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Autore: bUdson281    28/03/2021    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Brevi (not) considerazioni dell’autore.
  1. Questo capitolo è davvero lungo. Sono spiacente ma stavolta non me la sono sentita di dividerlo.
  2. Questo capitolo è davvero davvero davvero davvero lungo a causa dei personaggi che parlano tanto, ma tanto, ammazza quanto parlano.
  3. Questo capitolo va letto come una sorta di “secondo giro” delle dinamiche raccontate nei capitoli che vanno dal XII al XV (e non solo).
  4. Questo capitolo è stato diviso in sotto capitoli al fine di agevolarne la lettura.
  5. In questo capitolo cerco di fare il punto della situazione in merito alla relazione, così come si è sviluppata sinora (più qualche passo in avanti o indietro), tra i due personaggi principali: Shinji e Ayanami … Scherzo, ovviamente si tratta di Shinji e Asuka.
  6. E così è uscito l’ultimo film di Evangelion. Avrei voluto pubblicare questo capitolo e completare il ciclo con il XXIII e il XXIV (già in lavorazione) prima dell’uscita. Peccato! Ah, per quanto lo spoiler sia tardivo (della mia storia non del film), Shinji nel capitolo XXIV uccide Gendo in un epico (siate buoni, mi affiderò soprattutto alla vostra immaginazione considerati anche i limiti del mezzo narrativo) scontro tra lo 01 e il Mark 13, pilotato in solitaria proprio dall’ultramegacapo della Nerv.
  7. Ho cercato in questo capitolo (l’ho scritto sei volte, non ripetermi alla settima mi sembrava brutto) di sfruttare tutte le occasioni possibili per riportare nella storia un po’ della leggerezza dei capitoli, guarda un po’, dal XII al XV. E’ stato doloroso constatare quanto i personaggi e il contesto fossero cambiati. Sono stato, infatti, costretto a cancellare un mare di appunti su battute (tendenzialmente stupide – e per questo sono sicuro che mi ringrazierete ricordandomi nelle vostre preghiere) e situazioni sul comico andante. Ma, dato che parliamo di Evangelion e che nel paese di Anno il più felice c’ha la rogna, direi che non posso lamentarmi del risultato.
  8. Nelle pagine che seguono (non scriverò “questo capitolo” … accidenti!) alcuni temi - il cambiamento, la fiducia, l’accettazione di sé e dell’altro, la scelta - vengono continuamente riproposti per consentire a Shinji (e non solo a lui) di viverne le sfaccettature e di osservarli da diverse angolazioni. 
Esposte tali considerazioni, vi auguro una buona lettura e un buon tutto.
 
 
I FANTASMI NELLO SPECCHIO
Dialogo tra Shinji e le sue facce nonché tra Shinji e un’ombra molto pericolosa.
 
 
<< Asuka, aiutami! >>
<< No! >>
 
E’ passato tanto tempo, un tempo che la mia utile maledizione, creare interi universi nel sonno, fa sembrare infinito dilatando lo spettro dei ricordi e infarcendo la memoria di esperienze in parte estranee all’unico originale filo della mia storia. Eppure da sveglio mi è chiaro che non sono trascorsi neanche quindici anni.
Asuka era già morta quando le porte del vuoto si aprirono, aveva recuperato la sua forma nella mia mente ormai espansa e prossima ad atomizzarsi. Povera Asuka, dovette sopportare un moccioso spaventato e piagnucoloso che implorava aiuto proprio dalla ragazza che aveva prima sporcata e poi abbandonata ad una fine orribile.
 
<< Mai che si possa fare affidamento su uno come Shinji! >>
 
Era già un’Asuka nuova quella che a suo modo invocava l’intervento del suo Shinji, il famigerato Third Children, o forse semplicemente dell’unico essere umano che aveva il potere di soccorrerla. Per molto tempo ho trovato ingiuste quelle parole. Non l’ho mai ammesso perché in questi anni ho fatto il possibile e anche di più per sfuggire ai fantasmi della cattiva coscienza, per allontanarmi nei modi, nelle azioni e nelle parole, persino nei pensieri, dall’ombra dell’inetto mai al suo posto che lei, come me, aveva in mente ogni volta che pronunciava il mio nome. Non ho mai considerato che Soryu, nonostante l’incontro con la madre, nonostante l’epifania preceduta da quel grido, “io voglio vivere”, fosse troppo orgogliosa per dire: << aiutami, Shinji! >>
Il grande specchio che riflette la mia immagine è ancora intero, il mobile in legno su cui poggia, invece, è ammaccato e pende da un lato, i cassetti e ciò che contengono affollano confusi il pavimento di una camera da letto disadorna. E’ un miracolo che non mi sia spaccato le mani.
Una catenina di fattura semplice resiste allo scivolamento del piano costringendomi a notare il vistoso e sproporzionato ciondolo in bronzo a forma di sole che tiene legato a sé. Nella bocca il piccolo astro trattiene un prisma di ametista il cui gemello è nell’elsa del coltello che il mio nemico mi ha “gentilmente” donato.
Ordino a me stesso di non sfuggire all’immagine e di resistere alla rabbia, alla paura, alla delusione proprio perché comprendo che non sono pronto a fare i conti con il mio riflesso.
C’è qualcosa di falso nello Shinji che vedo allo specchio.
 
<< Che schifo! >>
 
Ecco l’altra colonna che sorregge l’architrave della relazione che tiene maledettamente uniti l’odio di Asuka e la colpa del giovane Ikari.
Non potevo aiutarla, lei non mi avrebbe mai permesso di farlo. Le piacevo, aveva aspettative su di me, ancora infantili certo, ma che avrebbero meritato qualcosa di meno disgustoso di una sega portata a termine nell’incoscienza sua e mia. E’ così ho tradito la fiducia che, al di là delle apparenze, si ostinava a nutrire nei miei confronti e ucciso le speranze che difendeva nella sua fragile anima.
Quell’orribile giorno << io sono diventato tuo padre e tua madre, ho abbandonato una donna e ho amato una bambola. Hai visto, Asuka, di cosa era capace quello Shinji? >> pongo la domanda all’uomo adulto allo specchio. << Io non sono più quel ragazzo e sono stanco di dovertelo dimostrare, sono stanco di vederlo ancora quando mi addormento e rivivo quei giorni, sono stanco di trovarlo in ogni riflesso, di scovarlo nascosto come un patetico e ostinato fantasma nello sguardo, nelle mani, nella metà del viso che è rimasta pulita. Sono stanco di non avere speranze con te, Asuka. Sono stanco di te, Shinji. Sono stanco di lottare per tornare a casa >>.
 
<< Con te neanche morta! >>
 
Ecco la perfetta sintesi di quel “no” con cui pose involontariamente fine, attraverso me, al vecchio mondo e del successivo “che schifo” con cui salutò il primo vagito del nuovo. E dire che, se non l’avesse fatto, l’umanità si sarebbe estinta per sempre.
Quelle parole tagliarono in due me che ero tutto e niente, ricreando grazie al dolore della frattura la possibilità dell’esistenza. Ero troppo immaturo per comprendere che si può creare anche per mezzo dello stupore. Ora sono troppo grande per stupirmi.
 
<< Che mi lasci uccidere da uno come te non se ne parla! >>
 
Non mi ha mai detto una cosa simile ma io la percepii e compresi che, insieme alla carezza con cui spense la mia follia, quella sentenza avrebbe condizionato come una corda marcia le nostre vite.
“No”, “che schifo”, sono le porte ancora sbarrate del suo cuore e io non ne ho trovato la chiave. L’ho cercata inutilmente nell’espiazione, l’ho avuta tra le mani quando ho dimenticato la colpa e cercato soltanto lei. Ce l’avevo quasi fatta.
<< Maledizione, Asuka >> grido allo specchio, << se non mi lasci entrare come faccio a liberarmi del mio passato, come faccio a liberarmi di te, me lo spieghi? >>
Spazzo con il taglio della mano il piano in legno per scagliare lontano quella dannata collana. << Di che ti lamenti, Shinji? >> mi dico. << Per una volta potresti lasciare che le cose accadano senza interferire. Sono io che te lo chiedo >>.
<< Io sono l’ordine >> grida attraverso lo specchio il riflesso della parte destra del mio viso. << Io difendo la nostra casa dal caos che governa fuori dalle mura. Io difendo i confini e i semi di un mondo civile e moderno nel cuore di un deserto antico e barbaro. Io difendo la vita che è cambiamento, io guido il cambiamento per rimediare all’errore, per riscattarmi dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka >>.
<< E guardati! >> rispondo. << Hai fallito, ragazzo >>.
<< Io sono il caos >> grida l’altra metà della faccia per mezzo della cicatrice e dell’occhio coperto dalla benda. << Fuori dalle mura io divento il caos dell’esterno e partecipo della sua natura. Solo così posso proteggere i confini. Solo così posso proteggere e ampliare l’ordine. Solo assumendo la forma di caos posso salvare la vita che è cambiamento, solo così rimedierò all’errore, solo così mi riscatterò dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka >>.
<< E guardati! >> rispondo. << Niente è cambiato e continui a combattere senza sosta un nemico dopo l’altro; perpetui la nostra angoscia illudendoti di essere il padrone del tuo senso del dovere e non hai il coraggio di ammettere che in fondo ti piace essere il buio e che ti attardi a rientrare poiché nel caos ti senti a casa. Anche tu hai fallito, cacciatore. Neanche questa formula ha rimediato all’errore, neanche questo diverso punto di vista mi ha riscattato dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka.
<< La verità è che io sono ordine e caos e in nessun modo ho trovato la felicità, né ho dispensato amore. Ho ricordato i miei errori e non ho rimediato. Speravo tanto che quest’uomo davanti a me potesse salvare un mondo. Tu, ordine, hai guardato con sospetto l’altra metà di Shinji e a ragione poiché è pericolosa per i nostri cari e per l’idea stessa di civiltà che vogliamo ricostruire. Hai temuto il tuo opposto per paura che bruciasse ogni speranza di cambiamento e lo hai giudicato male e ne hai represso l’energia e non sei cambiato. Tu hai saputo soltanto prestare attenzione al passato e hai temuto il presente, hai guardato a te stesso come ad un altro padre che voleva usarti.
<< Tu, caos, hai guardato con disprezzo l’altra metà di Shinji perché comprendevi il pericolo della colpa che lo consumava. Tu avevi la forza di cambiare il corso degli eventi, di dare una scossa ad una vita stagnante passata a lottare contro i mostri dentro e fuori sempre al disperato inseguimento di un sogno da afferrare. Hai temuto il tuo opposto e hai innalzato la responsabilità a legge per paura di essere nuovamente quel ragazzo. Ti sei fatto carico del peso che avevi sempre rifiutato sperando in una rapida fine, ti sei concentrato sul presente perché non accettavi il tuo passato, hai guardato a te stesso come ad un figlio deludente.
<< Perennemente davanti a un bivio ho ascoltato le vostre istanze, contenuto la contraddizione che rappresentate e non è servito poiché non ho trovato il modo di mettervi d’accordo, voi non avete imparato a volervi bene e, alla fine, non ho scelto. Col tempo la diffidenza si è trasformata in guerra e ora mi dilaniate e rendete vana ogni scelta. Chi sono? Cosa voglio? La casa è bruciata, la delusione è insopportabile e davanti a me c’è questo vaso pieno di fantasmi. Perché dovrei sforzarmi? La casa, nonostante il fuoco che la consuma, è ancora in piedi ma solo nella forma. Nessuno può abitarla. Forse farei meglio a lasciare che vi scanniate a vicenda, luridi bastardi, così potrei godermi lo spettacolo. Non ce la faccio più neanche a sperare, non ho più voglia di portare il peso di una colpa senza senso. Non mi accetterà mai, non mi perdonerà mai, non mi amerà mai … io non mi amerò mai >>.
Mi avvicino allo specchio, l’aria che esce dalle narici si trasforma in condensa a contatto con la superficie del vetro. << Io ti odio, Shinji! Io non ti perdono! Io non ti accetto in nessuna delle tue forme. Esattamente per le stesse ragioni di Asuka, perché ci hai provato ed hai fallito. Ti sei lasciato ingannare da quella stronza dai capelli rossi. Distruggi ogni cosa, quello lo sai fare bene, e ricomincia daccapo >>.
Tra me e il desiderio di liberarmi di tutto (soprattutto di me) ci sono solo una benda e un codino, gli emblemi di un uomo che non ha avuto il coraggio di scegliere tra ordine e caos. << Il disordine è già entrato nelle nostre dimore >> mi dico mostrandomi minaccioso i denti mentre l’occhio buono si riempie di lacrime che, giuro sulla mia vita, non scenderanno. << Non serve più il ragazzo e neanche il cacciatore. Non si tratta di cambiare ma di adattarsi. La benda >> continuo sfilandomi il regalo che anni fa mi fece proprio Asuka << appartiene ad un punto di vista di Shinji che ha fallito e che ora punisco. Tu hai fatto anche troppo. Ora basta! Hai cercato di essere “il suo Shinji” pur sapendo che, in realtà, la benda l’aveva donata a se stessa perché aveva paura di guardare quest’occhio spento. Il codino >> sibilo strappandomi l’elastico che lega i capelli << me l’ha acconciato proprio lei e tu hai campato anni interi conservando questa biglia e sognando che fosse un gesto di affetto. Sapevi bene, come ora io so, che voleva illudersi che a scoparla fosse Kaji e non Shinji. Fanculo, non sono Kaji >>.
I capelli cadono fino ad accarezzarmi le spalle, docili e al contempo ribelli; la palpebra chiusa lascia colare un rivolo di sangue come una lacrima rossa che sgorga dall’occhio del diavolo. Ho le vertigini come se mi fossi alzato di scatto. Sono eccitato e ugualmente spaventato dalla visione di questo Shinji. << Io ti riconosco >> dico a mente alla creatura che ha iniziato a sorridermi sebbene sia sicuro di non aver neanche mosso le labbra. << Tu sei il re che ho sempre combattuto, l’uomo senza legge, quello che vuole farle del male. Non puoi restare, lo sai? >>
<< Che ti importa? >> mi risponde l’uomo dall’altra parte del vetro. Il suo viso si trasfigura, il suo giaccone si oscura fino a diventare nero. Spalanca l’occhio sinistro mostrando un’iride stretta in modo innaturale, simile a quella di un serpente. Anche il colore sembra appartenere ad un animale a sangue freddo, freddo come il tocco che sento mi sta trapassando il cuore.
<< Non voglio neanche te >> mi scuoto guidato dall’istinto del ragazzo e dalla lucidità del cacciatore. << Tu sei un altro esperimento di Shinji destinato a fallire >>.
<< Come fai a saperlo? Direi che è arrivato il momento di farmi provare sul serio. O ancora speri in cuor tuo di rimediare? >>
<< No, no, non mi interessa rimediare >> ribatto senza convinzione, quasi per semplice riflesso, indietreggiando di un passo. << Ho ucciso la speranza e non voglio la colpa ma non accetto che a comandarmi sia un aborto di Gendo. Io … io sono mio padre >>.
<< Quale padre? E soprattutto che tipo di padre sei per te stesso? >>
<< Che intendi dire? >>
<< E io che ne so?! Sei stato tu a cominciare questo discorso astruso poco fa. La mia domanda era seria >>.
<< Che vuoi da me? >>
<< Offrirti il mio aiuto >>.
<< So bene quanto costerà il tuo aiuto. Scordatelo! Anzi, visto che finalmente ti sei mostrato e non devo perdere tempo a darti la caccia, ti dico subito che per te è arrivato il momento di sottometterti a me >> ringhio ostentando forza e sicurezza per nascondergli che in realtà lo temo. Non v’è traccia in me di coraggio e non so come proteggere i confini della coscienza dall’oblio. << Però >> ugualmente lo sfido, << mi piace la tua immagine. Io desidero la tua immagine, io ti deruberò dell’immagine e anche così imporrò il mio comando su di te >>.
<< E come pensi di fare … di grazia? >>
<< Mi è sufficiente sbarazzarmi di questa putrida sensazione di inutilità. Io voglio essere libero. Tu non lo sei perché anche tu soffri a causa della stessa colpa che rifiuti >>.
<< Stavo per dirti la stessa cosa >> risponde per nulla impaurito. << Tu credi davvero di conoscermi? Tu sai chi sono veramente ? >>
<< No e non voglio saperlo. Quello che voglio, invece, è che tu mi dica il tuo vero nome >>.
Dall’altra parte dello specchio il mio interlocutore risponde con una sguaiata risata di scherno. << Guarda che non sono qui per farti passare al lato oscuro della Forza. O forse pensi che io sia un comune demone? Non ti facevo così superstizioso. No, davvero >> tornando serio, << ero convinto che ti fosse chiaro: anch’io sono te. Ancora non hai capito che dare un nome ad una maschera non ti garantisce alcun controllo su di essa? >>
<< Dimmi il tuo nome! >>
<< Tu mi chiami “re” ma lo trovo così … generico e al tempo stesso di cattivo gusto. I re vengono deposti e poi chiamarmi in questo modo è un’implicita dichiarazione di inferiorità da parte tua. Io ti voglio forte, invece >>.
<< Dimmi il tuo nome! >> esplodo caricando un pugno.
<< No, ti preeeeeegoooooooo >> mi deride fingendo di volersi proteggere dal mio destro. << Porta sfortuna! Ahahahah, su non essere patetico. Prima o poi avrò anch’io un nome, un nome che tutti dovranno temere. Tuttavia, non mi fa né caldo né freddo conoscerlo in anticipo perché io non mi accontento, io voglio … >> mi pugnala con lo sguardo << l’intero pacchetto. Tu ti ostini ancora ad ingannarti convincendoti di poter saltellare da un personaggio all’altro usando i tuoi soprannomi ma devo proprio dirtelo, o uomo dai mille nomi: stai ancora fuggendo >>.
<< Non osare parlarmi in questo modo, misero verme del mio inferno! Io non fuggo, perciò rassegnati! Tu non vedrai mai la luce >>.
<< Chi è Ikari Shinji? >> mi interroga.
<< Che cosa sei? >> gli chiedo a mia volta.
Sento che sto perdendo, la confusione si impadronisce della mente e il terrore è nel cuore. Sono in trappola e non so dove nascondermi.
<< Ah, adesso vuoi conoscermi? E se fossi io l’unico, vero, Ikari Shinji? >>
<< No, non lo sei perché io non te lo concedo. Io decido chi è Ikari Shinji; io decido della sorte dei miei nomi e così accadrà anche con te; io decido della mia vita; IO DECIDO, hai capito? >>
<< Che pauuuura, ragazzo … o cacciatore >> l’animale nello specchio si prende ancora gioco di me. << Poco importa, per me siete uguali. Non ti servirà a niente conoscere il nome che sicuramente avrò, né rubarmi la faccia perché in cuor tuo sai che io sono ciò che desideri. Avverto l’interesse che ti suscita il mio volto, poiché io sono l’ira che si abbatte sul mondo che ci ha rifiutati e il segreto piacere che abbiamo gustato quando nelle mani ci siamo ritrovati niente meno che il potere di condannare a morte gli uomini >>.
<< Sei stato tu? >>
<< Io, tu, l’altro, che differenza vuoi che faccia? E’ stato il mondo a decretare la sua stessa fine. Noi non abbiamo colpe, non siamo costretti a portare fardelli che ci curvano la schiena fino a farci venire la gobba. Tu vuoi liberarti di qualcosa che non è mai esistito >>.
<< Io ti rifiuto, miserabile vigliacco. Io sono più coraggioso. Io getto via le colpe ma a ragion veduta senza scaricarle su nessuno. Sono io che scelgo di essere un mostro. Solo così potrò … >>
<< … smettere di provare dolore >> il “mostro” sbuffa e inizia a roteare il suo occhio e qualcosa. << Credimi, mi fa male doverlo ammettere ma Asuka ha ragione: non cambi mai … Però a me sta bene, dico sul serio. Sono d’accordo con te. Tuttavia, converrai che le cose vanno fatte bene. Un’impresa deve essere iniziata con l’intento di portarla a conclusione, non può essere lasciata a metà. Non è facile, lo capisco, hai paura. Ricordati, però, che io ti accetto >>.
<< Io no e non dirmi cosa fare. Io non obbedisco a nessuno > rispondo sparandogli contro, come ultima difesa, le frasi a cui mi sono aggrappato per anni, << non ho bisogno di nessuno, soprattutto non ho bisogno di te >>.
<< Così parla il cacciatore. Quindi non è vero che vuoi disfartene?! >>
<< Non provare a confondermi! Tu non puoi entrare nella mia mente. La mia missione è troppo importante perché lasci che uno come te la faccia fallire. Io ho una casa da difendere, ho mia figlia >> non verso nessuna lacrima eppure piango davanti ad un nemico. << E’ tutto ciò che mi rimane >>.
<< Sbaglio o prima hai detto che non ti piace tornare a casa? Ahahahah, allora ci sono ancora il ragazzo e i limiti che si pone. Ok, adesso è tutto più chiaro, stai togliendo Asuka dall’elenco. Bene, non arrabbiarti ma cambiare focus non è a rigor di logica un atto così rivoluzionario. Vuoi essere ancora l’invincibile Shinji, non sei disposto ad andare fino in fondo >>.
<< Sta’ zitto! Ti ho ascoltato in questi anni, travestito da paura[1]e non mi incanti. Tu sei privo di direzione, sei senza scopo. Peschi dalla memoria, collezioni le biglie sporche dei peggiori sentimenti e godi nel vedermi combattere con le mie contraddizioni. Tu non sei semplice, sei solo distorto e non avresti la forza di camminare un solo metro nelle mie scarpe. Quindi smettila di recitare. Hai strisciato dentro di me per tutto questo tempo e ti sei nutrito proprio della mia paura. Io ti ho tenuto lontano dalla mia casa, io ho tenuto lontani i mostri dalla mia casa. Non hai il diritto di presentarti a me come se fossi un mio pari. Nessuno può dirmi cosa devo fare. Solo io stabilisco cosa è giusto e cosa è sbagliato per me >>.
<< Ma se non sai chi sei? La colpa è del pilota, la responsabilità è del cacciatore. La stessa merda raccontata con parole diverse. Vuoi liberarti di parole, i nomi con cui ti conosci come se non fossero te, eppure continui a restare fedele alle loro debolezze che sono le tue. E ora vuoi cacciare me, l’unico che ti accetta? Io non ti abbandono, non ti ho mai abbandonato, mi piace la tua furia, io la capisco, io la proteggo >>.
<< Tu non proteggi niente, bastardo. Se sono in queste condizioni è a causa tua >>.
<< Hai trovato un altro capro espiatorio? Tralasciando il fatto che, ci tengo a precisarlo ancora, o mio ottuso amico, anch’io sono Ikari Shinji, dimmi: lo credi veramente? Ti serve un cambio di passo, una nuova prospettiva. La colpa non è nostra, è solo degli altri, è di questa umanità infetta e imperfetta che ci ha sfruttati senza preoccuparsi della nostra felicità. Per questo dobbiamo impedire che accada ancora e purificare questo nuovo inizio dal vecchio male che continua ad inquinarlo. Se mi accetti non dovrai più sentirti in difetto, non combatterai più contro i mulini a vento del tuo passato, non resterai più deluso. Anzi, ridiventerai il dio che sei stato e cambierai la natura degli uomini, forgerai il loro destino. Non importa a costo di quali sacrifici perché il risultato vale ogni sforzo >>.
<< Cosa? … Questa è follia … questa è follia >> ripeto senza fiato come se avessero appena cercato di strangolarmi << è la follia di … >>
<< Magari! Su qualcosa anche papà aveva ragione. Rifletti: in tanti anni a cosa è servito dedicarsi a quelle nullità che tu chiami famiglia, sobbarcarsi il peso del loro dolore? Tutto è come prima se non peggio. Sei costretto a compiere atti orribili, a vincere ogni volta affinché queste persone continuino ad accettarti o almeno a tollerarti visto che, a parte te, non hanno nessun altro da incolpare per la fine della civiltà che conoscevano. Loro ti odiano. Nessuno ti ama, Shinji, nessuno ti vuole  lo sai vero? Sbagliano ma anche tu hai sbagliato perché hai dato potere a poche persone con un volto e un nome, credendo che fossero il mondo intero. Soprattutto hai concesso un’immeritata signoria ad una sola persona credendo che fosse il mondo intero e calpestato il potenziale che ancora possiedi. Chi gliel’ha chiesto di tornare alla vita? E’ stata una loro scelta, perché dovremmo limitarci a causa loro, perché a causa sua? Perché non concederci la possibilità di salvare ciò che resta del mondo? Perché preoccuparsi di lasciare indietro chi non ci è utile? Ikari Shinji è al di là dei comuni mortali. Noi siamo i veri padroni di questa realtà. Non ci serve la colpa, non ce ne frega niente di una stupida responsabilità da adulti che ci rende schiavi di leggi che nessuno conosce; noi siamo una macchina perfetta e, più siamo liberi, più facilmente raggiungiamo l’obiettivo. Dritti come una cazzo di freccia. … Nessuno può fare a meno di noi, Fanculo tutti! >>
<< No no no, basta! Basta!!! Io non voglio più ascoltarti >> mi sembra di gridare mentre, coprendomi le orecchie, chiudo l’occhio e scuoto con forza la testa nella speranza di riuscire cacciare la più orribile delle voci dell’anima. << Non sono parole mie, io non sono Gendo, io non sono più quel moccioso di un pilota, io non voglio più essere uno stramaledetto cacciatore, io non sono te, io … io non devo farle del male, non è giusto >>.
<< Non devi ma vorresti … Uhm! Forse ho sbagliato i tempi. No, ma che dico >> stira appena la bocca mostrando il ghigno soddisfatto del cacciatore che sta già pregustando il sapore della selvaggina, << era il momento giusto per presentarmi. Va bene! >> esclama << … Per ora. Però ti converrà restare vigile e non distogliere mai lo sguardo da me. Io esisto e finché saremo vivi non ti permetterò di abbandonarmi. Prima o poi mi cercherai perché là fuori hai attirato un nemico simile a te >>.
<< Simile a te, vorrai dire. VATTENE!!! >> ruggisco stravolto fino a incendiare la gola. Mi piego in avanti per placare le fitte che partono dallo stomaco e lenire la fatica dei polmoni di colpo tormentati da una tossa nervosa e ostinata.
Io non so più chi sono. Non che prima fosse tutto limpido ma ora … ora che voglio gettare le maschere del cacciatore e del pilota, in effetti, mi attraversa la sensazione che mi accingo a prendere il largo senza mappa né bussola. Resto io che non ho forma, rinsecchito e svuotato, costretto a preoccuparmi che un mostro marino non faccia affondare la barca.
Mi suscita un caos di emozioni intuire che non è possibile disfarsi del cacciatore né del pilota perché finora hanno espresso qualcosa che potevo, seppur a fatica, descrivere come Ikari Shinji. Senza queste forme cosa ne sarà di me? Il vuoto va colmato prima che emerga la parte più buia e sconosciuta del mio cuore, prima di riconoscere che mi piace il mostro che lì abita, prima di accettare che vorrei essere lui.
Ritrovo un barlume di lucidità proprio grazie allo specchio su cui non proietto più l’immagine di una creatura innaturale e senza nome. Ciò che vedo adesso è un volto e un corpo che sento di nuovo appartenermi, persino il giaccone ha ripreso il suo vero colore. << Però, il fatto che voglia disfarmi dei miei punti di riferimento >> rifletto ad alta voce << può essere anche un’opportunità per diventare chiunque io voglia. Anche se non avessi più un porto dove gettare l’ancora, non per questo sarei privo di un obiettivo. Devo solo concentrarmi sulle priorità. Ricordi? Controlla il perimetro, individua le minacce, respira! Metti a frutto ciò che hai imparato, ho ragione Shinji? >>
Ripeto più volte a bassa voce le brevi istruzioni che mi do sempre quando, durante la caccia, devo restare concentrato. I giuramenti non voglio pronunciarli. 
<< Dovrò essere più duttile, un uomo diverso … Perché mi fa così male, Asuka? Lascia stare, fa’ attenzione soltanto al respiro! Accetta questa nuova faccia, un giorno avrà una forma definita, ora >> provo a infondermi fiducia come se non sapessi che sto mentendo << è un calderone che ribolle di possibilità, un figlio che ancora deve nascere >>. Lo specchio mi offre la figura di uomo vivo e mutevole. << Meglio questo che sforzarsi di essere una foto nelle mani di quella donna e concederle ancora il diritto di dire che non cambio mai >>.
Ho inspirato troppa aria e troppo velocemente, instupidito mi guardo intorno descrivendo un cerchio con i piedi che incespicano sui resti del mobilio che ho distrutto e si attorcigliano ai vestiti stropicciati sparsi come stracci. << Priorità, Shinji! Solo questo. Asuka è già un elemento secondario >>.
Qualcosa cattura l’attenzione, un cattivo pensiero mi assale e l’ancora esitante eccitazione di un secondo fa svela la sua natura: è rifiuto.
<< Sto ancora fuggendo, maledizione! Maledizione! Maledizione! Non ci sono alternative al pilota e al cacciatore >>. Eppure ho il dovere di fingere che non sia così o finirò per invocare il mostro, quello che più di tutti non voglio, quello che ora ha deciso di braccarmi, quello a cui vorrei abbandonarmi. Forse smetterei di avere incubi.

 
 
COLAZIONE E 1° PRINCIPIO DI STRATEGIA
1° dialogo tra Shinji e ciò che resta del gruppo
 
 
<< Così diventa pericoloso >> sbotto a denti stretti. Sono tornato in me e contraggo i muscoli dell’arto angelico così forte che inizio a tremare. La lama spinge poco sotto l’orecchio, ho paura che ritirando la mano troppo velocemente finirei per tagliarmi e temo anche che, se mi sforzassi di tenerla bloccata nell’atto di impugnare il rasoio, il tremore che la agita potrebbe costarmi la vita.
Allontano lentamente la minaccia con la sinistra valutando la correttezza dei movimenti attraverso il riflesso dello specchio.
Non è più il vetro rotto che qualcuno aveva piazzato chissà quanti mesi fa. Ora al centro di una delle pareti che delimitano il nostro piccolo bagno pende un vero specchio inscritto in una sobria cornice rettangolare.
<< Dovresti darmi una mano >> dico all’altro me. << Ce ne ho messo per decidermi a farmi la barba. Potevi almeno avvisarmi, così avrei poggiato il rasoio >>.
 
Mi spiace ma più la sincronizzazione tra noi aumenta più mi risulta difficile proteggerti.
 
Non mi era mai capitato di assentarmi così a lungo, da sveglio intendo.
 
Sono passati pochi secondi.
 
Ti prego, dimmi che era una fantasia, dimmi che l’abbiamo solo sognato.
 
Non è andata proprio così. E’ stata un’esperienza meno “visionaria”
ma si tratta pur sempre del ricordo di uno stato emotivo alterato.
 
Che significa?
 
Lo scoprirai.
 
Mentre “ricordavo” non sono riuscito a vedere la mia faccia.
 
Perché siamo brutti.
 
Come vuoi. Per favore dimmi: cos’era quella cosa?
 
Te lo dico anche se so che te ne dimenticherai.
Anche quello è Ikari Shinji.
 
C’è ancora, vero?
 
Si ma lo abbiamo già affrontato.
 
Ora diventa tutto più complicato, non credi?
 
No, non credo. In realtà è tutto molto semplice.
La complessità spesso è più nell’osservatore che nell’oggetto osservato.
 
Non so come questo possa aiutarmi. Io non voglio fare del male ad Asuka, qualunque cosa sia successa nel nostro passato.
 
Parti da questo allora. E poi l’ultima volta ti sei difeso bene.
 
Quando?
 
Quando hai desiderato prenderla[2]. Adesso finisci ciò che hai iniziato.
 
Ti riferisci alla nostra missione?
 
No, dico che devi finire di raderti.
 
 
Considerato che, da quando il tempo ha iniziato a scorrere anche per me (evito di prendere posizione sulla natura di questa esperienza usando un troppo definitivo “con me”), mi sono fatto la barba solo tre volte, devo dire che non me la sono cavata male e il graffio alla gola che mi sono procurato ha richiesto solo l’applicazione di un banale cerotto. Mi ci è voluto più tempo, invece, per lasciar scorrere l’inquietudine che quel “sogno ad occhi aperti” aveva scatenato.
<< Spero tu abbia ragione >> dico all’altro Shinji, dopo aver messo a frutto tutte le lezioni sul controllo del respiro che il Paparino mi aveva impartito.
<< Rimani lucido, Shinji! >> mi esorto mentre varco la soglia che separa la piccola stanza dei cacciatori dall’ampio locale dove ciò che resta della famiglia consuma silenziosamente la colazione. Non è ancora sorto il sole e nel buio le sedie accatastate sui tavoli assomigliano ai fantasmi delle persone che ho ucciso e che non verranno più a bere.
Con un cenno del capo e un buongiorno appena sbozzato saluto la donna dietro il bancone che, come al suo solito, osserva tutto e intanto pulisce con eccessivo accanimento una boccale di vetro.
Il nostro capo, che condivide con me e con il Paparino la triste condizione di orbo, e lo stratega, che ha deciso di non lasciarmi troppo libero e ora mi fa da maestro, siedono sull’altro lato, quello lungo, di fronte a Mami.
Kosuke mangia lentamente mentre Matsuda, che ha appena finito, non dà ai denti il tempo di masticare l’ultimo boccone e si accende una sigaretta mentre mi scruta con lo scrupolo che lo contraddistingue e quel suo strano sorriso vagamente sornione.
<< Che hai fatto al collo? >> chiede Mami. Non mi stupisco che se ne sia accorta, lei è capace di osservare tutto ciò che non guarda.
<< Niente, mi sono graffiato >> rispondo accomodandomi sullo sgabello in genere riservato ad Asuka e lanciando una veloce occhiata al mio “vero” posto, quello che, spinto da una sorta di scaramanzia, intendo occupare solo quando i miei fratelli saranno tornati.
La donna non commenta e, posato il grande bicchiere, sparisce dietro la porta che dà sulla cucina. Un minuto dopo è già di ritorno con la mia colazione e una tazza di caffè caldo. << Sono quattro peli >> mi rimprovera. << Come sei riuscito a farti male? >>
Al di là dei modi scostanti mi piace questa donna, pur sapendo come insaporiva il mio cibo. Ha la scorza dura, come chiunque abbia passato, pur desiderando altro, buona parte della vita a lottare, ma il suo cuore è buono e così è anche per gli altri due cacciatori. Quasi mi sento in colpa perché non riesco a sentirmi del tutto a mio agio con loro. Forse dipende dal fatto che sto imparando a conoscerli solo adesso.
<< Mi sono distratto >> le sorrido.
<< Ha preso dal Paparino e da quell’altro imbranato coi capelli biondi >> sfotte Kosuke prima di prendere una ricca sorsata dalla sua tazza. << La barba li cresce così lentamente che, quando devono ripulirsi, hanno già dimenticato come si usa un rasoio. E poi … >> mi guarda << si distraggono facilmente >>.
<< Auguri, Shinji >> mi schernisce la donna.
<< Giuro che farò più attenzione >> trascino un po’ scocciato le parole tanto per non alimentare il discorso e, soprattutto, frenare l’impulso di raccontare quell’allucinatorio spaccato della mia storia. Del resto, non ho mai parlato con loro neanche dell’altro Shinji nonostante siano al corrente di quest’ulteriore stranezza. Un argomento scottante come quello del nemico dentro di me posso sostenerlo solo con i tre cacciatori che da una decina di giorni sono desaparecidos e proprio ora potrebbero essere in pericolo o già morti.
Scrollo la testa. << Che programmi abbiamo oggi? >>.
Matsuda esita interrogando i volti degli altri due, quindi risponde: << oggi abbiamo deciso di concederti la giornata libera >>.
<< Ah! >>. Non ci voleva. Proprio oggi che mi serve una distrazione. << Ottimo >>.
<< Non dirmi che hai ancora bisogno di qualcuno che ti detti l’agenda? >> mi stuzzica Mami. << Che razza di cacciatore vuoi diventare? >>
<< Ehi, io so cosa fare >> reagisco con (neanche tanto) simulata stizza. << La mia agenda è >> drammaticamente vuota << incredibilmente piena. Anzi, userò tutto il giorno libero per occuparmi di … alcune faccende lasciate in sospeso >>.
<< Sta mentendo >> commenta il boss senza guardarmi.
<< Chiaramente >> lo segue lo stratega prima di vuotare la sua tazza come se bevesse acqua.
<< Perché non vai dalla Principessa? >> mi fredda l’oste.
<< Come scusa? In che senso … >>
<< Sei libero, vero? Potresti anche andare a trovarla >> spiega Kosuke con la sua imponente voce.
<< Nel wunder? … Ma state scherzando?! >>
<< No, al solito posto >> mi corregge Matsuda.
<< Ma è l’alba >> obietto.
<< Che c’entra >> replica, << sei forse un vampiro? Hai bisogno del buio per muoverti? >>
<< Uffa! Volevo dire che Asuka in genere va lì al tramonto >>.
<< Anche di mattina. Come hai fatto a non accorgertene? Confermo: quei tre debosciati non ti hanno insegnato proprio niente >>.
<< Pe … perché dovrei andare da lei? >> chiedo aggrappandomi al bancone. Mi sarei aspettato tutto ma non questo e, per la miseria, non oggi.
<< Non lo so ma il Paparino ha detto che devi parlare con lei. Anzi che devi assolutamente parlare con lei >> rivela Mami, << dal momento che era certo che non avresti trovato il coraggio di affrontarla >>.
<< E Musashi ha aggiunto >> prosegue l’uomo dei coltelli << che non puoi sperare che ci sia sempre qualcuno a coprirti le spalle e ad organizzarti gli appuntamenti >>.
<< Ci … ci sto lavorando >> provo a respingere l’offensiva mentre il mio occhio umano si perde nei dettagli dell’ampio salone vuoto.
<< Cazzate! >> com’era prevedibile neanche l’oste si lascia imbrogliare.
<< Cosa dovrei fare? Sono passati secoli da quella prima e unica volta >> messo alle strette mi tocca confessare. << E’ cambiato tutto, tranne lei che, appena percepisce la mia presenza, apre subito un fuoco di sbarramento >>.
<< Ma se finora hai evitato anche di salutarla. Non è giusto darle sempre la colpa >> ribatte la donna.
<< E’ complicato, Mami >> esalo a malincuore ma senza scendere nei dettagli. C’è la missione di cui praticamente ignoro in concreto obiettivi e percorso; c’è la faccenda delle due Asuka che mi cercano e mi rifiutano, e, per giunta, nello stesso momento; c’è il mio evidente disturbo dissociativo della personalità aggravato dalla presenza di un’ombra nerissima che, tanto per non farmi mancare niente, si chiama Ikari Shinji e che, guarda un po’, è mal disposta proprio nei confronti della ragazza dai capelli rossi. << Davvero, devo agire con cautela, credimi, o finirò per fare altri casini. Tutto ciò che riguarda me e lei è incredibilmente complesso >>.
<< E’ un bene >> esulta Matsuda con gli cui occhi che luccicano, come se avesse atteso un’eternità per esternare il suo pensiero. << Ciò che è complesso nasce da ciò che è semplice. E’, infatti, attraverso gli effetti che puoi giungere alla causa o alle cause, se ve n’è più di una. Vale per tutto, anche per i guai >>.
<< Sarà come dici ma arrivare alle cause potrebbe essere impossibile. Anzi, quasi certamente finiremo per perderci in un labirinto di interpretazioni, emozioni contorte e non sensi. E con lei sbagliare strada anche una sola volta significa bruciare decine di parole o di azioni giuste >>.
<< E tu ritenta! >> interviene il capo.
<< E’ vero >> si associa lo stratega. << Inoltre, è soltanto affrontando ciò che è complesso che puoi conoscere te stesso. Anche ciò che sei, infatti, dipende da cause semplici, purtroppo non riesci ancora a vederle. Sappiamo che Asuka ha a che fare con la presenza tua e dei nostri tre fratelli in questo posto. Direi che vale la pena comportarsi da adulti e prendere il toro per le corna >>.
<< E male che vada, saprai qualcosa in più >> chiosa l’orbo.
<< Sono d’accordo in teoria; in pratica però … E poi io e Asuka riusciamo a … siamo riusciti a stare bene unicamente quando abbiamo eliminato ogni distanza >> e messo a tacere i nostri rispettivi passati. E per poco non è finita nel sangue.
<< E tu proponile un altro appuntamento >> grugnisce spazientita l’oste riproponendo la stessa ricetta.
<< Mi dirà di no >> mi lascio sfuggire. La voce rispecchia in ogni sua componente la mia agitazione mentre la mente riflette sul significato delle parole appena nate. Possibile che sia solo questo a spaventarmi, questo che mi interessa? << Mi dirà di no >> ripeto più timidamente.
<< Ma sei una mammoletta. Ti piace o no? >> il donnone mette la quinta e punta dritto alle cause semplici senza preoccuparsi di investire qualcuno.
<< E’ comp … >> mi fermo prima che parta un altro spiegone. Non può essere così banale. << Non so risponderti. Comunque non credo che un’infatuazione abbia a che fare con la mia … la nostra missione >>.
<< Che ne sai? >> insiste lo stratega. << Può darsi che … >>
<< Inizia dai fondamentali >> Mami mi sta braccando e zittisce Matsuda. << Sei un adolescente e anche lei lo è. Questo dovrebbe dirti qualcosa >>
A saperlo se sono davvero adolescente! << Si ma … >>
<< Niente ma, datti una mossa e comportati da uomo! >>
L’esortazione dell’oste fa riemergere frammenti di parole e di immagini provenienti dal magma informe di quell’altro passato che grida Soryu in tutte le lingue, come già altre volte mi è capitato. L’ansia è svanita o, meglio, si è fatta un attimo da parte, spinta via da uno stato di attenzione simile a quello che sperimento quando avverto la presenza di un pericolo. Ho già dimenticato la provocazione della donna, mi limito a non guardarla fingendo così di non voler darle corda. La mia mano per metà umana più volte si chiude a pugno e più volte si distende per aiutarmi a scaricare la tensione da pre combattimento mentre osservo con gli altri occhi, quelli della mente, gli altri due cacciatori.
<< Perché proprio ora? >> mi domando. << Sono la mia famiglia, eppure non sono come noi quattro (cinque, se consideriamo Asuka), sono come il Vecchio. Che sia un indizio? >>
<< Considerala come una lezione di strategia >> Matsuda mi riporta a terra. Mi chiedo se voglia usare una diversa leva motivazionale per raggiungere il medesimo scopo dell’oste o se stia solo assecondando un certo autocompiacimento. Negli ultimi giorni ho scoperto, infatti, che ha molto in comune con Musashi. << Se vuoi sfruttare al meglio le possibilità che ti offre l’ambiente devi conoscerlo e avere chiaro anche quali e quante sono le armi e le abilità di cui disponi >>.
<< Si si. Bevi un altro po’ di caffè e chiudi il becco >> taglia corto Mami riempiendo la tazza dello stratega. << Shinji, vuoi lasciare che si chiuda la tua finestra temporale? >>
<< Prego? >>. A differenza degli altri due, Mami non fa nulla per accompagnarmi nella scelta attraverso il ragionamento e continua a menare colpi di clava.
<< La finestra temporale >> ripete. << Devi ammettere che quella ragazza è veramente graziosa e dio solo sa come uno scorfano come te sia riuscito a baciarla >>.
<< Grazie per la stima >> sospiro e ingoio il rospo.
<< Dico solo la verità >> infierisce la donna. << Certo, ha un carattere un po’ impegnativo ma è buona e molto più sensibile di quanto non dia a vedere. Inoltre, non ha avuto la tua fortuna o sfortuna … si insomma quella >> precisa << di aver trovato una famiglia come la nostra. Se lasci passare troppo tempo si dimenticherà di te, finirà per pensare a qualcun altro e tu aggiungerai un rimpianto alla lista >>.
O mamma, non avevo considerato la possibilità di essere friendzonato.
 
Tranquillo, con lei non correremo mai questo rischio.
 
