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Autore: Star_Rover    25/03/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Come sempre ringrazio i cari lettori che non si sono ancora stancati di questa storia. Spero che la vicenda possa continuare a intrattenervi e interessarvi.
Un ringraziamento speciale ai gentili recensori.
 
12. Blackout
 

Dopo gli ultimi avvenimenti anche Charles era stato costretto a nascondersi, aveva abbandonato la sua villa nell’elegante quartiere di Rathgar e si era rintanato in un rifugio sicuro. Nell’area di Dublino il G2 aveva arrestato un gran numero di militanti e collaboratori con un preoccupante aumento di controlli e retate.  
Le leggi approvate autorizzavano l’arresto e l’internamento di chiunque potesse essere considerato un pericolo per la sicurezza dello Stato. Ovviamente i repubblicani erano i primi della lista.
Il capitano Maguire avvertì un’intensa sensazione di nausea e disgusto, quella di certo non era la Repubblica a cui aspiravano i grandi patrioti. Lo spettro dell’Inghilterra sembrava ancora risiedere al comando della Nazione.
Il comandante si guardò intorno notando soltanto lo squallore di una fredda stanza buia e polverosa. Aveva rinunciato a tutto per quella guerra, ma in fondo ciò non aveva importanza. Finché poteva contare sul supporto dei suoi valorosi compagni non aveva bisogno di nient’altro.
Inevitabilmente ripensò a Declan, in tutto quel tempo non aveva mai smesso di preoccuparsi per lui.
Si era pentito per aver preteso tanto da quel giovane, avrebbe dovuto proteggerlo e non coinvolgerlo in quella pericolosa faccenda. Aveva ammirato la fedeltà che egli aveva dimostrato nei suoi confronti, sapeva che il ragazzo aveva accettato quell’incarico soltanto per non deluderlo.
Ricordava bene le sue parole: voglio soltanto continuare a combattere al tuo fianco.
Quell’affermazione l’aveva davvero colpito, era la prova che Declan vedeva sempre in lui un punto di riferimento e che il loro rapporto era davvero intenso e sincero. Non sarebbe stata quella guerra a rovinare un legame così intimo e profondo…almeno così voleva sperare.
O’ Riley era stato disposto a scendere a compromessi con la sua morale per servire l’IRA, e questo era stato un atto davvero lodevole. In quel momento Maguire si era reso conto di non avere più a che fare con una recluta irrequieta, ma con un soldato determinato a compiere il suo dovere.
Il comandante non aveva mai dubitato della volontà e del coraggio del suo sottoposto, il quale più volte aveva dimostrato di essere pronto a tutto per il bene della Patria.
Charles si abbandonò ai ricordi, nella sua mente rivisse il momento del loro primo incontro.
 
