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Autore: Roberto Turati    15/03/2021    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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«Com’è questa “Valle Putrefatta”?»

La voce di Lucille riscosse Xavia dai suoi pensieri: la donna batté le palpebre un paio di volte, prima di guardare l’amica di Yuri intenta a sistemare la sella sul suo Midogaron. La cacciatrice, quel giorno, si era offerta personalmente di accompagnare uno dei Rider a visitare i biomi del Nuovo Mondo: visto che lei stessa aveva avuto l’idea, le sembrava giusto dover dare il suo contributo.

«Per fartela breve, è completamente diversa da ogni altro bioma del Nuovo Mondo. Non saprei bene come descriverla - le rispose la madre di Yuri - È collegata agli Altipiani Corallini da gallerie che vanno verso il basso: vengono utilizzate da alcuni mostri della valle per venire a caccia da queste parti, dove trovano più prede. Di solito voliamo direttamente laggiù coi Mernos; ma, visto che devi portare i tuoi mostri, stavolta le utilizzeremo. Almeno non sarete costretti a scalare per raggiungerla»

Alle sue parole, il Midogaron agitò la coda e abbaiò contento e la Rider gli accarezzò il collo.

«Stia tranquilla, l’avrei comunque fermata se avesse iniziato a descriverla: sono troppo curiosa di vederla coi miei occhi! Comunque, noi siamo pronti ora, signora Aros!» rispose sorridente la giovine.

Xavia tirò un breve respiro, scuotendo la testa quando la chiamò così. La donna si avvicinò alla ragazza, poggiandole gentilmente una mano sulla spalla:

«Lucille, immagino che lo stia facendo senza rendertene conto, ma per favore: smetti di chiamarmi “signora Aros”. Xavia va benissimo»

La Rider guardò la donna confusa, prima di portarsi la mano alla bocca:

«Oh! Accidenti, le chiedo scusa! Mi spiace tantissimo per non esserci arrivata da sola! La chiamerò Xavia allora da adesso in poi!» le disse mortificata.

«Puoi anche smettere di darmi del lei, se vuoi - sorrise la donna - Sei un’amica di Yuri, e mi siete sembrati molto simpatici fin da subito, quindi stai tranquilla» ridacchiò.

Le guance della ragazza si tinsero di rosso per un momento, prima che iniziasse a ridacchiare grattandosi il capo:

«Capisco! D’accordo, farò così se non ti dà fastidio!» esclamò con un ampio sorriso.

La cacciatrice annuì, sorridendole a sua volta, prima di allontanarsi leggermente da lei: 

«Se siete pronti, allora direi che possiamo andare. Porterai solo il Midogaron?»

«Sì. Quill torna molto utile coi suoi enzimi, però ammetto che in battaglia è una frana. Finisce per mettersi nei guai, molte volte»

Lucille guardò il suo Qurupeco, intento a grattarsi con il becco la membrana dell’ala destra.

«E poi posso anch'io dare una mano: uso il corno da caccia apposta!»

Xavia annuì, ma le parole della ragazza le fecero fare un sorrisetto: le era tornato il ricordo di un giorno, molti anni prima, in cui il fidanzato di sua madre l’aveva convinta a provare il corno da caccia, invece di usare il martello come al solito. Il risultato era stato un vero e proprio casino: nonostante tutta la pratica che aveva fatto prima, non riusciva ad aiutare in nessun modo perché le sfuggiva continuamente di mente di cambiare i sacchetti con le varie polveri potenzianti da spargere con le melodie o finiva per suonare nei momenti più sbagliati. Ricordava ancora quante figuracce aveva fatto, contro una Rathian rosa.

«A cosa pensi?»

Lucille, rimasta in silenzio a quel momento, la osservava con uno sguardo curioso. Xavia scosse il capo, sorridendo:

«Se vuoi posso raccontartelo mentre andiamo verso la Valle Putrefatta. Se partiamo subito, forse posso portarti fino alla tana di un Vaal Hazak» rimuginò la donna ad alta voce.

«Oh, quel Drago Anziano mefitico?! Fantastico!»

Xavia pensò di aver visto gli occhi della Rider letteralmente illuminarsi, prima che saltasse in groppa ad Hono: il Midogaron si scrollò leggermente per mostrare che fosse pronto a partire.

«Siamo pronti!»

«Quindi conoscete la fauna del Nuovo Mondo!» disse la donna, sorpresa.

«Oh? Be’, certo che sì! Io e mio fratello ci siamo informati consultando degli appunti sul Nuovo Mondo forniti dalla Gilda. Poi, come Rider, ammetto che quando si parla di mostri è facile avere la nostra attenzione - ridacchiò - Irene conosce meno cose di noi sul continente solo perché non doveva partire, all'inizio»

«Capisco»

Xavia annuì, quindi le fece cenno di seguirla.

La Rider e Xavia avevano passato diverse ore ad esplorare la Valle Putrefatta: appena arrivate, Lucille si era immediatamente messa ad osservare ad occhi sgranati quel bioma così insolito. Ossa ovunque, acqua marcia e tantissimi insetti che zampettavano qua e là tra i resti nella valle. Persino il terreno le parve strano, quando scese dalla sella di Hono. Per non parlare di quello strano vapore nauseabondo.

«Stiamo camminando su una distesa di carcasse! Che schifo!» disse alla cacciatrice, quando le fu chiesto perché rimanesse tutto il tempo sul dorso della sua cavalcatura.

Hono, invece, si guardava intorno, incuriosito da tutto quello che li circondava.

