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Autore: Schmetterlinge    21/03/2021    1 recensioni
Il Genio della Pallavolo.
Il Piccolo Gigante.
E una squadra di ragazzi altrettanto talentuosi sempre pronti a dare manforte, anche nei momenti più bui, dove le difficoltà paiono insormontabili.
Una raccolta di alcuni dei momenti più iconici - talvolta rivisitati - di una serie che ha fatto sognare e continua a far sognare gli appassionati della pallavolo.
E non solo loro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yachi prese un respiro profondo, riservando un paio di occhiate fuggevoli al suo più caro compagno di avventure.

 

“Ti dolora?”

 

“Non molto.”

 

Sorrise nel carezzargli la mano, fasciandogliela con dolcezza.

 

“Sei il solito combina guai.”

 

“…”

 

Negli ultimi mesi Hinata era riuscito a guadagnarsi una frattura, una distorsione e un paio di lussature.

 

“Dovresti prestare più attenzione, abbiamo bisogno di te.”

 

Abbassò lo sguardo quando sentì qualcosa solleticarle il mento, ritrovandosi pericolosamente vicina al volto di lui, a quei bellissimi occhioni ramati che l’avevano stregata fin dal loro primo incontro.

 

“Non voglio che ti preoccupi per me, Yachi.”

 

“Fosse semplice.”

 

“…”

 

Se Shoyo non fosse stato tanto esuberante e sconsiderato avrebbe potuto non impensierirsi ma tra lui e Tobio non sapeva chi fosse il più irrecuperabile.

 

“Come andiamo qui?”

 

“Arriviamo Kageyama.”

 

Sorrise la graziosa biondina, i capelli dorati - ora spaventosamente lunghi - sciolti lungo le spalle ampie, l’incarnato roseo, lo sguardo vispo e acceso.

 

“Vai pure avanti.”

 

“Inizio ad attraversare.”

 

Non seppe spiegarsi il motivo ma sentì un brivido correrle lungo la schiena, mozzandole il fiato; rivolse una rapida occhiata a Hinata, intento ad allacciarsi la felpa, per poi posare lo sguardo su Tobio, già dall’altra parte della strada, seguito da Shimizu e dai ragazzi.

 

“Yachi, tutto bene?”

 

“…”

 

Avrebbe voluto rispondere ma il terrore glielo impedì, portandola a stritolare il pallone che teneva tra le mani; a pensarci bene era sempre stata timida e insicura, brava a scuola ma non abbastanza da eccellere sugli altri, sportiva ma non sufficientemente talentosa da spiccare.

 

Per quanto si fosse sforzata di trovare un modo per brillare sentiva di aver fallito, almeno fin quando non aveva conosciuto i ragazzi della Karasuno.

 

“Yachi?”

 

Da quel momento tutto era cambiato, lei era cambiata, diventando una persona decisamente migliore.

 

 

 

 In tutti i sensi

 

 

“Non c’è tempo.”

 

Hinata stava ancora massaggiandosi la mano - la stessa che lei gli aveva fasciato poco prima - quando capì, smettendo di respirare insieme a Tobio, Schimizu e a tutti gli altri.

 

“Forse…”

 

Strinse i denti nell’osservare un bambino in mezzo alla strada, le ginocchia sbucciate e due occhioni gonfi di lacrime, in procinto di essere travolto da una macchina fuori controllo.

 

“Schimizu!”

 

Fu un urlo acuto e stridulo, così potente che per un momento temette di aver perso un polmone; Hinata non era in condizioni perciò …

 

“Ora!”

 

 

 

 

Ti prego

 

 

 

 

 

Smise di respirare nell’istante i cui affondò i piedi nel terreno librandosi alta nel cielo, pregando che il suo istinto e la sua caparbietà fossero abbastanza.

 

 

Lei

 

che non era mai stata impulsiva ma razionale e calcolatrice, 

 

metodica e maniaca del controllo

 

 

 

 

 

Strinse i denti non appena schiaffeggiò il pallone con tutta la forza di cui era capace, deformandolo quasi a volerlo frantumare, smaniosa di indirizzarla a quel bambino dallo sguardo dolce e spaventato.

 

 

 

 

 

Ti prego

 

 

 

 

 

Doveva funzionare, in un modo o nell’altro avrebbe funzionato e non avrebbe contemplato nulla di diverso.

 

“Adesso!”

 

Abbassò il mento, sgranando gli occhi, i muscoli del volto contratti in una smorfia, la folta chioma dorata lungo le spalle, non appena vide il pallone travolgere il piccolo e scaraventarlo tra le braccia di Schimizu.

 

“Kiyoko!”

 

Sorrise non appena vide la sua mentore, nonché sua più cara amica, attutire il colpo e capitolare poco distante dal marciapiede, le ginocchia flesse, la schiena ingobbita e le spalle curve.

 

 

 

 

E il piccolo ancora tra le braccia

 

 

 

 

 

Fu uno sguardo il loro, intenso e complice, carico di significato; non seppe spiegarsi come vi fosse riuscita ma andava bene così.

 

Aveva deciso di rischiare, ricorrendo all’impensabile, e per una volta aveva avuto ragione.

 

“Yachi!”

 

Sentì Hinata afferrarla per la vita prima che potesse sfracellarsi al suolo, finalmente al sicuro.

 

“Sto bene…”

 

“Guardami.”

 

Era spaventato e atterrito, esattamente come lei, ma soprattutto incredulo.

 

“Come hai …?”

 

“Fatto?”

 

Rilassò le spalle nell’osservare il piccolo tra le braccia di Schimizu e di quella che - con molta probabilità - doveva essere la madre; piangeva come se gli avessero rubato le caramelle ma era sano e salvo e questo era tutto ciò che contava.

 

“L’abbiamo visto in un film.”

 

Tremò al solo pensiero di aver fatto qualcosa di tanto sconsiderato - non era da lei - ma la paura sembrò diminuire non appena scorse Shoyo accostarsi alla sua fronte, la mano sotto l’attaccatura dei capelli.

 

“Sei …”

 

“Pazza?”

 

“Incredibile.”

 

“Ho due grandi maestri.”

 

Rilassò le spalle, mischiando il suo respiro con quello dell’amico, quando incontrò gli sguardi dei ragazzi dall’altra parte della strada.

 

“…”

 

Tobio le sorrise, mordendosi il labbro, incredulo ma mai tanto orgoglioso, al pari di Tsukki e tutti gli altri.

 

“Ottima battuta, Yachi.”

 

Le due manager si scambiarono uno sguardo eloquente.

 

“Bella presa, Schimizu.”

 

“Siete …”

 

Daichi e Suga le osservarono sconvolti.

 

“Due matte?”

 

Dopotutto, in una squadra come la loro ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di diverso?

 

“Può essere.”

 

Scoppiò a ridere Yachi, ancora accanto a Hinata, pensando che forse quel momento che aveva atteso per così tanto tempo era giunto contro ogni previsione, illuminandola come mai nella sua vita.

 

 

 

Anche lei 

finalmente

era riuscita a brillare

   
 
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