A quel tempo Maguire aveva da poco assunto un ruolo di comando nella Dublin Brigade. Era stato onorato di ricoprire quell’incarico e come giovane ufficiale era pronto a dimostrare il suo valore.   
Tra i suoi compiti come caposquadra c’era anche quello di valutare le nuove reclute, così una sera si era ritrovato a ricevere Declan nel suo studio.
Charles si era portato la sigaretta alle labbra ed espirando una nuvola di fumo si era avvicinato al ragazzo, il quale era rimasto seduto al centro della stanza, immobile come una statua.
«Dunque…per quale motivo vorresti unirti all’IRA?» aveva iniziato il comandante.
Declan aveva risposto prontamente con estrema convinzione.
«Per combattere contro le ingiustizie e liberare l’Irlanda dall’oppressione britannica»
Maguire aveva scosso la testa.
«Sei stato ben indottrinato dai discorsi del Sinn Féin…la gente parla, ma quando è il momento di agire sono in pochi a dimostrare di essere davvero disposti a cambiare le cose. Dico bene?»
Il ragazzo aveva annuito d’istinto, inizialmente si era mostrato intimido dalla figura autoritaria dell’ufficiale. Charles l’aveva squadrato dalla testa ai piedi con uno sguardo attento e indagatore. Aveva notato il suo aspetto trasandato, il giovane indossava abiti sgualciti e una giacca rattoppata. I capelli castani, quasi rossicci, erano arruffati sotto al berretto. Sul suo volto pallido e scarno erano evidenti i segni dalla fame e dalla fatica.
«Tu non sembri uno di quegli studenti annoiati che vengono qui solo per provare il brivido di stringere una pistola» aveva constatato con un sospiro di sollievo.
«Sono un operaio del Liberties»
«Oh, un figlio del popolo» aveva commentato Maguire.
O’ Riley aveva replicato: «non sono comunista»
«Allora sei un vero repubblicano, democratico e socialista»
«La lotta tra partiti non mi interessa. Voglio solo combattere per la Libertà della mia Patria»
Il comandante non si era stupito per quella risposta.
«Capisco. Immagino che tu abbia qualcuno all’interno dell’IRA…un fratello?» aveva ipotizzato.
«No, i miei fratelli non sono coinvolti. Mio padre ha combattuto contro gli inglesi, ma dopo il Trattato ha abbandonato gli ambienti repubblicani. Non ha mai parlato del suo passato, di certo non approverebbe la mia decisione di volermi unire all’IRA»
«Be’, tuo padre sa cosa significa essere un soldato dell’IRA, se non vuole questo per te è perché desidera proteggerti. Sei davvero sicuro di voler prendere questa decisione?»
O’ Riley non aveva esitato prima di rispondere: «sì signore»
«Tutto questo non è un gioco. Per prendere parte a questa battaglia bisogna essere disposti ad uccidere, e se necessario anche a morire»
«Ne sono consapevole»
«L’IRA ha bisogno di veri soldati e non di ragazzini infervorati da vani ideali»
«Lo so signore, se non fossi realmente determinato a lottare per la Causa non sarei qui»
L’ufficiale aveva riflettuto qualche istante, aveva guardato quel giovane negli occhi, nelle sue iridi smeraldo aveva riconosciuto una luce di speranza per la Patria.
Così alla fine aveva deciso di concedergli una possibilità e di metterlo alla prova nella sua squadra.
Declan aveva manifestato il suo entusiasmo con un sincero sorriso.
«La ringrazio per questa opportunità…non la deluderò, promesso!»
Charles non aveva avuto alcun dubbio a riguardo.
 
Maguire si riprese da quei pensieri tornando alla realtà. Entro poche ore Declan avrebbe ricevuto il suo messaggio, la consapevolezza che a breve avrebbe potuto rivedere il suo compagno lo rassicurò.
Non aveva voluto rivelare nulla a riguardo di quell’incontro, preferiva parlare con l’amico di persona. Aveva buone notizie per lui, di certo sarebbe stato lieto di sapere che presto avrebbe potuto liberarsi da quell’ingrato incarico.
 
***
 
Declan voltò lo sguardo verso il corridoio, la porta della stanza del tenente Schneider era rimasta chiusa. Quella sera il tedesco si era ritirato senza tormentarlo con le sue solite domande.
O’ Riley pensò che fosse meglio così, almeno quella volta non avrebbe dovuto sopportare altri discorsi riguardanti quella pericolosa alleanza.
Sapeva che lo scopo dell’agente segreto era soltanto quello di captare informazioni per l’Abwher, ma egli era sembrato davvero interessato alla storia e alle dinamiche dell’IRA. Non aveva mai percepito falsità nelle sue parole, persino i suoi commenti di stima e rispetto per i militanti gli erano parsi sinceri.
Declan scosse la testa, si sentì un idiota, era ovvio che una spia fosse in grado di fingere e mentire senza destare alcun sospetto. D’altra parte Schneider aveva già ottenuto la protezione dell’IRA, e lui era soltanto un soldato, dunque non aveva alcuna necessità di mostrarsi così accondiscendente nei suoi confronti.
Il giovane si trovò tormentato da questi dubbi.
Inevitabilmente ricordò i sogni della notte precedente, le parole del tenente avevano avuto il loro effetto, questo non poteva negarlo. Probabilmente si era lasciato suggestionare da quei discorsi, le proiezioni della sua mente però avevano riportato alla luce timori e preoccupazioni che erano rimaste nel profondo del suo animo.
Una parte di sé avrebbe voluto credere che la Germania potesse essere davvero una speranza per l’IRA, ma allo stesso tempo temeva che quegli accordi avrebbero potuto tramutarsi in una terribile condanna per la Repubblica.
Quei pensieri divennero sempre più opprimenti, il giovane fu costretto a rassegnarsi. In ogni caso non sarebbe stato lui a decidere il destino dell’Irlanda. Se i suoi superiori avessero ritenuto opportuno allearsi con la Germania egli non avrebbe potuto impedirlo. Tutto ciò che poteva fare era restare fedele a se stesso e continuare a combattere per la sua Nazione, con o senza i tedeschi.
Declan tornò a fissare la porta chiusa provando una strana sensazione, un misto di inquietudine e solitudine. 
 
