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Autore: Selhin    21/03/2021    1 recensioni
Claire Farron è rinata nel nuovo mondo e alcune cose sono cambiate. Ha una vita completamente nuova ed ha la possibilità di rimediare agli sbagli commessi in quella precedente. E' una seconda occasione per lei ma sente che manca qualcosa. C'erano delle persone che considerava una famiglia prima, riuscirà a ritrovarle?
" It’s a new world. A world of hope. And it’s waiting for you… to be born again."
[ Post LR e principalmente HopexLightning ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rebirth

Lost

* Capitolo 1 *

 

 

 

 

 

  [ Each reunion is a twist of the knife.
The joy is ephemeral; it leaves fear in its wake.
A fear that all
too soon
the time will come when you must bid farewell again. ]

 

 

 

 

 

 

 

 

  Un sospiro affannato, voltò la testa di scatto ansimando sul cuscino, gli occhi guizzavano veloci sotto le palpebre serrate. Piccoli tremori le scuoterono le labbra da cui improvvisamente lasciò fuoriuscire un lamento inquieto mentre afferrava le lenzuola con forza artigliandole con le unghie.

Aprì gli occhi di scatto cercando di focalizzare lo sguardo nella stanza buia mentre poteva ancora sentirsi ansimare per la furia che l’aveva avvinta nel sogno. Restò immobile cercando di attenuare il battito cardiaco, perché diavolo non riusciva a calmarsi? Perché sapeva che questa volta, questo sogno, era in qualche modo diverso dai precedenti. Era un vero ricordo dell’altro mondo, certo le era già capitato che sognasse la sua vita passata come la chiamava Serah, ma mai così. Non era mai stato così reale e soprattutto non aveva mai visto così chiaramente il volto di qualcun altro che non fosse sua sorella o i suoi genitori.

Si tirò seduta sul letto cercando ancora di riprendersi dall’agitazione.

Respira, dentro, fuori.

Dentro, fuori.

Si portò una mano sul petto chiudendo gli occhi in un gesto confortante e continuò con il suo mantra speciale, qualche volta le era capitato in passato di soffrire di attacchi di panico, spesso in effetti, soprattutto quando era più piccola e non sapeva ancora spiegarsi gli strani sogni che faceva. Quando finalmente riuscì a recuperare il controllo si prese un momento per analizzare la situazione. Era così che faceva lei, sempre attenta ai particolari e fredda calcolatrice in ogni situazione, era convinta che il suo essere stata un soldato nell’altra vita l’avesse formata fino a tal punto nel carattere da influenzarla anche in questo nuovo mondo.

Riaprì nuovamente gli occhi e si concentrò sul pulviscolo che si muoveva nei deboli raggi del sole appena sorto che filtravano dalle imposte alla finestra. In qualche modo gli ricordava il movimento lento e perpetuo dell’ondeggiare di piume bianche al vento.

Decise di alzarsi e si mosse veloce fino a raggiungere la porta della sua stanza, a piedi nudi uscì nel corridoio freddo e silenzioso e s’infilò nella stanza di sua sorella proprio accanto. A volte capitava che facessero gli stessi sogni, che vedessero le stesse immagini e doveva assolutamente sapere se sua sorella lo aveva condiviso con lei anche questa volta. Non ci sarebbe stato comunque modo di rimettersi a dormire ormai.

Con sua sorpresa trovò Serah ancora addormentata, il viso coperto dai riccioli rosa e il respiro ritmico e pesante le fecero capire che chiaramente non stava sognando. Cautamente le strisciò accanto sollevando la trapunta pesante e dopo un momento di esitazione si decise a scuoterle leggermente la spalla. Non le piaceva l’idea di svegliarla prima del normale ma non poteva davvero aspettare.

Aprì gli occhi lentamente mugolando scontenta ma quando focalizzò lo sguardo su di lei si tirò su di scatto preoccupata. “ Cosa è successo? ” chiese in un sussurro agitato.

Claire scosse la testa e sorrise cercando di rassicurarla. “ Un sogno. ”

La più giovane sospirò e tornò a sdraiarsi sotto la coperta, il viso vicino a quello della sorella tanto da poterne sentire il respiro sulla pelle. “ Raccontamelo. ”

  “ E’ stato diverso questa volta, più reale. ”

  “ Sono sempre reali. ” obbiettò l’altra alzando le sopracciglia.

