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Autore: Giglian    18/03/2021    2 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Ciao ragazzi! Scusate il ritardo CLAMOROSO ma questi capitoli mi stanno facendo davvero sudare un sacco! Come ben sapete la storia in realtà è già scritta e finita, ed è semplicemente in fase di ristrutturazione, ma rileggendo il fatidico “dopo” mi sembrava che scorresse tutto troppo velocemente...per cui, mi sono dovuta inventare un modo per rallentare un pochino gli avvenimenti...e il finale di questo capitolo rivelerà il modo in cui l'ho fatto.
Posso solo dire che la tematica di questa piccola interruzione saranno “i dolci”...sperando di riuscire a tirare fuori qualcosa di simpatico prima degli altri innumerevoli colpi di scena. Anticipo già, quindi, che questo sarà un intermezzo molto leggero.
Che dire: vi mando un grande saluto!
Sarah








Nessuno, nelle storie, accennava mai a ciò che succedeva dopo il lieto fine. Nei libri, quando finalmente la felicità giungeva, ci si fermava.
Come se nient'altro fosse altrettanto importante. Come se l'esistenza intera avesse concluso il suo ciclo vitale.
Nessun accenno al dopo. Allo sbalordimento, alla sensazione di aver appena ricevuto un bolide dritto in faccia, allo... schianto.
C'era il bacio, l'atto finale...e poi più niente.
Ma nella realtà si andava avanti.
C'era sempre il giorno dopo...e forse, sarebbe stato utile una qualche istruzione su come affrontarlo perché in quel momento si sentiva così febbricitante e stordito da non riuscire nemmeno ad emettere un suono, figurarsi ad affrontare il domani.
Pensava a questo James Potter mentre, una volta salutato Lily con un insolitamente impacciato “Ciao.”, saliva le scale con estrema lentezza, quasi meccanica, e l'espressione persa.
Un dannato ameba, ecco quello che sembrava.
Ma l’aspetto esteriore non raffigurava ciò che sentiva dentro di sé.
Al contrario, era l’esatto opposto.
Bruciava.
Bruciava d’adrenalina tanto da tremare.
Era un tipo di tremore diverso da quelli a cui era abituato. Una sorta di estasi febbrile. Piacevole...sano.
Lasciare Lily per adempiere ai più basilari compiti fisici come 'dormire' era stato difficile come strapparsi in due.
Si era allontanato da lei da soli pochi minuti e già si sentiva teso, già lottava contro il bisogno di girare i tacchi e tornare a baciarla ancora, e ancora...
Per questo ci mise qualche istante prima di concretizzare che la stanza era nel buio totale e ancora qualche altro secondo a stupirsene.
Non potevano essere addormentati...non con tutto quello che a lui frullava nella testa in quell'istante, che non riusciva a contenere e che sicuramente strabordava dentro i Marauders come uno tsunami in piena!
Batté gli occhi una, due volte, confuso.
Poi sentii un vago sentore di pericolo.

“ECCOTI QUA BRUTTO DON GIOVANNI!”

“Argh!”
Quasi gli venne un colpo quando qualcuno lo afferrò da dietro con un certo impeto e, due istanti dopo, lo scaraventò sul letto con forza tale da farlo rimbalzare sul materasso!
Se non fosse stato per le luci, che accendendosi improvvisamente rivelarono il volto di Sirius Black, il povero Grifondoro avrebbe pensato ad un maniaco sessuale con qualche problemino al cervello!
Comunque, considerò vedendo il sorriso vagamente squilibrato dell’amico, forse non c’era neanche tanta differenza...
“P-PADDY!”
“Aha! Losapevolosapevolosapevo!” Ruggì lui, dandogli una manata sulla schiena che praticamente lo buttò con la faccia nel cuscino.
Boccheggiando senza fiato, si ritrovò stritolato dalle braccia del suo migliore amico che si avvolsero attorno al suo collo con la delicatezza di un elefante.
“Allora, mascalzone! Alla fine ce l’hai fatta! Ce ne hai messo di tempo! Aaah stavo perdendo la pazienza con te…ma lo sapevo, lo sapevo che sarebbe finita così! A proposito…belli i Fuochi, eh?”
“Sta diventando viola...” analizzò Peter, guardando la sua faccia con un ghigno mentre quell'animale di Black gli scompigliava la chioma con la mano chiusa a pugno e gli chiudeva ogni possibilità di ricevere ossigeno.
“Sirius, non ammazzarci il bell’innamorato, per favore.” sorrise mestamente Remus dall'altra parte della stanza.
Sirius non era proprio un principino, quando si trattava di prese...
“Racconta tutto allo zio Felpato, Jamie…” gli sorrise, con sguardo psicotico.
James gli gettò una occhiata da sotto il suo avambraccio, cercando di recuperare un briciolo di decenza.
No, decisamente nessuno nei libri accennava mai al dopo...
“Nemmeno sotto Cruciatus.” Proferì, con tutta la dignità di cui poteva usufruire in quel momento.
“Andiamo! Non fare il fesso! Sono o non sono il tuo migliore amico? Eh? Eeeeh?”
Lupin, sospirando, lo afferrò per la collottola come avrebbe fatto con un labrador disubbidiente segnando la fine della sua tortura.
Da qualche parte, nascosto da quello straripare di felicità, avvertì il sapore dei suoi pensieri.
La stanza si fece di nuovo silenziosa, l'atmosfera impacciata.
Il senso di colpa e il dolore saturavano l'aria come una nube tossica.
Potter si ricompose, con calma.
“James...” mormorò il lupo, ma fu incapace di dire altro. Aveva quasi ucciso la ragazza che amava. Aveva quasi ucciso lui.
Come si risolveva, una cosa così?
Nonostante le parole di Lily, di Tonks, sapeva che era giusto cercare di allontanarsi. Metterli al sicuro, porre fine a quel vincolo così disperato, mettere da parte il suo egoismo e lasciarli andare. Lo sapeva. Ma...
Abbassò lo sguardo, mentre Potter si sollevava...e in modo affettuoso lo colpiva con un pugnetto sul capo.
Serrò le mandibole, arrossendo sotto lo sguardo sardonico dell'altro.
Con la mano ancora sulla sua testa, il viso di Ramoso si aprì in un sorriso luminoso.
“Non disubbidire più al tuo Alpha, Lunastorta.”
Risollevò gli occhi chiari, scontrandosi con i ghigni degli altri, con il viso pulito e sereno di James...e con l'ondata di calore che gli riversò addosso, così piacevole da farlo arrossire ancora di più.
Riabbassò lo sguardo in fretta, stringendo le labbra e artigliando i lembi del lenzuolo fra le dita.
Non ci fu bisogno di dire nient'altro. Non avevano mai avuto bisogno di troppe parole.
E quel senso di devozione imbarazzava un po' tutti, per cui tornarono a riconcentrarsi sul far vergognare solo James.
“E allora!” saltò su Peter in fretta, dopo essersi schiarito la gola. “Mi spieghi com'è che tu e Lily siete passati dal cercare di accoltellarvi al limonare sulla terrazza?”
“Ho un fascino segreto…” sorrise quello, con l'aria di chi la sa lunga.
“Che tradotto, significa: ha preso un colpo alla testa più forte del normale!” sghignazzò Minus, mentre Sirius tornava all'attacco.
“Oh, non vedo l'ora di imbarazzare la scimmia...gliel'hai detto che è come se avesse limonato con tutti e quattro?” ghignò, sfregandosi le mani. “Dio, sarà divertente...”
“Sirius!” lo rimproverò Remus sconvolto, mentre James alzava gli occhi al cielo.
“Guarda che vuole già ammazzarti per la storiella dei fuochi d'artificio...sempre che non ti stenda prima io.”
“Sbruffone! Guarda se non mi racconti tutto succederà una guerra, eh?” esclamò quello, felice come un bambino.
“Ah! Devi solo provarci!” lo provocò James.
Sirius andò di filato a prendere un cuscino.
E si avvicinò con un ghigno, tenendolo alto sopra la testa.
“L’hai voluto tu…”
“Oh no, ragazzi non di nuovo!” sbuffò Remus, esasperato. “Siete dei bambini. Comportatevi civilment…”
Non finì la frase.
Un cuscino lo beccò in piena faccia e lo fece cadere all’indietro.
Il Dormitorio risuonò di risate, da qualche parte nella stanza accanto Paciock tirò una bestemmia facendoli sganasciare ancora di più.
Remus si rialzò, furibondo.
“COME VI SIETE PERMESSI?!” tuonò, saltando loro addosso e scaraventando una bomba di piuma d'oca dritto sulle loro teste.
Peter ne incantò uno che cozzò nell'aria contro lo stipite del letto riempiendoli di piume, prima di venire a sua volta sepolto sotto quelli di Black...e di lì a poco la guerra prese piede.
Paciock continuò a bestemmiare...e James Potter, ridendo di cuore, si rese conto di una cosa davvero banale.
Non importava di quale libro si trattasse, o di quale lieto fine.
Nel “dopo” dovevano esserci per forza degli amici.