«Non è così male, una volta che ci fai l’abitudine - Xavia fece spallucce, indicando il suo martello - Ci sono stata molto spesso, qualche mese fa, per raccogliere i materiali per forgiare questo»

«Ma davvero non ti dà fastidio questo odore?»

La Rider tossì leggermente, provando a scacciare quanto possibile quello strano vapore con la mano. Xavia la osservò per un momento, prima di guardarsi intorno:

«Parli dell’effluvio? Dammi un secondo» 

Detto questo, la cacciatrice raccolse qualcosa dal terreno, che Lucille non riuscì a vedere, prima di caricarlo nella sua fionda e spararlo verso il terreno. Dove atterrò il baccello, in un attimo si accese un fuocherello alto qualche centimetro, e il vapore iniziò a diradarsi.

«Oh!» sobbalzò la ragazza, sorpresa. 

Fece accelerare il passo a Hono per avvicinarsi al fuoco: appena non sentì più quell’odore mefitico, prese un respiro profondo.

«Il fuoco disperde l’effluvio - le spiegò Xavia - È utile fare scorta di baccelli torcia, ma mi era sfuggito di mente perché è da molto che non mi addentro in questi livelli sotterranei. Ti chiedo scusa, Lucille»

«Ah! Non fa niente, tranquilla! - sorrise Lucille, accarezzando il Midogaron - Anzi, grazie per avercelo detto! Ora non sarà più un problema; vai, Hono!»

La Rider, allora, fischiò portandosi due dita alla bocca, quindi il suo mostro abbaiò con un lieve ringhio: Xavia vide gli artigli del Midogaron conficcarsi nel terreno mentre i peli sulle sue zampe si illuminarono a poco a poco. Quindi, Hono fece un improvviso scatto in avanti di diversi metri: quando le sue zampe toccavano il terreno, si accendevano delle fiammelle e il vapore iniziava a disperdersi. In poco tempo, si creò un corridoio quasi completamente sgombro dall’effluvio: rimaneva solo vicino alle pareti rocciose, ma ora la loro strada era completamente sgombra.

«Però, che bella pensata!» commentò Xavia, sorpresa, mentre il Midogaron tornava verso di lei.

Lucille iniziò a ridacchiare:

«Hono è un mostro dalle mille risorse! Eh, amico mio?» 

Alle parole della ragazza, la bestia zannuta abbaiò, scuotendo la coda contento e guardandola con la coda dell’occhio. Xavia sorrise, poi decise di esporre alla ragazza un suo dubbio:

«Ehi Lucille, permettimi una dmanda. Non so molte cose sui mostri della Frontiera, mi chiedevo: come hai fatto ad ottenere un Midogaron? Anni fa, ricordo di aver letto in un'enciclopedia che sono dei Kamu Orugaron adattatisi a vivere da soli dopo aver perso la loro compagna, quindi sono curiosa di sapere la sua storia»

La ragazza arrossì e ridacchiò:

«Be', in effetti potrebbe sembrare strano. Non è niente di che, in verità: Hono è stato un regalo, per così dire. Conosciamo una cacciatrice molto abile che spesso e volentieri va a Mezeporta. Una volta, quando venne a trovarci da uno dei suoi ultimi viaggi, aveva con sé un cucciolo di Kamu Orugaron di appena due mesi che aveva trovato nelle paludi della Frontiera. Decise di portarlo ad Hakum per chiederci di allevarlo e io accettai immediatamente! Però vedi, siccome non ha mai fatto coppia con una Nono Orugaron, crescendo Hono è diventato un Midogaron!»

«Ah, capisco» annuì Xavia.

La cacciatrice osservò la ragazza continuare ad accarezzare il pelo del suo mostro con un ampio sorriso. 

“Prima o poi andrò anch'io a Mezeporta. Chissà, magari riesco a convincere Abigail ad accompagnarmi” pensò la cacciatrice.

«Allora, possiamo continuare? - chiese Lucille, trepidante - Vorrei vedere la tana di questo Vaal Hazak! È sicuro andarci, giusto?»

«Certo, tranquilla: se ci fosse un Vaal Hazak, l’effluvio sarebbe molto più denso e i mostri piccoli impazzirebbero. Abbiamo il via libera» le rispose la cacciatrice, quindi Lucille fece un ampio sorriso.

«Benissimo!» esultò la ragazza, trepidante.

Xavia sorrise a sua volta e fece per dirle che era ora di andare, quando un ruggito inconfondibile fece eco nella spelonca che stavano attraversando. Entrambe sbarrarono gli occhi, poi Hono iniziò a fiutare l’aria: le strisce sul suo corpo presero a brillare di una luce giallastra e fioca, prima che iniziasse a ringhiare e socchiudesse gli occhi. Le ragazze si guardarono intorno, guardinghe.

«Un Tigrex brutale» disse Xavia.

«Infetto» aggiunse Lucille.

«Eccolo! Attenta!»

Lucille fu la prima a vederlo: alle spalle di Xavia, il wyvern volante quadrupede si stava avvicinando a loro a passo di carica. La donna si voltò, ma Lucille scese dalla sella del suo mostro e le fece cenno di spostarsi: attorno alla bocca del Midogaron avevano iniziato a formarsi delle fiammelle, le quali stavano crescendo d’intensità. I suoi artigli erano ben conficcati nel terreno, i suoi occhi puntati verso il mostro infetto di fronte a lui. Xavia fece come la Rider le aveva ordinato, spostandosi velocemente con lei verso una pila di ossa, e la ragazza ne approfittò per spargere della polvere demoniaca nell’aria grazie al suo corno da caccia. Il Tigrex brutale ruggì un'altra volta, sbavando e avanzando a grandi falcate. Balzò in avanti per addentare il Midogaron al collo. Tuttavia, il wyvern zannuto sembrò svanire: il mostro non fece altro che mordere l’aria, prima di guardarsi intorno confuso. Ma ecco che venne travolto sulla schiena da un’esplosione di calore, che lo fece ruzzolare e accasciare al suolo col dorso ustionato: Hono gli era andato alle spalle prima di lanciare il suo attacco, colpendolo in pieno.