<< Ti è chiaro adesso? >> conclude Mami.
<< E’ tutto chiarissimo >> rispondo ancora perplesso. << Penserò ad un modo per … >> controllare il mio e il suo passato, nonché il piccolo tiranno che si agita nel mio inconscio affinché non si scateni di fronte ad una valanga di insulti.
<< Smettila di avere paura. Non devi pensare a niente, devi farlo adesso! >>.
<< Perché? >>
<< Svegliati!!! >> grida l’oste con tale furia da farmi quasi attivare. << Hai bisogno di altre spiegazioni? >>
<< Ma non ho ancora fatto colazione >> piagnucolo per guadagnare tempo e, se possibile, comprarne la compassione.
Mami, però, non è buddhista e mi scippa il piatto prima che riesca ad infilzare le pietanze che vi erano contenute. << Hai appena finito >>.
<< Scusa, non capisco questa fretta. E’ vero o no, Matsuda >> cerco sostegno nel mio istruttore pro tempore pur intuendo che non ci sarà verso di spuntarla, << che la fretta è una cattiva consigliera? >>
<< Non coinvolgermi! >> lo stratega con due parole e un sorriso incerto mi sbatte la porta in faccia e si volta di spalle imitando Kosuke che, prudentemente, si era già ritirato dalla conversazione.
<< Ci tengo a mettere in chiaro >> mi rassegno ad affrontare da solo la mia nuova madre adottiva e a giocare l’ultima carta << che sono sempre io a cercarla, sempre io a fare il primo passo. Non mi pare giusto. Inoltre, trovo questa faccenda dell’uomo che deve costantemente assumere l’iniziativa arcaica e alquanto sessista. E’ bene che anche lei dimostri un po’ di interesse. Io sono un cacciatore, sono un adulto ormai e ho il diritto di rispettare innanzitutto me stesso e di decidere … >>
<< MUOVITI! >> tuona Mami indicando l’uscita.
<< Che maniere! >> protesto saltando dallo sgabello per paura di beccare un ceffone. << Va bene, vado >> comunico ai tre ciondolando verso l’uscita. << Cos’è successo? Dopo dieci giorni si ricordano che il Paparino si è raccomandato affinché mi costringessero a parlare niente meno che con Asuka … >>
<< Stavamo aspettando che ti muovessi tu, stupido! >> grida Mami. << E non borbottare! E’ da maleducati >>.
<< Scusaaaa >> sbuffo prima di spingere le ante. << Che palle! >>
<< Ah siiiii?! Ne riparliamo stasera, piccolo bastardo >> ruglia infuriata costringendomi a saltare di slancio i tre gradini dell’ingresso e ad allontanarmi al galoppo. Del resto, Mami è un cecchino e potrebbe arrivarmi un piatto in testa.
<< Mi sa che stasera farò bene a cucinare per conto mio >>.
 
<< Forse avrei dovuto parlare di quell’allucinazione >> dico a me e a me dopo aver raggiunto il centro della strada lontano dal fuoco amico. << Mi avrebbero dato qualche consiglio, magari quello di rimandare l’incontro >>.
 
E le belle parole dell’altra volta[3]? Per metterle in pratica
devi necessariamente riavvicinarti a Shikinami.
Questo lo sai, vero?.
 
Certo, ma non so proprio cosa fare.
 
Attraverso la pineta che taglia in direzione del lago. << Non so cosa fare, non so che accidenti fare >> mi ripeto non avendo ricevuto risposta e intanto armeggio con la benda per sincerarmi che copra bene l’occhio. Ancora non accetto questo sfregio. << Non riesco a mettere d’accordo le due parti del mio viso, come posso convincerla a uscire con me? E a quale scopo poi? Come se un appuntamento potesse risolvere tutto. Io e Shikinami non dobbiamo per forza stare insieme >> continuo massaggiandomi nervosamente il polso del braccio angelico. << Mi chiedo se sono io a rifiutare il mio nuovo braccio o se è questo braccio a rifiutare me. Comunque, tornando a noi, io e Asuka dobbiamo solo imparare a collaborare, a tenderci a vicenda una mano per capire, per capirci. Ci sono tante domande e ciascuno possiede metà delle risposte >>.
 
 
<< TU SEI PAZZO! >>
1° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Come aveva detto Matsuda Asuka è al solito posto seduta sul muretto che delimita la strada del lungolago.
La vedo bene nonostante la distanza. E mi chiedo perché stia fissando la superficie ancora nera dell’acqua visto che il sole non è ancora sorto alle nostre spalle.
Una come Shikinami la immagini disegnata per apparire sempre fiera nell’aspetto e marziale nell’atteggiamento, perennemente scolpita in una qualche posa che ispiri sicurezza e rispetto.
Invece, quando raggiunge il suo posto preferito, la rossa graduata si trasforma. Tutto in lei tenue e informale come se soltanto durante queste brevi pause potesse liberare il suo volto non ufficiale. Siede con le ginocchia issate fino a coprire il seno, sono così unite che offrono un unico appoggio al mento leggermente a punta. Le braccia, annodate alle caviglie, completano il senso di circolarità di un postura chiusa, simile ad un uovo. Indossa il plugsuit che vestiva quando mi recuperò al termine dell’ultimo quasi impact.
Superare l’unico albero che ora mi garantisce copertura mi risulta penoso. << Ho affrontato prove terribili >> tento di darmi coraggio, << ho combattuto contro un dio, sono già uscito con lei. Non dovrei avere paura. E se sbagliassi ancora, se cercasse di colpirmi come al termine di quel nostro primo turbolento faccia a faccia?[4] E se da me uscisse quella … cosa? Io ho già fatto del male a Soryu >>.
 
Ma …
 
E’ vero, io non sono più quello Shinji. Me lo disse proprio Furia Buia sul tetto dell’infermeria[5] e, se lui ne è convinto, deve essere vero. Si, io posso decidere, io non cercherei mai di ucciderla. Io sono più forte, ho di nuovo attraversato l’inferno e ne sono uscito vivo. Posso farcela!
<< Non era poi così difficile >> esclamo rinfrancato.
 
Ottimo! Allora perché non ti muovi?
 
Non ho un piano.
 
Non mi dire. Peggio per te che non hai voluto pensarci prima.
 
E’ inutile rinfacciare. Tu che suggerisci?
 
Ricorda cosa ti consigliò Sakura: sii sincero con lei.
 
… Neanche tu sapresti cosa dirle, vero?
 
Lo ammetto ma non è questo il punto. Dobbiamo fare un passo.
C’è troppo in ballo.
 
Il fatto è che  … io ho ucciso, ho ucciso volontariamente. Combattere a bordo di un Eva è un conto ma …
 
Non credo che lei se la passi meglio. Se potessi sbirciare nei suoi ricordi, cosa pensi che troveresti?
 
Sono veri?
 
Fai sempre la stessa domanda e non ascolti le risposte che ti vengono date.
Il Vecchio ti disse che non fa molta differenza.
 
E … e se non le piacessi più? Accidenti alla finestra temporale.
 
Purtroppo non puoi scoprirlo se non provi.
 
Maledizione, sarà un’impresa accorciare di nuovo le distanze. E’ più facile ammazza … uff! Sta’ zitto, stupido!
 
<< Intendi fissarmi ancora per molto? Inizi a infastidirmi >>.
Non credo che Asuka possieda la mia vista ma non è priva di sesto senso. All’esitazione ora posso dare in pasto anche la consapevolezza di essere partito di nuovo in svantaggio e posso solo borbottare a denti stretti: << cazzo! >>
<< Ero indeciso >> lancio una biglia di verità per garantirmi qualche secondo in più di riflessione, pur avendo chiaro che non saprò sfruttarlo, e intanto avanzo come se mi avesse dato il permesso di avvicinarmi.
<< Ma non mi dire?! >> ribatte ironica senza voltarsi.
I capelli sciolti cadono ordinati lungo la schiena, danno l’idea di essere stati appena lavati o forse è ciò che voglio pensare. << Sicuramente odorano di lavanda >> mi dico conquistando una briciola di determinazione.
Non saprei dire se è merito della divisa, che si adatta perfettamente al corpo del pilota, ma più mi avvicino meno riconosco in lei lo stigma del guerriero. Il fisico è senz’altro atletico, allenato per il compito che la Second è chiamata a svolgere. Tuttavia, irradia un ché di intimamente armonioso, in cui persino le “stecche” sono funzionali alla perfezione della musica. << Deve essere morbida al tatto >> considero arrestandomi per deglutire meglio.
Chiusa in quella posizione che ho già visto tante volte e a cui associo altrettante emozioni, mi appare non indifesa ma piccola. << Una ragazza così >> immagino a neanche un metro da lei << sa essere paziente, una ragazza così accetterebbe volentieri l’abbraccio della persona che ama >>.
 
Scusami, non voglio giudicarti ma … ti sono chiare le priorità, vero?
 
Perché me lo chiedi?
 
Perché ho l’impressione che non abbia tutti i torti a darti del maniaco.
 
D’accordo, ora mi concentro.
 
<< Parti da Shikinami! >> mi ingiungo dandomi lo slancio per saltare sulla sommità del piccolo muro proprio di fianco alla mia rossa.
Ricordo bene che l’altra volta distinguere le due Asuka si rivelò un esperimento fallimentare poiché sono chiaramente la stessa persona. Ciò nonostante, pur avendo un’idea più chiara del nostro punto critico[6], non vedo altra scelta: devo fingere che siano due persone diverse, devo riuscire a parlare a quel punto di coscienza che si chiama Shikinami.
Lei condivide la mia natura ed è l’unica che può aiutarmi a svelare il nostro stesso mistero, perché brancola nel buio come me.
Ho cercato argomenti che mi permettessero di riavviare la conversazione ma la caccia è stata infruttuosa, perciò mi rassegno a farle compagnia con il corpo. I miei movimenti, del resto, non necessitano di alcuna collaborazione e poi non le va bene niente. Quindi …
<< Ti ho detto che mi stavi dando fastidio, non accomodati pure >> mi punge restando immobile. Asuka sembra far finta di niente ma sento che mi sta studiando con la coda dell’occhio umano .
Non rispondo subito. Le faccio credere che sono assorto nella contemplazione dell’acqua sotto di noi mentre in realtà sto contando i secondi in attesa di comprendere le sue reali intenzioni attraverso la reazione al mio silenzio. Confido, infatti, nel suo orgoglio, che le impedirà di andarsene per non darmela vinta, e nel momentaneo compromesso con la speranza che nel rifiuto con cui mi ha appena salutato si nasconda un piccolo desiderio di segno opposto: che io non obbedisca.
Tiro un lungo sospiro per controllare i battiti e cerco sicurezza in un certo infantile affidamento sulla verità delle esperienze che ho vissuto. Nella mia cecità posso soltanto lasciarmi guidare dalla mano sensibile di indizi dalla natura inafferrabile che mi hanno raggiunto sotto forma di parole amorevoli o di vento impetuoso.

 
D’accordo, tentiamo!
 
<< Però non mi hai neanche detto di andarmene >> le dico quando sono certo di potermi esprimere in modo accettabile.
<< Allora lo faccio adesso: vattene! >> ribatte con voce chiara e l’occhio chiuso stringendo con più forza le gambe. Davanti a noi il buio non si è ancora del tutto arreso e mi suggerisce una scena simile a questa. Manca soltanto che le acque si colorino di rosso e …
Sbuffo senza volerlo spalancando inorridito l’occhio buono che cercava istintivamente di mettere a fuoco la testa di Ayanami. Ero in piedi quella dannata notte e Asuka era seduta alla mia sinistra proprio come Shikinami. La benda che aveva al braccio destro si stava allentando anche a causa del mio fortunatamente fallito  ...
<< Ti siedi!?! >> urla. In Asuka percepisco lo stesso panico che mi svuota le gambe.
Anche lei sta ricordando!
Mi piego lentamente obbligandomi a non guardarla mentre un braccio teso in avanscoperta alle mie spalle cerca la solidità della pietra per favorire l’atterraggio.
La sensazione svanisce, il respiro è ancora irregolare. Asuka soffia via l’aria ripetutamente e con sforzo come una donna in travaglio.
<< Non mi conviene parlare di questo >> consiglio a me stesso.
<< Crede … >> ingoio la saliva che ha ripreso ad inondare una bocca fino a pochi secondi fa irrimediabilmente secca << credevo che ti piacesse il tramonto. A quest’ora non si vede granché >>.
<< Non sono affari tuoi >> ribatte spigolosa. << Piuttosto perché sei qui? >>
Mi hanno ordinato di incontrarti. << Ti ho vista per caso e … >>
<< E hai continuato a guardarmi, maledetto pervertito >> reagisce costruendo il broncio che ho imparato a non temere prima di volgere sdegnosamente il capo dall’altra parte e offrirmi la visione della sua nuca del disappunto.
<< E’ da tempo che … che non riusciamo a parlare io e te >> mi arrampico alla cieca mentre gioco nervosamente con i bordi della benda. << E’ successo di tutto e … >>
<< Non abbiamo mai parlato io e te >> interrompe malamente il mio farfugliare. << E quando è capitato … beh non è mai stato piacevole >>.
<< Dillo alla mia faccia[7]. Era una battuta >> mi giustifico portando avanti una mano per rafforzare un implicito scusami e abbozzare un minimo di difesa.
Asuka o non ha capito o non ha gradito il mio tentativo di sdrammatizzare. Si gira di scatto e, guardandomi risentita, sputa veleno: << le tue battute fanno schifo >> .
Almeno ha deciso di non mordermi. << Deve essere così. Iniziano a dirmelo in molti >>.
<< Pensi ancora di poter … >> Shikinami si blocca.
<< Ridere[8]? Dai, Asuka, non sto ridendo. Io >> mi sporgo incautamente col busto << … io non sto cercando di ridere anche se penso che farebbe bene ad entrambi >>.
<< Quando non ci sei tu rido fino a farmi scoppiare la pancia >>.
Non seguirla! << Mi dispiace, non volevo offenderti e non ti sto chiedendo di farlo con me … adesso … Ridere, intendo >>.
<< Allora perché diavolo sei qui? >> ripete la domanda facendo finta di non aver registrato il mio involontario auto incartamento nei doppi sensi.
<< Perché vorrei tanto … vorrei tanto che tra noi … vorrei tanto che riuscissimo a conoscerci meglio >>.
<< Cioèèèè ??? >>. Lo stupore, partito dalle retrovie, supera l’ordinario astio di volata suggerendomi che sono entrato in un campo minato.
<< Vorrei capire >> spero di spiegarmi << se c’è anche solo una possibilità di evitare tutto questo … attrito >>.
Asuka recupera le redini delle emozioni e con fare seducente ghigna: << ti piaccio ancora, vero? >>. Poi torna seria e << non hai niente da fare e adesso ti ricordi di me? In tante devono averti dato picche >>.
<< Lo sai anche tu che questi mesi sono stati … >> abbasso la testa. << Tuttavia, non mi pare che tu mi abbia mai cercato da quando … >>
<< Chissà perché!? >>
<< Un indizio? >>
<< Ma sei stupido!? >> scoppia. << Non volevo avere niente a che fare con te. Non è così difficile da capire >>.
Non ti credo! << Allora dimmi per quale motivo … per … >> il motore d’improvviso si spegne.
<< Ricordo di averti fatto l’elenco in più di un’occasione >> Asuka invece ha il pieno controllo e non sente l’esigenza perdere tempo in chiarimenti. << Te ne sei già dimenticato? >>
<< E’ proprio di questo che sto parlando. Insomma, capisco che per te Shinji continui ad essere il vero nome del diavolo però … >>
<< … Però? >>
Non fare la furba! << Però hai aiutato questo diavolo … >> prendo posizione e rimetto in moto.
<< Ancora con la storia del perché ti ho portato qui? E va bene, te lo ripeto … >>
<< Lo so e ti credo. Asuka, non ti sto chiedendo di sposarmi o di confessarmi il tuo amore. So bene che non ne hai per me ma so anche che non mi odi così tanto come vuoi farmi credere. In questi mesi hai avuto compassione per questo diavolo, hai salvato la vita a questo diavolo, hai baciato questo diavolo >>.
Asuka si irrigidisce e con la faccia che si arrossa in un baleno, non so se per l’imbarazzo o la rabbia, gracchia: << ah ecco perché vuoi che ci “conosciamo” meglio. Hai assaggiato il miele e ora vuoi riprovare. Anche se devo riconoscere che hai buon gusto, ti comunico che non hai alcuna speranza di … >>
<< Perché banalizzi tutto quello che dico? >> sbotto forse con troppa aggressività.
<< Perché sei qui per questo! >> risponde a tono. < Vuoi fare sesso con me ma, poiché non sarebbe educato parlare così apertamente ad una donna, cerchi di prenderla alla larga e parli di … attrito … Patetico! >>
<< Allora perché mi hai baciato quella sera? >>
<< Sei stato tu a baciarmi >> si sbilancia Shikinami ma solo con la voce. Il corpo, al contrario, si chiude ulteriormente.
<< E tu sei rimasta immobile, vero? >> le rinfaccio. << Sbaglio o quella sera ti sei addirittura offerta a me a patto che tornassi nel wunder? >>
<< Te lo sei immaginato >>.
<< Sicuramente perché tu non lo faresti mai >>.
<< Mi stai dando della bugiarda? >> ora Asuka inizia veramente ad alterarsi. << Volevo solo riportarti dove puoi essere tenuto sotto controllo. Anzi, dove potevi. Ormai è cambiato tutto, quindi non ho più motivo di passare un’altra brutta serata con te >>.
<< Shikinami, io lo so che non puoi fare a meno di odiarmi >> replico cercando di abbassare i toni << e anche che non vuoi; io so che quella sera è stato tutto vero. Ma non è questo il punto >> cioè anche. << Mi basterebbe che la smettessimo di metterci sul piede di guerra ogni volta che siamo vicini. Davvero, ti chiedo solo questo >>.
<< Chi ti ha detto che non riesco a non odiarti? >>
<< Tu >> Soryu, << Shikinami. Lo hai detto tu[9] >>.
<< Non credo proprio. Ti sarai immaginato anche questo >>.
<< Facciamo finta che me lo sia immaginato, allora dimmi: è vero? >>
<< Secondo te è così assurdo? Guarda come hai ridotto il nostro mondo >>.
<< Mi hai già detto anche questo, eppure hai confidato a Sakura che non mi ritieni l’unico responsabile, che in tanti hanno contribuito[10] >>.
<< Sakura … cosa? >>
<< Il problema è che ora sono troppo vicino, ho ragione? Io … >>
 
Non parlarle delle tue capacità di percezione!
 
<< … Io vi ho sentite parlare davanti all’infermeria. C’erano anche i miei fratelli e Makinami. Eravamo sul tetto >> le spiego per farle capire che posso portare testimoni e che per una volta potrebbe anche incazzarsi con qualcun altro.
<< Ciò non toglie che tu abbia fatto il grosso del lavoro >> sentenzia seccamente, riutilizzando una formula ormai collaudata per stoppare quello che deve esserle apparso come l’ennesimo ingarbugliato tentativo di difesa.
<< Sono d’accordo, eppure non è per questo che mi odi. E neanche per la benda >>.
<< Non ci riesco >> sbuffa la Second. << Io volevo vivere e tu non mi hai aiutata >>.
Ecco Soryu. Avanti, Shikinami, separati per un attimo da quel passato. << Però sai bene che mi sarei fatto uccidere piuttosto che farti del male >> rilancio deciso a scardinare punto per punto ciò che crede di sapere.
<< Era più importante per te opporti a tuo padre. Avresti potuto rompere le braccia a quella cosa ed estrarmi dall’entryplug con tutta calma >>.
<< Ma ciò non avrebbe impedito all’Angelo di infettarti. Non sto cercando di scaricare la colpa, ti chiedo solo >> di cogliere la differenza << di non biasimare troppo quello stupido ragazzo perché non poteva essere l’invincibile Shinji >>.
Asuka afferra le ginocchia e le stringe. Trema di una furia che non chiede altro che scatenarsi. << D’accordo >> sibila nera in volto, << ti riconosco il punto. Quando sei tornato, però, ci hai traditi di nuovo, hai cercato proprio il padre a cui volevi fare un dispetto >>.
<< Mi ero risvegliato >> forse << dopo quattordici anni di niente. Non capivo ed ero spaventato. Ti sembrerà un un comportamento da bamboccio ma non è poi tanto difficile da comprendere >>.
<< Forse da comprendere, da giustificare non credo proprio >> replica con durezza.
<< Non voglio giustificarmi >>.
Asuka strofina le mani sulle gambe. << Credevo che sarebbe stato diverso e invece ti sei fatto usare un’altra volta >>.
<< Era una trappola di mio … di Gendo. Lo sai, io ho visto solo la possibilità di rimediare, mi sentivo così in colpa che non ho pensato ad altro. Sapere di essere la causa di un’apocalisse è un’esperienza orribile >>.
<< Quando Ayanami ti portò via >> riprende il filo del suo ragionamento come se non mi avesse ascoltato, << pensai: non si può fare affidamento su uno come Shinji >>.
<< Ok >> Soryu, << Shikinami. Le statistiche non sono a mio favore ma adesso possiamo combattere insieme contro la Nerv, contro Gendo. Presto dovrò pilotare di nuovo lo 01. Ero presente quando Makinami ti ha informato della mia … utilità >>.
<< Come? >> sbianca.
<< Ti stavo cercando perché avevo bisogno di capire cosa volessi da me >> mi faccio avanti affinché capisca che non le permetterò di fregarmi << e perché volevo … >>.
<< Cosa hai sentito? >>
Anche troppo << Poco a dire il vero. Ciò che conta è che adesso ho l’occasione di dimostrarti … dimostrare che sono cambiato, che potete contare su di me >>.
<< Lo pensi davvero? Continui a ripetere che vuoi cambiare o che stai cambiando o addirittura che sei cambiato ma mi scuserai se non riesco a crederci >>.
<< Perché farò altri passi indietro[11]? >> ripeto la sentenza che proprio Shikinami aveva pronunciato davanti a Makinami.
<< Non è carino ascoltare le conversazioni degli altri >> risponde piccata.
<< Tu non me l’avresti mai detto >>.
<< Si, esatto e non ce la faccio a perdonarti >> Asuka finalmente abbandona la postura e la sua zona di confort. << Quando penso ai casini che potresti ancora combinare mi sento mancare il respiro come se  … >>
<< … Come se ti stessi strangolando? >> seguo le tracce del fantasma dei natali passati e completo la frase.
Asuka mi guarda sorpresa, poi si scuote. << Ho da fare >> esclama mettendosi in piedi e saltando dal muretto.
<< No, non te ne andare, Shikinami! >> la seguo.
<< Perché non mi chiami semplicemente Asuka? >> strilla la ragazza.
<< Adesso siamo dalla stessa parte, adesso conosco il nemico e so per cosa combatto >> allungo una mano per agguantarle il braccio. << Ce la sto mettendo tutta per essere … >>
<< Cosa, un cacciatore? >> Asuka l’allontana con uno schiaffo. << E questo dovrebbe rassicurarmi? Tu non sei più un pilota. L’unico motivo per cui noi piloti tolleriamo quelli come voi è che ci servite. E’ cambiato tutto, stupido! >>.
<< Allora spiega a questo stupido cos’è cambiato? >>
<< Tu sei diventato come loro, uno squallido assassino. Non sei … >> Asuka imprigiona i nuovi attributi con cui conosce il ragazzo con un occhio solo.
<< Cosa? >> ora io sto perdendo la pazienza. << Non sono più quel ragazzo, quello che ha scatenato la fine del mondo? Non è molto coerente visto che mi accusi di non essere cambiato >> insisto cercando ancora di non farla andar via sebbene sia ormai chiaramente polarizzata..
<< Cosa vuoi che importi? >> Asuka retrocede per tenermi a distanza. << Forse riuscirai a non distruggere ciò che è rimasto ma hai portato ancora morte. La morte ti segue, Shinji >>.
<< La morte ci segue da tutta una vita >> sento i miei occhi bruciare. << Non puoi accettare che io sia semplicemente cresciuto, che mi sia adattato a questi tempi schifosi? >>
<< Mi dispiace, non lo accetto >> mi sbatte la porta in faccia. << Pensavo ti fosse chiaro >>.
Di’ che non mi accetti! << Non lo è affatto! >> furioso mi lancio per dare un’altra spallata alle sue convinzioni. << Quando ero solo un pilota ti piacevo e quando sono stato un aspirante cacciatore mi hai baciato pur conoscendo le mie … responsabilità, nonostante per te fossi comunque un bamboccio che giocava a diventare adulto con le persone sbagliate, il solito Shinji che rifiuta le colpe. Dici che non accetti il cacciatore, che continui a non accettare Shinji in qualunque forma, eppure quando mi hai visto uccidere per la prima volta non mi hai abbandonato; quando mi hai visto senza un occhio, senza un braccio, con la faccia tagliata in due hai anche provato a rianimarmi >> tendo la mano in segno di amicizia. << Ero già un cacciatore >> proseguo con voce lamentosa << quando volevi correre in nostro aiuto quella notte[12]. Cosa non riesci a perdonarmi? >> prendi le distanze da Soryu, maledizione! << Cosa vuoi che faccia? Ti prego, Asuka, aiutami a capire >>. Aiutami!
Il volto di Asuka si incupisce come le accade quando il passato, sotto forma di fantasma inquieto, torna a molestarla. << Non fare niente! >> mi intima, atona come la Soryu del mio incubo. << Tu non … non puoi cambiare[13] >>.
<< Io so solo farti del male. E’ questo che volevi dire, ho ragione? >>
Shikinami arretra toccandosi lo stomaco. Mi fa male constatare quanto la ragazza che ho di fronte sia impreparata a sopportare l’esperienza del suo doppio.
Io posso aiutarla. << Non è giusto >> la incalzo, << non puoi dirmi che tutto è cambiato e poi lamentarti che non cambio mai o che non posso cambiare o che non devo cambiare. Di’ piuttosto che non hai fiducia! >>
<< Certo che non ho fiducia >> la Second riprende coraggio. << Non mi spaventa che tu sia un cacciatore, mi spaventa sapere che … tu sei un Eva adesso, ti è più chiaro? >>
Ingoio amaro ma non mi arrendo. << E quindi pensi che mi rivolterei contro di te e la Wille, contro il mondo o, come non dimentichi mai di ricordarmi, quello che ne è rimasto? >>
<< Si, cosa potrebbe impedirtelo? Chi? Toccherebbe a me, lo sai? >> urla battendosi il petto con un pugno.
<< Ho questi poteri da quando mi sono risvegliato >> le rispondo cercando nel frattempo di estirpare dalla mente l’idea di dover un giorno affrontare Asuka in uno scontro mortale. <<  Sono gli stessi del Papar … di Furia Buia e non mi pare che altri cataclismi abbiano sconquassato il pianeta, perciò … >>
<< Davvero non ci arrivi? Te l’ho detto: quando eri un pilota avevi del potenziale e hai mandato tutto a rotoli, due volte. E adesso puoi farlo anche senza guidare il tuo stramaledetto 01[14] >>.
<< Non puoi vedere il male soltanto in me >> mi ribello alla condanna. << E guarda caso Kaji, Misato, persino Makinami ne erano al corrente. Mi sono sacrificato tanto, sto lottando per essere una persona diversa e i dubbi aumentano. Sto dando tutto quello che ho anche se non mi piace il ragazzo o l’uomo o il maledetto bastardo che sto diventando. Ma è per questo che ho accettato di vivere così: per non dover commettere gli stessi sbagli. Non posso tornare indietro, mi dispiace Shikinami >> mi dispiace Soryu.
<< Smettilaaaaa! >> tuona così forte da zittire anche i miei pensieri. << Io non ce l’ho con te per i tuoi mostruosi errori, non ce l’ho con te perché eri spaventato, perché ti sentivi ferito. Non ce l’ho con te perché ti sei lasciato imbrogliare un'infinità di volte da tuo padre >> stavolta è lei a prendere l’iniziativa e il mio braccio angelico, << non ce l’ho con te perché volevi fuggire. Non ce l’ho con te neanche perché continui ad essere un maledetto egoista >> la voce si assottiglia come lo spazio tra le labbra. << Io ce l’ho con te perché hai scelto, tu hai scelto >> dalla sua bocca esce un’unica nota dolorosa << di fare un dispetto a tuo padre invece di pensare a un modo per salvarmi quando ero imprigionata dentro quell’Angelo, tu hai scelto di salvare Ayanami pur sapendo che in molti sarebbero morti. Non ti importava che il mondo finisse. Tu hai scelto di farti mettere in trappola per estrarre le lance dal corpo di Lilith. Tu … >>
<< Ho scelto il Perfezionamento, ho detto: morte a tutti! E’ di questo che vuoi accusarmi, vero? Ti prego, smettila di fingere con me e dimmi la verità >>.
<< Perché parli così? >> Shikinami di nuovo incerta mi rifiuta. Molla la presa preferendo osservare la mano con cui mi aveva toccato.
<< Almeno >> resisti, Shinji! << … Almeno me lo stai confermando. E’ un problema di sfiducia >> e forse di altro. << Dimentichi, però, che ho anche scelto di affrontare mio … Gendo, ho scelto di combatterlo proprio quando pensavo che fosse tutto finito, che non ci fosse speranza. Grazie a quei tre disperati, che mi hanno amato più di quanto meritassi, io ho preso altre decisioni che mi fanno male ma te l’avevo promesso, ti avevo promesso che avrei lottato pur di rimediare, a qualunque costo. Io non mi prendo più per il culo. Perciò mi sforzo di seguire la strada difficile >>.
<< Tu hai minacciato Kaji >> Asuka è riuscita a rifiatare e ridispone le truppe per impedirmi di passare.
<< Perché voleva usarmi. Gli servivo … io con i miei poteri. Aveva bisogno di un sicario e ha osato tenere i miei fratelli in ostaggio >>.
<< Non ti credo. Voi siete pazzi, agite di testa vostra senza pensare alle conseguenze. Per questo avete attaccato il wunder >>.
<< Per eliminare un’altra minaccia comune. Cosa credevi, che siamo qui per fare il vostro gioco, che avremmo fatto il lavoro sporco per voi? >> alzo la voce e giuro che, se non si sposta, spazzerò via il suo esercito. <<  Pensavate che avremmo continuato a impersona il buio per permette a quelli come … voi >> pronuncio con disgusto << di splendere come il sole? >>
<< Non parlarmi così! >> grida Asuka fuori di sé.
<< Invece lo faccio >> accetto la sfida e urlo ancora più forte. << Hai visto anche tu quanto la Wille assomigli alla Nerv. Incazzati quanto vuoi ma sai che è così. E, a proposito, quando noi >> anch’io mi colpisco il petto come una stupida scimmia per esprimere aggressività << abbiamo combattuto i vostri nemici, tu hai salvato la vita a due piccoli evangelion ambulanti. Hai ucciso anche tu come avrebbe fatto un cacciatore. So che ti farai ammazzare prima di ammetterlo ma sei consapevole che per un po’ sei stata una di noi[15] >>.
<< Che diavolo stai dicendo? >> Asuka sembra impazzita e batte i piedi a terra come un toro pronto a caricare.
<< Quel giorno non sembravi un pilota >>
<< E questo cosa dovrebbe significare? >>
Sono arrivato fin qui, più o meno dove volevo, tanto vale spingere a tavoletta. Un bel respiro e << conosci già la risposta. L’Angelo che ti ha infettata, il quasi impact, le due lance di Longino nel corpo di Lilith. Stronzate! Quello che provi per me, nel bene e nel male, ha poco, forse niente, a che vedere con questa storia che continui a raccontarmi e soprattutto a raccontarti. Sai anche tu che c’è molto altro. Se non ti accorgi che qui i conti non tornano è perché preferisci voltarti dall’altra parte >>
<< Basta, tu sei pazzo! >> ruggisce come un leone ferito.
<< No, Asuka, non lo sono >> sento odore di sangue e non provo compassione. << C’è qualcosa di strano. Il Vecchio ci ha fatto scoprire una grotta che vomita tutto ciò che desideriamo, io e i miei fratelli abbiamo combattuto contro … dio. Era una tempesta che si comportava come un Angelo >>.
<< Tu … tu non stai bene, devo avvisare Ritsuko >>. Per la Second è troppo e, per la prima volta, da quando la conosco, non cerca di andarsene, prova letteralmente a fuggire.
<< Tu non vai da nessuna parte. Tu resti qui, hai capito? >> spavento anche me tanto violento è il mio comando e rapido lo scatto con cui l’afferro.
<< Lasciami, lasciami o ti uccido! >>. Shikinami annusa la battaglia e risveglia l’animo del pilota addestrato a combattere gli Angeli … come me.
<< Dimmi quante persone conosci >> tento in extermis di farla riflettere.
<< Cosa? >>
<< Si, quante persone conosci? Anzi, no, di quante persone conosci il nome? >>
Mi accorgo che la domanda ha senso anche per lei. Asuka pare dimenticare per un attimo che il mio corpo può essere ancora una minaccia e i suoi tentativi di divincolarsi perdono un po’ di energia.
<< Non trovi strano >> continuo decidendomi finalmente a lasciarla << che i miei fratelli, tutti e tre non conoscano il loro passato? Sono partiti per un dannato viaggio spirituale alla ricerca di ricordi che non hanno seguendo l’indizio di un quadro e il suggerimento di Makinami >>.
<< Non capisco … non capisco cosa stai dicendo >> balbetta. << Che c’entra Quattrocchi? >>
<< Non ti sembra strano che il tuo … ciclo sia tornato dopo quattordici anni e, pensa un po’, dopo avermi recuperato dall’entryplug del Mark con cui ho causato il quasi secondo near third impact? Fa schifo solo a pronunciarlo >>.
<< E’ la maledizione degli Eva, è stata la maledizione degli Eva >> ripete stranita.
<< Una maledizione che non conosci e da cui ti sei liberata senza sapere come né perché. Sei un genio, avresti dovuto almeno porti qualche domanda. La Wille, la Nerv, Gendo, non ti capita mai di avvertire una nota stonata, come se tutto ciò che pensiamo di conoscere fosse stato costruito apposta e anche un po’ male? >>
<< Mi stai spaventando, Shinji! >>.
Non è vero, non sono io a spaventarla o, almeno, non soltanto. Il passato che porta il nome di Soryu vibra alla stessa frequenza della mia voce e Shikinami non può colpire un nemico che l’assale dall’interno.  
<< Asuka, noi ci siamo risvegliati qui per un motivo. Non so dirti di che si tratta ma è importante per me e lo è anche per te >>.
<< E quale sarebbe? >> domanda incespicando sul pavimento sconnesso fissandomi come il più mortale dei nemici.
<< Non lo so per certo. Riguarda il tornare a casa insieme … no, riportarti a casa. Ti dice niente? >>
<< No, no, non mi dice niente >> la Second si scrolla di dosso le mie parole e ricomincia a retrocedere.
<< Stai mentendo! >> rispondo ormai conscio che l’operazione verità è stata un fallimento. << C’entra quell’altro passato. Solo noi due lo ricordiamo o almeno siamo costretti a riviverlo. Forse questo può spiegare perché i miei fratelli non ricordano il loro nome, perché la maggior parte della gente si conosca solo per mezzo di soprannomi. Io e te facciamo parte di un’altra … vita. Io non riesco a ricordare tutto e non ho ancora trovato il modo di organizzare le informazioni che ho. So solo che c’è stato il Third impact, quello vero, e che l’ho provocato io. E tu eri con me, tu mi hai costretto a risvegliarmi. E poi abbiamo vissuto insieme anni strani, simili a questi … >>
<< Basta, basta, bastaaaa!!! >> grida colpendomi con un violento ceffone.
<< Ho bisogno che tu mi aiuti >> la imploro toccandomi la guancia. << Insieme possiamo capire cosa sta succedendo. Tutto ciò che vediamo riguarda noi due. Pensa ai tuoi strani sogni, sono iniziati da quando mi hai portato qui, non è vero? >>
<< Sono le parole di una stupida come Makinami, come fai a crederci? Voleva prendermi in giro. Lo fa sempre, con tutti. Non essere sempre così tonto >>.
<< Le credo, invece, perché non stava mentendo; le credo perché io non ho neanche bisogno di addormentarmi per rivivere sulla mia pelle quei momenti e sono crudi, sono veri, sono disgustosi e non c’è traccia di cavalleria. Io le credo perché sento la voce del mio passato. Sono sicuro che anche tu ricordi qualcosa, sono sicuro che anche tu senti la voce di Soryu >>.
<< Chi diavolo è questa Soryu? Lei non esiste! >> Asuka è in modalità berserk e costringe me a ripiegare. << Io non sento nessuna voce, io sono sana di mente >>.
<< Va bene >> alzo le mani in segno di resa, << non senti nessuna voce che ti parla ma, Shikinami, tu sei come me. Tu hai un passato diverso e puoi prenderne le distanze come faccio io, puoi riflettere, puoi parlare con me. Non devi avere paura. Non è una condanna, il nostro è un dono. Ci impedisce di perderci nel sonno, è un dono dannatamente sgradevole ma forse è l’unico mezzo che abbiamo per sapere chi siamo … >>
Un pugno allo stomaco tirato dalla corta distanza mi piega in avanti. Il respiro muore e sputo sulla sua divisa.
<< Non vuoi mollare allora, lurido bastardo >> ringhia velenosa al mio orecchio prima di darmi una spinta e stendermi con un calcio frontale al busto. << Tu sei malato, tu sei malato. Non osare mai più avvicinarti! Stai dicendo un mucchio di fesserie. Lo capisci che non hanno alcun senso? Questo è reale >> si schiaffeggia di nuovo il petto con entrambe le mani, << io sono reale, quello che ci hai fatto è reale. E tu, verme, osi inventare queste fantasie da schizzato perché non accetti le tue colpe. Che tu sia maledetto, Shinji! Ti odio >>.
Mi rialzo dolorante, le lacrime confondono la vista e il bersaglio che ho bisogno di mettere a fuoco, quello rappresentato da una figura esile e colorata che si allontana in fretta. << Sei una vigliacca!!! >> urlo come posseduto. << Hai capito, Asuka, sei solo una patetica vigliacca. E tu osi giudicare me? >>. Shikinami si ferma. << Tu lo sai che ho ragione >> insisto in preda ad un fuoco nero che mi sale dallo stomaco, << eppure continui a non prendere posizione, continui a restare ferma >>. Ripenso alle parole che Furia Buia rivolse alla Tempesta[16] e scelgo di imitare mio padre. << Deciditi una buona volta maledizione. Assumiti le tue responsabilità, decidi cosa vuoi e cresci! >> Asuka si volta. << Mi accusi di essere una palla al piede, di essere un egoista, un codardo. Lo sai che ti dico? Tu, invece, sei solo una mocciosa che ha paura di fare un maledetto passo. Non sai se odiarmi o volermi bene, se sperare che io muoia o aiutarmi. Dopo tutto questo tempo non hai ancora deciso se vuoi accettarmi o no. Metti pace nella tua testa e fa’ una scelta, una qualsiasi >>.
Mentre le gettavo addosso la mia versione ero troppo arrabbiato per preoccuparmi di scatenare la furia di un’altra tempesta, troppo disperato per temere che la Second e il suo Angelo potessero allearsi contro di me. Perciò non mi sono fermato. << Tu hai paura di ammettere che ho ragione perché allora non potresti mai perdonarmi. .... Io ho fatto del male a Soryu, ho fatto cose terribili, perdonami! >>
Asuka non conosce alcuna incertezza e io schivo all’ultimo istante un destro micidiale diretto alla mia fronte. L’impeto di Shikinami è così brutale che mi frana addosso ma la ragazza sa combattere e, recuperato per prima l’equilibrio mi centra al mento con una testata.
<< Sei un bastardo! >> grida mettendosi in guardia pronta a colpire ancora. Il suo occhio umano versa lacrime, il suo occhio angelico avvampa di un luce intensa e al contempo spettrale. I miei occhi si accendono per riverbero e mi ammoniscono che è appena iniziata una battaglia tra creature pericolose, non tra due ragazzi.
Paro altri due pugni indietreggiando per assorbirne meglio l’urto ed evito un calcio preciso scagliato per chiudere la combinazione. Avrei dovuto uscire dalla traiettoria d’attacco scartando di lato come i tre cacciatori mi hanno sempre consigliato. E invece non l’ho fatto perché combatto anche contro me stesso, contro l’attitudine che ho acquisito e a cui devo la vita, e finisco al tappeto dopo un terribile gancio che atterra sullo zigomo.
Nei miei occhi esplode un incendio che rinsecchisce le emozioni e toglie ossigeno al ragionamento. Il sinistro è così caldo che potrei bruciare le anime dei dannati. L’animale si sveglia e definisce le priorità. Anche Asuka è preda di una creatura irrazionale e prova a finirmi abbattendo su di me una gamba tesa.
Mugola di dolore quando il tallone buca il cemento nel punto in cui si trovava la mia testa facendo schizzare copiose schegge.
<< Non farlo, Asuka! >> le ordino di nuovo in piedi e, purtroppo, concentrato. << Non farlo. Non te lo chiederò un’altra volta >>.
Shikinami, però, non obbedirà mai al suo Stupishinji, e prepara rapidamente un calcio circolare rovesciato. Perfetta nel caricamento commette l’errore di sottovalutarmi. Non sa che sono in grado di neutralizzarla e che ho imparato a cogliere ogni occasione per chiudere uno scontro nel più breve tempo possibile. Lei non sa che voglio farle male.
Senza pensare salto in avanti, chiudendo la distanza e facendole morire il colpo. Con il braccio angelico stabilizzo la mia guardia mentre il sinistro si stende e l’abbatte raggiungendola in mezzo alle scapole.
L’istinto mi consiglia di insistere, la rabbia mi acceca e mi supplica di insistere. Il mio cervello non considera più il bene, il giusto; l’altro Shinji non mi protegge dai flash di quella vita e sento Asuka, sento il suo No, il suo Che schifo! E io odio queste parole, io odio Asuka, io …
Pensi che io sia un comune demone?[17]
E se la prendessimo adesso?[18]
<< Noooo!!! >> grido saltando all’indietro. Io non ho alcun diritto di odiarla, non ho il diritto di farle del male, non dopo quello che ha passato a causa mia. << Io non voglio farle del male, io non voglio farle del male, io non voglio fale del male >>.
<< Asuka, fermati, per favore! >> la supplico nel tentativo di gettare acqua sui nostri rispettivi fuochi e intanto mi impegno a resistere alla tentazione di materializzare una barriera di at field. Non sarebbe corretto, non sarebbe utile … ne approfitterei per ucciderla.
A Shikinami non interessa il mio conflitto interiore, vede soltanto un’altra chance. Il suo corpo produce una tale elettricità che per un attimo temo possieda i miei stessi giocattoli, e la proiezione del suo attacco, più del  grido infernale che lo accompagna, più dell’espressione invasata, mi svela che ha accettato il rischio di uccidermi e che non le importa di morire.
Sento gracchiare il braccio destro e una serie di piccoli scoppi, come di viti che saltano, quando la mia mano blocca il suo pugno a metà strada; avverto il rumore delle ossa, le mie finte e le sue vere, che si incrinano all’impatto e ululano per la sofferenza.
L’anticipo di una frazione di secondo e con uno strattone la tiro a me facendole perdere l’equilibrio. Metto la sicura alle sue armi abbracciandola di lato e costringendola all’immobilità con il braccio, quello che finora mi ha ammaccato, ancora steso e ormai impotente.
Asuka grida furibonda, si dimena e io stringo più forte, appoggio la fronte alla sua tempia per impedirle di colpirmi con un’altra testata. << Perché stai cercando di uccidermi? >> latro sotto sforzo. << Calmati, per favore! Ho sbagliato, perdonami! Perdonami! Perdonami! >>
Shikinami sembra tornare in sé. Grazie al contatto sento il suo cuore che picchia contro le pareti mentre il corpo si affloscia. Il fantasma che l’aveva presa, chiunque fosse, smette di combattere e si disperde. << Non voglio ucciderlo, non voglio ucciderlo, non voglio ucciderlo >> ripete a se stessa.
<< Anche tu! >> esclamo in silenzio.
Shikinami adagia, spossata, la testa proprio sulla mia fronte, come se cercasse riposo. Io faccio altrettanto perché sono distrutto, perché mi conforta pensare che siamo sopravvissuti a questa tempesta, perché nonostante tutto mi fa star bene averla così vicino.
Allento la stretta ma non mi risolvo ancora a liberarla. I nostri due occhi umani si incontrano e leggono l’uno nell’altro lo stesso vuoto, la stessa angoscia, un’identica debolezza.
<< Hai … hai >> fatico anche solo a muovere le labbra e ad articolare i suoni. Vorrei dirle altro ma non ce la faccio più << … hai ragione, Asuka, devo essere impazzito. E’ colpa di questa vita, fa veramente schifo >>.
<< Per una volta sono d’accordo con te >> mi dice. Tira due ampie boccate d’aria, poi sospira: << Shinji, non toccarmi! >>
<< Scusami! >> le dico facendo un passo indietro.
La Second inizia a massaggiarsi il braccio e ancora scossa, guardandomi appena, risponde: << ti scusi troppo >>.
<< E’ quello che mi dicono anche i miei fratelli >>.
<< Si, lo dicono … i tuoi fratelli. Hai del sangue sulla faccia >>.
Istintivamente passo due dita sullo zigomo poco sotto la benda. Il mio occhio sinistro si era aperto ma per fortuna la stoffa che lo copre le ha risparmiato lo spettacolo. << Succede qualche volta >>.
<< Mi sono persa l’alba >> pronuncia stancamente volgendosi a ovest, l’unico punto cardinale che le interessa quando è qui. Dal suo occhio escono lacrime indesiderate e le labbra tremano. << Non disturbarmi mai più! >> mi intima prima di incamminarsi con calma lungo la strada che conduce alla pineta.
<< Dio, quanto sono stupido! >> considero ad alta voce.
<< Puoi dirlo forte. Credi che sia facile per me? >> Shikinami non sente la necessità di gridare le sue ragioni. << Credi che sia facile sopportare certi sogni? Ma sono sogni. Hai capito, Shinji? Sono soltanto sogni. Il problema è che sono orribili e mi perseguitano anche da sveglia >>. Fa una pausa per prendere fiato e controllare il tono. << Lo so anch’io che c’è qualcosa che non va in questo posto, in te, in me ma non è un buon motivo per cedere a queste fantasie. Qualunque cosa io possa pensare non … non è razionale, te ne rendi conto? Tu mi chiedi di avere il coraggio di scegliere. Pensa a te piuttosto. Io vorrei farlo, però non so cosa scegliere, non so neanche quali sono le possibilità tra cui dovrei scegliere >>.
<< Papar … Furia Buia dice che … >> mi tappo la bocca prima di confessarle che è come essere innamorati.
<< Cosa dice … tuo padre? >>
<< Dice … dice che devo seguire gli indizi e che non posso arrendermi >>.
<< Tu, però, non hai niente da perdere. Io qui ho una casa. Io ho … >> si volta a guardarmi e indica il wunder, purtroppo col braccio sbagliato. Fatica a reprimere un gemito di dolore mentre lo fa aderire al suo fianco. << Ho una casa, quella è la mia casa. Qualcuno vuole distruggerla ed è mio dovere difenderla. E’ l’unica certezza che mi posso ancora permettere, è l’unico luogo in cui esiste ancora un senso, un ... >>
<< Ordine? >>
<< Si, l’ordine che ci protegge dal caos. Non puoi togliermi anche questo, Shinji. Per favore, non farlo! Perché sei ancora qui? >>
Non credo le interessi sapere che anch’io ho cercato un principio di ordine nel caos. Ad essere sinceri, anche se fosse disposta ad ascoltarmi, probabilmente le risparmierei il racconto dei miei tormenti. Sono stato così egoista da credere che sciogliere quel maledetto nodo fosse complicato soltanto per me. Non mi resta che piegare il capo.
<< E per la cronaca, io non sento nessuna voce >>.
<< Ti prego, dimmi solto questo >> mendico una manciata di secondi. << Ero diventato cacciatore da pochi giorni. Me ne stavo rinchiuso nel mio stanzino terrorizzato, assalito dai sensi di colpa. Quel ragazzo era il figlio di Ronin e mi ha visto uccidere il padre. Io non avevo mai ucciso nessuno … volontariamente, almeno così ricordavo. Perché quando mi hai incontrato hai reagito così male con me?[19] >>
<< Volevo solo sapere come stavi >>.
<< Potevi dirmelo >>.
<< Mi piaceva davvero l’aspirante cacciatore, sarebbe diventato un grande pilota >> mi rivela con la sua voce spezzata. << Per questo ti ho baciato, imbecille. Non volevo che il cacciatore me lo portasse via >>.
<< Chi è il tuo Shinji, Asuka? >>
Asuka mi ha concesso i secondi che le avevo chiesto e ora mi abbandona con questa maledetta domanda che continua a vagare senza risposta nella testa.
<< Se me lo spieghi >> ululo al sole appena sorto visto che lei ormai è sparita, << magari ci capisco qualcosa e potrei anche provare a venirti incontro >>.
Taglio l’aria con il braccio angelico come se volessi spazzare dubbi e paure e confermare al fantasma di Asuka l’onestà delle mie intenzioni. Un rumore metallico anticipa una fitta lancinante che risale fino alla spalla e si espande fino a raggiungere il torace. << Porca puttana, che male! >> ululo adagiando con attenzione l’avambraccio sul palmo della mano sinistra. << Maledizione, lo sapevo che avrei fatto meglio a occuparmi degli affari miei. Indizi di merda! E adesso a chi devo rivolgermi, a un dottore o a un meccanico? Accidenti, Asuka, è pericoloso starti vicino >>.