Scosse la testa. “ Non così, c’era qualcosa di... era come se stesse accadendo in quel momento. ”

Serah la fissò in silenzio esortandola a continuare e Claire raccontò di un luogo freddo, immobile, incolore. Edifici imponenti e di pietra sovrastavano su di una collina sopra un mare grigio, il tempo non esisteva e tutto le dava l’impressione che persino il suo stesso respiro potesse fermarsi. Lei indossava un’armatura luccicante d’argento e combatteva armata di spada e circondata da mostri. La cascata di piume bianche che le scendevano al fianco ondeggiava ad ogni suo movimento. Non si soffermò sulla battaglia, era stata fin troppo realistica e feroce e non volle agitarla ulteriormente, inoltre non era riuscita a distinguere i lineamenti dell’uomo contro cui stava lottando. Sapeva solo che era forte, terribile e spietato e che lei si sentiva frustrata e insoddisfatta mentre incrociava la spada con lui. Poi aveva alzato lo sguardo e lo aveva visto, un ragazzo stava cadendo dal cielo precipitando nel vuoto. Si era lanciata verso di lui senza esitazione e lo aveva afferrato al volo. Aveva guardato nei suoi occhi blu e poi… si era svegliata.

  “ E’ incredibile… ” disse semplicemente Serah quando restò in silenzio alla fine del racconto.

  “ Tu non hai visto niente? ”

Sua sorella agitò la testa in negazione, poi si alzò e aprì le tende rivelando un sole già alto. Qualcuno bussò alla porta per chiamarle per la colazione ed entrambe decisero di rimandare il resto della conversazione a più tardi. Anche se Claire si chiedeva di cos’altro avrebbero potuto discutere dopotutto.

Qualcosa si agitò dentro di lei mentre varcava la soglia di casa e non seppe spiegarsene la ragione.

 

..::~*.*.*~::..

 

  Sei un pessimo bugiardo.

E’ quello che continui a ripeterti da ore, anzi da anni, secoli addirittura. Credevi che ce l’avresti fatta, che sarebbe stato semplice, sopportabile, hai ingannato tutti con le tue bugie. Tutti tranne te stesso. Sospiri mentre abbassi la mano rinunciando a bussare alla porta davanti a te e perdendo infine anche quel poco coraggio che pensavi di avere.

Sei un codardo oltre che bugiardo.

Eri partito con le migliori intenzioni, certo, volevi solo assicurarti che stessero bene, che fossero vivi, che esistessero. Non era mai stata tua intenzione farti vedere, interagire con loro, perché dovresti farlo? Tu per loro non sei nessuno adesso. Lo sapevi quando hai fatto la tua scelta.

Velocemente ti volti ed esci dal vialetto di quell’adorabile casetta a schiera con la staccionata bianca. E’ carina questa città, pensi, mentre ti godi il calore del sole pomeridiano incamminandoti verso la stazione dei pullman. Non è una metropoli, è persino troppo piccola per essere definita città e il suo essere immersa nella campagna ti fa provare una strana nostalgia, nostalgia per qualcosa che non hai mai avuto, che non avrai mai. Mani in tasca inspiri l’aroma dei fiori di Gelsomino che invadono ogni giardino che sorpassi notando le api svolazzare qua e là e riempiendo il silenzio della strada del loro ronzante e imperterrito lavoro. Sei sempre stato un osservatore acuto, un amante della natura, dei tramonti e curioso su ogni cosa che riguardasse l’ambiente che ti circondava. Anche prima, quando rivolgevi lo sguardo al cielo verso un pianeta brillante di luce verde e ti lasciavi cogliere dalla meraviglia che quella fosse casa tua, che fosse così minuscola vista da laggiù. Gli anni erano passati e quel pianeta aveva assunto l’aspetto di un cristallo turchino, quasi mistico mentre rifletteva il bagliore del sole, fino a quando scomparve per sempre, sostituito da metallo freddo e grigio mentre si stagliava in un cielo traballante di luce e oscurità.

Adesso, se alzi lo sguardo, non puoi più vederlo, non esiste più, non è mai esistito in questo cielo. A volte era così incredibilmente azzurro da temere che fosse reale.

E se tutto questo fosse una finzione? Te lo chiedi un po' troppo spesso per avere appena diciassette anni.

Sei perso nei tuoi pensieri e non ti accorgi quasi di aver inciampato in una donna fino a che non ti senti afferrare per il braccio a trattenerti dalla caduta. La guardi sorpreso e lei ti restituisce lo sguardo confuso e assurdamente preoccupato per essere rivolto ad uno sconosciuto. Tu resti immobile, troppo sconvolto da quell’incontro - che hai cercato per tutta la vita ma che avevi deciso di evitare proprio pochi minuti prima - per osare anche solo respirare. Ha incredibili occhi verde pallido e puoi solo immaginare la dolcezza di quello sguardo se lei fosse tua madre. Ma non lo è, non questa volta. Ti sorride e ti chiede se stai bene e la sua voce ti riscuote dal tuo turbamento, la ringrazi e le sorridi brevemente in risposta. Stai bene, va tutto bene.