«Ottimo lavoro, Hono! Così si fa!» disse Lucille, orgogliosa.

Nel mentre, Xavia rimase a bocca aperta: sapeva che i Midogaron erano rapidi, ma mai avrebbe pensato che lo fossero così tanto.

«Xavia! Forza, sbrighiamoci, mentre è a terra!» la riprese Lucille, allora la donna annuì tacitamente.

Hono precedette entrambe: mentre l’avversario tentava di rialzarsi, sbatté violentemente le zampe anteriori sul suo collo, prima di tirargli una codata sul muso. Stordito, il Tigrex brutale tentò comunque di addentare il suo collo, ma lo mancò: il Midogaron balzò indietro. Prima che gli potesse tirare una zampata, Xavia spuntò al suo fianco e colpì il mento del wyvern volante con un montante del martello, fratturando la sua mandibola e strappandogli un urlo di dolore che probabilmente si udì per tutta la valle. Hono, allora, decise di mettere fine al combattimento in fretta: azzannò il collo del Tigrex, lacerando le squame e la carne del mostro infetto. Un lungo e denso rivolo di sangue annerito iniziò a zampillare dal collo del Tigrex brutale ed esso, sofferente ma furioso, guardò con furia cieca il Midogaron prima che la belva zannuta gli graffiasse il muso, lasciandogli un profondo solco in mezzo agli occhi. Il Tigrex emise un ultimo gorgogliante lamento prima di esalare il suo ultimo respiro, morendo dissanguato. Lucille accorse immediatamente, purificando la carcassa del mostro infetto con la sua pietra. 

«Bravissimo, Hono!» si complimentò la ragazza, accarezzando il muso del Midogaron, intento a pulirsi le zampe dal sangue marcio dell’avversario.

«Ma da dove è arrivato un Tigrex brutale?» si chiese Xavia, guardandosi intorno. 

Non si era mai visto un Tigrex nel Nuovo Mondo, quindi l’aver addirittura incontrato la sua sottospecie bastava a metterla in estrema allerta. Ma ecco che, all’improvviso, la terra sotto i loro piedi prese a tremare: Xavia dovette appoggiare una mano a terra per non cadere, mentre Lucille balzò immediatamente sul dorso del Midogaron, che aveva iniziato ad annusare l’aria e a ringhiare dopo aver sentito quelle scosse. Tra la donna, la Rider e il suo mostro, allora, spuntò un Monoblos: Hono balzò all’indietro per non farsi travolgere e Xavia dovette tuffarsi di lato a peso morto per non farsi infilzare dal corno del wyvern volante. Distesa su un fianco, la cacciatrice osservò il mostro mentre quello la fissava con un paio occhi cremisi inquietantissimi: dalla sua pelle, il fumo dell’Orrore Nero fuoriusciva incessantemente. 

«Hono, sbri...» 

La Rider fu bruscamente interrotta: senza che se ne accorgessero, due Girros ricoperti sia dal fumo nero della malattia che dall’effluvio si erano avvicinati di soppiatto, mordendo le caviglie del mostro. La loro tossina paralizzante fece presto effetto e il Midogaron si ritrovò a terra in preda a violenti spasmi, gemendo per il dolore ai muscoli, e la sua Rider cadde dalla sella senza capirci nulla. 

«No!» 

Lucille strinse i denti, impugnando il suo corno da caccia, ma fu gettata a terra quando il Monoblos la travolse con la coda, sbattendola contro una delle dune di ossa che coprivano il terreno della spelonca. La Rider buttò fuori tutto il fiato che aveva in corpo quando colpì i resti putrescenti, annaspando per respirare e socchiudendo gli occhi: quando li riaprì, riuscì a mettersi seduta, ma sentì immediatamente qualcosa di freddo e circolare toccare la sua cute.

«Di’ al tuo mostro di stare buono, o sarò costretta a farti saltare la testa» 

Una voce per certi versi gentile ma, allo stesso tempo, minacciosa la mise in guardia: era una voce femminile, talmente calma e composta che le fece raggelare il sangue. 

«Credimi, uccidere i ragazzini non mi piace, ma non posso rischiare dopo quello che avete fatto al mio povero Csavu»

La ragazza, nonostante fosse terrorizzata, riuscì a muovere la testa quanto bastava per guardare chi si trovava dietro di lei: una donna dai corti capelli castani, coperti leggermente dal cappello dell’armatura di un Gran Girros. Il suo viso era fine e aveva due occhi azzurri e penetranti. Indossava un’armatura di Tetsucabra e le teneva puntata alla testa una balestra leggera di Kecha Wacha. Dietro di lei si trovava un Gran Girros infetto. Ciò che saltò immediatamente agli occhi della ragazza, però, furono tre dettagli: la donna aveva i piedi digitigradi, le mani a quattro dita e le orecchie a punta; il padiglione auricolare destro, tuttavia, era stato strappato a morsi. Lucille deglutì all’improvviso prima di stringere i denti, ma guardò di fronte a sé velocemente quando sentì Hono ringhiare inferocito.

«Fermati, Hono! Non attaccarli!»

Il Midogaron guardò la padrona confuso, prima di saltare all’indietro per evitare che uno dei due Girros, sfruttando la sua distrazione, lo mordesse un’altra volta.

