Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    24/03/2021    1 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
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Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
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Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
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Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Echoes venne evocato nella sua quarta forma, e attivò il suo potere principale: la gravità. Se non l’avesse fatto, se non avesse aumentato di un bel po’ di volte sul corpo di Josuke, lui si sarebbe messo a distruggere tutto ciò che gli stava attorno, perso nella furia cieca com’era ora.

Tutti i presenti- tranne ovviamente Minerva- credevano davvero che quella tremenda parte del carattere di Josuke se ne fosse andata col tempo, per scoprire che invece non aveva fatto altro che peggiorare.

Una volta letto quel fogliettino che aveva trovato per terra al posto della figlia, i suoi capelli scattarono in alto, e nei suoi occhi la ragione sparì per lasciare spazio all’ira più profonda e animalesca. Alle sue spalle, Crazy Diamond brillava di una luce non più rosa ma quasi rosso fuoco, e tutti sapevano che, senza l’intervento di Koichi  e del suo stand, sarebbe finito in tragedia.

“Meglio?” gli borbottò Jotaro, dandogli un colpetto sulla spalla con la punta dello stivale. Josuke grugnì, mezza faccia schiacciata contro i sanpietrini e incapace di rialzarsi in piedi a causa di Echoes che fluttuava sopra di lui. Riuscì in qualche modo a borbottare un sì, anche se poco convinto.

Era ovvio che non andasse meglio. Avevano rapito sua figlia.

“Non è il momento di lasciarsi andare alla rabbia così, Josuke.” gli rinfacciò Okuyasu, meritandosi un sorriso da Minerva. “Ti ha spaventata?” chiese alla donna. Lei alzò le spalle fingendo disinteresse, ma era ovvio che, almeno, ci fosse rimasta male per quello strano scatto d’ira animalesca.

Okuyasu rivolse un sorriso alla donna labassese, quasi a ridere in faccia a Josuke, e Josuke sentì un vuoto in fondo allo stomaco.

Avrebbe voluto vomitare a vedere quella scena. Avrebbe voluto sputare tutta la sua bile acida contro la faccia di Okuyasu, che rideva della disperazione di Josuke e ci stava provando con un’altra davanti a lui, in quel preciso momento.

La rabbia per quella constatazione- che Okuyasu si stava allontanando con lui però non riuscì a farsi troppo strada nella sua mente, annebbiata da un unico pensiero: trovare Shizuka.

“Il biglietto dice di trovarsi alle scuole. Non è una buona notizia.”

“Perchè?”

“Faranno del male a Shizu?” interruppe Josuke, ma l’unica a rispondere e a sembrare interessarsi a quella domanda fu Minerva, che scrollò le spalle. “Non credo. L’hanno portata nella scuola per quel motivo- la sicurezza. Se l’hanno definita regalo forse è per qualche sua abilità che vogliono usare.”

“Forse le Onde Concentriche.” disse solenne Jotaro. 

Minerva aprì le braccia, e alle sue spalle un luminoso stand bianco e dorato apparve. Aveva al posto della testa un elmo corinzio d’oro e di pregiata fattura, e sotto ad esso solo luce. Una leggera armatura a scaglie anch’essa d’oro, un lungo mantello bianco lucente e una sola mano, dato che l’altro braccio era una lancia.

La mano dello stand andò al suo petto, dove due occhi si trovavano, e dagli occhi partì un ologramma che si posò tra le mani aperte di Minerva.

“Il mio Pallas Athena mi permette di creare illusioni ottiche, ologrammi e mappe dettagliate. Questo è il complesso scolastico di La Bassa.”

L’ologramma tra le sue dita era una struttura complessa, lunga e tutta unita e divisa in più sezioni, come un grosso lombrico di pietra.

Nel mezzo vi si trovava un parco- probabilmente per le lezioni di educazione fisica- e così anche tutto attorno. Vi erano altre strutture al fianco, più piccole. Una di foggia molto moderna e un tetto di vetro, e poi diversi campi di vari sport. In un angolo, un grosso parcheggio.

Tutt’attorno, un enorme recinto di metallo e un fossato pieno d’acqua.

“Il complesso è stato costruito nel 2014, e comprende tutti i gradi d’istruzione, dall’asilo nido fino alle università, e comprende anche le palestre e i luoghi di attività fisica. È stato costruito apposta perchè i più giovani e deboli non potessero venire attaccati dai vampiri. Anche la casa di riposo e i circoli per anziani sono costruiti nello stesso modo.”

“Dunque il complesso scolastico è il luogo più sicuro di La Bassa?”

Minerva annuì alla domanda di Koichi. “E perchè proprio nel luogo più sicuro? Non sarebbe stato meglio per loro se ci avessero affrontato in un luogo in cui non avremmo potuto proteggerci dai vampiri?” continuò Koichi. Lo sguardo di Minerva si fece più cupo.

