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Autore: _L_Black_    16/03/2021    1 recensioni
James e Lily Potter sono morti, lasciando dietro di loro la disperazione e la gioia per una guerra finita.
Ma quella notte, anche un'altra famiglia fu spezzata dai seguaci del Signore Oscuro.
Sirius Black è ad Azkaban e sua moglie brutalmente uccisa dai mangiamorte, lasciando la loro unica figlia in mano agli ultimi parenti rimasti.
Orion e Walburga Black.
Alyssa Black crescerà con gli ideali della purezza, con una voce dentro di lei che urla "libertà" e la voglia di scoprire cosa sia davvero successo quella notte.
La guerra l'aspetta e Alyssa è pronta a combatterla per i suoi ideali.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Orion Black, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 35

 

Quel sabato mattina pochi studenti sedevano ai tavoli della Sala Grande, erano tutti troppo stanchi a causa dei festeggiamenti che si erano protratti fino a notte fonda nelle Sale Comuni. Quell’anno era una festa continua a Hogwarts, prima la presentazione dei campioni, poi la prima prova, Natale, la partita e infine la seconda prova. Le occhiaie che le contornavano gli occhi verdi erano evidenti ma non si fece granché problemi, visto i volti dei pochi studenti seduti. Di quel passo se i ritmi delle feste erano quelli, non sarebbe arrivata alla fine della scuola, ne era certa. Sbadigliò e portò la tazza alle labbra, il sapore dell’infuso alle rose le diede una piacevole sensazione di calore e chiuse gli occhi un momento per godersi quella coccola mattutina. Accanto a lei, una ragazza dai capelli corvini, scriveva incessantemente sulla pergamena, bevendo di tanto in tanto sorsi di succo alternati a quelli di caffè. Erano nel silenzio più totale, rotto solo dal suono delle posate che sbattevano svogliate contro le stoviglie e un po’ le dispiaceva, lasciare il tepore del castello a favore del freddo esterno. Alyssa Sophie Black sbuffò accanto a lei mentre si versava un’altra tazza di caffè e Lavanda la guardò con la coda dell’occhio. Non si poteva certo dire che la giovane Black fosse stata fortunata a trovarsi in punizione proprio il sabato in cui Theodore le aveva chiesto di uscire, tuttavia un po’ se lo era andato a cercare. Aveva fatto più che bene ad aiutare Harry con la seconda prova ma non le andava giù il fatto che, nonostante Alyssa si fosse fatta in quattro per lui, alla fine era stata la ragazza a finire nei guai. Bevve un altro sorso di tè e guardò l’orologio, di lì a poco si sarebbe dovuta avviare verso il villaggio di Hogsmeade e non vedeva l’ora di rivedere sua sorella, nonostante il freddo. Fresia era dovuta partire per New York il primo di Agosto e aveva fatto ritorno solo qualche giorno prima, perdendosi così la grande festa di Natale dei Brown. Non era mai stata così tanto tempo fuori per una trasferta ed era innegabile, che aveva un po’di apprensione per lei. Alyssa sbuffò nuovamente e Lavanda la guardò con il sopracciglio inarcato.

 

-Si può sapere perché sbuffi?- chiese la Brown, fissando l’amica.

 

-Questa volta non c’è la farò a finire in tempo- esclamò sconsolata.

 

-Potevi pensarci prima di rubare dalle scorte di Piton. Ma che ti è venuto in mente?- prese un sorso di tè e afferrò dal vassoio davanti a lei un pasticcino al pistacchio.

 

-Era l’unica possibilità che avevo trovato- rispose Alyssa con ovvietà.

 

-È questo il punto, non dovevi farlo tu ma Harry, tanto vale che prendi il suo posto alla terza prova. E poi perché lui non è in punizione?- chiese Lavanda.

 

-Silente ha intermediato- 

 

Il tono così tranquillo di Alyssa fece andare sui nervi Lavanda. Possibile che lei, tanto intelligente e in lizza per diventare prefetto l’anno successivo, non capisse l’ingiustizia che c’era dietro? Era impazzita lei o cosa? Lavanda però non volle continuare il discorso, perché sapeva che sarebbe finito inevitabilmente a parlare del padre e di ciò che accadde anni prima. Alyssa quell’estate le aveva raccontato tutto nei minimi dettagli e Lavanda era rimasta di stucco, quando le disse cosa era successo quella sera nella foresta. Suo padre viveva a Grimmauld Place con Orion e lei era stata tanto brava da fingere di non sapere più che fine avesse fatto. Alyssa, dai fatti dell’anno prima aveva sempre aiutato Harry e se lì per lì non ne comprendeva il motivo, quel giorno lo comprese. La ragazza si sentiva in colpa nei confronti di Harry Potter, lei aveva una famiglia a casa e l’amore dei suoi parenti – per quanto razzisti e strambi fossero – mentre Harry, da quello che aveva capito, a casa non aveva nessuno ad attenderlo a braccia aperte.

 

-Comunque dici sempre così e poi ci riesci- disse Lavanda, guardandola.

 

-Non credo. Adesso devo andare giù nel laboratorio per continuare a controllare le pozioni, ad ora ho dato cinque Desolante e due Accettabile, devo andare avanti-

 

-Il professore ti fa dare i voti ai ragazzini?- chiese sorpresa.

 

-Diciamo che mi ha detto di dare una mia opinione su ogni pozione- rispose, tranquilla.

 

Alyssa pensò di non aver dato a vedere nulla ma Lavanda, notò comunque gli angoli della bocca che si erano incurvati all’insù. Alyssa era l’unica studentessa di Grifondoro ad avere voti alti in Pozioni e se lei era arrivata al punto di ritrovarsi Oltre ogni previsione sulla pagella, significava che il suo livello era davvero alto. Tuttavia, per quanto Alyssa fosse davvero brava, Lavanda aveva notato qualcosa di strano in Piton e nel suo modo di fare nei confronti della sua amica. Era come se nascondesse qualcosa ma la ragazza non capiva cosa potesse essere.

