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Autore: ballerina 89    26/03/2021    2 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico 
Capitolo 6

 

Passarono un paio di settimane da quella famosa cena e per tutti i quindici giorni mi comportai da figlia modello, non che non lo fossi già, lo ero a parte l’argomento “fidanzato”, ma mi concentrai a risultare ancora più volenterosa e ubbidiente del solito. Ogni mattina mi alzavo presto per aiutare mia madre a sistemare casa, andavo a fare la spesa e quando tornavo l’aiutavo in tavola. Il pomeriggio lo dedicavo in parte al riposo e allo svago e in parte ai compiti per le vacanze che nella mia vecchia scuola mi erano stati assegnati. Cercai di battibeccare il meno possibile, cosa che mi risulto abbastanza facile ma la cosa decisamente più complicata fu diminuire le mie uscite con Killian. Da quando ero stata dimessa dall’ospedale, a parte il piccolo periodo in cui avevamo perso con lui i rapporti, mi ero abituata a vederlo quotidianamente ma ora, tra i miei che mi controllavano con più insistenza e lui che aveva preso ad allenarsi, le cose erano un tantino cambiate e non riuscivamo più a vederci con la stessa frequenza di prima. Ci vedevamo nel weekend, per una passeggiata o una cena, poi subito a casa. I suoi allenamenti lo tenevano super impegnato e io anche se morivo dalla voglia di vederlo non potevo di certo reclamarlo più di quanto possibile. Furono due settimane davvero difficili, sopratutto la seconda ma poi una piccola gioia mi aiutò a non pensare tanto alla mancanza del mio lui. Cosa successe? Beh.... una cosa che non mi aspettavo di certo. Non solo i miei genitori mi avevano dato il permesso di poter rimanere a vivere a New York ma avevano anche deciso con mia gran sorpresa di restare a vivere qui anche loro. Avevano comprato la casa in cui stavamo alloggiando già da un po’, amavo quella casa ed entrambi avevano chiesto il trasferimento dai loro rispettivi lavori. Pur essendo al settimo cielo però la mia prima reazione non fu affatto quella che si aspettavano. Non appena mi comunicarono la notizia non dissi nulla, rimasi ferma a riflettere su quanto detto dopodiche esternai loro le mie perplessità. Ero convinta che avessero deciso di trasferirsi anche loro solo per controllarmi, perché non si fidavano di Killian e avevano paura che io potessi mettermi in guai seri  senza la loro supervisione e nonostante loro mi diedero la loro parola che non fosse così, solo in parte magari come naturale che sia, io per i primi due giorni rimasi convinta della mia teoria e offesa dal loro non fidarsi di me non gli rivolsi la parola. Solamente dopo aver smaltito la rabbia e standomene in camera mia immersa nei miei pensieri ragionai sulla situazione e vidi la cosa da un’altra prospettiva. Per cinque anni della mia vita, quelli più duri per una ragazza, i miei genitori non erano stati fisicamente presenti: si erano persi tutto del mio crescere... non hanno mai avuto la possibilità di consolarmi o abbracciarmi quando ero triste, festeggiare  una vittoria ottenuta.... niente. Non per questo però sono stati cattivi  genitori con me, anzi.... sono stati comunque presenti a modo loro ma nonostante la presenza erano pur sempre distanti. Il loro trasferirsi a New York in fondo non era poi così un cattivo piano, a parte il fattore Killian la loro vicinanza gli avrebbe dato modo di potermi vivere a tutti gli effetti e diventare finalmente una famiglia normale come avevano sempre desiderato. Anche a me questa cosa avrebbe giocato dei benefici però! Mi erano mancati terribilmente in tutti quegli anni, se ripenso ai pianti dovuti alla nostalgia durante il mio primo anno fuori casa ancora mi si stringe il cuore. Questo loro voler restare in fondo, pensandoci bene, non era era affatto un male anzi... avrei potuto finalmente vivermeli come avevo sempre voluto, anche se questo avrebbe portato con se anche l’aspetto “negativo” di vivere con i propri genitori: regole, coprifuoco e chi più ne ha ne metta. Nel pensare a queste cose sorrisi e pentita del mio comportamento corsi da loro a chiedere scusa e a gioire insieme per l’inizio di quella nuova avventura. Chiamai Killian subito dopo per comunicargli la lieta notizia e lui fu entusiasta della cosa, avremmo potuto goderci la nostra relazione senza preoccuparci della distanza, cosa che anche se non lo dava a vedere lo spaventava e ad essere onesti spaventava anche me.  Avremmo potuto continuare a vederci tutti i giorni, avrei continuato ad andare a vederlo allenarsi e ancora più importante sarei stata accanto a lui nel vederlo realizzare il suo sogno. Tutto sembrava una favola ma prima di poter prendere con mano quella nuova  piacevole realtà e vivere finalmente la nostra storia senza la pura di doverci dividere, dovevamo affrontare ancorra un altro piccolo ostacolo. Avevamo smesso di vederci per via dei suoi allenamenti e del mio protestare verso i miei genitori ma ora che la mia protesta era finita vi era un altro motivo che mi impediva di poter andare da lui: il trasloco.... i miei mi avevano appena avvisata della decisione presa è vero ma loro erano consapevoli della cosa già da un bel po e si erano già portati avanti sia in questioni burocratiche che in fatto di trasloco. Casa era stata letteralmente invasa da scatoloni su scatoloni, non si poteva camminare per quanta roba ci fosse in giro e di conseguenza ero costretta a dare una mano o prima o poi qualcuno inciampando si sarebbe rotto l’osso del collo. Ero una ragazza molto ordinata,  odiavo il disordine ma dovermi mettere a sistemare mentre Killian era dall’altra parte della città  mi disturbava alquanto. Non facevo altro che pensare a lui e immaginare cosa stesse facendo in quel preciso istante ma la risposta la conoscevo già da me... si stava allenando.   “Potrei essere lì con lui a dargli sostegno e invece sono qui... sommersa da scatoloni” esclamavo di tanto in tanto sbuffando qua e la, non riuscivo a capacitarmi  ma poi pensai ad una cosa: durante le mie preparazioni gara non ho mai voluto nessuno ad assistere ai miei allenamenti, ero fermamente convinta che portassero solamente a distrazioni inutili: perché per lui avrebbe dovuto essere diverso? Lo conoscevo bene, ero già stata in passato in palestra da lui e in quelle occasioni non aveva fatto altro che distrarsi per guardarmi o mandarmi baci da lontano. Se mi fossi presentata ai suoi allenamenti pregara lo avrei solamente distratto quindi giunsi alla conclusione che forse  non era poi un male che avessi delle commissioni da sbrigare e che forse quella breve lontananza avrebbe portato, in capo sportivo, risultati soddisfacenti. Continuammo comunque a sentirci ogni giorno telefonicamente o tramite video chat ma il nostro vero incontro, in carne ed ossa, ci fu solamente il giorno della tanto attesa gara. Sapeva che sarei andata, glielo avevo promesso, ma preferii, nonostante lui me lo avesse chiesto più volte, rimanere sugli spalti fino a fine competizione onde evitare distrazioni inutili. Andare a trovarlo negli spogliatoi o vederci fuori prima dell’incontro lo avrebbe portato, vista anche la distanza di quel periodo, a dedicarsi solamente a me piuttosto che concentrarsi sull’obiettivo della giornata. Non volevo assolutamente che perdesse di vista ciò che si era prefissato, perciò rimasi al mio posto accanto alle mie amiche che mi avevano accompagnata. Mi permisi solo di mandargli un messaggio: 

 

“Sono qui sugli spalti pronta a vederti splendere! Dai il meglio di te in pista e fai vedere a tutti quanto vali. Credo in te e so che ti riscatterai alla grande! 

Ps ti chiedo solo una cosa: ti prego... ti scongiuro: fammi vincere la scommessa 😂 “ 

 

Non mi aspettavo di certo una risposta, sapevo che era impegnato, ma contro ogni mia aspettativa dopo neanche due minuti ecco il mio cellulare squillare: un sms ricevuto... mittente: Killian Jones.

 

“ per quanto desideri vederti tornare in pista ti garantisco che farò del mio meglio per non farti affrontare la penitenza e farti essere orgogliosa di me. In cambio però voglio essere ricompensato per questa mia gentilezza da  una quantità infinita di baci. A tra poco 😏”

 

“ e ti pareva???? Se non ci mette della malizia non è lui” mi ritrovai a pensare ma la cosa non mi dispiaceva affatto credetemi anzi, iniziai addirittura ad essere impaziente di stringerlo a me dopo quell’sms tanto che le mie amiche, Sarah e Abby, vedendomi fremere, non persero occasione per prendermi in giro. Avrei voluto vedere loro nella mia situazione, di sicuro non avrebbero resistito due giorni. 