 
PRIMO SOCCORSO
Dialogo tra Shinji e Ayanamay
 
 
<< Non ci credo. Come hai fatto a ridurti cosi? >>
Nell’infermeria c’era solo Ayanami. La First ormai non ha bisogno di tutor ma, considerate la curiosità e la perplessità con cui studia il mio braccio, è evidente che il caso è fuori dalla sua portata.
<< Puoi fare qualcosa? >> le chiedo incrociando le dita dell’altra mano affinché mi dica di si dato che, per ragioni di tempo e sicurezza, ho da subito scartato l’opzione “wunder”.
<< Non lo so. Mi preoccupano ossa e tendini >>.
Ah beh, l’importante è che la pelle sia a posto. << Credevo fossero i più resistenti visto che sono in lega di metallo >>.
<< Infatti, ma sono quelli che hanno subito più danni. In pratica è grazie a loro che hai ancora un braccio. Che è successo? >>
<< Una specie di lite coniugale >> provo a eludere la domanda con una battuta scontata mentre conto le macchie di umido sul soffitto per distrarmi dai suoi grandi occhi che mi scrutano da vicino. Non credo riuscirò ad abituarmi alla tendenza che questa Ayanami ha sviluppato di accostarsi tanto da permettermi di capire cosa mangia.
So bene che non ci sono secondi fini ma tant’è … troppe complicazioni. << Qui .. quindi cosa proponi? >>
<< Posso solo farti dei controlli >> risponde. << Mi servono informazioni da passare a Sakura. Mi dispiace ma temo che, se provassi a fare qualcosa, finirei per peggiorare la situazione. Nel frattempo posso sistemare il tuo occhio >>.
<< L’occhio sta bene, tra poco il taglio si chiuderà. Basta spalmare un po’ di lcl >>.
<< Provvedo subito >> dichiara atona alzandosi dalla sedia. Attraversa col suo passo leggero la grande stanza e svanisce dietro una porta in legno.
<< Non intendevo adesso >>.
<< Nessun problema >> Ayanami, ancora invisibile, parla a voce alta per assicurarsi di essere sentita.
<< Come vuoi >> esalo rassegnato poggiando pesantemente la testa sul cuscino. Dovrei essere angosciato per l’ennesima cazzata che ho combinato considerate le conseguenze del mio piano. Invece mi godo qualche istante di silenzio nel cuore e nella mente fluttuando sulla nuvola di quiete generata dallo stress, dalle botte e dai farmaci. Il polso dell’unico braccio umano, e sano, riposa sulla mia fronte coprendo in parte il lato del cacciatore. La manica della maglia nera si inumidisce a contatto con il residuo ancora umido del sangue ormai rappreso.
<< Sempre odore di sangue >> sussurro alla finestra. << Se non fosse per il sangue, potrei fingere che questo sia il letto della casa che mi aspetta e mi rallegrerei perché è uscita una bella giornata. Anche Asuka si è fatta male. Spero non sia niente di grave … Ma che mi è saltato in mente?! >>
<< Stai piangendo? >> mi chiede la First di ritorno.
<< No, stavo riposando >>.
<< Se vuoi puoi dormire qui >>.
<< No, Ayanami. Ho >> mi rimetto seduto << … ho molto da fare >>.
<< Se dovesse servirti, basta chiederlo. Come puoi notare il lavoro è poco e la maggior parte dei letti non viene più usata >>.
E se ne rubassi uno? << Grazie, Ayanami, per la premura >>.
<< Di nulla >> risponde. << Così mi faresti compagnia. Per fortuna è cambiato tutto >>.
<< Ti senti sola? >> le domando con la mente a Shikinami seduta sul muretto che rimugina da sola sul significato dei suoi sogni. << Quindi, Aya ... >> per poco non salto giù dal letto.
La First è di nuovo ad un palmo dal mio naso e con due dita sta per toccare il mio occhio diabolico.
<< E’ lcl, la formula grezza >> mi spiega senza scomporsi.
<< Pensavo avresti usato una garza >> confesso nervoso.
<< Non fate così voi cacciatori? >>
<< Ayanami, posso farti una domanda? >>
<< Dimmi, Shinji >>
<< Tu hai paura del cambiamento? >>
L’ex pilota smette di curare il taglio e mi osserva con aria innocente, come se non avesse inteso, poi risponde: << dipende dal cambiamento. A che ti riferisci esattamente? >>
Certo, non è mia madre ma, poiché il Paparino è in trasferta, << anche Asuka è convinta che tutto sia cambiato, tranne me. Non so se non ci creda davvero o semplicemente non accetti che io possa … Tuttavia per lei non solo non sono cambiato ma, anche impegnandomi, non potrei riuscirci. In più si ostina a non darmi alcuna possibilità di dimostrarle che può fidarsi di me >>.
<< Mi sembra difficile che ti abbia parlato in questo modo. Forse hai capito male >>.
<< No, non penso. Probabilmente ritiene che io possa cambiare solo in apparenza >>.
<< Ed è così? >>
<< Non sono nella sua testa, non posso saperlo >>.
<< Neanche io, Shinji. E’ questo che ti preoccupa? >>
<< No, mi preoccupa il fatto che potrebbe essere una scusa per dire che … per me non c’è speranza. In quel caso come faccio a … >>
Rei applica un po’ del liquido magico sul mento. << Oppure >> riflette << teme che tu sia diverso ma che il nuovo sia peggiore del vecchio o forse non riesce ad inquadrarti. Immagino debba essere spiacevole perdere le proprie certezze. O ancora potrebbe darsi … >>
L’ultima First continua a elencare tutte le ipotesi che la sua logica riesce ad inventare ma ho già smesso di ascoltarla. Rivivo i momenti salienti della conversazione tra me e la rossa finché, giunto quasi alla fine, mi concentro su una frase: << non so cosa scegliere >>.
<< Proprio come la Tempesta >> mi lascio sfuggire. L’associazione è immediata e vedo Furia Buia[20] camminare col suo passo sostenuto e, intanto, spiegarmi un aspetto della natura umana. << Se vale per un dio forse … >> una lampadina si accende
<< Come dici, Shinji? >>
<< Dico che più cambio più abbatto le sue certezze. Dev’essere questo il problema. Shikinami l’aveva confessato a Sakura[21]. Lei è come i nemici che abbiamo salvato e io le ho incasinato l’universo >>.
<< E quindi? Non capisco >>.
<< Quindi, in un modo o nell’altro sono condannato a sbagliare con Asuka >> una volta sviluppata l’intuizione non porta buone notizie. << Se non fosse per la missione mi arrenderei >>.
<< Quale missione? Oh scusa >> l’assistente dottore ritira mortificata la domanda, << probabilmente è un segreto >>.
<< No, non è un segreto >> la rassicuro. << E’ che ancora non la conosco. Lo so che sembra assurdo >>.
Rei sembra rifletterci su mentre, meccanicamente, riprende a curarmi l’occhio. << No, Shinji, non lo è >> dichiara dopo un po’. Le sue dita, seguendo il solco dello sfregio in tutta la sua lunghezza, deviano verso l’orecchio trasformando una medicazione di routine in una carezza involontaria. Non c’entra la persona, purtroppo si tratta del lato sbagliato.  
<< Non farlo, Ayanami >> sussulto. << Scusami, mi fa male >>.
<< Brutti ricordi, Shinji? >>
Mi sarei aspettato una domanda diversa da un aspirante medico alle prese con il suo paziente. Invece, sembra aver colto fin troppo facilmente la natura del mio malessere. Mi sta capitando spesso e il fatto che propria la mia amica diversamente umana possa essere un tramite tra …
<< Tutto bene, Shinji? >>
<< Non essere precipitoso >> mi dico, << rifletti! Probabilmente non è un indizio, non è un’anomalia. Può darsi piuttosto che sia io a volerla interpretare in questo modo. Tuttavia … >>
<< Perché non mi chiami più Ikari? >> le chiedo.
Ayanami arrossisce. << Mi … mi dispiace. Non volevo essere scortese >>.
<< Non sei stata scortese >> le dico. << Mi fa piacere sentirti pronunciare il mio nome ma perché da quando … perché ora? >>
<< Lo fanno anche gli altri, così ho pensato … >>
<< Non fa niente, ero solo curioso >> rinuncio ad approfondire l’argomento, così almeno lei non penserà che io sia un folle. << Continua pure a chiamarmi Shinji. Del resto è anche il mio nome da cacciatore >>.
L’ennesima Rei sorride come ho già visto fare ad altre Ayanami ogni volta che riconoscevano ed accettavano me.
<< Secondo te, perché siamo qui? >> già che ci siamo vediamo se c’è “qualcuno” in ascolto.
<< Intendi dire se c’è un motivo in particolare? >>
<< Più o meno >>.
<< E’ buffo >> mi dice. << E’ da un po’ che me lo chiedo, più o meno da quando siamo arrivati qui. Però negli ultimi mesi mi sono convinta di avere anch’io un compito da svolgere, una missione per usare le tue parole >>.
<< Qua … >> elettrizzato perdo una battuta << quale sarebbe la tua missione? >>
<< Non lo so ancora >> confessa candidamente fissando i bordi del letto su cui sono seduto.
<< E cosa credi che accadrà quando l’avrai portata a termine? >>
<< Lo saprò solo allora >> risponde, poi torna a guardarmi con quella sua faccia da eterna bambina e sporgendosi in avanti continua: << mi pare logico, non trovi? >>.
Hai voglia! << Ahi … Ayanami >> riesco a chiederle dopo aver sbattuto la nuca contro la parete, << tu >> potresti evitare di starmi così vicino << hai un ragazzo? >>
Già dall’espressione comprendo che i suoi neuroni semi alieni non sono in grado di processare l’informazione, perciò non mi stupisce sentirla riflettere: << perché, le persone si possiedono? >>
<< Non si possiedono, infatti. E’ solo un modo di dire >>.
 
 
<< HO FAME! >>
2° dialogo tra Shinji e ciò che resta del gruppo
 
 
<< STUPIDO!!! >>
Mami è così infuriata che sono indeciso se materializzare prudentemente un velo di at field tra me e lei o darmi la spinta con i piedi per catapultarmi lontano dal bancone e dalle sue mani.
A quanto pare ci vorrà qualche giorno prima che il mio braccio torni operativo. Sakura riuscirà a visitarmi domani e dall’ex First sono riuscito ad ottenere una fasciatura rigida e degli antidolorifici. La mia brutta faccia invece sta velocemente assorbendo gli ematomi.
Non c’era comunque modo di sfuggire al radar dell’oste che, contrariamente alle generiche minacce di questa mattina, aveva preparato una cena speciale solo per me. Sapevo che non mi avrebbe permesso di cavarmela con un no comment davanti a quegli evidenti segni di lotta, perciò sono stato costretto a spifferare tutto sulla pessima esperienza con Shikinami.
Quasi tutto, in realtà. Infatti ho minimizzato l’importanza di alcuni momenti, smussato qualche parola (prevalentemente tra quelle pronunciate da me), omesso i dettagli più scomodi, soprattutto sono stato vago sulla dinamica dello scontro.
A conti fatti è stata una fatica inutile dal momento che non era possibile  darla a bere a Mami, specie se supportata dagli altri due cacciatori nella conduzione dell’interrogatorio. In compenso, ho scoperto che sull’altro Shinji, su Soryu nonché sulla missione in divenire sanno più di quanto sospettassi.
<< Come hai potuto essere così idiota da parlarle in quel modo?! >> l’oste continua a sbraitare e scarica o alimenta l’ira con ampi, scomposti movimenti delle braccia. << Non si tratta così una donna >>.
<< Lo so, Mami >> provo a giustificarmi, << ho fatto ancora casini ma è come un cane che si morde la coda. La mia missione riguarda Asuka. Non sarò in grado di portarla a termine se prima non comprendo chi sono realmente e perché mi trovo qui … cioè in questa situazione >> preciso più per confondere che per chiarire, dal momento che non ritengo opportuno condividere con loro i dubbi sulla verità del mondo in cui viviamo, specialmente con Mami che ha intuito qualcosa.
<< Non posso scoprirlo >> continuo << se non riesco a ricordare. Solo Asuka può aiutarmi e, poiché anche lei vive la mia stessa condizione solo io posso aiutarla a … >>
<< Perché allora la prossima volta non le punti una pistola alla tempia? Almeno le risparmierai le tue stronzate >>.
<< Su su, non arrabbiarti! >> cerca di rabbonirla lo stratega. << Doveva studiare l’ambiente, perciò è comprensibile che abbia forzato un po’ la mano. La prossima volta saprà come regolarsi >>.
<< Sei dalla parte di questo … >> Mami sta per abbattersi anche su Matsuda.
<< Non credo che ci sarà una prossima volta >> ammetto a malincuore. << Non c’è verso. Le ho fatto del male in tanti … mo(n)di e ogni tentativo di rimediare finisce solo per peggiorare le cose. Non la biasimo per il risentimento che prova nei miei confronti. E dire che anche lei, a modo suo, si sforza di venirmi incontro. Ho esagerato, per questo mi ha colpito >>.
<< E tu perché hai reagito? >>. L’oste non riesce a tollerare che abbia combattuto con Asuka sia pure per legittima difesa. << Avresti potuto usare i tuoi giocattoli, creare la solita barriera anti mazzate come faceva il tuo Paparino. Quando era ancora un ragazzo e doveva prenderle da me non si poneva alcun problema a nascondersi dietro il suo stramaledetto scudo elettromagnetico >>.
<< Hai ragione >> conferma Kosuke, << lo faceva tutte le volte. Almeno fino a quando non ti sei rotta una mano mentre cercavi di colpirlo e da allora ha pensato bene di usare il Vecchio come scudo umano >>.
<< Quel piccolo bastardo >> Mami si commuove come se avesse davanti il Furia Buia che … << E’ come un sogno. Peccato che la memoria inganni >>.
<< Non volevo che si facesse male >> con l’occhio chiuso e il cuore che mi sale in gola interrompo la loro deriva nostalgica. << Non volevo mostrarle i miei poteri. Non mi importa se ne è al corrente ma non voglio che mi veda come un pericolo, non voglio che scopra in cosa mi sono trasformato. Se avesse visto ciò che ho fatto da quando sono un cacciatore … Non è il ragazzo che ha baciato, non è il suo Shinji >>.
<< Ehi, Ragazzo >> Mami mi punta l’indice sulla faccia, << non puoi preoccuparti di cosa pensa quell’altra stupida. Chi se ne frega dello Shinji che ha in testa. Che vorresti fare, costruirti una bella prigione dell’anima per non scontentarla? Finiresti solo per odiarti di più e per odiare lei. E poi che ne sai, non leggi nel suo cuore. Sei un cacciatore adesso e lo sei qui, in questo momento. Non puoi farci niente >> per un attimo si rattrista. << Prima lo accetti, meglio è … Tzk! Ma tu guarda questo stupido! >> si lamenta ad alta voce cercando riscontri nello stratega e nel capo. << Farsi picchiare, giustamente aggiungo, per non urtare la suscettibilità di una pilota. Come se lei fosse un fragile principessa bisognosa … >>
<< Temevo che l’avrei uccisa >> sbotto. << Una parte di me odia Asuka. Non so per quale motivo ma è così. Eppure sono consapevole che dovrei scusarmi con lei mille volte. C’è qualcosa dentro di me, è oscuro, cattivo. C’è sempre stato e mi spaventa più dei miei poteri, mi disgusta più di quest’arto finto. Ho paura perché la disciplina e l’esperienza da cacciatore sono le uniche vere armi >> guardo Matsuda << che so come usare e non sono certo che servano me o quel … >> mostro.
<< Quindi, è per questo che non ti sei protetto? >> Matsuda tira le somme.
<< E se avessi perso la testa >> confermo le conclusioni dello stratega, << se, invece di usarlo per difendermi, le avessi scagliato contro un muro di energia come fa il Paparino o puntato contro il braccio come solo io e … Gendo sappiamo fare? >>
<< E allora come sei riuscito a farti male in quel modo? >>
<< Per fortuna >> rispondo << ho dei buoni riflessi e ho bloccato il suo pugno >>.
<< Un solo pugno? >> domanda sbigottita l’oste.
<< La ragazza ha chiamato i rinforzi >> sentenzia Kosuke. << Quindi, anche lei vuole ucciderti >>.
<< Si ma non è ciò che desidera >> mi affanno a difenderla. << Quando sono riuscito a immobilizzarla ha ripetuto più volte a se stessa “io non voglio ucciderlo”. Forse >> butto lì un sorriso falso e stentato come la speranza che sogno di nutrire << non va poi così male >>.
<< Mi sentirà quella mocciosa >> scura in volto, Mami trema ancora più furiosa. << Diavolo se mi sentirà! E tu, ragazzo, se ci riprova immagina per una volta di non essere uno squilibrato e piazza una barriera delle tue, solo a scopo difensivo. Voglio vedere se ci riproverà un’altra volta >>.
<< Non credo che lo farà >> la tranquillizzo. << Anche lei si è fatta male >>.
L’oste resta in silenzio a fotografarmi con i suoi grandi occhi. << Adesso arriva lo schiaffo >> penso confortato dal fatto che di analgesici ne ho a sufficienza.
Invece, con un’agilità che lascia sgomenti soltanto chi non la conosce, proprio come ha fatto stamattina, Mami mi toglie il piatto di carne che fumava sotto le mie narici << Sei stato comunque uno stupido >> sibila astiosa. << Meriti una punizione >>
<< Ma ho fame. Non mangio da ieri sera >>.
<< Vorrà dire che domani farai una ricca colazione. Se non puoi resistere, va’ a caccia, cacciatore >>.
<< Ma non so come si cacciano gli animali e poi non ci sono … animali da cacciare >>.     
Alcuni particolari sfuggono perché li dai per scontati. E lo fai non per disattenzione ma in quanto, come nel mio caso, hai sempre qualcosa di più urgente a cui pensare. Chi nella mia condizione si sarebbe chiesto come facesse Mami a farci trovare carne fresca in uno scorcio di mondo dove non ci sono animali da selvaggina e quelli da allevamento sono più preziosi dell’oro?
<< La carne! >> esclamo. << Ti rifornisci alla grotta del Vecchio? >>
<< Io … io non ci sono mai stata >> esita.
<< Allora dove la trovi? >>
<< In cucina >>.
Restiamo in silenzio tutti e quattro, credo per partorire una risposta credibile alla medesima domanda. << Lascia stare! >> mi arrendo. << Per oggi ne ho avuto abbastanza >>.
Con un po’ di fatica e un acuto di yodel che esplode nello stomaco faccio per alzarmi quando la donna, pentita, fa retromarcia. << Prima mangia! >> mi esorta fingendosi seccata per non dover ammettere che non ha il cuore di tenermi a digiuno. << Ma sia chiaro, questa è l’ultima volta che lascio correre. Comportati bene o … >>
<< Ci proverò, te lo prometto >> giuro con sospetta premura afferrando le bacchette e fiondandomi sul piatto prima che cambi di nuovo idea. Il pilota sarebbe rimasto a digiuno anche per giorni con lo stomaco chiuso da preoccupazioni, delusioni e sensi di colpa; io ormai ho imparato a mangiare ogni volta che lo stomaco reclama e ho la possibilità di soddisfarlo; ho imparato a mangiare anche con a fianco la morte, letteralmente. Posso disperarmi per Asuka e per la patetica vita di uno stupido a due facce e posso farlo benissimo a stomaco pieno.
 
 
<< STA’ ZITTO!!! >>
Dialogo tra Shinji e Sakura
 
 
Proprio come mi aveva spiegato Ayanami, per fortuna nell’infermeria del nostro paesino si lavora poco; per Suzuhara, purtroppo, questo è un problema. E’ preoccupata e la quiete non l’aiuta a concentrarsi mentre confronta le lastre del mio braccio con i risultati dei numerosi test a cui mi aveva sottoposto la First. Meno male che sono veloci alla Wille, almeno quando si tratta della salute dell’asso nella manica … finché serve.
Sakura ogni tanto si perde nel vuoto e sono costretto a tossire, a muovermi in modo plateale o a simulare un qualche dolore lancinante per richiamarne l’attenzione.
<< Scusa, Shinji >>.
<< Non fa niente >>.
Da quando sono qui, non è passata un’ora, sarà la settima volta che si scusa. Per quanto mi riguarda può farlo altre cento volte e per altre cento volte le direi: << non fa niente >>.
Le manca Furia Buia.
Sicuramente ha già sofferto per la sua assenza e per la scarsa attitudine della banda a fornire informazioni sui propri spostamenti. Chissà quante notte insonni avrà trascorso immaginando il peggio.
Il fatto che non si abbiano ancora notizie di lui, di Orso e Musashi non costituisce in sé motivo sufficiente a giustificare un’esagerata apprensione, eppure stavolta è diverso.
<< Ho un brutto presentimento >> finalmente Sakura riconosce che ogni sforzo è inutile e mi rivela ciò che sente.
<< Sai bene che torneranno. Sono in gamba, neanche un dio può ucciderli >> posso testimoniarlo.
Suzuhara sorride ma solo per ripagare il mio tentativo di confortarla.
<< Ti giuro che, se non si fanno sentire, andrò a cercarli >> riprovo con maggior determinazione nel tentativo di infondere coraggio innanzitutto a me. << Prometto che te lo riporterò sano e salvo a costo di rivoltare la zona morta e anche la Nerv se sarà necessario >>.
<< Sei davvero cambiato, Shinji >> sussurra commossa il dottore che, lascia le carte sul tavolo per raggiungermi. << Mi dispiace, mi ero dimenticata che anche tu sei preoccupato. Sono stata egoista >>.
<< Se tu sei egoista, allora l’egoismo deve essere una virtù >>. Le intenzioni erano buone, volevo farle un complimento ma sono stato imprudente e temo che possa aver frainteso.
<< Come sei carino, grazie >>. Anche Sakura ha buone intenzioni e anche lei calcola male l’intensità della forza, sorprendendomi con una carezza portata così lentamente che avrei potuto bloccarla se avessi avuto il coraggio di farlo. La sua mano ha cercato senza secondi fini ed ha trovato la metà oscura del mio viso posandosi su quella guancia.
Anche ora il gesto mi provoca una certa inquietudine ma non sento lo stridere dei denti e i colpi di una folla di demoni ammassati dietro la porta della coscienza. Riconosco questo tocco e so che mi protegge.
<< Ti fa male? >>
<< No >> rispondo. << Mi crea ancora disagio. Vecchi fantasmi, non farci caso >>.
Suzuhara con il pollice attraversa i lembi della cicatrice e non serve un genio per capire che ne ha in mente un’altra. << Non ho mai provato una sensazione così forte. Lo perderò >> mi confida prossima a buttar lacrime.
<< Perché parli così? >> le chiedo prendendole la mano che mi costringe ad essere egoista.
<< E se morisse? >>
<< Ti ho detto che non morirà >>.
<< E se ricordasse? >>
Confesso di essermelo chiesto spesso negli ultimi giorni. Alla fine mi sono reso conto che << lo sapremo quando tornerà >>.
<< E se cambiasse, se fosse già cambiato, se non volesse più … >> Sakura è un fiume in piena e devo fermarla.
<< Allora vedremo come sarà cambiato. Dagli fiducia >> la stessa che chiedo io. << Ha mutato pelle tante volte. E’ stato con te perché ha scelto di cambiare. Ha sfidato un dio che aveva assunto la forma di una furiosa Tempesta, ci ha trascinati fuori dall’inferno e ha fatto tutto questo per poter diventare la persona desiderava essere. Quando lo vedrai andrà meglio. E poi se hai accettato il suo pessimo carattere e la sua faccia da stupido, niente può più spaventarti >>.
Suzuhara si rasserena, gli occhi sono ancora lucidi ma il sorriso ora è genuino. << Sono orgogliosa di te >> mi dice. << Anche tu gli vuoi bene. E pensare che all’inizio non riuscivate a sopportarvi >>.
<< Considerato che al nostro primo appuntamento >> scherzo sperando di farla sentire meglio << ha cercato di uccidermi e che mi ha anche usato come gallo da combattimento, secondo me per piazzare qualche scommessa, direi che era il minimo >>.
<< Aaahhh non fare lo scemo! Sai benissimo che stravede per te; anzi scommetto che tra voi è stato amore a prima vista anche se non lo ammetterete mai. … Ancora grazie >> mormora lasciando l’impronta di un bacio sempre su quella guancia << per averlo aiutato a cambiare >>.
<< Figurati >> rispondo confuso.
<< Questa si chiama terapia d’urto >> spiega con l’aria di volermi prendere in giro. << Riuscirò a scacciare i tuoi fantasmi, te lo devo visto che ti stai impegnando a mandar via i miei … Dai, al lavoro! >> esclama battendo le mani. << Vediamo cosa ti ha combinato Asuka >>.
<< Te l’ha detto Ayanami che è stata … >>
<< Non ce n’è stato bisogno, mi sono occupata anche lei. E per la cronaca non le è andata meglio, però l’Angelo che l’ha … che è in lei l’ha protetta >>.
<< un Angelo custode, insomma >>
<< Non imitare Furia Buia >>.
<< Lo so, le sue battute fanno schifo >>.
<< Esatto, perciò non prenderlo ad esempjo. Ah stavo per dimenticare di dirti che >> abbassa la voce per suggerirmi di prestarle particolare attenzione, << a quanto pare adesso anche Shikinami reagisce molto bene all’lcl >>.
<< Come noi, quindi >>.
<< Proprio così ma non dirglielo o potrebbe tentare di nuovo il crash test con la tua faccia. Ti propongo un patto >> la sua voce riprende a squillare: << io cerco di rimettere insieme i pezzi che Asuka ha sparpagliato in ogni direzione e tu in cambio mi spiegherai esattamente com’è andata. Sai >> strizza l’occhio, << il gossip mi aiuta a concentrarmi >>.
 
<< La reazione che ha avuto Shikinami è preoccupante >> considera il dottore.
Con Suzuhara non sono stato reticente e, a quanto pare, neanche il Paparino visto che non ha dimostrato alcuna sorpresa quando le ho raccontato dello strano rapporto a quattro tra me e la Second, della mia voce interiore e della possibile esistenza di un passato alternativo.
Come Shikinami penso che anche Sakura sia più propensa ad interpretare le esperienze, con annesse opinioni e visioni (non tutte, è chiaro), di cui le ho narrato come sintomi o effetti di un disturbo psicologico presumibilmente di natura post traumatica. Glielo impone, in fondo, la sua stessa formazione. Tuttavia, a differenza del pilota dal brutto carattere, lascia aperta la porta al senso dello straordinario dal momento che conosce i miei giocattoli e quelli di Furia Buia e, inoltre, come medico è stata troppe volte testimone di fatti inspiegabili.
Neanche a lei ho parlato delle speculazioni che condivido con i tre cacciatori riguardo alle anomalie di qui. Persino il Paparino non ha osato attaccare le ormai poche certezze della sorella di Toji, però si è sbottonato molto di più, considerato che le ha raccontato la favola dei quattro cacciatori che un giorno ingaggiarono battaglia niente meno che contro una divinità.
Ah, ovviamente non ho fatto alcun cenno all’impact, quello vero, né alle sgradevoli e angoscianti circostanze che l’avevano preceduto e che da esso erano scaturite.
<< Quindi, tu pensi >> mi interroga << che anche lei conosca questa Soryu, o che condivida i tuoi stessi ricordi, e che sia stata l’irruzione del vostro irreale passato a farla infuriare fino al punto di spingerla quasi a ucciderti? >>
<< Grosso modo è così >>
<< E cosa mai puoi averle fatto? >>
<< Ancora non lo so >> devo mentire. << Immagino qualcosa di brutto, magari non proprio a lei o … non solo. Però mi credi, non è vero? Del resto anche tu l’hai ascoltata quella sera dopo la sfortunata conclusone del nostro appuntamento di gruppo[22] >>.
<< Ci hai spiato? >>
<< Non ero solo io, te lo giuro >> che devo assolutamente stabilire un collegamento più efficiente tra pensieri e parole. << Ci servivano informazioni. Asuka è una di noi ed è un elemento fondamentale per la riuscita della nostra missione >>.
<< Quella che neanche conoscete? >> Suzuhara vendica la violazione della sua privacy tagliandomi con la lama del sarcasmo. << Ascolta! Facciamo finta che la tua storia, che la vostra storia sia vera … Perdonami ma, l’ho detto anche a lui, mi è difficile accettarla senza riserve. Comunque, concentriamoci su Asuka. Se tutto ciò che mi hai raccontato è accaduto veramente e Shikinami ne è in qualche modo a conoscenza, allora tu ce l’hai messa proprio tutta per farla arrabbiare >>.
<< Perché? >> contesto l’esito di un ragionamento che non ho ancora ascoltato. << Io posso aiutarla a ricordare e lei può aiutare me. Se uniamo le nostre forze riuscirò a riportarla a casa, qualunque significhi, così  non mi odierà più. Rimedierò al male che le ho fatto e sarà come rimediare a tutti gli altri sbagli che ho … a tutti … a tutti, a tutti >>.
<< Shinji, che ti prende? >> Suzuhara, preoccupata, poggia le mani sulle mie spalle e inizia a scuoterle
<< Non sono cambiato >> ansimo smarrito. << Io non sono cambiato. Ancora lo stesso errore. Stavo per distruggervi un’altra volta per lo stesso motivo[23] … >>
<< Shinji >> Sakura continua a invocarmi.
<< Che importa se questo ricordo è vero o falso. Io sono vero adesso >> forse sto piangendo << e non sono cambiato >>.
<< Shinji >>.
<< Continuo a sbagliare, Sakura. Io sono un buono a nulla. Asuka aveva visto giusto: in me non alberga un briciolo di altruismo o di lealtà. Io sono il male, Sakura, io sono il buio >>.
<< Sta’ zitto! >> grida artigliando la maglia all’altezza del cuore mentre con l’altra mano carica uno schiaffo.
Chiudo l’occhio umano e attendo una punizione.
<< Sta’ zitto! Sta’ zitto! >> ripete a voce bassa, sempre più bassa. Il ceffone non arriva, al suo posto mi raggiunge un bacio sulla fronte. La mano che stringeva la maglia si apre e ora poggia sul mio petto per placarlo. << Sta’ zitto! >> continua senza staccare le labbra. << Tu lo hai appena riconosciuto. Non è come l’altra volta. Sei più forte di prima, tu >> sento i suoi denti premere poco sopra le sopracciglia e nella sua voce avverto amarezza non dubbi << hai sviluppato gli anticorpi contro questo male. Hai capito? Me lo hai dimostrato poco fa >>.
<< Ma allora … >>
<< Vorrà dire che dovrai combattere ancora fino a quando non avrai imparato, fino a quando … >> Suzuhara mi sfila la benda dall’occhio e mi guarda << non metterai d’accordo le tue facce. Trascinati fuori dall’inferno, chiaro? Diventerai l’egoista più altruista di questo mondo >> Sakura in piedi davanti a me mi abbraccia con decisione, quasi con violenza, premendo il seno sulla mia guancia.
Il braccio non smette di farmi male ma non m’importa perché Suzuhara ha appena suturato un altro tipo di ferita, più profonda e antica che di tanto in tanto si ripresenta per imbrattarmi di sangue. << Sakura >> prendo la mano che premeva sul cuore e la guardo come se fosse una divinità a cui prestare giuramento, << io, però, voglio davvero rimediare, almeno per quello che posso. Io sono qui per rimediare a ciò che ho fatto soprattutto a lei. Io voglio riuscirci o non troverò pace. Non so come ma mi sembra l’unica cosa che conti da quando mi sono risvegliato >>.
<< Sei una testa dura proprio come il tuo Paparino >> Suzuhara sorride benevola. << Questo vuol dire che sei sulla buona strada ma hai dimenticato forse l’aspetto più importante >>.
<< Quale? >>
<< Se non trovi pace come pensi di rimediare, come pensi di aiutare Asuka a sentirsi in pace? >>
<< Non capisco >>.
Il medico tira un profondo sospiro. << Cercherò di spiegartelo. Nel frattempo dovrò praticarti l’anestesia locale per verificare un po’ più da vicino le condizioni dello scheletro. La siringa è sul tavolo, se non vuoi lasciarmi la mano puoi sempre accompagnarmi >>.
<< Scusami >> scatto portando entrambe le mani dietro la schiena e incrociandole come se mi avessero ammanettato, << non ci avevo … fatto caso >>.
<< Non è niente, non devi scusarti >>.
Il medico picchietta l’indice sul tubo della siringa dopo averlo riempito.
<< Innanzitutto >> comincia con la lezione, << Asuka non è invulnerabile, non è invincibile e soprattutto è una persona reale. Perciò, nonostante i buoni propositi di fare un passo alla volta e, in particolare, di concentrarti sull’inizio dell’opera piuttosto che sul risultato, ti sei buttato senza un piano, senza riflettere sui tempi e, cosa peggiore, hai travolto proprio la persona che stavi cercando >>.
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Che la prossima volta faresti bene a riflettere sulle tue mosse >> dopo la spiegazione arriva la bocciatura << e non sarebbe male se cercassi di chiedere consiglio a chi magari la conosce meglio di te. Chi pensi che vi abbia organizzato l’appuntamento? Furia Buia ha avuto solo l’idea, il resto è tutto sudore della mia fronte >>.
<< Ne ero sicuro >> abbozzo un sorriso. << E allora che mi consigli? >>
<< Prova a rispettarla … non in quel senso >> anche Sakura, dunque, sa le leggere le espressioni del volto. << Quello è un altro discorso. Tu non l’hai guardata. Magari il tuo cuore è puro ma la tua mente è contorta. Non puoi andare da lei, sbatterle in faccia una simile … verità e aspettarti che ti dica “hai ragione, andiamo”. La fiducia va conquistata e lo sai che ti ritiene, non so quanto a torto >> fissandomi con aria severa, << la causa principale di tutto ciò che non va nella sua vita >>.
<< Eppure ho cercato di spiegarle che ciò che pensa di me non è del tutto corretto, che la situazione è più … complessa e, soprattutto, che ne è consapevole >>.
<< Hai solo cercato >> ripone la siringa << di confutare la correttezza delle sue convinzioni e, probabilmente, Asuka avrà pensato che stessi accampando scuse o che volessi soltanto essere perdonato. Lo so che vuoi essere perdonato e che non c’è niente di male in questo ma i ragionamenti non servono, alimentano solo altre discussioni. Devi darle tempo, essere paziente e cambiare atteggiamento >>.
<< Devo rispettarla appunto >>.
<< Si, prova a darle la considerazione che merita, ascoltala! >>
<< Ma ogni volta che parliamo finisce male, senza contare che Asuka non si confiderebbe con me >>.
<< Perché non ha fiducia in te. Mi pare tu ci sia arrivato. Scusa se te lo dico ma non hai ancora fatto niente per meritarla. Ad esempio, non potevi essere sicuro che questa Soryu parlasse con lei e non mi pare che adesso tu ne sappia più di prima, non ti sei chiesto se e con chi e in quali termini avesse mai fatto cenno a qualcuno di questo passato che a quanto pare condividete, non sai se è pronta ad accettarlo, non sai cosa ricorda. E poi le fai un simile discorso proprio quando aspettiamo che suoni la sirena e inizi la resa dei conti con la Nerv. Ma lo sai cosa ha passato in questi quattordici anni, anzi in tutta la sua vita? >> non è una domanda e, infatti, non mi dà neanche il tempo di meditare.
<< Cresciuta per pilotare un evangelion, costretta ad addestrarsi ogni giorno, a vivere un’infanzia praticamente da bambina soldato, soggetta a restrizioni, sempre sotto scorta. Non ha mai potuto giocare e neanche scegliere le sue amicizie perché doveva salvare il mondo. E dopo, dopo tutto il casino … >> Sakura mi vuole bene e non ce la fa a concludere con un “che hai combinato”, << lei ha continuato a combattere. Mentre tu non c’eri Asuka è stata il guardiano dell’ordine, ha difeso l’ordine dal caos.
<< E quella stupida ragazza è così orgogliosa, ha cosi tanta paura di apparire debole, persino a se stessa, che si tiene tutto dentro e non accetta l’aiuto delle persone di cui si fida, figuriamoci il tuo. Vuole essere felice, Shinji, come tutti. Asuka lotta contro i suoi fantasmi. Potresti almeno provare a comprenderla o a chiederti cosa si prova a camminare nelle sue scarpe >>.
<< Lo so, ho pensato solo a me e … >>
<< E hai fatto bene >> sbotta. << Questo significa che puoi capire le mie parole proprio perché stai combattendo i tuoi di fantasmi e ora sei in grado di capirla più di quanto io e Makinami riusciremo a fare >>.
<< Cosa ti fa credere che sarà disposta ad accettare la mia comprensione? >>
<< Spetta a lei decidere ma non può farlo se non le offri almeno una scelta e non ci riuscirai se ti ostini a dividere Asuka da Asuka >>.
<< Come? >> spalanco l’occhio. << Che vuol dire? >>
<< Se è vero >> paziente svela l’arcano << che tu e … quest’altro Shinji - mi suona ancora strano - dialogate, se siete, come dici, due punti di vista coscienti della stessa persona … >>
<< Lo dice lui >> la correggo.
<< Ancora peggio >> ribatte. << Forse vale lo stesso per Asuka. Può darsi, infatti, che viva la tua stessa pazzia … situazione, che ci sia un’altra voce in lei ma Shikinami è troppo … sola per poterla ascoltare. Se Soryu è legata all’altro Shinji e tu a Shikinami, allora, con la scusa di iniziare da Shikinami hai preso quella povera ragazza e lei hai detto: ora che ti ho agganciata, togliti di mezzo perché devo parlare con Soryu. Tu non sei nessuno”. Come ti sentiresti se lo facessero a te? >>
<< Male >> rispondo << Allora come me ne esco? >>
<< Non lo so. Tuttavia, fossi in te seguirei il programma che ti sei dato. Devi partire proprio da Shikinami ma devi farlo come si deve >>.
<< E Soryu? Quel passato influenza comunque la sua personalità >>.
<< E lei finge che quel passato non esista, fallo anche tu! Prova a meritare la sua fiducia. E’ questo che vuoi, ho ragione? >>
<< Sinceramente, vorrei tanto che non mi odiasse >>.
<< Magari ti odiasse e basta! >> si lamenta il dottore. << Sarebbe tutto molto più semplice. Il problema è che non ti odia. Ha bisogno di te quanto tu di lei, forse anche di più >>.
<< Ammettiamo che io trovi il modo di guardarla nel modo corretto e che lei si lasci guardare, cosa accadrebbe se il nostro passato tornasse a disturbarci? Io sto imparando a gestirlo ma non so quali immagini o sensazioni potrebbero assalirla >> o, meglio, il problema è che le conosco.
<< In quel caso prendi nota e, se ci tieni, ritenta. Hai appena affermato che tu puoi sopportare questo tuo passato; quindi sfrutta questa maggior resistenza a tuo vantaggio, scegliendo bene i gesti, gli argomenti e le parola da usare. Asuka è una persona gentile >> Sakura vuole bene alla rosa, è chiaro, e non manca di tesserne le lodi. << Se hai imparato a volerti un po’ di bene, allora prova a voler bene anche a lei ma con i fatti, non solo a parole >>.
 