«Brava, ragazza» ridacchiò la wyverniana, prima di sollevare il braccio destro. 

La sua Pietra del Legame infetta brillò di rosso e i due Girros, immediatamente, si allontanarono per affiancarsi al loro capobranco, mentre il Monoblos continuò a tenere d’occhio Xavia, pronto a caricarla al minimo segno di movimento.

«Cosa vuoi da noi, maledetta?» le chiese a denti stretti la ragazza.

«Allora è così che si saluta una vecchia amica? Gust non sarà affatto contento»

Xavia, rimanendo in silenzio, osservava il mostro infetto di fronte a sé e ascoltava le due parlare: 

«Vi conoscete?» chiese, confusa.

«Zitta, umana! Nessuno ti ha detto di parlare» la ammonì la wyverniana, in tono altezzoso.

Con tutti i muscoli tesi e stringendo i pugni, Lucille iniziò a spiegare:

«Yuri ti ha parlato di Gust, il Rider corrotto con cui abbiamo stretto un’alleanza? Ecco, lei è una sporca doppiogiochista: ha supportato Gust per fargli prendere il controllo della banda di Anvis, per poi tentare di far scoppiare una seconda rivolta contro di lui! O sbaglio, Ekya, csavve vsefovsodi

«Non parlare in wyverniano con me, nuddeute. Credevo che tutto sarebbe cambiato per il meglio, ma Gust è ancora più folle di Anvis! Allearsi con la gente di Hakum? Ah! Mai, nei miei quattrocentoquattro anni di vita, ho assistito a qualcosa di tanto assurdo»

Lucille tentò di voltarsi per fissarla, pur stando molto cauta e tenendo sempre d’occhio la balestra leggera della nemica, e replicò:

«Ed è per questo che ora servi quell’idiota di Aros?! Sei finita dalla padella nella brace! Se quello ti sembra assurdo, tentare di comandare il Flagello Nero e dichiarare guerra alla Gilda dei cacciatori com’è?»

Ekya le rivolse un sorrisetto inquietante e rispose:

«Secondo te sono qui perché me l’ha ordinato? A me non importa nulla di lui! Affatto. Quello che voglio è che il Makili Nova torni nel Vecchio Mondo vittorioso e che mostri a tutti quei falliti la sola vera via dei Rider! Non siamo fatti per essere amici di gente come voi, dei mostri o dei cacciatori. L’Orrore Nero è l’unica cosa che dovrebbe essere rispettata!»

Xavia, nel frattempo, era più che sconcertata: conosceva pochi wyverniani, ma grazie a tutto il tempo passato con Yuna e gli eruditi della Commissione di Ricerca pensava di essersi fatta un’idea sulla loro natura; non sarebbe mai aspettata di incontrarne una del genere.

«Allora cos'hai intenzione di fare?» le chiese di nuovo la ragazza, spazientita.

«Come? Non te lo ricordi? Eppure mi sembra che sia stata proprio la tua bestia dalla Frontiera a sfregiarmi»

La wyverniana mise una mano sul foro cicatrizzato dove un tempo c'era il suo orecchio destro, prima di socchiudere gli occhi. 

«Voglio la mia rivincita su voi due disgraziati!»

«Non ti sembra banale ucciderci così, con uno sparo?» 

Lucille tentò di mostrarsi sicura, nonostante in realtà stesse sudando freddo alla vista delle dita che iniziavano lentamente a premere il grilletto.

«Chi ha detto che voglio uccidervi, eh? La mia vendetta sarà molto più terribile, cara» 

La wyverniana, dunque, iniziò ad avvicinarsi alla ragazza, che a sua volta prese ad indietreggiare, intimorita da quelle parole. Hono, alla fine, perse la pazienza: ruggì, prima di tentare di saltare verso la sua padrona per aiutarla, ma fu afferrato per la coda all’improvviso: quando si voltò, vide che era stata morsa da un Basarios infetto, il quale era rimasto mimetizzato tutto quel tempo grazie a brandelli di carne e ossa piazzati sul suo dorso. Il Midogaron guaì, tentando di liberarsi dalla presa del Basarios, ma senza successo.

«Hono! No!» 

La ragazza fece per correre verso il suo mostro, ma la distrazione le costò caro: Ekya usò l’impugnatura della balestra leggera per colpirla alla nuca, stordendola e facendola cadere a terra mentre si teneva le mani sul punto dell’impatto. In pochi secondi, la ragazza svenne.

«Ehi! Che intenzioni hai?!» 

Xavia volle tentare di aiutare la Rider ma, appena fece un passo in avanti, il Monoblos sbuffò e iniziò a raschiare il terreno con la zampa destra, pronto ad infilzare la donna con il suo corno.

«Giusto, ci sei ancora tu - sbuffò Ekya - Posso essere sincera con te, umana? Non capisco cosa tu abbia visto in quel mentecatto di Aros, per diventare la sua compagna. Sul serio, hai idea dei discorsi che fa? Non gli ho mai sentito dire una cosa sensata, da quando sono qui!»

Xavia, ignorando il fatto di essere d'accordo con la wyverniana, cercò di escogitare un modo per uscire da quella situazione. Tuttavia, non riusciva a farsi venire in mente alcunché, con quel maledetto Monoblos che non la perdeva di vista un istante. 

“Un diversivo; ho solo bisogno di un diversivo. Qualunque cosa, maledizione!” pensò, frustrata.