  • da quando conosci quel dottorino non pensi ad altro che a lui... - disse una di loro, Abby, naturalmente in maniera del tutto scherzosa.
  • Già... non hai più tempo per noi... - aggiunse Sarah facendo finta di essere offesa. - Killian qua, Killian la, Killian ha detto, Killian ha fatto.... 
  • ma quanto siete bugiarde! Guardatevi allo specchio vi sta crescendo il naso - scossi la testa rassegnata e divertita allo stesso tempo. - con chi sono uscita ieri sera? E due giorni fa???? Con chi sono andata a fare shopping la scorsa settimana? - avevo passato con loro la maggior parte del mio tempo libero e non perché Killian era impegnato, lo avrei fatto a prescindere perché tengo alle mie amiche e non rinuncerei a loro per nulla al mondo. Certo, da quando ho litigato con Zelina il gruppetto non è più lo stesso, le nostre amiche si sono smezzate in due gruppi che si alternano per non lasciare nessuna di noi da sola, ma questo dimostra quanto siano leali e quanto tengano a   noi. 
  • Mmh.... si ok ma vogliamo proprio vedere con chi esci stasera... - continuarono facendomi scoppiare a ridere. Sapevano che quella sera sarei stata tutta per Killian e naturalmente non persero tempo per prendermi in giro. 
  • Vi odio quando fate così - feci loro una pernacchia - sto con Killian questa sera ma se chiamate i vostri ragazzi possiamo passare benissimo una serata tutti e sei insieme. -  si guardarono un istante tra di loro ma non riuscirono a rispondere  subito alla mia domanda in quanto la gara ebbe inizio. Ci fu una parata iniziale dove vennero presentati tutti gli sfidanti dopodiche ognuno prese il proprio posto accanto al rispettivo coach ad eccezione dei primi due atleti che avrebbero aperto in via ufficiale la competizione. Killian era il sedicesimo  in ordine di scaletta a salire in pedana ma non per questo mi presi il lusso di distrarmi...affatto: mi misi a seguire la gara con estrema attenzione per provare a capire chi tra quei ragazzi avrebbe potuto essere un ostacolo per Killian! Sarò sincera, ogni tanto l’occhio cadeva sul mio fidanzato il quale era concentrato come poche volte lo avevo visto ma in linea di massima seguii la competizione. Quando fu il suo turno il mio cuore prese a battere all’impazzata, ero agitata per lui e lo rimasi per tutto il tempo del suo incontro. Non durò molto, riuscì a disarmare l’avversario in meno di dieci minuti, ma a me sembrò un’eternità. Aveva rotto il ghiaccio in maniera impressionante, adesso doveva solamente aspettare il secondo turno. Era una gara ad eliminazione quindi a parte la prima manche dalla seconda in poi si sarebbero sfidati solamente i vincitori degli incontri precedenti. Killian riuscì ad arrivare fino a quella che venne chiamata la semifinale, poi venne battuto a causa di un errore davvero stupido. Si ritrovò dunque ad affrontare un ultimo incontro per determinare il terzo e il quarto posto ma a quanto pare aveva perso la carica e come l’incontro precedente venne nuovamente sconfitto. Si piazzò di conseguenza quarto in classifica con uno scarto di un punto e mezzo dalla terza postazione. Per essere stata la sua prima gara dopo svariato tempo avrebbe dovuto essere più che soddisfatto del risultato ma potevo vederlo dai suoi occhi, nonostante la distanza, che non era affatto così. Era deluso.
  • Il tuo fidanzato oltre che affascinante, bello e irresistibile ha anche una grande tenacia! - mi riportò alla realtà Abby facendomi distogliere lo sguardo da Killian - complimenti amica mia! Te lo sei scelto proprio bene. 
  • ti ricordo che è proprietà privata! Non si tocca! - dissi ironicamente anche se ancora leggermente agitata. Vederlo triste mi rendeva triste e nonostante cercai di non farlo vedere le mie amiche se ne accorsero subito.
  • Emma guarda che scherzavo! Si cioè... è davvero un gran manzo mah.... si insomma, se ci sei rimasta male io non....
  • Non ci sono rimasta male tranquilla, ci mancherebbe! 
  • Hai cambiato espressione però! Io davvero non...
  • Tranquilla, sul serio! È tutto ok! 
  • E allora che hai??? - intervenne Sarah anche lei preoccupata per il mio cambio repentino.
  • Ma niente... sono un po’ preoccupata per Killian.... non sembra felice del piazzamento...
  • Vi siete proprio trovati allora: non mi dire che è un precisino proprio come te! - mi prese in giro ancora una volta per farmi sorridere - dai dai....non stare in pensiero per lui, si riprenderà non appena ti vedrà credimi! 
  • Lo spero! 
  • C’è solo un modo per vedere se ho ragione ed è andare da lui! Che stai aspettando Emma! Raggiungilo prima che vada negli spogliatoi. - ci pensai su ma alla fine concordai con loro. Forse la mia presenza lo avrebbe un minimo distratto.
  • D’accordo vado ma voi aspettatemi qui almeno sappiamo dove venirvi a cercare non appena si sarà cambiato. 
  • Emh... a dire il vero noi pensavamo di andare via, sei in ottime mani adesso, non credo che avrai bisogno di noi! - ridacchiarono tra di loro.
  • Non dovevamo uscire tutti insieme? - chiesi.
  • Beh... più o meno. Abbiamo chiamato i ragazzi per informali ma ci hanno rimproverate - mi guardarono maliziosamente .
  • Già... gli abbiamo detto della cena e loro... beh.. cito le loro testuali parole: “ma lasciate in pace quei due, non si vedono da una vita altro che cena... se arrivano in macchina è grasso che cola. - divenni paonazza in viso  - ci hanno obbligate a lasciarvi da soli e in effetti pensandoci non hanno poi tutti i torti.... - mi guardarono maliziosamente. - avete bisogno di stare da soli e recuperare il tempo perduto! 
  • Concordo! - le diede manforte l’altra - divertitevi e mi raccomando: chiamaci domani, vogliamo sapere tutto tutto tuttoooooooo! 
  • Ma che idiote che siete! se vi ho chiesto di venire è perché mi fa piacere.... non ve lo avrei proposto altrimenti.
  • Questo lo sappiamo ma c’è Killian... non lo vedi da tanto....
  • E allora??? A mangiare dobbiamo comunque mangiare! 
  • Emma.... devo essere più esplicita???? - mi guardò Abby come a dire “pronto??? Ci seiiii? Sei tra noi???”
  • Ho capito cosa passa nella vostra testolina ma.... si beh.... non succederà nulla di quello che state pensando voi. - dissi convinta. 
  • Ah no? E come m.... no! Aspetta!!! - gli occhi di Abby per un secondo tentarono di uscire dalle sue orbite - Non mi dire! Emma voi due non... non l’avete ancora fatto? - scossi la testa ancora più imbarazzata di prima. Non che mi vergognassi delle mie amiche, il contrario forse, ma quel genere di argomento mi metteva sempre in imbarazzo. - ancora???? Emma!!! Ma poveretto!!!! 
  • Come ancora? Abby!!!!! Non è mica una vita che stiamo insieme, stiamo andando gradualmente! 
  • Gradualmente... tze... ho  visto ragazzini andare molto più veloci di voi! - rise e io feci lo stesso, lo so che scherzava. - dai una possibilità a quel poveretto, ha già perso una partita importante.... non merita anche questa penitenza. 
  • Concordo in pieno. - Sarah non era di certo malizio setta come la cara Abby ma anche lei le diede manforte su questa questione. 
  • La finite voi due????? So io quello che devo fare e adesso se volete scusarmi avrei un fidanzato da andare a consolare. - ci salutammo con la promessa di sentirci telefonicamente il mattino seguente dopodiche provai inutilmente a raggiungere Killian prima che entrasse negli spogliatoi. Le mie amiche mi avevano trattenuta più del previsto e di conseguenza fui costretta ad attendere che uscisse. Lo aspettai proprio davanti la porta e il suo volto si illuminò non appena i suoi occhi incrociarono i miei. Buttó il borsone a terra incurante di averlo lanciato proprio davanti la porta e che quindi qualcuno avrebbe potuto farsi male e corse da me. Mi sollevo da terra facendomi intrecciare le gambe al suo bacino, mi poggiò contro la parete opposta  allo spogliatoio e incurante dei passanti prese a baciarmi in maniera passionale come poche volte aveva fatto da quando stavamo insieme. Non ci vedevamo da qualche settimana e a quanto pare non ero l’unica in quel periodo ad aver sentito la mancanza delle nostre giornate. Contraccambiai le sue effusioni senza risparmiarmi ma poi fummo costretti a separarci in quanto qualcuno richiamò la sua attenzione.
  • Jones, contegno per favore! Siamo in un luogo pubblico. - disse una voce alle nostre spalle. 
  • Mi scusi coach! - era il suo allenatore. 
  • Se devi dare spettacolo a me non dispiace ma preferirei che lo facessi in pedana e con un fioretto in mano. Se vuoi entrare in squadra il prossimo anno devi comportarti in un certo modo.... per quello che stai facendo esistono le camere da letto! - oddio ci mancava solamente lui. Cercai di ricompormi alla meglio, i miei capelli erano tutti spettinati e provai al contempo a darmi un contegno. Non ero stata minimamente interpellata ma mi sentivo comunque come un bambino preso con le mani nel sacco e la cosa mi imbarazzava alquanto.
  • Le prometto che non si ripeterà più! - gli rispose
  • D’accordo ma ora porta a cena questa bella signorina, si è sorbita quattro ore di gara solo per te, credo che se lo sia meritato. - e senza aggiungere altro prosegui per la sua strada lasciandoci nuovamente da soli. 
  • Non badare a lui! Se non dice la sua non è contento! - rise alzando gli occhi al cielo. Da quello che mi aveva raccontato il suo allenatore era un vero burlone e amava mettere in imbarazzo i suoi ragazzi ogni qual volta ne aveva l’occasione. 
  • Tranquillo nessun problema! - risposi regalandogli un sorriso sincero. Avevamo appena dato spettacolo lo ammetto ma la cosa a pensarci bene non mi toccava poi più di tanto. 
  • Mi sei mancata terribilmente in questo periodo tesoro! - mi diede un ulteriore bacio anch’esso per nulla casto lasciando cadere l’argomento è prendendone uno decisamente migliore - ho tutta l’intenzione di recuperare il tempo perso baciandoti fino a farti mancare il respiro. 
  • Mmmh... proposta allettante, fico davvero,  ma dovremmo andarcene di qua però! Non so tu ma io vorrei evitare di dare ancora spettacolo. - ammiccai leggermente con lo sguardo  e lui di risposta mi prese per mano e dopo aver recuperato il borsone mi condusse alla sua  macchina dove poggiati sul cofano di essa riprendemmo ad amoreggiare senza sosta fino a che il mio stomaco non iniziò a brontolare reclamando cibo.
  • D’accordo daccordo! - disse ridendo - ho capito... si va a cena! Chiama le tue amiche dai... prima arriviamo, prima mangiano, prima potrò restare da solo con te. 
  • Sei già solo con me... le mie amiche non ci sono! 
  • Cosa???? Come non ci sono??? Ti hanno fatta venire fin qui da sola???? -  lo vidi cambiare espressione e da euforico passò ad essere preoccupato. - perché! Per quale motivo? Non mi avevi detto che sarebbero venute per tenerti compagnia? Non mi piace che tu venga sola lo sai! 
  • Non sono venuta da sola tranquillo! - cercai di tranquillizzarlo - sono venute sia Abby che Sarah, sono andate via pochi minuti fa perché.... - tentennai un attimo, non sapevo come spiegargli tutto senza arrossire ancora.
  • Perché?!? - chiese lui incoraggiandomi ad andare avanti.
  • Beh perché... perché volevano lasciarci da soli. I loro fidanzati più che altro... capisci a me, Si sono fatti un film tutto loro.
  • Mmmh.... immagino sia stato prorpio un bel film! - ammiccò capendo esattamente, in fondo era un maschio anche lui, capiva benissimo i suoi simili. - meglio per me allora, sarai tutta mia per l’intera  serata. 
  • Ah si??? E cosa hai in mente??? 
  • Chiamami disperato ma in fondo ci speravo che ci lasciassero da soli... avevo due piani per la serata: il primo prevedeva una cenetta tutti insieme in un ristorantino poco distante da qui, il secondo, che è quello che metterò in atto, è decisamente migliore ed è stato pensato per essere solo in due. Andiamo dai... ci metteremo un po’ per attivare. 
  • Dove??? - domandai curiosa
  • É una sorpresa questa!  Avanti salta su! In via del tutto eccezionale puoi anche salire in macchina.
  • Ah si??? E non hai paura che papà lo scopra??? - lo guardai prendendolo in giro. Anche se non lo aveva mai ammesso ero sicura che un po’ di timore verso mio padre lo aveva. 
  • Correrò il rischio! Non ti lascerò andare in metro senza la mia supervisione, sei troppo bella per andare in giro da sola e sono pienamente convinto che in questo anche tuo padre mi darebbe ragione! 

