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Autore: Star_Rover    18/03/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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11. Sospetti
 

James attraversò il parco di St. Stephen Green e proseguì verso nord svoltando in Kildare Street. Superò i cancelli e raggiunse quasi di corsa la National Library. Davanti a sé riconobbe la maestosa rotonda e il porticato composto da colonne corinzie.
Il ragazzo entrò nell’edificio ritrovandosi nell’enorme salone, conosceva la strada per raggiungere lo studio del dottor Hales, così salì le scale e si incamminò a passo deciso lungo il corridoio.
La porta era chiusa, Donnelly bussò prudentemente, una voce lo invitò ad entrare.
Quando entrò nella stanza si sorprese nel trovare il suo compagno seduto al tavolo insieme al crittografo.
«Sei in ritardo» lo rimproverò Hart con tono severo.
Il giovane abbassò lo sguardo: «mi dispiace…»
Il tenente ignorò le sue scuse e tornò a rivolgersi al dottor Hales.
«Deve scusare il mio collega per l’interruzione. Il suo racconto è davvero intrigante, dunque come è riuscito a risolvere quell’enigma?»
Il bibliotecario, un uomo sulla quarantina il cui aspetto somigliava vagamente al ritratto giovanile del poeta W. B. Yeats, si aggiustò gli occhiali sul naso.
«Be’, devo ammettere che quella volta non ho dormito per quasi una settimana per trovare la soluzione. Alla fine sono riuscito a decifrare il codice della lettera con un sistema costruito sulla sequenza di parole chiave ripetute»
«La sua competenza nel campo della decrittazione è davvero ammirevole»
«Lei è molto gentile signor tenente, ma io non sono un matematico, non sono un vero esperto in materia»
«I risultati che ha ottenuto dimostrano che lei è più che competente. So che è stato grazie alla sua supervisione che il G2 è riuscito a decifrare le comunicazioni tedesche intercettate dalle vostre stazioni radio»
Hales sorrise: «per quel che posso cerco di rendermi utile»
«L’Intelligence britannica avrebbe bisogno di menti brillanti come la sua»
Il dottore scosse la testa, ma apprezzò i sinceri complimenti dell’ufficiale.
Ancora una volta James fu sorpreso nel notare come l’inglese fosse in grado di entrare in sintonia con qualsiasi interlocutore.
«È riuscito a scoprire qualcosa a riguardo degli ultimi messaggi?» domandò Hart.
Hales tentò di spiegare i problemi che aveva riscontrato in quel caso.
«Ovviamente il codice utilizzato non è mai lo stesso, ciò complica la questione. Una volta trovata una soluzione bisogna ricominciare da capo, per questo per riprodurre ogni schema c’è bisogno di tempo. Trattandosi di comunicazioni brevi composte da poche lettere è ancora più difficile. Per il momento ho tradotto solo uno di quei messaggi»
Radley prese il foglio tra le mani.
«L’Aquila è pronta a spiccare il volo»
James sospirò: «fantastico…un messaggio in codice tradotto con un altro messaggio in codice»
L’ufficiale espose immediatamente la sua interpretazione.
«Be’, direi che questa è solo una prova in più a favore delle nostre teorie»
«Di che stai parlando?»
«Questo dimostra che l’IRA ha pianificato un incontro con un agente dell’Abwehr»
Donnelly si stupì: «come puoi essere certo che si tratti di questo?»
Il tenente rispose con sufficienza.
«L’Aquila…esiste un nome in codice più chiaro di questo per un tedesco?»
James non poté ribattere.
Hart ripose il foglio sul tavolo assumendo un’aria seria e pensierosa.
«Il ritrovamento di queste carte risale a più di una settimana fa…possiamo supporre che ormai L’Aquila sia atterrata»
 
***
 
I due agenti superarono il colonnato e uscirono all’esterno della biblioteca. Il tenente si fermò sulle scale per accendersi una sigaretta.
«Devo dedurre che il tuo appuntamento sia andato bene» commentò espirando una nuvola di fumo.
James restò in silenzio.
Il suo compagno sorrise: «ero certo che avresti seguito il mio consiglio»
«Vuoi che ti dica che avevi ragione?»
«Non sarebbe male, ma non importa. Adesso devi concentrarti sul caso, ricordati che durante le indagini non puoi permetterti alcuna distrazione»
Donnelly si innervosì: «lo so, smettila di trattarmi come un novellino!»
«Non ti tratterò più come un novellino quando tu non ti comporterai più in tal modo» concluse Hart.
James sbuffò, non sapeva per quale ragione stesse cercando di dimostrare qualcosa al tenente, non aveva bisogno dell’approvazione di un inglese.
 