***
 
Schneider si sdraiò sul materasso e poggiò la testa sul cuscino, avrebbe dovuto approfittare di quelle ore di riposo, ma pensieri e preoccupazioni gli impedirono di abbandonarsi a un sonno ristoratore.
Stava iniziando a mal sopportare quella sorta di prigionia, di certo non aveva intenzione di trascorrere il suo tempo a Dublino come ostaggio dell’IRA. Poteva comprendere le ragioni per cui il capitano Maguire avesse deciso di prendere i dovuti provvedimenti, ma quell’attesa stava cominciando a insospettirlo.
Hans sapeva di non avere scelta, dimostrare di non fidarsi dell’IRA era soltanto il modo più stupido per fallire nella sua missione.
In quella situazione gli irlandesi avevano il coltello dalla parte del manico, non poteva fare nulla a riguardo.
Il giovane si rigirò nelle coperte, per un pilota non avere il controllo della situazione era decisamente frustrante.
Il tenente ripensò alle regole che l’Hauptmann Seidel gli aveva rigidamente ricordato prima della sua partenza. In particolare si soffermò sulla prima: non poteva fidarsi di nessuno.
Da quando aveva raggiunto il territorio irlandese si era affidato soltanto ai contatti dell’Abwehr, e anche in caso di emergenza si era sempre attenuto ai piani. L’unico imprevisto era stato Declan.
Razionalmente non avrebbe dovuto fidarsi di lui, eppure non l’aveva mai considerato come una possibile minaccia. O’ Riley aveva dimostrato in più occasioni di essere un soldato onesto e leale, Schneider non aveva motivi per dubitare di lui: quel militante era il suo unico alleato.
 
***
 
La visita del messaggero dell’IRA era stata simile all’apparizione di uno spettro. Hans aveva avvertito dei rumori sospetti nel mezzo della notte, immediatamente si era allarmato ed era corso ad avvertire il suo compagno.
Quando era giunto nell’altra stanza aveva trovato Declan già in allerta, l’intruso aveva lasciato scivolare un foglio sotto alla porta, poi si era dileguato scendendo rapidamente le scale. Schneider si era affacciato alla finestra, ma era riuscito a scorgere soltanto un’ombra.
 
Il tenente ripensò all’accaduto, era successo tutto così in fretta che senza la prova del messaggio avrebbe creduto di aver sognato ogni cosa. Quell’incursione notturna si era rivelata essere un falso allarme, ma almeno aveva avuto la prova che in caso di pericolo sia lui sia il suo compagno avrebbero saputo agire per tempo.   
Schneider era immerso in questi pensieri quando Declan ricomparve in salotto manifestando una certa agitazione.
«Hai ricevuto nuovi ordini?» domandò l’ufficiale riferendosi alla lettera.
L’irlandese rispose con tono serio: «il capitano Maguire vuole vederti»
Hans fu lieto di sentire quelle parole.
«Bene, quando avverrà l’incontro?»
«Questa notte, il punto di ritrovo è il rifugio del comandante»
Schneider provò un brivido di eccitazione all’idea di poter finalmente uscire da quelle mura.
«Immagino di non poter avere altre informazioni…»
«Per il momento no»
Hans aveva facilmente previsto la risposta, anche quella volta doveva sottostare al volere dell’IRA, ma la cosa non parve preoccuparlo. Presto avrebbe potuto confrontarsi con il capitano Maguire a riguardo di quegli accordi come era previsto dai piani dell’Abwehr, questo era l’importante.
 
Declan si preparò per quella missione con insolita esitazione. Era sempre tormentato da dubbi e incertezze.
Fino a quel momento aveva agito soltanto per senso del dovere, ma ormai non poteva più ignorare la verità, quella faccenda lo stava coinvolgendo sempre di più. Aveva iniziato a mettere in discussione la sua integrità, tutto questo a causa di un tedesco. Era perseguitato dai sensi di colpa, in qualche modo sentiva di aver tradito se stesso accettando quelle condizioni. La sua fedeltà nei confronti degli ideali repubblicani non era mai vacillata, ma a questa si era aggiunta una nuova e pericolosa consapevolezza.
O’ Riley prese un profondo respiro, il suo unico ruolo in quella vicenda era rispettare la volontà dell’IRA. Il giovane strinse la pistola tra le dita, il suo dovere era proteggere il tenente Schneider, e anche quella volta come un buon soldato avrebbe eseguito gli ordini.
 