Risi e arrossii contemporaneamente alla sua affermazione e senza lasciarmelo dire ancora una volta salii in macchina e aspettai che lui fece lo stesso. Ci mettemmo in marcia subito senza scambiarci ulteriori effusioni e all’incirca quaranta minuti dopo eccoci giunti a destinazione. 

  • cosa ci facciamo qui??? -chiesi quando notai di essere nel parcheggio destinato alla palestra in cui era solito allenarsi. - il ristorante che hai in mente è qui vicino? 
  • Non esattamente! - rispose dandomi un bacio - scendi dai, tra poco capirai tutto. - feci come mi disse e lo seguii fino davanti la grande porta d’entrata. 
  • È chiuso Killian, sono le dieci passate!   - gli feci notare non capendo come mai eravamo lì - hai forse dimenticato qualcosa ieri??? Non so: il telefono, il portafogli.... se hai lasciato il portafogli io ho....
  • Rilassati tesoro! Dammi un po’ di fiducia ok??? - presa una pausa per cercare qualcosa nella tasca del marsupio che aveva con se - guarda qui! Ho le chiavi.... - sventolò un mazzo di chiavi sotto il mio naso e poi apri la porta d’ingresso invitandomi ad entrare. Non avevo ancora capito cosa aveva in mente ma poi, quando raggiungemmo la grande area destinata agli allenamenti di scherma, capii tutto: Aveva  organizzato la nostra serata li. La grande stanza era illuminata solo da candele, centinaia di candele che insieme ai petali di rosa sparsi in ogni dove creavano un’atmosfera a dir poco romantica. Vi era un’enorme coperta al centro della stanza e su di essa vi erano cuscini e un grande cesto.
  • Forse sono ripetitivo, ti ho già portata ad un picnic infondo ma non mi è venuto in mente nessun’altro posto dove per stare effettivamente da soli....
  • È meraviglioso Killian mah.... si beh... ma quando hai preparato tutto? Come hai fatto a sistemare le candele, i fiori e tutto questo se eri con me.
  • Ho le mie armi segrete! - provò a fare il misterioso - no a parte gli scherzi! Il figlio del proprietario della palestra mi ha dato una grande mano. Gli ho mandato un sms prima di partire e lui è venuto ad accendere le candele. Solo ad accenderle, la disposizione è tutta opera mia! Formano un grande cuore tutte insieme, ci hai fatto caso? - non avevo notato questo piccolo particolare ma cuore o meno era la sorpresa più bella che qualcuno avesse mai fatto in vita mia! - ho anche cucinato sai??? Ci ho provato almeno...  - lo baciai senza lasciarlo continuare, avevo il cuore che batteva all’impazzata per l’emozione, ero felicissima, mi sentivo amata e baciarlo era l’unica cosa che fui in grado di fare per fargli capire che era tutto di mio gradimento, a parole di sicuro non sarei riuscita a spiegarmi così bene.

Mi giudò verso la grande tovaglia e ci accomodammo su quei morbidissimi cuscini, circondati da tutte quelle candele, uno accanto all’altra. Prendemmo a coccolarci senza neanche rendercene conto ma il mio stomaco, contrariato della cosa, per paura di restare digiuno si fece sentire nuovamente costringendoci a separarci.

  • d’accordo time out! - disse ridendo - ma mi ricorderò di questo affronto! Preferisci il cibo piuttosto che me, non è carina questa cosa! 
  • Saprò farmi perdonare! Avanti dimmi: cosa c’è per cena? Muoio di fame! 
  • Ah si??? Non immaginavo - rise aprendo il cestino dei viveri - allora... ho preparato un po’ di pietanze, spero che almeno una di queste sia commestibile. In caso contrario però non preoccuparti; ho un piano di riserva. Allora... come prima cosa ho preparato.... rullo di tamburi..... pasta fredda! Ho messo all’interno un po’ di tutto, non dovrebbe essere male. Ho preparato anche girelle di pasta sfoglia con prosciutto cotto e formaggio, torta salata sempre di pasta sfoglia con zucchine e verdure varie e come dessert ho provato a fare il gelato...
  • hai provato a fare cosa???? - chiesi incredula.
  • Hai capito benissimo! So che ti piace tanto e ho provato a farlo in casa. È per questo che c’è anche una borsa termica, avevo paura che si squagliasse. 
  • Sei un vero amore! - lo baciai.
  • Per te questo ed altro ma nel caso fosse tutto un grande schifo ho preparato tartine con mouse e panini di ogni genere. Ah ho anche lo spumante per festeggiare.
  • Avevi paura che morissi di fame??? Siamo solo in due Killian! 
  • Avanti dai, mangia!  Ma sii onesta ok? Se fa schifo sentiti libera di dirmelo senza problemi.

Avevo una fame da lupo che sarei stata in grado di mangiare anche un cassonetto dell’immondizia se fosse stato necessario ma posso garantire con assoluta onestà  che  la cena di Killian si rivelò a dir poco sublime. Assaggiai di tutto e di tutto feci il bis. Mangiai anche le tartine che in teoria dovevano essere solamente di riserva, mancava solamente il gelato ma per mangiarlo decidemmo di aspettare un pochino per creare un piccolo spazietto vuoto nello stomaco. 