 

-A che ora ti devi vedere con Fresia?- chiese Alyssa, alzando finalmente gli occhi dalla pergamena.

 

-Alle dieci davanti a Mielandia- rispose Lavanda e guardò l’orologio per essere certa di non essere in ritardo. -Dovrei andarmi a cambiare- disse prima di finire il suo tè.

 

-Vai allora che aspetti? Ci vediamo dopo- le disse sorridendo. -Salutamela-

 

La via che portava a Hogsmeade era ricoperta di ghiaccio, per cui dovette camminare adagio per stare attenta a non cadere. Incontrò poche persone lungo la strada ed erano tutti studenti di Beauxbatons, che non avevano festeggiato nulla a causa del ritiro di Fleur. Per il resto Lavanda non vide nessuno e di questo ne fu felice, non aveva voglia di perdersi in discorsi futili e privi di interesse. L’avevano sempre etichettata come una ragazza che non avesse nulla sotto i capelli, era brava in Divinazione ma per il resto viveva di giornalini come il Settimanale delle Streghe. La chiamavano per un consiglio sui vestiti ma mai per questioni più serie. Solo Alyssa le chiedeva consigli non solo sul campo della moda, le aveva chiesto come secondo lei doveva comportarsi con suo nonno, quando Walburga era venuta a mancare o cosa doveva fare, per far si che Orion e Sirius la smettessero di odiarsi. Lei era l’unica a trattarla come un’amica normale e di contro Lavanda si comportava come se lei non avesse mai avuto una situazione familiare difficile. Tutti i suoi pensieri si fermarono di colpo quando videro che davanti a Mielandia, una ragazza dai capelli biondi guardava la vetrina con l’acquolina in bocca. Lavanda la continuò a osservare mentre le andava incontro, i suoi capelli ora le arrivavano alle spalle e le sembrò più in carne, rispetto a quando era partita per l’America l’estate precedente.

 

-Frè?- la richiamò Lavanda, non appena le fu vicina.

 

Fresia Brown alzò gli occhi azzurri verso la ragazza e le sorrise raggiante, prima di fiondarsi su di lei per abbracciarla. Lavanda ricambiò l’abbraccio, tenendola stretta a sé. 

 

-Piccola Lavy- esclamò Fresia, staccandosi finalmente da lei. -Vedo che hai fatto festa ieri sera eh?- le disse, divertita.

 

-Eh sì, quest’anno festeggiamo per qualsiasi cosa- rispose, ridacchiando. -Vogliamo andare ai Tre Manici di scopa?-

 

Fresia annuì e prese la sorella sottobraccio, avviandosi verso il famoso pub. Dalla via che portava a Hogwarts, i primi studenti scendevano a gruppi in direzione del villaggio e tra loro, Lavanda riconobbe il gruppo di Draco Malfoy, constatando con irritazione che Theodore era accanto all’amico. 

 

-Sono tuoi amici?- le chiese Fresia, notando la sorella guardare i Serpeverde.

 

-Per fortuna no. Vedi quel ragazzo con i capelli neri corti?- indicò Theodore e Fresia annuì. -È il ragazzo di Alyssa. Mi aspettavo che le facesse compagnia durante la punizione e invece lei è nel laboratorio di Piton e lui con i suoi amichetti-

 

-Alyssa ha un ragazzo?- Fresia spalancò gli occhi sorpresa e aguzzò meglio lo sguardo per osservare il giovane indicato da Lavanda. -È veramente carino!-

 

Lavanda alzò gli occhi al cielo e affrettò il passo per non farsi vedere da Draco. Malfoy se lo ritrovava dappertutto e solo per un caso fortunato, non era diventato il suo compagno di banco a Divinazione. Le sorelle Brown entrarono nel pub e Lavanda rabbrividì al contatto con il calore, Fresia le indicò un tavolo appartato e la più piccola la seguì. Si sedettero e ordinarono due burrobirre accompagnate da un piatto di torta alla carota da condividere. La porta del pub si aprì e un ragazzo dai capelli castani entrò trafilato, si guardò attorno e, non appena vide le due ragazze, si avvicinò a loro. 

 

-Ciao ragazze- esclamò Eliot sorridendo. Si sedette accanto a Fresia e le diede un bacio sulla guancia, prima di chiamare Madama Rosmerta per ordinare una burrobirra.

 

Lavanda inarcò il sopracciglio, guardando con aria corrucciata la coppia intenta a salutarsi e non disse nulla, almeno fino a quando Rosmerta non lasciò l’ordinazione del ragazzo. 

 

-Perché sei qui, Eliot?- chiese schietta, fissando il ragazzo. -Sai che ti dovevo parlare- disse poi, spostando gli occhi sulla sorella.

 

-Lavanda andiamo- disse Eliot, guardandola. 

 

-Sto per sposarlo- continuò Fresia, sorridendo al ragazzo. -Puoi parlare con lui esattamente come fai con me-

 

Eliot annuì e iniziò a bere la sua burrobirra sotto lo sguardo di Lavanda. Vuoi che parlo con lui come faccio con te? Bene, pensò e si mise più comoda sulla sedia per godersi le loro espressioni.

 

-Va bene- inspirò e iniziò a tagliare la torta di carote. -Quando mi addormento parlo con i morti-

 

Eliot sputò la sua burrobirra mentre Fresia spalancò gli occhi dapprima sorpresa, poi mortificata per non aver compreso quanto i problemi della sorella fossero importanti. Forse credeva che le dovessi parlare di vestiti, esclamò la vocina nella sua testa. La porta del pub si aprì nuovamente e questa volta un gruppo di Serpeverde fece il suo ingresso, andando a sedersi dall’altra parte della stanza, per la felicità di Lavanda. 