Ma mentre il Leader dei Marauders si lasciava avvolgere da un dolce senso di fratellanza e mentre Lily Evans crollava tra le lenzuola senza riuscire a smettere di sorridere, qualcun altro quella notte aveva la piena consapevolezza che niente sarebbe stato più lo stesso.
Nel corridoio regnava il tenue suono di gocce che cadevano a terra.
Gocce rosso rubino che colavano fra le vene pallide di una mano chiusa a pugno e morsicata a sangue.
Ma nemmeno il caldo dolore dei suoi stessi denti affondati nelle nocche riusciva a distrarre Severus Piton dall'agonia del suo cuore in frantumi.
Osservava fuori dalla finestra con gli occhi vacui di un morto...una scritta luccicante e gonfia che andava spegnendosi lentamente fra le stelle.
Uno scherzo di Black, probabilmente. Ed una realtà che finalmente diventava reale.
Sul viso pallido l'espressione attonita dei sopravvissuti al peggiore dei traumi. Di chi avrebbe preferito morire.
Erano passate ore, ormai, da quando aveva visto. Da quando un coltello gli era affondato nell'anima, straziandola, riducendola in brandelli.
Da quando il cammino si era dipanato davanti a lui con sconcertante chiarezza, come un pezzo di puzzle finalmente al suo posto.
Un puzzle da incubo, certo. Una discesa dritta negli inferi.
Ma niente importava più. Niente, se non quel nido di serpenti nel petto che facevano scempio dell'ultimo frammento di umanità che gli era rimasta.
Serpenti...
Un fremito leggero scosse Severus Piton mentre la pelle del braccio iniziava a fiammeggiare.
Era stato così facile, pensò amaramente, senza avere il coraggio di guardare. Come se quell'uomo fosse davvero in grado di leggere i cuori delle persone.
Non aveva avuto fretta. Le sue spire si erano avvolte lentamente, piano piano...fino a quando non si era più sentito una preda.
Fino a quando...non aveva desiderato che lo stringessero. Era allora che era comparso.
Era allora...che guardando il riflesso nel vetro della finestra aveva visto non più Severus Piton ma il suo viso, i suoi occhi oscuri ed il ghigno di chi sapeva già la risposta alla domanda.
Nessun obbligo. Nessuna imposizione. Solo una scelta...
“Lo vuoi?” aveva mormorato con dolcezza, mentre la scritta, lo stupido scherzetto di Black rifulgeva oltre il suo profilo.
“Sì.” aveva sussurrato Piton, con occhi febbrili e voce smorzata, intrisa di disperazione.
Perchè Lily Evans era ora di James Potter e niente al mondo importava più.
E lui aveva riso...oh, se aveva riso. Rideva ancora quando Hogwarts stessa si accorse della sua presenza nel vetro e lo cacciò via, vibrando di magia all'interno della pietra, dei muri, dell'aria, costringendolo ad arretrare, a scomparire.
Troppo tardi, però.
Piton indossò il cappuccio, serrando a chiave ogni cosa dentro di sé...e voltando le spalle alla notte che aveva segnato l'inizio della sua fine.
Il bruciore sarebbe rimasto, però. Lo sapeva. A monito.
Ormai era suo.
Ma l'incantesimo di camuffamento stava già facendo effetto.
Il marchio nero, sulla sua pelle, stava già iniziando a scomparire.







Come ci si risveglia da una notte così? Come ci si risveglia la mattina dopo aver baciato il proprio acerrimo nemico, dopo averlo stretto, dopo aver capovolto tutto quanto l'universo?

Beh, ma è naturale. Con un attacco di panico.

OH CAVOLO!” urlò Lily Evans svegliandosi di colpo e balzando a sedere con gli occhi sgranati nel giro di mezzo secondo.

OH CAVOLO!” Urlò James Potter, svegliandosi nel medesimo modo.

Ed entrambi, quasi contemporaneamente, si scontrarono con qualcosa che NON avrebbe dovuto trovarsi nel letto... e che segnò l'inizio perfetto di una perfetta giornata di guai.






CLICK! CLICK! CLICK!

Furono dei rumori secchi a distogliere James Potter dal principio di crisi che gli stava per fare battere il cuore forte come un tamburo.
Un peso all'altezza dello stomaco.
Un'accecante sequenza di luci e flash sparaflesciati nelle sue povere pupille ancora appannate dal sonno spezzato in tronco, che lo tramortirono peggio di un pugno sul naso.
Per un attimo, l’unica cosa che apparve nel suo campo visivo fu una filiera di tante e piccole stelline colorate.
Poi, il riflesso altrettanto accecante di un sorriso talmente grande da sembrare inumano.
“BEN SVEGLIATO!” esclamò una voce squillante.
Ma cosa cazz...!
Il cuore gli sprofondò nelle viscere mentre il peso sullo stomaco assumeva una sorta di...consistenza.
Cazzo, c'era qualcuno sopra di lui!
“Ma che diav…!” strillò stralunato, mettendosi una mano davanti agli occhi.

CLICK! CLICK! CLICK!

Altre luci.
Altre stelline.

