra. Da quando gli agenti avevano incominciato le indagini il suo numero era controllato 24 ore su 24 – pensavano che non lo sapesse – e 7 giorni su 7, quindi a meno che non volesse far sapere all'intero dipartimento di polizia della contea ciò che stava facendo non avrebbe potuto usarlo.

Si alzò di scatto e infilò la carta nella tasca, lasciando l'ufficio. Salì in punta di piedi le scale ed entrò in camera. Semi dormiva profondamente e non si accorse di nulla quando Kenjirou aprì l'armadio e s'infilò la giacca. Il castano s'inginocchiò di fianco al suo borsello e deglutì esitante prima di aprirlo. Vi frugò dentro fino a quando non trovò quello che cercava ed indugiò qualche secondo prima di infilare nella tasca del giubbotto il portafoglio. Lanciò un'occhiata ad Eita e infine scosse la testa, alzandosi.

Evitare i due agenti-guardie del corpo si rivelò più facile del previsto. Uscì dalla finestra e si arrampicò sulla recinzione del retro della casa non appena li vide distratti, poi si passò le mani sul viso e si tirò il cappello con la visiera sul volto nonostante fosse notte e piovesse a dirotto.

Rabbrividì sentendo i vestiti bagnarsi man mano che procedeva per le vide illuminate dai lampioni e raggiungeva la piazza del paesino. La attraversò senza esitazioni e si fermò solamente quando fu di fronte ad una cabina telefonica. Tirò fuori il foglio e compose velocemente il numero, alzando la cornetta e attendendo per quattro lunghi squilli.

Rispose una voce maschile. «Erboristeria Quattro Petali. Come posso aiutarla?»

Il castano strinse le labbra ma non si diede per vinto. Doveva essere una copertura, o non avrebbe avuto senso. «Sono Kenjirou.»

Poté quasi sentire le labbra del suo interlocutore distendersi in un largo sorriso. «Piacere di conoscerti, Kenjirou.»

«Non sono qui per fare due chiacchiere con te, chiunque tu sia. Voglio sapere dove sono i miei figli.» l'uomo dall'altro lato sospirò.

«Immaginavo che ci saresti arrivato, ma non pensavo che saresti stato tanto coraggioso da osare volere qualcosa.» prima che il castano potesse ribattere, lo sconosciuto continuò. «Dall'altro alto della piazza c'è un'auto nera. Salici.»

Il castano si voltò di scatto e non si sarebbe veramente dovuto sorprendere nel constatare che c'era veramente un'automobile nera dalla parte opposta della piazza, ma lo fece comunque. «Dove mi porterà?»

«Oh, qui, naturalmente. Dai tuoi amatissimi figli.» la voce dello sconosciuto si fece più grave. «Decidi in fretta ragazzo. Il tempo scorre. Tik-tok, tik-tok.»

La chiamata terminò e a colmare il silenzio rimase solo il beep emesso dal telefono. Il castano posò la cornetta e guardò di nuovo l'auto. Sembrava una normalissima macchina nera e normalmente lo sarebbe stata, solo che questa lo avrebbe condotto nella tana del lupo.

Con un profondo respiro uscì dalla cabina tirandosi il cappello sul viso e si avvicinò al veicolo. Si fermò a pochi metri dalla strada e osservò il possente uomo smontare dalla vettura e aggirarla. Lo vide fermarsi di fronte alla portiera posteriore e lo osservò aprirgliela, guardandolo dritto negli occhi. Kenjirou deglutì e si avvicinò fino a quando non furono uno di fianco all'altro. Lanciò uno sguardo prima all'uomo e poi all'interno della vettura: i sedili erano in pelle e austeri. I vetri erano oscurati sia all'interno che all'esterno e c'era un vetro a separare il guidatore dai passeggeri. Con un profondo respiro si sedette e la porta si chiuse dietro di lui. Quando provò ad aprirla dall'interno, quella rimase chiusa.

Il castano si allacciò la cintura e infilò le mani in tasca, tirando fuori il foglio della lettera. Se lo rigirò tra le mani e lo rilesse più volte mentre la macchina partiva e abbandonava il centro abitato per immettersi sull'autostrada.

«Dove stiamo andando?» domandò. L'uomo non rispose e questo fece presumere al castano che il vetro che li separava fosse insonorizzato. Poi, all'improvviso, il quello si abbassò e il guidatore gli porse un piccolo auricolare. Shirabu lo afferrò e se lo infilò nell'orecchio. «A cosa serve?»

L'uomo, per tutta risposta, rialzò il vetro. Poi, all'improvviso, dall'auricolare udì la stessa voce dell'uomo con cui aveva parlato al telefono.

«Spero ti sia messo comodo. Sarà un viaggio molto lungo, sai?» Kenjirou strinse le labbra.

«Quando arriverò lì... Cosa succederà?» domandò. L'uomo dall'altro capo della linea sospirò.

«Questo dipenderà da te.» rispose. «In ogni caso, ti consiglio di dormire un po'. Sarà un viaggio veramente molto lungo.»

«Non ho sonno.» ribatté Shirabu, stringendo i pugni. Udì delle risate dall'altro capo della cornetta.

«Non preoccuparti per questo. Nella tasca dello sportello c'è qualcosa che ti aiuterà a rilassarti, aspirante medico. Avrai bisogno di essere riposato quando arriverai qui.» la comunicazione s'interruppe prima che Kenjirou potesse domandare che cosa l'uomo intendesse.

Si sfilò l'auricolare e lo lascio cadere a terra con le labbra strette, poi lanciò un'occhiata al suo fianco e prese in mano il piccolo sacchetto di plastica. Conteneva una bottiglia piena d'acqua e una pastiglia. Ad occhio e croce, sarebbe stato incosciente per sei ore buone. Lanciò un'occhiata al vetro del parabrezza, letteralmente l'unico spiraglio che aveva sul mondo esterno, e notò che stavano imboccando l'autostrada.

Prima che la sua mente potesse riempirsi di problemi e controindicazioni, fece un profondo respiro e si cacciò in bocca la pastiglia, mandandola giù con l'acqua. Si appoggiò contro al sedile e in pochi secondi cadde nell'incoscienza.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Slytherin_Divergent