“Purtroppo, il polo scolastico è famoso per essere la loro sede lavorativa principale, nonché il luogo in cui coltivano i prossimi componenti della Banda, insegnano loro a usare gli stand e le Onde Concentriche. Ci vogliono lì perchè saremo in netto svantaggio numerico e in un territorio completamente ostile, in loro completa balia.”

Josuke, con un gesto della mano stizzito, fece svanire il miraggio tra le mani di Minerva. Nei suoi occhi c’era rabbia, determinazione e disperazione.

“Ho sconfitto serial killer, divinità e le forze della natura, non mi spaventano certo un branco di bambinetti. Portami da mia figlia.”

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Come detto da Minerva, il complesso era protetto da un cancello altissimo in puro metallo, e dietro di esso, alla porta principale, c’era un uomo sulla sessantina che leggeva il giornale e beveva il caffè, seduto nella sua cabina personale.

Alla vista di Minerva il suo sguardo si dilatò, e una vaga nota di divertimento si fece strada sul suo viso peloso. Aprì il cancelletto, e lasciò passare i Joestar.

“Buon divertimento, Minerva, e anche tutti voi.” disse lui, con il tono più calmo del mondo. Notando però gli sguardi degli altri che la accompagnavano, si sentì in dovere di continuare a parlare. “Non preoccupatevi, la Banda ha come regola di non spargere sangue davanti ai bambini.”

Peccato ci siano altri modi per uccidere che non involve spargere sangue, era ciò che non aveva detto il portiere. Non aveva bisogno di dirlo. Tornò a bere il caffè, ignorando il destino crudele verso il quale il gruppo si stava avviando.

Alle finestre, Josuke controllava se poteva vedere sua figlia, se forse era in una di quelle stanze, ma tutti i visi che vedeva- bambini, ragazzi di ogni età- erano sconosciute. Sentiva il cuore tremargli, le gambe rigide in una via di mezzo tra il voler correre e il cedere e farlo capitombolare a terra allo stesso momento. 

Quando varcarono l’ingresso della scuola, la grossa scrivania dotata di svariati schermi della preside iniziò a suonare.

Quella non era una scrivania normale, infatti- era lo stand della donna, Men at Work, che le permetteva di sapere qualsiasi movimento in un’area specifica, nel suo caso il complesso scolastico, anche se si trovava nell’area opposta della scuola, in un abbaino che fungeva da aula insegnanti e ufficio della preside.

“Sono arrivati all’entrata est, come sospettavi.” disse la preside, indicando lo schermo principale. E sullo schermo comparve il gruppo, due donne e quattro uomini, fermi e all’erta. Zarathustra annuì, senza nessuna espressione come al solito. Ludovico era al suo fianco, alle spalle della preside, e al cenno di Zarathustra inviò il segnale al cercapersone dei gruppi che il Boss aveva designato per attaccarli.

“Ora inizia la fase due.” continuò Zarathustra, indicando la mappa luminosa intarsiata nella scrivania-stand i vari sentieri che i gruppi avrebbero compiuto. “Sono sei, due per ogni gruppo. Prenderanno tre direzioni diverse, ma si dirigeranno tutti alle palestre, dove li finiremo lontani dagli studenti.”

“Senza spargimenti di sangue e non nella scuola, come da accordo.” concluse Ludovico, facendo sorridere la preside. 

“Come d’accordo.”

La preside avrebbe preferito che questo combattimento si svolgesse lontano dai suoi studenti, ma non poteva opporsi- del resto, se quella scuola esisteva e se lei era la preside, lo doveva tutto alla Banda e al suo capo e fondatrice, Zarathustra Bennutti.

Zarathustra tirò fuori dalla tasca del suo giacchetto bianco e nero a spine un becher sigillato pieno di polvere blu. “Gli studenti di chimica hanno fatto un lavoro veloce e preciso. Si meritano una lode.”

Con un altro cenno della testa del Boss, Black&White di Ludovico si aprì ancora sotto ai loro piedi. “Andiamo a preparare la palestra, se non le dispiace. Sa, ormai è iniziato il conto alla rovescia. Arrivederci.” le sorrise il sempre gentile ed educato Ludovico.

Il capo e il vice della Banda sparirono ancora nello stand, mentre la preside si preparava a controllare la situazione.

Lanciò il comunicato a ogni classe di prepararsi. Le porte e verande della scuola erano rinforzate in caso di attacco zombie o vampiro, fossero essi dotati di stand o semplici mostri mangia-persone. Ma, nel caso, la preside poteva chiudere a chiave ogni classe con il suo Men at Work, ed era questo quello che fece. 

Tranne per la classe Forte nell’ala rossa, designata alle scuole superiori. Si chiamava forte non per niente.

Controllò con precisione ed ansia che non ci fosse nessuno ad aggirarsi per i corridoi, se non i guerrieri della Banda e i Joestar.

Dagli schermi, vide il gruppo dei Joestar discutere, indicarsi, e infine dividersi in tre gruppi da due, come Zarathustra aveva preannunciato.

Il piano della Banda era iniziato.

   
 
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