Nel frattempo, Ekya continuava a parlare:

«In ogni caso, di recente Aros è ossessionato dall'idea di ucciderti con le sue mani. Quindi sai cosa ti dico? Se ti ammazzassi qui e ora, forse finalmente smetterà di pensare a cose futili! Vale la pena fare un tentativo»

Detto questo, schioccò le dita. La Pietra del Legame infetta si illuminò un’altra volta di quella luce scarlatta. Il suo Monoblos, allora, socchiuse gli occhi, prima di abbassare il capo, pronto alla carica. Xavia si preparò a schivarlo, ma i due Girros infetti si piazzarono ai suoi lati per tagliarle più vie di fuga possibili. Non potendo fare altro, la cacciatrice considerò l’idea di usare il rampino per schivare il mostro. Ma non fu necessario: un lugubre ruggito risuonò nella galleria. Ekya alzò un sopracciglio, confusa, mentre il Gran Girros infetto si guardò attorno spaventato.

«Che ti prende, Ducse?» fece appena in tempo a domandargli. 

Subito dopo, il suo mostro fu ucciso all’istante da un Odogaron: come se fosse spuntato dal nulla, era saltato alla gola del mostro infetto, strappandogli la carotide, prima di compiere un balzo; per poco, non travolse la wyverniana. Il wyvern zannuto tentò di ingoiare il boccone di carne strappato dal Gran Girros, ma immediatamente lo sputò a causa del sapore ripugnante dell’Orrore Nero. Rivoli di bava scesero dalla sua bocca e guaì tristemente. Intanto, Ekya si stava disperando: 

«No! No! Ducse!» urlò, stringendo gli occhi fino a renderli due fessure. 

La sua pietra infetta si illuminò una terza volta, prima che si voltasse verso gli altri mostri infetti per urlare ordini in wyverniano: 

«Gevimu gauso! Tqapvupi! Girros! Addefivimu!»

I mostri ricevettero l’ordine forte e chiaro: il Monoblos si voltò, lasciando perdere la cacciatrice, e i due Girros si lanciarono immediatamente sulll’Odogaron. Il predatore, nonostante fosse ancora confuso e disgustato, ruggì: saltò all’indietro, evitando i due piccoli mostri, per poi spostarsi rapidamente di lato evitando la carica del Monoblos. L'erbivoro scavatore, però, eseguì una brusca frenata, colpendo di striscio il muso del wyvern zannuto con la sua coda. Il mostro guaì dal dolore, finendo a terra. I Girros tentarono di assalirlo, ma furono travolti di colpo dalla carica infuocata del Midogaron: il mostro sfruttò l’elevata velocità per lanciare uno dei due Girros contro l’altro, facendo volare tutti e due verso il cumulo di ossa su cui si trovava la wyverniana. L’impatto fu tale che entrambi rimasero rintronati e doloranti. Ekya impallidì, strabuzzando gli occhi:

«Cosa?! Come hai fatto?!» 

La wyverniana fissò furibonda il Midogaron, prima di guardare verso il suo Basarios: si trovava rovesciato a terra, mentre tentava di rimettersi in piedi agitando le zampe in preda al panico. Xavia si trovava di fianco a lui, impugnando il martello e osservandola con un sorrisetto.

«Non fai più la dura adesso, eh?»

Il Midogaron ringhiò: il suo pelo si illuminò di arancione. Era finalmente pronto a fare sul serio. L’Odogaron, ripresosi dal colpo improvviso e ancora afflitto da un lieve capogiro, conficcò gli artigli nel terreno, pronto a saltare addosso al Monoblos per vendicarsi della botta appena ricevuta.

«Gepdamu!» imprecò Ekya, nella sua lingua.

Capì di dover per forza di cose riconoscere la sconfitta e che non avrebbe avuto alcun senso affrontarli solo col Monoblos e quell’inutile Basarios. Gettò una rapida occhiata a Lucille, ancora svenuta, stringendo i denti, e si rivolse a Xavia:

«Ascoltami bene, cacciatrice: non è finita! Quando ci rivedremo, in battaglia, me la pagherai per questo giorno! E di’ alla marmocchia di avvertire i suoi amici: il Makili Nova sa tutto! Ha visto bene chi è venuto nel Nuovo Mondo, che non avete rispettato gli accordi! Non avrà misericordia di voi!» 

Detto questo, la wyverniana si avvicinò di corsa al Monoblos, per poi montare in sella: il mostro ruggì al cielo, quindi Ekya gettò una bomba lampo che accecò tutti i presenti. Quando riuscirono a riprendersi, la wyverniana era scomparsa senza lasciare alcuna traccia. Xavia rinfoderò il suo martello, quindi si affrettò a raggiungere la Rider: tirò un lungo sospiro di sollievo quando constatò che era semplicemente svenuta. Ecco che, improvvisamente, si rese conto che erano state salvate da un Odogaron: nella foga di agire per uscire da quella situazione, non ci aveva fatto troppo caso, ma il mostro era pure sano! La cacciatrice guardò il wyvern zannuto, intento ad annusare l’aria con la bava alla bocca: scrutò sia il Midogaron che la cacciatrice con uno sguardo all’apparenza timoroso, prima di puntare gli occhi sulla carcassa del Tigrex brutale. Attese ancora qualche secondo, prima di scattare verso di esso ed iniziare a staccare brandelli di carne enormi e a divorarli voracemente, come se fosse rimasto a digiuno per giorni. Hono si avvicinò a Xavia, guaendo dispiaciuto: si sedette accanto alla sua Rider, guardandola con degli occhi tristi e preoccupati.

«È solo svenuta. Stai tranquillo, starà bene» gli disse Xavia, sicura, accarezzandogli la testa.