Dopo essere rientrato al Castello Donnelly tentò di chiarire la situazione.
«Dunque L’Aquila è una spia tedesca che l’Abwehr ha inviato in Irlanda grazie all’aiuto dell’IRA?»
Hart confermò quell’ipotesi.
«Quindi questo agente è il nuovo collega dei repubblicani citato nella lettera»
«Sembra che tutto torni» constatò l’inglese.
Il giovane osservò la cartina appesa al muro, il cerchio rosso che indicava la Baia di Moore era ben evidente.
«Continuo ad avere dubbi a riguardo di questo piano» rivelò.
«Ormai è evidente che non si tratta di un falso allarme»
«Ma non abbiamo ancora nessuna certezza»
L’ufficiale britannico affrontò direttamente la questione.
«Che cosa potrebbe accadere se questi accordi dovessero concludersi?»
James provò a immaginare le conseguenze.
«Al confine i tedeschi combatterebbero contro gli inglesi mentre l’IRA darebbe inizio a un’altra guerra civile»
«Sarebbe una vera catastrofe per l’Irlanda»
Lo sguardo di Donnelly si incupì.
«E una probabile sconfitta per l’Inghilterra» aggiunse.
Hart restò impassibile: «in ogni caso è nostro dovere sventare questo attacco»
James si rassegnò, senza dire altro tornò alla sua postazione. Ad attenderlo trovò una pila di fascicoli da analizzare, tutti riguardanti i potenziali sospettati individuati dalla squadra dell’agente Ryan.
 
***
 
Donnelly continuò a pensare al caso anche dopo aver abbandonato gli uffici del Castello. Le indagini procedevano lentamente, ma finalmente sembravano aver trovato la giusta direzione. Gli indizi non erano molti, il tenente Hart però era deciso a portare avanti la sua teoria. Fino a quel momento le prove avevano soltanto confermato le sue ipotesi.
La presenza di una spia tedesca in territorio irlandese era decisamente preoccupante, così come la possibilità di un’imminente invasione.
«Qualcosa non va?»
James tornò alla realtà avvertendo la dolce voce di Julia.
«Scusami…è stata una giornata impegnativa al lavoro»
Lei spostò lo sguardo sulla sua divisa, ma non osò porre alcuna domanda. Sapeva che in ogni caso egli non avrebbe potuto rispondere.
James la rassicurò con un sorriso, poi le porse il braccio per proseguire la loro passeggiata.
Julia si strinse a lui, al suo fianco riusciva sempre a sentirsi al sicuro.
La coppia attraversò Ha'penny Bridge e sostò sul ponte per ammirare il panorama di Dublino alla calda luce del tramonto.
James accolse la ragazza tra le sue braccia e la guardò negli occhi. Sfiorò delicatamente il suo viso, ancora una volta restò ammaliato dalla sua bellezza e dalla sua innocenza. Per un po’ si perse nei suoi pensieri, lentamente il suo sguardo si rattristò. Poteva trovare conforto in quei fugaci momenti di pace e serenità, ma in fondo sapeva che all’ombra di quella guerra le sue speranze erano destinate e restare vane illusioni.
 