“HEY, BASTA!”
Cercò di alzarsi a sedere ma il peso sullo stomaco glielo impedì...assieme al fatto che aveva appena visto cosa era quel peso e che, avendolo ammazzato di spavento, lo indusse a riscaraventarsi all'indietro.
Stava quasi per sbattere contro una…una ragazza.
Una ragazzina a quattro zampe su di lui, che brandiva una macchina fotografica grande quanto la sua faccia e che gli sorrideva come se fossero ad un cazzo di picnic.
C’era una ragazza nel suo letto!!!
“Buongiorno James!” trillò quella. “Scusa se ti ho svegliato così in malo modo, ma non potevo permettermi di non scattare qualche foto ad uno dei ragazzi più carini della scuola mentre dormiva!”
Spostò la macchina fotografica dal viso, smettendo finalmente di cliccarci all’impazzata.
“ARGH!”
Trasalendo, James si ritrovò a dimenarsi sotto la presa d'acciaio delle sue gambe fino a raggiungere una distanza di sicurezza dall'altro lato del cuscino, da dove la guardò con occhi a palla, a dir poco senza parole.
Aveva uno scarno viso da volpe, contornato da corti e biondissimi boccoli che le accarezzavano gli zigomi aguzzi e un sorriso così accecantemente bianco che avrebbe fatto l'invidia di uno spot pubblicitario sui dentifrici.
Che per altro non fu per niente scalfito dal fatto di trovarsi sul letto di un ragazzo che si copriva con il lenzuolo fino al mento fissandola come se fosse un alieno.
La voce gli uscì vergognosamente stridula, c'era da ammetterlo.
“E tu chi diavolo sei?!”
Il sorrisetto della pazza si fece malizioso.
“Imbarazzato?” ridacchiò.
Non si spostò minimamente dalla posizione, anzi, si sedette sulle sue gambe, incrociando le proprie. Era vestita di tutto punto, stretta in un tailleur verde acido e profumava tanto da far tossire.
“Lascia che mi presenti…” Enfatizzò, improvvisamente in tono pratico. “Chiamami pure Rita. Rita Skeeter, per la precisione. Inviato speciale del MagiGossip.”
“IL CHEEE?! ”strillò lui, continuando a dubitare se quella era vera o solo uno scherzo della sua immaginazione. Il sorrisetto di lei si ampliò.
“Sei un po’ tardo la mattina, eh? Sto parlando del nuovissimo editoriale di Hogwarts, fondato da me e da un mio assistente in collaborazione con la Gazzetta di Hogwarts. Insomma, una sezione a parte, completamente nuova! Considerala una sorta di rivista specialistica!”
“Una sezione dove sparlate della gente?!”
“Rivista specialistica, James. Su importanti questioni di carattere sociale.”
Ma che diavolo di problemi aveva quella scuola?! Potter ricacciò la testa sul cuscino con un rantolo esasperato. Ci mancava pure la rivista specializzata! Ma non c'era già, poi?! Dannato giornale!
“Ora, dovrebbe essere Marcus quello che fa le foto, appunto, ma per questo scoop ho deciso di venire personalmente...” continuò Rita, guardandosi le unghie perfette.
“Immagino…” bofonchiò l'altro. “Ti dispiacerebbe scendere dal mio letto? Sono fidanzato, sai…”
Cazzo, che strano dirlo. Diventò una statua di sale perso in viaggi mentali e non si accorse minimamente dello sbadiglio che arrivò dall'altro lato della stanza.
“Che diavolo è 'sto casino?” Mugugnò Sirius, tirando le tendine con le occhiaie ed il malumore di chi aveva di nuovo dormito pochissimo. Maledetti incubi...
Sia questa Rita che James si voltarono di scatto, la prima che sorrideva come fosse Natale, l’altro che avrebbe voluto solo filarsela alla svelta!
Inutile dire che pure Sirius divenne di sale nel vederli lì così.
Passò un istante di silenzio teso.
Cazzo.
“Non...è…come…sembra…” biascicò James, atterrito.
Quello non disse niente. Prese a ringhiare. Letteralmente.
“Stai scherzando...” sibilò infine, con la mezza intenzione di ammazzarlo.
“Paddy...!”
“Paddy una sega!” tuonò lui. “Sei fidanzato da nemmeno un giorno! Ma che cazzo fai?!”
“Non ci ho fatto niente!” si affrettò a dire quello, alzando le mani e incassando la testolina arruffata sotto l'ondata di ferocia omicida dell'amico. “Me la sono ritrovata nel letto, giuro! Eddai Sirius, su! Ti pare?! E' pure vestita! Non sto...tradendo o altro! ”
“Oh no, quella è una cosa più da un tipo come te, vero Sirius?” s’intromise la Skeeter, tuffandosi su di lui.
“Il tenebroso Sirius Black, dongiovanni di prima categoria… dimmi, pensi che la tua relazione con la dolce McRanney di Corvonero sia una specie di compensazione, una ribellione per le etichette che ti sono state affibbiate negli anni? Lei lo sa? Cosa ne pensa al riguardo?”
Sirius assunse lo stesso sguardo stralunato di James.
“Hey!” esclamò. “Che cazzo, sono in mutande!”
“Oh!” Cinguettò Rita. “Un paio di Boxer sono più che sufficienti! Non ti facevo così timido! Un lato sensibile, eh? Capita in tutti i duri. Le tue ammiratrici ne saranno informate!”
Il ragazzo si voltò verso Potter, gli occhi sgranati.
“Si può sapere chi diamine è questa pazza scatenata?”
“E che ne so?! Me la sono ritrovata nel letto!” esclamò lui.
“Ve lo già dettooo…” cantilenò lei, divertita. “Sono Rita Skeeter, giornalista e studentessa Serpeverde del quarto anno! Sono venuta qui per il mio primo Scoop! Lily Evans e James Potter, che cosa incredibile!”
“Una...UNA SERPEVER...COSA?!” Annaspò Black, talmente indignato e incazzato da non riuscire a formulare una frase per intero. “I Serpeverde non sono ammessi qui dentro!”
“Come giornalista della scuola ho accesso a tutte le Sale Comuni! Lasciapassare donatomi dal preside in persona.”
“ME NE BATTO LE PALLE!” Esplose quello, fine come suo solito. “Fuori di qui, ORA!”
“Scommetto che Silente lo ha fatto apposta!” Gemette James, nascondendosi metà viso con una mano mentre la dolce vocina di Sirius svegliava di soprassalto anche Remus e Peter. “Scommetto che se la sta ridendo nel suo studio, in questo momento! E' il suo modo di punirci per tutte le stronzate che abbiamo fatto, lo so! Ma perché tutte a noi?!”
“Sirius, se non la pianti di fare casino io...!” sbottò Remus, tirando le tendine con un diavolo per capello, fino a che il suo sguardo parò su Rita. “Ma…e lei?”
Peter, imbarazzato senza che nessuno sapesse perché, cacciò uno squittio e si infilò tra il suo groviglio di coperte, nascondendosi dalla macchina fotografica.
“Dice che è una giornalista della scuola.” Sbottò Sirius. “Ci mancava solo una reporter da quattro soldi. Per di più è Serpeverde!”
Erano le prime impressioni il vero talento di Remus. Riusciva a capire le persone al volo.
E, constatò vedendo gli occhi chiari di quella ragazzina scintillare, ebbe l'impressione che Sirius avesse appena commesso un errore.
La biondina afferrò distrattamente un ricciolo chiaro, tentando invano di lisciarselo.
Sorrise amabilmente, salutandoli con un cenno del capo.
“Oh, ora non sono praticamente nessuno.” Cinguettò, con vocetta acuta, fastidiosa. “Ma da grande aspiro ad associarmi alla Gazzetta Del Profeta!"
“Wow.” Fu l’annoiato commento di Black, che lisciava la bacchetta con aria pericolosa.
Lupin gli posò svelto la mano sul braccio, togliendosi il sonno definitivamente di dosso e inchiodandola con occhi alteri.
“Silente ti ha dato anche il permesso di scattare fotografie senza consenso?” chiese, annuendo alla macchina fotografica che aveva preso a levitare accanto ad una enorme penna dal pennacchio verde che scriveva frettolosa sul taccuino.
Toccò probabilmente un tasto scoperto perché quella fece uno strano scatto con il capo e ridacchiò.
“Giù.” ordinò alla macchina fotografica, che le ricadde in mano smettendo di scattare. “Ora, bando alle ciance...”
Si fiondò su James sbranandoselo con gli occhi, ardenti di curiosità.
“Tutti noi abbiamo notato che quest’ultimo anno tu e la Prefetto siete stati molto più uniti e intimi degli anni scorsi. Come vi siete dichiarati tu e la Evans?”
“Cosa?! Hey, aspetta...!”
“Come sei riuscito a conquistare la sua fiducia, dopo tutti gli scherzi che le hai fatto? È per colpa tua che lei ha lasciato Michael Aliaset?”
“Non è per colpa mia! Aliaset è un idiota senza cervello!” s’infiammò James, indignato. “E a dir la verità non stavano nemmeno insieme!”
Perchè dio non lo aveva munito di telepatia? Si chiese Remus, sbracciandosi dietro di lei e cercando di inviargli dei segnali ben precisi.
Stai zitto, idiota – voleva dirgli – Non dirle niente!
“Uhu! Ma Lily ha accettato il suo invito al ballo! Lo ha fatto per farti ingelosire? E ci risulta che tu qui abbia un flirt con nientemeno che Liu Chang, la fornitrice della scuola! Lei sostiene che Lily ti abbia stregato! E’ vero?”
“Ma no! Certo che no!” Si spazientì il Grifone, facendo per aggiungere altro ma venendo intercettato dall'occhiata omicida di Lupin e finalmente afferrando il concetto. “Ehm...e comunque non risponderò ad altre domande. Queste sono cose private!”
Aah, la manna dal cielo!
Remus sospirò impercettibilmente, stupendosi nell’apprendere che James Potter, tutto sommato, un cervello ce lo aveva.
“No problem.” Canticchiò la Skeeter, indifferente. “Ho abbastanza materiale.”
“Ma se ha detto due parole messe in croce...” Fece notare con gelida cortesia Remus, attirando l’attenzione della mocciosa.
Quando la bionda si voltò a fissarlo, l'aria parve riscaldarsi nel giro di mezzo secondo.
“Ti vedo provato, Lupin! Erano tutti molto preoccupati la scorsa sera, quando sei stato male... possiamo sapere che cosa ti è capitato?”
Non le lascio finire la frase. Abbatté una mano sullo stipite sopra di lei, scoccandole un'occhiata che difficilmente si vedeva sul suo viso.
La maschera di cordialità finalmente le scivolò via di dosso e la ragazza arretrò di scatto, impallidendo sotto quello sguardo mortifero, gelido.
“No.” sibilò Remus, quasi ringhiando. “Ed ora è meglio che te ne vai, Rita.”
“Ora basta! Fuori di qui!” sbottò Sirius, agguantandola per un braccio e trascinandola verso la porta senza tante cerimonie. “Te l'ho già detto, qui i Serpenti non sono ammessi!”
“Come osi? Giù le mani! Cristhine lo sa che sei cosi manesco? Su di lei hai mai alzato le mani?”
“F-U-O-R-I!!!” ruggì quello spettinandola con la sola forza dell’ugola, e le sbatté la porta in faccia.
Si lasciò cadere di schiena su quella legnosa superficie e sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Speriamo non becchi Paciock sulla via verso l'uscita, o la ritroviamo fatta a fette.” commentò James, nel silenzio che si era creato.
“Chissene, un Verde-Argento in meno.”
Peter rispuntò da sotto le coperte.
“E’ andata?” chiese, mentre Black lo guardava torvo.
“Sì Codaliscia, grazie per il tuo sostegno, comunque!”
“Io odio le foto! Non voglio che me ne si facciano! E poi mi sono imbarazzato!” borbottò Peter, rificcandosi sotto le lenzuola che divennero di nuovo come un enorme involtino.
Quel ragazzo era preoccupante.
Ricadde il silenzio, ma solo per un breve istante.
“Non avranno fatto sul serio una stupida rivista sui pettegolezzi scolastici, vero?” uggiolò James, disperato.