<< Ho quasi finito >>.
<< Funzionerà come prima? >> le chiedo sulle spine.
<< C’è ancora da fissare qualche vite e aggiungere un paio di bulloni >> scherza il dottore mentre esercita pressioni mirate su vari punti dell’avambraccio. << Tra un paio di giorni ti farò visitare … >>
<< … da un meccanico? >> ringrazio e ricambio.
<< I migliori in circolazione. Per un po’ >> Sakura torna seria mentre tasta il polso << potresti avvertire delle fitte al braccio, quasi sicuramente seguite da contrazioni involontarie della mano. Perciò cerca di non raderti e, se dovessi uccidere qualcuno, per favore usa la sinistra. Non sono ancora in grado di dirti … quanto … quanto i tuoi … fastidi … >>
La coscienza di Suzuhara vola via dalla stanza e mi è di nuovo chiaro che i suoi occhi stanno osservando le linee irregolari di una brutta cicatrice che racconta la storia di una mano mai amputata.
<< Non tutto si può spiegare, vero? >> devo constatare.
<< Così è >> mi dice accarezzando con il pollice la cicatrice immaginaria. La lascio fare per darle la possibilità, attraverso il contatto, di dare temporaneamente realtà ad una fantasia buona.
<< E’ vero, non si può spiegare tutto >> Suzuhara, sulla via del ritorno, sbatte le palpebre . << Mi dispiace, Shinji. Non volevo rimproverarti in quel modo. Il fatto è che hai passato troppo tempo con lui e hai assorbito gli aspetti peggiori del suo carattere. Anche Furia Buia >> il suo volto si illumina << parte in quarta e poi è costretto a stravolgere i piani in corso d’opera. Quantomeno riconosce quando sbaglia >>.
<< Anche lui ha i suoi fantasmi >> le dico.
<< Anche lui è uno stupido animato da buone intenzioni >> risponde con gli occhi che cadono ancora sulla mia mano. << Ha sempre creduto di essere il buio >>.
<< Come hai fatto ad accettarlo? >> le chiedo sperando di ricevere un utile suggerimento.
<< Perché mi sforzo di guardarlo >> confessa con aria malinconica.
<< Invece, come fai ad accettare uno stupido più piccolo? >>
Sakura trova la forza di abbandonare la contemplazione della mano e sposta l’attenzione sul mio viso. D’un tratto sobbalza spalancando gli occhi, mentre la bocca si chiude per trattenere un grido.
<< Che … che è … >> anch’io scatto per lo spavento.
La confusione rientra rapidamente ma non del tutto. << Quest’altro stupido >> Sakura ha ancora un respiro affannoso, si concentra sulla cicatrice della metà sinistra e vi passa sopra con le dita; poi terrorizza un’altra volta tutti i miei fantasmi accarezzando la guancia del cacciatore << è stato il mio eroe sin da quando ero piccola e io sono un tipo fedele. Ma non vale per tutti. Come ti ho già spiegato, ciò che conta è che … >>
<< Che io accetti me stesso >> soffio per niente rilassato ma con animo più leggero poiché i demoni, pur ululando in lontananza, non si sono azzardati ad aprire la porta. << Questa ragazza >> penso << ha qualcosa di magico >>.
Anche troppo! La sua mano resta incollata alla mia faccia, i suoi occhi diventano brillanti nonostante il nero delle pupille abbia già inghiottito buona parte delle iridi castano chiare.
Ayanami mi mette a disagio in quanto, pur non sentendosi tale, è mia madre che batte nel cuore di una ragazza, innocente come una bambina. Anche Sakura è innocente ma non è una bambina, di certo non lo è per me e neanche per l’altro Shinji che di lei ha solo buoni e non sempre innocenti ricordi.
Lei cerca il suo amato sulla mia pelle e io non posso assecondare quest’illusione per prendermi un piacere che non può appartenermi. Finirei per perdere tutto, finirei per mancare il contatto con la mano che scatena i miei fantasmi e con il diavolo dai capelli rossi che la guida.
<< Io sono Shinji >> sospiro incapace di nascondere il mio disagio.
Sakura allontana di scatto la mano, come se si fosse bruciata. << Si, si … certo che … che >> balbetta imbarazzata << non sei Furia Buia … cioè, lo so che sei Shinji. Cosa ti viene in mente? >> sorride nervosa e spostandosi meccanicamente all’indietro con il viso multicromatico. << Io … la visita è terminata. Ah si, te l’avevo già detto. No, forse no. Però … ci rivediamo tra un paio di giorni. No, volevo dire che farò venire gli esperti di cui ti parlavo >> continua a farfugliare prendendo a casaccio una delle cartelle accatastate sulla scrivania da lavoro. << Non so se potrò essere presente, probabilmente basterà Ayanami. Io … >>
<< Non volevo confonderti >> mi assumo la responsabilità dell’incidente e salto dal lettino. << Scusami! >>
Sakura sbatte un piede a terra e sbuffa. << Non scusarti >> ringhia frustrata, quasi in lacrime. << Ho … ho solo un brutto presentimento, tutto qui. Vorrei poter fare di più >>.     
<< Furia Buia non è cambiato solo grazie alla sua forza di volontà >>. Do le spalle al dottore e sono già rivolto all’uscita. << E neanche grazie a me. Sono sicuro che, se alla fine, è riuscito ad accettarsi, se ora può dispensare un po’ d’amore e non solo distruzione, lo deve soprattutto a te che non hai mollato con lui … e neanche con me. Ti voglio bene, Sakura >>.
<< Lo sai che te ne voglio anch’io, Shinji >>.
 
 
2° PRINCIPIO DI STRATEGIA
Dialogo tra lo stratega e Shinji
 
 
<< Io non credo che tu abbia sbagliato o almeno non del tutto >>.
Ho passato la notte a pochi chilometri dal villaggio in compagnia di Matsuda nei pressi di una spianata senza alcuna importanza strategica e lontana da ogni via di accesso. Scopo dell’esercitazione era imparare a individuare, praticamente alla cieca e senza alcuna preventiva conoscenza del territorio, i migliori punti di osservazione, le vie di fuga e i possibili ripari da utilizzare in caso di imboscate. A detta del mio istruttore, se fossi costretto a muovermi da solo, sarei già carne morta.
E’ quasi mezzodì e, dopo una breve sosta al lago per un bagno e un rapido cambio di vestiario, seguiamo la salita lastricata delimitata dal muretto che ci separa dallo strapiombo.
Non capisco perché Matsuda abbia voluto ascoltare nuovamente la cronaca del mio incontro con Asuka.
Lui è un tipo molto solitario e non ha mai dimostrato interesse per questo genere di argomenti, tantomeno per la mia vita privata. E’ una sorta di genio protettore del villaggio ed ama esclusivamente un tipo particolare di “lettura”, quella dell’ambiente in cui si trova. Lo studia, lo assapora, lo vive così intensamente da riuscire a diventare invisibile, come se potesse espandere il suo essere fino a trasformarsi nella natura stessa che lo circonda.
<< Non direi >> rispondo. << Ho praticamente disatteso le mie stesse premesse, trattando Shikinami come una scala per arrivare a Soryu. Io l’ho spaventata. Probabilmente non ha creduto ad una sola parola o, se l’ha fatto, ha preferito giudicarmi un pazzo, quindi ancora più pericoloso per la casa che vuole difendere >>.
<< E dimentichi che per poco non c’è scappato il morto >> sghignazza.
<< Non è divertente >> sbotto, << sono stato approssimativo, non avevo un piano e neanche un obiettivo specifico >>.
<< Noto con piacere che qualcosa l’hai imparata da me. Questa si che è una sorpresa. Hai ragione, non avevi chiaro l’obiettivo perché forse ne avevi più di uno in mente. Pertanto non eri neanche in condizione di elaborare un piano efficiente. Tuttavia, dal mio punto di vista, hai fatto quanto ti ho chiesto >>.
<< Cosa mi hai chiesto? Mi avete detto soltanto di andare da Asuka, parlarle e chiederle un appuntamento >>.
<< E’ stata Mami, non io >> precisa lo stratega. << Io ti ho proposto invece di conoscere l’ambiente in cui ti muovi. Nel caso specifico Asuka e il suo doppio. Ti ho anche invitato a prestare attenzione al numero e alla natura delle armi e delle abilità di cui disponi, cioè a prestare attenzione a te perché, se è vero che uno stratega deve conoscere ogni aspetto del suo ambiente, è pur vero che grazie all’ambiente impara a conoscere se stesso. Per portare a termine entrambi i compiti >> continua fingendo di non accorgersi che ho appena alzato gli occhi e gonfiato le guance per trattenere un “che noia!”, << sei stato obbligato ad abbandonare la prudenza e hai corso dei rischi ma lei ti ha fatto capire, a modo suo naturalmente, quali sono i limiti che in questo momento non puoi superare e quelli che lei non è pronta a varcare. Sai molto più di prima, il nodo che vi lega in tutti i sensi si è arricchito di particolari interessanti.
<< In più >> poggia una mano sulla mia spalla, << ti sei imbattuto nei tuoi di limiti, quegli aspetti di te che non ti piacevano, che sono stati fonte di guai e che pensavi appartenessero al passato. Mi dispiace, Shinji, nella vita non si volta mai veramente pagina, puoi soltanto continuare a scrivere (o a leggere) cercando di correggere le conseguenze delle tue azioni e, se sei fortunato, di aggiustare il tiro.
<< Insomma, per farla breve, te la sei cavata bene nonostante alcune toppate a dir poco memorabili. Lo ripeto, hai avuto cattivi maestri. Anche loro sono istintivi >>.
<< Però >> se proprio devi rompere, dimmi almeno qualcosa che possa capire e che mi sia veramente utile, << arrivato a questo punto, non ho idea di come aggiustare il tiro >>.
<< Ed ecco la seconda lezione di strategia >> s’illumina Matsuda. << Conosci l’ambiente e conosci il sé attuale dello stratega che deve usarlo, anche se non è corretto parlare di utilizzo. Si tratta piuttosto di una relazione … ma non divaghiamo. Ora >> torna al punto, << devi affrontare una battaglia, non la guerra, solo una battaglia. Sai che così come siete sia tu sia il territorio che hai scelto non potrete vincere se non  cambiate. Bene, per cambiare l’ambiente non basta conoscerne le caratteristiche, devi comprendere le possibilità che non sono ancora manifeste o che non riesci a vedere. E, per farlo, affinché cioè la strategia funzioni, devi cambiare lo stratega >>.
Ma perché non sto zitto?! Prima ero così bravo. << Dovrei cambiare personalità? Temo di averne già troppe >>.
<< No, devi immaginare che sia possibile pensarti come una persona completamente diversa. Ti basta pescare dalla tua fantasia, dalla tua esperienza o da quella degli altri, oppure provare ad agire al contrario, a liberarti insomma dei tuoi punti di riferimento o almeno a non attribuir loro troppa importanza. Se ti poni limiti incontrerai limiti, se riconosci a te stesso delle possibilità … >>
<< Avrò successo? >> mi accendo di speranza.
<< Mi sembra troppo ottimistica come conclusione >> getta acqua sul già timido fuoco della mia fiducia. << Scoprirai, però, che il mondo in cui operi ha delle potenzialità. Ricordi? Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre[24] >>.
Ormai associo in automatico il Vecchio a quegli universi di significati che riassumo con le parole indizio e qui. Da quando abbiamo incontrato la Tempesta poi ho come l’impressione di essere costantemente sotto scorta o custodia “divina” e non mi piace. Il fatto che abbia in qualche modo accettato con sincerità una missione di cui ancora non sono innamorato mi costringe a seguire una volontà che ancora non conosco e che potrebbe non essere neanche mia. Il rischio di diventare uno strumento è alto e io non ho alcuna intenzione di trasformarmi nell’arma o, peggio, nel cane di qualcuno, fosse anche di un dio o di una dea.
<< Mi hai sentito? >> domanda Matsuda quando già vediamo il locale.
<< Si, si, hai usato le parole del Vecchio. Devi spiegarmi meglio il tuo pensiero, lo trovo interessante anche se non riesco a tradurlo in azioni concrete, considerato anche che nel mio caso l’ambiente è Asuka >>.
<< Cambia la forma non la sostanza. Ok, parliamo solo di Asuka allora >> concede lo stratega che continua a camminare, << così i tuoi neuroni si sforzeranno di meno >>.
<< Non andiamo a mangiare? >> gli chiedo.
<< Ah, certo, tra poco >> risponde. << Prima, però, accompagnami alle nostre terme, devo mostrarti una cosa >>.
<< Cosa? >>
<< Non voglio rovinarti la sorpresa >> mi porge la sua migliore espressione da è ovvio che qualcosa bolle in pentola. << Allora, come ti stavo dicendo, se riesci a pensarti in modo diverso, ti comporterai in modo diverso. Ciò costringerà Asuka a reagire, a rispondere ai nuovi stimoli, quindi dovrà necessariamente cambiare davanti ai suoi e ai tuoi occhi e a sua volta ti obbligherà a modificarti. Conoscere se stessi non è come guardare una fotografia. In fatto di strategia abbiamo sempre a che fare con una materia viva che muta con il cambiare del punto di vista e lo stratega non è il dio di questa materia, ne è parte integrante >>.
<< Sai, mentre parlavo con Ayanami >> gli confido, << mi sono reso conto che ogni volta che tento di mostrare ad Asuka che non sono più il ragazzo che odia … in parte, finisco sempre per ferirla, le incasino l’universo, capisci? Alle volte mi domando se non sia più utile non fare niente >>.
<< Mmmh! >> Matsuda accarezza con fare assorto la peluria ispida che gli cresce sopra il labbro. << Dimmi, ti piace il ragazzo che eri? >> mi domanda.
<< No, anche perché a causa di ciò che sono stato e che forse sono ancora in tanti hanno sofferto, Asuka inclusa. Come ti ho detto, il problema è che il ragazzo di adesso continua a … >>
<< … Farla star male? E’ possibile che non dipenda soltanto da te. Può darsi che abbia paura. Che c’è? >> mi guarda. << Credevi fosse un’aliena? >>
<< Non sono riuscito a conquistare la sua fiducia >> ripeto uno degli insegnamenti di Sakura.
<< L’osservazione è senz’altro corretta, però se le tue azioni le incasinano l’universo, come hai appena considerato, non si tratta solo di sfiducia >>.
<< Forse non sa cosa scegliere >> ripeto allora le parole di Furia Buia. In effetti, se dovessi dare una nome a quella Tempesta, la chiamerei Asuka.
<< Allora aiutala a scegliere >>.
<< E come? >>
<< Accettando che puoi incasinarle l’universo. Non costruirai niente di nuovo >> chiarisce << se non abbatti o, almeno, non trasformi il vecchio >>.
<< Non credo che lei sarebbe d’accordo >> valuto sempre più sfiduciato.
<< Perdere le proprie certezze non piace a nessuno, perché tutto ciò che accade dopo è vissuto come caos >>.
<< E lei combatte il caos >>.
<< E’ un suo problema >> Matsuda, l’ho capito, vuole condurmi alla conclusione del suo ragionamento e deve aver giudicato la mia ultima frase come un’inutile divagazione. << Il caos non è necessariamente un male. Dipende sempre dal punto di vista >>.
<< Però, se teme il caos >> obietto, << perché nel suo modo contorto e contraddittorio mi chiede di essere diverso? >>
<< Solo Asuka è contorta e contraddittoria, vero? Shinji, il fatto che ti chieda di essere diverso ha a che fare, quello si, con il motivo della sfiducia. Non comprendo le sue motivazioni, del resto non sono lei, ma temo che possa anche aver trovato un pericoloso equilibrio proprio nella contraddizione >>.
<< Questo si che è contorto >>.
<< Il brutto dei fantasmi >> lo stratega si rattrista << è che ti ossessionano, ti tolgono il sonno, ti attaccano di sorpresa, ma la cosa peggiore è che, se abitano troppo a lungo nella tua casa, alla fine ti abitui alla loro compagnia. Io credo che alcuni col tempo imparino anche ad amarli perché quei fantasmi hanno ormai completamente assorbito la loro attenzione. E se un giorno la casa non fosse più infestata, darebbe l’impressione di essere vuota >>. Matsuda osserva pensieroso il sentiero che percorriamo. << Perché >> riprende << ti spaventa così tanto incasinarle l’universo dal momento che vuoi chiaramente che Asuka cambi la sua … disposizione d’animo nei tuoi confronti? >>
<< Quando abbiamo risparmiato il villaggio dei nostri nemici >> gli dico, << il Paparino mi disse che molti dei sopravvissuti avrebbero continuato ad odiarci, forse più di prima perché di colpo non eravamo più i nemici. Il suo discorso mi era sembrato sensato anche se ora, ascoltandolo con la mia voce, mi suona strano >>.
<< Odio! >> scandisce lo stratega. << E’ gemello dell’amore, possiede la stessa forza e uguale resistenza. In più spesso entra in gioco la vendetta che, come il perdono, richiede la collaborazione di entrambe le parti. Solo che perdonare è un atto eroico se vero, la vendetta è più facile. Quello si che è un fantasma difficile da scacciare >>.
Avrei preferito si fosse limitato a “odio”, forse perché l’aveva immediatamente associato all’amore. Non oso immaginare un’Asuka che sia posseduta dal demone della vendetta.
<< Ti pongo un rapido quesito di carattere morale >> Matsuda mi ferma sul ciglio della strada prima di imboccare lo sterrato che conduce alle terme. << Se avessi saputo che tutte quelle persone vi avrebbero odiato quanto se non più di prima, tu che avresti fatto: le avresti risparmiate o uccise? >>
<< Che domanda? Le avrei risparmiate, è ovvio >>.
<< Perché è ovvio? Vi odiavano prima e vi odiano adesso sebbene vi siate dimostrati diversi dall’immagine che di voi si erano creati. Allora, salvandole cosa avete risolto? >>
<< Che sono ancora vive >>. Ribatto sempre più irritato in quanto non capisco il motivo di domande tanto banali.
<< Prima tutte quelle persone vi odiavano perché eravate il nemico. Secondo te continuano tutte ad odiarvi? >>
<< No >> calcolo rapidamente << Anzi, direi che dopo aver affrontato la Tempesta … >>
<< Lascia perdere quella cosa assurda che continui a raccontarmi. Secondo te tutti gli abitanti di quel villaggio avrebbero continuato ad odiarvi al netto della vostra mirabolante e innaturale vittoria? >>
<< No, non tutti immagino. Infatti, proprio il capo ha ammesso che non conosceva i suoi nemici lasciando intendere che è stata soprattutto l’ignoranza ad alimentare l’odio tra noi >>.
<< D’accordo ma tu seguimi! Quindi >> riprende, << non solo li avete salvati ma adesso non tutti vi odiano >>.
<< Perciò incasinarle l’universo è l’unico modo perché Asuka smetta di odiarmi >> balzo con un drammatico volo argomentativo all’unica conclusione che desidero vedere in mezzo alla sequenza di premesse che lo stratega mi sta propinando.
<< Beh no >> Matsuda annulla il risultato del mio salto in lungo. << Forse ce ne sono altri che ancora non vedi o forse >> mi infilza con gli occhi << non c’è speranza. Devi considerare, infatti, che potrebbe essere troppo tardi >> lo stratega spara alle mie ali e mi fa precipitare materializzando la peggiore delle alternative.
<< Perché avete deciso di salvare quella gente? >> Matsuda pone un’altra domanda lasciandomi intendere che non abbiamo ancora raggiunto la meta.
<< Perché non volevamo più uccidere >> sospiro. << Non senza una buona ragione almeno >>.
<< E perché non volevate uccidere? Avevate una buona ragione. Erano nemici e c’era la guerra >> Matsuda fa una smorfia come per dirmi “è ovvio”. << Inoltre, prima di guardarli negli occhi, non avevano fatto niente per indurvi ad avere pietà di loro. Però siete partiti da qui con la ferma intenzione di risparmiarli. Ancora una volta ti chiedo: perché? >>
<< Perché non ci piaceva la nostra vita >> inizio ad averne abbastanza, << non ci piaceva ciò che stavamo diventando >>.
<< E avete sognato una vita diversa. Avete sognato di essere persone diverse e avete cambiato il corso degli eventi, avete sfidato le stesse regole del gioco, l’intero universo che conoscevate. Come vedi tutto torna >> conclude trionfante.
<< Se è per questo abbiamo sfidato prima di tutto la nostra regola, non i giuramenti ma … >>
<< Perché non era più adatta a voi. E adesso come ti senti? >>
<< Furia Buia credo abbia avuto una specie di illuminazione e anche Orso e Musashi sono usciti trasformati … >>
<< Ok ma tu come ti senti? >>
<< Nonostante tutto ciò che ho fatto? >> domando retoricamente e intanto pondero le parole. << Mi sento come se avessi ritrovato la strada di casa anche se so di essere ancora lontano >>.
<< Perché desideri che Shikinami non ti odi? >>. L’uomo dei coltelli dal generale passa al particolare.
<< A … a nessuno piace essere odiato >>.
<< E se potessi scegliere da un lato tra aiutarla ed essere odiato fino alla fine dei tempi e dall’altro non fare niente ed essere amato, cosa sceglieresti? >>  
Una voce dentro di me prega Matsuda di ritirare la domanda gridando un disperato “non farmi scegliere”; un’altra vorrebbe ucciderlo perché non ritira la domanda e ruggisce furioso “no, non ci sto a scegliere”. Alla fine mi strappo dalla bocca una parte di verità. << Aiutarla >> è la risposta pronunciata con un senso di nausea perché ancora ed ancora ed ancora non posso non riconoscermi nello stupido ragazzino che un giorno, avvicinandosi ad una ragazza in piena caduta libera nel vuoto della depressione, le disse: << Asuka, io voglio aiutarti, voglio stare sempre con te . Aiutami, ti prego! >>
<< Peccato che non sia vero >> Matsuda spietato mi stana in un batter d’occhio. << Allora, cosa sceglieresti? >>
<< Lo so, lo so che sono un egoista >> intono la litania. << Speravo che quel ragazzo non esistesse più >>.
<< Non voglio sapere cosa pensi di te e, a questo punto, non serve che tiri una moneta per tenermi contento con una risposta che non hai trovato. Perciò dimmi, se puoi, cosa vuoi davvero? >>
Se potessi, ucciderei tutti gli Shinji che ora mi chiedono udienza per raccomandarmi frasi del tipo: “voglio essere accettato da lei; voglio che lei stia sempre con me, voglio baciarla, voglio lei”.
Uno di loro, però, inganna le sentinelle o forse le mette fuori gioco perché porta con sé un desiderio profondo, oltre la morale e ogni giudizio di sé, così irresistibile da travolgere tutti i filtri e guadagnare l’uscita. << Vorrei che mi amasse >> per poco non inizio a frignare.
<< Addirittura! >> mi sfotte il cacciatore Quanto correte voi ragazzi. Fossi in te aspetterei un po’ prima di mostrarle l’anello di fidanzamento e cercare la casa dei vostri sogni. Alle volte può essere utile aspettare che gli ormoni si stabilizzino … >>
<< Matsuda >> grido emozionato, << io e Asuka non siamo ragazzi, probabilmente siamo i più vecchi … >> mi zittisco pizzicandomi con violenza una gamba.
<< Non ti scaldare. Va bene, falle la dichiarazione! >> continua a ridacchiare. Poi mi assesta una fraterna pacca poco sotto la nuca ma non mi sento sollevato. Matsuda è una sfinge ma sono in grado di leggere anche lui e il testo che ho davanti racconta che il peggio sta per arrivare. << A proposito >> ecco la pugnalata, << tu sei innamorato di lei, vero, o vuoi soltanto che lei ti ami? >>
La lama entra troppo in profondità perché possa estrarla. Tutte le belle parole che mi sono detto da quando sono qui, tutti i buoni propositi, gli slanci che mi avevano fatto credere di poter un giorno diventare uno Shinji migliore mi appaiono ipocrite bugie, l’ennesimo scherzo di un animo infantile.
<< Asuka ha ragione, io non cambio mai >>.
<< Asuka si sbaglia >> replica ruvido il cacciatore. << Come ti ho detto prima, ti eri illuso di aver voltato pagina. Non funziona così >>.
<< Ero convinto che di aver sciolto alcuni nodi >>.
<< E, per certi versi lo hai fatto. Quella parte di te che non ti piace, però, è ancora e sarà sempre presente. Ma, intanto, l’hai costretta a ritirarsi un po’ più in profondità. Ora stai solo ricominciando il giro. Succede a tutti >>.
<< Quindi è probabile che ci sarà un terzo e un quarto giro >> considero demoralizzato. << Per quanto tempo secondo te? >>
<< Probabilmente fino a quando avrai vita >> mi rivela dispiaciuto. << Non è poi così strano. Tieni conto che, se non ci fossero dei fantasmi da affrontare >> deve essersi accorto di aver armeggiato troppo su ferite  mai rimarginate e ora tenta di confortarmi, << la vita sarebbe noiosa. Anzi, a proposito di noia, secondo te perché i tuoi fratelli si sono dannati tanto per farti uscire con lei? >>
<< Perché … perché mi piaceva? >>
<< Solo per questo. Tu dici di voler raggiungere Shikinami perché insieme a lei puoi arrivare a questa Soryu; io invece te la faccio semplice. C’è una ragazza con i capelli rossi che ti piace e a cui forse piaci, soffre di personalità multiple come te e, sempre come te, ha passato una vita di merda. Ma tu fa’ finta di niente >>.
<< Io non sono più il ragazzo del nostro appuntamento >>.
<< No e neanche lei è la stessa ragazza. E’ il momento di applicare il secondo principio. Consideralo come un esperimento, un gioco se ti piace. Immaginati come un’altra persona e vedi cosa succede. Se poi non va, pazienza, potrai concentrarti sul tuo piano B, sulla misssssiooooone >> stira la parola e con le dita mima il segno delle virgolette. << Intanto, al diavolo i massimi sistemi e, che questa Soryu sia presente o no, corteggia la ragazza dai capelli rossi seduta davanti alla nostra conca >>.
<< Che … co … come davanti alla … Adesso? >>
<< No, nella prossima vita. Certo, adesso >> sbotta lo stratega.
<< Non lo so io, io … io non posso far finta di niente >> provo a tirarmi indietro, << io devo riportarla a casa, ricordi? >> Perché cazzo non mi avvisate prima?!
<< E non ci riuscirai finché non sarà realmente ciò che vuoi, perché altrimenti non sarai disposto a pagare il prezzo necessario >>.
<< Allora prima dovrei scoprire cosa voglio veramente, non credi? >>
<< Di sicuro non ci arriverai ragionando su bene e male, altruismo ed egoismo e altre coppie di opposti buone solo come materiale per seghe mentali. Butta via >> mi offre il suo perentorio consiglio << la frusta che continui ad impugnare per punirti solo perché non riesci a ottenere una pacca sulla spalla da ogni stronzo o stronza che è convinto di sapere cosa è buono e giusto. Tutte le regole sono false e le categorie morali arbitrarie. Sei da solo con i tuoi dubbi, i tuoi desideri e le tue scelte. Ora va’ da lei e scopri chi puoi essere! >>
<< Come facevi a sapere che … niente >>. Fanculo gli indizi, oggi voglio essere ateo.
<< Ah, e dille che la conca è solo dei cacciatori. I piloti non sono ammessi >>.
 
Matsuda se n’è appena andato, già non sento più i suoi passi e mi chiedo se sia sparito per davvero o se piuttosto non mi stia osservando perfettamente mimetizzato con il suo ambiente.
Come mi ha detto, ora sono da solo a guardare un macchia rossa, ancora indistinta a causa della distanza. << E’ venuta proprio qui >> sospiro << e ho l’impressione che indossi persino il plugsuit originale. Vuol dire che Soryu e Shikinami mi stanno aspettando >>.
Ed ecco che mi tocca prendere un’altra decisione. Sono tentato di svignarmela di nascosto mentre un’altra parte di me desidera tentare ancora la fortuna magari facendo tesoro dei consigli che in molti mi hanno dato negli ultimi giorni. Di una cosa, però, sono certo: non ho alcuna intenzione di lanciarmi all’attacco solo perché mi è stato detto di farlo. Considerato poi che la mia strana famiglia continua a usare l’inganno per costringermi ad affrontare questa prova, riflettere con attenzione è quanto mai necessario.
<< Ammettiamo che voglia mettere in pratica il secondo principio della strategia >> mi dico, << come posso immaginare di essere una persona diversa? Io ho due facce. Asuka le conosce entrambe e temo che non le vadano a genio. Io le conosco entrambe e non mi piacciono >>.
Stupiscila!
Così mi disse Furia Buia mentre mi accompagnava al mio primo appuntamento[25]. Peccato che per stupire lei debba stupire prima di tutto me. << Non ne capisco molto di ragazze >> borbotto. << A parte Asuka, le uniche donne che conosco sono Mami, Ayanami e Sakura e non posso riprodurre con Shikinami quelle forme di relazione. Asuka è diversa, io sono diverso con lei. Come ci arrivo a te, stupida ragazza? Io sono a mio agio solo con quei tre disagiati >>.
Cerca di ridere![26]
Nella mia mente sento l’eco delle parole che il Biondo pronunciò nell’ora più traumatica della mia vita, se non altro di questa.
Lo fanno anche gli stronzi, perché non dovremmo farlo noi?
… Che siamo i re degli stronzi[27].
Anche la voce di Orso. << Non ho ancora capito come si ride >> confesso ai fantasmi dei miei due fratelli.
Anche quelli come noi possono vedere la bellezza, se si convincono di avere occhi buoni per vederla[28]
<< Qualcosa di bello, qualcosa di bello >> ripeto picchiettando un dito sulla fronte per far capire al cervello che deve darsi una mossa. << Qualcosa di bello. Il seno … no, l’eccitazione sessuale potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio in questo momento. Il bacio … no, siamo sempre lì. Pensa cervello, pensa! Qualcosa di bello, qualcosa di … Trovato! E’ l’amore >> esulto, << l’amore secondo quei tre scimmioni >>. Temevo di averne cancellato il ricordo e, invece, sono di nuovo nella Batcaverna che non esiste più e i miei fratelli parlano di sesso e di sentimento, di romanzi rosa e giornali porno. La scena si dissolve e mi ritrovo sulla salita del lungolago a leggere il libro di Orso, maledicendomi per non aver iniziato dagli autoscatti osé di Mari, prima di essere costretto a spazzar via il materiale compromettente perché sta arrivando Sakura. Vedo Suzuhara che ride del mio imbarazzo perché il problema è appena diventato ingombrante[29]. Nuove immagini si affacciano, ne lascio passare un’altra. La serata di gruppo è finita male ma … io sto fuggendo perché i miei fratelli se le stavano dando di santa ragione e ora mi inseguono affinché io abbia la mia razione di botte. Furia Buia finge di volermi baciare ma rinuncia perché … << il whisky[30] >> inizio a ridere. << Forse dovrei ubriacarmi per parlare con Shikinami >>.
Lo so che è solo che tutti insieme questi frammenti formano a malapena una oasi striminzita in un deserto rosso di sangue e ruggine, ma proprio per questa ragione mi appaiono ancora più preziosi e io sono così stanco di camminare tra i cadaveri.
Sforzati di trovare un altro modo per essere felice[31].
Senza rendermene conto Asuka è più vicina e i contorni più definiti. Ho iniziato a camminare quando ho smesso di sentirmi solo. << Potrei fingere di stare con loro >> mi dico, << magari evitando di esagerare con le parolacce e l’umorismo da caserma >>.
Sento singhiozzare dietro di me. Mi volto e vedo il fantasma di un ragazzo con la divisa scolastica appoggiato ad una parete e ancora più indietro il fantasma di un bambino che piange perché è stato appena abbandonato. << So che sarete sempre con me, ragazzi >> sento il bisogno di confortare quei fantasmi. << Non abbiamo mai giocato >>.
I due Shinji vengono portati via dal vento. << Osserva, però, quanta strada hai fatto! >> mi do coraggio prima di puntare dritto sul mio obiettivo. << Così sia, vada per il secondo giro. Vediamo se dal cilindro pesco uno Shinji che sappia giocare. Aspettami, Asuka, giuro che ti stupirò. Ne sono certo perché a suggerirmi le battute sono nientemeno che i re degli stronzi >>.
 


<< SEI UNA BULLA! >>
2° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Shikinami siede per terra, insolitamente rilassata. Non è chiusa ad uovo come quando occupa il suo posto e mantiene la schiena dritta grazie alle braccia tese puntate all’indietro. Deve essere la prima volta che si gode le nostre terme perché si guarda intorno incuriosita e non si accorge del mio arrivo.
<< Perché sei qui? >> le chiedo in tono vagamente autoritario prima di tirarmi un pugno alla coscia perché forse sarebbe stato meglio iniziare con un semplice saluto.
Asuka salta e fa per alzarsi portando le mani sulle gambe. << Affari miei >> risponde scontrosa.
Non lasciarti scoraggiare! << Ti prego, non essere sempre così gentile >> così la pungerebbero i miei fratelli. << E’ imbarazzante! >>
La rossa, ancora contratta per dare lo scatto, ruota il collo e guardandomi con aria bellicosa ribatte: << che vuoi? >>
<< Veramente questo è il mio … >> no. << Questo è territorio dei cacciatori. Anzi, mi hanno chiesto >> loro non io << di avvisarti che voi piloti non avete il permesso di stare qui >>.
<< Di’ ai tuoi fratelli che questo non è il vostro territorio >> figurarsi se Asuka, di fronte ad una sfida, si tira indietro, << non ho notato alcun divieto e comunque io vado dove voglio. Mi hai riferito ciò che dovevi, ora puoi andartene >>.
Provo a registrare solo gli aspetti positivi. E’ vero, infatti, che mi ha appena dato del galoppino ma continua a riconoscermi come cacciatore.
La Second non si sforza di interpretare il mio silenzio ma, avendo intravisto una ghiotta occasione per insultarmi, la coglie senza pietà. << Colpa mia! >> afferma seria ma so che dentro se la sta godendo. << Parlo in modo troppo difficile perché tu possa comprendermi. Perciò, guardami bene >> indicando le labbra con un dito, << v.a.t.t.e.n.e.! >>
Certo che è difficile non incazzarsi con te, saccente figlia di … Idea! In fondo, cos’ho da perdere … a parte la vita? << Non mi dispiace che tu stia qui >> atteggiandomi come se non avessi capito neanche la versione semplice, << tuttavia, per essere precisi, sei tu che ora stai dando fastidio a me >>.
La smorfia della Second non richiede traduzioni ma per sicurezza preferisce rafforzare il messaggio con << sei venuto tu a rompere, o sbaglio? >>
<< Sbagli >> le dico con presuntuoso distacco << perché ogni giorno, a quest’ora, vengo qui a >> fare cosa? << meditare. Tu dovresti capirmi visto che hai abitudini simili >>
<< L’ultima volta tu hai disturbato me >> mi rinfaccia, << quindi non puoi lamentarti >>.
<< Infatti, non mi lamento >> anche perché col cavolo che ti caccio! << Resta se vuoi. Ti chiedo però di lasciarmi in pace. Anzi >> mi accomodo accanto a lei, << scala un po’ a sinistra. Sei seduta proprio sul mio posto >>.
Asuka per partito preso non mi dà retta e difende la posizione allargando il gomito per costringermi a restarle distante << Dillo che vuoi farmi incazzare >> grida ma non dà la sensazione di essere realmente infastidita.
<< Come se fosse difficile! >> scherzo anche se non del tutto. << No, Shikinami, io mi siedo esattamente dove ti trovi tu, nell’unico punto in cui non c’è erba >>. I fantasmi dei tre cacciatori, ben nascosti in punti strategici della mia mente, partono con i suggerimenti. << Sono stato io a modellarlo sul mio culo per renderlo più confortevole >>.
Asuka sgrana l’occhio sbendato piegandosi su un lato come se cercasse un’altra angolazione per mettermi meglio a fuoco. Le sopracciglia non sono più proiettate minacciosamente verso il basso, risalgono, invece, arcuandosi e accentuando un genuino stupore. Poi una fiammata accende l’azzurro dell’iride e un impercettibile ghigno anticipa la battuta. << Ecco perché è così scomodo. Hai il culo piatto >>.
Un’intera legione di Shinji sospira di sollievo perché, nonostante la palese provocazione, la ragazza che mi ha quasi frantumato il braccio angelico e a cui devo i fastidiosi spasmi alla mano degli ultimi giorni, ha preferito stare al gioco rispondendomi a tono.
Conoscendola, tutto può precipitare nel giro di pochi minuti ma mi faccio bastare che la partita non sia già chiusa.
<< Punti di vista >> direbbero tutti i miei fratelli. << Io invece dico che ho un bel culo e che questa divisa lo valorizza >>.
<< Chissà a quanti uomini hai fatto perdere la testa?! >> replica sarcastica.
<< Per non parlare delle donne >> contrattacco alla velocità della luce. << Ho ricevuto anche proposte di matrimonio, sai? >> e dai, ingelosisciti!
<< Per il tuo culo piatto o per la tua faccia da culo? >> mi brucia con un colpo da ko.
Non mi serve alcun tipo di vista per cogliere la diabolica luccicanza del suo occhio umano. Asuka in questo momento è nel suo chalet alpino seduta su una comoda poltrona in pelle (la mia) e sta gustando del buon brandy davanti al camino acceso sormontato dalla mia testa impagliata incollata ad una teca di legno.
Ma la meschina non può sapere che questo scontro non è ad armi pari e che il fantasma di Musashi, travestito da Brigitte Nielsen, chiamandomi Ivan Drago mi sta incitando in russo.
<< Te lo sei immaginato anche tu, vero? >> replico controllando a stento l’impulso di scoppiarle a ridere in faccia. << Scommetto che mi hai osservato molte volte di nascosto mordendoti il labbro come una ragazzina davanti al suo idolo >>.
<< Ti sei drogato? >> strilla colpita.
<< No e adesso scansati >> le ordino accostandomi velocemente a lei come se volessi spingerla via con un colpo di anca.
<< Scordatelo! >> resiste alla carica respingendomi con una violenta manata. << E non starmi così vicino >>.
Asuka, purtroppo, ha usato il braccio sbagliato e ora è costretta a ritiralo portandolo al petto per lenire il dolore. Si volta dall’altra parte quando si accorge che il gesto non è passato inosservato.
<< Perché sei qui? >> ripropongo la domanda questa volta seriamente.
<< Ho capito >> Shikinami si mette in piedi, << me ne vado >>.
<< No, resta per favore! >> la fermo afferrandole proprio quel braccio. << Non capisco perché devi essere sempre scontrosa >> sbuffo obbedendo, però, all’implicito ma inequivocabile comando del suo occhio angelico che mi impone di non esagerare con la confidenza.
<< Ah, non capisci? Allora sei proprio stupido >>.
<< Per te deve essere una novità >> mi suggerisce Furia Buia aggiungendovi anche una punta di veleno. << Per quanto mi riguarda capisco soltanto che deve esserci un motivo. Se non vuoi dirmelo va bene, hai vinto … Dai! >> con il capo le faccio cenno di sedersi.
Asuka ci riflette un po’, poi mormorando e con ancora integra l’espressione di stizza decide di restare. << Ecco ti ho anche lasciato il tuo stupido posto, contento? >>
<< Se lo sei tu >> disse una volta il Vecchio al Paparino quando era ancora Ragazzo.
Spinto sempre dal Biondo approfitto della gentile concessione della rossa e inizio a strisciare lentamente per riavvicinarmi. Una scossa più forte punge provocandomi uno spasmo alla mano e mi mozza il respiro. << Si sta bene qui >> riprendo con voce rauca. << Dovresti venirci più spesso >>.
Shikinami se n’è accorta e, dopo aver indugiato qualche secondo sulla mia mano, si volta ad osservare le terme. << Forse, forse >> stenta a parlare << sono stata troppo … troppo … >>
“Nessuna paura!” sento gridare Furia Buia. << Ti riferisci all’incidente dell’altra volta? Se non riesci a finire posso aiutarti. Troppo irascibile, troppo violenta, troppo irrazionale, troppo sconsiderata? Troppo … >>
<< Non sei divertente >> tronca di nuovo stizzita.
<< Allora cosa volevi dire? >>
<< Ho cambiato idea >>.
<< Ho il pomeriggio libero, perciò prenditi pure tutto il tempo che vuoi per dirmi “scusami, Shinji” oppure “io ti perdono, o mio invincibile Shinji” >>.
Asuka reagisce male ai miei suggerimenti e a poco servirebbe spiegarle che stavo scherzando. In effetti, mi sono avvicinato più del dovuto alla linea di confine che non ho ancora il permesso di superare. << Ho esagerato, vero? >> le porgo in extremis il calumet della pace.
<< Si >> per fortuna Asuka deve avere una gran voglia di stare qui con me perché accetta la mia offerta. << E poi non intendo chiederti scusa. Ti sei meritato fino all’ultimo colpo. Volevo dirti che … >> torna a impersonare l’adorabile tsundere << sono stata anche troppo indulgente con te >>.
<< Ma se stavi per uccidermi? >>
<< La smetti di parlare di quel giorno? >> strilla una ragazzina
<< Oh, insomma cosa ti costa chiedere scusa? >>
<< E a te cosa costa chiedere scusa? >>
Nel mio cuore l’altro Shinji la prende sul personale e capisco che queste parole appartengono più a Soryu soprattutto considerato che << non sto facendo altro da mesi e l’ultima volta mi hai pure accusato di scusarmi troppo >>.
<< E … e … >> scippata del suo bersaglio, di colpo a corto di argomenti, Asuka continua a premere il grilletto sperando che nel tamburo sia rimasta qualche pallottola da spararmi << non osare ritorcere le mie parole contro di me >>.
Centinaia di scene, provenienti forse da altrettanti passati vanno in onda contemporaneamente, sono simpatiche, piacevoli da guardare e in quasi tutte Asuka urla, strepita, punta i piedi, mi sfotte, mi insulta, mi rimprovera, mi picchia. E proprio ora che, in virtù di non so quale follia (ulteriore), mi accorgo di poter resistere all’assalto dei soliti tristi pensieri e che posso illudermi di riuscire a ridere davvero di tutto, guardando quei frammenti di vita, individuo un aspetto della personalità di Asuka. E’ il più superficiale, senza dubbio, ma anche l’unico che mi serve. << Ora ho capito perché ti comporti così >> esclamo con l’entusiasmo di Archimede quando scoprì il principio che porta il suo nome. Invece di gridare “eureka”, esplodo: << tu sei una bulla!!! >>.
<< Cheeeee? >> Shikinami spalanca bocca, occhi (si entrambi, ci scommetto) e naso. << Io cooooosa? >>
<< Si, è vero >> inizio a correre nudo per le strade di Siracusa << meriterei di bruciare sul rogo per il solo fatto di essere ancora vivo ma sono pronto a giocarmi il fiammifero che mi trasformerà in cenere che, anche se non avessi fatto niente di male, mi avresti comunque dato il tormento. Avrei dovuto capirlo subito, Shikinami >> ma mi rivolgo anche a te, Soryu dei miei stivali, << sin dal nostro primo incontro quando mi ha tirato una spazzata a tradimento dandomi dell’irresponsabile perché non avevo fatto in tempo >> come purtroppo è accaduto in un altro tempo << a intervenire con lo 01[32] >>.
<< Non avevo bisogno del tuo aiuto >> grida usando una delle sue frasi fatte, di quelle alla sta’ zitto, Shinji!, sempre utili quando non vuole affrontare il dialogo.
<< E questa sarebbe una giustificazione? >> grido ancora più forte fingendo di voler litigare. << A proposito, quella volta sei stata bravissima >>.
<< Lo so >> risponde cedendo al suo vizio preferito: l’orgoglio.
<< Certo che lo sai. Praticamente quel povero Angelo stava dormendo. Hai sconfitto l’unica mezza sega con un nome divino che abbiamo mai incontrato. E ciò nonostante ti sei incazzata con me, mentre alla signorina Misato che ha rischiato tre frontali con la macchina per farmi arrivare in tempo, senza comunque riuscirci, hai riservato il lato carino e coccoloso che mostri quando vuoi prendere la gente per il … >>
<< E basta parlare di fondoschiena >> scoppia cambiando discorso.
<< Se li chiami culi non si offende nessuno e, se qualcuno lo fa, peggio per lui >> non posso credere che dalla mia bocca esca un tale fiume di parole proprio davanti a lei ma è … è … così catartico. << Insomma,  spiegami perché te la sei presa con me! >>
<< Avresti dovuto farti già trovare sul posto >>.
<< E come, col teletrasporto? >> lo so che non eri arrabbiata quel giorno, perché forse quel giorno non c’è mai stato.
Asuka rinuncia a incenerirmi e aggrotta la fronte mentre il suo occhio inizia a muoversi freneticamente. Temo abbia appena deciso di porsi alcune domande pericolose.
Non devi riflettere adesso. Rimani con me, Shikinami! << Secondo me, da brava bulla >> esagero con il tono canzonatorio, << mi avevi preso di mira già prima di conoscermi perché sapevi che io ero il cazzutissimo Third Children che da solo, e sottolineo da solo, era riuscito a fare secchi due Angeli su tre >>.
Asuka ha seguito il suono della mia voce tornando giusto in tempo per apprezzare l’enorme sciocchezza che avevo appena partorito << Uno >> mi corregge.
<< Come? >>
<< Uno soltanto. Il primo l’ha polverizzato lo 01, mentre tu eri svenuto >>.
<< D’accordo uno soltanto >> convengo. << Ciò che conta è che tu non abbia nulla da obiettare sulle mie immense doti di pilota >>.
<< Purtroppo … >> s’intristisce poggiando stancamente il mento su una mano.
Ho capito che anche con te, Shikinami, i ricordi buoni sono pochi ma sii comprensiva, almeno oggi. << Per non parlare di quando ti sei insediata in casa di Misato >> rilancio l’operazione distrazione << e sei stata così presuntuosa da credere che sarei stato sfrattato solo perché ti eri trasferita da noi >>.
<< Era l’unica conclusione logica, visto che, oltre ad essere un tuo superiore, sono anche un pilota migliore di te >>.
<< Al passato >> contesto << per favore. Sei stata un mio superiore anche se non me n’è mai fregato niente >>.
<< Ciò che conta è che tu non abbia nulla da obiettare sul fatto che fossi >> mi fa il verso, << anzi sono un pilota migliore di te >>.
<< Confermo >> rabbonisco il suo ego. << Tornando però a quei giorni scellerati, sei stata scortese a impadronirti della mia stanza e a mettere le mani tra la mia roba trattandola come spazzatura >>.
<< Ho visto tutto quel ciarpame e ho pensato bene di fare un po’ di pulizia >>.
<< Ma se non sai neanche usare una scopa, esattamente come la signorina Misato? Senza di me quella casa sarebbe diventata un porcile. Ecco lo vedi >> aumento il pathos per rendere più credibile l’interpretazione, << sei proprio una bulla, anzi sei l’archetipo del bullismo. Sei presuntuosa, violenta, arrogante, spari sentenze senza riflettere e spesso sei talmente spocchiosa da credere di avere sempre ragione >> ormai liberata dai freni inibitori la verità scorre fluida dalla mia bocca.
<< Io ho sempre ragione >> strilla come al solito la rossa che, nonostante il tono e i modi, appare sempre più a suo agio.
<< Appunto! Ah, e non sei gentile >>.
<< Continua a scavarti la fossa, bamboccio >> ribatte minacciosa.
Anche Asuka in cuor suo desidera giocare. << Ti accontento subito >> parto di slancio aiutato questa volta dalla fantasia del bestione. << Sono convinto che … >> pausa per respirare e ricordare a me stesso che sto solo scherzando << il tuo cuore sia colmo di un amore che noi umani non potremmo immaginare[33], una sorta di Santo Graal che contiene tutti i buoni sentimenti. Ma la coppa è protetta da un esercito di demoni. Provo invidia e al tempo stesso compassione per l’uomo che sposerai. Già lo vedo rientrare a casa dopo una dura giornata di lavoro >> inizio la descrizione stendendo un braccio per indicare davanti a noi come se, al posto delle terme, ci fosse un telo maxi schermo da cinema all’aperto su cui viene proiettato il film prodotto dal lato burlone che temevo di non possedere. Con l’altro, invece, mi do un’altra leggera spinta per portare almeno le nostre aure a contatto, << togliersi le scarpe, appendere la giacca e regalarti un sorriso di gioia mentre gli vai incontro in tuta da ginnastica con in mano un manubrio per i bicipiti. So già come andrà a finire: tu che lo afferri per il collo, lo sbatti contro il muro e, urlando come Godzilla quando sta per sparare un rutto al plutonio, dirgli a muso duro: “bentornato a casa, amore” >>.
<< Che stronzata! >> giunge la feroce stroncatura della critica.
<< Però ti sta facendo ridere >> ribatto sperando che apprezzi i miei sforzi di mostrarmi simpatico … oltre che stupido.
<< Davvero credi di essere spiritoso? >>.
Metto a soqquadro gli archivi in memoria per decifrare la sua espressione. Ho compreso che non è più arrabbiata ma la strategia non funziona come avevo sperato. Forse, nonostante i suggerimenti, non sono abbastanza bravo; forse sto sbagliando qualcosa; forse, semplicemente, non vuole ridere davanti a me. Magari non ce la fa.
<< E se provassi con il solletico? >> forzo la mano già demoralizzato e, soprattutto, preoccupato che una conversazione più seria possa rispedirci all’ospedale.
<< Ti ho già avvisato, non devi toccarmi >>. Il dito alzato è allarmante quanto il tono.
Questo si che spezza il morale. << Va bene, continuerò con le battute >> sbuffo scornato cedendo i centimetri che avevo conquistato e buttando fiaccamente le braccia sulle gambe piegate. In silenzio osservo l’ambiente alla ricerca di un’idea o di qualunque altra cosa che possa distrarci.
<< Se mai dovessi incontrare un uomo degno del mio amore lo renderei felice >> cogliendomi di sorpresa Asuka mi tende una mano. Tutto in lei sembra assemblato per rispettare il marchio made in tsundere, però … << Saprebbe cos’è il paradiso perché io so essere molto dolce, hai capito Shinji?, d.o.l.c.e. >>.
<< Ho c.a.p.i.t.o. >> replico ironico mentre in cuor mio sono già al trentesimo inchino.
<< E pooooi … >> parte con acuto che spaventa entrambi. << E poi >> ripete con ritrovato contegno << io non sarei mai una casalinga >>.
 