  • Non sapevo se avrei vinto o meno ma lo spumante ho voluto comunque portarlo e sai perché?  - disse prendendo la bottiglia -  Perché a prescindere dal risultato finale della gara io ho comunque qualcosa per cui brindare. Brindo a te Emma... brindo a te che sei stata la luce in un periodo per nulla luminoso. Mi hai conosciuto in un momento particolare: avevo perso la strada, vagavo nel buio senza una meta ben precisa e poi sei arrivata tu che mi hai fatto capire che stavo sbagliando tutto e che credere in un sogno è la cosa più bella che esista al mondo. È tutto merito tuo se ho ripreso a sognare, se credo nuovamente in qualcosa.... è grazie a te se ho ripreso finalmente a vivere. La palestra, la scherma, le competizioni...  erano diventati il mio peggior rimpianto ma adesso sono nuovamente la mia casa e se è successo è solo grazie a te che mi hai guidato. Grazie Emma... grazie davvero di tutto. - e dopo avermi rubato un bacio fece schioccare tra di loro in nostri bicchieri e ne bevve il contenuto.  Io a differenza sua non riuscii a fare nulla, me ne rimasi li, con lo sguardo fisso sopra il mio flûte a rimuginare sulle parole appena dette.  Erano parole senza ombra di dubbio meravigliose quelle che aveva pronunciato, sapere di essere stata indispensabile mi rendeva felice, ma al tempo stesso mi fecero male e come se non bastasse iniziai a ripensare al mio passato, al mio sogno, a quella che era un tempo la mia vita... ripensai a me bambina in piedi sul muretto di casa a far finta di esibirmi alla trave, alla mia convocazione in nazionale, al mio primo body con il colore della bandiera americana e poi.... beh rividi il mio incidente... quella stupida mancata presa che mi è costata tutto. Killian vedendomi estraniata esaminò attentamente il mio sguardo e capì subito cosa stesse succedendo. 
  • Emma mi... mi dispiace. Non ho pensato.... - disse riportandomi con i piedi per terra. 
  • Cosa??? Di che parli? - mostrai il mio miglior sorriso facendo finta di non aver capito cosa stesse dicendo. Non mi andava che si sentisse in colpa per avermi fatto ripensare al passato ma a quanto pare non sapevo per nulla fingere.
  • Sai di cosa sto parlando, non far finta di nulla... non funziona con me: so leggerti dentro Emma. 
  • È tutto ok, sto bene. - cercai di rincuorarlo, era parecchio dispiaciuto.
  • Sul serio??? 
  • Certamente e sono davvero lusingata di averti aiutato a trovare la tua strada. - lo baciai io questa volta - Hai fatto una gara eccezionale oggi Killian, sono davvero orgogliosa di te.... il tuo vecchio allenatore di sicuro si sarà mangiato le mani per averti tirato fuori. 
  • Non ho vinto però... questo di sicuro lo avrà fatto gongolare. 
  • Hai vinto invece.... hai vinto la tua battaglia interiore e questa è l’unica cosa che conta. Hai rotto il ghiaccio oggi e adesso la strada sarà solamente in discesa per te! Sono orgogliosa di te Killian, lo sono davvero. - provai a portarmi alla bocca il mio drink ma riuscii a fare solo un piccolo sorso: Killian mi tolse il bicchiere dalle mani e abbracciandomi e baciandomi prima sulle guance poi sul collo mi fece stendere insieme a lui tra quei morbidi cuscini. Ci scambiammo qualche effusione, niente di particolarmente spinto dopodiche rimanemmo abbracciati a fissarci negli occhi. Era un momento a dir poco perfetto, non credevo potesse esistere di meglio ma pochi minuti dopo mi resi conto di sbagliare, il meglio a quanto pare doveva ancora venire. Eravamo nel silenzio più totale, erano i nostri occhi innamorati a parlare per noi ma poi la sua voce ruppe il silenzio e con due semplici parole mi fece toccare il cielo con un dito. 
  • Ti amo.... - disse improvvisamente senza che io me lo aspettassi per poi continuare a guardarmi fisso negli occhi. Il mio cuore perse un battito, forse anche più di uno ma recuperò subito iniziando a galoppare all’impazzata, la mia saliva si azzerò completamente e i miei occhi iniziarono a brillare di una luce completamente diversa. Era la prima volta che qualcuno diceva di amarmi, a parte i miei genitori naturalmente ma il loro amore è diverso, e la cosa mi rese improvvisamente felice tanto da farmi dimenticare quel piccolo stato di malinconia in cui ero caduta poco prima. Ci misi un po’ ad assimilare a pieno la notizia, sembrava di vivere un sogno, la sua voce che mi sussurrava ti amo rimbombò nelle mie orecchie per svariati minuti  ma poi tornai con i piedi per terra e non smettendo un solo secondo di fissarlo in quelle pietre azzurre gli regalai un sorriso sincero. 
  • Killian ti...
  • Shhhh.... non dire nulla! - mi interruppe mettendomi il dito indice sulla bocca
  • Mah...
  • No, va bene così, non voglio che tu dica nulla. Ti ho detto ti amo perché lo penso sul serio ma sopratutto perché me lo sentivo, non voglio però che tu ti senta costretta in nessun modo a  dovermelo dire di rimando. Voglio che tu me lo dica, semmai un giorno vorrai dirmelo, quando senti che sia il momento giusto, quando sei convinta di quello che stai per dire... non voglio assolutamente che tu me lo dica solo perché io l’ho fatto  e questo non vuol dire che in caso tu me lo dicessi io non ti creda, il discorso che ti ho fatto vale anche se dentro di te pensi di amarmi anche tu.  Non è la prima volta che dico ti amo a qualcuno tuttavia posso garantirti che questa è la prima volta che sento fermamente questo sentimento. Lo sento già da un po’ a dire la verità ma ho preferito aspettare prima di rendertene partecipe... un po’ perché non volevo spaventarti ma sopratutto perché non volevo correre con te. Oggi si è rivelato il momento perfetto per me, il mio cuore lo ha sentito ed è uscito spontaneo.... voglio che anche per te sia così che sia tra due giorni o tra due anni: voglio che sia il tuo cuore a stabilire il momento giusto. - apprezzai molto ciò che mi disse e nonostante provassi dei sentimenti veramente importanti per lui evitai di rispondere con il classico “anche io”. Ero perdutamente innamorata dell’uomo che avevo davanti ma chi mi assicurava che fosse seriamente amore? In fondo non ero mai stata fidanzata, non avevo mai provato quel tipo sentimento... se mi stavo sbagliando??? Avrei finito per illuderlo ed era l’ultima cosa che volevo. Decisi quindi di dare ascolto alle sue parole, alla sua esperienza e non tornai sull’argomento. Annuii sorridendogli e poi tornai ad impossessarmi delle sue labbra. Sarei rimasta stesa su quei cuscini a baciarlo per sempre sopratutto dopo la confessione appena fatta ma ancora una volta lui interruppe il momento. 
  • Mmmh... che guastafeste che sei! - feci finta di imbronciarmi non appena si separò dalle mie labbra. Non era da me essere così schietta ma era davvero un guastafeste.
  • Lo so... hai perfettamente ragione ma c’è una cosuccia che ronza nel mio cervello e se non te ne parlo subito rischio di uscirne pazzo. - gli feci segno di continuare. - prima, quando ho fatto il Brindisi ho notato nei tuoi occhi un cambiamento... credo di averti involontariamente ferita e....
  • Credevo che ne avessimo già parlato poco fa! È tutto ok Killian, non hai detto nulla di male, anzi... mi ha fatto piacere conoscere i tuoi pensieri e mi sento davvero molto lusingata ad essere stata colei che ti ha fatto tornare il sorriso. 
  • Io però te l’ho tolto il sorriso con quelle parole! - constatò
  • Killian...
  • No Emma, non mentirmi, non cercare di farmi sentire meglio. so bene di averti ferita con quelle parole e mi piacerebbe che tu ti aprissi con me. 
  • Secondo me sei troppo paranoico, io sto benissimo! Ora per piacere torna a baciami ok? 
  • No aspetta, non ancora... prima voglio che tu mi parli. Puoi ingannare i tuoi genitori che stai bene e anche te stessa ma non puoi ingannare me e il tuo sguardo poco fa ne è stata la prova. Pensi di averlo superato perché non passi tutte le tue giornate chiusa in camera a piangere ma non è così. Non hai ancora superato il tuo blocco, lo hai solo arginato. - prese un respiro - ti prego... sai che ho ragione o non ti saresti rattristata.  Parlamene ok?  Magari posso aiutarti. - a quanto pare non potevo mentigli.... sapeva leggere dentro di me con estrema facilità. Stavo ancora male per via dell’infortunio ma come aveva detto anche lui stavo cercando di raggirarmi da sola auto convincendomi di stare bene. Non stavo affatto bene in realtà  avevo semplicemente smesso di parlarne e lo dimostra il fatto che il Brindisi di Killian, nonostante parole meravigliose, mi avesse gettata nello sconforto. 
  • D’accordo hai vinto... forse non l’ho ancora del tutto superato. - confessai.
  • Togli pure il forse tesoro.... è così! Non c’è nulla di cui vergognarsi credimi, io ho impiegato anni anche solo per tornare a riparlarne quindi ti capisco ma vorrei che tu non ripetessi i miei errori.... non chiuderti a riccio, non far finta di stare bene quando non è così: affronta la cosa passo passo e vedrai che andrà sempre meglio.
  • Forse hai ragione mah... beh si... non so neanche da dove iniziare in realtà... - confessai. 
  • parti da poco fa... come ti sei sentita. - ero titubante sul dirglielo o meno, avevo paura che lui ci restasse male, ma come poco prima mi lesse dentro e non potei far altro che aprirmi a lui. - non pensare al fatto che potresti ferirmi, non mi ferirai... so da me di essere stato un tantino fuori luogo quindi non avere timore. 
  • D’accordo.... confermo sul dire che hai detto parole meravigliose nei miei confronti, sapere di essere stata la tua motivazione mi lusinga parecchio ma al tempo stesso queste parole mi hanno un tantino rattristata. Per un attimo sono tornata indietro nel tempo, ho rivisto la mia vecchia vita e  questo mi ha fatto male. Ormai sono mesi che faccio finta di aver superato la cosa, che non mi tocca più l’argomento e che anche così, senza ginnastica,  sto bene ma la realtà è che non l’ho ancora minimamente accettato... come potrei: ero ad un passo dal realizzare il mio sogno più grande. Mi manca terribilmente la palestra, mi mancano gli allenamenti, le competizioni e sincerità per sincerità.... beh sono anche un tantino gelosa....
  • Di me? - chiese con aria preoccupata.
  • Ecco adesso mi considererai una stronza superficiale che pensa solo a se stessa! 
  • Cosa??? Emma no ma cosa dici, non ti considero affatto così... scherzi vero??? Voglio conoscere i tuoi pensieri e non mi interessa se riguardano in maniera negativa anche me, voglio solo che tu sia sincera. Se in qualche ho contribuito a farti stare male devo saperlo.
  • Non sei tu Killian... tu non hai fatto nulla di male sono io che non accetto cosa mi sia successo. Vederti riprendere in mano il tuo sogno credimi mi rende orgogliosissima di te...
  • Mah.... - sapeva già che ci fosse un ma! 
  • Ma al tempo stesso non posso far altro che pensare che a me questo non potrà mai succedere... non potrò mai più tornare in pasta e questo mi devasta. Faccio modo e maniera per non pensarci ma poi quando arrivo alla sera e mi metto a letto le domande arrivano inevitabilmente: “perché per gli altri è tutto più semplice?” “Cos’ho io di sbagliato?” “Cos’ho fatto di male per meritarmi una punizione simile?” Vado a letto con questi pensieri ogni sera e nonostante io prenda delle gocce per dormire il risultato è che rimango sveglia per gran parte della notte. 
  • Aspetta un secondo... prendi cosa???? Prendi delle gocce per dormire? Chi te le ha prescritte? Perché non mi hai detto nulla? - ops... forse avrei dovuto evitare quest’ultima parte. 
  • Il medico... - mi limitai a rispondere.
  • Quale! - vidi il suo sguardo farsi serio.
  • Che importanza ha! 
  • Voglio sapere chi è l’idiota che mi ha taciuto una cosa del genere. Non sono più il tuo fisioterapista ma ho chiesto di essere informato su tutto ciò che ti riguarda e leggo constantemente la tua cartella clinica. Non c’è segnata nessun tipo di medicina lì sopra da minimo due mesi quindi voglio sapere chi è l’idiota che te l’ha prescritte senza riportare il tutto sui documenti e sopratutto voglio sapere perché l’ha fatto. - cacchio... non avevo pensato al fatto che lavorasse in ospedale.
  • Ma che ti importa, lascia stare... - cercai di far cadere l’argomento ma lui non voleva sentire ragioni, voleva conoscere il nome di “quell’idiota”.
  • Non lascio stare... sei la mia donna e nessuno può permettersi di fare errori o prescriverle cose non necessarie senza nessun motivo ben preciso. 
  • D’accordo ok hai vinto, te lo dico... l’idiota sono io! Ho preso quelle gocce da sola...
  • C... cosa?!?’ - sembró cadere dalle nuvole.
  • Non riuscivo a dormire, ero sempre agitata e il mattino sempre nervosa e scontrosa con tutti... inizialmente credevo di poterlo superare ma poi sono iniziate anche  le palpitazioni e mi sono spaventata. Mi sono ricordata che lo scorso anno avevo dei sintomi simili a causa di una gara che dovevo sostenere e il medico della federazione mi prescrisse delle gocce. Non le ho mai prese, il flacone era ancora intatto e non erano scadute quindi...- lo vidi mettersi le mani sul viso a mo di esasperazione.
  • Dimmi che ho capito male... dimmi che non hai iniziato a prendere medicinali di testa tua.... EMMA! - mi rimproverò.
  • Sono solo gocce Killian... 
  • Che risposta è! Non dovresti prenderle e basta. A maggior ragione senza informare nessuno! È da incoscienti: potrebbero non essere adatte al tuo corpo, farti avere una reazione allergica...
  • Lo so ma... non sapevo come fare, stavo diventando matta, ho bisogno di dormire.... - cercai di fargli capire il mio punto di vista.
  • Dovevi parlarne con qualcuno, con i tuoi genitori ad esempio... con me! 
  • I miei mi avrebbero portato dallo strizzacervelli se avessi detto loro che i miei pensieri mi portavano ad essere insonne. 
  • Mi dispiace dirtelo ma io ti avrei consigliato lo stesso. Non hai niente che non va, sei solo in una fase di rigetto della realtà, parlarne con qualcuno potrebbe essere la miglior cura e in fondo lo sai anche tu. 
  • Non voglio parlare con uno strizzacervelli! - il mio tono era irremovibile.
  • Nessuno ti costringe ma devi smettere di prendere quelle gocce anzi... le hai qui con te? 
  • Perché me lo chiedi??
  • Perché vorrei quantomeno vederle... magari sono di origine naturale... in quel caso potresti continuare a prenderle. - non avevo pensato a quell’opzione ma a pensarci forse erano naturali sul serio. Le avrei dovute prendere durante il pregara quindi di sicuro, per via dei controlli che era solita fare la federazione, non erano dopanti. 
  • Eccole qui! - dissi estraendole dalla borsa - e non guardarmi così... le tengo con me per paura che le trovino i miei... non sono dipendente. - Le afferrò senza replicare e dopo avergli dato una mezza occhiata se le mise nella tasca dei suoi pantaloni. 
  • Queste ora sono mie! È un medicinale vero e proprio quindi come medico ti proibisco assolutamente di prenderle.
  • Mah... Killian! 
  • Non guardarmi così, lo faccio per il tuo bene e poi come hai detto tu poco fa nenache funzionano quindi.... 
  • Vuoi vedermi morta? Quelle gocce mi aiutano a dormire almeno tre ore di fila, mi servono! 
  • No che non ti servono, a te serve solamente far pace con la tua testolina e io ho un modo veloce e pratico per farlo. 
  • E quale sarebbe???
  • Vieni seguimi! - senza darmi il tempo di fare nulla mi prese la mano, mi aiutò ad alzarmi e a passo sostenuto camminammo per i corridoi di quell’enorme palestra fino ad arrivare in un’area che non avevo mai visitato. - eccoci arrivati! - esclamò davanti un’enorme porta.
  • Il tuo metodo per aiutarmi a dormire sarebbe farmi prendere a testate una porta? - chiesi scherzando non capendo bene cosa volesse fare.
  • Non sarebbe male ma no! È più semplice di così. Voglio che apri quella porta. 
  • È un vecchio magazzino dove vuoi uccidermi e nascondere il mio corpo? 
  • Vedi troppi film gialli secondo me! Avanti che aspetti... vuoi aprire o no. 
  • Ok ok adesso apro ma se questa cosa che hai in mente non dovesse funzionare? 
  • Funzionerà ma nel caso non dovesse sono disposto a fare videochiamate con te ogni sera leggendoti anche l’enciclopedia, se fosse necessario,  fino a quando non cadrai addormentata. Ora però cerca di fidarti di me ok? Apri la porta e non saltare a conclusioni affrettate. - non diedi molto peso a quelle ultime parole e senza esitazione afferrai la macchina antipatico della grande porta di fronte a me e spinsi per aprirla. Quello che mi ritrovai davanti mi lasciò senza parole ma sopratutto senza fiato. Davanti ai miei occhi campeggiava in bella vista quella che era a tutti gli effetti una funzionale palestra di ginnastica artistica. Vi erano Travi, alte e basse, parallele, trampololini, il cavallo del volteggio, due pedane per il corpo libero e materassini sparsi in ogni dove. Fatta eccezione per la palestra della federazione nazionale quella che avevo davanti era senza ombra di dubbio la più grande palestra che avessi mai avuto modo di visitare  ma se fino a qualche mese prima sarei stata entusiasta e al settimo cielo di trovarmi lì, in quel preciso istante avrei voluto scappare a gambe levate. La sola vista di quegli attrezzi mi feriva... possibile che Killian non lo riuscisse a capire? Evidentemente no.  Feci per allontanarmi, sapevo che non sarei stata in grado di resistere a lungo in un luogo come quello senza piangere ma Killian prontalmente mi afferrò delicatamente per un polso facendomi voltare verso di lui.
  • Ehi aspetta... so che sembra crudele ma. 
  • Voglio andare via... 
  • Resta ti prego...  prometto che non resteremo più di dieci minuti...
  • Killian io....