Le sue labbra sapevano di James Potter.
Fu questa la prima cosa a cui pensò Lily Evans, quando i suoi occhi si spalancarono di scatto come quelli di una bambola ed il cuore iniziò ad esploderle tra le costole.
Balzò a sedere con la stessa imprecazione del leader dei Marauders, il viso sconvolto, la bocca spalancata in una “O” perfetta e un principio di attacco di panico.
Perché lei, proprio lei , stava pensando nell'innocenza del dormiveglia a quanto quel sapore fosse buono, a quanto fosse stata prima dolce e poi travolgente quella bocca morbida e calda pigiata sulla sua e a quanto – se ne rendeva conto solo in quel dannato momento – il viso di James Potter, il suo peggior nemico, fosse dannatamente bello, così assurdamente perfetto che solo a ricordarne la vicinanza il suo corpo faceva una cosa strana come riscaldarsi da solo.
E niente di tutto quello dava una mano con il suo boccheggiare isterico. No, quello che paradossalmente aiutò a fermare l'iperventilazione fu qualcosa di disgustosamente viscido che le accarezzò un piede nudo dal fondo del letto.
Con uno scatto si alzò a sedere, ritirando i piedi da quel gelido contatto.
Qualcosa si muoveva la sotto.
E, lentamente, Lily Evans sollevò le coperte.

“EEEEEEEEEEEEEEEEEK!”

Le sue compagne di camera balzarono come petardi dai loro cuscini e uscirono immediatamente dalle tendine, spaventate.
“Lily!” biascicò Molly tutta arruffata, togliendosi la mascherina con i cuoricini dagli occhi.
“MOLLY!” strillò quella, balzando giù dal letto più veloce che poteva e ammazzandole di spavento. “MOOOOOLLYYYYYYY!”
Cadde di sedere sul pavimento duro, cercando di liberarsi dalle lenzuola che si erano attorcigliate ai suoi piedi.
“Che succede?!” imprecò Monique, scostando le tendine. “Lily? Che hai?”
“C’E’ UN SERPENTE! UN SERPENTE NEL MIO LETTO!”
Gli occhi allarmati delle sue compagne ricaddero sul materasso, dove un lungo e strisciante animale si divincolava sul copriletto.
Vi fu un grido generale che fece tremare le fondamenta della scuola: le Grifondoro iniziarono a strepitare ed a salire in piedi sui propri letti, o sulle sedie, o su qualunque cosa fosse ad un certo livello dal suolo.
In tutta quella baraonda, l'inquietante invasore scomparve alla vista generando ancora più il panico.
“Dove accidenti si è cacciato?!”
“E' velenoso quel coso?!”
“Mi è sembrato di vederlo sotto le lenzuola! Ho visto qualcosa muoversi!”
“Porco mondo, è gigantesco!”
“CI PENSO IOOO!”
Molly agguantò la scopa e, armata di determinazione Grifondoro, iniziò a colpire il materasso come una forsennata.
Con il risultato che, quando beccò il serpente, lo fece saltare in aria.
Le grida delle ragazze divennero più acute di quelle delle maridi, fino a che…
“VIRGANDIUM LEVIOSA!” si stufò Lily, puntandogli la bacchetta addosso e immobilizzandolo vicino al lampadario.
“Presto! Dobbiamo prendere qualcosa in cui metterlo! Lily tu continua a tenerlo fermo!” Alitò Molly, cercando frenetica un bacile. “E non toccarlo! Potrebbe essere una trappola dei Serpeverde!”
“Aspettate!” esclamò lei, incredula. “Aspettate…è finto!”
Il serpente, infatti, fece una rumorosa pernacchia e si accasciò privo di vita.
“Ma…ma…” Pigolò Geky, confusa.
Lily, cauta, lo posò su un tavolino e lo sfiorò con le dita.
Vi fu un brivido generale tra le compagne, ma il serpente rimase fermo.
“E’ di gomma.” Sentenziò la Grifoncina.
Questa volta, ad essere comune, fu un enorme sospiro di sollievo.
Invece Lily si imbufalì come una iena.
Le vene del suo collo si tesero all’inverosimile, mentre il suo viso diveniva scarlatto e i suoi pugni si chiudevano feroci.
Ma brutto...pezzo di...!

JAAAAAMEEEEEES!”