***
 
Il mattino seguente il tenente Hart rientrò nel suo ufficio con una cartella tra le mani e un’espressione soddisfatta sul volto.
«Finalmente sono giunte buone notizie!»
James gli rivolse un’occhiata interrogativa in attesa di avere maggiori informazioni.
«Suppongo che tu sappia che la Garda sta perlustrando le campagne in cerca dei rifugi dell’IRA…»
«Sì, sono al corrente della situazione»
«I poliziotti non hanno avuto fortuna con i ribelli, ma hanno trovato qualcosa di interessante per noi»
«Che cosa?» chiese Donnelly avvicinandosi.
Il tenente aprì il fascicolo sul tavolo e mostrò un paio di fotografie al giovane collega.
La prima immagine raffigurava un paracadute attorcigliato tra gli arbusti, la seconda invece mostrava un brandello di divisa.
«Entrambe le prove sono state trovate nella valle di Glencree. Il paracadute era nascosto in un bosco vicino al villaggio, il pezzo di stoffa invece è stato rinvenuto sulle sponde del fiume»
«Di che si tratta esattamente?» chiese Donnelly cercando di esaminare i dettagli del reperto dalla foto in bianco e nero.
«È la spallina di un’uniforme della Luftwaffe. Per la precisione i gradi appartengono a un tenente» spiegò Hart.
James esternò i suoi dubbi.
«Non è detto che sia per forza la nostra spia. Potrebbe sempre trattarsi di un pilota che si è paracadutato da un aereo in avaria. La scorsa settimana un velivolo tedesco è precipitato nella Contea di Meath»
«Non è stato segnalato alcun incidente in quest’aera»
Donnelly restò perplesso: «l’aereo potrebbe essere caduto in mare»
Hart non era convinto che quel tenente potesse essere solo un aviatore sventurato, ma senza ulteriori prove fu costretto ad essere obiettivo.
«In ogni caso è confermata la presenza di un ufficiale tedesco in territorio irlandese, le autorità hanno il dovere di trovarlo e arrestarlo»
 
