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Autore: Herondale66    18/03/2021    0 recensioni
Remus è un ragazzo tranquillo, frequenta l’ultimo anno del liceo classico e la sua vita si svolge più o meno normalmente. Ma tutto cambia quando la sua sbadataggine lo porta a scontrarsi e a conoscere il ragazzo che fino a quel momento aveva osato osservare solo da lontano: Sirius Black.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 2
 
Era passata una settimana dalla chiacchierata tra Remus e Sirius, e non si erano più incrociati nei corridoi. Probabilmente perché Remus si rifiutava ostinatamente di uscire dalla classe a ricreazione, terrorizzato dall’ipotesi di imbattersi nell’altro ragazzo e fare altre figuracce. Aveva controllato, e la partita che Sirius gli aveva menzionato si sarebbe tenuta il successivo venerdì pomeriggio nel palazzetto del comune. Probabilmente ci sarebbero stati molti studenti di entrambi i licei, dal momento che il torneo era molto sentito e la rivalità tra Classico e Scientifico assumeva livelli epici a volte. Remus era indeciso se presentarsi o meno, ma, in parte la prospettiva di poter confondersi in mezzo a centinaia di altri studenti, e in parte le minacce di Lily, lo avevano convinto che forse non sarebbe stata una pessima idea. Sicuramente un pomeriggio diverso rispetto ai suoi soliti tristi passatempi che si dividevano in studio, lettura e fisioterapia. E poi la prospettiva di poter vedere Sirius giocare era allettante, doveva ammetterlo.
Così quel venerdì pomeriggio fece il suo ingresso nel palazzetto con le mani sprofondate nelle tasche della sua giacca in jeans, tentando di ignorare i risolini di Mary e Marlene, due loro compagne di classe con cui a volte Lily e Remus uscivano in compagnia. Gli spalti erano già occupati da molti ragazzi, che chiacchieravano e osservavano sbadatamente le due squadre intente al riscaldamento prepartita. Le ragazze si misero a cercare un buon posto dove poter stare comodi e allo stesso tempo avere una buona visuale del campo, mentre Remus si fermò un momento a bordo campo per osservare i giocatori. Individuò subito James, il ragazzo era alto e continuava a saltare qua e là pieno di energie, ma non riuscì a trovare Sirius. Si chiese se magari non avesse giocato quella partita, e se lo avesse solo preso in giro la settimana precedente. Forse non era stata una buona idea venire, si disse. Si girò verso le porte d’uscita e stava quasi per andarsene quando alle sue spalle giunse una voce “Hey Remus!”
Era inconfondibilmente la voce di Sirius. Remus congelò sul posto, e lentamente si girò verso il campo.
“Sei venuto!” disse l’altro con un sorriso enorme.
Anche Remus sorrise, “Sì certo, te l’avevo detto che mi piace la pallavolo!”
“Ah quindi sei venuto solo per la pallavolo, eh?” gli disse Sirius, con aria vagamente maliziosa.
“Ehm…” iniziò Remus, arrossendo a vista d’occhio.
Per fortuna santo James Potter, assumendo il ruolo di capitano, giunse in suo soccorso, urlando “Black! Dove cavolo eri finito? Ci hai messo vent’anni ad arrivare!”
“Scusa Jamie, colpa dei miei… Remus, devo andare ora, però poi non scappare, che dobbiamo festeggiare assieme la vittoria!”
“Dai per scontato che vincerete?” rispose scettico Remus.
“Ovviamente vinceremo”
“Va bene Mr. Modestia, buona partita allora!” chiuse il discorso Remus, per poi scappare velocemente sugli spalti a cercare Lily.
***
Doveva ammettere che Sirius, sebbene mancasse di umiltà, non si era sbagliato di molto. Nonostante l’altra squadra fosse preparata e tutto sommato ben assemblata, nulla poté contro le temibili schiacciate di James Potter. James e Sirius si completavano alla perfezione: Sirius era in grado di recuperare qualsiasi ricezione o difesa e trasformarla in un’alzata praticamente perfetta, che James sapeva sfruttare al massimo e convertire in un attacco micidiale. Inoltre, era attento a cambiare continuamente tipi di attacco e angolazione, per cui il centrale avversario non riusciva a murarlo con precisione. Il resto della squadra del Liceo Classico Virgilio non era malaccio: il libero, Peter Minus, un certo ragazzetto piccolino ma robusto, riusciva a ricevere e difendere un discreto numero di palloni e lo faceva con una precisione invidiabile. I centrali non erano nulla di che, come gli altri attaccanti, ma in complesso formavano una buona squadra.