Albus Silente ridacchiò quando un altro barrito da elefante risuonò per le fondamenta della scuola. C'erano mai state mattine tranquille da quando quei marmocchi erano arrivati ad Hogwarts?
Non ne ricordava nemmeno una.
Con ancora l'ombra del sorriso sulle labbra, scivolò oltre la scrivania trattenendo tra le mani una grossa tazza di thé bollente, alla quale aggiunse un ulteriore cubetto di burro di latte di yak.
“Il Po-cha?” si incuriosì un preside dentro un quadro alla sua sinistra. “Devi aver bisogno di energie per darti di prima mattina a intrugli tibetani.”
“Ultimamente sento di averne meno del solito, Phineas.” sospirò malinconico il vecchio mago, bevendone un sorso e rabboccandone subito un altro po', come da tradizione.
“Ti scoccia, non è così?” ghignò quello, divertito. “Non avere il totale controllo. Temi di non riuscire più a proteggere i tuoi studenti come un tempo?”
Silente non rispose. Continuò a bere piccoli sorsi, lentamente, lo sguardo perso nel vuoto.
“No, non è nemmeno questo.” constatò il ritratto. “E' da quando è arrivato quel Dissennatore a scuola che sei diventato strano.”
Il tintinnio della tazza posata in modo calmo ma netto segnò la fine della conversazione.
“Se non ti dispiace, avrei da fare...” mormorò amabilmente, tirando una piccola tendina sulla sua faccia.
“Certo, tieniti pure i tuoi segreti!” sbottò il ritratto, ma non osò più aggiungere altro.
Il Pensatoio sembrò parlare al posto loro, uscendo dal suo scomparto in vetro e scintillando. Il ricordo era già all'interno, lo aspettava.
Quante volte lo avrebbe visto? Pur essendo recentissimo, sentiva di averne il bisogno.
Con un sospiro, Silente vi immerse il capo e in pochi istanti si ritrovò sempre nel suo stesso studio, solo che la luce era diversa. Un altra ora della giornata.
E non era solo: davanti a lui c'era Lily Evans, il viso ancora graffiato, le braccia ricoperte di piccoli lividi e il tormento negli occhi verdissimi.
Si mordicchiava le labbra screpolate mentre l'Albus Silente del giorno precedente maneggiava con cura la sua collana, sottile e pregiata come uno scintillante filo di ragnatela alla cui estremità dondolava un brillante, poco più grande di una goccia, di una lacrima.
Ripassò in sequenza, più e più volte, il suo racconto: come l'aveva trovata, come le aveva salvato la vita in più di un'occasione, la strana dimensione bianca e densa che guariva le ferite...
“Ha corso un grave rischio a tenerla, Signorina Evans. Spero che se ne renda conto.” commentò Silente, mentre lei si rimpiccioliva sulla sedia.
“Mi dispiace...” mormorò, avvampando.
“Tuttavia, posso capire.” continuò comprensivo il preside, mentre lei lo guardava sbalordita. “E' difficile per i giovani separarsi dai pegni dei primi amori.”
La ragazza annaspò, in totale imbarazzo, mentre lui tirava fuori una scatolina di velluto da cui prese un pizzico di polvere nera, lucente come scaglie di ematite.
“E'...è cattiva?” pigolò Lily, prima di sobbalzare quando, versata sopra la polvere, dalla collana si levò una stridente fiamma color sangue ed ebano. “Che significa?”
“Significa che viene dal Necronomicon.” spiegò Albus, facendola impallidire. “Tuttavia, non ho mai sentito di nessun oggetto del genere. Di solito, i pochi cimeli che arrivano fin qui dalla dimensione infernale fanno tutto purché guarire le persone...”
Si era zittito, pensieroso. Da quell'oggetto proveniva davvero un potere incommensurabile...lo percepiva. L'aveva sentito anche quando la luce bianca era esplosa nel cortile della scuola...eppure, i suoi studenti erano vivi solo grazie ad essa. Perché?
“Signorina Evans, devo chiederle di lasciarmi la collana per qualche tempo. Ho bisogno di studiarla.”
La ragazza annuì, sconvolta. La vide sfiorarsi istintivamente la spilla argentata appuntata sulla divisa, come se le scottasse contro il petto.
“Ah, e i miei complimenti per la nuova carica, Caposcuola Evans.”
“La ringrazio, ma per il momento è solo provvisorio...”
“Oh, sono certo che vincerà le elezioni con facilità.”
Non mancò di notare che la ragazza aveva fatto istintivamente una smorfia.
Gli occhi gli scintillarono da dietro gli occhiali a mezzaluna.
“Difficile compito, non è vero? Quello di Caposcuola... non è solo essere ligi al dovere. Serve qualcuno che sappia coinvolgere tutti, una persona carismatica, generosa...”
“G-già.” balbettò lei, senza capire dove volesse andare a parare. Il mago sorrideva.
“Signorina Evans, posso chiederle se è davvero ciò che desidera?”
“E'...è tutto ciò che ho sempre voluto!” aveva esclamato vivacemente lei, stringendosi la spilla con una mano.
Silente aveva adagiato il mento sui dorsi, sporgendosi appena oltre il tavolo.
“Sa, il bello di essere giovani è che si ha tutto il tempo del mondo per essere volubili. I sogni, i desideri, le personalità e a volte, perfino gli amori...niente è stabile. E' affascinante, non trova? E' una fase della vita dove tutto cambia, si aggiusta, lima i bordi...dove si è in costruzione...potrei svegliarmi una mattina desiderando ardentemente delle radici, e risvegliarmi quella dopo desiderando solo delle ali.”
“Professore, io...”
“Ma bando alle sciocche considerazioni di un vecchio!” l'aveva interrotta lui, allegro. “Sono felice che si sia fidata di me e che mi abbia portato qui questa collana prima che potesse farsi male. Farò tutto il possibile affinché possa riaverla al suo collo in tutta sicurezza!”
Lily Evans aveva sorriso.
“Grazie.”
“Solo un'ultima cosa, prima di lasciarla andare. Le avevo già accennato che a breve ci sarà lo Scambio Culturale...”
“Oh, sì. Ospiteremo studenti di altre scuole...” lei diede un'occhiata distratta ai documenti che le aveva passato in mano.
“E alcuni nostri studenti verranno ospitati da loro... ho già un lista pre-compilata che vorrei facesse firmare ai compagni selezionati...”
“Paciock, Alice, Calton...” aveva iniziato a elencare la ragazza, ma a quel punto, Albus Silente riemerse dal Pensatoio.
Non c'era nient'altro di utile in quel ricordo.
Sospirò nuovamente, battendo appena le palpebre e scoccando uno sguardo a una bolla di cristallo. Al suo interno, volteggiava pigramente la catenina di Lily.
Si avvicinò ad essa, sfiorando il vetro con le dita. Riusciva a sentirla...era come se fosse nervosa. Fin dal momento in cui Lily se l'era tolta dal collo...come se fosse viva.
“Cosa sei?” chiese, in un sussurro. Non pensava di doversi ancora porre delle domande, da quando... da quando James Potter, tramite il suo tocco, gli aveva svelato la grande verità, donandogli il potere dell'onniscenza.
Ed invece, a quanto pareva, il tempo era molto più complicato di quanto non pensasse. Pochi solidi pilastri, ma le vie per arrivarci erano ancora tortuose ed oscure...e parecchio più fragili del previsto.
Il ché, decisamente, rappresentava altri enormi problemi sul loro cammino...ma forse, non riuscì a impedirsi di pensare...forse anche un tenue barlume di speranza...