***
 
Il tenente Hart si occupò di scrivere un meticoloso rapporto per l’MI5, non poteva tralasciare alcun dettaglio per i suoi superiori. Sapeva che in Inghilterra attendevano con ansia sue notizie, l’Intelligence era impaziente di poter catturare una spia tedesca. Radley era consapevole di non poter fallire, quello era di certo l’incarico più importante della sua carriera, c’era in gioco la sorte della guerra, non avrebbe avuto un’altra possibilità.
L’ufficiale britannico era immerso in quei pensieri quando ad un tratto avvertì dei battiti alla porta.
Egli alzò lo sguardo dal foglio e diede il permesso di entrare.
Un uomo in borghese si presentò sulla soglia.
«Oh, mi scusi. Credevo che questo fosse l’ufficio del sottotenente Donnelly…»
«Non ha sbagliato, ma al momento il mio collega non è qui» spiegò Hart.
Il nuovo arrivato si sorprese nel riconoscere la divisa del tenente.
«Dunque lei è il misterioso agente dell’MI5, credevo che la sua presenza al Castello fosse soltanto una diceria»
«Adesso sa che sono davvero qui»
Egli si avvicinò: «è un piacere conoscerla, sono il detective Paul Sullivan»
L’inglese gli strinse la mano presentandosi a sua volta.
«Posso fare qualcosa per lei?»
Il detective decise di non sprecare quell’occasione.
«In effetti un parere esterno potrebbe essere utile per le mie indagini»
«Di che cosa si sta occupando?»
«A dire il vero si tratta di una questione piuttosto delicata e…pericolosa»
 «Sono un agente segreto, sono abituato a casi del genere» replicò l’inglese.
Sullivan parve compiaciuto da quella risposta.
«All’interno del G2 potrebbe trovarsi un traditore, è mio dovere far luce sulla faccenda» rivelò.
Hart fu colpito da quelle parole, ma riuscì a restare impassibile di fronte al suo interlocutore.
«Si tratta di accuse davvero gravi»
«L’Unità Speciale ha valide ragioni per sospettare dei servizi segreti. Negli ultimi tempi l’IRA ha dimostrato di essere a conoscenza di informazioni estremamente riservate. I militanti non avrebbero mai potuto prevedere le nostre mosse senza un infiltrato. L’omicidio dell’agente Ryan ne è la prova»
«Ho letto il rapporto dell’accaduto e devo ammettere che anche io avevo formulato questa ipotesi. È probabile che i militanti sapessero di essere sorvegliati e abbiano teso una trappola per gli agenti del G2»
«Anche lei pensa che potrebbe esserci un traditore all’interno del Castello?»
Il tenente esternò i suoi pensieri: «l’IRA si è sempre servita delle sue spie»
«Già…l’Intelligence britannica ha molta esperienza a riguardo»
«Abbiamo imparato dagli errori commessi durante la Guerra d’Indipendenza»
«Si sta riferendo ai fatti riguardanti la Cairo Gang [1]?»
«Quello è stato sicuramente il più grande fallimento dell’MI5 in Irlanda» ammise Hart.
«Le spie dell’IRA riuscirono a identificare e rintracciare tutti gli agenti…poi sappiamo bene cosa è successo e in che modo vi siete vendicati»
«Quei militanti erano degli assassini»
«Eravamo in guerra, siete stati voi a coinvolgere degli innocenti» precisò Sullivan.
«Non difendo in alcun modo i responsabili del massacro di Croke Park [2]»
«Ed io non intendo incolparla per un crimine commesso dai suoi connazionali vent’anni fa»
Seguì un breve momento di silenzio.
«Quel che volevo dire, senza rammentare spiacevoli eventi del passato, è che la sua collaborazione potrebbe rivelarsi fondamentale» disse Sullivan per allentare la tensione.
«Ha altre prove che possano avvalorare l’ipotesi del traditore?»
«Niente di decisivo, ma dopo l’attentato alle caserme McKee non sembrano esserci molti dubbi»
«Mi è stato riferito che si è trattato di un atto di vendetta per la morte di due prigionieri»
«Oppure potrebbe essere stato un tentativo per distogliere l’attenzione dal Castello e rallentare le indagini»
Hart rifletté sulla situazione.
«La questione riguarda anche la sua sicurezza» continuò Sullivan.
Il tenente non parve preoccuparsi a riguardo.
«Conosco i rischi del mestiere, non sarei qui se avessi paura dei criminali dell’IRA»
«Certo, ha ragione. In ogni caso mi sento in dovere di avvertirla di tenere gli occhi aperti e guardarsi le spalle»
«La ringrazio per aver mostrato interesse per la mia incolumità»
«È anche mio dovere proteggerla»
Hart era consapevole di essere un potenziale bersaglio per l’IRA in quanto ufficiale britannico e agente dell’MI5, ma questo non gli aveva mai impedito di portare avanti il suo lavoro. Era certo di poter gestire la situazione, era sempre stato in grado di riconoscere e affrontare il pericolo.
La solidarietà di Sullivan sembrava sincera, nelle sue condizioni la sua presenza poteva risultare preziosa.
Alla fine di quei ragionamenti il tenente tornò al loro discorso.
«Per quale motivo stava cercando il sottotenente Donnelly?»
«Solo per una formalità. Il mio superiore mi ha chiesto di eliminare il suo nome dalla lista dei sospettati, ma prima di escludere qualcuno dalle indagini voglio essere sicuro. Tornerò a interrogarlo un’altra volta»
«Donnelly è un agente onesto e leale» affermò Hart con piena convinzione.
Sullivan fu sorpreso dal modo in cui l’inglese aveva prontamente difeso il suo compagno.
«Come sa non posso fare alcuna eccezione, finché non avrò prove concrete il suo collega resterà un sospettato come tutti gli altri»
 