Ti ha appena dato il permesso. Continua!
 
Tornano il morale, le idee, le voci dei miei fratelli e la sfrontatezza che da chilometri di distanza mi stanno infondendo con un travaso di anima. << E va bene >> schiocco riguadagnando il terreno perduto che lei non aveva fatto in tempo ad occupare. << Allora, dove eravamo? Ah si. Visto che la casalinga è lui, già ti vedo tornare a casa dopo una dura giornata di lavoro, toglierti le scarpe tacco cinquantotto e posare borsa, ventiquattr’ore, pistola, coltello e un mortaio anticarro, mentre tuo marito ti corre incontro con indosso un grembiule bianco da sfigato, non a tinta unita ma con in mezzo il disegno di un’aragosta rosso fiammante >>.
<< Cioè simile a quello che indossi tu >>.
<< Prego, che indossavo >> preciso come il più antipatico dei saputelli << ma lasciami finire >>.
<< Se non puoi farne a meno >> Asuka incrocia le braccia sulle ginocchia poggiandovi sopra una guancia per assistere più comodamente allo spettacolo.
Baciami! << Quando finalmente quel relitto umano che tu chiami marito è a distanza di abbraccio so già che lo prenderai per il collo, lo sbatterai contro il muro e, con la faccia di chi ha voglia di scuoiare qualcuno, gli griderai: “sono a casa, amore” >>.
Asuka resta in silenzio e io faccio appello a tutti i miei sensi per cogliere un indizio di approvazione. Poi inizia a sfregare un labbro con i denti e arriccia il naso. << La smetti di guardarmi?! >> mi respinge con un altro adorabile decollo del timbro.
<< Stavi per ridere, confessa! >> contrattacco impostando un sorriso simil smagliante
<< No, per niente >>.
<< Non è vero, hai solo deciso di non darmi soddisfazione … intendo ridere non … >> incartandomi come farebbe il suo patetico marito con l’aragosta sul grembiule.
<< Idiota! >> sibila la Second.
<< E’ perché non hai il senso dell’umorismo. Sappi che quelli come te finiscono nel girone infernale dei bulli >>.
<< E’ quelli come te, invece? >> la rossa si stacca dal cuscino spigoloso e mi affronta con tale impeto che penso stia per franarmi addosso.
<< Io credo nella reincarnazione >> rispondo con studiata indifferenza dopo aver deglutito persino il mio spirito. << Sconterò tutti i debiti karmici in tre, massimo quattro vite, rinascendo come lombrico, scarabeo stercorario o tenia intestinale. Dopo di che la strada per l’illuminazione sarà tutta in discesa >>.
<< E credi sia giusto? >>  
Ecco la vendetta! Tiro un lungo respiro per invertire la rotta e scegliere una risposta onesta. Del resto non posso sparare fesserie all’infinito. << Non lo è affatto >> dico. << Magari fosse così, accetterei volentieri qualsiasi prova pur di espiare il ... Purtroppo non ci credo >> ammetto con amarezza. << Però devo pur trovare il modo di scherzarci su visto che piangere non è servito a niente >>.
Asuka si acquieta e sembra voler riflettere sulle mie parole piuttosto che partire in quarta e darmi battaglia. << Se esagero >> approfitto della sua indecisione per portarla dalla mia parte, << avvisami ma, per favore, finché puoi sta’ al gioco come hai fatto fino ad ora. A proposito, ti ringrazio, per essere rimasta. Tra poco tornerà tutto come prima e saremo di nuovo distanti. Chissà si presenteranno altre occasioni come questa >>.
<< Questo, però, è fingere >> mi fa notare.
<< E allora? Se è ciò che desideri, fingi con me! Insomma … quando ti ricapita uno Shinji capace di polverizzare in pochi minuti tutti i record di stupidità? >>. Sto di nuovo ridendo ma solo per non farle capire che temo non voglia più giocare.
<< Praticamente sempre >> Asuka sceglie ancora di seguire questa strada sconosciuta e per chiarirmi che non intende andarsene mi fa una boccaccia.
<< Non dirmi che sono riuscito a farti ridere con un discorso serio?! >> rilancio con il cuore rinfrancato.
La Second sospira come rassegnata. << Neanche così. Non c’è verso, fai proprio pena. Ne avrai ancora per molto? >>
<< Finché ce la faccio >>.
<< Va bene >> dà a vedere di essersi arresa. << Com’è, allora, questa storia che a me tocca la dannazione eterna perché ti tratto come uno scendiletto? >>
<< Perché, credi nella reincarnazione? >> accetto l’aiuto e metto in riga i miei fantasmi protettori.
<< Credo solo nella scienza >>.
<< Allora finirai all’inferno, condannata per l’eternità ad essere molestata e dileggiata da tanti Shinbamboccio. Buuuuu! >> ululo muovendo le mani per assomigliare agli ectoplasmi che da piccolo vedevo in tv.
<< Dio, che brutta fine stai facendo! >> commenta schiaffeggiandosi la fronte.
<< Parli così perché non avevo il lenzuolo a portata di mano. Sarei stato più credibile >>.
<< Al posto tuo >> ghigna << mi preoccuperei di tutte le qualità che ti mancano >>.
Provaci! << Ti ho vista. Era un sorriso >>.
<< No >> ribatte disfacendo la smorfia, << ti stavo prendendo in giro >>.
<< E ti è piaciuto. Quindi ti ho fatta ridere >>.
Asuka striscia di lato come per sfuggire alla mia constatazione. << Ti ho detto di no >> urla.
<< E invece si >> in ginocchio protendo il busto in avanti fin quasi a toccarle il braccio angelico con il petto. << E’ ancora lì, la tua risata è sopravvissuta. Resisti, ti salvo io >>.
<< E non mi scocciare! >> minaccia semi seria e innalza un nuovo muro puntando il gomito.
<< Non è vero, eccola! >> esclamo spostandomi per aggirare l’ostacolo. << E’, è … cos’è? Si è un sorriso o un ghigno, un principio di starnuto, uno spasmo … Ma almeno stai respirando? >>
Un pugno al centro dello sterno mi fa crollare di schiena a terra. Shikinami non voleva farmi (troppo) male e ora esamina preoccupata il giovane cacciatore che si massaggia il cuore.
<< Ok, volevo esserne certo >> gorgoglio divertito.
Gli esseri umani non sono fatti per vivere esclusivamente di guerra, l’odio pesa, pretende di alimentarsi e prosciuga e fa marcire l’anima. Tutti aspiriamo all’armonia e alla pace, tutti abbiamo bisogno di distrarci dalle brutture che ci attraversano la strada come fantasmi inquieti e a volte ci prendono in pieno. Anche l’amore richiede cura e lavoro e non sempre gli sforzi vengono premiati ma non possiamo soltanto distruggere.
Un suono sommesso, simile ad un singhiozzo, i denti che artigliano le labbra per costringerle all’immobilità, le spalle che si contraggono e tremano, la testa che si piega in avanti cercando rifugio tra le ginocchia. Alla fine la diga cede e, coprendosi la bocca, finalmente Asuka ride di gusto.
A differenza della sua, però, la mia bocca si chiude, l’ilarità che mi aveva catturato non si attenua ma cambia natura. La ragazza che ride davanti ha qualcosa di diverso. Pensavo che avrei conosciuto una volta per tutte il viso di un’adolescente, che avrei ammirato l’innocenza su cui mi sarebbe piaciuto specchiarmi. Invece, i gesti sono contenuti, la musica è dolce e un po’ triste. Anche in Shikinami il tempo, privato dalla maledizione degli Eva (o quel che è) del suo potere sull’aspetto, ha preteso la sua ricompensa. Pensa e sente come …
<< Non ti avevo mai vista ridere >> bisbiglio di colpo a corto di fiato, << mi piace >>.
Le parole che non ho potuto trattenere erano sincere ma non innocenti e frenano l’allegria della Second, costringendola a recuperare il controllo. Asuka abbraccia le gambe come se volesse proteggerle e strofina il mento sulle ginocchia evitando il mio occhio che invece non ne vuole sapere di cambiare obiettivo.
<< Scusa >> provo a superare il momento di imbarazzo. << Il fatto è che cercavo una ragazza. Mi dimentico troppo spesso che sei già una donna >>. Prendi nota: hai peggiorato la situazione.
<< Come tentativo di rimorchiare è davvero patetico >> risponde con calma e senza la minima ombra di fastidio.
<< E’ solo ciò che penso >> mi rimetto seduto e inizio a tastare la benda.
Asuka registra il movimento così come la tensione che ora mi chiazza le guance e forse, temo, evidenzia i margini della ferita. << Secondo me fai finta di essertene accorto >> afferma accennando un sorriso compiaciuto. << Hai solo ripetuto una delle frasi d’accatto che usano i tuoi fratelli. Non capiresti la differenza tra una donna e una ragazza neanche se te la sbattessero in faccia >>.
<< Sembra un bel modo per imparare la differenza >> cedo al lato oscuro di Musashi e in aggiunta batto il pugno sul palmo della mano.
<< Noto che sei ancora molto lontano dal diventare un uomo >> sospira contrariata e forse anche un po’ delusa. << Strano! >>
Lo spirito di Furia Buia si impossessa di me e carica a testa bassa. << Dovremmo uscire insieme >>.
<< Ti pare il momento? >> sobbalza sorpresa. << Solo perché non ti ho ancora steso pensi di poterci provare con me? Ricordi com’è finita, vero? >>
<< Veramente ricordo che finisce sempre in modo diverso >> mi consiglia il fantasma di Orso che, però, resta incorporeo e non può bloccare le dita che continuano ossessivamente a toccare il tessuto poco sotto il sopracciglio.
<< Mmmmmh! >> Asuka striscia il verso del ghiottone e, racimolata un po’ di spavalderia, continua: << ti sono rimasta in gola, ammettilo! >>
Mi sono allontanato troppo dall’ultimo rifugio disponibile e ora mi muovo nel cuore del suo territorio. Speriamo che gli insegnamenti di Matsuda valgano anche qui. << Molto >> rispondo con franchezza.
Shikinami si era avvicinata alla mia faccia sicura di avermi in pugno, non si aspettava tanta resistenza e ora non le rimane che rinunciare a spingersi oltre e mantenere la posizione. << Immagino faccia male >> ritenta puntando sfacciatamente lo sguardo sulla benda che ora mi sembra fatta di vetro ultra trasparente.
<< Non più di tanto >> prendo fiato e mi allontano dalla prima linea, << considerato che la maggior parte delle volte mi stai sulle … >>
<< Aaaah! >> Asuka contrattacca con una stoccata di indice al petto. << Non essere volgare! >>
<< Ahi! >> mugolo come se mi avesse fatto male. << Perché sempre al cuore? >>
<< Non sempre. In genere mi piace beccarti dritto su quel brutto muso. O forse preferisci che ti colpisca da qualche altra parte? >>
<< … Il cuore va bene. Tanto lo so che quella notte hai cercato di farmi secco[34] >>.
<< L’hai capito >> sbotta arrabbiata. << Purtroppo non ce l’ho fatta >>.
<< Grazie per averci provato >> cerco di placarla. << Dev’essere stata una brutta esperienza vedermi … >>.
<< La tua è stata peggiore >> Shikinami mi grazia e sotterra l’ascia di guerra.
Il braccio è ancora danneggiato e la mano ha un altro spasmo, abbastanza violento da non permettermi di nasconderlo.
<< Cosa ha detto Sakura? >> domanda.
Abbastanza. << Che tornerà come nuovo. Mi ha già fissato un appuntamento con l’elettrauto >>.
<< Ma la finisci?! Questa potevi risparmiartela >>.
<< E a te come va? >>
<< Benissimo, ovviamente. Tu hai solo un misero arto angelico. Io, invece … >> si intristisce.
<< Sei decisamente più forte >> le dico per confortarla e perché comincio a crederlo davvero.
<< Pensi che un complimento sia sufficiente? >>
<< No ma può esserlo se … >>
<< Cosa? Se fingo che non sia stata … >>
<< Colpa mia? >> concludo la frase mentre massaggio il palmo della mano strana. << Devo chiedertelo di nuovo: perché sei qui, Asuka? >>
<< Abbiamo finito di giocare? >> si lamenta come una bambina che si prepara ad appendere il muso.
<< A me piacerebbe tanto continuare >>.
<< Ho scoperto che, a furia di pilotare un Eva >> mi spiega mantenendo ai nastri di partenza un amabile broncio << immersa nell’lcl, ho sviluppato anch’io la vostra sensibilità alla sostanza. Ciò significa che ho le tue stesse capacità di recupero senza … >>
<< … Dover essere una di noi >> rifletto con lei. << Certo che sei razzista! >>
<< Che co … >> la rossa ha un attimo di sbandamento. << Non mi pare che la tua razza ami i piloti >>.
<< Io sono contrario alle discriminazioni >> oppongo il freddo al suo calore. << Non capisco invece perché tu sia così intollerante >>.
<< Shinji? >> risponde al mio distacco con voce dolce.
<< Dimmi! >>
<< Non ti sei stancato di … di … >>
<< … fare lo scemo? >> suggerisco. << Un po’ si. Posso fare una pausa se vuoi >>.
Asuka assente con il capo e torna a fissare la mia mano.
<< Non preoccuparti per questa >> mi faccio coraggio e gliela mostro. << Ha una sua personalità e fa sempre i capricci. Ormai mi sono abituato. Pensa che quando ero ancora sotto i ferri, mi sono risvegliato per qualche secondo in una stanza satura di elettricità pervasa da un ronzio assordante. Il chirurgo al mio fianco, dopo avermela attaccata, ha detto: “Igor, abbassa la leva!” e subito dopo ha gridato: “è vvviiivvvaaa!” >>.
Shikinami strabuzza l’occhio umano (e forse anche l’altro). << Avevi … avevi detto … >>
<< Mi sembravi dispiaciuta >> giustifico la freddura. <<  Dovevo provarci >>.
Asuka esplode in una fragorosa e scomposta risata che la scuote al punto da farle scendere le lacrime. Veloce mi porge la nuca e prende a smanacciare a casaccio come per punirmi.
<< E no, adesso devi guardarmi! >> le afferro una mano. << Voglio vedere come ride la ragazza >>.
<< Non ti avvicinare! >> Asuka alza le spalle e usa la mano libera per continuare a schiaffeggiarmi.
<< Ti rendi conto che questo è un momento storico >> insisto premendo il suo palmo contro il petto. Rido ma sono infiammato da un’euforia che sta già mutando in altro. Scherzo, eppure non ne ho più voglia.
<< Avanti, fatti vedere >> prendendole anche l’altra mano, << così posso scattarti una foto con la mente >>.
Asuka si gira di scatto e mi accorgo che anche la sua è una maschera. Neanche lei ha più voglia di scherzare e ride per nascondere emozioni ben diverse. Il suo occhio è quasi una fessura ma non può nascondere un iride luccicante e calda come le guance che si colorano.
<< Siamo quasi alla giusta distanza >> penso, << quella che non esiste >>.
Non so descrivere, tanto è intensa e disorientante, la sensazione che provo nello scoprire che arde della mia stessa fiamma e che sta guardando me. Ho le vertigini quando sfila le mani lentamente e con gentilezza.
<< Troppo facile cacciatore, non credi? Non sopravvalutarti >> mi dice con il miele nella voce portando indietro la testa per impedirmi di baciarla. << Visto!? >> esclama sempre con questo nuovo tono così sinuoso, sicuro e che non contiene odio << Se voglio so essere d.o.l.c.e quando ti rifiuto >>.
<< Io trovo invece che tu sia crudele >> mi lamento ancora intontito dall’ebrezza cascando sui talloni. << Se credi che così sia troppo facile, allora esci con me >>.
La donna perde il centro della scena e Shikinami torna a mostrare la solita energica e un po’ immatura personalità. << Da quando sei diventato così insistente? >> gracchia.
<< Da quando ho imparato che desiderare non basta >> rispondo con prontezza scaricando ancora la tensione sulla metà del viso che appartiene al cacciatore.
La rossa coglie la determinazione e, quasi certamente, anche il sottotesto. << Come fai >> mi chiede << a ridere? >>
D’accordo. In fondo il gioco doveva pur finire. << Te lo ripeto, Asuka, capisco che possa … >>
<< No, dico sul serio. Come ci riesci? >>
Sbaglio o mi sta chiedendo di darle una mano?
Tolgo un po’ di terriccio dai pantaloni guadando distratto i fili d’erba tutt’intorno. Prendo tempo solo per vagliare le parole poiché non devo cercare la risposta. Quella è già pronta.
Adesso comprendo le parole del Biondo << La verità è che non ci riesco >>.
<< Come sarebbe a dire? >>
<< Sarebbe a dire che non ci riesco, Asuka. O, meglio, lo faccio pur non avendone voglia. Non ho mai avuto un vero motivo per ridere e ora, più il tempo passa, più mi sembra difficile trovarne uno. Anche i miei fratelli non ridono mai veramente, eppure ridono >>.
<< Non capisco >>.
<< Non lo capivo neanche io. E’ stato Musashi >> mi sforzo di spiegare << a mettermi sulla buona strada. Non è una questione di disposizione dell’animo o, meglio dovrebbe esserlo. Ma, quando non c’è, può aiutarti la volontà. Se, infatti, vuoi con tutte le tue forze convincerti che il bello esista, anche se non ci credi, alla fine ricevi la tua ricompensa: vedi il bello >>.
<< E funziona? >> mi chiede incuriosita.
<< Questa è stata la prima volta che ho tentato l’esperimento. E devo ammettere che funziona. Ho visto il bello >>.
<< Questa frase da rimorchio è peggio dell’altra >>. Asuka non si lascia più turbare dai miei, in parte involontari, tentativi di corteggiamento e credo mi abbia appena respinto più per abitudine che per convinzione.
<< Eppure ti sto dicendo la verità >> confesso senza scompormi. << Dovresti provarci anche tu. Comunque un risultato l’ho ottenuto >>.
<< E quale? >>
<< Ce l’ho fatta a stare in pace con te. Se poi ti va un giorno potresti anche mangiare con me, sempre in pace è chiaro. Però per favore la prossima volta assaggia il cibo che ti cucino >>.
Asuka pare perdersi nel vuoto mentre ricomincia a toccare il braccio con cui aveva tentato di farmi secco. << Avevo una gran rabbia >> si confida, << ho sempre una gran rabbia quando ti vedo. E’ talmente forte e resistente che mi capita di dovermi affrettare a ricordare perché sono sempre così furiosa con te, se non altro per darle un senso. Mi fai venire i nervi qualunque cosa tu dica o faccia. Senza contare che l’altro giorno te ne sei uscito con quella storia assurda. Non pensi anche tu che sia assurda? >> domanda con l’aria di chi è disposto ad accettare solo una conferma.
<< Diciamo che, in mancanza di riscontri certi >> decido di darle ciò che chiede, << si, trovo anch’io che sia poco razionale. Se ti faccio venire i nervi, scusa se insisto, perché sei qui? >>
<< Perché non voglio … non voglio essere arrabbiata >>.
Finalmente l’hai ammesso ma << adesso sono io che non capisco >>.
<< Ti avevo detto che non so cosa scegliere; anzi che non conosco neanche le opzioni. Non sono stata del tutto sincera. In realtà, sarebbe più corretto dire che in certi momenti sono consapevole che mi viene offerta una possibilità di scelta ma nessuno strumento per decidere. Ti succede mai di … >>
<< Lo sai che stai parlando con me, vero? >>.
<< Già >> ammette a disagio, << tu sei chiaramente un’autorità in materia. Mi sento come paralizzata davanti a un bivio, mentre due persone mi prendono per le braccia e mi tirano in direzioni opposte. E io non posso neanche dire la mia perché in quei momenti sono in grado soltanto reagire. Tu … cosa ne pensi? >>
Che non sei poi così diversa da me. << Penso che desidero veramente darti una risposta ma non saprei cosa dire. Però, i miei fratelli mi hanno insegnato che esiste una via, per quanto stretta e tortuosa, che forse in futuro anche noi saremo in grado di seguire … a meno che tu non voglia, perché in quel caso … >>
<< Uffa >> sbotta << ho capito. Arriva al punto >>.
<< Beh >> riorganizzo le idee, << se la mia intuizione è giusta, questa via inizi a percorrerla quando hai un disperato bisogno di dare un senso alla tua vita e di capire cosa vuoi veramente. Il Paparino ha trovato la soluzione al mistero e non ha neanche dovuto terminare il cammino. Ah, se l’avessi visto! Lui non è mai riuscito a ricordare il suo passato, non sapeva chi fosse e per questo ha sempre obbedito ad una specie di destino che non amava, perché non aveva altro. Si è sforzato di rimanere al suo posto, di rispettare le regole e il personaggio che gli era stato cucito addosso come un vestito tagliato male. Abbiamo combattuto contro forze irrazionali, potenti, più spaventose degli Angeli e abbiamo perso. Eppure siamo vivi perché lui ha trovato il modo di disperdere quelle energie caotiche >>.
<< E come ci è riuscito? >>
<< Si è disfatto di ogni cosa e, nonostante la sua amnesia, ha cercato finché un diverso punto di vista non gli ha fatto battere il cuore, un po’ credo come essere innamorati. Allora è nata una nuova possibilità di scelta e non solo non ha avuto problemi a decidere ma anche scoperto le parole giuste per addolcire quella … rabbia >>.
<< Tutto qui? >> Asuka sembra delusa. << La soluzione sarebbe: ascolta il tuo cuore e abbandonati ai sentimenti? >>
<< Non proprio, almeno spero. Io non ci sono ancora arrivato. Magari il mio percorso è già segnato in virtù di una scelta che ho già fatto tanto … tempo fa. Però ci voglio provare, voglio provare quel tipo di amore, così … >>
<< … Troverai una ragione per vivere felice >>.
<< Mi accontenterei anche di una ragione per cui valesse la pena morire >>.
<< E non è buona ragione salvare il … >>
<< Per favore >> la blocco prima che sia tardi, << non chiedermelo >>.
<< Almeno hai idea di quale potrebbe essere? >> Shikinami per fortuna rinuncia a concludere la domanda che conduce sempre alla stessa sentenza: “sei un egoista, Shinji”.
<< So per esperienza  >> rispondo << che la vita dei miei fratelli è una buona ragione per sacrificare la mia. Per questo sono convinto che un tale motivo non può non aver a che fare appunto con l’essere in qualche modo innamorati >>.
<< E’ strano sentirti parlare di amore >> riflette la Second.
<< Non più di tanto, non è un grande cambiamento. Ne parlo per sentito dire perché a quanto pare non sono abbastanza maturo per esserne un’espressione >>.
<< Tu perché vuoi uscire con me? >>
<< E’ ovvio, perché mi piaci >>.
Non mi aspettavo la domanda, eppure ho risposto immediatamente. Restiamo in silenzio forse troppo a lungo e ci voltiamo verso la conca lustrale dei cacciatori.
<< Quindi, >> Asuka riprende a parlare, << visto che non sei abbastanza maturo per amare, vuoi una fotocopia del nostro primo appuntamento ma con un finale sotto le lenzuola, è corretto? >>
Non proprio ma è allettante. << Tu riduci tutto al sesso, hai proprio un chiodo fisso >>. I suggeritori non hanno più battute da regalarmi, perciò mi tocca fare da solo.
<< Iiiiooooo ?! >> Shikinami alza il volume simulando sconcerto.
<< Cerca di non fare strani pensieri, mi fai sentire >> non dire “una bambola” << vulnerabile. Se mi vuoi, dovrai fare molto di più. Non mi lascerò conquistare così facilmente >>.
Asuka non teme più di mostrarmi la sua versione informale e, accettando nuovamente la sfida, lascia libera un’altra rumorosa risata. << Ahahah, scommetto che mi basta schioccare le dita per farti fare tutto ciò che desidero >>.
<< Tu perché non vuoi uscire con me? >>
La Second torna seria. << Ricordi com’è andata quella sera, vero? >> mi dice come se volesse togliersi un peso.
<< Ricordo che i momenti piacevoli hanno superato di gran lunga quelli spiacevoli. Per te non è stato così? >>
<< Te l’ho detto >> risponde, << è tutto cambiato >>.
<< E’ chiaro che è tutto cambiato >> ribatto. << Guardami, sono dotato di superpoteri ma ho un occhio solo – e credimi tu non vuoi assistere al ritorno in vita del sinistro perché è uno spettacolo sul genere splatter – e mi hanno impiantato un braccio da sei milioni di dollari.
 Praticamente sono sia un supereroe che un invalido. Ma, visto che è tutto cambiato, non ti va di scoprire se lo Shinji che sono adesso merita una possibilità, anche mezza? Potresti scoprire che ha qualcosa in comune con lo Shinji >> o uno degli Shinji << che hai in mente >>.
<< Come? >> domanda con un filo di voce.
<< Si, il tuo Shinji. Insomma >> abbandono la divagazione perché ora è inutile, << se non vuoi odiarmi potresti semplicemente non farlo … per una sera. Se lo desideri >> continuo nascondendo la metà del cacciatore << possiamo anche stabilire in anticipo le regole d’ingaggio >>.
<< C’è una guerra in corso, nei sei consapevole almeno? >>
<< Asuka, per noi c’è sempre stata una guerra, noi vivremo ancora in guerra, probabilmente moriremo senza conoscere una pace degna di questo nome. Non mi sembra così immorale o infantile concedersi una pausa da tutto questo, almeno finché è possibile >>.
<< La verità è che non posso >> ammetta dispiaciuta.
<< Perché? >> Dannazione!
<< Perché sei pazzo, tu senti le voci >> sorride.
<< Vorrà dire che non le ascolterò >> soffio sollevato. << E poi non giudicarmi! Tu hai cercato di uccidermi >>.
<< Giochi la carta del ricatto morale? Mi avevi fatta imbestialire >>.
<< Ed avevi ragione a infuriarti perché mi sono comportato da stronzo. Io, però, non voglio rinfacciarti niente, quanto farti capire >> quant’è divertente ripagarti con la tua stessa moneta << che, dati i precedenti, io corro più rischi di te. Perciò non usare la mia follia a mo’ di pretesto >>.
Shikinami aggiusta alcune ciocche che le coprono il viso e le sistema dietro l’orecchio. << Io non ho avuto problemi ad accettare questa benda anche se non potrò mai toglierla >> si apre un altro po’. << E non mi dispiace neanche la mia strana natura. La preferisco senza dubbio alla morte. Io, però, sono praticamente indistruttibile e resto una ragazza fantastica, oserei dire fantastica per definizione. Come ha fatto un depresso privo di autostima come te ad accettare un braccio semi bionico e un occhio morto? >>
Ed ecco un'altra botta alla mia autostima. << Non avevo altra scelta >> diplomaticamente evito di confessarle la verità: che non li ho ancora accettati, figuriamoci la mia nuova natura.
<< Sei diventato davvero coraggioso >>. L’apparenza è quella di un complimento, l’istinto lancia l’allarme. << Dimostrami che è vero! >> Asuka si alza. << Dimostrami che hai accettato ciò che sei e io prenderò in considerazione l’idea di uscire con te >>.
<< Mi sembra un patto svantaggioso >> ribatto imponendomi la calma.
<< Preferisci che dica subito no? >> insiste piazzandosi davanti a me. Ha le mani sui fianchi e mi scruta accigliata ricostruendo la stessa postura con cui battezzo, dopo avermi buttato a terra, quel primo incontro a cui non so più credere. Personalmente non ho nulla da ridire. Ho fatto tanta esperienza e ora so apprezzare la visione … e poi sono già a terra.
Anche Shikinami è più esperta e si accorge che, per quanto mi riguarda, può restare immobile tutto il tempo che vuole. Resiste qualche secondo, poi piega leggermente la testa come fa quando sta per far esplodere un insulto; le labbra iniziano a tremare e le mani, abbandonato l’ancoraggio, si muovono a scatti indecise su quali punti coprire.
Un rush di vergogna mi obbliga a concentrarmi sul suo viso. << Cosa vuoi che faccia? >>
La Second inspira come per darsi la carica, si concentra e capisco che ha appena individuato il bersaglio e preso la mira. Con rapidità si siede sulle ginocchia afferrando le mie per rallentare la discesa e impedirmi di chiuderle, poi si sporge e lascia che le mani atterrino all’altezza dei miei fianchi, si allunga verso di me fino a farmi il solletico con la punta del naso. Chiudo l’occhio umano sperando che, come un genio della lampada, voglia il soddisfare un mio desiderio e al contempo tremando al solo pensiero che resti delusa.
Il bacio non arriva,  al suo posto mi raggiunge un soffio prolungato come se Asuka cercasse di far volar via una ciglia. Riprendo a guardarla, controllando l’espirazione con l’unico risultato di non recuperare.
<< Ci speravi, vero? >> sussurra affascinante prima di drizzare la schiena e ordinarmi, tornando seria: << togliti la benda! >>
<< Co … come? >> no!
<< E’ tutto il tempo che cerchi di coprirti >> mi rimprovera. << Mi chiedi di provare ad accettarti, fingi di sapere cosa dici, ti illudi di imbrogliarmi con battute stupide. Non me l’aspettavo, lo ammetto, ma se pretendi un atto di coraggio da me, dimostra di averne anche tu. Forza, togliti la benda! >>
Io non riesco a muovermi né a spiccicare una parola. Un invito a nozze per Asuka che torna fisicamente alla carica. << Hai paura che io ti trovi ripugnante >> è di nuovo così vicina che potrei baciarla per semplice atto di volontà senza dover chiedere la collaborazione di un singolo muscolo << o temi di scoprire che tu ti trovi ripugnante? >>
Alla Tempesta Furia Buia chiese un atto di coraggio, non di fede. Lui poteva permettersi di rimproverare una dea perché aveva già compiuto il passo che le chiedeva di fare. Non sono ancora al suo livello e resto prigioniero dell’ignoranza, in compagnia unicamente della paura. Chiedere comprensione alla mia rossa è come tentare la fortuna giocando alla lotteria; lei non concede la grazia a Shinji anche se credo che in cuor suo non le dispiacerebbe. E’ vero, non posso portare a termine alcuna missione, non posso aiutare questo universo a fare un passo se non trovo la forza di accettare la mia natura e le forme che assume. E, visto che al mio fianco c’è soltanto la paura, << entrambe >> soffio sulla sua bocca e il cuore si placa.
<< Ma … ma >> balbetta la Second respinta per l’ennesima volta ad una passo dalla vittoria << ma non molli mai?! Che significa? >>
<< Che ho paura >> riconquisto spazio e una seduta più comoda. << E tu hai paura di trovarmi brutto? >> la sfido a mia volta.
<< Io ti ho visto ridotto anche peggio, non ho alcuna paura di … di guardarti >>.
<< Allora >> ringhio stringendo i pugni << toglimela tu! >>
<< Sei tu che devi dimostrare qualcosa, non io >>.
<< Non ti curare della mia prova, occupati della tua piuttosto. Decidi! >> imito la determinazione del Paparino visto che non ne ho una mia. << Decidi se vale la pena dare un’opportunità alle mie due facce. Io sopporterò di stare davanti a te senza benda; quindi, dammi una mano e togliamoci il dente una volta per tutte >>.
La giovane pilota sembra turbata o forse preferisco vedere riflesso in lei il mio stato d’animo. Fatto sta che avvicina titubante una mano, come se temesse di essere morsa; il suo intero mondo si concentra sulle dita che sfiorano la benda. << Non capisco perché debba farlo io >> si lagna.
Asuka, aiutami!
Per fortuna la situazione è ben diversa ma la natura della preghiera è identica, proprio come l’ansia da rifiuto e il sospetto che rifiutarmi sia sempre giusto. Non posso vivere nella paura o il fantasma dello specchio mi prenderà; continuerò a girare all’infinito se non provo a vincere i miei demoni e non ci riuscirò fino a quando continuerò a sfuggire alla paura. Cambia la tua storia, Shinji! << Asuka, aiutami! Da solo non ce la faccio >>.
Chiudo l’occhio del pilota e tengo a freno quello del cacciatore. Ho fatto ciò che potevo, ora non mi resta che aspettare.
<< Maledizione! >> Shikinami impreca sottovoce.
Sento la pressione delle dita che rovistano con prudenza, lo strofinare del tessuto sulla pelle, la tensione dell’elastico che si allenta. Uno scatto e la benda mi abbandona. Trattengo il fiato e digrigno i denti per contrastare lo shock che mi fa scrocchiare le dita tanto stretti sono i pugni.
Asuka poggia i polpastrelli sulla lapide del mio occhio, lo accarezza e lo graffia con le unghia. << Di brutta … è brutta >> considera con rammarico.
Timidamente apro una fessura tra le palpebre. Shikinami, ha inforcato la benda a mo’ di bracciale, è triste mentre tocca la metà del cacciatore. Scende lentamente seguendo il sentiero della cicatrice, si distrae un attimo per vedere come sta la metà del ragazzo. << Però >> accenna un sorriso che nelle intenzioni doveva essere consolatorio, << si è cicatrizzata bene >>. Poi torna sul fantasma di una ferita e ne accarezza i confini con una dolcezza che cede quasi subito il posto ad un’animosità inspiegabile. Inizia a pizzicare la pelle, a tirarla chiudendo le dita come se vedesse di nuovo la frattura aperta sul mio viso e volesse con la mano richiuderla. Il respiro si fa agitato, non è qui con me, Asuka è in un altro luogo e in un altro tempo.
<< La mia faccia da bambino >> canta un pensiero rivolto al pilota. << Non puoi portarmela via >> ringhia per la rabbia parlando al cacciatore. << Ridammela! >>
Sento grattare dietro la porta ma non è la mia, è la porta del passato di Asuka. Sento grattare e picchiare, mi lacera l’eco di latrati lugubri e prolungati.
<< Asuka >> la invoco, << Asuka, sono qui. Torna da me! >>
Shikinami si aggrappa al suono della mia voce e riporta la coscienza a questo momento. Non ha fatto in tempo, però, a richiamare la mano che, invece, scivola fino all’orecchio facendo accomodare la mia guancia sul palmo.
Qualcosa sta per sfondare la porta, il ricordo di un terribile nuovo inizio. Io ho imparato a resistere, eppure cedo all’impulso di allontanarmi strisciando all’indietro.
<< Ricordi anche tu, vero Asuka? Soryu esiste >> chiudo a chiave una frase che non posso far uscire.
La Second ritira la mano e scatta in piedi. E’ sconvolta come me ed ansima: << de … devo … devo andare >>.
Mentre Asuka mi supera quasi saltando mi domando se non abbia appena visto il suo Shinji nell’atto di strangolarla. << Si … anch’io … anch’io devo andare >> rispondo senza muovermi.
Controllo il respiro, rallento il battito del cuore e il flusso di pensieri, in attesa che i fantasmi dietro la porta che io e Asuka abbiano in comune, smettano di fare casino. Infine, svuotato, mi sdraio a terra.
<< E chi se l’aspettava >> inizio a ridere e a singhiozzare e a tremare. << Matsuda aveva ragione, posso essere persino questo Shinji >> mi dico muovendo soltanto la testa per analizzare l’involucro che può ospitare due se non più anime. << Certo che, se alla grotta piaccio così >> considero dopo aver notato che al corpo non importa molto della purezza delle anime << devo assolutamente abituarmi a sblusare la maglia. In un modo o nell’altro quella ragazza mi farà morire >>.
Percepisco un rumore di passi. Qualcuno si sta avvicinando e la mia vista da un bel po’ è addormentata. Mi affido all’esperienza e riconosco che l’andatura spedita e leggera appartiene alla giovane donna dai capelli rossi. Striscio la nuca sul terreno erboso per osservarla.
<< Ehi bambo … >> Shikinami non termina.
Cos’è, sei venuta per finirmi? << Asuka! >>
La Second ha di nuovo la faccia color cremisi, l’occhio chiuso e il caricatore di imprecazioni pieno. Anche lei deve aver notato la particolare condizione dell’involucro.
<< Che, che succede? >> farfuglio mettendomi seduto per mostrarle un’area più ampia e neutra di me.
<< Tieni! >> sibila a denti stretti porgendomi la benda che tiene con due dita e un fare disgustato come se mi stesse consegnando un paio di slip.
<< Guarda che è … è naturale … >> non richiesto tento di giustificare la mia condizione alla ragazza che l’ha causata. << Sai come … >>
<< E prendila! >> mi urla.
<< Scusa >> obbedisco. << Grazie, me n’ero … Dove vai? >>
Asuka ha già preso la rincorsa. << Non sono fatti tuoi. Ma tu guarda! Gli dai un po’ di confidenza e si risveglia il maniaco >>.
<< Allora, esci con me o no? >> grido.
<< Le faremo sapere >>.
<< Io sarò qui anche domani alla stessa ora >> le comunico per suggerirle luogo e data dell’appuntamento.
<< Tanto piacere! E non guardarmi quando sono di spalle! >>
<< Illusa! >> prudentemente mi volto dall’altra parte. << Come se non mi piacesse ciò che vedo quando ti ho davanti >>.
 