***
 
Declan scese silenziosamente le scale, Hans lo seguì come un’ombra. L’irlandese raggiunse la porta sul retro dell’edificio e con un gesto quasi impercettibile fece scattare la serratura. L’unico rumore che si udì fu lo stridio dei vecchi cardini.  
I due sgusciarono fuori dall’abitazione preoccupandosi di non lasciare alcun segno del loro passaggio.
O’ Riley attraversò il giardino abbandonato cercando di farsi spazio tra rovi ed erbacce. Il tenente riuscì appena a riconoscere la sagoma del suo compagno che avanzava nel buio. Anch’egli arrancò tra le sterpaglie, non poteva vedere nemmeno dove metteva i piedi, si fermò appena in tempo per evitare di cadere in un cespuglio spinoso.
Declan si arrampicò sulle sbarre metalliche e con agilità scavalcò il cancello. Il tedesco lo imitò con gesti più lenti e incerti, dopo la sua ultima esperienza preferì procedere con cautela.
Con un salto si ritrovò sul lato opposto, la strada era avvolta dall’oscurità e dal silenzio.
O’ Riley non perse tempo e riprese immediatamente il cammino. Il tenente inizialmente si sforzò di ricordare il percorso, ma ben presto perse l’orientamento in quel groviglio di strade apparentemente tutte uguali tra loro.
Hans notò che il suo compagno sapeva come muoversi nella notte, di certo conosceva bene la città e i suoi segreti.
 
L’Irlanda aveva dichiarato lo stato di Emergenza, da poche settimane era entrato in vigore l’obbligo di blackout. In realtà non si trattava di un vero e proprio oscuramento, le regole comprendevano restrizioni e limitazioni. Dopo il tramonto Dublino non restava abbandonata al buio totale come le città europee e britanniche, le strade erano scarsamente illuminate, i mezzi circolanti erano autorizzati ad utilizzare unicamente le luci esterne, ovunque le finestre erano coperte da tende oscuranti.
In quel caso Hans fu grato alle leggi del Governo irlandese, la scarsa visibilità giocava a suo favore. Doveva però considerare anche i lati negativi. Nella capitale non era previsto alcun coprifuoco, questo doveva aver portato ad un aumento dei controlli, di certo la polizia aveva intensificato la vigilanza. 
Schneider rifletté sulla situazione, accelerò il passo e si affiancò al suo compagno per interrogarlo.  
«Per quale motivo uno Stato neutrale ha bisogno di un blackout
«Sono soltanto misure di precauzione»
«Vi state preparando alla guerra?»
Declan sospirò: «è colpa degli inglesi, sono loro ad alimentare questa paranoia con la propaganda unionista»
Hans scosse la testa con disapprovazione, l’Abwehr gli aveva mostrato alcuni di quei manifesti in cui i soldati tedeschi erano rappresentati come barbari invasori.
«Se può rassicurarti molti irlandesi non credono agli inglesi»
Hans si sorprese per quella risposta, seppur indirettamente Declan aveva dimostrato solidarietà nei confronti dei tedeschi. 
 
Si stavano allontanando dall’area costiera, ma con il vento che soffiava da est potevano avvertire ancora l’aria di mare.
La stradina che avevano imboccato conduceva ad un giardino circondato da alte mura in pietra, il cancello in ferro battuto era aperto. I due passarono sotto ad un arco ogivale sormontato da una solida struttura triangolare. Hans alzò lo sguardo, una scritta in latino era stata incisa su una targa ormai illeggibile.
Il giovane seguì il perimetro restando rasente alle mura, il sentiero proseguiva nell’oscurità. Al chiarore di luna riconobbe le rovine di una vecchia chiesa. Il tetto era crollato, restava lo scheletro di un modesto campanile, le enormi finestre sulle pareti laterali erano sbarrate da grate arrugginite, la facciata principale era l’unico elemento rimasto completamente intatto.
L’intera costruzione in pietra era avvolta da edere e rampicanti. A lato della chiesa si trovava un antico cimitero, dal terreno spuntavano decine lapidi storte ed erose dal tempo.
Hans fu scosso da un brivido di freddo, quel macabro scenario gli riportò alla mente ambientazioni gotiche e storie di fantasmi.
O’ Riley girò intorno all’edificio e si inoltrò nel camposanto. Il tedesco si guardò intorno con circospezione, non era solo quell’atmosfera suggestiva a inquietarlo. Doveva sempre mantenere alta la guardia, anche se quel luogo sembrava del tutto deserto e abbandonato.
Declan proseguì senza alcun indugio, a metà strada si fermò per aspettare il suo compagno. Hans si avvicinò all’irlandese acquattandosi dietro ad una gelida lapide.
«Dovevamo per forza attraversare un cimitero?»
«Questo è il percorso più breve e sicuro» rispose l’altro in modo pragmatico.
Schneider non poté ribattere, il suo compagno era già sgusciato via nell’oscurità.
 