“Rossaaa! Amore mio! Luce dei miei occhi!”
C'era solo una cosa che era ancora peggio degli sguardi e delle risatine che l'avevano accompagnata dal primissimo istante in cui aveva messo piede in Sala Comune.
Ed era vedersi piombare addosso un James Potter euforico e in brodo di giuggiole che, non appena l'ebbe vista, balzò verso di lei con gli occhi a cuoricino con quella che sembrava essere tutta l'intenzione di spalmarsela addosso come una marmellata e, a giudicare dalla sporgenza che avevano assunto le sue labbra, baciarla fino a farla svenire!
“ARGH! VAI TROPPO DI FRETTA, CRETINO!” si ritrovò a strillare la povera Lily Evans, diventando di tutti i colori e piazzandogli una manata dritta in faccia che lo fece ruzzolare via per due metri buoni fino a farlo schiantare contro la parete.
“Hey!” esclamò quello, massaggiandosi la testa e arruffandosela il triplo mentre Peter scoppiava a ridere. “Che ti prende? Siamo fidanzati, no?”
“James, tu davvero non sai dov'è il limite...” sbuffò Remus, alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo, mentre lui ricambiava l'occhiata con aria perplessa e Lily si nascondeva il viso fra le mani desiderando solo sotterrarsi.
“Ci si può cuocere delle uova su quelle guance!” cinguettò Minus indicando la sua faccia a dir poco violacea, mentre Black le si piazzava davanti con un inquietante scintillio negli occhi.
“C-che c'è?” balbettò lei da dietro le sue dita, dimenticandosi pure di ammazzarlo per la bravata dei fuochi d'artificio.
Non le piaceva affatto la luce in quello sguardo...
“Burro di cacao alla vaniglia.” ghignò infatti lui, sadico come il demonio.
“C-cosa?!”
Lui si chinò verso di lei con aria spietatamente confidenziale e si picchiettò la bocca con un dito.
“Te lo eri messo l'altra sera. Ci ho preso, eh?”
“FATELA FINITA!” esplose Lupin, venendo in soccorso e tirandogli un cazzotto dietro la nuca mentre l'anima di Lily usciva letteralmente dal suo corpo in cerca della decenza andata perduta.
“Ma dai! E' così divertente!” ridacchiò quello, facendo per chinarsi di nuovo su di lei con tutto il suo repertorio di battute sconce ma venne fermato da James, che si interpose fra loro piazzandogli una mano aperta sulla faccia e sorridendo lo rispedì all'indietro sbuffando un “piantala.”
Poi la guardò...e quegli occhi d'oro parvero scaldarla fin dentro le vene.
Rimase piacevolmente impietrita e ricambiò il suo sorriso come se fosse la cosa più naturale del mondo quando lui le sollevò con calma il mento con due dita fino a portarla all'altezza del suo sguardo.
“E tu da quando ti imbarazzi così?” ghignò, parlando a voce bassa.
“E tu da quando mi salti addosso chiamandomi in quel modo?” bofonchiò lei, cercando di trattenere il sorriso senza riuscirci mentre il cuore iniziava ad andarle in fibrillazione nel sentirlo così vicino.
“Da quando ho scoperto che ti amo!” ridacchiò tranquillissimo quello, prima di sfiorarle una guancia. “E adoro il modo in cui arrossisci, sai?”
“S-scemo...” borbottò la Grifoncina, stringendosi i libri al petto e sentendosi ardere laddove le sue dita la sfioravano.
Poi si sentirono decisamente osservati e decise di darsela a gambe prima che gli sguardi roventi dei loro compagni li mandassero a fuoco da quanto erano concentrati su di loro!
“Ci...ci vediamo a colazione!” balbettò, sentendolo ridere leggero alle sue spalle.
Accidenti a lui, era troppo...spontaneo!
E quei dannati Marauders...le torture mentali erano solo all'inizio, ne era certa!
Ma come cavolo ci era finita, in quella situazione?
Eppure...si sentiva così stranamente felice...
Quasi non si accorse che stava andando a sbattere contro Cristhine e Tonks fino a quando quelle due, che l'aspettavano davanti al ritratto da venti minuti buoni, non l'afferrarono ciascuna per braccio con un sorrisone che era tutto un programma.
“Vai di fretta, Ev?” ridacchiò birichina Cristhine, mentre lei sobbalzava nella loro presa ferrea.
“R-ragazze!”
“Cos’è successo stamattina? Abbiamo udito la sua SOAVE vocina!” ghignò Ninfadora, schiacciandosi sopra la sua spalla con occhi che scintillavano di malizia.
La ragazza mugugnò qualcosa. Ecco, si era pure dimenticata di incazzarsi con lui per lo scherzetto del serpente finto...
“Litigavi con James?” chiese la Corvonero, fingendo stupore.
“Forse perché lui ti voleva baciare di nuovo e tu non ti eri ancora lavata i denti?” insinuò Tonks, pronta ad esplodere di felicità.
Lily le fissò stralunata, degnandole finalmente della sua attenzione.
“L-lo sapete già?” Pigolò, con un fil di voce.
Le due ragazze scoppiarono a ridere. Tonks esultò urlando e fingendo di spedire un pugno al cielo.
Ok, quella era decisamente una risposta.
Quanta gente lo sa, per l'esattezza?!” iniziò a preoccuparsi la rossa, arretrando allarmata.
“Tesoro, lo sanno tutti!” tubò Cristhine. “Tu e James siete l’argomento più gettonato del momento! Sulla bocca di tutti!”
“Cooosa?! Lo ammazzo Sirius!” si sconvolse Lily, guardandosi intorno.
Era proprio vero. Non c'era studente che non la fissasse!
Molti bisbigliavano con dei sorrisini maliziosi, alcuni, più spudorati, addirittura la additavano. Le marmocchie che avevano creato il loro scemissimo fan club la seguivano passo passo come delle piccole ombre, con tanto di occhietti a palla e gridolini eccitati.
Ma nulla era in confronto al codazzo di oche che di solito pedinava James ovunque andasse: la fissavano come se volessero vederla morta stecchita all’istante, lisciando in modo pericoloso il dorso delle proprie bacchette…
“Io qua ci lascio le penne!” sbottò la Evans, mettendosi le mani nei capelli mentre la McRanney ridacchiava.
“Facci l'abitudine.” cinguettò, per poi abbracciarla di botto, cosa ben strana per una come lei!
“Guardala, la mia bella innamorata! Ce ne avete messo di tempo! Oh, sono così contenta!”
Anche Tonks si unì all'abbraccio, stringendola dall'altro lato.
“Aaallooora…vi siete baciati, no? Dai racconta! Come avete fatto? Eh? Eeeh?”
Lily osservò le facce furbette delle due, sentendosi ormai perduta...ma in qualche modo, quel contatto la inondava di dolcezza. Sembravano così emozionate...
“Ecco...” mormorò, prima di bloccarsi di botto... e realizzare una cosa triste.
Non poteva raccontare loro di Remus… avrebbe dovuto mentire alle sue due migliori amiche.
Quella considerazione le lasciò un pochino di malinconia, perché avrebbe davvero voluto confidarsi con loro. Ma ora, anche lei era in quel giro di torbidi segreti...e nonostante fosse piena di gioia, c'erano anche lati particolarmente spiacevoli.
“Beh… ecco…io…” mormorò imbarazzata. “Io...eh…”
A farla sviare da quell’argomento spinoso fu l’improvvisa comparsa di una ragazzina che si piantò davanti a loro. E fu lì che capì quanto la gente di quella scuola fosse fuori di testa.
Sorriso sinistro, gambe divaricate, braccia sui fianchi... le si smaterializzò davanti talmente in fretta che alla Grifoncina prese un colpo.
“Ti serve qua…qualcosa?” balbettò, sgranando gli occhi all’accecante verde acido del suo Tailleur.
La ragazza continuava a fissarla con quel sorriso quasi maniacale, rimanendo in silenzio.
Non muoveva un muscolo.
Rimase ferma così a lungo che Tonks pensò bene di passarle la mano davanti agli occhi per capire se era sotto Pietrificus, ma la biondina la scacciò come se fosse una fastidiosa mosca.
“Tu sei Lily Evans, giusto?” chiese, con vocetta squillante. “Dovrei farti qualche domandina, se non ti dispiace!”
“Domanda?”
“Rita Skeeter, per la sezione Gossip della Gazzetta.” spiegò frettolosamente quella, mentre la Grifoncina strabuzzava gli occhi capendo di essere fritta. “Ha fatto moooolta notizia il tuo fidanzamento con nientemeno che James Potter, da sempre tuo giurato nemico, a sentire tutti..iniziamo con qualche domanda su di te! Per esempio…come mai passi tutto il tuo tempo in Biblioteca?”
La fissò stralunata.
“Beh…” Rispose, piano, incerta. “E’ che mi piace leggere…e studiare. Tutto qua.”
“Una ragazza molto strana non c'è che dire…”
Iniziava a darle davvero sui nervi! Ma che cavolo voleva?!
“Dipende dai punti di vista.” Chiosò, freddamente.
Poi, quella cominciò a tartassarla con parole a raffica senza nemmeno darle il tempo di dire mezza vocale.
“Ora passiamo alla vostra vita di coppia!” disse, fissandola golosa come un rapace. “Come mai vi siete messi assieme dopo tutto questo tempo? Cosa è capitato nel giardino di Hogwarts? James è stato molto vago su, nel suo Dormitorio…credevo che avere una ragazza nel suo letto fosse una cosa abituale per uno come lui e invece si è sentito molto in imbarazzo! Immagino perché è ufficialmente fidanzato da poco...”
Alt. Cosa?!
“Sei…sei stata nel letto di James?!” quasi ringhiò Lily, incredula.
No, quella Rita non le piaceva per niente! E cos'era quel mostro che le stava divorando lo stomaco? Era...era gelosia, la sua?!
“Oh, non farci caso...” cinguettò lei, vaga. “Allora, molti curiosi vogliono sapere come è successo…sappiamo che un bacio ci è scappato. È successo altro? Che vi siete detti? I fuochi d’artificio erano opera tua?”
La stava stordendo! Ma quanto parlava veloce?
“Senti, tu...!”
“Come riesci a reggere il confronto con tutte le altre spasimanti che ha avuto Potter negli anni? E come avete passato il resto della serata? Nel dormitorio di James? Magari a lume di candela, dicendovi smancerie? Mangiando fragole? Dicono che sono afrodisiache.”
Per un folle istante, Lily si immaginò nel dormitorio di James, a lume di candela e circondati da fragole.
Immaginò i ghigni di Sirius e Peter il giorno dopo, l'imbarazzo di Lupin ed i suoi tentativi di fare finta di non aver sentito nulla quando invece, avrebbero tutti sentito tutto e...
“Waaah!”
Si coprì il viso con le mani, sentendosi andare a fuoco.
“Scusate, devo andare!” sbottò, schizzando via come una saetta e quasi travolgendo un gruppo di primini.
Stupida ficcanaso!
Stupida Skeeter!
Ma erano domande da fare quelle?! Erano troppo personali!
La videro scomparire più veloce di una scheggia con il fumo che le usciva dalle orecchie.
“Che le è preso?” si chiese Rita, sarcastica.
“Se non lo sai tu! Non si chiedono certe cose! SONO PRIVATE!” sbottò Cristhine, stufa marcia di quella cretina e più che propensa a mandarla al diavolo filandosela dietro a Lily, quando un flash gigantesco sparato dritto negli occhi le fece vedere le stelle bloccandola sul posto.
“Tu sei Cristhine vero?” tubò Rita mentre lei strabuzzava le palpebre cercando di rimettere a fuoco. “Cristhine McRanney?”
“S-ì...” balbettò, riuscendo poi a ricomporsi.
“L’amichetta di Sirius!”
“Fidanzata.” Precisò la Corvonero, freddamente.
“Oh, certo, ovvio.” tubò lei senza smentire il suo essere odiosa, e le sbatté fra le mani la Gazzetta di Hogwarts senza tante cerimonie. “È appena uscita l'edizione del mattino, con le interviste ai Marauders. Potrebbe interessare ad entrambe, visto che si parla anche di voi due!”
“Eh? Anche di me?” chiese stralunata Tonks, indicandosi col dito.
“Lupin ti ha baciata, no?” insinuò lei, perfidamente, facendola diventare una statua di sale. I capelli le si tinsero di bianco per qualche secondo, dettaglio che a Rita non sfuggì. Stirò un altro ghigno e le diede la seconda copia del giornale. “…ecco qua! È gratis! Non siete curiose?”
E ridendo e salutandole con la mano, se ne andò. Lasciandole con una sensazione di sgomento...e anche strano desiderio di omicidio!
Si guardarono in faccia. Poi fissarono il giornalino.
Passarono istanti di silenzio.
“Che facciamo?” chiese infine Cristhine.
“Solo una occhiatina!” bisbigliò Tonks.
“Sai che ce ne pentiremo.” sospirò l'altra, ma aprì il giornale... e sbiancando ad ogni parola.