Lucille, finalmente, iniziò a riprendersi: le orecchie le fischiavano e aveva le vertigini. La testa le girava peggio della prima volta in cui aveva dovuto cacciare un Duramboros; si mise lentamente seduta, massaggiandosi le tempie, poi si sentì leccare il viso: Hono, contentissimo di vederla sveglia, aveva iniziato a farle le feste. La ragazza ridacchiò brevemente prima di iniziare ad accarezzargli il muso.

«Oh, sono così contenta che anche tu stia bene, Hono!» disse felicissima, cingendo la sua testa in uno stretto abbraccio.

«Finalmente ti sei svegliata» 

La voce di Xavia attirò l’attenzione della ragazza: guardò la donna, vedendo un caldo sorriso sul suo volto.

«Perdonami per quello che ci è successo, Xavia, davvero: era una questione che non ti riguardava affatto, ma sei rimasta coinvolta lo stesso. Non so davvero come scusarmi!»

La cacciatrice le parlò con un tono calmo e comprensivo, sedendosi accanto a lei:

«Stai tranquilla, Lucille, sul serio. Siamo solo state colte alla sprovvista. La prossima volta faremo entrambe più attenzione, va bene?» 

«Va bene. Però che peccato, non siamo riuscite a vedere la tana del Vaal Hazak! Dovremo rientrare adesso, immagino»

«Abbiamo ancora un po’ di tempo prima che sia notte - la interruppe Xavia, mettendole una mano sulla spalla - Guardati intorno, su!»

La Rider la guardò un po’ confusa, prima di fare come le era stato detto, rimanendo a bocca aperta: era in una zona completamente diversa da dove era svenuta. Ad occhio e croce, quello doveva essere il fondo della Valle Putrefatta: si trovavano in un’enorme grotta che, nonostante presentasse ancora le pile di ossa e l’acqua marcia, che in quel luogo era persino turchina e fluorescente, le parve stupenda. Tutto era illuminato da alcune pozze di un liquido luminoso e delle enormi ossa pendevano dal soffitto come delle stalattiti.

«Dove siamo?» chiese la ragazza, sorpresa e incuriosita.

«Volevi vedere la tana del Vaal Hazak così tanto che ho pensato di venire qui e aspettare che ti riprendessi - le spiegò gentilmente Xavia, alzandosi e porgendole una mano per aiutarla - Siamo molto vicine al suo giaciglio, ma questa grotta è sempre stato il mio posto preferito della Valle Putrefatta. Sta’ solo attenta alle pozze: sono acide»

La ragazza, su di giri, si alzò immediatamente emozionata: 

«Grazie! Grazie, grazie davvero! Non so cos’altro dire, volevo troppo sapere qualcosa in più di questo Drago Anziano!»

«Allora andiamo alla sua tana, forza. Poi rientreremo, d’accordo?» 

La donna sorrise alla Rider, che annuì, prima di saltare in groppa al suo mostro per poi seguire la cacciatrice verso una caverna secondaria.

«Ah! Finalmente siamo arrivati» sospirò Lucille, scendendo dal dorso del Midogaron, appena rimisero piede nella tendopoli presso la Base di Ricerca.

Il Sole era appena tramontato, ma la base sugli Altipiani Corallini era comunque piena di vita: ormai sembrava che quasi tutti si fossero abituati alla nuova sistemazione temporanea e stavano tentando di ricreare un senso di normalità. Hono si scrollò lievemente, ancora con la sella addosso, abbaiando contento.

«Quindi, che ne pensi della Valle Putrefatta?» le sorrise Xavia, vedendola stiracchiarsi.

Lucille rise:

«Davvero molto macabra. Il nome le si addice perfettamente! Se non fosse per quell’effluvio, sarebbe il mio bioma preferito del Nuovo Mondo! L’odore è terribile, però»

«Peggio dell’Orrore Nero?» le chiese la cacciatrice, sorpresa.

La Rider annuì: 

«Sì, puoi dirlo forte! Molto peggio! Ma forse è solo questione di abitudine» ammise, imbarazzata.

«Lucille! Finalmente!» 

La ragazza si sentì chiamare dalla voce di suo fratello: Ross corse da loro, abbracciando la gemella.

«Cos’è successo? Pure Irene è tornata prima di te! Ci stavamo tutti preoccupando!» le disse, sconvolto.

Lucille arrossì, grattandosi il collo: 

«Mi dispiace tantissimo, Ross. Ci sono stati problemi gravi. Puoi andare a chiamare Irene e Yuri? Devo parlarvene il prima possibile»

Suo fratello la guardò con uno sguardo confuso, prima di annuire. Ma, prima di andare, guardò alle spalle di Xavia, sorpreso:

«Lucy, per caso hai domato un nuovo mostro, mentre eravate via?»

«Cosa?»

Le due ragazze si voltarono e Xavia strabuzzò gli occhi: dietro di loro si trovava un Odogaron che, appena vide la cacciatrice puntare lo sguardo su di sé, indietreggiò all’improvviso come intimorito e abbassò il capo con un lieve guaito. Il Midogaron fece un passo avanti, annusando il mostro del Nuovo Mondo. Guardò poi la cacciatrice, con un lieve ringhio. Xavia, allora, si rese conto che, con molta probabilità, quello era lo stesso esemplare che li aveva aiutati qualche ora prima: guardò Lucille, non sapendo bene cosa dire.

«Ecco, hai presente quando ti ho detto che un Odogaron ci ha aiutate a mandare via Ekya? Penso che ci abbia seguite fin qui, per qualche motivo»

Ross sobbalzò a sentire quel nome, ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni a Lucille, perché la ragazza iniziò a rimuginare:

«Mi hai detto che ha tentato di mangiare della carne di un mostro infetto senza riuscirci e poi ha banchettato con quel Tigrex che avevo purificato; forse ha capito che, se resta vicino a noi, può avere qualche pasto decente?»