Devi star bene.

Sei un pessimo bugiardo.

Ti volti velocemente perché non riesci a guardarla nemmeno un secondo in più, non osi farlo e ti allontani con passo svelto. Non puoi indugiare adesso, sai che è stata una pessima idea cercarla. Però ora stai che sta bene, sembrava felice.

Trattieni le lacrime che ti pungono agli angoli degli occhi desiderose di farsi strada copiose sulle tue guance. Ti aspettano sette ore di viaggio prima di tornare in Istituto, avrai tutta la notte per farlo.

 

..::~*.*.*~::..

 

  Quello era stato decisamente uno dei giorni di sole primaverili più caldi che ricordasse di aver vissuto nei suoi undici anni nel nuovo mondo. Stavano tornando a casa dopo la scuola a pomeriggio inoltrato, l’una di fianco all’altra mano nella mano. Anche se in questa vita erano rinate come gemelle – sebbene avessero mantenuto lo stesso aspetto del passato, il perché di questo nuovo status era ancora un mistero – entrambe sapevano che prima non era stato così e Claire aveva conservato quell’aria protettiva e travolgente da sorella maggiore. Era sempre stata lei a prendersi cura di Serah, era la più alta e la più forte delle due e aveva tutta l’intenzione di mantenere quel ruolo sebbene adesso in realtà le separassero solo pochi minuti.

Alzò lo sguardo azzurro sulla sorella che le camminava accanto, le stava raccontando di come avesse ricevuto lodi dal professore di storia per la sua relazione su cui aveva lavorato così duramente per giorni. Da quando avevano cominciato le scuole medie avevano deciso di comune accordo a stare in classi separate così da poter avere più amici e avere molte cose di cui parlare quando fossero state insieme. Non che Claire s’impegnasse molto per fare amicizia, al contrario di Serah che era la ragazzina più dolce e adorabile della scuola a cui tutti non vedevano l’ora di parlare. Ma a lei non dispiaceva starsene sola, le piaceva la tranquillità ed il silenzio, l’aiutava a pensare diceva.

Ed inoltre, non aveva bisogno di amici quando loro erano lì fuori da qualche parte. Doveva solo trovarli. “ Sorellina? Ehi, mi ascolti? ”

Si riscosse dai suoi pensieri mentre una mano le si agitava davanti al viso e le sorrise brevemente. “ Oh, scusami Serah. ”

  “ Ancora preoccupata per quel sogno? ”

  “ Non proprio… ” disse piano per poi lasciar andare un fiacco sospiro. Si passò la mano libera fra i capelli, dietro il collo, massaggiando appena cercando di alleviare la tensione. Si sentiva stanca e indolenzita, il sogno le aveva lasciato una strana sensazione di agitazione e per tutta la giornata aveva avuto il presentimento che stesse per accadere qualcosa.

Ovviamente non era successo un bel niente, se non contava il fatto che una strana ragazzina aveva cercato di avviare una conversazione con lei più volte per tutto l’arco della giornata senza che lei la degnasse di attenzione. Come diavolo aveva detto di chiamarsi? Ah, chissenefrega.

Comunque tutta quella irrequietezza non aveva portato altro che ad un affaticamento esagerato e adesso si sentiva stanca e tesa come se avesse combattuto mostri per tutto il santo giorno. E sapeva benissimo come ci si sentisse al riguardo.

  “ Dai, non pensarci più Claire. Temo che sia inutile a questo punto. ”

Annuì in accordo con le parole di Serah che la guardava con gli occhi leggermente preoccupati e dispiaciuti. Poi avvertì le braccia minute della sorella avvolgersi attorno al suo mentre la sua espressione mutava in quella che lei definiva ‘la sua parte malvagia’. Sopracciglio alzato e sorrisetto malizioso. “ Che ne dici se ci prendiamo un gelato? Uno di quelli triplo cioccolato. ”

Sospirò. “ No Serah, lo sai come la pensa la mamma sul gelato prima di cena. ”

Ed ecco che l’espressione mutava ancora in uno ‘sguardo da cucciolo’ implorante. Occhi grandi e spalancati e labbra arricciate. “ Dai, per favore. Non lo saprà mai e ne hai davvero bisogno! ”

Si fermò e la guardò impassibile per qualche secondo. Oh, al diavolo! Lo sa benissimo che quello guardo annichilirebbe chiunque. Sorrise rassegnata. “ E va bene, ma lo dividiamo. Ciò significa dividere anche la colpa se veniamo scoperte e non come l’ultima volta, hai capito? ”