 

-Nulla di dire?- chiese, guardando la coppia, con tranquillità.

 

Fresia parve riprendersi dallo stupore prima di Eliot e le prese la mano, portandola così a smettere di tagliuzzare in mille pezzi la torta. Lavanda la continuò a fissare negli occhi pacata e ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non girare il capo quando le guance di Fresia si fecero color porpora.

 

-Io…da…da quando?- balbettò, mortificata.

 

-Da fine novembre- confessò Lavanda.

 

-Vi lascio sole. Scusa, Lavanda- Eliot si affrettò ad alzarsi, prese la sua burrobirra e si spostò a due tavoli di distanza.

 

Da che Eliot le aveva lasciate sola, seguirono  minuti di silenzio tra le due sorelle e Lavanda, per ovviare all’imbarazzo che si era creato, sbocconcellò la torta di carote. Le risate del gruppo di Serpeverde arrivavano anche a loro ma per le Brown, fu facile isolarsi dalle chiacchiere altrui. Lavanda terminò il dolce da sola e iniziò a raccontare, partì dai primi sogni dove il ragazzo le chiedeva di riportarlo a casa, fino alla donna delle ultime notti. Disse tutto, era un fiume in piena di parole che non aspettavano altro se non parlare con qualcuno che avrebbe capito.

Perché lei capiva sempre. 

Fresia inspirò e chiuse gli occhi per qualche secondo, giusto il tempo di schiarirsi le idee. 

 

-Ringrazia Piton, sicuramente ti ha dato una grossa mano- Fresia riaprì le palpebre e la fissò. -Hai raccontato a qualcun altro questa cosa?-

 

-No, Alyssa però deve aver intuito qualcosa- rispose Lavanda, ricordando le pozioni soporifere senza sogni che l’amica le aveva fatto trovare sul comodino qualche volta. -Ma ho avuto…un attacco di giorno, davanti a…- con un gesto del capo indicò il gruppo dall’altra parte della sala, dove un Draco Malfoy stava controllando le sorelle Brown.

 

Fresia lanciò un’occhiata fugace nella direzione indicatale e non le ci volle molto, per capire di chi parlasse. Sospirò e bevve un sorso di burrobirra, prima di parlare.

 

-Non deve saperlo nessuno. È pericoloso, se se si viene a sapere…non…non voglio neanche immaginare cosa possa accaderti se si scopre- la voce bassa e seria di Fresia fece preoccupare non poco Lavanda.

 

-Ma…cosa succede se qualcuno lo scopre?- sussurrò.

 

-Lav, quando… Tu-Sai-Chi- abbassò il tono di voce ulteriormente e tremò, nel nominarlo. -Era in circolazione, i medium venivano rapiti, torturati e poi, quando avevano dato le informazioni, uccisi-

 

-Ma perché?- insisté.

 

-Perché chi è…un medium non è altro che un veggente con più capacità, Lav!- Fresia la guardò preoccupata. -Devi dirlo solo a persone di cui ti fidi, possibilmente non troppe. Lavanda con queste cose non si scherza- il pub iniziò a riempirsi di studenti e Fresia fu costretta a sedersi accanto a Lavanda, per poter continuare. -Senti, continua gli incontri con Piton e stai defilata, rimani la piccola e pungente Lavanda Brown- le sorrise incoraggiante e continuò. -Non devi pensare di essere sbagliata, è un dono e non una maledizione. È un’eredità di famiglia e ne devi essere fiera. Tu adesso goditi i tuoi quattordici anni, io intanto ti manderò un libro che dovrai leggere va bene?-

 

Lavanda annuì, improvvisamente voleva tornare al sicuro nel castello.

 

 

La pioggia batteva contro il vetro, appannando così la vista della strada dove quei pochi babbani che c’erano, correvano senza preoccuparsi delle gocce d’acqua. Osservava la via mentre sulla scrivania una tazza di tè ormai fredda, giaceva accanto ai registri del 1980. Era trascorsa una settimana dalla Seconda Prova del Torneo ed era finalmente arrivato il momento di partire per la Francia, non era riuscito a dormire neanche quella notte e per questo aveva passato tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra del suo studio. I pensieri continuavano ad accavallarsi nella testa come un vortice, senza mai fermarsi neanche un secondo. Guardò l’orario sull’orologio che aveva al polso e constatò che il momento si stava avvicinando.

 

-Orion, sei sicuro di quello che vuoi fare?- disse Phineas, guardandolo.

 

Orion tenne lo sguardo fisso sulla strada e si chiese come mai, aveva ripreso il quadro del suo antenato dalla cantina. Da quando Sirius era rientrato in casa, non si sentiva sicuro e lo aveva nascosto per non indurlo a parlare fuori da casa Black.

 

-Fa bene, sta zitto Phineas- rispose Walburga. -Dai fiato alla bocca quando non serve-

 

Orion non la vide ma immaginò il quadro di sua moglie fissare Phineas con le sue occhiate saccenti e sorrise tra sé. Commissionare quel quadro, era stata la scelta migliore che potesse fare negli ultimi tempi. Si voltò verso i due quadri, posti l’uno al capo opposto dell’altro e lanciò un’occhiata prima a Phineas poi a Walburga.

 

-È quello che devo fare- esclamò Orion, convinto. -Io devo sapere cosa gli è successo! Non voglio più piangere una tomba vuota- 

 

Phineas arricciò le labbra ma non rispose mentre Walburga lo guardò con apprensione. Orion le lanciò un’occhiata ma non soffermò lo sguardo su di lei, doveva rendersi conto che quella non era sua moglie ma un semplice quadro mosso da incantesimi e pozioni. Sospirò e prese la sua ventiquattrore, ci infilò dentro la lettera e i registri dove figuravano i prelievi fatti da Regulus. Uscì dal suo ufficio, lasciò la borsa accanto all’appendiabiti e salì le scale di fretta, alla ricerca di Sirius. Lo cercò prima in camera sua, poi nel laboratorio della nipote e infine lo trovò nella stanza di Alyssa. Sirius stava leggendo delle lettere seduto a terra, con il capo appoggiato ai piedi del letto e Orion lo guardò confuso, prima di entrare per andarsi a sedere sul letto.