«Sembrava che stesse morendo di fame, laggiù. Forse hai ragione» concordò la cacciatrice.

L'Odogaron, intanto, osservava tutti i presenti con fare incuriosito. All'improvviso, si sentì la voce di Mikayla:

«Ehi, che succede qui?» domandò.

Appena sentì quella voce, l’Odogaron tese i muscoli e guardò oltre i tre umani. Xavia e i due Rider si voltarono verso la zia di Yuri, che si stava avvicinando a loro: teneva le braccia incrociate e premute contro l’addome, come se avesse freddo, e camminava con aria nervosa.

«Tutto bene, Mikayla?» le chiese confusa la cacciatrice.

Mikayla annuì:

«Sì, tranquilla. È solo che hanno iniziato ad accendere le torce per la notte. Stavo andando nella mia tenda per riposare appena le ho viste, però mi sono accorta che eravate qui con un Odogaron»

Ammutolì, quando notò che il mostro stava agitando e facendo sibilare la sua coda a sonaglio, mentre la fissava. Lentamente, la donna li superò, si avvicinò all’Odogaron e lo osservò con attenzione: vide che alla zampa anteriore destra mancavano i due artigli centrali. Anziché dieci, ne aveva otto. A quel punto, la donna spalancò gli occhi: 

«Oda! Sei riuscito a tornare nella Valle Putrefatta tutto da solo! Che bravo!» disse, contenta. 

L’Odogaron abbassò la testa e la sorella di Xander iniziò ad accarezzargli il muso: il mostro, allora, si sdraiò a terra contento, crogiolandosi nelle carezze della donna.

«Oda?» chiese Lucille, confusa ma incuriosita.

Mikayla, sorridendo e continuando ad accarezzare il collo del wyvern zannuto, raccontò la storia di quell’Odogaron:

«Sì, era uno dei mostri di mio fratello. Era solo un cucciolo quando l'abbiamo trovato: io e Ben stavamo provando a studiare i territori dei Vaal Hazak per cercare un modo di ucciderli velocemente. Non voleva attaccare, anzi, sembrava terrorizzato da noi. Ben ha notato che aveva una grave infezione alla zampa destra. L'abbiamo portato al nascondiglio e siamo riusciti a medicarlo. Come vedete, adesso ha due artigli in meno, ma avrebbe potuto perdere l’intera zampa, secondo Ben. Il nostro piano era nasconderlo da Xander e liberarlo non appena fosse guarito, ma siamo stati scoperti e mio fratello ha deciso di infettarlo: voleva una cavalcatura agile e veloce»

«E alla fine Yuri l’ha purificato prima che ve ne andaste dalla Landa dei Cristalli - concluse Xavia - Dopodiché, è persino venuto ad aiutarci contro Xander e lo Xeno’Jiiva»

L’Odogaron abbaiò, si rialzò e si avvicinò alla cacciatrice. Xavia fu intimidita per un secondo, ma cercò di mantenere la calma e iniziò ad accarezzargli la testa.

«Mi hai riconosciuta, Oda?» ridacchiò la madre di Yuri.

L’Odogaron le leccò le mani, felice delle carezze.

«Non credo che riuscirebbe a sopravvivere da solo - sospirò Mikayla - Ha passato tutta la vita a non fare altro che prendere ordini da Xander e la sua pietra. Ha dovuto combattere molto spesso, questo non lo nego, ma sono comunque preoccupata per via di tutti i mostri infetti là fuori»

Xavia, allora, disse d’impulso qualcosa che nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato: 

«Posso occuparmi io di lui» affermò.

A quelle parole seguì una lunga pausa, come se anche la cacciatrice si fosse sorpresa di quello che aveva appena detto: 

«Certo, non sono una Rider, però voglio comunque provarci. È difficile da spiegare: è come se sentissi di doverlo fare»

Xavia aveva passato l’intera giornata precedente ripensando alle parole di Yuri: lei, una discendente del primissimo Rider, nonostante non li avesse mai sentiti nominare in vita sua prima di conoscere Xander. Forse quella sensazione era semplicemente dovuta dalla curiosità che il mondo dei Rider le aveva sempre creato da quando l’aveva scoperto. La cacciatrice non aveva idea del motivo per cui lo avesse detto, ma il suo tono era stato così spontaneo da risultare spiazzante. L’Odogaron, come se l’avesse capita, si avvicinò ancora di più alla cacciatrice, iniziando a strusciare un lato del muso contro la sua pancia, come per darle il suo consenso. Mikayla sorrise, mettendosi le mani dietro la schiena:

«Benissimo. Grazie molte, Xavia. Sono certa che con te sarà in buone mani!»

«E se hai bisogno di aiuto, ci sono qui dei Rider esperti pronti in ogni momento!» rise Lucille, mentre Ross annuì sorridendo.

Xavia sorrise, emozionata: 

«Certo. Grazie infinite»

QUELLA NOTTE…

«E così, avete incontrato Ekya» 

Irene, appoggiata con la schiena al muretto delle stalle improvvisate per i loro mostri, rifletté sulle parole di Lucille. I gemelli erano andati a chiamare le altre due Rider appena si erano ritrovati da soli. Yuri era seduta su uno sgabello accanto a Legi, accarezzandole gentilmente il dorso mentre dormiva. Era pensierosa dopo il racconto dell’amica, pur rimanendo in silenzio.

«Sì» sospirò sconsolata Lucille. 