 
3° PRINCIPIO DI STRATEGIA
Dialogo tra Shinji e Kosuke
  
 
E’ passata un’altra settimana e dei miei fratelli ancora nessuna notizia. Non mi fa star meglio l’aver scoperto che posso sopportare la separazione. Certo, devo molto ad Asuka che ha il potere di concentrare buona parte delle mie energie nervose. Inoltre, il periodo di relativa quiete è propizio ai turbamenti di tipo romantico. Tuttavia, << quei bastardi potrebbero anche battere un colpo >>.
Il sole sta per tramontare. << Va bene, torniamo >> mi alzo dal posto modellato sul mio fondoschiena con una flemma paragonabile a quella di Orso. << Mi sta venendo fame. Tanto ho capito che la risposta è no >>. Batto le mani sui pantaloni per pulirli alle meglio dando un’ultima occhiata alle conca della nostra banda che in questi giorni ha fornito una buona location a fantasie che di romantico a dire il vero avevano ben poco.
Dall’ultimo incontro con Asuka ho praticamente piantato le tende nel piccolo fazzoletto di terra su cui si era svolta la cerimonia della mia iniziazione al grado di cacciatore.
L’ho attesa ogni giorno sempre all’ora di pranzo e ogni giorno mi sono recato al suo posto preferito all’alba e al tramonto ma senza successo. Oggi non lo farò. << Al diavolo, sono un uomo. Dimostra un po’di amor proprio, Shinji! >>
 
Al contrario dei tre disturbati con i superpoteri, Shikinami però non risulta dispersa e non è stata impegnata in azione. L’ho incrociata due volte, alla terza ho fatto appena in tempo a nascondermi.
La prima era in compagnia di Makinami e camminava in direzione del locale. Si era accorta di me e rispose al mio tentativo di saluto voltando la faccia col palese intento di farmi capire che non aveva intenzione di darmi retta. Mari ne approfittò per sfottermi e, dopo aver disegnato con le dita un cuore immaginario, me lo recapitò soffiandoci sopra.
La seconda volta chiacchieravo con Suzuhara, evitando con poco successo di scaricarle addosso il peso della mia sempre più cocente delusione. Quando Asuka ci passò accanto, sempre decisa a trattarmi come un fantasma, Sakura cercò di correre in soccorso del suo eroe dell’infanzia attirandone l’attenzione. La Second, però, colse entrambi di sorpresa sequestrando il dottore e costringendola a seguirla.
Infine, due giorni fa, dopo un rilassante bagno caldo, mi stavo rivestendo in tutta fretta per iniziare in orario un’altra ronda vespertina a caccia della volpe dal pelo rosso quando il silenzio quasi religioso di un paesino diventato in poco tempo noioso fu dilaniato da urla e strepiti. Giunto a pochi isolati dalla locanda da cui proveniva il casino, mi resi conto che era in atto una furibonda lite tra due donne. Mami e Asuka imprecavano e si insultavano impiegando al massimo della potenza tutto l’armamentario di decibel che avevano in deposito. La porta dell’infermeria era aperta e, quasi sull’uscio, Ayanami non osava mettere il naso fuori.
Per un attimo mi balenò la folle idea di intervenire al solo fine di sedare la lite. Fu Matsuda, appollaiato come di consueto sul tetto del pronto soccorso a distogliermi da quell’assurdo proposito bisbigliandomi: << fatti i cazzi tuoi! >>
Dopo qualche minuto mi risultò chiaro che Asuka era uscita perdente dallo scontro, mentre Mami aveva ancora parole pesanti come macigni per lapidarla a dovere.
L’oste ha una sorta di venerazione per Asuka. La Second del resto è la figlia che avrebbe voluto crescere. Per questo le ha sempre dimostrato un amore e una gentilezza che per ovvie ragioni non avrebbe mai potuto elargire, senza conseguenze, a quei buzzurri dei suoi figli adottivi, incluso me che mi sono quasi del tutto inselvatichito.
In qualunque altra circostanza Mami avrebbe cazziato e forse picchiato me per partito preso, ma non quella sera. L’aveva aspettata al varco perché non poteva accettare che la sua adorata figlia fosse stata così stupida da tentare di uccidere quell’imbranato dell’ultimo della sua nutrita cucciolata e nessuna giustificazione avrebbe risparmiato a Shikinami la punizione divina.
Quando l’oste ebbe terminato di sbrindellare l’autostima del pilota, Asuka uscì in strada ancora carica di livore. Il mio istinto anticipò ogni organo di senso e mi ammonì del pericolo imminente. Volai letteralmente dentro l’infermeria evitando per un pelo di travolgere la First e mi nascosi, speravo al sicuro, tra la porta e la parete.
<< Sbaglio o volevi parlare con lei? >> mi chiese sotto voce Ayanami che continuava a restarsene impalata davanti all’uscita.
<< Non mi sembra il momento. Magari domattina >> risposi.
<< Pensi che ce l’abbia con te? >>
<< Ne sono sicuro >>.
<< Ma non sei stato tu a rimproverarla >>.
Mi stavo giusto chiedendo come mai non ci arrivasse per conto suo quando Shikinami, camminando in direzione del wunder, giunta a pochi metri da noi, con la voce rauca ma ancora maledettamente disse: << la prossima volta non lo prenderò a pugni. Se quell’invertebrato mi capita tra le mani giuro che gli spezzo il collo >>.
<< Eh si, è proprio arrabbiata >> commentò Ayanami che si era miracolosamente materializzata al mio fianco.
Come ci sei riuscita, o clone quantistico di mia madre? << Perché ti sei nascosta? >>
<< Non l’hai sentita? >>
<< Chi non l’ha sentita? >> le feci notare curando di tenere basso il volume. << Ma, come hai detto tu, ce l’aveva con me >>.
<< Non è che Shikinami straveda per il vecchio modello >> spiegò indicandosi con le mani. << Ho preferito essere prudente >>.
<< Saggia decisione >> commentai.
<< Al posto tuo, però, domani eviterei di cercarla >>.
<< Dici, no?! >>
 
<< Vedo che ti stai dando all’ozio >>.
Non mi ero accorto della sua presenza. << Boss >> lo saluto cercando di nascondere la sorpresa.
<< Ragazzo. Ah no, Shinji >> ricambia divertito.
<< Devi insegnarmi come si fa ad essere un fantasma >>.
<< Se imparassi a restare concentrato non ti faresti cogliere impreparato >> mi bacchetta bonariamente. << Adesso, però, la situazione è calma e ogni tanto fa bene distrarsi. L’importante è non abituarsi troppo >>.
<< Le terme sono tutte tue. Io vado a mangiare >> gli comunico muovendomi verso il locale.
<< C’è ancora tempo, non credi? >>
<< Per fare cosa? >>
<< Vieni con me, te lo spiego strada facendo >>.
Kosuke prende la direzione opposta a quella che avrei dovuto seguire, cammina a passo lento con la sua caratteristica andatura leggermente claudicante. Mi ha appena dato un ordine e, come fa il Paparino, sembra dare per scontato che lo rispetterò senza fare domande.
E io obbedisco ma una domanda gliela pongo comunque. << Dove stiamo andando? >>
<< A fare un passo indietro >> dichiara.
<< Che … che cosa? >>
<< Secondo te dove stiamo andando? >>
Conosco il mio ambiente e ho memorizzato tutte le scorciatoie per raggiungere i luoghi che mi interessano, i punti di ingresso al villaggio e … << Perché al lago? >>
<< Indovina? >>
<< Con il dovuto rispetto, non credo che Asuka accetterà la mia presenza soltanto perché ci sei tu >> ribatto impostando la voce affinché comprenda che il suo piano non mi trova d’accordo. << La distanza vince sempre e poi avrà già deciso di non uscire con me >>.
<< E’ probabile >> ammette l’orbo che, continuando, mi rivela: << comunque io non verrò con te. Ti accompagno fino a metà strada >>.
<< E poi? >>
<< E poi dovrai decidere tu. Nel frattempo ti spiegherò cosa intendo per fare un passo indietro >>.
<< Credo di averne fatti abbastanza in vita mia >>.
<< Perciò è ragionevole ritenere che ne farai altri. Punti di vista, ragazzo. Alle volte, però, fare un passo indietro è l’unico modo per compierne uno, se non di più, in avanti >>.
<< Dal mio punto di vista >> protesto << fare un passo indietro significa non fare niente per … >>
<< Rimediare? Ecco il nocciolo della questione >> esclama. << Qualunque cosa significhi per te, non fare niente in alcuni casi può essere l’unica azione giusta >>.
<< Ma se non faccio qualcosa di concreto, se … se non insisto … >>
<< Hai fretta, ragazzo, lo capisco. E’ l’età che parla. Perciò ascolta un vecchio >> mi esorta. << Realizzare ciò che desideri non dipende soltanto da te. Non puoi costringere quella ragazza, non potrai mai avere il controllo su di lei. E, se così fosse, che diritto avresti di esercitare un simile potere su un’altra persona dal momento che proprio tu non desideri essere controllato? >>
<< Non voglio controllarla, voglio … >>
<< … che ti accetti? E questo basta perché tu possa dirti: finalmente ho rimediato? >>
<< No >> mi difendo << ma sarebbe un inizio. Così io e Shikinami riusciremo a darci una mano e potremo portare a termine la missione per cui sono qui e che riguarda anche lei >>.
<< Una missione è una missione >> replica, << punto e basta. Furia Buia ci è arrivato, tardi ma ci è arrivato >>
<< Ma questa è diversa. E’ dentro di me da quando mi sono risvegliato. E non ha a che fare solo con me. Riguarda quell’altro passato e, quindi, Soryu. E’ l’unico mezzo che ho per capire chi sono >>.
<< Hai bisogno di un obiettivo per capire chi sei? Più che del risultato dovresti preoccuparti delle scelte che fai per raggiungerlo. E non puoi scegliere liberamente se non ti arrendi all’idea che dovrai sempre rinunciare a qualcos’altro >>.
<< E a cosa dovrei rinunciare? >>
<< Alle volte proprio all’azione >> scolpisce la sentenza ottenendo soltanto di confondermi. << Matsuda ti ha spiegato i due principi della strategia in relazione all’ambiente e devo dire che hai saputo applicarli piuttosto bene. Adesso tocca a me spiegarti il terzo e ultimo. Una volta che hai conosciuto le potenzialità del territorio e che sei riuscito a immaginarti come una persona diversa per poterlo cambiare, devi infatti concedere all’ambiente la possibilità di scegliere secondo la propria natura e i propri tempi. Diversamente non otterrai alcun risultato >>.
<< A che servono allora i primi due principi? >>
<< In alcuni casi a capire che ti conviene lasciar perdere e cercarti un altro posto >> ride forse per smussare gli spigoli di un pensiero obiettivamente difficile da mandar giù. << Ragazzo >> riprende e questa volta espressione e tono sono gravi, << se lei non vuole ascoltarti, è inutile che continui a parlarle; se non le piaci non cambierà niente, che tu le stia vicino o lontano. Se, invece, le piaci ma non è disposta o pronta a fare un passo per incontrarti a metà strada, vuol dire che devi lavorare per sciogliere altri nodi e che conviene allentare la presa se non addirittura mollarla. Se non è disposta a conoscere chi è veramente, non ti darà retta e non ti seguirà nella missione che senti di dover portare a termine >>.
<< E allora dovrei limitarmi ad aspettare? >>
<< Se lei è così importante, si. Hai fatto tanto, ti sei spaccato le mani come un contadino, ma ogni contadino sa che buona parte del suo lavoro sta nell’esercizio della pazienza. Lascia che il seme germogli, sii calmo e fiducioso e non temere che il raccolto vada perduto. Anche un dio sa che per completare la sua opera dovrà ritirarsi e fare spazio a ciò che ha creato. Da’ a quella ragazza >> sembra intimarmi << la possibilità di crescere, non essere presuntuoso, non essere egoista! Vuoi aiutarla a fare la scelta che tu preferisci. Dovresti invece permetterle di prendere la decisione che lei preferisce, anche se per questo dovessi rimanere deluso >>.
<< E se ti dicessi che ho paura proprio di rimanere deluso? >> confesso. << Mi sento come se avessi una sola occasione di fare la cosa giusta. Non sono in grado di spiegare perché proprio Asuka sia così importante, io però … >>
<< Se non lo sai, non ti sforzare. Probabilmente i tempi non sono maturi. Ragazzo >> si ferma a pochi passi dall’inizio della strada lastricata, << credi davvero che finora ti abbia parlato solo di Asuka? Credi di dover fare un passo indietro esclusivamente con Asuka? >>
<< Anche con me, intendi? >>
<< Tu vuoi rimediare >> risponde, << tu hai bisogno di rimediare, tu vivi come noi una vita orribile e lo fai perché cerchi di rimediare. Sei completamente assorbito da questo fantasma pur avendo compreso che non puoi tornare indietro e che gli sbagli restano. Come fai a scegliere la cosa giusta, come fai a capire quali sono le tue possibilità di scelta, come puoi sapere a cosa stai cercando di rimediare se vedi soltanto i tuoi errori riflessi nel cuore di una ragazza? Sei un cacciatore eppure continui a vivere le stesse dinamiche del pilota >>.
<< Pensavo che il cacciatore sarebbe riuscito … >> ripeto senza convinzione il lamento che ho intonato negli ultimi mesi.
<< Tu ti accetti, Shinji? >> mi domanda a bruciapelo. << No perché, se non è così, non puoi scaricare una simile responsabilità sulle spalle di una giovane donna. Se un giorno dovesse perdonarti e tu continuassi a non farlo, finiresti per abbandonarla al suo destino e tu non avrai compiuto un singolo passo. Cos’è che non accetti veramente, cosa ti spaventa davvero: il pilota o il cacciatore? >>
Ne ho abbastanza! << Mi riempite di belle parole e saggi consigli >> sibilo digrignando i denti. << Perché allora non mi concedete mai il diritto di riflettere? >>
<< Perché è il momento, Shinji >> mi fa rabbrividire. Non sono riuscito a guardarlo ma mentre rispondeva mi è sembrato che la sua voce provenisse dalle profondità di una caverna.
Kosuke mi indica la strada con la mano sorridendo con aria distante. Ed io, colpito dalla frase, quasi ipnotizzato dal suo gesto, mi muovo senza volontà nella direzione che mi ha appena mostrato.
Sono al quarto passo quando il boss della banda mi ferma dicendomi: << la strada che vuoi seguire è disseminata di ostacoli. Dovrai prendere altre decisioni e affrontare tante prove. Non dimenticare il tuo obiettivo o non dispenserai giustizia ma non avere sempre in mente il tuo obiettivo o ti perseguiterà come un fantasma e non ti aiuterà comunque a superare le tue prove >>.
Dispensare giustizia. Sei “tu”, vero? << E se non dovessi passarle? >> lo interrogo.
<< Ritenterai e imparerai dalle tue sconfitte e, visto che si parla di Asuka, anche da un rifiuto o … da una separazione. Solo così puoi crescere >>.
<< Tu mi parli di giustizia >> tramite Kosuke provo a rivolgermi al dio di qui << e dell’importanza delle scelte che dovrò compiere ma io che ho deciso di aver fiducia in te, io che pregando ti ho accettato[35], ora ti chiedo: ho mai avuto veramente una scelta? >>
<< Hai sempre avuto una scelta >> risponde e io sento cedermi le gambe. << Tutti siamo liberi di scegliere. Si tratta di una libertà limitata alle possibilità che ci si presentano o che riusciamo a cogliere. Anche tu sei soggetto alla stessa limitazione. L’unica differenza è che le tue scelte influiscono su un intero universo o, meglio, su due >>.
<< Perché due? >>
<< Perché ci riconosciamo soprattutto attraverso le relazioni >>.
<< Immagino che non mi parlerai più chiaramente >>.
<< Non ricordare non è un dono, è una maledizione >> la voce che mi parla appartiene a Kosuke ma ciò che dice non posso attribuirlo solo al cacciatore. << Anche una maledizione, però, può rivelarsi un dono. Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre >>.
<< Usi sempre la stessa frase >> rispondo con insolenza evitando di voltarmi per non mostrare che si tratta di una menzogna. << A proposito di mondo, tu sei il dio di qui? >>
<< No, no, sono un semplice cacciatore semi zoppo e troppo grosso per andarmene in giro >> si schernisce. << Tuttavia, comprendo la tua domanda. Diciamo che adesso tocca a me essere vecchio e, inoltre, sono abbastanza saggio da poter ogni tanto sbirciare al di là delle apparenze. Niente di più >>.
Solo questo ti compete!
 
UN PASSO INDIETRO
3° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Asuka veste anche oggi il suo plugsuit rosso, siede sul muretto nella posizione con cui saluta il tramonto.
<< Povera, Asuka >> penso << pur di non incontrarmi hai dovuto rinunciare alla tua pausa. Cerco sempre di rimediare con te e di mostrarmi diverso ai tuoi occhi. Anche quando dico di volerti aiutare vedo uno strumento per appagare i miei desideri. Altro che passo indietro, farei meglio ad andarmene e a lasciarti stare >>.
Kosuke non c’è più; approfitto della momentanea solitudine e do corpo ai miei pensieri per poterli ascoltare meglio. << Ha detto che è il momento, non ho capito bene se intendesse che è il momento di andare da lei o di ritirarmi. Sono libero di scegliere a quanto pare. Tzk! Ma non capite che non è necessario spiegarmelo? E’ questo il problema. So perfettamente che non è tutta colpa mia ma continua ad essere confortante il pensiero che non ho scelta. E’ la scusa migliore che si possa trovare >> fatico a non urlare.
<< Asuka, io ho sempre scelto, ho scelto la distruzione che ricorda Shikinami, ho scelto la distruzione che ricorda il mio passato. Ho scelto di assumermi le mie responsabilità quando in quella realtà alternativa ho dato un senso nuovo alla parola cacciatore e creato una regola di condotta e, anche lì, ho saputo soltanto distruggere. Io faccio sempre la scelta sbagliata e ora il mio cuore si sta chiudendo di nuovo. Basta ho deciso: sono stanco! >>
Torno sui miei passi con la testa stancamente abbassata e l’umore sotto terra. Davanti a me il vapore che sgorga dalle acqua calde della nostra grande vasca naturale forma una leggera foschia che si espande fino a raggiunge la pineta che sto attraversando. << Il vento ora spira dal lago >> constato prima di arrestarmi. << Il Paparino saprebbe cosa dirmi >>.
Mi attraversa una lingua di vapore, dalle sembianze simili a quelle di una fiammella. 
Allora vattene![36]
Ricordo ogni dettaglio del mio primo giorno con i tre della banda ma avevo rimosso questa frase forse perché in contrasto con l’immagine ideale che di lui mi sono via via costruito.
Il Furia Buia che mi aveva risparmiato parlava come mio … come Gendo, aveva tranquillamente ammesso che era sua intenzione usarmi e mi dava le spalle. << Ti ho giudicato male, papà, mi dispiace >>.
La nebbia non è ancora fitta ma è un velo perfetto per ricevere la mia fantasia e donarle una forma. << Cosa dovrei fare? >> imploro il fantasma che ho evocato e davanti a me continua a darmi le spalle e stringe i pugni. << Io continuo ancora ad essere il buio, lo so che anche per te è stato difficile ma io non sono come te. Quando diavolo torni? >> impreco. << Aiutami, io non so decidere e quando lo faccio, scopro di aver fallito ancora. Fanculo se si tratta del secondo giro, voglio uscire dalla pista, è chiaro? E rispondimi, maledizione! Cosa vuoi che faccia? >>
Voglio che tu cresca![37]
Il fantasma svanisce, il vento cambia ancora e sparpaglia la cappa in cui mi ero quasi perso. Le lacrime scendono senza resistenza dall’unico occhio che può liberarle, contengo i singhiozzi tenendo chiuse le labbra, tremo per la paura, per l’emozione e la rabbia.
Un frammento già conosciuto ritorna e mi racconta di un ragazzino solo e terrorizzato chiuso in un ascensore ad asciugarsi il viso e la bocca dal sangue di Misato.
E mi vengono i nervi.
Un’altra fitta al braccio, un altro spasmo contrae la mano e sono furioso. Stringo il pugno della mano divina come quando decisi di pilotare lo 01 e con l’altra sfilo la benda come farebbe Furia Buia prima di uccidere un predatore. Non apro, però, l’occhio demoniaco né arrosso quello umano, fisso il vuoto e in tutte le sue direzioni scorgo la signorina Misato, la madre che si è fatta ammazzare per uno come me.
<< Se tornassi indietro, signorina Misato, nessuno oserebbe toccarla. Taglierei la testa a quei figli di puttana >> urlo e il cuore va a fuoco. << Se tornassi indietro non ci sarebbe nessun impact, salirei sullo 01, salverei Asuka e poi altro che seghe, ci farei sesso fino a morirne. E li ammezzerei tutti, gli Angeli, Gendo, quegli stronzi della Seele. Io ne sono certo, signorina Misato, perché ora saprei cosa scegliere, perché sono in grado di uccidere, perché ho imparato a combattere finalmente >>.
L’ira si disperde, la tensione scivola via dal mio corpo portando con sé il dolore e ogni incertezza. << Sa come faccio a saperlo, signorina Misato? >> bisbiglio al fantasma che fa visita alla mia anima e che ora vorrei disperatamente abbracciare. << Perché un giorno ho scelto di ripetere gli stessi sbagli >>.
Mi concedo un minuto aspettando che torni la calma. << Coraggio, Shinji >> mi esorto sistemando la benda, << torna indietro! E’ il momento di andare da Asuka >>.
Il passo non è mai stato così deciso, mai così ampia la falcata e breve la frequenza, la schiena è tornata dritta e indica la via alla mia volontà. << Furia Buia ha scelto di non uccidermi >> elaboro l’intuizione e ne spiego la morale a tutti gli Shinji del mio inferno, << nonostante tutto in lui gridasse che era la decisione sbagliata e io ho scelto di lasciarmi usare da lui, un altro padre. Avrei potuto dire di no, farmi mettere un altro collare del peccato. In fondo entrambe le opzioni contemplavano la morte. Ho scelto di lasciarmi usare perché volevo vivere, egoisticamente volevo soltanto vivere, e per la prima volta mi sono deciso ad imparare come si fa.
<< I miei fratelli mi hanno addestrato affinché fossi preparato un giorno a prendere le mie decisioni, ad assumermi le mie responsabilità. Anche in questa vita ho scelto una strada già percorsa e che non amavo >>.
Rivedo Asuka e aumento il passo. << Voler rimediare a tutti i costi è un errore ed io l’ho ripetuto in continuazione. Ma, se non avessi commesso ancora ed ancora questo grossolano sbaglio, se non avessi sentito il bisogno di correggere il corso degli eventi, se non avessi accolto quest’ossessione, non avrei mai scelto e ora non sarei ciò che sono: una strana creatura a due facce con due memorie e due tendenze, un calderone in cui vengono mescolati fantasmi e possibilità.
<< Ma, che io sia dannato per l’eternità, questa creatura ha il potere di fare qualcosa >>.
<< Posso ripetere un altro errore, fare un passo indietro >> inizio a correre perché devo raggiungerla prima che tramonti il sole. << La signorina Misato mi ha sempre spronato a fare un passo in avanti e io ho creduto che ogni incidente fosse un po’ come tornare al punto di partenza o peggio. Beh, quando ho scelto di fermarmi, ho detto di no a Gendo[38] >>.
Asuka non si volta ma si è accorta di me, lo capisco dalla forza che mette per restare chiusa.
<< Accidenti quanto mi piaci Asuka! E va bene, stramaledetto dio di questo mondo, seguirò i tuoi consigli ma che ti sia chiaro: anch’io troverò il modo di essere la mia legge[39]. E se i tuoi piani non dovessero piacermi, allora dovrai uccidermi perché li cambierò >>.
Tre passi mi separano da lei. Ognuno custodisce formule che so di aver già trovato e parole che ho pronunciato tanto tempo fa. Solo tre passi e potrò saltare
<< Asuka ha il diritto di non accettarmi >>.
<< Asuka ha il diritto di non perdonarmi >>.
<< Non posso chiedere ad Asuka di fare un passo se non so pretenderlo da me stesso >>.
Balzo, quasi volo sospinto da un entusiasmo folle che si accende tutte le volte che mi rialzo e torna la fiducia in me stesso. << Non posso chiederti di essere sincera con me se io per primo non ho il coraggio di mostrarti tutto ciò che sono in questo momento >>.
I piedi atterrano rumorosamente sul cemento, le gambe leggermente flesse reggono il busto di uomo che non intende piegarsi. Fisso il sole che sta per abbracciare i monti al di là delle acque e lo sfido a brillare più di me agli occhi del demone dai capelli rossi che siede al mio fianco. Sfido anche Ayanami o, meglio, la sua testa a materializzarsi nella mia mente, poiché ora, almeno ora, riuscirò a non provare timore.
<< Peccato che non abbia un mantello e non ci sia nemmeno un alito di vento che lo faccia ondeggiare >> considero a mente. << Sarei la perfetta icona del più infernale dei supereroi >>.
<< Hai deciso di suicidarti? Era ora >>.
Dimenticavo che il demone alla mia sinistra è la figlia naturale di Lex Luthor.
<< Si può sapere che ti prende? Pensi forse di impressionarmi? >> Asuka non sopporta che io non le dia corda e reagisce negativamente al mio silenzio.
<< Siamo di nuovo distanti >> le dico senza voltarmi sintonizzando la voce sulle note della serenità che mi culla. E’ una serenità dolorosa figlia della stanchezza, quella di chi è uscito vivo e con la coscienza pulita da una battaglia sanguinosa ed è pronto ad accettare la distruzione che verrà. << Te l’ho detto, Asuka, stare lontani ci fa male >>.
<< Siediti, mi dà fastidio vederti in piedi >>.
Benvenuta, Soryu. << Perché invece non provi ad alzarti, così ti dimostro che >> potresti cambiare la tua storia << sono più alto di te? >>
<< E anche più maleducato. Guardami quando parli con me! >>
<< Scusami >> rispondo senza assecondarla. << Sto cercando di capire >>.
<< Che cosa? Stai ancora cercando di “capirmi”? >>
<< Sono d’accordo con te >> torno a fissare il tramonto e mi stupisco di come i pensieri e le emozioni, abbiano trovato un accordo così speciale da offrirsi come uno specchio trasparente su cui posso leggere ciò che ho da dirle. << E’ stupendo stare qui. Non mi è chiaro, invece, perché tu sia sempre così triste quando lo guardi >>.
<< E’ inutile che insisti, non ti parlerò dei fatti miei >>.
<< Ero solo curioso. Non mi aspetto che tu voglia rispondermi >>.
Asuka non si muove, d’un tratto sbuffa: << ascolta, Shinji, se sei venuto per chiedermi ancora di uscire con te, devo dirti … >>
<< Non sono qui per questo >> la interrompo. << Se avessi voluto mi avresti già detto si. Evidentemente ho scelto il momento sbagliato per proporti un appuntamento >>.
<< Cosa ti fa credere che ci sarà un momento giusto? >> ribatte sulla difensiva.
<< Niente, non sono nella tua testa e, in effetti, quel momento potrebbe non arrivare mai >>.
<< E tu lo accetteresti? >>
<< Non credo che costringerti servirebbe a qualcosa >>.
<< Quindi, rinuncerai finalmente a … rompermi le scatole? >> termina la domanda forse modificando all’ultimo un finale troppo definitivo o semplicemente scontato.
<< Si se è quello che vuoi >> adesso posso voltarmi a guardarla. << Dillo pure! >> la sfido a pronunciare la risposta che temo. << Prometto che stavolta ti darò retta >>.
<< Allora è … >> Asuka parte a tutto gas e punta il mento in direzione della mia faccia con tale violenza che penso stia per stirarsi i muscoli del collo. << E’ quello … >>. Il bersaglio non si muove e lei perde convinzione. Shikinami toglie il dito dal grilletto, ripone lentamente il fucile e torna a chiudersi lasciando come uniche sentinelle l’occhio in cui mi specchio e le sopracciglia abbassate per spaventare i predatori. << … Ma sei proprio un rammollito! >>
Questa poi! E poi sarei io quello fuori di testa. << Perché, vuoi che insista? >> domando decisamente disorientato.
<< Nooooooooo! >> strilla la ragazza chiudendo anche l’occhio umano e mostrandomi i capelli che le coprono la schiena. Asuka deve essersi accorta di aver perso, proprio davanti al suo bamboccio, un anno per ogni “o” con cui ha infarcito la negazione e ritenta con un più impostato e maturo << no, assolutamente no >>.
Una maggior consapevolezza non ti rende immune alle passioni, non zittisce l’ululato dei fantasmi, non fa tornare fluido un respiro mozzato e il coraggio presuppone la paura. Perciò, non sono super Shinji, ho solo tirato su una piccola fortezza nel mio cuore e lì ora mi trovo a difendere una giusta distanza con me stesso. Qui vi è un piccolo laboratorio di fortuna la cui funzione è setacciare ed elaborare le informazioni che provengono da Asuka e da tutti i possibili Shinji ma non può escluderne neanche una. Si comporta come una resistenza in circuito elettrico.
Se il suo no fosse stato sincero, avrei sofferto; poiché il suo no non è sincero posso provare gioia e, sottraendola ad un inutile orgoglio, destinarla a realizzare un desiderio più importante: comportarmi da uomo con lei, almeno per una volta. Forse è proprio in un posto simile che un giorno troverò l’amore che ha salvato Furia Buia.
<< Chissà?! >> riprendo a parlare. << Un giorno potresti cambiare idea. Per ora mi accontento >>.
<< Di cosa, di un no? >> ironizza la rossa.
<< Che tu abbia smesso di scacciarmi >> rispondo. << Dobbiamo sconfiggere la Nerv >> continuo prima che si fissi sull’ultima frase. Non sono qui per giocare. << Cacciatori e piloti sono chiamati a combattere insieme per salvare un mondo. Ci toccherà collaborare, Asuka. Io cercherò di non combinare troppi guai >>.
<< E poi? >>
Già, e poi? << Oddio, non ne ho idea >> confesso senza vergogna. << Immagino che dovrà pur cambiare qualcosa. Vedremo, Asuka >>.
<< Non vuoi più che ti perdoni? >> recupera dalla scatola un altro tormentone per provocarmi ma il tono non è più lo stesso.
<< Dovrò cercare di meritarlo >> le dico.
<< Di profilo non sei granché >>.
<< Eppure ti sto guardando >>.
Scorgo in lontananza piccole barche da diporto che sonnecchiano sulla superficie del lago e ripenso alla mia prima lezione di nuoto. In quell’occasione posso dire di non aver avuto scelta. << Solo tu puoi decidere >> mi rivolgo al demone al mio fianco << se e quando avrò fatto abbastanza perché tu possa liberarti del tuo risentimento. Però, anche se quel giorno non arrivasse, nulla ci impedisce di dispensare un po’ di giustizia in questo mondo, così che possa compiere un passo, e offrire una pace vera alle creature che lo abitano. Persino noi potremmo conoscere un po’ di pace. Sarebbe bello, non trovi? >>
<< Ti riferisci a quelle … fantasie di cui mi hai parlato? >>
<< E che continuano ad essere irrazionali, vero? >> accenno un sorriso. << Però, devo ammettere che non sono sicuro siano un male. In fondo, ci sono tante domande a cui non so rispondere, ci sono domande che non sono neanche in grado di formulare, eppure esistono >> indico il cuore. I miei ricordi << queste fantasie probabilmente sono un tentativo di dare una spiegazione a ... Te l’ho detto >> rinuncio a proseguire, << ho bisogno di capire chi sono e perché sono qui. In fondo, una volta nella vita ce lo chiediamo tutti. Se poi in futuro ti andrà di ascoltarmi potresti aiutarmi a trovare delle risposte più sensate >>.
<< Chi ti dice che ti aiuterò? >>
Io voglio aiutarti, Asuka. Voglio stare sempre con te. Aiutami!
<< Nessuno >> sospiro. << Se non desideri farlo, allora me la caverò da solo. Del resto, è un mio problema e cercherò di gestirlo >>.
<< Però, domani potremmo essere già morti >> obietta la Second. << Tu i tuoi fratelli lo ripetete in continuazione >>.
<< O potremmo anche vivere cent’anni >> torno ad osservare la macchia rossa di tutti i miei mondi. << Diciamo anche questo, sai? Persone molto sagge mi hanno insegnato che non è utile forzare la mano quando hai a che fare con la natura. Bisogna lasciarle il tempo che le occorre. Makinami disse a Furia Buia che era il grano maturo pronto per la mietitura[40]. Spero di vivere abbastanza per essere pronto anch’io >>.
<< A farti falciare? >> Asuka non molla e mi attacca con l’ironia.
<< Per compiere uno di quei passi significativi >> per nulla ferito continuo a leggere il copione, << di quelli che cambiano un destino. Non mi dispiacerebbe se lo facessimo insieme >>.
<< Cosa intendi per fare un passo? >> mi interroga. Sebbene ancora nascosta dietro la machera della strafottenza, Shikinami prova a darmi un po’ di credito. Anche lei, del resto, ha bisogno di capire la ragione della sua pazzia.
<< E’ solo un’espressione che usava Misato per esortarmi a non perdere fiducia e a muovere il culo. E’ una specie di formula di buon augurio >>.
<< Di’ la verità, sotto sotto sei ancora il solito nichilista. Tu vai a caccia di una ragione per morire, non per vivere >>.
<< No, voglio essere innamorato >>.
<< Cos’è, ci provi ancora? >> rincula mostrandomi minacciosamente i denti. << Non è cambiando tattica che puoi fregarmi >>.
Allora sei bastarda! Non rovinarmi il momento. << Non ti si può nascondere niente >> le scippo l’ironia. << In quante lingue devo dirti che mi piaci? >>
<< Aaaaah, lo vedi? >> punta l’indice << Cerchi ancora di conquistarmi. Certo che la compagnia di quei tre malati di mente ti è servita ma io non sono Quattrocchi. Non mi freghi io non sono … >>
Una bambola. << Non ci trovo niente di sbagliato >> pronuncio con voce ruvida per mettere a tacere il fantasma di un atto intollerabile. Non mi serve il senso di colpa o non cambierà niente.
<< Non credo nell’amore platonico >> insisto più sicuro, avendo notato che la fortezza nel mio cuore è ancora in piedi << e ci puoi scommettere che ti desidero anche da quel punto di vista. Preferisco saperlo e dirlo >> così il desiderio non mi assalirà nel sonno dell’io. << L’altra volta ti ho spiegato che desiderare non basta, ora ti svelo un segreto: è vero e posso ripeterlo migliaia di volte perché ho imparato a desiderare >>.
<< Non mi sembra granché come dichiarazione >> simula delusione. << I tuoi fratelli avrebbero dovuto insegnarti un po’ di buone maniere. Già, che sciocca, quei primati non … >>
<< Non è colpa mia se hai un carattere insopportabile >> fermo la Second prima che la valanga di offese che ha in serbo per la mia razza prenda velocità. Mi auguro, però, che una battuta allontani per un po’ uno dei suoi fantasmi.
<< Parli proprio tu?! >> mi rinfaccia.
<< D’accordo >> mi rivolgo a lei e a me. << Tentiamo! >>
Visto che il mio profilo non la ispira, mi siedo con le gambe incrociate nella posizione del loto (hai visto mai!) curando di mostrare apertamente proprio a Shikinami, che continua invece a offrirmi il fianco, le due face di Shinji.
<< Che ti prende adesso >> si agita, << perché ti sei seduto? >>
<< Io ho sempre scelto, Asuka >> le dico con l’occhio del pilota che punta dritto al suo. << Posso cercare tutte le attenuanti che voglio, prendere la colpa, tagliarla in tante fette e distribuire a ciascuno la sua porzione e il mio piatto sarebbe comunque pieno. Tutto ciò che è accaduto fino ad ora >> tutto << ha avuto una causa semplice, una mia scelta e niente potrà cambiarlo >> sfilo la benda rivelando il tratto più imbarazzante del cacciatore.
<< Non era necessario che ti togliessi la benda >> mugugna come per rimproverarmi.
<< Ho bisogno che accetti la mia faccia anche se la trovi ripugnante >>.
<< Non sono così superficiale >> ribatte pur avendo già spostato l’attenzione sui miei scarponi.
<< Ne sono sicuro. E’ che io ancora non la accetto. Ecco chi sono adesso, sono tutto ciò che ho scelto, sono il pilota e il cacciatore, sono queste due facce. Pensavo che, se fossi diventato come i miei fratelli, avrei magicamente risolto ogni cosa. E, invece, guarda … guardami! >> grido per accendere, se non l’attenzione almeno il suo orgoglio. Quando finalmente è concentrata sul mio viso riprendo: << ho due facce, sono come due anime e ognuna contiene un po’ di bene e un po’ di male. Mi tirano da una parte all’altra e io non so come metterle d’accordo >>.
<< Perché è così importante che sia proprio io ad accettarle? >> Asuka si è riconosciuta forse nella mia confessione e ora mi pone la domanda che le sta a cuore.
<< Non mi sembra così strano che il giudizio di alcune persone conti più di quello di altre. E poi non essere accettato dalla ragazza che ti piace e viverla come se non ti importasse è da masochisti >>.
<< Sai cosa intendo … >> la Second comprende che quella era la risposta ufficiale e mi esorta a dire la verità.
<< Si, so cosa intendi. E’ cosi e basta >> questa è la verità. << Non sono in grado di dirti perché, so che ha a che fare con … con una specie di missione >>.
<< Riportarmi a casa? Secondo te cosa significa? >> mi chiede stavolta con genuino interesse.
<< Non so dirti neanche questo ma sento che è molto importante, anche se forse è un’altra follia >>.
<< Te lo dicono le … le voci? >>
<< No, è qualcosa di più antico, esiste da >> forse prima di me << sempre >>.
<< Potrebbe essere una costruzione del tuo senso di colpa, non ti pare? >> Shikinami non vuole contestare, bensì capire e lo dimostra con il corpo. Le gambe finalmente libere si coricano sul cemento piegate come due virgolette caporali a chiusura di una frase. Avvicina il busto e la testa, stabilizzandosi su un braccio teso che tocca anche la mia gamba, mentre con l’altra mano si copre il grembo. 
<< Se la metti così … >> prendo tempo perché non sono sicuro di volerle spiegare le ragioni che smentiscono la sua teoria.
<< Forse le tue voci dipendono da questo >> insiste. << A proposito, quante sono? >>
<< Una >> in genere << e no, sono sicuro che c’entri poco con il senso di colpa, il bisogno di riconoscimento, di purificazione o altro. E’ reale per me >>.
<< E non ti preoccupa? >>
<< No. Anzi, quando ne ho accettato la presenza mi ha aiutato a … mi ha aiutato molto. Adesso mi ci sono affezionato e mi dispiacerebbe non sentirla più >>.
La Second mi osserva perplessa. << Devi ammettere che è strano >>.
<< Andiamo, Asuka! Abbiamo combattuto creature assurde chiamate Angeli, stiamo … state combattendo un pazzo psicopatico che vuole trasformare il pianeta in un immenso brodo di carne con il suo esercito di Angeli sintetici, tu sei per metà un Angelo, a me hanno trapiantato il braccio di un Eva, passo il tempo con tre adulti che non conoscono neanche il loro nome e soffro di un problema agli occhi che nessun collirio potrà mai risolvere. Sentire una voce nella testa mi pare che come stranezza sia nella media >>.
<< In effetti … il tuo discorso fila >>.
<< Quindi, sei d’accordo con me? >>
Asuka sorride e c’è una certa complicità nella sua espressione. Sospira profondamente come se si sentisse all’improvviso stanca. << Come risponderebbe la tua tsundere? >> mi dice con l’aria di chi sembra essersi arresa all’idea di sfilarsi l’ultima maschera e di mostrare il suo vero volto.
<< Strillerebbe qualcosa di assurdo >> grazie << e vagamente comico per non far capire al protagonista maschile che in fondo gli vuole bene >>.
<< Ti va se prendo una pausa dal personaggio? >>
<< Fa’ pure, non mi dispiace >>.
<< La tsundere non ti è simpatica? >>
<< Non è questo. Quando reciti questa parte mi capita di pensare che potrei avere una speranza. Allora sogno che un giorno riuscirai a volermi bene, però anche così mi fai male. Dio mio, ho sicuramente tanti punti deboli ma con me sei un cecchino infallibile >>.
Il suo viso si rattrista, piega il braccio che strofinava sul tessuto del pantalone e rilassa la schiena. Due volte si riprende come se a issarla fossero le parole che spera di pronunciare e due volte le ingoia e ricade a causa del peso.
<< Non fa niente >> le dico. << Stiamo pur sempre parlando di Ikari Shinji >>.
<< Che adesso ha due facce >> torna a guardare le mie due anime.
<< Che adesso ha due facce >> ripeto.
<< E che appartengono ad un’unica persona, soltanto … >>
<< … considerata da due punti di vista differenti. Cacciatore e pilota insieme. Verrebbe da dire che l’esterno è lo specchio dell’interno >>.
<< Se smettessero di essere così diffidenti >> il suo tono mi accarezza, << potrebbero ammettere che in realtà si vogliono bene >>.
<< Fino ad allora potrebbero formare una buona squadra >> a malapena sento la mia voce tanto siamo vicini. << Che ne dici? >>
Asuka non risponde, muove la mano che teneva a riposo e sfiora il mio occhio da cacciatore, scende lungo la cicatrice e si ferma prima di attraversare la guancia. Le prendo la mano per impedirle di proseguire. Mi piacerebbe restare così ma sono determinato a fare un passo indietro, qualunque cosa significhi, e smetto di stringerla.
Shikinami ricostruisce il mudra con cui saluta il tramonto. << Volevo essere una ragazza >> mi confida.
<< Come? >>
<< Per questo ho accettato di uscire con te. Volevo sapere cosa si prova ad essere soltanto una ragazza. Sai, prepararsi per un appuntamento, scegliere cosa indossare senza doversi chiedere se implementa o meno la connessione neurale con il tuo evangelion, domandarti se è meglio arrivare puntuali o farsi aspettare, piuttosto che “riuscirò a vincere oppure oggi finirà tutto?” … Cose di questo genere insomma. E’ stupido, non credi? >>
<< Questo dimostra ancora una volta che sei più in gamba di me. Tu hai tanti ricordi … >> soffio via il magone e la tentazione di svelare troppo << ricordi tristi e, nonostante ciò, hai scelto di incontrarmi e di provare a vivere in modo diverso anche se per una sera. Io, invece, ho dormito a lungo, e non portavo addosso il peso di trent’anni di vita spesi a combattere. Inoltre, ho conosciuto persone che, pur di tenermi lontano dai pericoli, se servisse a qualcosa, si getterebbero tra le fiamme. Loro si sono presi cura di me >>.
<< Adesso tu … hai quella cicatrice >>.
<< E così >> traggo le conclusioni << lo specchio su cui ti potevi riflettere ora è danneggiato. Dopo … quando sono diventato come i miei fratelli anch’io ho pensato che fosse cambiato tutto. Ed è stata una sensazione sgradevole. Per questo ho cercato di evitarti >>.
<< Avevi questioni più importanti da risolvere >> incredibilmente Asuka prende le mie difese.
<< Mi vergognavo di me >> io invece impersono la pubblica accusa. << E pensare che avevo ottenuto proprio ciò che desideravo. Confidavo nel fatto che così avrei invertito la tendenza. Shinji che finalmente è abbastanza forte da salvare il mondo o una sola persona senza combinare per forza una strage. Ho guardato alle pietanze sul menù e non al prezzo e sono rimasto scottato. Però quando abbiamo combattuto un dio … >>
<< Un dio? >>
<< E’ un’altra storia >> mi sbrigo a chiudere la parentesi. << Lascerò che a raccontartela siano i cacciatori, così non penserai che sono l’unico pazzo. Cerco di esprimermi meglio >> prendo un bel respiro mentre coccolo le emozioni. << Un giorno i nostri demoni ci hanno trovati e noi non siamo fuggiti. La delusione non se n’è andata ma non provo più un’insopportabile vergogna. Dire anzi che inizio a tollerarmi. E lo devo anche al Paparino che mi ha aiutato a capire >>.
<< In che modo? >> Shikinami adagia la testa su un braccio.
<< Mi ha spiegato che certe esperienze ti costringono a cambiar pelle, che non sono più un ragazzo e che non si può vivere di ricordi, neanche di quelli belli[41] >>.
<< Certo che gli vuoi davvero bene >> riflette ad alta voce e non si preoccupa di nascondere la sorpresa che le procura questo Shinji.
<< Se lui fosse stato mio padre… >> stringo le labbra e alzo un dito per impormi di mantenere un contegno. << Se fosse stato mio padre sono sicuro che avrei fatto scelte diverse, perché sarei stato una persona diversa. Per questo voglio … ti ho proposto di uscire di nuovo con me. Pensavo ad un nuovo primo appuntamento. Così, invece di sognare un’adolescenza che non c’è più, avremmo potuto scoprire se esiste un altro modo per essere felici. So che non sono più l’apprendista cacciatore che hai baciato, né il pilota. Però, ciò che sono adesso potrebbe non essere così male, potrei ancora assomigliare, almeno un po’, al tuo Shinji >>.
<< Lo hai detto anche quando ci siamo visti davanti alle vostre terme. Che significa? >>
<< Ho sempre avuto l’impressione che tu rifiutassi me perché avevi uno Shinji >> uno per ogni personalità se non addirittura per ogni fantasma che vive dentro di te << particolare in mente, una sorta di … >>
<< … Invincibile Shinji? >> mi anticipa. << Forse sei tu che lo cerchi perché ti rifiuti >>.
Non ne sono convinto ma << allora perché, quando ci siamo scontrati vicino al locale pochi giorni dopo il mio … rito di passaggio, mi hai chiesto dove fosse il tuo Shinji?[42] >>
<< Perché non mi piaceva lo Shinji che avevo davanti. Non eri tu >>.
E invece … << Non è piaciuto neanche a me. Scusami >>.
Tra me e lei cala il silenzio. E’ confortevole, nonostante il ronzio di una certa tensione disturbi il momento. Non provo imbarazzo, più che altro avverto una certa stanchezza. La fortezza nel mio cuore ha retto all’urto della prova, è ridotta male ma è ancora in piedi e mi mantiene lucido quanto basta perché capisca che farei meglio ad andarmene, considerato che davanti a Shikinami mi sento per la prima volta con la coscienza a posto.
Il sole è quasi scomparso dietro le montagne e il cielo sopra il lago difende piccole oasi di arancione e viola contenute in pochi frammenti di nuvole, mentre tutt’intorno è il rosa, il celeste e il blu scuro che galoppa alle nostre spalle frenato solo da una grande luna che prende vita.
Scendo dal parapetto.
<< Già te ne vai? >> reagisce la rossa.
Controllo un brivido. << Ti ho fatto perdere il tramonto. Però c’è ancora qualcosa di bello da vedere >> sono già di spalle e muovo un passo.
<< A me non piace, mi fa sentire sempre triste come anche tu hai notato >> mi rivela costringendomi a fermarmi.
<< Allora perché passi le sere a guardarlo? >>
<< Non so perché vengo qui ma sento che devo farlo o non ne capirò il motivo >>.
Soryu forse non ti parla ma c’è, eccome, e ne sei consapevole, vero Shikinami? << Se tu … fossi pazza come lo sono io, cosa risponderesti? >>
Sento Asuka tirar su col naso. << Una sensazione >> non ho bisogno delle mie particolari percezioni per intuire che si è appena voltata. << Qualcuno che conosco, non so chi, morirà al tramonto >>.
Un battito diverso, di quelli a cui ho imparato che è bene prestare ascolto, rompe il ritmo. Quindi, è evidente che lo conosco anch’io.
<< So che non voglio >> continua << e che non posso farci niente. Vengo qui perché, se conoscessi il suo nome, potrei almeno dirgli addio. Non è razionale … >>
<< Per questo dai le spalle all’alba, per non vedere il suo ultimo giorno >>.
<< E’ assurdo, non è vero? >>
Registra il dato e sospendi il giudizio! Furia Buia mi ha insegnato anche questo: come ci si difende da certi fantasmi. << No, non lo è >> rispondo con sicurezza. << Non ho dubbi che un giorno scoprirai il significato di questa sensazione >> indizio.
Asuka rimane zitta e io completo un altro passo.
<< Come faccio a sapere che sei veramente cambiato? >> mi blocca ancora.
<< Ti ho dato il tormento per farti accettare che fossi cambiato. Non puoi saperlo, Asuka >> dico la verità, << e purtroppo neanche io. Sinceramente non capisco più la domanda. I fantasmi del ragazzo sono ancora dentro di me. Posso soltanto prometterti che li affronterò finché ne avrò la forza e che lotterò anche contro quelli nuovi >>.
<< E quando non avrai più forze? >>
<< Allora, mi auguro che qualcuno vorrà aiutarmi >>.
Concludo il terzo passo sempre di spalle, immaginando di essermi allontanato abbastanza da riuscire a vincere la forza di attrazione del centro di gravità vestito di rosso.
E, invece, non è così. Indugio a proseguire pregando che mi parli ancora.
<< Allora, giurami >> se Asuka non mi legge nel pensiero, allora i nostri desideri combaciano << che possiamo avere fiducia in te >>.
Questa volta, però, mi giro.
<< E’ una decisione che spetta solo a voi. Io non l’ho ancora conquistata >> mi lascio consigliare dal fantasma di Sakura.
<< Ti rendi conto che se ti concedessimo la nostra fiducia per te sarebbe molto facile perderla? >>
<< Perché l’ho già persa altre volte >>.
<< Ti rendi conto che potresti tradirla ancora? >>
<< Si, anche in buona fede >>.
<< Ti è chiaro >> ringhia emozionata << che ti conviene rispondermi: vi giuro che merito la vostra fiducia? >>
<< Ti è chiaro che non desidero altro e … >> un ultimo sforzo << che perciò non posso promettertelo? Asuka, dovrò fare altre scelte, alcune si riveleranno buone, altre sbagliate ma avranno tutte degli effetti anche su di te e a qualcuno farò sempre torto >>.
Shikinami mi aveva teso una mano sperando che l’accettassi. << Quantomeno stai dicendo la verità >> afferma aspra erigendo l’ennesimo muro. << E’ un buon inizio >> la voce però non è altezza del compito. << Potresti riuscire davvero a fare qualcosa di buono e senza bisogno del mio aiuto >> si stringe nelle spalle. << Va bene >> grida, << faremo squadra, basta che la smetti di appiccicare la mia faccia al tuo senso di colpa. A me non serve uno stupido … >>.
Io posso salvarlo[43]. Così aveva detto quando Makinami la informò che la Wille aveva già preparato la corda per impiccarmi.
Non è il tuo senso di colpa che voglio, non lo capisci? … Tu continui a vedere Shinji quando mi guardi ed è disgustoso perché io sono qui[44].    
<< Quando ti ho baciata … >> mi bastano quattro parole per ottenere che la smetta di abbaiare ai fantasmi. << Quando ti ho baciata, quella sera, nonostante il finale >> solitario << assurdo ho compreso … >>
<< Non dirmelo! Hai capito di esserti follemente innamorato di me >> Shikinami prova a fare la spaccona.
<< Mi sentivo così inetto, così sbagliato, così in colpa per tutto >> letteralmente << che mi ero convinto di essere il buio e tu … tu mi sembravi l’esatto opposto. Eri bellissima, splendente. Pensavo che uno come me potesse solo >> sporcarti << infettarti. E invece, quando ti ho baciata hai smesso di essere una dea o … un diavolo dai capelli rossi e sei diventata una persona, un comunissimo essere umano e ti ho trovata imperfetta proprio come me e ho visto anche in te il buio >>.
<< Questa si che è il modo giusto di corteggiare una donna >> commenta salace.
<< E, dio, ti ho adorata per questo, per la prima volta >> almeno nella forma di questa coscienza << ti ho adorata e ho adorato la tua imperfezione e ho provato simpatia per la mia imperfezione e mi sono detto: “cavolo, non è giusto amare soltanto la luce”. Avevi ragione, ho sempre visto la mia colpa, non te. Io non ti ho mai guardata >> spero che l’altro Shinji abbia fatto in tempo a capirlo. << E quando ti ho baciata sono riuscito a guardarti e non ho sentito né colpa né vergogna e mi è piaciuta la ragazza >> e la donna << che ho visto >>.
Asuka non dice niente, io resto fermo e aspetto. Dopo secondi che mi sembrano lunghi come interi giorni, strofinando sul viso il dorso della mano, con voce rotta dice: << il sole è tramontato, me l’hai fatto perdere >>.
<< In compenso la luna sta iniziando a brillare >> replico.
<< E’ fredda >>.
<< E’ lucente >>.
<< Copre le stelle >>.
<< Illumina la strada >>.
<< Ti piace andarmi contro? >> scoppia in una risata liberatoria e nervosa proprio come un pianto.
<< Finché ci riesco preferisco concentrarmi sul bello >>.
<< Perché sei ancora qui? >> quasi bisbiglia.
<< Non mi hai detto di andarmene >> e dimmi di restare, accidenti!
Quasi quasi la preferisco quando dà di matto. Se non respirasse, probabilmente penserei di trovarmi davanti ad una bambola di pezza. << E dimmi qualcosa! >> urlo dentro me. << Non costringermi a venirti vicino. Sono così stupido che ti dirò sicuramente: “Asuka, voglio stare sempre con te”. E non posso sopportare che anche qui tu risponda: “non fare niente”.
Shikinami non è imprigionata nella sua mente, è triste forse arrabbiata ma non è indifesa, non è travolta dagli eventi né si sente schiacciata come quell’altra Asuka.
<< Accidenti! >> impreco sotto voce << Stavolta sono sicuro di averne fatta una giusta. Forse oggi non mi cazzierà né mi prenderà a pugni ma non c’è premio neanche per i giusti. Va bene così, Stupishinji >>.
Striscio il quarto passo. Sono fuori. << Io devo andare >> la mia schiena parla alla sua.
<< … Un nuovo primo appuntamento, hai detto? >>
Fuori … come no! La voce della Second atterrà metà dei pensieri. << Si >>.
<< Potresti non piacermi più >> a crudo infila un dito nella piaga e lo gira per vedere quanto mi fa male.
<< Potrei non piacerti più >> ripeto ad alta voce per accettarlo.
<< E’ inutile aspettare >> sento Asuka che salta dal muretto. << Togliamoci il dente >> mi dice piazzandosi di fronte a me.
Meravigliato sbatto nervosamente le palpebre cercando di mettere a fuoco Shikinami, non perché sia buio pesto (il biancore della luna e le ultime lingue di fiamma che risalgono dalla catena montuosa dietro cui si è nascosto il sole, non chiedono alla vista di fare gli straordinari) quanto perché per mi era apparsa una ragazza dai capelli rossi con indosso uno striminzito pantaloncino jeans e una maglietta gialla a maniche corte. Era vestita così ...
<< Che … che significa togliamoci il dente? >> domando.
<< Ho usato una tua frase >> risponde. << Se non mi piaci più, niente appuntamento >>.
<< E come … >>
Asuka non mi fa finire, sale sulle punte e mi bacia.
Il contatto è breve e insolitamente tenero, del tutto diverso rispetto a quello più aggressivo a cui ricordo mi costrinse il suo doppio. Identica, invece, è la sorpresa che rallenta la risposta.
Asuka ricade più vicina con le mani che aderiscono al mio petto e mi fissa interdetta. Mi chiedo se anche lei …
<< Ritentiamo >> sussurra prima di baciarmi una seconda volta con più decisione. La sorpresa, esattamente come ogni inutile considerazione, finalmente si spegne e cede il passo al desiderio che si è appena acceso. << Sono qui, adesso >> non mi dico in una frazione incalcolabile di secondo, << e non aspetterò che si stanchi >>.
A differenza del nostro primo ultimo bacio, non ho bisogno di chiedere ripetizioni al maestro e la mia compagna d’avventura sembra felice, forse addirittura troppo, che io non sia più bloccato.
Tocca a me, infatti, il bellissimo e ingrato compito di contenere la passione della guerriera che sta affrontando la sua paura come è solita fare, lanciandosi all’attacco.
Io, invece, voglio attendere prima che la battaglia entri nel vivo. No, non lascerò che la fiamma bruci troppo in fretta, non dopo esserle arrivato così vicino proprio quando mi ero arreso all’idea di attendere, paziente, il mio turno.
Io ho imparato a divorare voracemente il cibo per sfamarmi senza goderne; per questo capisco l’importanza di assaporare ciò che è buono. La pelle del suo viso è così liscia che mi costringo ad accarezzarla con gentilezza per non rovinarla con la mano interamente umana, sicuramente più callosa di quanto non lo fosse tre mesi fa.
Asuka termina di martoriarmi la maglia e di slabbrarne il colletto, con una mano impone un blocco, con l’altra imprigiona le dita che percorrevano indisturbate la sua guancia. Si stacca e mi sorride come se volesse prendersi gioco di me. Si allontana col busto quando cerco di baciarla usandomi per darsi la spinta, porta indietro la testa quando la tiro a me. Non vuole che smetta, mantiene solo la distanza necessaria, resiste solo quanto serve per farmi illudere di avercela fatta e continua a sorridere con la bocca innocente di una ragazza che rivela la consapevole carnalità di chi è già donna; mi analizza con il suo occhio di un azzurro che mi appare sfavillante e in cui non scorgo più tracce di odio.
Non mi chiede di meritare la sua fiducia, ha messo in gioco tutta se stessa e ora semplicemente gioca con me.
<< Sei un uomo o no? >> mi sfida riutilizzando le parole del suo passato e aspetta che mi arrabbi.
Solo quando raggiungo la giusta temperatura lascia cadere i diaframmi e mi concede di prendere un altro po’ di piacere. Ed io, io ho di colpo fame, una fame irrazionale che monta alla velocità di un cuore impazzito ed ho sete. Chi se ne frega dei cacciatori, chi se ne frega della missione, chi se ne frega di Gendo! Da quanti secoli cerco di bere quest’acqua? Mi sei mancata, Asuka, sono vite intere che mi manchi.
Shikinami o Soryu o entrambe si caricano la piuma che è stata mia pochi minuti fa e rallentano e addomesticano l’ira che hanno scatenato senza privarla del suo vigore; contengono il fuoco e lo controllano affinché non distrugga e lo alimentano affinché possa continuare a creare.
Passioni, desideri, sentimenti, emozioni repressi per lungo tempo a causa della paura, della colpa e della vergogna esplodono e si mescolano e si concentrano in un continuo abbraccio di corpi e anime. Vorrei tanto riuscire a rassicurarla che tutti gli Shinji possibili sono qui per lei.
Le dita di Shikinami sono affusolate, lunghe e veloci nello scandagliare la pelle di un ragazzo che non è più un bambino, graffiano, accarezzano, strisciano fino a farmi perdere il senno; cercano e infine trovano ciò che bramano esplorandolo in tutta la sua lunghezza fino alla sommità e allora delegano pollice e indice a compiere la stregoneria che mi toglie il fiato.
Non posso resistere al furore cieco che mi scoppia come se volesse farmi a pezzi l’anima, il suo tocco è insopportabile e non resisterò a lungo. Rapido le arpiono con violenza la mano per staccarla dal giocattolo, con l’altra stringo dietro la nuca per obbligarla a darmi tregua e a recuperare l’ossigeno di cui ho bisogno affinché possa finalmente dirle dal profondo di tutti i miei passati: << no! Il naso no! >>
<< Il tuo respiro mi fa il solletico >> risponde mordendomi dolcemente un labbro.
<< Fattelo passare! >>
<< Guarda che ho io il controllo >> Asuka con i denti ora graffia la guancia sana >>.
<< No >> ribatto cercandone le labbra tenendo in ostaggio la sua mano.
<< Detesto quando mi dici no >> mi rimprovera accettando di farsi trovare.
<< Come ti capisco >> le dico prima di svanire nuovamente a me stesso nel sapore della sua bocca che mi accoglie un pellegrino stanco.
Anche Asuka cerca aria e non si preoccupa del mio trasporto. Con il palmo sulla mia gola mi costringe a separarmi. << Tieni a bada la lingua o te la strappo a morsi >> mi avverte, << chiaro? >>
<< D’accordo >> acconsento e mi tuffo rompendo senza grazia anche quest’ostacolo; prego che stia bluffando perché non ho alcuna intenzione di darle ascolto. << Se questo deve essere l’ultimo bacio con il demone per cui brucerei volentieri all’inferno >> mi dico, << allora lo vivrò, la vivrò fino all’ultimo >>.
Ringrazio di essere nato Ikari Shinji perché questa ragazza terribile e meravigliosa accoglie e, voglio sognare, adora tutti gli Shinji che può gustare, rinunciando a fare distinzioni.
Gli intervalli che ci concediamo per recuperare sono sempre più brevi e più intenso è il desiderio di ritrovarci uniti. Asuka non riflette e regala affetto alla parta insana di me. Accarezza e bacia il mio occhio e la mia cicatrice, la mano scivola per raggiungere l’orecchio e …
<< Forse non è il caso … di toccarmi questa guancia, … che ne pensi? >>
Shikinami aspetta che i neuroni rispondano all’appello, poi si arrende: << hai ragione … Lo sai >> ansima mentre affila le unghia sulla mia schiena << che sono più … più forte di te >>.
<< Si … lo so >> sospiro scendendo lungo la guancia e il mento fino a lambire il collo, bianco come il latte, ma in realtà vorrei solo sbuffare: “e chi se ne frega”.
La rossa, saggiamente, non mi crede e spezza il gioco trasformandolo in lotta. Chiama in aiuto l’Angelo e mi strattona e mi spinge finché non vado a sbattere contro il muro basso da cui eravamo scesi.
Mi tira a sé e, dopo aver schioccato l’ennesimo bacio sulle labbra, sussurra, orgogliosa e divertita: << te l’avevo detto che sono più forte di te >>.
La sua voce raggiunge le mie narici come profumo di spezie rare, la sua pelle è come il fiore di pesco e i capelli deve averli intinti da bambina nell’acqua di una fonte miracolosa a cui solo le ninfe dei boschi avevano il diritto di accedere.
La ninfa ha fatto male i calcoli o forse sperava che questi mesi, magari secoli, di brutture avessero fatto nascere un fauno nell’anima di un bambino. L’occhio del pilota svela che nel profondo la sua natura è identica a quella dell’omologo appannaggio del cacciatore e, ardente e rosso come si presentava il sole poco prima del tramonto, concede ad Asuka solo il tempo di chiudere il suo.
La sollevo da terra prendendola per i fianchi e, ruotando, con poca accortezza la costringo a sedere sul cemento contro cui mi aveva spinto, << Ti ho detto che lo so >> sbotto furioso e intimorito prendendomi le sue labbra e le guance e raccogliendo torrenti di seta tra le mani, incurante del fatto che la serata potrebbe terminare presto … con un micidiale calcio.
<< Non apri il sinistro? >> Asuka resta seduta e accetta di non difendersi.
<< Vuoi che lo faccia? >>
<< Un'altra volta >> risponde mentre mi addolcisce con un’ininterrotta carezza.
<< Come desideri >>.
Shikinami sposta la testa offrendomi la gola mentre incrocia le gambe intorno alle mie << Ti dà fastidio … l’Angelo? >>
Non è la domanda a frenare il mio lavoro ma il suo sguardo che svela una macchia nell’ entusiasmo. Io conosco quello sguardo, comprendo la sua paura. << Hai detto che ti protegge, vero? >> ne sfioro, con ritrovata tenerezza, il mento.
<< Si >>.
<< Allora adoro anche l’Angelo >> decreto precipitando nel mio sole rosso.
Ad un millimetro da un ultimo bacio, che il suo sorriso di colpo timido - come può mostrarlo solo chi ha chiesto e ottenuto di essere accettato - mi aveva fatto intendere come un ringraziamento speciale, sono frenato da un sospetto. << E il mio occhio? >>
Il sorriso di Asuka torna ad essere adulto come il bagliore che proviene dalla fessura attraverso cui la sua pupilla mi spia. << Mi piace anche lui >> risponde leccandomi le labbra.
<< Meno male >> soffio chiudendo l’occhio per sentirla meglio.
<< Hai perso la benda >> mi informa del particolare più insignificante dell’intera esistenza.
<< E’ un problema? >>
<< No >>.
<< La cercherò più tardi, va bene? >>
<< Fatti tuoi … Fammi scendere! >> mi ordina sciogliendo l’intreccio delle gambe e facendo forza sulle braccia per darsi la spinta.
<< Provaci! >> la sfido rimettendola seduta.
<< Come vuoi >>. Shikinami mi afferra le mani incastrando perfettamente le dita tra le mie, quindi ritenta.
Impegnati in una stupida, infantile e divertente battaglia lottiamo per una vittoria di cui non c’importa. Le labbra restano incollate ma ora il bacio è  finto poiché stiamo già ridendo.
<< Sei stupido >> mi tira un calcio alla gamba.
Un flash ci acceca e la risata si spegne.
Un “Oggi no” prorompe dall’anima. Può angustiarmi per il resto della vita ma oggi il nostro passato deve starsene buono. << Anche tu sei stupida >> le dico restituendole il colpo.
<< Oggi no >> sussurra Asuka che torna da me, riprende a guardare me e sorride a me.
Il mio cuore non sa decidersi se rallentare o premere sull’acceleratore fino a schiantarsi ma batte diversamente e so che siamo in due in questo momento, chiamati a vibrare secondo una particolare frequenza. Soryu e Shikinami dall’altra parte battono come un cuore solo e sono più brave a scovare e a suonare la nota che cercavano, quella che permette loro di incontrare il passato e il presente di Shinji. << Se ci fosse la luce del sole >> mi dico << potrei imprimere nella mente il volto dell’amore. Se riportandola a casa avrò in premio che mi guardi così per il resto della vita, durasse anche un secondo, allora non chiedo altro >>.
<< Scommettiamo che stavolta ci riesco? >> la Second mi sfida ancora e le sue parole ristorano le mie orecchie come il miele che addolcisce una bocca amara. Senza alcuno sforzo, stringendo ancora le mie mani non come un guerriero che vuole dimostrare la sua forza, bensì come un amante che non vuole lasciare l’amato, mi bacia ripetutamente sul cuore e lentamente risale lungo il collo aspettando che le barriere cadano e il vincitore sia vinto.
<< Visto? >> mi dice quand’è in piedi. La guardo incantato e intontito, non mi capacito di come sia riuscita a farmi cedere senza che potessi opporle resistenza.
Mi raggiunge un altro bacio tenero, fanciullesco nella forma, non nelle intenzioni, che trasporta l’energia vitale di ragazza in cerca di soddisfazione e la sicurezza di una donna già soddisfatta.
<< Chi sei? >> ansimo e i baci aumentano.
<< Non sono una tsundere >> e i baci cambiano di nuovo pelle. << Te l’ho detto, so essere dolce se voglio >> e i baci ancora una volta riducono in polvere la mia coscienza. << Abbracciami stupido! >> mi invita avvolgendo le mani attorno al collo. Soffia e il cumulo di polvere si disperde e i sensi conoscono altra gioia.
Non mi abbracci mai!
Incateno a me questo scorcio di passato e il sincero dispiacere per quella ragazza; ne traggo insegnamento e forza per assecondare la richiesta di due donne. La stringo come se temessi di perderla da un momento all’altro e cerco ancora ed ancora le labbra, le guance, l’orecchio e il collo << Ti abbraccerò per milioni di anni >> ringhio, idealmente puntando un dito medio in faccia a quegli altri anni di merda che mi toccherà un giorno ricordare, e non mi importa di sembrare banale.
<< Me ne basta uno >> Asuka spinge la sua guancia sulla mia e ho la sensazione che stia per piangere e poi … << Ahi, non mordermi così, fa’ piano! >>
<< Scusa, mi sono fatto prendere >>.
<< Me ne sono accorta >> finge di arrabbiarsi mentre sposta i capelli, che erano accorsi in aiuto della pelle ferita, invitandomi così a rimediare.
<< Dopo >> cambio programma e riprendo a baciarla con devozione, con gioia, con passione; la stringo più dolcemente poiché neanche lei vuole fingere di fuggire.
Nel mio battito irregolare, così intimo che non può non essere che il mio, così estraneo che non può appartenere soltanto a questa coscienza, avverto di nuovo il retrogusto amaro di un rimpianto. Per Shinji e Asuka un abbraccio sincero e un vero bacio vissuti quasi con fede, mutualmente ricambiati per proteggere due persone buone dalla paura, dalla delusione, dal rifiuto e dal tradimento, sono rari come rose bianche in un deserto spaccato di fantasmi.
Non siamo stati fortunati, perciò oggi io e Shikinami qui dispenseremo un po’ di giustizia a due persone sfortunate e immature che si sono incontrate nel momento e nelle condizioni peggiori e che, prive delle necessaria temerarietà, non hanno mai osato dare un nome al sentimento trasformato che li teneva uniti. << Shinji >> dico all’altro me, << non c’è domani, non c’è un perché. Stammi vicino e incontra la Soryu che stai cercando da millenni >>.
Shikinami non mi lascia e accorda i suoi strumenti ai miei per intonare  la nostra musica ed è armonia nei nostri gesti, tenerezza passionale nelle nostre effusioni, desiderio maturo nei nostri sensi. Attraverso le sue labbra percepisco un sapore identico agli altri, eppure nuovo. Soryu ha trovato lo Shinji che cercava e io posso finalmente adorare anche Soryu.
I battiti tornano ad essere i miei.
 