 

-Stai leggendo le lettere di tua figlia?- 

 

-Oh no. Alyssa non ha cambiato nulla di questa stanza, a parte appendere lo stendardo di Grifondoro e mettere qualche foto. Ho immaginato che le lettere di Regulus fossero ancora qui- disse Sirius, prima di passare una delle corrispondenze al padre. -Leggi questa-

 

Orion la prese e per un attimo gli tremò la mano, al pensiero che quella carta era stata anche solo sfiorata da suo figlio. Non riconobbe quella grafia ordinata per cui continuò a leggere, incuriosito.

 

Cara Marie,

Tutto organizzato. Sei invitata al matrimonio di Martha e di Lucas. Manda i tuoi omaggi alla coppia.

 

Lyra

 

-Ma cosa significa?- chiese Orion, alzando lo sguardo sul figlio.

 

Sirius sospirò e si alzò da terra per accomodarsi accanto all’uomo, Orion lo guardò in attesa di una risposta. 

 

-È un messaggio in codice. Dobbiamo solo capire cosa significa- Sirius sospirò e si distese sul letto mentre Orion teneva lo sguardo fisso su una foto di Alyssa e Lavanda al compleanno di quest’ultima. 

 

Il suono del campanello ridestò i due uomini, che scattarono in piedi come ogni volta che sentivano qualsiasi rumore diverso dal solito. Orion si avvicinò alla finestra e con fare discreto, scostò le tende per guardare chi fosse alla porta di casa Black. Nello stesso istante, Kreacher andava ad aprire il portone per far entrare l’ospite. 

 

-È Remus- disse Orion, sospirando di sollievo. 

 

I due Black uscirono dalla stanza e scesero le scale velocemente. Nella tasca di Orion, la lettera in codice sembrava bruciare. Lì per lì non ci pensò, credendo che fosse solo la sua immaginazione ma poi quando infilò la mano nella tasca, il tocco con la carta ormai ingiallita dal tempo lo fece sussultare. Si fermò a metà scala e la tolse subito, facendola cadere a terra. Sirius e Remus guardarono la scena mentre la lettera diventava cenere.

 

-Incantesimo di sicurezza- esclamò Sirius, sprezzante. 

 

Orion guardò la cenere cadere sul gradino più basso, non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto e sentì un idiota per non averci pensato prima. Sirius imprecò e scese di corsa il resto dei gradini, sotto lo sguardo confuso di Remus. Poco dopo i tre uomini sedevano nel salotto del numero dodici di GrimmauldPlace con tre tazze colme di caffè tra le mani, Kreacher aveva acceso il fuoco e fuori la pioggia non sembrava accennare a calmarsi. 

 

-Allora, è tutto organizzato?- chiese Orion, guardando i due, seduti di fronte a lui.

 

Sirius annuì e Remus fece lo stesso ma Orion lesse nei suoi occhi lo scetticismo, che sicuramente doveva tediarlo. Bevve un lungo sorso di caffè e invitò il figlio a ripetere il piano. Sirius seguì l’esempio del padre e posò la sua tazza sul tavolino, si alzò e si avvicinò al camino.

 

-Prenderò la pozione polisucco e mi trasformerò in Remus- 

 

-Io rimarrò qui, per fare in modo che la vostra assenza non si noti e per questo prenderò anch’io la pozione polisucco se ce ne sarà bisogno- continuò Remus.

 

-Useremo una passaporta non registrata fino a Dover e da lì ne prenderemo una del ministero per Cap Gris-Nez. Ogni ora c’è una passaporta che collega Cap Gris-Nez al villaggio semi-magico di Bourlas, il Village Magique de la mer orientale è poco distante da lì- proseguì Sirius. -Madame Meunier non sa che Regulus è morto, quindi sfrutteremo questo a nostro favore-

 

-Che intendi?- lo interruppe Orion, guardandolo confuso. 

 

Sirius si voltò verso il padre ma non lo guardò negli occhi e questo Orion lo notò, Sirius lanciò un’occhiata a Remus e questo sospirò. 

 

-Prenderà la pozione polisucco per diventare Regulus-

 

 

Le bianche scogliere di Dover gli avevano sempre passato una sensazione di pace e tranquillità. Era il luogo preferito di Walburga e anche quando avevano ricevuto in affido Alyssa, non perdevano occasione per andare lì. Non si mischiavano mai tra i turisti babbani, che si accalcavano lungo le coste, preferivano prendere il tè nella sala da tè di Mrs. Whitehorn e lasciare che Alyssa corresse libera per i prati verdi attorno al faro. Quel posto era l’equivalente del paradiso per loro e anche per questo, avevano deciso di far costruire il cimitero di famiglia su quelle coste. Ma quel giorno non ebbe la possibilità di andare a fare un saluto alla tomba della moglie, dovevano partire il prima possibile. 

Per non fare capire che viaggiavano insieme, Sirius con le sembianze di Remus era più avanti di lui nella fila di maghi in partenza. Anche Orion aveva deciso di prendere la pozione polisucco e aveva preso le sembianze di Arthur Kreft, suo ex collega al ministero allettato a causa di una caduta accidentale dovuta ad un meticcio troppo energico. La fila continuava ad andare avanti, Orion vide Sirius dare i suoi documenti e fece un sospiro di sollievo nel vederlo prendere posto davanti ad un vecchio ombrello. Quando finalmente anche lui passò il controllo, si mise nel posto indicato dal controllore.

 

-Al mio tre toccate l’ombrello- disse il controllore, con tono annoiato. -Uno, due e tre- 

 

Orion toccò l’ombrello come gli altri passeggeri, un vortice li risucchiò all’istante e fu come se a Dover non fosse accaduto nulla.