Remus si trovò a chiedersi come mai James e Sirius non avessero mai preso parte a una delle squadre di pallavolo private che esistevano nel loro paese. La pallavolo era abbastanza in voga, e in generale era il primo sport che tutti i bambini della loro città facevano, costretti dai genitori. La maggior parte dei bambini poi mollava, o per mancanza di voglia o per poca bravura, però qualcuno rimaneva. Qualcuno come Remus. Lui aveva giocato a pallavolo da quando aveva sei anni, e si era innamorato dello sport. Era anche bravo, glielo avevano sempre detto: tutta la coordinazione che non aveva nella sua vita di tutti i giorni spuntava fuori quando giocava a pallavolo. Era passato rapidamente dal minivolley all’under 13, poi all’under 16, poi aveva cominciato a giocare in seconda divisione. Era un centrale infallibile, il suo metro e novanta lo aiutava a centrare tutti i muri: gli avversari non avevano speranze di attacco. Il resto del suo gioco non era altrettanto eccellente, ma sicuramente più che buono. I suoi allenatori gli dicevano che avrebbe fatto strada, e anche lui se n’era convinto, ma poi era successo il fattaccio e tutti i suoi sogni erano andati in frantumi.
Riemerse dai suoi pensieri e tornò a guardare la partita, che vedeva in vantaggio la loro squadra per due set a zero. Sarebbe finita a breve, lo Scientifico non aveva speranze di recuperare. Remus gettò uno sguardo a Mary e Marlene, che stavano facendo il tifo con coretti esilaranti, e a Lily, che sembrava piuttosto assorta a guardare il gioco.
“Hey Lils” la chiamò Remus “Come mai così presa dalla partita? Mi sembrava che non ti piacesse tanto la pallavolo”
“Eh? Ah sì, mi sembra però che loro giochino bene” gli rispose distrattamente.
Remus seguì il suo sguardo, per notare che la sua migliore amica stava attentamente analizzando il sedere di James Potter. Ridacchiò tra sé e sé. Non che lui non avesse passato l’ultima ora a fare lo stesso con il magnifico fondoschiena di Sirius, ma per Lily era un’altra cosa. Lei era assolutamente convinta che l’amore fosse una perdita di tempo per lo studio, e non aveva mai avuto una cotta per nessuno. Sì, pensò Remus, il dopopartita sarebbe stato sicuramente interessante.
***
Ovviamente, avevano vinto. Il palazzetto ormai si stava lentamente svuotando. I giocatori, spariti negli spogliatoi dopo una dignitosa scivolata della vittoria proprio verso lo spalto in cui si trovava Remus, stavano riemergendo uno dietro l’altro, dopo essersi cambiati e lavati. Remus accennò a Lily e alle altre di aver ricevuto un invito a partecipare ai festeggiamenti, e le ragazze ne furono entusiaste. Remus invece cominciava ad agitarsi, le gambe gli facevano male per essere rimasto seduto nelle strette sedioline degli spalti per troppo tempo, quindi stava saltellando per riattivare le sue funzioni motorie. Lily lo guardava con un cipiglio strano, ma non disse nulla. James e Sirius, seguiti da un trotterellante Peter, furono gli ultimi ad emergere dagli spogliatoi, accolti da un boato di gioia da parte di tutti i loro compagni che erano lì fuori ad aspettarli. Remus trattenne a stento un sorriso quando i due ragazzi cominciarono ad esibirsi in stupide mosse e prove di forza. Era rimasto in disparte, assieme a Lily, mentre Mary e Marlene erano andate ad accogliere i giocatori assieme agli altri. Sperava quasi di non essere visto da Sirius, in modo da poter filarsela e andare a casa. In quel momento però, Sirius incrociò il suo sguardo, fece un cenno a James e si diresse verso di loro.