  • prova a fidarti di me. Ti prego. - avrei voluto schiaffeggiarlo, sapeva che quel posto era off limits, ma non lo feci, al contrario... mi lasciai intenerire dai suoi occhi azzurri e senza rendermene conto mi ritrovai ad annuire. Non potevo credere di aver ceduto così, su due piedi, ma lo avevo fatto... avevo messo da parte i miei sentimenti per non ferire lui... se non è amore questo.... - fidati... non te ne pentirai. - mi prese per mano come a volermi dare coraggio  e insieme ci addentrammo in quell’enorme palestra. Mi fece fare un giro perlustrativo dopodiche, non sapendo come sollevarmi di morale, dire che ero tesa era dir poco, si mise a fare il buffone. Salì su una delle due  pedane e iniziò ad improvvisare delle verticali e delle ruote facendo finta di essere un ginnasta. 
  • Che ne dici??? Sono o non sono un vero talento??? - chiese riuscendo a stento a trattenere una risata.
  • A fare il clown? Si... direi che sei un vero portento! Hai provato a mandare curriculum nei circo? Sono sicura che ti prenderebbero all’istante. - devo ammetterlo, quella sua performance mi sciolse un pochino e contro ogni mia aspettativa mi ritrovai a ridere.
  • Un clown? - fece finta di essersi offeso - nessuno può darmi del pagliaccio signorina! Cosa c’è: crede di saper fare di meglio? - ripensai alla performance di poco prima e ripresi a ridere rumorosamente 
  • Ooooh.... certo che sì! 
  • Ma davvero? Me lo dimostri allora! - mi fece segno di salire in pedana. Smisi immediatamente di ridere a quella richiesta e il mio sguardo torno ad essere serio, per nulla giocoso. Per un secondo era riuscito a distrarmi ma era bastata mezza parola per farmi tornare alla cruda realtà.
  • Mmh... no grazie! - declinai l’invito con dei toni anche un po’ duri. 
  • Dai avanti, fammi vedere! - continuó sorridente 
  • Ho detto di no Killian! No! - fui categorica nella mia risposta questa volta facendogli capire che non mi andava affatto di giocare. 
  • Emma lo so, è difficile e forse i miei modi giocosi ti hanno fatto sembrare che per me questo tuo problema  non sia importante ma non è così: stavo  semplicemente cercando alleggerire la tensione. - provò a spiegarmi. 
  • Lo so è solo che non mi va di scherzare su questo! 
  • Posso capirlo... scusami ancora. 
  • Scuse accettate! Possiamo andarcene adesso? - chiesi sperando che non avesse altro in mente. 
  • Beh.... non vorrei farti arrabbiare ancora di più ma se ti ho portato qui c’è un motivo. Ricordi la scommessa che abbiamo fatto? Quella riguardante la mia gara?
  • No Killian ti prego... sul serio???? Vuoi proprio vedermi soffrire? - fino a quel momento avevo completamente dimenticato la nostra scommessa. 
  • Non voglio vederti soffrite, è l’ultima cosa che vorrei credimi... voglio solo farti capire....
  • Cosa esattamente? 
  • Che puoi ancora essere felice! 
  • Ti stai illudendo! 
  • Non credo. Devi solamente riassaporare le vecchie sensazioni. - alzai gli occhi in aria. - credi che ignorare il tuo passato e allontanarti da esso sia l’unica soluzione per guarire ma è la cosa peggiore che tu possa fare in realtà! L’unica cosa che otterrai facendo così sarà soffrire sempre di più. Devi afferrare il toro per le corna Emma e fare della tua debolezza un punto di forza. La ginnastica era tutta la tua vita Emma... può esserlo ancora! 
  • Killian non di nuovo di prego.... io... - i miei occhi iniziarono ad inumidirsi.
  • Non potrai più gareggiare forse, ma potresti continuare ad allenarti se solo volessi, questo potrebbe aiutarti.
  • No non potrebbe anzi....
  • Tu credi di poter essere felice solo con il pacchetto completo, che senza le gare non sarebbe lo stesso e forse hai anche ragione ma se non provi non potrai mai sapere. Cosa ti costa provare: stai malissimo adesso, il massimo che possa succedere, semmai dovessi sbagliarmi, sarebbe continuare a soffrire come stai già facendo, ma nel caso contrario, se io avessi ragione, potresti trarre vantaggio dalla cosa e tornare a sorridere. Eddai che ti costa: fammi felice, un solo passo, uno solo. Scommetto che una volta rotto il ghiaccio ti sarà impossibile fermarti. -   Quella che mi stava proponendo era a dir poco una stupidaggine, non avrebbe mai e poi mai funzionato, ma pur di dimostrargli che tenevo a lui decidi di farlo contento e salendo sulla pedana, cosa che mi provocò una scossa interiore non indifferenze mi preparai per fare una ruota. 
  • Contento adesso? - gli dissi dopo aver eseguito il mio esercizio - possiamo andarcene da qui? Mi avevi promesso un gelato se non ricordo male.
  • Sul serio Emma? Un ruota? - disse scuotendo la testa.
  • Beh? Qual’è il problema? Mi hai chiesto di eseguire un esercizio, uno qualsiasi giusto? Beh... ho seguito perfettamente le tue direttive. 
  • Si lo so Cos’ho detto mah... beh Emma... credevo che avresti osato un pochino di più! La ruota è un elemento che può eseguire chiunque... tu non sei chiunque: sei una ginnasta.
  • Ero... - lo corressi.
  • Ok come vuoi... eri! Ma appunto per questo non puoi eseguire una semplice ruota. Fai una sequenza alla trave, un salto su quel trampolino laggiù, una sequenza alle par...
  • Non nominarle! Non nominare quell’attrezzo. - fui categorica. 
  • Beh.. hai capito quello che intendevo dire. Mi va bene tutto davvero ma non una ruota. - non ero affatto convinta e lui se ne accorse - senti... Questa potrebbe essere l’ultima volta che entri in una palestra di ginnastica quindi direi che sia il caso di salutare questa parte della tua vita con un esercizio degno di chiamarsi tale. 
  • Se lo faccio mi prometti che non insisterai più? Che non cercherai più di spronarmi a tornare in palestra? 
  • Te lo prometto! Hai la mia parola ma tu devi essere onesta nel dirmi ciò che proverai. - annuii... Avevamo dunque  un accordo. Mi allontanai qualche minuto pensando a cosa poter eseguire dopodiché andai a mettermi  in posizione. Decisi di eseguire una diagonale a corpo libero, uno dei miei cavalli di battaglia, una sequenza per me semplicissima ma artisticamente parlando di grande effetto. Cercai di concentrarmi il più possibile, nenache durante le gare credo di essere stata così determinata a concludere bene. Presi un paio di respiri dopodiche, fissando il punto di arrivo, diedi iniziò alla mia esecuzione. Presi la rincorsa per avere la giusta velocità e da lì  fu un attimo, una volta che inizi l’esercizio non puoi di certo fermarti: ruota, doppio filck e per finire un avvitamento e mezzo. Non avevo mai sbagliato questa sequenza, mai, neanche una volta eppure quel giorno, sarà stata la paura di sbagliare, i pensieri che improvvisamente tornarono al giorno dell’incidente o forse la paura di atterrare male e farmi di conseguenza male, sbagliai l’atterraggio e caddi a terra sbattendo bruscamente prima il sedere e poi la schiena schiena. Non potevo crederci... avevo sbagliato uno di quelli che consideravo i miei cavalli di battaglia, avevo appena sbagliato l’abc, le basi proprio e questo, accumulato a tutto il mix di emozioni interiori che mi portavo dietro già da un po’, fu la causa del mio secondo crollo emotivo. Scoppiai in un pianto liberatorio, avevo voglia di rompere qualcosa, urlare a squarciagola quanto la mia vita facesse schifo ma non riuscii a far altro se non piangere e singhiozzare rumorosamente stesa a terra su quello che ormai per me era il campo di sconfitta.  
  • Emma!!! Emma tesoro!!! - Killian in men che non si dica mi raggiunse cercando di assicurarsi che fossi ancora tutta intera. - Emma stai bene? Sei ferita? Ti fa male qualcosa? Fammi vedere dai! - non mi ero fatta male, forse un pochino indolenzita lo ero ma nulla di così grave da doversi preoccupare. Avrei voluto tranquillizzarlo, riuscivo a vederlo nonostante la vista annebbiata dalle lacrime che era parecchio preoccupato, ma non riuscii a fare nulla se non continuare piangere disperatamente. - ti prego tesoro fammi capire: cos’hai sbattuto? Fammi vedere ok?? Magari con un massaggio riesco ad aiutarti - scossi la testa in maniera energica facendogli capire, anche se non con poca fatica,  che non mi ero fatta nulla e solamente allora dopo aver tirato un respiro di sollievo si concentrò sul vero motivo di quel pianto: il mio umore.... forse fisicamente non ero ferita ma interiormente lo ero eccome. Mi aiutò a mettermi seduta e  mi abbracció con forza sussurrandomi parole dolcissime all’orecchio. 
  • Shhhh.... è tutto ok, è tutto ok amore mio. Piangi quanto vuoi, libera il tuo cuore, urla se ne senti bisogno, ci sono io qui con te. - avevo già avuto una crisi simile davanti ai suoi occhi, il girono in cui mi mostrò il video della mia caduta per farmi fare fisioterapia,  ma mi sentii comunque una stupida ragazzina viziata. Avevo i miei buoni motivi per piangere,  quello che era successo pochi minuti prima per me era assai grave  ma lui non ero certa che avesse capito. Provai a spiegargli il mio punto di vista ma i singhiozzi  mi impedivano di farlo per cui rimasi in silenzio fin quando, con l’aiuto delle coccole del mio fidanzato, riuscii finalmente a calmarmi.
  • Forse mi considererai una stupida mah... - dissi continuando a singhiozzare rumorosamente.
  • Ehi non devi dire nulla, è tutto ok e poi non ti considero affatto una stupida, semmai il contrario. Scusami Emma, scusami se ti ho fatto vivere nuovamente un trauma... non volevo succedesse questo. Credevo che avresti fatto qualcosina di più semplice, una via di mezzo tra la ruota e la sequenza che hai fatto... se avessi saputo non ti avrei mai permesso di salire su questa pedana. Mi dispiace, potrai mai perdonarmi? 
  • Perdonarti? E per cosa... devo  ringraziarti invece perché adesso so per certo che avevo ragione! 
  • Questo discorso già non mi piace.
  • L’esercizio che ho fatto è forse la prima cosa che ho imparato qui in federazione, avevo 11 anni quando l’ho eseguito correttamente per la prima volta e da allora non ho mai  sbagliato, neanche una volta... non fino a questa sera almeno. - presi un respiro - Sai perchè ho accettato la scommessa? - scosse la testa - Perché non volevo rimanere con il dubbio che tu avessi ragione ma ora ho la conferma che quanto ho detto fino ad ora corrisponde alla realtà! Non potrò mai più tornare in pedana, neanche per hobby. 
  • Emma non è...
  • Non cercare di rendere meno terrificante la cosa: è così. Ho sbagliato uno degli esercizi più semplici che io conosca killian, ho sbagliato un esercizio che fanno anche i bambini.... come potrei tornare a fare acrobazie sulla trave se neanche riesco a reggermi in piedi stando a terra??? 
  • Emma...
  • Per un momento ci ho sperato lo ammetto, mi sono caricata come ai vecchi tempi pur di eseguire l’esercizio al mio meglio ma la realtà è che è finita per sempre e che forse è il momento di iniziare voltare pagina.
  • No, assolutamente no! Il tuo è il ragionamento più sbagliato che abbia mai sentito Emma. Hai sbagliato l’esercizio è vero ma ti sei domandata il perché? Non ti alleni da mesi, sei passata da allenamenti quotidiani di sei o sette ore al nulla, hai perso la preparazione atletica necessaria per eseguire determinate sequenze e come se non bastasse la paura di farti male ancora regna sovrana nella tua testa. Ti ho vista come sei atterrata e anche se non sono un ginnasta l’ho capito che il modo in cui l’hai fatto era sbagliato. Hai buttato tutto il peso su una sola gamba, quella “buona” e questo ti ha fatto perdere l’equilibrio. Forse saresti caduta ugualmente, non dico il contrario, ma non puoi escludere che la paura abbia giocato un ruolo fondamentale in questa esecuzione sbagliata.
  • Si ho avuto paura, non mi vergogno certo a dirlo ma non è normale! Un ginnasta non ha paura, un ginnasta non può avere paura di un salto. 
  • La paura è un’emozione Emma e gli atleti vivono di emozioni! Quando ho ricominciato per me è stato tutto difficile, mi sembrava di essere tornato indietro, tante cose che mi uscivano in maniera eccellente mi risultavano difficili se non addirittura impossibili... ho lottato, mi sono concentrato e mi sono ripreso ciò che era mio. È stato difficile, snervante e ho creduto di non farcela molte volte ma non ho mollato e sai perché? Per due motivi: uno è perché volevo a tutti i costi tornare alla mia vecchia vita, l’altro, quello che mi ha motivato di più è perché sapevo che qualcuno credeva in me... tu! Tu hai creduto in me Emma, hai creduto che io potessi farcela e così è stato! Ora le parti si sono invertite e devi essere tu a fidarti di me Emma: tu puoi anc...
  • No Killian, no! Non dirlo, non dire niente di quello che stai per dire, potrei non rispondere di me. 
  • Devi ascoltarmi invece perché è importante. Tu puoi ancora farcela Emma, tu puoi tornare a vivere... devi solo volerlo. Non te lo direi se non fosse così credimi, non ti sottoporrei mai ad uno stress del genere se ci fosse anche solo la minima possibilità di un fallimento quindi... - ripresi a piangere senza neanche rendermene conto. Ero psicologicamente a pezzi.  - senti Emma, in questo momento tu sei come me quando mi hai incontrato per la prima volta, scettico nei confronti del futuro. Tu mi hai teso la mano e io l’ho afferrata riprendendo a vivere ricordi? ora io sto facendo lo stesso con te: ti sto ponendo la mia mano, devi solo afferrarla. - ma perché non voleva capire? 
  • No... ti sbagli... io e te non siamo così simili come pensi. Le nostre vite per un periodo lo sono state, eravamo entrambi due atleti professionisti e entrambi abbiamo avuto un momento  di difficoltà ma da lì le nostre strade hanno preso una direzione diversa: tu hai avuto nuovamente e la tua opportunità mentre a me... beh: a me è stata preclusa.
  • Non è vero questo! - disse con convinzione 
  • Si che lo è! Ti ho visto gareggiare Killian, sei salito in pedana e hai ottenuto una cazzo di quarta posizione, cosa che io non potrò mai più avere. a differenza tua io non  potrò mai più mettere piede su un tappeto di gara. 
  • Quella è solo l’altra  faccia  della medaglia Emma: la passione è passione, non centrano nulla le competizioni. Passione vuole dire anche semplicemente allenarsi per conto proprio.
  • Non posso fare neanche questo a quanto pare... lo hai visto tu stesso... - lo vidi alzare gli occhi al cielo esasperato: ma perché non si decideva a lasciarmi in pace? Ormai avevo deciso... non avrei cambiato idea.
  • Ancora con questa caduta? Emma sei fuori allenamento diamine! Non devi guardare questo! 
  • Ah no??? E cosa devo guardare allora è?!?!? 
  • L’emozione che hai mentre fai quello che ti piace! È questo quello che conta ed è questo che che ho voluto farti provare. - abbassai lo sguardo - rispondimi sinceramente, caduta a parte: come è stato salire nuovamente in pedana? Hai sentito le vecchie emozioni scorrere nelle vene?     Hai sentito il profumo di magnesia arieggiare nell’aria? Cosa hai provato nel sentirla? È questo quello che conta Emma, è per questo che non devi mollare. - sbuffai - Per mollare ci sarà sempre tempo ma se ti ha suscitato qualcosa di positivo  essere qui oggi allora devi tornare ad allenarti! Sbaglierai oggi, sbaglierai domani e se hai ragione tu forse sbaglierai per sempre ma cos’è un errore rispetto ad una grande emozione? Goditi le emozioni che ti da questo sport e dimentica il resto... inizia un nuovo capitolo, riparti da qui. 
  • ho mal di testa Killian, smettiamo di parlarne per favore ok? 
  • Rispondi prima alla mia ultima domanda, cosa hai provato salendo in pedana? Se mi dici che non hai provato nulla prometto di lasciarti in pace e di non riprendere più l’argomento.
  • MI SONO SENTITA UNO SCHIFO CONTENTO??? UNO SCHIFO! - mi resi conto solo dopo la fine della frase di come stavo urlando di conseguenza cercai di farmi un contegno. - Alto che belle emozioni... non ho sentito nulla di quello che hai detto tu... nulla, solo umiliazione e ora se non ti dispiace me ne torno a casa, sono stanca, voglio andare a casa. - e senza aspettare una sua risposta provai ad allontanarmi da lì. Mi corse dietro e quando mi raggiunse, praticamente subito, mi afferrò per un braccio facendomi voltare verso di lui.
  • Dove stai andando? - mi chiese
  • A casa te l’ho detto! 
  • Dove vuoi andare da sola: è buio pesto fuori e non ci sono mezzi pubblici di sera.  Non che se ci fossero ti lascerei andare da sola comunque... 
  • non vado da sola non preoccuparti, ho scritto a Abby di venirmi a prendere: credo che sia quasi arrivata. 
  • L’hai chiesto ad Abby??? Che c’è pensavi che ti avrei trattenuta qui contro il tuo volere? - rimase ferito da quel gesto - perché stai facendo questo è? Perché non capisci che lo sto facendo per te, per non farti avere rimpianti! 
  • Per questo esatto motivo  ho chiamato Abby! Per non continuare a sentire tutto questo! Apprezzo quelol che hai cercato di fare per me Killian, lo apprezzo davvero, ma adesso basta: sono stufa di parlane, mi fa male parlarne.... voglio andare avanti per la mia strada dimenticando questa parte della mia vita e non posso farlo se tu continui a farmi rivivere il passato. 
  • D’accordo non ne parleremo più, hai vinto ma manda un messaggio a Abby per dirle di non venire: ti riporto a casa io.
  • Ma ormai sarà quasi arrivata!
  • Non fa niente: sei venuta con me quindi tornerai a casa con me. Non ti lascio andare via da sola in queste condizioni... non sto tranquillo! ti prego Emma. - il volermi riportare a casa nonostante io avessi appena rovinato quello che era uno degli appuntamenti migliori di sempre gli faceva onore, io fossi stata al suo posso mi sarei presa a male parole da sola. 
  • E se non volessi? - dissi con un leggero sorriso tanto da fargli intuire che la mia era solo una battuta per smorzare la tensione. 
  • Beh vorrà dire che chiamerò il suo fidanzato per dirgli di farle invertire la marcia. - rispose con fare ovvio.
  • Conosci il suo fidanzato?
  • Chi pensi abbia convinto i fidanzati delle tue amiche a lasciarci da soli questa sera eh? - ammiccò - avanti sbrigati a mandargli un sms e sali in macchina. Se ti riporto a casa tardi tuo padre mi decapiterà. 