L’arrivo a Cap Gris-Nez fu caotico a causa di una strega che aveva lasciato l’ombrello prima del tempo, il gruppo così cadde rovinosamente sulla spiaggia. Orion aiutò una strega a rialzarsi e si voltò a guardare le scogliere, rimase sconvolto nel guardarle perché sembrava di non essere mai partiti da Dover, salutò la donna e si smaterializzò. 

Ricomparì sui verdi prati che si affacciavano sul mare e rimase incantato ad ammirare le onde infrangersi contro il promontorio roccioso.

 

-Bienvenue en France!- esclamò un uomo paffuto con una divisa verde scura, poco distante da loro. Doveva essere sicuramente il controllore.

 

-Benvenuti un corno- borbottò Sirius, che si era appena smaterializzazione al suo fianco. Orion lo vide massaggiarsi il fondoschiena e ridacchiò.

 

-Merci- rispose Orion e sorrise. -Pour les village de Bourlas?- 

 

-Il y a un portoloin dans dix minutes- rispose prontamente l’uomo. -La file d’attente pour Bourlas est là-bas-

 

-Bien, merci- disse Orion e il controllore se ne andò.

 

Il viaggio con la seconda passaporta fu decisamente più tranquillo rispetto al primo e di questo, Orion ne fu sollevato. Arrivarono nel villaggio semi-magico di Bourlas verso metà mattina, la passaporta li lasciò in una via secondaria e finalmente, i due Black si poterono ricongiungere senza dover avere paura di essere visti da qualcuno. Proseguirono la strada arrivando in quella che doveva essere la piazza principale del villaggio, dove svettava il duomo in stile romanico. Orion si fermò qualche secondo per ammirarlo ma fu costretto a muoversi per stare al passo con Sirius, che aveva puntato un caffè proprio dall’altra parte della piazza. I due uomini entrarono nel locale e il profumo di croissant al burro gli arrivò alle narici, solo allora si rese conto di avere fame. Si guardò attorno e con suo sollievo, notò che il bar era frequentato solo da maghi e streghe.

 

-Tranquillo, non sono così sadico da portarti in un covo di babbani- sghignazzò Sirius.

 

Orion sussultò punto nel vivo ma il figlio non lo stava più guardando, si era già seduto al tavolo più defilato della sala e l’uomo non poté fare altro che seguirlo. Si accomodò di fronte a Sirius e fece segno alla cameriera di avvicinarsi per l’ordinazione. La ragazza, una giovane strega dai capelli blu elettrico, puntò la bacchetta contro un taccuino ed una penna e questi si avvicinarono al loro tavolo levitando. 

 

-Due english breakfast e due cornetti al burro- disse Sirius con fare sbrigativo.

 

La penna non scrisse nulla e voltò la punta verso la ragazza al bancone, Sirius fissò stranito gli oggetti mentre Orion ridacchiò, immaginando dove fosse il problema. La ragazza lanciò un’occhiata nella loro direzione e sbuffò, irritata.

 

-En francais s’il vous plaît- esclamò la ragazza, con tono svogliato. 

 

-Deux infusion des english breakfast et deux croissant avec le beurre. Ah et une Pan au chocolat- esclamò Orion, sorridendo gentile alla ragazza. -Merci-

 

La penna scrisse in fretta l’ordine e fece come un inchino, prima di volare verso la cameriera al bancone. Sirius sbuffò e bevve un sorso di pozione polisucco, il bar in quel momento era poco frequentato, solo due maghi alticci stavano giocando a carte dall’altra parte della sala e una donna sorseggiava il suo caffè, chiacchierando al bancone con la ragazza.

 

-Lo ricordi ancora il francese- borbottò Sirius, contrariato dal gesto della penna.

 

-Certo, le lingue non si scordano facilmente, Sir-Remus. Dovresti ricordarlo anche tu, visto che ti abbiamo pagato delle lezioni al tempo- Sirius stava per ribattere ma Orion fu più veloce e continuò -Pensa che da quando tua figlia si è data alle risse, ha deciso di studiare francese. La sta aiutando la ragazza che faceva la cercatrice alla partita, non le è andato giù che le ragazze di Beauxbatons si siano prese gioco di lei- ridacchiò, al ricordo della lettera che sua nipote gli aveva inviato. -Se solo avesse seguito le lezioni pagate da Walburga, adesso non avrebbe di questi problemi-

 

La cameriera arrivò con le loro ordinazioni e Orion la ringraziò nuovamente per la disponibilità ma questa non rispose, avendo intuito che l’uomo era di origine inglese. Bevve un sorso di tè e spezzò il croissant in due, prima di addentarlo con voracità. 

 

-I francesi saranno anche snob ma cavolo se con i dolci ci sanno fare- esclamò Sirius, dopo aver fatto il primo morso al suo cornetto.

 

Orion annuì concorde e continuò a mangiare il suo croissant mentre Sirius, che lo aveva già terminato, si prodigò per dividere il Pan au chocolat in due parti uguali. Seguirono attimi di silenzio, in cui sia Orion che Sirius si ristorarono dopo il lungo viaggio e il pensiero che dovevano fare l’ultima parte fino al village Magiquede la mer oriental.

 

-Posso farti una domanda, Remus?- chiese, Orion, guardandolo.

 

-Certo- rispose laconico, troppo impegnato a gustarsi il dolce.

 

-Come mai avete chiamato vostra figlia Alyssa Sophie?- chiese Orion, a bruciapelo. -Sai io e tua madre ce lo siamo sempre chiesti-

 

Sirius sgranò gli occhi colto di sorpresa, non aspettandosi di certo una domanda del genere. Si aspettava più qualcosa inerente al motivo per cui si trovavano in Francia ma forse, proprio il viaggio aveva fatto trovare il coraggio al padre di chiedergli una cosa del genere. Bevve un lungo sorso di tè, per far andare giù il boccone che aveva in gola e posò la tazza sul piattino.

