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Autore: Cesca_Haibara20    15/03/2021    1 recensioni
[Katsuki x OC] [¡U.A. Traitor AU!]
X: Non ho più paura di stare insieme a lei. Adesso so che lei è la mia vita.
Y: Non ho più paura di lui che se ne andrà. Adesso so che è lui la mia strada.
X: Lei mi donerà il suo amore, io col cuore la difenderò.
Y: Io gli guarirò il dolore, lui col cuore mi proteggerà.
X: Stringo le mani e giuro insieme a lei di non tradire mai la grande promessa.
Y: Stringo le sue mani e giuro insieme a lui che d'ora in poi sarà per sempre così.
X: Lei non è un caso, lei non è un miraggio, lei non è un passaggio, lei resterà.
Y: Lui non è un caso, lui non è un miraggio, lui non è un passaggio, lui resterà.
Soojin Choi è una ragazza di 16 anni che si unirà alla U.A. per seguire il suo sogno. I suoi capelli sono celesti, ha un occhio marrone e l’altro azzurro ed il suo quirk consiste nel vento, anche se, inspiegabilmente caldo. Cosa succederà tra lei e i ragazzi della 1^A? Lei è veramente colei che racconta o ha dei segreti che non può rivelare?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shouto Todoroki
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Ci voltiamo di colpo e vediamo Katsuki con i pantaloni della scuola ed una canotta nera indosso.

«Avete finito?»

Domanda col suo solito fare arrogante.

«Stiamo facendo una pa-...»
Non mi da il tempo di rispondere che si avvicina al palco salendoci sopra.
«Siete ferme, questo significa che avete finito.»
Lo prendo per il braccio fermando ogni sua azione.
«Non mi hai dato il tempo di finire la frase.» lo correggo. «Ci siamo fermate perché stiamo facendo una pausa, tu non eri in palestra ad allenarti con Shoto?»
«Se sono qui è perché ho finito di allenarmi, Stupida. E non nominare quello Smorfiosetto A Metà
«Comunque qui in mezzo non puoi stare.»
«Perché?»
«Il palco ci serve per provare i passi.»
«Ed io dove mi metto a provare?»
Dio, ho una gran voglia di mollargli un ceffone e lasciargli il segno delle cinque dita sopra!
Prima che possa alzargli le mani Tsuyu prova a calmare i nostri bollenti spiriti.
«Ascoltaci Kacchan, sono le undici, dacci ancora venti minuti per provare e poi il teatro è tutto tuo.»
Il biondo sbuffa seccato.
«E va bene. Vi do ancora venti minuti ma io resto qui.»

Conclude la frase sedendosi a gambe incrociate a guardarci.
«Forza, esercitatevi. Il tempo passa.»
Che seccatura allucinante! Già ho dormito poco e male se poi lui reincarna la dose lo spello vivo.
Cerco di raccogliere tutta la pazienza rimasta per fare un profondo respiro e non ammazzare Katsuki.
«Okay allora riproviamo ancora la parte del ritornello e tu...» mi volto verso Katsuki che è dietro di me. «… vedi di non fissarmi il culo!»
Lui, per tutta risposta, alza gli occhi al cielo seccato.
«Per chi mi hai preso? Per Mineta?» commenta infastidito per poi squadrarmi dalla testa ai piedi con uno sguardo poco casto. «E poi se avessi voluto usare uno stratagemma subdolo per guardarti il culo, avrei pensato ad altro.» aggiunge con tono malizioso.
Ew…
Sbuffo e mi giro verso le ragazze dandogli le spalle.

Finiti i venti minuti “concessi” da Katsuki abbiamo sgomberato il palco e lo abbiamo lasciato libero.
Mentre torniamo verso i dormitori noto che Ochako ridacchia tra sé e sé.
A che sta pensando di così tanto divertente?

«A che pensi?»

La mia voce la fa cadere dalle nubi.

«E-eh?»
«Ti ho sentita ridacchiare. C’è qualcosa che ti fa ridere?»
«Be’… più o meno...»
«In che senso?»
«Io la trovo buffa come cosa ma non so se tu la troveresti altrettanto buffa.»
Scrollo le spalle.
«Prova a dirla e vediamo la mia reazione.»
«Okay.» fa un profondo respiro. «Prima, mentre stavamo provando, hai ammonito Kacchan riguardo il guardarti il sedere.»
«Sì, e quindi?»
«No, è che-...»
Si copre la bocca cercando di trattenere le risate.
Credo di aver capito dove vuole andare a parare.
«Anche se lui ha detto che non ti avrebbe guardata… non ti ha staccato gli occhi di dosso!» ridacchia.
Sospiro.
«Come immaginavo… quel pervertito...» sbuffo. «Fa tanto il figo ma l’occhio lo allunga pure lui.»
«Sì, ma non lo ha fatto in maniera maliziosa secondo me.»
«Uh? Che intendi dire Tsu?»
«Anch’io ho notato che ti guardava, ma sembrava che ti stesse studiando.»
«Mi stava studiando…?»
«Effettivamente tu e lui non andate d’accordo, magari sta cercando di capirti osservandoti.»
«Non è colpa mia se non andiamo d’accordo...» bofonchio cercando di difendermi. «Lui non è che cerca di essere carino e gentile… va sempre in giro con la faccia imbronciata come se tutto il mondo gli stesse sulle palle, non ispira proprio simpatia.»
«Secondo me devi provare a parlare con Deku.» consiglia Ochako.
«E che c’entra Deku?»
«Lui e Kacchan sono amici d’infanzia, magari lui ti saprà consigliare su come approcciarti al meglio con lui.»
«Sono amici? Katsuki lo insulta e lo tratta male dalla mattina alla sera, che razza di amicizia è?»
«Lo so che può sembrare strano, ma tu comunque prova.»
«Okay… ci farò un pensiero.»