“Avevi ragione, avete vinto” lo accolse Remus, con un sorriso divertito.
“Io ho sempre ragione” rispose pronto Sirius.
“Siete stati bravi, tu e James siete fantastici assieme”
“Lo so, lo so, ce lo dicono tutti”
“Certo che non ti manca proprio la modestia, vero?” intervenne a quel punto Lily.
“E tu saresti scusa?” rispose Sirius, ancora con il suo ghigno stampato in faccia.
“Lily Evans”
“Piacere di conoscerti Lily Evans, io sono Sirius”
“Piacere” rispose lei, per fortuna non aggiungendo nulla sul fatto che sapeva benissimo chi fosse dal momento che Remus la stressava da un anno ormai riguardo a Sirius.
“Ehi Jamie! Vieni qua!” urlò a quel punto il moro.
James si districò subito dal nugolo di ragazzine urlanti e adoranti che lo circondavano per raggiungerli in disparte.
“Grazie amico, lo sai quanto non le sopporto le ochette del primo anno che mi si appiccicano addosso”
“Lo so, lo so. Comunque loro sono i nostri nuovi amici, Remus e Lily” disse Sirius, rivolgendo all’amico uno sguardo carico di sottintesi. James parve afferrare al volo, e strinse la mano ad entrambi, presentandosi.
“Allora belli, che si fa? Noi pensavamo di andare ai Tre Manici di Scopa a festeggiare, ci state?”
“Beh…” iniziò Remus, figurandosi già una serata rumorosa e confusionaria, non il suo genere insomma. O almeno non ultimamente. Ma Lily lo interruppe subito, aggiungendo “Certo che ci stiamo! Possiamo chiamare anche le amiche che sono venute con noi?” “Certo, più siamo meglio è” rispose James, ma un lampo di delusione gli attraversò lo sguardo. Mentre Lily andava a chiamare Mary e Marlene, Remus parlò ai due ragazzi.
“Se siete così bravi a giocare, com’è che non vi ho mai visti agli allenamenti della squadra privata?”
James scrollò le spalle “Io sono più un tipo da calcio in realtà” disse con una risata. “Mi piace la pallavolo, ma lo faccio per divertimento qui a scuola. È da quando sono bambino che faccio parte della squadra di calcio e non potrei mai smettere”
Sirius rimase in silenzio, non aggiungendo nulla. Remus era indeciso se indagare ulteriormente o meno, ma in quel momento vennero raggiunti da Lily e le altre, e anche da Peter, che evidentemente gradiva molto la compagnia dei due ragazzi.
Uscirono dal palazzetto, e i tre giocatori andarono a mettere i borsoni con le divise nella macchina di James. Poi si diressero a piedi verso il locale. Remus, ancora indolenzito, rimase un po’ indietro, a godersi il chiacchiericcio dei suoi compagni da lontano. Ben presto però fu raggiunto da Sirius: i suoi capelli, ancora umidi, ondeggiavano morbidi sulle spalle, e indossava dei jeans neri stretti e una altrettanto nera giacca in pelle. Guardandolo da vicino, vide che aveva anche un filo di matita nera sotto gli occhi.
“Hey Remus, allora, pensi davvero che potrei giocare a livello professionistico?”
“Scherzi vero? Hai uno dei migliori palleggi che io abbia mai visto! Chiunque ti vorrebbe nella propria squadra!”
“Hm…” rispose lui pensieroso.
“Che c’è? Ho detto qualcosa che non va?”
“No, è solo che a me piacerebbe molto giocare seriamente.”
“E cosa ti frena?”
“…”
“Se non vuoi dirmelo non ti preoccupare”
“Sono i miei che mi frenano. Non ho mai potuto fare quello che facevano i bambini normali, né calcio, né pallavolo, né nuoto, ma solo la cazzo di scherma o l’equitazione… Non fai tante amicizie con quegli sport, sai?”
“Mi dispiace Sirius, però non credi che ora potresti farlo? Voglio dire, sei maggiorenne, adulto e vaccinato, probabilmente l’anno prossimo sarai in un’altra città per l’università e non avrai più tempo per giocare. Se non lo fai ora, quando?”
L’altro ragazzo taceva, continuando a camminare.