 

-Beh Sophie era il nome della madre di Dahlìa, ci sembrava più che giusto darle il suo nome, visto quanto era stata entusiasta di avere una nipote. Sai Walburga, devi ammetterlo, è un nome orrendo- disse Sirius, guardandolo. Orion alzò le mani a mo’ di resa, come a dire che concordava e Sirius sorrise, rincuorato da quel semplice gesto. -E Alyssa…beh perché è un nome babbanoe…volevo farvi un torto dandole un nome che avreste odiato- disse imbarazzato.

 

Il sopracciglio destro di Orion s’inarcò e lo sguardo si fece affilato. -Cioè fammi capire bene, hai dato un nome a tua figlia per fare un torto a noi?-

 

-All’epoca mi sembrò un’idea geniale- borbottò Sirius, contrariato dalla reazione del padre.

 

-Si certo, un grande genio. E… Dahlìa era concorde?- chiese Orion, curioso di sapere come la pensava la moglie del figlio.

 

-Beh ha detto le tue stesse parole, però in fondo il nome le piaceva quindi non mi ci è voluto molto per convincerla- disse Sirius, tenendo gli occhi fissi sulla sua tazza. 

 

Orion non volle andare oltre le sue domande, Dahlìa era sempre stato un argomento interessante per lui ma da quando Sirius era tornato, nominarla significava far tornare i fantasmi del passato e dopo anni ad Azkaban, non era il caso di farlo soffrire nuovamente. I due uomini terminarono il loro spuntino ma prima di uscire, Orion chiese indicazioni per il Village alla ragazza, la quale stavolta si rese più disponibile alle indicazioni dopo che l’uomo le aveva chiesto scusa per il suo accento inglese. Così i Black si erano ritrovati di nuovo nella piazza principale di Bourlase avevano preso la strada che portava al mare. Il cielo era nuvoloso e il vento a tratti fastidioso, eppure l’aria del mare lo rendeva tranquillo e si chiese come mai non fosse tornato più spesso in Francia. Camminarono per una mezz’ora buona fino a che, un cartello di “Zone dangereuse” non comparì davanti a loro. Orion e Sirius si guardarono e superarono il cartello con determinazione.

Cinque minuti dopo il Village Magique de la mer oriental si presentò ai loro occhi.

 

 

Il villaggio era molto simile a Bourlas e se non fosse stato per l’alta guferia che si affacciava sul mare, lo avrebbero scambiato tranquillamente per una cittadina Babbana qualsiasi. Sirius prese Orion dal braccio e lo costrinse a lasciare la strada principale, a favore di un sentiero che passava in mezzo ad un boschetto. Quando fu certo che non c’era nessuno ed erano soli, Sirius bevve la pozione che annullava la polisucco e tornò nel suo aspetto.

 

-Non capisco la scelta di trasformarti in…Regulus- bofonchiò Orion, guardando il figlio. -Una persona che non invecchia? Lo capirà subito che sei sotto effetto di polisucco- 

 

-Tranquillo- disse Sirius, facendo uscire dal suo zaino un calderone da viaggio e due ampolle. -Se mischio alla pozione polisucco tre gocce di pozione invecchiante dopo aver messo i capelli della persona, l’aspetto sarà quello di un adulto- 

 

-Mh…e per caso c’entra una ragazzina di quattordici anni di nostra conoscenza?- chiese Orion, mentre il figlio metteva la pozione nel calderone. -Hai detto ad Alyssa cosa stavamo facendo? Sei impazzito?- 

 

-Perché pensi che io le abbia detto qualcosa?- ribatté Sirius, senza guardare il padre. 

 

-Sirius con tutto il rispetto, le tue pagelle mi arrivavano ed eri nel Lumaclub solo perché fai Black di cognome- lo rimbeccò Orion, irritato dal modo di fare del figlio. 

 

-E va bene!- Sirius sbuffò e guardò il padre. -Si, le ho chiesto se la pozione polisucco potesse essere modificata per far invecchiare la persona e mi ha detto di sì. Non è stata di molte parole, è come se fosse distratta da altro. La mia bambina starà sicuramente studiando sodo-

 

Si e magari con Theodore, pensò Orion ma non disse nulla di ciò che gli passava per la testa. Non aveva detto nulla a Siriusriguardo a quello che aveva visto alla Seconda Prova e non ci teneva ad avere una scenata da padre geloso. Sarebbe stato capace di tornare a Hogwarts solo per azzannare Theodore e anche se l’idea di vedere la scena lo allettava, non poteva fare una cosa del genere al figlio del suo migliore amico. Sirius mischiò la pozione polisucco e prese dallo zaino una spazzola che Orion riconobbe all’istante, prese un capello dall’oggetto e lo buttò nella pozione. Quella vecchia spazzola aveva tenuto per tredici anni i capelli di Regulus e Orion non ci aveva mai pensato ma ora di certo aveva capito come mai Sirius, aveva perso tempo nella soffitta di Grimmauld Place. La poltiglia fischiò e Sirius ci mise subito tre gocce di Pozione Invecchiante, la tolse dal calderone e la versò nell’ampolla prima di berla. Vide il volto di Sirius cambiare aspetto, i capelli ripresero colore e i lineamenti del viso presero quelli di una persona che non vedeva più da tredici anni. Orion trattenne il fiato e tornò a respirare, solo quando la trasformazione aveva avuto luogo. 

 

I due uomini ripresero il loro cammino e finalmente, arrivarono all’ingresso del villaggio di maghi. Orion guardava Sirius di sottecchi, come a voler tenere bene a mente il volto che doveva essere di Regulus. Sarebbe diventato così se non fosse morto? La risposta era ovvia eppure lui, se lo chiese comunque. S’immaginò al suo matrimonio, alla nascita di suo nipote, immaginò Sirius e Regulus parlare e tornare ad essere i fratelli che dovevano essere. L’immaginazione galoppava e lui si lasciava trasportare da quei pensieri gioiosi, fino a che un pensiero che lo assillava da anni non tornò prepotente. È tutta colpa tua.