Goditi il viaggio, ragazzo, e non pensare a me, che pure sono te.
Questa festa è per voi due, che pure siete noi.
Ce ne abbiamo messo per farvi incontrare.
 
Siamo di nuovo io e la ragazza di questo mondo, sebbene appartenga al mio; ci guardiamo come due orfani che si incontrano e ricercano vicendevolmente conforto. L’incantesimo, però, non si è spezzato; anzi mi sorprende la verità: che l’armonia è anche nella confusione e la musica può vivere nel chiasso. Il ritmo è più vivo che mai e noi non vogliamo smettere di danzare.
<< Ciao, Shikinami >> sorrido e piango di gioia tenendole il viso con una mano.
<< Ciao, Shinbamboccio >> sorride e piange di gioia accarezzandomi il mento.
La coscienza affonda ancora ed è felice, il cuore stavolta accelera e basta e non dà l’impressione di volersi arrendere, il senso torna a vagare libero alla ricerca irrazionale di tutti i piaceri abbandonando, privo di scrupoli, la strada indicata dagli adulti per goderne la finezza, la mente intera si tuffa nella nebbia.
Aggrappato al filo del nostro discorso riprendo a torturare il suo collo, sempre lo stesso lato. Asuka non mi dà più istruzioni: punisce il dolore graffiandomi dietro la nuca e stringendo tra i denti il lobo del mio orecchio; premia il piacere posando labbra dolci e coraggiose sulla mia pelle.
E’ tornato un velo di innocente pudore tra noi ma si tratta di un’illusione; è solo la ritrovata inesperienza che ci impone di prestarci aiuto per manipolare un materiale reso particolarmente instabile dalla fisiologia di due corpi che sono tornati a crescere e dalla chimica che li attrae.
E’ così vicina a me che non so scegliere su quale punto di contatto far confluire la coscienza, il seno preme sul petto sospinto dalle mie mani che le tengono ferme le scapole e …
 
Shinji timido: << scusate >>.
 
E dai, non rompere!
… e i capelli invadono la mia faccia. Adoro i suoi capelli che mi bendano rendendo più eccitante ogni momento vissuto nell'oscurità.
 
Shinji timido: << ehm, scusate >>.
 
Te lo dico una volta sola: via dalle palle!
 
Mi fanno impazzire i suoi gemiti, il suo ansimare sommesso, scomposto e forzato, con cui mi conduce fin nei campi elisi; adoro ogni suono che proviene dalla sua bocca perché copre il rumore del mio respiro, un rantolo che mi ritorna rozzo mentre gonfio il petto come se raddoppiassi nelle dimensioni e lei …
 
Shinji timido: << scusate >>.
 
Lo sappiamo!!!
 
Shinji timido: << ah … Scusate allora >>.
 
Dopo aver mancato tanti rendez vous, finalmente chiudiamo l’ultima distanza in …

… tre, due uno. Atterraggio riuscito, comandante.

Carbonizzo in un attimo il capitano Kirk e tutto l’equipaggio dell’USS Enterprice, inclusa la nave stellare, al fine di educare col terrore le centinaia di fantasie assurde che premono alla porta per reinterpretare il momento.
Asuka si blocca, mi guarda incredula come se non potesse spiegarsi ciò che è appena accaduto ma non è sorpresa a causa della nuova connessione attivata con il completo azzeramento della distanza - mi rendo conto che quello lo aveva dato praticamente per scontato.
No, in realtà scruta il suo Shinji alla ricerca di un significato da attribuire al mio gesto istintivo sebbene consapevole.
La mano umana, approfittando della voluta disattenzione dell’intero sistema e benevolmente consigliata da più antiche e sapienti forze, si è posata sulla coppa del suo seno e ora si chiude per contenerla.
<< La tua mano >> mormora il bellissimo demone.
<< Sta … sta … comoda >> balbetto.
<< Lo vedo >> ammette ancora meravigliata.
Shikinami vive un atto naturale che vuole essere il primo di tanti, tantissimi altri come se fosse straordinario e non perché sconvolta da un virginale imbarazzo. Tra tutti i muri dell’anima che segnano i confini tra Shinji e Asuka questo è il meno resistente eppure il più innervato di implicazioni.
Glielo leggo in faccia che deve prendere un’altra decisione.
Questa ragazza è consapevole del suo corpo ma, se i suggerimenti del mio passato non mentono, per la piccola Soryu significava qualcosa di più, un motivo di orgoglio perché confermava il successo della sua corsa verso l’età adulta; di imbarazzo perché intuiva gli strani pensieri che suscitava nei ragazzi. E poi ha conosciuto Shinji che a quel seno si era particolarmente legato e a quel seno aveva dedicato più attenzioni del giusto.
Incamero aria in attesa del verdetto, Asuka espira e pronuncia la sentenza. Posa incerta una mano sulla mia, che non vuole abbandonare la sua nuova casa, e chiudendo l’occhio sussurra a se stessa: << va bene, lo accetto! >>. E a me sembra di esalare l’ultimo respiro mentre risistemo i ricordi e affianco orgoglioso quest’istantanea alla peggiore diapositiva della nostra storia.
<< E’ vero >> Shikinami mi salta nuovamente al collo << che il mio seno ti ha salvato la vita?[45] >>
<< Volevo rivederlo ancora >> rido sottovoce strofinando la punta del mio naso sulla sua fronte.
La magia di questa serata e la non del tutto acerba attrazione che unisce questi due punti di vista coscienti non mi impediscono di cogliere il senso più sottile di tutto ciò che stiamo vivendo. Attraversiamo mano nella mano i nostri rispettivi inferni, il cui percorso a questo punto coincide, affrontando le prove che ci presentano un fantasma alla volta. Ce ne sono ancora e presidiano le vie d’accesso agli stadi successivi, ad ogni singola parte del nodo intricato che rende pericolosa ogni tipo di distanza.
I veli cadono uno dopo l’altro. Asuka è più forte di me perché più grande è il sacrificio che chiede a se stessa e di se stessa dona, più difficile, quasi eroica, la scelta.
Io scopro, invece, che ad ogni passo in avanti una resistenza viene eliminata portandosi via un pezzo di vergogna di un ragazzo insieme al dolore provato da un bambino disperato.
Non ci trovo niente di male che Shinji desideri Asuka. Il mio senso  morale crolla come un castello di sabbia rivelando la sua natura composita di disistima, senso di colpa e auto repressione.
Poiché desidero allora voglio e basta!
Mi concentro solo su questo e tengo a distanza ciò che non mi serve. I fantasmi si lamentino pure, impareranno un giorno a tacere.
Provo un senso di leggera euforia e di simpatia per il mio desiderio e non mi disturba che dia priorità alle istanze del corpo per equilibrare gli slanci del sentimento, poiché comprendo che anche per Asuka è così. Gli elementi vengono mescolati secondo un’altra ricetta per creare un nuovo composto.
Per quanto mi riguarda l’appuntamento è iniziato ed è finito; ora voglio che mi inviti a salire a casa.
<< Dove diavolo posso portarla? >> latra il mio istinto mentre Shikinami sembra ancora voler privilegiare la direzione opposta, rafforzando un abbraccio che diventa più sentito, più fiducioso e amorevole.
<< Avanti, cervello pensa! >> mi frusto prima che dalle profondità della mia parte più arcaica uno Shinji vecchio centinaia di migliaia anni partorisca l’idea di azzannarla al collo fino a soffocarla e di portarla su un albero per consumare il pasto lontano dai predatori.
Nonostante il comprensibilmente ridotto apporto di sangue, il cervello reagisce con insospettata prontezza e in un supremo (e forse ultimo) rantolo di lucidità mi sottopone due chiare soluzioni corredate addirittura di specifiche tecniche.
<< 1) l’appartamento del Vecchio. Raggiungiamo il locale. Mentre puntiamo al bancone, terrorizzo gli avventori con entrambi gli occhi; col solo occhio umano acceso, invece, comunico telepaticamente ai due cacciatori superstiti del nostro gruppo che mi servono le chiavi e imploro Mami, facendo appello all’empatia che nasce dalla capacità di immedesimazione, di acconsentire a farci usare la camera del suo amore. 2) L’infermeria è piena di letti e vuota di degenti (ti ringrazio, o dea della pace). Anche Ayanami ha il suo percorso serale di decompressione. La lascerò fuori come fece il Paparino quando si intrattenne con Suzuhara >>.
 
Sei un ottimista. Come la convinciamo?
 
E’ vero, è come tentare un salto con l’asta su una fossa di coccodrilli. << Continuiamo con la gentilezza >> mi dico << e rafforziamo la sua fiducia >>.
<< Cosa vuoi fare? >> Asuka mi atterrisce con la sua voce carezzevole. Ricrea luce tra noi e mi fissa con aria indifesa e gentile mentre aspetta una risposta << Dimmelo, Shinji! >> mi esorta con tale sentimento nella voce che finalmente capisco quanto avesse ragione a darmi del  pervertito.
Con le labbra semi chiuse, arrotondate come le ventose di un polipo, e la punta della lingua pronta a scattare come quella di un camaleonte che mira ad una mosca, a pochi micron dalla sua pelle, così vicino che mi chiedo se riuscirei ad aspirare le sue cellule epiteliali con un risucchio da formichiere, ricordo ai miei neuroni che, finché sono in vita, hanno il dovere di sostenermi.
<< E adesso? >> mi domando avendo constatato che le cellule cerebrali stanno affogando in un mare di ormoni. Congelato come Ian Solo nella grafite, mi scopro a vivere al di fuori del continuum spazio temporale e con il culo che ho Doc Brown è morto in uno dei tanti impact e il dio di questo mondo non sa della sua esistenza. << Aiutami, dannato cervello! >>
L’elettroencefalogramma è ormai piatto e non mi resta che richiamare il maestro dal suo volontario esilio.
 
Lo capisci che, se ti sono rimasto solo io, vuol dire che sei fregato?
 
Cosa faccio?
 
E’ una trappola! Non esiste una risposta giusta. Anche quella che è dentro di lei è sbagliata[46]
se a pronunciarla sarai tu. Perciò dobbiamo aggirare l’ostacolo.
 
Come?
 
 Ecco il piano: vocativo, pronome personale, occhi sognanti e innamorati,
infine bacio di salvataggio sulle labbra per impedirle di ripetere la domanda.
Esattamente in quest’ordine. E’ tutto chiaro?
 
Si, Sensei!
 
Prima però fa’ un favore ad entrambi.
 
Quale?
 
RESPIRA, accidenti a te! Stiamo soffocando.
 
Non me n’ero accorto, scusa.
Dopo aver riavviato il ciclo lavorativo dei polmoni e immagazzinato aria attraverso tutti e sette i chackra contemporaneamente per non rantolarle addosso, accarezzo il suo viso per suggerirle un’unica via di comunicazione attraverso i nostri occhi umani. << Asuka, io … >> mi appiattisco sulle indicazioni del mio passato guardandola come se avessi di fronte l’incarnazione della bellissima Psiche. Un bacio appassionato viene accolto con superiore dolcezza ed Eros è ancora più innamorato. Asuka delizia il mio cuore e la mia lingua e capisco che l’ho sfangata.
<< Io cosa? >> mi domanda a tradimento.
Ma porca miseria!
<< Davvero, cos’hai in mente? >>
Tante situazioni interessanti. Per fortuna, nell’ora più incerta forze soprannaturali giungono in mio soccorso. Mi appare, infatti, avvolto in una luce di gloria il corpo astrale di Musashi che deve aver percepito a miglia di distanza le difficoltà del fratello (o intravisto la possibilità di assistere allo spettacolo) e, rispondendo all’appello, ora mi trasmette la sua saggezza.
<< Solo te, Asuka >> le dico e sono così fiero della risposta che mi porterei in trionfo da solo. << Mi sento felice con te. Dio, sei così bella che non riesco a pensare a niente >>.
Asuka sembra assaporare lentamente le parole e il gusto della gioia che le ha trasportate dalla mia bocca. Si accosta per trasmettermi con un altro bacio il piacere della sua gioia ma si ferma proprio in dirittura d’arrivo e … << invece stavi pensando che uscire con me non è più la tua priorità. Ci scommetto >>.
Ma va?!
Shikinami sbarra le vie d’accesso alle sue labbra, bloccando con due dita le mie, e mi rivolge un sorriso enigmatico a metà strada tra il malizioso e il sadico.
Ne ho la certezza, mi legge nel pensiero.
 
No, è soltanto sveglia e le hai offerto parecchi “indizi”.
 
<< Ma che … che dici, Asuka? >> fingo di non capire provando così a sacrificare la pedina per ritardare il momento in cui prenderà a calci i pezzi migliori e mi darà scacco matto.
La mia rossa non risponde, continua a indagarmi con aria vagamente accigliata e non si lascia ingannare dal mio tentativo di nascondermi dietro la maschera del bambino innocente. So già che sta confrontando la mia espressione con le foto segnaletiche che nella sua mente ha archiviato alla voce faccia da rimbambito.
Una sensualità immatura, sebbene collaudata, fa scintillare il suo occhio azzurro. Avvicina la bocca al mio orecchio superando la guancia buona. << Non vuoi uscire con me >> canta come una sirena. << Vuoi portarmi a letto, vero? >> affida al suo alito caldo il compito di indurmi a confessare.
Non immagini quanto! << Hai fatto tanto per me stasera >> mento dicendo la verità. Separo una ciocca dal fiume dei suoi capelli. << Mi hai accettato più di quanto avessi mai sperato. Davvero, va bene così, non posso chiedere altro >>.
Se Asuka è sveglia, io non sono più perennemente addormentato.
Shikinami scioglie l’abbraccio facendo un passo indietro, indugia con le mani strette nelle mie e, infine, mi lascia. < Allora, possiamo … parlarne ancora al nostro nuovo primo appuntamento >>.
<< Pe … perché? >>
<< Che razza di domanda? Hai capito, stupido, che ti ho appena detto si? Uscirò con te. Dovresti essere contento >>.
<< Non te ne andare! >> scatto riprendendo possesso delle sue mani, irrazionalmente certo che, se non la bloccassi, correrebbe in bagno a sputarmi via. << Resta ancora un po’ con me. Parliamo, camminiamo, quello che vuoi. Possiamo cenare al locale. Mami ha una cucina >> letteralmente << da dio >> e poi saremmo più vicini all’opzione uno del mio fantapiano.
<< Perché, non puoi aspettare? >>
<< A dire la verità, no, non posso >>.
<< Lo … lo capisco >> Asuka guarda a terra e balbetta a bassa voce quasi mugugnando tra sé, come se si sentisse in colpa. << Capisco che … dovevo aspettarmelo >> calpesta i fiori appena sbocciati, figli del fresco amore primaverile e mostra in tutta la sua ferocia un diavolo con le corna che punta il dito triforcuto sull’anima da infilzare. << Dovevo aspettarmi >> salta all’indietro << che un bamboccio come te perdesse la testa subito. Se ti avessi … voluto a quest’ora saresti letteralmente in ginocchio a ringraziare me, l’inutilità della tua nascita e almeno una mezza dozzina di divinità >>. Asuka si chiude avvolgendosi con le braccia e incrociando le gambe. << Hai ragione, ti ho concesso già troppo. Se speri di ottenere ciò che desideri >> indicando tutto il suo corpo, << ti converrà aspettare buono buono la prossima volta e augurati >> una ragazzina torna a farsi sentire << di essere a dir poco perfetto >>.
<< Ho paura che, quando ci incontreremo, dovrò ricominciare tutto da capo e che non riuscirò a ritrovare la … sintonia di questo momento >> ammetto con la mente già altrove. Conosco Soryu solo tramite indizi, tessere sparse di un mosaico incompleto. So poco anche di Shikinami in effetti. E’ sempre così, nessuno può conoscere veramente se stesso, figurarsi comprendere pienamente gli altri. Tuttavia, Shikinami stranamente, nonostante gli anni, è un’adolescente pur essendo già una donna.
Forse non riguarda soltanto lei, forse è normale, eppure qualcosa mi sfugge. Lei non ha bisogno di me per vivere la sua vita, lei non ha bisogno di me per andare avanti, lei non ha bisogno di un’invincibile Shinji che rassicuri il cuore di una fragile principessa promettendole un fiabesco vero amore in cambio dell’ambito fiore da cogliere.
<< Se non hai il coraggio di ritentare >> mi risveglia la Second << significa che finora hai solo mentito. A te interessa solo te stesso >> Shikinami si scalda e ho come l’impressione di sentire due voci. << Si dà il caso, bamboccio, che non ho tempo da perdere con uno come te. Al mio fianco, se proprio dovessi scegliere, preferisco avere un uomo e no … >>
Continua a parlare di sé, di ciò che desidera, di quanto trovi disgustoso un ragazzino come Shinji. Il tono si alza ma non è veramente arrabbiata; direi, anzi, che mi sta chiedendo di fermarla. Provo a riascoltare il sibilo degli strali che mi lancia senza pause. Forse contengono il tassello che mi manca, poiché mi è chiaro che il mio passo indietro non si è ancora concluso.
Ecco cosa sento: << se non puoi essere mio e soltanto mio. Con te neanche morta. Sei senza spina dorsale, un uomo della peggiore specie. Non mi abbracci neppure. Dovresti avere più coraggio. Vorrei tanto che con me ci fosse il signor Kaji. Io non ho bisogno di nessuno … nessuno, nessuno. Mai che si possa fare affidamento su uno come Shinji. Per questo guardatemi. Lo so cosa fai quando non ci sono … >>.
<< … amore, che sciocchezze! Io sono … >> la voce di Asuka è aspra ma rappresenta un faro per i naviganti come me e non posso fare a meno di seguirla. << … Questo corpo è l’unica cosa che vuoi davvero. Era fin troppo semplice da capire … Ma mi stai ascoltando? >>.
<< Hai ragione, Asuka >> mi rianimo << E’ tutto maledettamente semplice >>.
Asuka sobbalza. << E adesso che hai? >>
Matsuda me l’aveva detto, << le cause sono semplici >>.
<< Quali cause? Stai bene, Shinji? >>
“Tu vuoi il mio corpo”. Lei è il sesso, lo sa bene. Non è questo che le dà noia. Asuka sta parlando di me con me, con Shinji. Lei teme uno Shinji che cerca conforto perché sa che non si farà scrupoli a chiedere aiuto ad una ragazza sull’orlo della pazzia, perché strapperà a tradimento un piacere fittizio per sfuggire al dolore dell’annullamento, per dimenticare un’esistenza priva di scopo, perché abbandonerà un’Asuka in pericolo e lascerà che il suo corpo venga sbranato.
Il suo corpo. Ora comprendo il significato di ciò che un tempo dissi ad uno dei fantasmi nello specchio.
Io sono diventato tuo padre e tua madre, ho abbandonato una donna e ho amato una bambola. Hai visto, Asuka, di cosa era capace quello Shinji?
Ora ho capito come fare il mio passo indietro!
<< Non mi spaventa tanto l’idea di attendere il prossimo appuntamento >> rispondo ravvivato da una chiara determinazione. Riesco a guardare un po’ di più la mia principessa guerriera e posso farlo perché sto compiendo un passo indietro anche con me stesso e in tal modo traccio un confine chiaro tra Shinji e le lenti con cui osserva il mondo.
Ogni passato reclama attenzioni e continuerà a perseguitarmi con la sua orda di fantasmi ma almeno adesso so cosa voglio.
<< In realtà ho paura di vederti andar via proprio in questo momento >> riprendo a parlare << perché sono sicuro che ti basterà fare un altro passo e tornerai ad essere distante migliaia di chilometri. Tra noi è così: o troppo vicini o troppo lontani. Ma sono d’accordo con te, Asuka >> le sorrido ormai rassegnato all’idea che dovrò combattere ancora per stringerla a me: << Ne vali la pena. Vale la pena ricominciare ogni volta da zero con te. Perciò aspetterò >>.
<< Ma chi sei? >> Asuka spalanca l’occhio.
<< La versione … boh non so più quale >> lascio cadere la battuta.
<< Quindi, ti va bene se ora me ne vado? >> mi provoca a distanza.
<< No ma, se è questo che desideri, non cercherò di fermarti >>.
<< Stai mentendo >>.
<< Mettimi alla prova >>.
<< E non sorridere così! >> La visuale è buona ma sono convinto che se ci fosse più luce vedrei comparire sul suo volto una tonalità di rosso che ancora non esiste in natura. << Sembri troppo … maturo >>.
<< Desideravi che non fossi più un bamboccio. Eccoti accontentata >>.
<< Ma non così, di colpo. Mi devo abituare >> si lamenta sempre più nervosa.
<< Prenditi il tempo che vuoi >> io invece mi sento completamente a mio agio.
Shikinami prende il suo tempo. Pochi secondi in verità, spesi chiedendo consiglio al fantasma del sole dietro le colline.
<< Quindi, se adesso decidessi di andarmene? >>. La richiesta è stata esaudita e Asuka avanza di un passo.
<< Ti saluterei >> rispondo senza andarle incontro.
<< E se volessi riflettere ancora sul nostro appuntamento? >> si avvicina ancora eppure sembra rimpicciolirsi come la sua voce che mi ricorda quella di una bambina che desidera fare pace.
<< Allora aspetterò una tua decisione >>.
<< E, se decidessi di restare? >> mi abbraccia con tenerezza coricando la testa sul mio petto.
<< Allora resta >> rispondo cingendola a mia volta.
<< Davvero non vuoi farlo con me adesso? >> miagola sul mio cuore mentre con una mano memorizza il mento e le labbra del suo Shinji.
<< Se è ciò che desideri a me importa … >>. Un momento, fermi tutti! Che cosa hai detto?
Il mio demone vermiglio mi stringe ed è così dolce che … Possibile che stia accadendo veramente? Abbiamo forse sciolto il nodo?
 
La fai un po’ troppo facile. Io al posto tuo starei in guardia.
 
<< Shinji, tesoro mio >> Shikinami mi invoca e sembra sul punto di piangere per la commozione.
Tesoro mio??? L’uomo maturo che aveva realizzato l’impresa del millennio ha cantato vittoria troppo presto ed è stato atterrato con un vigliacco colpo alle spalle da una libido che non si era mai addormentata e da un galoppante orgoglio che non sospettavo esistesse.
Perché dovrei stare in guardia? Come può una creatura così gentile e buona rappresentare una minaccia? Guardala, guarda con quanta appassionata tenerezza si lascia abbracciare. Non senti la devozione e la potenza dell’amore che nutre per noi e che ora può esprimere liberamente? Non percepisci anche tu il trasporto nelle sue parole che navigano su un fiume di ambrosia? Non ti fa impazzire il desiderio sincero che la ispira e la fiducia cieca con cui si è abbandonata inerme tra le nostre braccia. Sta tremando, poverina, l’emozione è insostenibile. << Non temere, amore adorato >> incido per ora solo nella mia anima, in attesa di una prudente revisione, i versi di una canto che è solo per lei, << qui c’è il tuo Shinji; io sono la tua roccia, il tuo cavaliere senza macchia (naturalmente è un modo dire), il tuo guerriero innamorato, il tuo principe azzurro, il re della tua vita, un imperatore, sono il tuo Gengis Khan >>.
<< Shinji >> mugola la Second.
Si, padrona! << sono qui, Asuka, non ti lascio >>.
<< E se io … >> inizia titubante e la sua voce è increspata da una trepidazione a cui la mia fantasia ha già dato una forma (anche qualcuna in più) ben definita << se io volessi … ora? >>
L’invito posto in forma di domanda si un trasforma in un comando di arresta e riavvia il computer; persino i batteri nel mio corpo e i globuli bianchi che li danno la caccia abbandonano le ostilità chiedendosi come andrà a finire.
Che facciamo?
 