Il tenente si aggrappò all’estremità del muretto e con una spinta superò anche quell’ostacolo. Per quanto fosse più rischioso fu lieto di tornare per le vie della città.
Hans si accorse che si stavano avvicinando al centro, i vicoli tortuosi si alternavano a strade più ampie, mentre le villette in mattoni circondate dal verde erano state sostituite da palazzi a più piani accostati uno all’altro. I locali avevano chiuso da tempo, i cittadini riposavano nella quiete della notte. Tutto era avvolto dal buio e dal silenzio.
Schneider continuò a seguire Declan muovendo cautamente ogni passo.
O’ Riley si soffermò ad un angolo, si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse alcun pericolo, poi riprese ad avanzare. Stava per uscire allo scoperto, ma all’improvviso fu fermato dal suo compagno. Hans l’afferrò prontamente per un braccio e lo bloccò all’interno del vicolo.
L’irlandese non comprese il motivo del suo gesto, era sul punto di protestare, ma Schneider lo incitò al silenzio. Seppur contrariato fu costretto ad obbedire.
Il tenente rafforzò la presa trattenendo O’ Riley al suo fianco. Entrambi si rannicchiarono contro al muro, uno accanto all’altro.
Declan sussultò percependo la vicinanza del tedesco, poté avvertire il calore emanato dal suo corpo e il ritmo del suo respiro. Egli si voltò leggermente ritrovandosi con il suo viso a pochi centimetri di distanza. Hans era in allerta con i nervi tesi e i muscoli contratti, il suo sguardo era fisso sul fondo della strada.
O’ Riley notò le sue iridi celesti brillare nel buio.
Il giovane si domandò cosa avesse avvertito il suo compagno e pensò a come avrebbe potuto agire, ma non avendo modo di prevedere la situazione non fu in grado di prendere alcuna decisione. Strinse la pistola tra le dita, preparandosi ad ogni evenienza.
Declan si accorse di star tremando, per un soldato esperto come lui non doveva essere difficile mantenere il sangue freddo in situazioni del genere, evidentemente la causa di quel nervosismo non era l’imminente pericolo.
Ad un tratto il rombo di un motore irruppe nella quiete notturna. Comparvero le luci dei fari, poco dopo un’automobile della Garda svoltò l’angolo. Il veicolo di pattuglia si avvicinò lentamente.
Declan trattenne il respiro, istintivamente si appiattì contro alla parete, stringendosi ancor più al tenente.
La Ford nera si fermò in mezzo alla strada, dalla sua postazione O’ Riley poté intravedere le sagome dei due poliziotti. Quegli istanti sembrarono durare all’infinito.
L’auto ripartì, avanzò a passo d’uomo accanto al marciapiede, superò il loro nascondiglio, e infine si allontanò per svanire oltre all’incrocio.
Il silenzio tornò a regnare nelle vie deserte.
I due restarono immobili ancora per qualche istante, poi Schneider mollò la presa e si distaccò dal suo compagno.
Declan, ancora scosso dall’accaduto, si poggiò al muro per rialzarsi. Gli mancava l’aria, il cuore sembrava esplodere nel suo petto.
«Avanti, dobbiamo andare!»
La voce di Hans lo riportò alla realtà. Il giovane si fece forza e tornò focalizzato sul suo obiettivo. Per fortuna non mancava ancora molto alla meta. I due ripresero la loro corsa, attraversarono la strada e scomparvero nuovamente nell’oscurità.
   
 
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