Salii in macchina come mi chiese mentre lui caricò in auto i porta pranzo, le candele e tutto il necessario usato per farmi la sorpresa. Mi proposi di aiutarlo ma lui mi vietò di scendere dicendo che erano solamente due cosuccie e che poteva benissimo sbrigarsela da solo. Non obiettai, la testa mi faceva seriamente male per farlo e aspettai quindi che terminasse. Non ci mise molto devo essere onesta, fece solamente due viaggi dopodiche mi raggiunse in auto e partimmo in direzione casa. Fu il viaggio più silenzioso di sempre: io ero con la testa poggiata al finestrino a contemplare il cielo notturno mentre lui era con lo sguardo fisso avanti a se concentrato solo ed esclusivamente sulla strada. Nessuno dei due ebbe l’idea di accendere lo stereo e questo rese il nostro silenzio ancora più assordante. Quando arrivammo davanti casa mia rimasi un attimo spaesata: non avevo la minima idea di come comportami: avrei dovuto dire qualcosa? Chiedergli scusa per il mio comportamento poco idoneo alla serata che aveva organizzato? O avrei dovuto salutarlo e uscire dall’auto senza troppi giri di parole? Fortunatamente non dovetti fare nulla che lui mi anticipò rendendomi le cose più semplici.

  • eccoci giunti a destinazione - esordi una volta aver parcheggiato e spento il motore. 
  • Eh già... con ben 45 minuti di anticipo: papà sarà contento e tu avrai di sicuro un punto in più sulla sua lista. - rise.
  • Ti va di vederci domani? Ci andiamo a fare una passeggiata al laghetto se ti va... ci prendiamo un gelato, non so...quello che vorrai fare andrà bene.
  • Oh cavolo il gelato??? Non abbiamo mangiato il gelato! - ma che cretina che ero stata: lo aveva preparato appositamente per me e io avevo mandato la cosa all’aria facendo il mio show. 
  • Non preoccuparti, sono sicuro che non era poi tutta questa specialità! 
  • Non sottovalutarti... - gli sorrisi - ad ogni modo non so per domani se me la sento di uscire? ho un gran mal di testa e vorrei riposare ma forse nei prossimi giorni potremmo vederci e tu potresti portarmi il tuo gelato fatto in casa. 
  • Penso sia un’idea magnifica! Ci sentiamo telefonicamente allora... - mi diede un bacio a fior di labbra - buonanotte. 
  • Buonanotte Killian! - feci per aprire la porterai quando improvvisamente lui schiacciò un bottone  che bloccò contemporaneamente tutte le sicure di uscita inpedendomi di scendere 
  • No aspetta un secondo! Non posso lasciarti andare via così se prima non ti chiedo scusa.
  • Killian non...
  • Sono stato un po’ troppo pesante me ne rendo conto e mi dispiace credimi. Ho agito in buona fede voglio solo che tu sappia questo, se avessi saputo di crearti ulteriore dispiacere avrei evitato di fare tutto ciò che ho fatto. 
  • Apprezzo il fatto che tu abbia voluto aiutarmi e non c’è alcun bisogno che tu mi dica di aver agito in buona fede: so che è così. Non devo scusarti di nulla, non deve essere facile avere a che fare con una capocciona come me. 
  • Non tornerò mai più sull’argomento te lo prometto da oggi inizieremo la tua nuova vita e lo faremo insieme, senza guardarci alle spalle.  
  • Mi sembra un ottimo programma.
  • ora vai però o i 44 minuti di anticipo diventeranno minuti di ritardo. Buonanotte tesoro mio. - questa volta il bacio che ci scambiammo fu di gran lunga più intenso e passionale. In quel linguaggio non verbale c’era tutta l’aria di un chiarimento definitivo. È proprio vero i gestì molte volte hanno più efficacia delle parole ma alle volte, dove questi non arrivano un aiuto verbale può fare la differenza. 
  • Buonanotte a te e prima che io vada voglio che tu sappia una cosa - gli diedi un ulteriore bacio di mia spontanea volontà - ti amo anche io. 