“Quella Skeeter ci metterà i bastoni tra le ruote.”
Remus Lupin tornò esattamente venti più tardi con un diavolo per capello,
piombando tra i Marauders come un avvoltoio e ammazzandoli di spavento.
“Che intendi dire?” chiese James, lasciandosi perfino sfuggire dalle mani il boccino con il quale stava giocherellando in attesa che Peter finisse il suo interminabile soggiorno mattutino nel bagno.
“Ho chiesto un po' in giro, e ha la nomea di diffamatrice.” spiegò Lupin, incazzoso. “Laverne era furente stamattina, dice che detesta l'idea di doverci lavorare assieme!”
“Non ho ancora capito perché non si leva da quel letamaio che chiamano redazione.” borbottò Sirius. “Tanto ormai fanno pappa e ciccia con il Comitato della morale, e stanno diventando sempre più psicotici, quelli!”
“Puoi ben dirlo. Stanno facendo un sacco di foto alla gente, pure mentre sono al gabinetto! Questa cosa della sezione pettegolezzi gli ha dato alla testa...”
“Quindi siamo tutti spiati tipo Grande Fratello?” sbottò Peter, alzando gli occhi al cielo. “Ma bene! Grande! Non fosse per Laverne, avrei già raso al suolo quel cavolo di Ufficio!”
“E ho come la sensazione che abbiamo un problemino.” constatò Lupin, guardandosi attorno mentre attraversavano il corridoio per entrare in Sala Grande.
L’aveva notato benissimo, a dispetto degli altri.
Sguardi.
Dappertutto c’erano sguardi.
E ciò non prometteva niente di buono…specialmente quando notò che la Gazzetta Di Hogwarts serpeggiava sotto il loro naso ovunque andassero!
La materializzazione di tutte le loro paure apparve di lì a poco, quando entrando in Sala Grande furono investiti da una bora micidiale che iniziò a farli sudare freddino, soprattutto quando si ritrovarono davanti Lily, Tonks e Cristhine con l'aria di chi avrebbe voluto commettere un genocidio.
Mani sui fianchi, sguardo di fuoco, gambe divaricate...una posizione da guerra.
“Merda.” si lasciò sfuggire Potter, sbiancando.
“Voi quattro.” sibilò sepolcrale Lily, schiantandogli sul petto la Gazzetta di Hogwarts come se avesse voluto vederla esplodere. “Vi conviene usare una qualche protezione.”
“Cosa?” pigolarono in coro, facendosi poi piccolissimi quando lei iniziò a sbraitare.
"UNA PROTEZIONE MAGICA!" tuonò. “Perché sto per spararvi tante di quelle Maledizioni da…”
“Hey, Hey frena!” s’intromise Sirius. “Che succede?”
“Leggete!” sbottò Cristhine, indicando la rivista con i ricci sparati per aria.
Bastò un'occhiata alle prime righe per stabilire che quella dannata Redazione avrebbero presto preso fuoco.
Innanzitutto, nella presunta intervista di James si accennava ad una vera e propria notte di fuoco con Lily Evans e vari commenti su come fosse stata presa nel sacco, “addomesticata” era la parola esatta, ma la cosa più oscena era che quella dannata mocciosa sembrava aver dipinto esattamente il James Potter di qualche anno prima, con precisione millimetrica.
Strinse la pergamena fra le mani mentre il ritratto del bastardo che era stato venuta fuori con la medesima arroganza di allora!
Si mise le mani nei capelli, scoccandole un'occhiata allucinata mentre lei lo mangiava con gli occhi, e non nel modo in cui avrebbe voluto!
“Non ho mai detto una sola parola di quanto scritto!” si difese, sbalordito, passando di mano il giornale a Black che sbiancò nello stesso identico modo quando lesse varie porcherie sul fatto che lui considerava la Mcranney come una ribellione contro i Black e, cosa più agghiacciante, un fantastico resoconto di un costosissimo guardaroba segreto che le avrebbe fatto recapitare direttamente dai più facoltosi locali di Notturn Alley!
COSA?!
“Calmiamoci.” Intervenne Remus, con voce ferma, mentre Sirius era già nell’atto di strappare tutto a morsi.
Peter ebbe la buona idea di toglierli la rivista dalle mani e lesse il suo paragrafo diventando verdognolo.
“Aspetta!” esclamò poi. “C’è scritto anche di te, Remus!”
Chi ha detto che Remus Lupin è sempre, costantemente, perennemente calmo?
Beh, quel qualcuno si è sbagliato.
“C’è scritto…CHE COSA?!” Si scandalizzò, diventando come un cencio.
Tonks sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Illazioni sul nostro bacio nel corrid...”
“ALT! QUESTO NON LO VOGLIO SENTIRE!” Sbraitò Black, portandosi le mani alle orecchie. “Sto cercando di dimenticare quella faccenda!”
“Beh, vedete di risolvere e alla svelta!” sbraitò la Evans, incavolata nera. “Non mi interessa il modo, fate sparire questa roba!”
“Oh, non c'è nemmeno da chiederlo!” sibilò Potter guardandosi con Black e sfregandosi già le mani pregustando la vendetta.
A giudicare dalle loro espressioni della Redazione sarebbe rimasto ben poco, considerò Lily, decidendo di piantarli lì e andando a leccarsi le ferite con le altre due cercando un posto dove nessuno avrebbe rotto le scatole.
“Tutto questo è…è…” balbettò James frastornato.
“…pazzesco!” finì Sirius per lui. “Assurdo! Incredibile!”
“Quando hai finito con gli aggettivi, pensa ad un modo per tirarci fuori da questa situazione.” sbottò Remus, stizzito.
“Che modo vuoi che ci sia? Gli bruciamo la baracca!”
“No, non risolverebbe niente. Quella tornerebbe alla carica.”
James li lasciò alle loro macchinazioni e sospirò, fissando il soffitto.
I Serpeverde ovviamente ci stavano andando a nozze con quella roba, ma non gliene fregava granché, in effetti. Erano solo pettegolezzi come ce ne erano sempre stati, e quelli erano pure stupidi.
No, quello che lo irritava…era come la Skeeter lo avesse rappresentato alla perfezione.
Era davvero stato così, in passato? Gli sembrava di essersi rivisto in uno specchio...cosa aveva provato davvero, Lily, leggendolo?
“E come pensi di fare allora, genio?” Sirius interruppe quei pensieri, guardando Remus con ironia.
“Io…che ne so, improvvisiamo… Dio!”
“Chiamami semplicemente Felpato.” Ghignò il Black, guadagnandosi una occhiata truce. “E in che modo pensi di improvvisare?”
“Innanzitutto, andando a chiedere chiarimenti a quella Skeeter!” disse lui solennemente. “Ci sono delle regole ben precise nel giornalismo e giuro che gliele farò rispettare tutte quante!”
Voltò loro le spalle e iniziò a incamminarsi con passo marziale.
I Malandrini si guardarono in faccia.
Passò un istante di silenzio.
Poi…
“Aspettaci, Remus!”