Serah iniziò a saltellare felice e la trascinò con forza alla fine della strada fino a raggiungere il solito chiosco proprio prima dell’inizio della spiaggia dove passavano spesso i pomeriggi. La cittadina in cui vivevano non era grande come una metropoli, ma era calda e accogliente, le persone gentili e sorridenti e vivevano a due passi dal mare esattamente come nella loro vita precedente. Bodhum. Claire ha sempre pensato che fosse come una sorta di segno del destino. Il piccolo bar era gestito da un signore anziano dagli occhi gentili e il sorriso allegro. Molte volte sua sorella riusciva a farsi regalare qualche extra grazie ai suoi occhioni azzurri come in quell’occasione dove un’aggiunta di panna era stata messa in cima alla pila già instabile di gelato. Hmph, sguardo da cucciolo.

L’uomo si soffermò sui di lei per qualche secondo di troppo prima di porgerle una coppetta di gelato alla fragola, piccola e discreta. Le sorrise dolcemente mentre lei accettava il dono imbarazzata. Claire non se n’era mai resa conto fino a quel momento ma qualcosa in quel vecchietto gentile le sembrava famigliare e si stupì del fatto che, sebbene fosse sempre stata Serah quella allegra e socievole con cui interagiva, lui avesse imparato che invece lei preferiva una piccola porzione. E che il suo gusto preferito fosse la fragola. Lo ringraziò con un cenno del capo e un sorriso timido e vide la sua espressione ammorbidirsi ancora di più.

Mentre uscivano si fissò un promemoria per ringraziarlo a dovere la prossima volta che sarebbero passate.

Camminarono per un po' sulla spiaggia gustandosi i loro dolcetti freddi e poi si sedettero nel loro posto preferito, una piccola collinetta che collegava il bagnasciuga ad un piccolo parco con scivoli ed altalene nascosto all’ombra della pineta. La recinzione di ferro era stata sradicata via in una tempesta tanti anni fa e da allora nessuno l’aveva più riparata lasciando così libero il passaggio. Serah corse a sedersi sull’altalena che aveva rivendicato come propria, tanto che con un pennarello ci aveva scritto sopra le sua iniziali, anche se adesso erano scolorite e si leggevano a malapena.

Claire restò immobile ad osservarla ed improvvisamente quel presentimento folle che l’aveva tormentata per tutta la giornata le si attorcigliò di nuovo nello stomaco.

Lo notò in quell’istante, un bimbetto con i capelli castani che giocava da solo in un angolo del campetto di ghiaia proprio dall’altra parte della piazzetta. La sensazione la colpì all'istante, un fulmine che le fece accelerare il battito cardiaco e spalancare gli occhi sbigottita, il fiato sospeso. Prima di riuscire a trattenersi lo raggiunse seguita dallo sguardo di sua sorella che rimase immobile al suo posto, confusa ma stranamente incuriosita.

Non aveva sentito la stessa sensazione?

Non aveva avvertito quello che stava provando lei?

Senza esitazione gli posò una mano sulla spalla e nel momento esatto in cui incontrò i suoi occhi blu lei seppe il suo nome.

  “ … Noel? ” la voce le tremò per l’emozione ma era sicura, lei lo sapeva, lo conosceva. Era uno di loro.

Lui la scrutò silenzioso per un istante ancora, la osservò fisso e vide quella scintilla attraversargli lo sguardo come una scarica elettrostatica. Allungò una mano esitante per sfiorarle i capelli, lei l’afferrò nella sua stringendogli le dita fredde poi Serah li affiancò incuriosita e Claire si ritrovò a sorridere mentre gli occhi blu di Noel si riempivano di lacrime silenziose.

Ed eccola lì, la scintilla che colpì entrambi simultaneamente. Sua sorella si lanciò su di lui stringendolo fra le braccia e iniziò a ridere felice quando lui pronunciò il suo nome fra singhiozzi disperati.

Rimasero così, il viso di Noel immerso nei riccioli rosati di Serah, il corpo tremante per il pianto non più trattenuto, la mano stretta nella sua. Non dissero niente, non c’era bisogno di parole.

Il primo pezzo del puzzle era stato ritrovato finalmente.

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Note : Salve a tutti, ecco qui un nuovo capitolo. Da qui in poi sarà un susseguirsi di flashback e incontri, sono le basi per la storia che ho sempre voluto raccontare su di loro. Se avrete voglia di segnalarmi il vostro passaggio mi farebbe felice, alla prossima :)




 

 

   
 
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