 

-Il numero 18 è questo. Hai risposto alla lettera? Bevi la pozione, stai per tornare ad essere te stesso- esclamò Sirius.

 

Orion si riprese dai suoi pensieri e bevve velocemente la pozione, prima di parlare. 

 

-Sì, le ho risposto e dovrebbe essere già qui- disse, guardando l’orario. 

 

Neanche il tempo di terminare la frase, che una donna dai capelli rossi uscì dalla casa, andandogli incontro. Solo allora Orion si permise di ammirare l’abitazione scelta da Regulus. Era una dimora molto sobria, a due piani dove al secondo spiccava un balcone anch’esso privo di qualsiasi ghirigoro, l’unico elemento decorativo era una ringhiera in ferro battuto.

 

-Bonjour monsieur DeMurray- esclamò la donna, sorridendo a Sirius.

 

-Bonjour Madame Meunier- disse Sirius, in un francese stentato. La donna se ne accorse e Orion sperò con tutto il cuore che non sbagliasse ancora. -Pouvez-vous parler anglais s’il vous plaît? Mon père ne pas parler francais-

 

Imbecille, pensò Orion quando sentì suo figlio parlare in francese come un bambino di tre anni. Infatti Madame Meunier lo guardò stranita ma non disse nulla, era la prima volta dopo anni che rivedeva il ragazzo e sicuramente non poteva permettersi di perdere quell’occasione.

 

-Ma sherto, buonsciorno monsieur DeMurray- disse, porgendo la mano a Orion. La strinse con delicatezza e la donna continuò. -Voliamo entrare?-

 

I tre entrarono nella casa e da subito l’odore della polvere gli diede il benvenuto. Era spoglia, appena si entrava alla sinistra c’era il salotto dove un divano vecchio e impolverato, era posto al centro della stanza. Alla destra invece si entrava nella cucina. Delle scale in legno portavano al secondo piano ma madame Meunier fece segno loro di seguirla lungo il corridoio. Orion e Sirius la seguirono, non mancando di guardarsi attorno per carpire qualsiasi indizio. 

 

-La maison è infestata da mollisci- disse Lucille, aprendo lo studio.

 

Quella doveva essere stata la stanza usata di più da Regulus, lo si evinceva dai libri lasciati sulla libreria e Orion si chiese se quello fosse stato l’ultimo posto dove suo figlio era stato. Lucille si sedette sulla poltrona e guardò i due uomini, sorridendo.

 

-Madame Meunier- iniziò Sirius, guardandola. -So bene che non mi sono più fatto sentire e mi scuso per questo- disse con la sua migliore espressione dispiaciuta. -Purtroppo mia madre è stata davvero molto male e non abbiamo potuto traslocare come avevamo deciso-

 

-Traslocare?- chiese Lucille guardando l’uomo, confusa. 

 

Orion e Sirius si guardarono e Lucille sospirò, alzandosi di scatto dalla poltrona.

Afferrò la bacchetta e la puntò contro Sirius.

 

-Revelio- 

 

L’aspetto di Regulus scomparve all’istante e i capelli ondulati di Sirius tornarono alla svelta. Lucille lì per lì non ci fece caso e puntò la bacchetta contro Orion per lo stesso incantesimo. Fu così veloce che i due uomini non ebbero tempo di prendere le loro bacchette e solo quando Orion tornò ad avere il suo aspetto di sempre, Lucille si accorse di chi aveva di fronte. 

 

-Tu…tu sei…-

 

Orion approfittò dello stupore della donna e puntò subito la bacchetta contro di lei. -Incarceramus!-

 

Massicce funi uscirono dalla bacchetta di Orion Black, che avvolsero Lucille legandola stretta. Nello stesso momento Siriuslanciò un incantesimo di anti-smaterializzazione e fu solo quando Lucille provò a scappare che si accorse della sua mossa. Con un colpo di bacchetta, Orion insonorizzò la stanza e chiuse le tende per far si che nessuno, potesse vederli. Non doveva andare così, pensò sconsolato mentre Lucille imprecava in francese.

 

-Come hai fatto a capire che non ero lui?- chiese Sirius, sedendosi sopra la scrivania.

 

-Monsieur DeMurray ha un ottimo franscese, lei pardon moi parla come un animale- disse Lucille, tenendo lo sguardo fisso su Sirius. -Cosa volete da me? Vuole nascondersi qui? Mi uccida pure ma non lascerò questa casa in mano ad un assassino-

 

-Interessante come ha lasciato subito l’accento francese- disse Orion, sentendo la donna parlare inglese in modo perfetto. -Si fida, Sirius Black non è un criminale come si può pensare-

 

Lucille sussultò, non si era accorta di aver cambiato l’accento e abbassò gli occhi, presa in contropiede.

 

-Parla- Orion le puntò la bacchetta contro e Lucille alzò le iridi castane su di lui. 

 

-Ho studiato a Hogwarts- disse la donna. -Ero all’ultimo anno quando tu- disse, indicando Sirius. -Sei entrato a scuola e per questo quando quello che ora ho capito essere Regulus Black venne da me, mi sembrò di averlo già visto. Comprò questa casa con l’intenzione di averla come casa vacanza, almeno così mi disse all’epoca. Il giorno in cui gli diedi le chiavi, era accompagnato da una ragazza dai capelli neri molto bella- Lucille lì guardò e continuò, notando che nessuno dei due voleva interromperla. -Quando tu sei evaso da Azkaban e ho visto la somiglianza tra te e DeMurray, ho pensato bene di mandare una lettera al numero dodici di Grimmauld Place ed eccovi qua-

 

-Perché inviare una lettera ora? Sono evaso più di un anno fa!- ribatté Sirius, guardandola.