“Se vuoi posso presentarti il mio allenatore, appena vedrà le due abilità ti metterà subito in squadra, non preoccuparti”
“Ci saresti anche tu in squadra con me?”
“Ehm… no, io, ecco… io non posso più giocare” rispose Remus, rabbuiandosi.
Sirius annuì piano, non indagando oltre. Stette un po’ a riflettere, per poi aggiungere “Davvero lo faresti per me? Voglio dire, praticamente non mi conosci neanche”
“Certo che lo farei per te. Tutti hanno il diritto di realizzare i propri sogni, e se io posso aiutare a farlo sono la persona più felice di questa terra!” rispose Remus, con un sorriso dolce.
“Grazie Remus” gli disse l’altro ragazzo, guardandolo negli occhi con un’espressione stupita, come se vedesse per la prima volta qualcosa di prezioso.
Continuarono a camminare per un’altra ventina di minuti, in silenzio. Remus a quel punto si stava trattenendo per non urlare dal dolore. Forse non era stata una buona idea quella di fare tutta la strada a piedi. Quando giunsero davanti al locale, Lily lo stava aspettando con un’espressione preoccupata. Gli si avvicinò subito, chiedendogli “Rem, tutto bene? Se vuoi possiamo tornare a casa, se hai male non preoccuparti, chiamo tua mamma che venga a prenderci…”
“No Lils, sto bene, ho solo bisogno di sedermi” rispose lui con un sorriso tirato. Gli altri si stavano avviando dentro al locale, ma Sirius era ancora al suo fianco e non si era perso una parola del loro scambio. Tuttavia, non disse nulla e gli sorrise, aspettando che facesse il primo passo per entrare a sua volta.
Dentro il locale c’era una gran puzza di fritto. I Tre Manici di Scopa era un locale famoso tra gli adolescenti per il loro menu ricco di pietanze ipercaloriche e unte (e anche per il fatto che a fine serata dovevi buttare in lavatrice tutti i vestiti che avevi addosso per evitare di puzzare come una friggitrice).
Si sedettero attorno ad un grande tavolo, Remus si mise nell’ultimo posto, in modo da poter allungare un po’ le gambe. Lily si mise al suo fianco, e si trovò faccia a faccia con James. I due arrossirono visibilmente, ma cominciarono a chiacchierare da subito. Remus, impegnato a mandare un messaggio a sua madre per avvisarla che si sarebbe fermato fuori a mangiare, neanche si accorse che aveva davanti Sirius.
“Che cosa mangi?” lo apostrofò il ragazzo, risvegliandolo dalla sua trance.
Remus sobbalzò dallo spavento, e lasciò cadere il cellulare a terra. Senza battere ciglio lo raccolse, neanche preoccupandosi per il povero aggeggio, che ormai poteva avere un premio per quante volte era sopravvissuto a una caduta. Guardò Sirius, che stava ridacchiando.
“Mi passeresti un menu per favore?” gli disse.
“Certo”
Era da un po’ che Remus non veniva a mangiare in quel posto, ma notò con piacere che il menu era sempre lo stesso. Con una rapida occhiata decise subito di andare sul sicuro.
Una volta prese le ordinazioni, tutti furono coinvolti da Marlene in un discorso sulla professoressa di scienze, che avevano in comune, che stava facendo impazzire i suoi studenti per via della sua incompetenza totale.
Quando arrivò finalmente la cameriera, Remus non ci vedeva più dalla fame: addentò subito il suo panino con doppio hamburger, bacon, insalata, pomodori e salsa speciale. Fece un verso di soddisfazione, era da troppo tempo che non ne mangiava uno. Stava per addentare delle patatine fritte quando venne interrotto da una risata genuina. Sirius gli stava ridendo in faccia.
“Che c’è?” chiese Remus, “Mi sono sporcato da qualche parte?”
“No, no, è solo che sembra che non mangi da un mese” rispose lui ancora ridendo.
“Ehi, non ho neanche fatto merenda oggi pomeriggio, pensa te”
“Ah be, allora ritiro tutto”
Remus Lupin, scherzando con Sirius, di fianco alla sua migliore amica, e ingozzandosi di schifezze, per la prima volta da un bel po’ di tempo, era genuinamente felice.
   
 
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