***
 
Donnelly trovò la porta chiusa, bussò più volte, ma non rispose nessuno.
Il giovane tornò nell’altra stanza. Ad una scrivania, chinato sulle sue scartoffie, riconobbe l’agente Flanagan, un collega della Sezione britannica.
«Sai dove posso trovare il capitano Kerney?»
Egli rispose prontamente: «al momento non può essere disturbato, è in riunione»
Donnelly guardò l’orologio: «che strano, di solito il capitano è preciso con gli appuntamenti»
«In effetti si tratta di un’assemblea fuori programma. Deve essere importante, partecipano anche gli ufficiali superiori della Sezione britannica»
James si incuriosì: «tu sai qualcosa a riguardo?»
Flanagan aveva un’alta considerazione del suo compagno, che vedeva anche come un buon amico. Si conoscevano dal primo giorno di accademia e avevano lavorato insieme in diverse occasioni, così non esitò a confidarsi con lui.
«Be’, sembra che l’Irlanda sia intenzionata a stringere accordi con l’Inghilterra»
«Che genere di accordi?»
«Suppongo che si tratti di un piano di emergenza, nel caso in cui di tedeschi dovessero invaderci»
James sussultò: «chi ha parlato di invasione?»
«L’MI5, gli inglesi credono che lo sbarco sia imminente»
Donnelly pensò all’agente Hart.
«Credevo che noi fossimo neutrali» disse esternando delusione e preoccupazione.
«Non ci sono certezze con questa guerra, dobbiamo essere pronti per ogni evenienza»
«Dovremmo affidarci agli inglesi?»
«Soltanto per quel che riguarda un supporto militare»
«E se mentre noi pensiamo a proteggere il Sud dai tedeschi gli inglesi decidessero di invadere il Nord?»
«Un’ipotesi alquanto improbabile»
«Per l’Inghilterra questa guerra potrebbe essere la giusta occasione per riaffermare il suo potere in Irlanda»
«Gli inglesi non hanno intenzione di invaderci» lo rassicurò Flanagan.
«Hanno invaso la Norvegia» ricordò James.
«Per motivi differenti. L’Inghilterra ha sempre rispettato il Trattato, non ha motivi per tradire la nostra alleanza»
«E se il vero scopo di questi accordi fosse la riunificazione con la Corona?»
«Gli inglesi devono unire tutte le loro forze per difendere la Patria, il miracolo di Dunkirk non si ripeterà. L’ultima cosa di cui hanno bisogno è un altro fronte su cui combattere»
Donnelly si impensierì.
«Preferiresti che fossero i tedeschi a vincere la guerra?» chiese Flanagan.  
Il giovane scosse la testa: «il mio unico dovere è servire l’Irlanda» 
Il suo compagno lo incoraggiò con un sincero sorriso: «maith an buachaill [bravo ragazzo]»
Donnelly comprese le sue buone intenzioni, ma quella scoperta risvegliò in lui una profonda inquietudine.
 
James uscì in cortile e salutò meccanicamente le guardie al cancello. Decise di attraversare il parco, aveva bisogno di camminare per schiarirsi le idee.
Ancora non poteva credere che il Governo irlandese avesse deciso di scendere a compromessi con l’Inghilterra. La Nazione si trovava in una posizione difficile e delicata a causa del conflitto, ma permettere alle truppe inglesi di occupare il territorio irlandese era sempre tradimento. Era davvero necessario mettere in pericolo l’Indipendenza in nome della guerra?
Il piano d’emergenza per la difesa dell’Irlanda avrebbe potuto essere soltanto un inganno. L’Inghilterra non era un male minore rispetto alla Germania, ne erano prova settecento anni di schiavitù.
Il giovane tentò di calmarsi, quella situazione stava diventando sempre più difficile da sopportare, ma riconosceva l’importanza della sua missione.
Credeva davvero in ciò che aveva detto a Flanagan, il suo dovere era servire l’Irlanda.
James prese un profondo respiro, non poteva più ignorare la verità: Hart era coinvolto in tutto questo.
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
[1] La “Cairo Gang” era una rete di spie dell’MI5 che aveva il compito di indagare sui membri sospetti dell’IRA durante la Guerra d’Indipendenza. Probabilmente il nome dell’organizzazione deriva dal loro luogo d’incontro: il Café Cairo di Dublino.
Gli agenti della Cairo Gang furono identificati dal controspionaggio dell’IRA e giustiziati dai militanti.
 
[2] Il 21 novembre 1920 a Croke Park si disputò una partita di calcio tra le squadre di Dublino e Tipperary. Durante questo evento la polizia britannica irruppe nello stadio sparando sulla folla come spedizione punitiva contro le azioni dell’IRA. Questa giornata di violenza viene ricordata ancora oggi come Bloody Sunday.
   
 
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