 

-Perché la donna si è presentata qui qualche mese fa e…si è comportata in modo strano- confessò Lucille, guardandoli. 

 

-Ma è sicura che la donna avesse i capelli neri?- chiese Sirius, ricordando bene il colore castano dei capelli di Josie. 

 

-Oui- rispose la donna e fece segno a Orion di liberarla. Orion lanciò un’occhiata a Sirius e solo quando ebbe il suo consenso, la liberò dalle funi.

 

Lucille si alzò avendo sempre puntata la bacchetta contro, si avvicinò alla cassettiera e aprì il primo cassetto, prese un giornale dall’aria molto vecchia e lo riportò sulla scrivania. La prima pagina era dedicata all’uccisione di James e Lily Potter e alla vittoria contro Colui-che-non-deve-essere-nominato. Orion e Sirius si lanciarono un’occhiata confusa ma non dissero nulla e aspettarono che la donna voltasse la pagina. Sirius impallidì, quando vide la foto stampata tredici anni prima. Il volto di DahlìaMoldian spiccava in mezzo agli articoli che parlavano di lui.

 

-Non può essere- sussurrò Sirius, guardando l’immagine.

 

-È quello che ho pensato anch’io- concordò Lucille. -Ho mandato una lettera a voi per capire meglio questa situazione ma a quanto vedo, non ne sapete più di me-

 

Orion osservò Lucille e Sirius guardarsi e non aspettò oltre. Puntò la bacchetta contro di lei ed esclamò. -Oblivion- il volto di Lucille divenne spento e Orion continuò. -Hai parlato con DeMurray e hai deciso di lasciargli comunque la casa. Non hai dubbi alcuni e soprattutto, non hai visto né Sirius Black né Orion Black-

 

I due uscirono di corsa dalla stanza prima che l’effetto svanisse e ripresero la pozione polisucco. Sirius tornò con le sembianze di Regulus, mentre Orion riprese quelle di Arthur Kreft e uscirono in strada. Si smaterializzarono per tornare nel sentiero dove Siriusaveva mischiato le pozioni e Orion fece un sospiro di sollievo, quando lasciarono il villaggio.

 

-Che cosa significa tutto questo?- sbottò Orion, guardando suo figlio. -Perché Dahlìa e Regulus cercavano casa?-

 

-Non ne ho idea- disse Sirius, scuotendo il capo. -A questo punto però dobbiamo parlare con l’unica persona legata a Regulus- Orion lo guardò confuso e Sirius continuò. -Dobbiamo parlare con Josirée Margaret Edwards- 

 

Con tutto quel trambusto non si accorsero che un corvo li stava osservando.

 

 

La sera nel Village Magique de la mer oriental arrivò accompagnata dal vento, che sapeva di mare. Lucille uscì dalla casa che un tempo aveva ospitato la sua famiglia e si avviò verso la sua abitazione. Sicuramente suo marito, si stava chiedendo che fine aveva fatto e per questo accelerò il passo. 

 

-Madame Lucille Meunier?- disse una donna dietro di lei.

 

La donna si voltò e sbiancò nel trovarsi Dahlìa Moldian di fronte, fece per prendere la bacchetta e rivelare chi si celasse dietro il volto di una morta ma la donna più veloce e la disarmò.

 

-Hai parlato troppo- le disse la donna con il volto di Dahlìa, prima di puntare la bacchetta contro di lei. -Avada Kedavra- 

 

Una luce verde si scagliò contro Lucille, facendola cadere a terra. Gli occhi spalancati trapelavano paura. La donna si avvicinò a lei e con il piede le spostò il capo di lato, in direzione del mare. Un pof ruppe il silenzio della notte, ma nessuno se ne accorse.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Nuovo capitolo! Stavolta Alyssa non è la protagonista e lasciamo spazio a Orion e Sirius. Ma che cavolo sarà successo a Regulus? (io lo so 😏) E che c’entra Dahlìa? (Pff, so anche questo 😏) Chiedo scusa per eventuali errori di francese, è tanto che non scrivevo né parlavo in francese e spero che la resa sia riuscita bene. Volevo fare un piccolo appunto che dovevo fare qualche capitolo fa. Allora negli ultimi capitoli avete notato una nota romantica, gelosia e amori giovanili sono stati i padroni ma tutto ciò ha un motivo. Il quarto anno è l’ultimo anno prima che Voldemort torni a rompere le bip e i nostri ragazzi (tranne Harry, Harry è sfigato) non hanno problemi, l’unica cosa che li turba è l’amore. Perché andiamo, non venite a dirmi che non avete passato le ricreazioni a guardare il ragazzo o la ragazza che vi piaceva o fare in modo che un vostro amico trovasse l’amore. Per ultimo vorrei ringraziarvi. Non vi ringrazio abbastanza ma davvero, certe volte non mi rendo conto che 35000 persone hanno letto la mia storia e ha ricevuto 1850 voti. Davvero grazie, non sapete quanto questo sia importante per me, che dal 2015 sto dietro ad Alyssa e Theodore.

Grazie. ♥️

 

Per ultima cosa vi informo che ho aperto un account Instagram e si chiama _l_black_495, se vi va di cercarmi, li pubblicherò citazioni, foto di attori a cui mi ispiro e libri che adoro. 

Un’altra cosa, ho scritto una One shot su Mirtilla Malcontenta e si chiama Per un pugno di lacrime, se vi va di andarla a leggere mi fa piacere.

 

Io ho finito tutto quello che dovevo dirvi perciò vi ringrazio ancora e ci vediamo al prossimo capitolo.

 

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo, intanto.

 

Baci 

 

_L_Black_

P.S. Sto pubblicando da tablet perché il computer da problemi quindi l'impaginazione è un po' labile

  
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