America, Massachusetts. Lo stesso giorno,


Nella scuola di magia e stregoneria di Ilvermorny non si poteva dire che le giornate iniziassero in modo molto differente da Hogwarts.
Pettegolezzi, guai, litigi e baci...gli adolescenti si comportano sempre nello stesso modo quale che sia la nazionalità.
L'America non faceva eccezione.
Situata sul monte Greylock e circondata da una ghirlanda nebbiosa, la scuola si componeva di svariate stanze coperte da immense cupole di vetro e imponenti bastioni di pietra drappeggiati di spaziose terrazze su cui volteggiavano pigre alcune bandiere a stelle e strisce.
Proprio su una di quelle terrazze, quella mattina, il sottile fumo di una sigaretta saliva in ampie volute nel cielo terso e torrido. La ragazza che fumava diede ancora qualche piccolo tiro e poi, con un movimento svogliato, la gettò sotto il tacco dello stivale scamosciato.
In realtà non aveva voglia di fumare, quella mattina. E' che non sapeva come altro fare per reprimere l'agitazione.
Si guardò le mani, abbronzate dal sole, lisce come pesche, cercando di placare i battiti del suo cuore senza riuscirci.
Oh, al diavolo.
“E' la quarta che fumi a metà.” commentò qualcuno dietro di lei.
Lasciò che il ragazzo la raggiungesse, ammirando ancora una volta il modo in cui il sole americano giocava con i riflessi biondo-dorato dei suoi capelli lisci e folti.
“Tra poco tornerò in Inghilterra.” mormorò, sollevando una mano per accarezzarglieli.
Il ragazzo la lasciò fare per qualche istante, prima di fermare la sua mano e baciarle dolcemente le nocche. La sua mano, vicina alla sua, risultava ancora più pallida, bianca come il latte.
“Hai paura?” chiese, serio.
“No.” rispose lei, serrando le labbra in una smorfia. “Cioè, non lo so in realtà. Dovrei averne, ecco. Laggiù ci sono loro...”
“I Black.” il ragazzo fece un cenno del capo. “Lo sai, non eri obbligata a venire in questa gita, se non te la sentivi.”
“E scappare ancora?” lei sorrise amara, guardando nel giardino. “No, non mi va più di farlo. Non importa cosa dicano i miei genitori.”
“La mia piccola guerriera.” ridacchiò il ragazzo, dandole un pizzico sulla guancia. “Non preoccuparti! Ci penserò io a difenderti da quei dannati inglesi!”
“Oh, non temere!” la ragazza dissolse quel senso di angoscia iniziando a ghignare e fingendo di tastarsi il muscolo del braccio. “Ora so perfettamente come difendermi da loro!”
“Non ne dubito. E poi, hai il tuo amuleto porta-fortuna, no?” la salutò il suo migliore amico, tornando di corsa dentro la torre. “Sbrigati a fare la valigia, o ti lasceranno a piedi!”
Il silenzio tornò ad avvolgerla, a parte il fruscio del caldo vento tra le frasche rinsecchite e il gremire di qualche grillo. Era un Febbraio caldo... chissà se ad Hogwarts il clima era lo stesso. Mancava così poco alla partenza...
Fece per accendersi un'altra sigaretta, poi ci ripensò.
Frugò nelle tasche del giubbotto di jeans, tirandone fuori un piccolo e consunto quadretto di legno.
Dentro, c'era una fotografia. Un ragazzino imbronciato, dai penetranti occhi neri la fissava. Un ricordo...un filo attraverso il tempo...
“Vedrai...” mormorò alla foto, sorridendo. “Vedrai che non fuggirò più. E se potrò, chissà, magari riuscirò addirittura a vendicarti. Non mi tirerò mai indietro.”
Se la portò alle labbra, scoccando un bacio leggero alla superficie.
“Te lo prometto, amore mio.”
Ed il piccolo Sirius Black, dentro la carta, le sorrise.






Hogwarts, Inghilterra. Qualche ora dopo.


Lily Evans batté le palpebre. I capelli sporchi di farina, crema pasticcera e un'enorme macchia di cioccolato sulla guancia, fissava con occhi smorti un punto ben preciso della stanza “pan di zucchero” con una sola domanda in testa.
“Come siamo arrivati a questo?”
E la Lily Evans di undici anni, con in bocca un grande lecca-lecca, la guardò con aria di sufficienza.
“Non lo so.” le rispose la marmocchia, del tutto indifferente al suo sgomento. “Ma sono quasi certa che sia colpa di quell'idiota di Potter, in qualche modo.”
E dall'altra parte della sala, le manine infilate in una torta formato gigante, un bambino dagli occhi d'oro si voltò a fissarla. Poi, il James Potter di undici anni fece una smorfia e le tirò del cibo in testa.
“Oh, ma sta zitta.” le disse.



 
   
 
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