 

***

Pov Killian 

 

Nel momento esatto in cui sentii uscire quelle parole dalla sua bocca il mio cuore non si fermò, sobbalzò più che altro... Mmh... non riesco a spiegare di preciso la sensazione che provavi so solo che avrei tanto voluto che il tempo si fermasse. Ero stato chiaro con lei durante la nostra cena, non mi doveva nessuna risposta, avrebbe esternato il suo sentimento nei miei confronti solamente quando ne fosse stata sicura. Non mi interessava sul serio se sarebbe accaduto a distanza di anni, ero disposto ad aspettarla anche tutta la vita se fosse stato necessario, ma a quanto pare non doverti aspettare poi molto: contro ogni mia aspettativa mi aprì il suo cuore proprio nel momento in cui non me lo aspettavo. Pensavo di averla offesa, ferita... e forse un pochettino l’ho ferita seriamente ma questo non è bastato a fermarla: era convinta mentre pronunciava quelle parole, i suoi occhi erano sinceri e anche se per una sola frazione di secondo mi sentii meno in colpa. Mi salutò così, con quel “ti amo anche io” e senza aggiungere altro la vidi schiacciare il bottone di apertura delle sicure e uscire dalla mia auto. La seguii con lo sguardo fino a quando non si richiuse la porta di casa alle spalle, solo allora mi rimisi in marcia e tornai a casa. 

Neanche il tempo di entrare che mio padre capì dal mio sguardo, ma sopratutto dal mio sorriso ebete,  che era successo qualcosa di bello in quella serata ma non riusci a ricavare nessuna informazione lì per lì, gliene parlai il mattino seguente, quella sera volevo tenere quella piccola sorpresa inaspettata tutta per me. Mi misi a letto tutto felice a ripensare a quel magico momento della serata ma non volendo mi tornarono alla mente anche le immagini e le parole dette in quella palestra. Credevo che farla tornare in pista le avrebbe risvegliato quella voglia di ricominciare ma a quanto pare avevo sbagliato... non siamo tutti uguali e forse lei aveva ragione a dire che tra la mia storia e la sua c’era una notevole differenza. Ho avuto la fortuna di non dovermi mai ritirare per via di infortuni o malori pertanto non so assolutamente cosa si provi a ricevere una sentenza del genere. Posso immaginarlo ma immaginalo non è abbastanza. Provai a togliermi dalla mente quegli spiacevoli pensieri e pensando solamente ai lati positivi della serata riesco finalmente a prendere sonno. L’indomani come già accennato non ci vedemmo, mi disse che era parecchio stanca ma già dal giorno seguente tornammo a vederci regolarmente. La paura più grande che avevo nel rivederla era quella che lei potesse avercela con me ancora per la storia di averla voluta far provare a tutti i costi ma non appena ci ritrovammo faccia a faccia, dai suoi modi di porsi nei miei confronti, dolci gentili e innamorati, capii che non era così e mi tranquillizzai. Voleva voltare pagina? Beh l’avrei aiutata a farlo. Come prima cosa smettemmo di parlare di sport, della ginnastica in particolar modo perché lei volente o nolente mi chiedeva sempre della scherma. Mi seguiva negli allenamenti quando ero impegnato con essi e ci dedicavamo solo ed esclusivamente a noi nei momenti di libertà. La vedevo felice e spensierata come una ragazza di 16 anni avrebbe dovuto essere ma a distanza di un mese iniziai a notare in lei dei cambiamenti poco piacevoli. Mi aveva accennato all’idea di voler iniziare un nuovo percorso sportivo andando in palestra, voleva tenersi in movimento e riprendere a fare qualcosa, la vita sul divano non era certo per lei e io fui felicissimo della cosa agli inizi, significava che stava sul serio voltando pagina e gli diedi tutto il mio benestare. Tutto sembrava procedere bene, sembrava davvero entusiasta di essere tornata alla carica ma poi iniziò a parlare di questa cosa sempre di meno e come se non bastasse iniziai anche notare un leggero cambiamento nella nostra routine. Passammo dal vederci tutti i giorni, sette giorni su sette, a circa quattro volte la settimana per poi arrivare anche qualche volta a vederci solamente per aperitivo o addirittura solo il week end. Chiesi immediatamente spiegazioni, magari il padre le aveva detto di diminuire le uscite, oppure le avevo fatto qualcosa di cui ignoravo l’esistenza.... non ricordo nenache tutto ciò che mi venne in mente, so solo che ero preoccupato e di conseguenza glielo chiesi. Fortunatamente non era successo nulla tra di noi, giustificò il suo comportamento, scusandosi come prima cosa della sua assenza, dicendo che oltre alla palestra, che la rendeva molto stanca visto che non era più abituata, stava cercando di mettere pace nella sua vita sistemando anche il fattore scuola e questo le prendeva davvero molto tempo. Fino a pochi mesi prima studiava da privatista seguita da dei tutor messi a disposizione della federaIone ma adesso che era fuori dal giro della ginnastica le occorreva una scuola vera e propria e come giusto che sia stava valutando tutte le possibilità. Aveva adocchiato un’istituto che poteva interessarle, era una scuola privata, la migliore qui a New York ma a parte che per entrare vi erano liste d’attesa lunghe kilometri e kilometri aveva timore a confessare questo suo desiderio ai suoi genitori. Si erano trasferiti da poco, avevano comprato casa, mobili nuovi e il trasloco  era stato assai costoso... aveva paura di pesare troppo sulle loro spalle chiedendogli una cosa simile. Provai a spiegarle che i suoi genitori sarebbero stati  più che felici di iscriverla li, che per lei avrebbero fatto di tutto e che non l’avrebbero mai considerata un peso ma lei continuava ad essere della sua opinione e stava cercando modi su modi per provare ad avere una borsa di studio. Mi ritrovai così a passare la maggior parte delle nostre serate in casa sua, o a guardare un film perché era stanca e non voleva uscire o in camera sua, con la porta aperta, a cercare sul pc informazioni per la sua istruzione. A me non pesava affatto passare le nostre serate in casa ma dentro di me sentivo che qualcosa non andava. La vedevo leggermente dimagrita, stanca ogni giorno di più è quello che mi mise in allarme fu vederla iniziare a camminare male. Non persi tempo nel dirglielo ma lei si giustificò dicendo che in palestra stava facendo una serie di nuovi esercizi e che quindi non era abituata.