Si guardò le mani e le sfregò freneticamente: ogni volta che si sentiva in colpa, aveva quel piccolo tic nervoso. 

«Mi ha stesa senza che potessi fare nulla: è successo tutto troppo in fretta. Mi vergogno»

«L’importante è che tu stia bene, Lucy - la rassicurò Yuri - Non immagino cosa ti avrebbe fatto quella pazza, altrimenti»

Ross prese la parola:

«Ragazze, non lo trovate strano? Da quando Ekya si mette al servizio di un’altra setta? Tra l'altro, lasciatemelo dire: chiunque siano i capi del padre di Yuri, sono dei veri idioti a pensare di potersi fidare di lei»

«Pensi che tradirà anche loro?» gli chiese Irene.

«Conoscendola, può darsi. Però non è di lei che mi preoccupo… sono più spaventato per quello che ha detto a tua madre, Yuri»

«Il Makili Nova sa che non abbiamo rispettato le trattative, perché voi tre siete venuti ad aiutare» rimuginò la corvina.

Ross annuì: 

«Dovremo stare molto più attenti, d’ora in poi. Chissà, forse i Rider corrotti inizieranno a tendere imboscate; o peggio, ad assediare questo posto»

Irene, improvvisamente, si coprì la bocca con entrambe le mani, scandalizzata:

«Oh no! Ho fatto una cazzata! Questa è colpa mia!»

 Lucille strabuzzò gli occhi alle sue parole.

«Cosa?»

L’albina sussurrò, in tono colpevole:

«Sono stata una scema! Mi sono fatta avvistare dal Makili Nova, quando sono andata in ricognizione alla loro base! Non aveva dato l’allarme, quindi pensavo che non gli importasse di me o che volesse spingermi ad attaccarlo facendomi pressione, ma a quanto pare mi sbagliavo»

Ross la interruppe:

«Anche se fosse così, Ekya non avrebbe potuto sapere che anche io e mia sorella eravamo sbarcati nel Nuovo Mondo. Sento puzza di bruciato»

«Forse quello è colpa mia, invece» sussurrò Yuri, chinando il capo. 

Quando gli altri Rider la guardarono perplessi, cominciò a spiegare: 

«Sapete che il Makili Nova ha provato a impossessarsi di me, l’altro giorno. Senza dubbio, vi ha visti attraverso i miei occhi. È l’unica spiegazione plausibile»

Irene sobbalzò, oltraggiata:

«Yuri, non osare addossarti una colpa del genere! È stata colpa mia! Avevi ragione, non avrei mai dovuto offrirmi per una missione furtiva»

Lucille scattò in piedi, allargando le braccia in segno di rimprovero:

«Basta! Cercare un colpevole non ci serve! Ormai il danno è fatto»

Ross annuì e si accostò a Yuri:

«Lucy ha ragione: è inutile darvi la colpa. Dobbiamo avvertire l’Ammiraglio di quello che è successo: aiuteremo il più possibile a pattugliare la base con i nostri mostri. Difenderemo l’accampamento a tutti i costi. D’accordo?»

«Va bene» annuì Yuri, distogliendo lo sguardo.

«Conta su di me, Ross» sorrise Irene, incrociando le braccia.

Yuri richiuse dietro di sé il telo della tenda, andando a sdraiarsi nel suo sacco a pelo e stiracchiandosi. Aveva tentato di fare tutto il più silenziosamente possibile, perché pensava che sua madre stesse dormendo…

«Sei stanca?» 

Sobbalzò, invece, quando Xavia si voltò verso di lei, sorridendole e accendendo la lampada ad olio.

«Credevo che dormissi; mi hai spaventata» sospirò la ragazza. 

La cacciatrice sorrise e le scompigliò affettuosamente i capelli:

«Non ancora. Stavo aspettando che tornassi: ho un favore da chiederti, Yuri»

«Un favore?» 

La ragazza guardò la madre con uno sguardo curioso, invitandola a continuare.

«Sì. Non so se te lo hanno già detto, ma ho deciso di prendermi cura di un mostro»

«Intendi l’Odogaron? Sì, me l’ha detto Lucille! Ero sorpresa quando me l’ha riferito»

«Pure io sono sorpresa, se devo essere onesta. Non so dirti perché l’abbia deciso: è stata una scelta spontanea. Non ho riflettuto affatto»

«Forse è il tuo sangue di Rider a spingerti a farlo» azzardò Yuri. 

Stava tentando di sdrammatizzare e ci riuscì: sua madre la guardò per un momento, prima di ridacchiare.

«Forse hai ragione. Ma sono stata una cacciatrice per tutta la vita. Conosco le pratiche dei Rider, ma niente di più. Credo che l’unica cosa che sono in grado di fare sia rimanere aggrappata ai mostri in corsa. Per questo mi chiedevo se puoi insegnarmi»

«Insegnarti?» 

Yuri sorrise compiaciuta e sua madre annuì:

«Sì. Se devo prendermi cura di Oda, voglio farlo per bene, come fareste voi Rider. Sei disposta ad aiutarmi, Yuri?»

Yuri rimase in silenzio per qualche attimo, prima di sorridere e arrossire in modo velato: 

«Certo che sì! Ti aiuterò, mamma! Volevo già farti un pensiero per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me in questi ultimi mesi, questo è il minimo che possa fare!»

Xavia fece un ampio sorriso, allargando le braccia e abbracciando forte sua figlia: 

«Grazie, Yuri! Grazie, grazie di cuore!»

«Diventerai una Rider onoraria, mamma! Parola mia!» 

La ragazza ricambiò l’abbraccio di sua madre, che rise di nuovo.

«Allora conto su di te, Yuri!»

   
 
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