Appena tornate in dormitorio siamo andate una per una a farci una doccia rinfrescante, oltre per eliminare l’odore di sudore dai nostri poveri vestiti. Io sono andata per ultima perché dovevo controllare alcune cose al computer.
Mentre tornavo in camera ho incontrato Sero nel corridoio.

«Ehi Sero.»

Appena mi vede mi sorride.

«Ehi niña. Come sono andati gli allenamenti?»
«Bene, bene anche se Katsuki ci ha interrotte.»
«Interrotte?»
«Sì, stavamo facendo una piccola pausa mentre lui è arrivato ed ha cercato di mandarci via.»
Sospira.
«Il suo solito, insomma.»
«Sì.» sbuffo. «Ci ha dato altri venti minuti per provare e poi ci ha mandate via.» aggiungo con uno sbadiglio.
«Sei ancora stanca o sbaglio?» ridacchia.
«Scusami...» mi stropiccio il viso. «Non volevo sbadigliarti in faccia.»
«Non devi scusarti, sei stanca, è normale.» mi accarezza una guancia. «Escúchame, ho sentito Tokoyami e Denki iniziare a preparare il pranzo, che ne dici se tu vai a dormire e ti sveglio prima di uscire?»
Annuisco convinta.
«Dico che è una fantastica idea.»
Sero ridacchia.
«Va bene allora, Bella Durmiente. Torna in camera e riposati, mi assicurerò che nessuno venga a disturbarti.»
«Grazie, sei un angelo.»
Gli do un bacio sulla guancia e mi dirigo come un razzo in camera mia stanca morta.

Come metto un piede dentro la mia stanza pos le cose utilizzate per lavarmi sulla scrivania, mi lascio cadere sul letto e mi addormento stringendo un cuscino.
Ore ed ore dopo, sento qualcuno bussare alla mia porta.

«Soojin?»

Mi stropiccio gli occhi cercando di aprirli e riesco a riconoscere la voce di Denki.
Dimmi che non è ora di pranzo…” penso già pronta di dare di matto.
Prendo il cellulare per controllare l’ora e faccio un sospiro di sollievo guardando che sono le tre di pomeriggio, ma Denki continua a bussare.

«Soojin? Tata sei sveglia?»

Sbuffo, scendo del letto e vado ad aprire.

«Ehi….» mormoro riprendendomi dal “pisolino”.
«Ehi Soojin! Ti ho svegliata di nuovo?»
«Cosa te lo fa pensare?» domando con una risatina.
«Scusami. Ma sono venuto a chiamarti.»
«Per l’uscita?»
«Sì.» annuisce.
«Okay, dammi due minuti per vestirmi e sono dei vostri.»
«Va bene. Io e gli altri ti aspettiamo sotto.»
«Non ci metterò molto.»

Chiudo la porta mentre lui si allontana ed apro l’armadio per scrutare cosa posso mettere.
Alla fine opto per: una collana con un cuore come ciondolo, una maglietta a maniche corte nera con stampata l’immagine di una ragazza con la mascherina stile manga all'interno di una gonna plissettata bianca, parigine grigie ed ai piedi anfibi neri.
Lascio i capelli sciolti, mi faccio una sottile riga di eyeliner, mi passo un po’ di mascara, spruzzo il profumo, metto in una borsa con le orecchie da gatto il mio cellulare, il portafoglio ed il powerbank per poi uscire dalla stanza e raggiungere gli altri in salotto.
Li raggiungo e vedo che siamo io, Eijiro, Sero, Katsuki, Ochako e Denki.

«Siamo solo noi?» domando confusa.
«Sì, alla fine Mina, Deku e Ojiro hanno preferito restare a provare le canzoni per il festival.»
Annuisco comprensiva.
Immagino, abbiamo poco tempo per essere pronti ed allestire il tutto.
«Allora? Andiamo?» domanda Katsuki seccato.
Sì, ma calmati zio…” penso alzando gli occhi al cielo.
«Va bene Kacchan, andiamo allora.»

Usciamo tutti insieme dai dormitori e ci dirigiamo verso il centro commerciale per divertirci un po’ e mangiare un boccone fuori dalla scuola.
   
 
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