  • Stenditi sul divano e fammi vedere la gamba. - le chiesi una sera vedendo che a stento riusciva a tenersi in piedi. Le faceva male la gamba ma lei stava cercando modo e maniera di non farlo a vedere. 
  • Cosa?? Perché??? - chiese titubante
  • Perché non ti reggi dritta e dal tuo modo di camminare che pende maggiormente da un lato deduco che la gamba non sia al pieno delle sue forze.
  • Sto bene Killian non...
  • Non mi interessa! Fammi vedere la gamba! - lo dissi anche in presenza dei suoi genitori, i quali si allarmarono subito, pertanto non poté rifiutarsi. Come avevo immaginato c’era qualcosa che non andava: la sua gamba era totalmente contratta e al solo toccarla le faceva male. 
  • Chi accidenti ti sta allenando? - chiesi già con il sangue al cervello: nessuno poteva ridurre così la mia ragazza. - in che palestra stai andando? 
  • Sto bene Killian te l’ho già detto, sono solo un po’ indolenzita.
  • Non me la dai a bere signorina e sai perché? Perché sto per prendere una laurea in questo campo e so riconoscere una contrattura se la vedo. - le spiegai. - come ci sei arrivata a ridurti così è? Ma lo sa la persona che ti allena che hai subito un intervento qualche mese fa? Gliene hai parlato? 
  • Certo che lo sa
  • Beh allora cambia palestra perché neanche un macellaio si comporterebbe così. Ti sta sovraccaricando di lavoro e non va affatto bene la cosa. Non puoi ancora fare tutto, non...
  • Ah! Adesso non posso fare tutto??? Ma come? Non eri tu che aveva il pallino fisso che sarei dovuta tornare a fare ginnastica e che non avrei avuto problemi nel farlo???? Adesso te ne esci con “non puoi fare tutto...” mi prendi in giro???? - ok era decisamente nervosetta.
  • Non hai limiti e te lo ribadisco anche adesso ma un conto è partire da una base e arrivare piano piano  in cima alla piramide e un altro è partire direttamente dalla cima. Hai avuto un intervento Emma e anche se sei ufficialmente guarita hai bisogno di un po’ di tempo in più prima di aumentare i ritmi. Tutto qua. 
  • beh io sto benissimo invece... è solo acido lattico. - potevo vederlo dai suoi occhi, un’altra parola ancora da parte mia e sarebbe esplosa. 
  • D’accordo come vuoi tu ma ora fatti fare qualcosa a questa gamba. Acido lattico o no è comodo avere un fisioterapista in casa.  - decisi di non aggiungere altro nella speranza che a mente lucida l’indomani avrebbe capito che forse avevo ragione e si sarebbe comportata di conseguenza ma con il passare dei giorni le cose non cambiarono anzi... a detta dei suoi genitori era sempre più stanca, dolorante e nervosa. Mi chiesero di parlarle ancora con lei visto che a loro non voleva dare retta così, determinato ad andare fino in fondo a quella faccenda, decisi di andare a sorpresa da lei, a casa sua, subito dopo i miei allenanti e farle un discorsetto serio. Volevo sapere il nome del tizio che la stava distruggendo. Terminai il mio allenamento leggermente in ritardo rispetto agli altri giorni, lo spogliatoio era pieno e se avessi dovuto aspettare il mio turno per la doccia sarei arrivato come minimo alle undici passate da lei. Corsi quindi in segreteria a chiedere aiuto al mio amico, il figlio del titolare e chiesi lui la gentilezza di poter, in via del tutto eccezionale, usufruire dello spogliatoio degli istruttori che sapevo essere vuoto. Lo lesse nei miei occhi che era questione di vita o di morte pertanto mi diede le chiavi e mi chiese la gentilezza di non riferire nulla ai miei compagni di squadra. Mi aveva appenda salvato la vita, gli dovevo un favore, con quel gesto mi stava dando una grande mano. Afferrai le chiavi e a gran velocità mi recai verso gli spogliatoi riservati agli allenatori che erano rispetto ai nostri situati nell’altra ala del grande cento sportivo, proprio accanto alla sala dedicata alla ginnastica dove io e Emma il mese precedente avevamo avuto quella piccola divergenza di opinioni. Inserii la chiave nella serratura per poter accedere allo spogliatoio quando improvvisamente sentii un rumore assordante provenire alle mie spalle. Mi voltai ma non vidi nulla... dopo qualche secondo un secondo rumore, poi un altro ancora. Strano... davvero strano, quella  palestra era sempre vuota a quell’ora eppure i rumori sembravano proprio provenire da lì. Mi avvicinai per vedere meglio e notai che anche la luce fosse accesa: bene, qualcuno si stava allenando. Non ero mai stato un fan della ginnastica e soprattutto non sono mai stato un tipo che andava in giro per il centro a spiare gli allenamenti altrui eppure quella sera qualcosa mi attirò magicamente verso quella sala. Arrivai fino alla porta poi mi resi conto che non sarebbe stato carino irrompere così su due piedi e disturbare un allenamento così feci il giro più lungo e andai a dare una sbirciatina dalla piccola finestrella... beh... a momenti non mi prese un colpo a quello che vidi. Corsi subito in reception dal mio amico. 
  • Già fatto Jones???? - mi disse vedendomi gia lì ma notando che avevo ancora indosso la mia tuta - non te l’ha mai detto nessuno che dopo una doccia si ci cambia anche d’abito? 
  • La ragazza che si sta allenando di la!!!!! - cambiai argomento senza neanche degnarlo di una risposta - perché è lì!!!  
  • Cosa???? Che...
  • Hai capito! Che ci fa quella ragazza li! 
  • Ma di chi parli, della biondina? 
  • Si la biondina! - tagliai a corto - Perché è lì! 
  • Perché si sta allenando forse? 
  • Allenando????? 
  • Si... siamo una palestra Killian ricordi? In una palestra ci si allena se non ricordo male! - continuò a prendermi in giro - cosa c’è di strano? 
  • Da quando si allena qui! 
  • Killian mah... cosa sono tutte queste domande? - non capiva giustamente.
  • Rispondimi cavolo! - alzai leggermente il tono di voce 
  • Ok ok calmati.... da un mesetto più o meno, viene tutti i giorni ma perché me lo... ahhhhh.... voi che ti dia il suo numero vero???? È una gran bella ragazza vero???? Con quei body poi.... un gran bel vedere te lo garantisco. Ma  non sei fidanzato tu ora che ci penso???? Ai ai ai Jones.... Non dovresti guardare le alt....
  • È la mia ragazza quella di cui stai parlando cretino quindi vedi bene di smetterla di guardarla in body... anzi... smetti di guardarla in generale o potrei non rispondere delle mie azioni e tu potresti aver seriamente bisogno di un buon dottore. - e senza aggiungere altro tornai  a spiare la mia lei che con mia grande sorpresa era intenta ad allenarsi alla trave. Improvvisamente mi torno alla mente tutto il mese appena trascorso: il suo essere misteriosa, i suoi allenamenti in una palestra di cui non ho mai saputo il nome, i dolori fisici.... tutto adesso aveva una spiegazione. Mi aveva mentito... mi aveva mentito per un intero mese e io, nonostante fosse a cinque metri da me ad ogni allenamento non me ne ero mai accorto. Avrei dovuto essere arrabbiato per questa cosa,  avrebbe dovuto dirmelo, credevo che tra di noi non ci fossero segreti, eppure non riuscii a far altro che continuare guardarla incantato e sorridere. Era nel suo posto magico, era nel suo abitat naturale e vederla finalmente li, di sua spontanea volontà, mi rese felice, forse dopotutto le mie parole, nonostante lo scetticismo e le lacrime iniziali,  avevano avuto un impatto positivo su di lei. Rimasi li, in silenzio ma sopratutto nascosto, ad osservarla provare, provare  e riprovare. Non si dava per vinta e continuava ancora e ancora, senza nessuna pausa e fino a quando un esercizio non le usciva alla perfezione non cambiava sequenza. Vederla lottare per riprendere in mano la sua vita mi rendeva orgoglioso di lei ma al tempo stesso ero preoccupato. Per essere solo un mese che era tornata ad allenarsi stava l facendo troppo. Rischiava di farsi seriamente male se non si dava una regolata e fu lì che ebbi l’idee perfetta. Aveva bisogno di qualcuno che la seguisse in questa impresa e notando che non ci fosse nessun istruttore con lei presi la palla al balzo per chiamare quella che credevo essere a tutti gli effetti la persona giusta. Presi il cellulare e senza esitazione composi il numero di cui avevo bisogno. Uno squillo... due... tre.... 
  • pronto?!?!  - ed ecco che rispose, stavo quasi per perdere le speranze. 
  • Emh... si... - presi un respiro profondo - parlo con... con.... parlo con  la signora Mills? 
  • Si sono io, con chi ho il piacere di parlare?
  • Emh... sono io... mamma! Killian... tuo figlio. 

 

 

Note dell’autore: non ve lo aspettavate vero? Regina Mills, la temibile Regina Mills, ex allenatrice di Emma altri non è che la mamma di Killian. Come è piccolo il mondo vero?? Piccolissimo a quanto pare e credetemi... non avete ancora visto niente. 😏 a domaniiiiiiii

  
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