NON … FARE … CAZZATE!!!
Assicurati innanzitutto di aver capito bene.
 
<< Ehm … puoi essere … più precisa … per favore? >> chiedo con la stessa musicalità di un intero coro di voci bianche falcidiato da un simultaneo e fulminante attacco d’asma bronchiale.
<< Hai capito, scemo! >> ride vezzosa la piccola tsundere dalle guance color porpora che si scolla dal mio petto e, permettendomi di contemplare un fanciullesco pudore, opportunamente spiega allo scemo: << Io … io vorrei … farlo con te >> nuovamente si avvinghia a me. << Non guardarmi! Voglio fare sesso con te … adesso >>.
Nella piazza principale del contorto groviglio di sinapsi comunemente chiamato “cervello”, e che ora si presenta sotto forma di vitale centro urbano, un enorme gorilla dalla schiena argentata erutta furia omicida e si batte il petto mentre i pensieri razionali, che intanto hanno assunto sembianze umane, fuggono e si disperano in preda al panico gridando: << moriremo tutti!!! >>
<< Se … se è >> riprovo perché mi è andata di traverso la saliva << questo che … allo … allora … va bene >>.
<< Davvero? >> chiede la Second stringendomi con ineguagliabile passione. << Ma … >> la gioia cede il posto all’ansia.
Se ti riferisci al sesso sicuro, dove la trovo una farmacia aperta a quest’ora … sulla faccia del pianeta? << Ma? >> simulo selfcontrol sebbene una parte di me stia già affilando il coltello per costringerla a parlare.
<< Ma dove? Da me non possiamo >>.
<< Lo … lo capisco >>.
<< E’ un vero peccato, tesoro mio >> Asuka accarezza la mia guancia umana con la lingua. << Desidero tanto dimostrarti quanto apprezzi la tua tenacia. Non hai mollato con me e io voglio poterti donare liberamente tutta me stessa senza riserve … tutta me stessa >> ripete tra l’ammiccante e il voluttuoso. Nelle melodia della formula con cui pronuncia il suo incantesimo, nell’azzurro trasparente, come acqua baciata dal sole, del suo occhio, nella sua intera espressione leggo tutte le Asuka possibili: dalla timida alla innamorata, dalla passionale al freddo genio tattico, dall’amica sincera alla bisbetica lunatica, dalla ragazzina imbarazzata alla donna sensuale, dalla madre comprensiva all’amante disinvolta e carnale, dall’angelo che tremante implora: << fa’ pure di me ciò che vuoi >> al demone che si frega le mani e gongolando mi avverte: << ora che ti ho tra le mani ti rivolterò come un calzino >>.
Porco cane! La libido ha appena massacrato l’uomo maturo e, già che c’era, anche l’orgoglio mentre un dinosauro, sfuggito all’estinzione del cretaceo, ha divorato il gorilla dalla schiena argentata ed ora l’ecatombe nella mia testa è completa.
<< Lascia fare a me >> grugnisco come un maniaco catapultato in uno spogliatoio femminile, << ci ho già pensato >>. Scartata l’invitante, ma deleteria nel lungo periodo, ipotesi del morso asfissiante al collo con spolpamento della carcassa in separata sede, << useremo la stanza del Vecchio. E’ pulita, Mami ne ha la massima cura. Non sarà difficile >> rubare le chiavi anche a costo di tagliare le mani al loro possessore << arrivarci. Vedrai che nessuno ci disturberà >>.
<< Con Mami ho litigato, forse non è il caso. Vuoi sapere perché abbiamo … >>
<< Piano B >> continuo perché non me ne può fregar di meno del loro litigio. << L’infermeria. Sakura non c’è, Ayanami è fuori e ne avrà per molto >> per sempre se non capisce l’antifona. << Non ci sono pazienti e, anche se ci fossero, non sarà difficile >> abbatterli e occultarne i cadaveri << sistemarli altrove >>.
Asuka esulta: << avevi già programmato tutto. Sei incredibile. Io … >> il suo volto lampeggia di felicità e ora stringe così forte che ho quasi paura voglia frantumarmi la spina dorsale. << Io … >> accosta le labbra al mio orecchio e << ti ho fregato, bamboccio >> sibila mortifera come Samara quanto al telefono zufola “sette giorni”.
 
Sbaglio o te l’avevo detto di non fidarti, Genghis Khan?
 
<< Che … che …ma che … >> gorgoglio tra lo sconcertato e l’imbestialito << ma che >> cazzo << significa? >>
<< Significa ancora una volta che non me la dai a bere >> grida Asuka dandomi una spinta. << A me sta bene, Asuka; sto pensando soltanto a te, Asuka; ne vali la pena, Asuka; mi accontento di collaborare con te virgola Asuka >> mi fa il verso esagerando con la mimica. << Chissà da quanti secoli stavi progettando un piano per portarmi a letto, a me è bastato riflettere due secondi per farti uscire allo scoperto … Oh no, Asuka, io sono maturo, sorrido da persona matura. Patetico! … Asuka, io ho bisogno che mi accetti. Lo so io cosa vuoi che accetti di te. Tu … >>
<< Aaaaaaah, non essere volgare! >>
<< Non essere volgare?! >> sbraita con l’indice che sembra la punta di un cacciavite. << Meriteresti di peggio, subdolo pervertito >>.
<< Ma io credevo che anche tu … >>
<< Davvero, Shinji?[47] Eri convinto che te l’avrei … che mi sarei concessa a te … così facilmente? Un giorno gli scienziati riusciranno a studiare il tuo cervello e finalmente conosceremo il valore dello zero assoluto della stupidità >>.
<< Io giuro >> urlo furibondo ghermendole le braccia. << Io giuro che riuscirò a salvarti. Giuro >> continuo e la scuoto con violenza << che spezzerò le catene che ti hanno reso schiavo di quest’arpia. Io ti esorcizzerò, povero sfortunato demone imprigionato nel corpo di Asuka >>.
Shikinami non riesce a vincere la mia presa ma dispone di gioco sufficiente per agguantarmi una guancia – per fortuna quella giusta – e fissandomi come se fossi un Angelo – quello sbagliato - grida: << non sei divertente, rassegnati! >>
<< Sei tu che non hai il senso dell’umorismo, accettalo! E ora dammi un bacio o ti affogo nell’acqua santa >>.
<< Così uccidi il demone, ignorante >>.
<< Ah, te ne intendi, adesso?! >> stavolta salto io all’indietro per essere sicuro che non parta con un montante al mento. << No, Shinji, io sono una scienziata, non sono superstiziosa virgola Shinji >>.
<< Hai qualcosa da dirmi? >> Asuka avanza con fare minaccioso. << Parla chiaro, allora, se hai coraggio >>.
<< Adoro quando ti arrabbi >> inizio a ridere.
<< Io sono adorabile … sempre >> Asuka lotta per rimanere seria.
<< Adoro quando menti >> le prendo una mano.
<< Vuoi che menta come si deve? >> minaccia carezzandomi il dorso con il pollice.
<< Se mi fai la dichiarazione prometto, invece, che ci crederò, perciò dovrai assumerti le tue responsabilità >>.
Shikinami si irrigidisce di colpo come spaventata, fugge il mio sguardo e ondeggia agitata come se non riuscisse a decidere se andarsene o restare.
<< Non volevo … scusa >. L’abitudine mi insegna che è sempre colpa mia, perciò provo a fare marcia indietro. << Stavo … stavo scherzando. Lo so che … >>
Shikinami con un piccolo salto nasconde di nuovo la testa sul mio cuore e prende a stropicciarmi la maglia all’altezza dei fianchi. << Shinji >> pronuncia melliflua.
<< Che vuoi? >> sbuffo seccato.
<< Ehi che modi sono? >> mi ammonisce colpendomi con un simpatico pugno al petto. << Non si risponde così a una donna >>.
Ringrazio che non mi abbia fatto collassare un polmone e, pur violentemente intenerito (non del tutto), tengo il punto. << Stavolta non mi freghi >>.
<< Allora perché mi stai abbracciando? >>
Non me n’ero accorto << E’ stato un gesto istintivo >>.
<< Ti piace avermi così vicino, vero? >>
<< Già te ne approfitti? Non credevo fossi capace di usare certi trucchi con me >> fingo di lamentarmi dopo aver definitivamente saldato l’anello attorno al suo corpo. << Non pensavo tu fossi così … donna >>.
<< Non capisco cosa tu intenda ma so che la pagherai per averlo detto >>.
 
E’ questa la donna che amo.
 
<< Quindi, visto che sei in mio potere >> non contenta della vittoria schiacciante, << desidero che tu faccia una cosa per me >>.
Che ne pensi?
 
Che hai perso, Attila. Taci e obbedisci!
 
Grazie infinite per l’appoggio. Scommetto che Soryu te lo diceva spesso.
<< Va bene, come posso esserti utile, o mia … signora? >>
Asuka mi guarda di nuovo raggiante e sorride in modo deliziosamente  sinistro. << Sta’ al gioco! >> sibila colpendomi così forte da buttarmi a terra.
 
 
GERICO
Il pessimo tempismo dei tre cacciatori.
 
 
<< E non osare mai più darmi fastidio >> Shikinami urla come un’ossessa << o la prossima volta ti stacco le mani e le uso per strangolarti >>.
Di culo a terra, assisto impotente a quell’incomprensibile trasformazione. Confuso e anche un po’ disperato a causa del palese disturbo (a questo punto) multipolare della mia dama (come se non bastasse il mio) posso solo muovere il labiale per domandarle e domandarmi: << Perché? >>
<< Seguimi! >> bisbiglia Shikinami facendo segno con la mano che si aspetta da me maggiore collaborazione.
<< Scu … Scusami! >> dico dandole corda nella speranza di aver capito ciò che mi sta chiedendo.
<< E’ inutile che ti scusi, sottospecie di trilobita! >> infierisce la tsundere.
<< Ve l’ho detto, quando c’è lei il ragazzo perde la concentrazione >>.
Ma questa è la voce … Mi volto di scatto cercando goffamente di rimettermi in piedi.
E’ Furia Buia, è tornato, sono tornati. << I miei fratelli sono vivi >> rido nel mio cuore << e sono tornati >>. Un pensiero inopportuno ma giusto spezza il fiato alla gioia << Sono tornati … proprio adesso >>.
<< In effetti, non mi aspettavo che andasse in bambola così facilmente >> Musashi commenta l’esternazione del fratello.
<< Però il comitato di benvenuto è stato all’altezza >> afferma sarcastico il Paparino.
<< Concordo >> l’aria si riempie del timbro dell’omone. << Una scenetta comica per salutare il nostro arrivo la considero una vera chicca, considerata la guest star >>.
<< Non mi date mai retta. Dovevamo aspettare >> il Biondo scuote la testa. << Scommetto che in seconda serata era prevista una trasmissione sul genere erotico >>.
<< Ti do un pungo al bromuro se non la finisci >> finge di rimproverarlo Orso. << E’ così bello vedere due ragazzi innamorati che bisticciano per non doversi confessare che desiderano solo nutrirsi dei loro sentimenti tenendosi per mano >>.
<< Adesso così si dice quando due vogliono … Mi piacciono >> Musashi si schiaffeggia la coscia << questi tempi politicamente corretti >>.
<< Ehi non fraintendete! Stavamo litigando … come sempre >> si arrabbia Shikinami che mi incenerisce con un’occhiata assassina dopo aver atteso invano che fossi io a stoppare la deriva goliardica dei cacciatori.
<< Co … come state? >> pongo la più insipida delle domande formali dopo averli raggiunti a metà strada e represso la tentazione di abbracciarli.
Furia Buia mi guarda perplesso. << A quanto pare >> riflette << il nostro ritorno ti ha lasciato piuttosto freddo. Non dico di essere deluso ma … non è che abbiamo scelto un momento sbagliato? >>
<< Ma che dici? >> reagisco battendogli una pacca sul braccio. << Io >> in questo momento provo sentimenti contrastanti << sono felicissimo di vedervi. Non puoi neanche immaginare la gioia che provo >>.
Il Paparino mi fissa ancora, poi, dopo aver sospirato, ribatte: << se quella gioia è per noi >> indicando i miei pantaloni, << allora, ti prego, modera l’entusiasmo >>.
<< Idiota! >> Asuka mi insulta utilizzando gli ultrasuoni.
<< Che vuoi?! >> ribatto telepaticamente.
<< Piccioncini, state sempre a litigare? >> Musashi si lecca metaforicamente i baffi. << Se continuate così vi scambieranno per marito e moglie o lo siete già? >>
<< Per niente >> rispondiamo perfettamente sincronizzati.
<< Continuo a pensare che siamo tornati in un momento sbagliato >> considera ad alta voce il Paparino che riprende la salita.
Non sai quanto.<< No, no figurati! >> lo rassicuro (male) camminandogli a fianco. << Mi siete mancati >>.
<< Questa deve essere tua >> mi dice porgendomi la benda.
<< Scusa >> rispondo a disagio prendendo il regalo che mi fece ormai più di tre mesi fa. << Deve essermi caduta e con questo buio … >>
<< Ma se c’è una luna che illumina più di una lampada per il terzo grado >> obietta Musashi dandomi, non visto dalla tsundere, una spallata che in gergo significa “e bravo Shinji”.
<< Non scusarti sempre >> sorride il Paparino che mi blocca prima che possa coprirmi l’occhio. << Ti conviene lavarla … Ah, quasi dimenticavo >>. Furia Buia estrae dal suo zaino una bandana di colore rosso. << Credo che questa sia per Asuka >>.
Nella mente di Shikinami deve essere passato il mio stesso pensiero. Smantella in fretta l’impalcatura della sua posa classica quella da ringrazia dio che forse ho intenzione di degnarmi di salutarti e, strappandola dal fianco, porta una mano a coprire quel lato del collo.
<< Se Shinji è carico di entusiasmo >> Musashi riparte con i doppi sensi, << cos’ha la nostra amata Principessa? >>
<< Forse è allergica a noi >> ipotizza ironico il bestione.
<< Oppure Shinji non ha trovato la giugulare >> gongola il Biondo.
<< Ti avverto >> Asuka mostra i denti: << smettila subito! >>
<< Allora, la vuoi o no? >> taglia corto il Paparino porgendole la fascia colorata.
<< No >> ruggisce Shikinami.
<< Come facevi a … >> evito di concludere la domanda per non confermare i fondati sospetti dei miei fratelli davanti alla Second. << Come … mai la … >>
<< Non lo sapevo >> replica il Paparino riponendo il fazzoletto nella borsa. << Ci siamo fermati alla grotta per fare rifornimento e la grotta ce l’ha piazzata davanti agli occhi per tutto il tempo >>.
<< Abbiamo capito che avremmo dovuto portarla con noi >> mi spiega Orso, << quando, dopo averla buttata non so più neanche quante volte, siamo rimasti bloccati >>.
<< Bloccati? >>
<< Eccome! >> conferma il Biondo. << Al posto dell’uscita ci siamo ritrovati davanti un muro di mattoni e proprio al centro c’era la bandana appesa ad un chiodo. Che avremmo dovuto fare? Ha insistito tanto >>.
<< Stare lontani dal villaggio vi fa male >> sbuffa la Second. << State vaneggiando >>.
<< Siamo pazzi da parecchio >> risponde il Paparino che dopo una veloce occhiata d’intesa, mi assesta due pacche sul petto. << Andiamo! >> dice e come al suo solito non attende di essere seguito.
<< Si, devo andare anch’io >> ci informa Asuka lasciando trapelare un fastidio che mi piace tradurre come gelosia. << Vi lascio alle vostre effusioni >>.
<< Facciamo un po’ di strada insieme, che ne dici? >> propone in tono conciliante Furia Buia.
 
Per raggiungere la strada principale dal lungolago è possibile percorrere due sentieri, entrambi in terra battuta. Uno, passando per le nostre terme, sbocca davanti all’infermeria; l’altro incrocia il camminamento che dal ponte permette di raggiungere il locale. Quando Asuka mi portò qui scelse quest’ultimo, anticipando di neanche un’ora i cacciatori di ritorno dal loro giro in cerca di … me.
Trovo emozionante che proprio noi cinque stiamo ripercorrendo gli stessi passi protetti da un silenzio surreale.
Avrei tante domande da porre ai miei fratelli ma sono ancora euforico e scombussolato a causa del demone dai capelli rossi che cammina due passi più avanti e finge di non essere interessata a me. La cerco con gli occhi della mente e con l’unico fisicamente utilizzabile. Saperli vivi e di nuovo al mio fianco non compensa la violenza del distacco. Tutti i pensieri diversi dall’unico oggetto della mia attenzione non riescono a fissarsi.
<< Quindi >> Shikinami si accomiata arrivati all’altezza del saloon e ne approfitta per salutarmi con uno sguardo caldo e prolungato, << ci vediamo … voglio dire dovrete mangiare, penso >>.
<< No, non dobbiamo >> risponde serio il Paparino. << Veniamo con te, tutti >>.
<< Perché? >> per la seconda volta in pochi minuti i miei fratelli possono ascoltare Shinji e Asuka in stereofonia.
<< I vostri rapporti devono essere migliorati parecchio >> valuta con soddisfazione Orso.
<< Dobbiamo parlare con Kaji e Misato >> spiega incolore Furia Buia. << E’ importante >>.
<< Quanto? >> domanda Shikinami.
<< Abbastanza da costringerci a disturbarli ora >>.
<< Forse dovreste … >> prova timidamente ad obiettare la Second.
<< Non prenderemo un appuntamento >> il Paparino non cerca il consenso di Asuka ma le parla come se ci sperasse.
<< Lo sai che non siete i benvenuti >>.
<< Ci accoglieranno a braccia aperte, invece >> insiste il cacciatore << se sarai tu a guidarci o, almeno, aspetteranno prima di aprire il fuoco >>.
<< Avanti, di che si tratta! >> pungolo il mio fratello orbo. L’esperienza mi ha più volte insegnato che le cose belle finiscono e che l’universo reagisce male quando Shinji e Asuka si baciano. Mi piacerebbe non sapere ma, visto che non è possibile, << non tenerci sulle spine >>.
<< E’ arrivato il momento, ragazzo >> risponde asciutto nelle parole e nel tono.
Shikinami in silenzio mi chiede conferma, io sento l’occhio sinistro pulsare sotto la pelle e gridare per essere liberato così da incenerire qualunque cosa gli capiti a tiro.
<< Gendo è pronto per attaccare >> rivela Furia Buia. << La buona notizia è che non è imbattibile ma dobbiamo muoverci in fretta >>.
<< Lo sapevo! >> esplodo finalmente. << Lo sapevo >> sbraito frustrato e adirato con l’occhio sinistro ancora chiuso e la voglia di piangere << che avrebbe scelto questo momento. Lo sapevo >> che era troppo bello per essere vero. << Quel figlio di puttana continua a fottermi la vita >>.
I cacciatori e persino Asuka si dimostrano pazienti e, in silenzio, assistono al mio sfogo.
<< Stai meglio adesso? >> domanda dopo un po’ Musashi. << Guarda il lato positivo: ora hai l’occasione per impedirgli di fotterti ancora. Tanto il bello non muore mai >>.
Non cerco neanche di nascondere che il bello per me è Asuka. << Mi dispiace >> mi rivolgo a Shikinami che, invece, appare o preoccupata di salvare le apparenze o interessata alla possibilità di chiudere un conto in sospeso con la Nerv.
<< Prendi! >> Il Paparino ha compreso fin troppo bene ma non può farci niente. Con mia sorpresa slaccia il cinturone e lo offre insieme alle sue armi ad Asuka.
<< Che dovrei farci? >> domanda sbalordita la rossa.
<< Porta le mie armi e guidaci fino alla tua casa. Kaji capirà e non dovremo scusarci per il mancato preavviso >>.
<< Ne sei sicuro? >> gli chiedo.
<< Si >> sorride paterno il ciclope che, tornando ad Asuka, insiste: << avanti, prendile! Ora siamo nelle tue mani >>.
Shikinami osserva indecisa il cinturone e la mano che glielo sta offrendo, poi sposta guardinga l’attenzione verso la fonte di quel gesto.
Furia Buia non cambia espressione e con gentilezza la rassicura: << non ti mordono. Me le restituirai >>.
L’esitazione della Second non cessa così come l’evidente stupore che le suscita l’aver di fronte una persona tanto lontana dagli schemi mediante i quali aveva imparato a conoscerla.
Asuka rompe gli indugi e afferra con decisione il prestito del Paparino per cui io ucciderei, se non mi frenasse il pensiero che quelle armi saranno mie solo alla sua morte.
<< Sorriso maturo un corno, bamboccio! >> sbuffa astiosa prima di muoversi per farci strada. << Ha solo imitato quell’altro sociopatico >>.
<< Mi sono perso qualcosa? >> domanda interdetto il Paparino.
<< No >> tuona Asuka. << Seguitemi, forza! >>
<< Va con lei >> mi dice Furia Buia dandomi una piccola spinta.
<< Perché ti sei arrabbiata? >> le chiedo, una volta raggiunta, così a bassa voce che devo compensare con il linguaggio dei segni.
<< Te lo spiego dopo >>.
<< Però, c’è un punto che non mi torna >> sento borbottare Orso che con gli altri due ci segue a meno di tre passi. << Shinji si è arrabbiato perché sostiene che il padre continua a fottergli la vita, giusto? >>
<< Si e allora? >> di rimando Musashi.
<< E allora Gendo sta fottendo la vita a tutti … da sempre. Mi pare strano che … >>
<< … Principessa non lo abbia corretto, magari dandogli del bamboccio egoista >> conclude il Biondo. << E’ vero è parecchio strano >>.
<< No >> suggerisco ad Asuka in codice morse che è meglio far finta di niente.
<< Ah! >> esclama Furia Buia. << Non abbiamo scelto un momento sbagliato; abbiamo scelto il momento sbagliato per tornare. Scusateci, ragazzi >>.
<< E finitela! >> Asuka toglie la sicura alle armi. << Non dovete esagerare con le confidenze. Io sono un pilota non … >>
<< Non stare sempre sulla difensiva, Principessa >> la ammonisce con affabilità il cacciatore magico. << Non dico che sia sbagliato ma, se continui a sentirti sempre sotto attacco, non saprai guardare le persone che ti vogliono bene >>.
Io so che le parole di Furia Buia hanno un senso ben preciso, Asuka credo l’abbia solo intuito. Non fa in tempo, però, a replicare, anticipata da Musashi che, rubandole la parola, afferma: << ora porti le armi del Paparino e indossi il suo cinturone, perciò adesso sei nostra sorella onoraria >>.
<< E guai a chi tocca la nostra principessa >> chiarisce ad alta voce Orso. Il tono è ironico, eppure seguo l’istinto di controllare l’ambiente anche con l’aiuto dell’altra vista poiché ho avuto l’impressione che stesse minacciando qualcuno.
<< Non mi serve il vostro aiuto >> replica sprezzante la Second << e non osate ridurmi allo stereotipo maschilista della donna indifesa che ha bisogno di essere salvata. Voi non mi conoscete >>.
<< Siamo tutti principesse, Principessa >> la riprende Furia Buia. << A tutti serve un aiuto ogni tanto >>.
<< Ed è sempre saggio capire quando conviene accettarlo >> lo segue il cacciatore con la barba << e da chi >>.
<< Ma che li è preso? >> borbotta inquieta la rossa. << Sono diversi >> mi confida sottovoce.
Mi volto a osservarli cercando una conferma all’impressione di Shikinami e sperando di non trovarla.
Ero così felice del loro arrivo, così turbato per la terribile scelta di tempo, senza contare la notizia lanciata come una granata dell’imminente resa dei conti con il mio nemico. Le domande che avevo scartato, stanche di essere ignorate, si coagulano, acquistano massa e mi costringono a ripiombare nel pantano di tutti i possibili modi di vivere il cambiamento. I tre cacciatori sono partiti per ricordare il proprio passato e forse l’esatto significato della missione da compiere. Ora sono qui e sembrano diversi. Portano cattive nuove eppure non mostrano preoccupazione, nervosismo o dispiaciare. I volti esprimono serenità e determinazione, i corpi emanano un’energia potente come se si fossero liberati degli elementi più tossici e turbolenti delle passioni.
 << Se avesse ragione, Sakura? >> mi chiedo. << Se fossero davvero cambiati, se non fossero più i fratelli che amo, se li avessi persi per sempre? >>
Torno a guardare il wunder che si avvicina e sento stringersi il cuore. Ho fatto di tutto per non essere più il pilota, segretamente sto persino cercando un’alternativa al cacciatore, ho innalzato lo stendardo del cambiamento affinché Asuka mi riconoscesse. Soltanto adesso posso camminare nelle sue scarpe e apprezzare il coraggio che le ha permesso di darmi un po’ di fiducia.
<< Avrei dovuto guardarti di più >> le sussurro ciò che ho compreso.
<< Non adesso >> mormora il pilota dai capelli ramati.
<< Voi … >> prendo idealmente in prestito il cuore da Asuka e provo a sondare la profondità del cambiamento << voi ricordate i vostri nomi? >>
<< Si >> squilla Furia Buia.
<< Quindi, ora ricordate il vostro passato e … tutto il resto? >>
<< E tutto il resto >> risponde Orso. << Ottimo riassunto, Shinji >>.
<< Allora è vero che non conoscevate i vostri nomi? >> si inserisce Asuka. << Credevo foste solo tre stupidi che giocavano a fare i supereroi >>.
<< Non lo sapevi >> ribatte Musashi. << Strano >>.
Orso prende la parola assecondando la mia richiesta di non toccare il tasto “qui”, efficacemente espressa dal taglio della mia mano che strofino intorno alla gola. << Chi ti ha detto che non ricordavamo i nostri? >>.
<< Sono stato io >> affermo. << Deve essermi sfuggito qualche giorno fa quando ho chiesto a Shikinami di uscir … >>
<< Non vi riguarda! >> mi interrompe la rossa che si avvicina tanto da farmi inciampare sui suoi piedi. << Sono tornati da dieci minuti >> digrigna i denti << e già racconti i fatti nostri >>.
<< Sono davvero carini >> commenta Orso.
<< E’ vero, insieme formano un’adorabile coppiettina >> sfotte il Biondo.
<< Si, sono davvero carini >> conferma Furia Buia con una nota d’amarezza nella voce.
<< Quindi, come vi chiamate? >> chiedo.
<< Scoprilo! >> mi frega il Paparino. << Per ragioni che cercheremo di spiegarti … questa volta abbiamo deciso di non dirtelo >>.
Confuso dalla risposta replico: << tante volte avete deciso di non dirmi qualcosa >>.
<< Scusaci >> ride Furia Buia portandosi una mano alla nuca << ma se vuoi un risultato diverso devi essere disposto a cambiare strategia, persino a stravolgerne i principi. Ti chiediamo di darci ancora un po’ di fiducia >>.
Sento l’occhio di Asuka che mi trapassa. Sospiro e rispondo: << si, io ho fiducia >>.
Quanti Vecchi!
 
<< Ma che gradita sorpresa! >> ci accoglie Makinami con mal recitata euforia, a pochi metri dall’ingresso. L’ultima volta che varcammo quella soglia lo facemmo a forza di cannonate angeliche. << Vi stavo aspettando >>.
<< Come facevi a sapere …? >> Asuka dà voce anche al mio stesso sconcerto.
<< Sesto senso, Principessa >> risponde Mari che poi prende ad analizzare i miei fratelli. << Siamo cresciuti, eh? Era ora >>.
<< Hanno notizie importanti da riferire al signor Kaji e al colonnello Katsuragi >> riassume Shikinami.
<< Quindi, è arrivato il momento >> ghigna Quattrocchi aggiustandosi gli occhiali all’uso di Gendo.
<< Tu … tu ne eri al corrente? >> stavolta sono io ad anticipare Asuka.
<< No >>, risponde con aria strafottente. << Ho solo fatto un paio di calcoli. Però, come siete seri >> costruisce un broncio finto. << Non è mica la fine del mondo. Avete preso un sonnifero? Dovreste fare come Shinji, lui si che è felice di vedermi >>.
<< La maglia … fuori! >> comanda inviperita Asuka mimando animatamente il gesto che mi chiede di compiere. << Non è difficile da ricordare >>.
<< A te, invece, cos’è successo, Principessa? >> Makinami trova un giocattoli più stuzzicante e punta al collo della collega. << Chi è stato a ridurti così? >>
Shikinami allontana Mari in malo modo e incassa la testa nelle spalle. << Non è niente. Abbiamo cose più importanti a cui pensare >>.
<< Potrebbe esserlo anche questa. Si contano morti e feriti lì sopra e non parlo delle lentiggini >> continua imperterrita.
<< Ti decidi ad accettare il nostro regalo?! >> il Paparino incalza la Second porgendole nuovamente la bandana.
<< E va bene >> sbotta Asuka che strappa la stoffa dalla mano di Furia Buia e afferra con decisione la mia. << Andiamo, Shinji! Quattrocchi adora farmi incazzare >>.
Devo saltellare per non cadere mentre Shikinami mi trascina come fece il … primo giorno e proprio come allora il contatto ha il potere di mettere un po’ di ordine nella mia testa. Tanti sono i ricordi dietro di me che mi inseguono come demoni infuriati o restano immobili, spiriti muti, a indicare le tappe salienti del percorso che ho seguito. Tanti sono i pensieri che gridano in questo momento, anime angosciate che pregano di nascere. Davanti a me è lo spettro della fine che gira la clessidra aspettando che anch’io diventi un fantasma.
Tutta questa folla osserva, mugugna, si accalca, disturba e si ribella ma c’è solo un tramite per l’incarnazione nel mondo fisico ed è la mano di Asuka.
<< Scoprirò come sono i cambiati i miei fratelli ma non ora >> stabilite al di fuori di me le priorità, stringo la sua mano. << I miei fantasmi un giorno mi raggiungeranno e io sarò solo e non avrò più forza per combatterli ma non ora >> accelero l’andatura e sono già al suo fianco. << La morte prenderà i miei fratelli, prenderà me e un giorno prenderà anche lei. Forse domani, forse tra cent’anni ma non ora >> supero Asuka e sono io a tirarla ma soltanto per essere sicuro di toccare per primo l’ombra con in mano la clessidra. << Questa volta >> prometto a me stesso << non morirà prima di me >>.
Siamo dentro. La sua mano non preserva il senso profondo della vita, è essa stessa vita, la vita di qui, quella che sto vivendo ora.
Lontano dai cacciatori e dall’altro pilota, mentre attraversiamo un lungo corridoio illuminato seguendo il percorso indicato da segnali dipinti sul pavimento, posso permettermi di dare retta ad un istinto egoista e rubare altri brandelli della magia di poco fa senza sentirmi in colpa.
<< Non qui >> Asuka mi ferma.
<< Non passa nessuno >> le faccio notare tentando di baciarla ancora.
<< Ci sono le telecamere >> replica Shikinami che schiva anche il secondo tentativo. << E poi siamo in guerra, lo hai dimenticato? >>
<< No >> ringhio afferrandole i capelli con eccessiva foga per impedirle di mandarmi a vuoto una terza volta.
<< Non credi sia il momento sbagliato? >> Asuka lotta per divincolarsi.
<< Tra poco sarà il momento sbagliato. Adesso non lo è >> insisto stringendole un braccio.
<< Shinji! >> la rossa chiama i rinforzi e mi rimette a posto frustrando, come temevo, anche un terzo assalto. Mi controlla e mi calma toccandomi il petto. << Perché? >> domanda.
<< Perché tra poco cambierà tutto. Voglio prendere ogni attimo che mi resta prima che … >>
Asuka aggrotta la fronte, sembra stia scegliendo il rimprovero giusto per l’occasione, poi sospira: << vuoi raccogliere un’altra biglia, te ne rendi conto? >>  
Non ho tempo di essere maturo, non ho tempo di provare vergogna, non ho tempo di sentirmi un vigliacco egoista. << Guai a chi me la tocca! >> pronuncio emozionato accarezzandole una guancia.
<< Dobbiamo andare! >> reagisce perentoria arpionando le dita che giocavano troppo vicine alla sua benda.
Di nuovo costretto a riorganizzare il passo per adattarlo al suo, superiamo speditamente il corridoio e, attraversati due grandi vani, che parevano destinati ad assolvere la funzione di passerelle intercomunicanti, come quelle di un treno, anziché ad ospitare persone o attrezzature, raggiungiamo una breve rampa di scale che immette su un altro tubo di metallo che si slunga e si curva come il corpo di un serpente in movimento.
Ho appena realizzato che l’attimo è fuggito e ora mi toccherà incontrare per primo Kaji e Ritsuko, probabilmente. Spero ci sia già Misato ad attenderci.
<< Qui >> Asuka mi spinge contro la parete e spezza ogni domanda insieme al respiro con un bacio intenso, profondo, quasi rabbioso. << Grazie per quello che hai detto prima >> soffia dolcemente dopo aver ripreso fiato.
<< Dio quanto … >> Shikinami mi chiude la bocca una seconda volta.
<< Si sto raccogliendo una biglia e non me ne vergogno >> dichiaro polverizzando le scorte di ossigeno.
Asuka mi accarezza il naso e le labbra, è rossa in viso, trema e mi guarda con tristezza. << Non sei perfetto, pazienza! >> esclama prima di condividere un terzo bacio, più gentile, così affettuoso che meriterebbe di essere il primo.
<< Non sono le azioni >> penso << a determinare i giudizi, né i ragionamenti. Sono i sentimenti. Non c’è alcuna vera possibilità di controllo. Alla fine, il mondo è soltanto lo specchio del nostro pregiudizio >>.
<< Avete finito di tubare o volete qualche altro minuto? >>
La voce di Furia Buia decreta la vera fine della serata informandoci che l’incantesimo è sciolto e adesso si fa sul serio. << Che ironia! >> bisbiglio << Proprio lui doveva richiamarmi al dovere >>.
<< Ma come ha fatto? >> si lagna Shikinami.
Ci vede. << L’avrà capito, non è stupido >>.
<< No, per favore, continuate, voglio godermi lo spettacolo >> sentiamo implorare Makinami.
<< Lei … lo sa >> sbuffa demoralizzata.
<< Non è come pensate >> ancora incollato alla parete saluto il resto del gruppo con una colpevole scusa da adultero colto in flagrante, mentre Asuka dalla parte opposta simula irritazione sbuffando uno spazientito << ce ne avete messo. Muovetevi, non siamo qui per giocare >>.
Furia Buia ci passa davanti senza aprir bocca lanciandomi una veloce occhiata. L’espressione del monaco che aveva appena conseguito l’illuminazione muta in quella del guerriero che si prepara alla battaglia.
Io e Asuka ci scambiamo un cenno e pendiamo il posto che ci spetta nella carovana, lei al fianco di Mari, io tra il Paparino e gli altri due. << La situazione deve essere grave >> mi dico << se non gli interessa vedermi felice >>.
 
<< La fonte è attendibile? >> domanda la signorina Misato dall’altro lato del lungo tavolo che divide le due razze di difensori. Al suo fianco l’immancabile Akagi e più indietro, leggermente defilato, Kaji che fuma una sigaretta fissando il pavimento con la sua aria svagata.
<< Le fonti >> precisa Musashi. << Si, sono attendibili >>.
<< Cacciatori? >> insiste il colonnello.
<< Noi siamo cacciatori >> risponde ironico l’armadio << e confermiamo quanto vi abbiamo detto >>.
<< Che razza di risposta! >> si inalbera Ritsuko.
<< Quindi >> Misato invece non tollera distrazioni, << avete direttamente appurato che la Nerv si sta preparando ad attaccare >>.
<< Si >> conferma Orso.
<< Spiegateci come avete fatto a saperlo >> lo incalza Katsuragi.
<< Siamo stati in vacanza a pochi chilometri dal cuore dell’ex geo front >> Furia Buia si incarica di rispondere << e, tornando, abbiamo deciso di fare un salto per vedere come stava Gendo >>.
<< E scommetto che vi ha svelato il suo diabolico piano dopo avervi offerto del tè >> ghigna nervosa Ritsuko.
<< Lo aveva finito >> ribatte serafico il Paparino. << Perciò ha dovuto ripiegare sugli alcolici >>.
<< Per favore >> sbotta Misato battendo un pugno sul tavolo.
<< Oltre all’osservazione diretta abbiamo fatto qualche domanda in giro >> il Biondo paradossalmente fa il serio.
<< Siete sicuri che non vi abbiano mentito >> lo tallona la Akagi che dimostra di soffrire particolarmente la mia presenza e quella del Paparino << o che non fosse nei piani di Ikari far trapelare notizie false? >>
<< Se volete vi spiego brevemente come siamo riusciti a farli parlare >> minaccia Furia Buia con tale freddezza che d’istinto chiudo a pugno la mano angelica. << Inoltre, i cacciatori che vivono ai margini della barriera dimensionale hanno notato parecchio movimento. I loro rapporti coincidono con quanto abbiamo appreso >>.
<< Perché proprio adesso? >> Misato riflette ad alta voce.
<< Perché il Mark è pronto per essere pilotato >> l’aiuta Musashi.
<< Ha trovato due piloti, quindi >> considera Ritsuko.
<< O forse non ne ha più bisogno >> dalla sagoma di Kaji che fino ad ora non aveva dato cenni di vita, proviene una voce lieve che sembra prossima al riso.
<< Esatto >> conferma il Paparino. << Lo guiderà da solo. Del resto, sappiamo bene che questo Ikari è perfettamente in grado di farlo. E, tanto per non farci mancare niente, ha anche il vantaggio delle due lance >>.
<< Questo non è un problema vostro >> sputa Ritsuko.
<< Non direi >> replica Furia Buia.
<< Quanto tempo ci resta? >> azzardo una domanda.
<< Non più di due settimane >> mi informa Orso.
<< Ci servono più dati >> Misato scuote la testa.
<< E ve li forniremo >> la rassicura il ciclope. << Domani noi quattro andremo in perlustrazione >>.
<< Avete fatto abbastanza, cacciatori >> Kaji si avvicina alle due ufficiali. << Ci pensiamo noi >>.
<< No, non è un compito alla vostra portata >> ribatte il cacciatore come un maestro che bacchetta gli alunni. << Siete entrambi così stupidamente vicini e talmente preparati che riuscite ad accecarvi a vicenda. Noi possiamo entrare in casa del nemico e restarci tutto il tempo che vogliamo perché non siamo come voi. Al nostro ritorno vi aggiorneremo, così potrete organizzare il vostro solito piano temerario >>.
<< Inoltre >> aggiunge il Biondo, << avremo il tempo di radunare i nostri. Insomma, vi è chiaro che non sarà solo uno scontro tra stupidi robot? Senza offesa, Principessa >> rivolgendosi ad Asuka che, però, non aveva dato segni di essersi offesa.
<< E contro chi combatteranno? >> insinua Kaji.
<< Se farai la tua parte, solo contro un comune nemico >> lo insulta il Paparino. << Poi i cacciatori torneranno alle loro case e non vi daranno fastidio se voi non darete a loro >>.
L’uomo col codino spegne la cicca per terra ed esala lentamente il fumo: << E così torneremo ad essere alleati >> dice. << E’ questo che intendi? >>
<< Non lo siamo mai stati e non lo saremo mai >>. Ho già conosciuto  Furia Buia il cinico ma l’assenza di emozioni che dimostra in questo frangente mi risuona male. Il nostro gruppo e quelli della Wille hanno passato gli ultimi mesi da separati nella stessa casa, osservandosi con sospetto e senza rivolgersi mai la parola. C’è un nemico pericoloso da combattere, un’alleanza militare da costruire, una fiducia da ricreare. Eppure lui e i miei fratelli, pur con le abituali differenze, sembrano non curarsene. << Dov’è finito il Paparino orgoglioso e sanguigno >> mi chiedo, << quello che, prima di mandare in malora ogni trattativa, almeno nelle prime battute si sforzava di dialogare? Mi manca il suo pessimo carattere >>.
<< Non è quello che voglio sentire >> Kaji tiene testa al cacciatore e non sente il bisogno di recuperare la maschera del buono che gli strappammo con la violenza.
Nessuno dei miei fratelli risponde.
<< Il vostro aiuto ci può essere utile >> continua << ma non è indispensabile. Perciò … >>
Il capo della Wille si ammutolisce. Per la prima volta lui e la sua espressione sempre uguale traballano come non era accaduto neanche quando lo avevo minacciato di morte mostrandogli entrambi i miei occhi.
Noto che persino Ritsuko reagisce come se avesse visto qualcosa di inspiegabile. Soltanto Misato non si scompone ma, nel silenzio che è appena calato tra noi, lo scrocchio delle dita della mani che si chiudono a pugno tradisce altro.
Non capisco, perciò mi concentro sui loro volti e sento venir meno le forze
I tre cacciatori sono in piedi di fronte ai tre della Wille, parlano con loro ma i loro occhi sembrano andare oltre come se gli interlocutori fossero trasparenti o, al più, un ingombro momentaneo alla vista. Ciò che mi spaventa davvero, però, è che non riscontro in loro né astio, né ansia, ma soprattutto non noto alcuna traccia di comprensione. Irradiano una sorta di chiarezza spietata che nessun demone dei cacciatori può confondere e l’unica emozione che fanno trapelare è … noia.
<< I miei fratelli sono cambiati. Chissà se mi vogliono ancora bene? >> mi chiedo con angoscia mentre dal profondo del mio inconscio un bambino piange e grida: << non abbandonatemi! >>
<< Mettiamo le cose in chiaro >> il Paparino ne ha abbastanza. << Abbiamo lo stesso interesse, nient’altro. Gli obiettivi, invece, sono diversi. Il pianeta sarà tutto vostro se ci userete la cortesia di non rompere troppo presto le palle. Risanatelo, mettetelo in quarantena, fatene quello che volete. Perdonami, Misato >> precisa senza gusto. << voi non esistete per noi. Quando sarà finita e avremo vinto, il pianeta sarà vostro. Curatelo o fatelo esplodere, non fa alcuna differenza. Il nostro compito  è molto più importante, abbiamo un intero universo da salvare >>.
<< O due >> lo corregge Orso che mi strizza l’occhio.
Il Paparino si volta e noto con sollievo che sta guardando me. << O due >> sorride.
Il mio cuore si rasserena e torna la fiducia. << Non mi hanno dimenticato >> penso. << Saranno anche diversi ma siamo ancora una famiglia e finché siamo una famiglia … E ora anche Asuka mi vuole bene. Non può finire male >>.
<< Universo o mondo >> Misato reagisce allo stupore prima degli altri << perché dovremmo fidarci di voi? >>
<< La vostra fiducia è un elemento secondario >> arriva lapidaria la risposta di Musashi.
<< Non lo è perché il grosso del lavoro dovremo farlo noi, non voi >> ribatte fiera il colonnello.
<< Voi avrete fiducia in noi >> dichiara Furia Buia << e nelle informazioni che vi daremo perché non avete scelta. Per lo stesso motivo lavorerete con noi. Certe cose non possono cambiare, non è nel loro destino. Adesso, se non vi dispiace, sarà meglio non perdere altro tempo. Ci rivedremo tra meno di una settimana in modo che possiate togliere un po’ di ruggine al ragazzo >>.
Mi viene da vomitare al pensiero di risalire a bordo dello 01, contengo il disgusto soltanto perché Asuka ora mi sta fissando, forse per chiedermi di non tradire la fiducia che mi ha concesso.
<< Non abbiamo finito >> anche Kaji si è ripreso e dopo aver acceso un’altra sigaretta, tenta di negoziare i termini dell’accordo temporaneo.
<< Si che abbiamo finito >>. Inaspettatamente Makinami, che era rimasta in silenzio con l’espressione di chi si rammarica per non aver comprato le patatine, suona la campanella di fine lezione. << Io vado a letto >> comunica offrendoci le spalle e incrociando le mani dietro la nuca. << Siete davvero noiosi >>.
<< La Principessa ci accompagnerà all’uscita >> Orso prende la rossa per il gomito.
<< Perché? >> Asuka pone la domanda al bestione ma si rivolge a me.
<< Perché ti vogliamo bene >> le risponde Musashi.
<< E anche perché sei l’ostaggio ideale >> scherza (spero) il Paparino.
 
<< Non capisco perché debba guidarvi fino all’uscita >> sbuffa ad alta voce Shikinami che cammina al mio fianco dietro i tre cacciatori.
Siamo quasi arrivati all’altezza di un bivio, a pochi metri dal punto cieco che ci aveva coperti.
<< Ma non ci stai guidando >> obietta Furia Buia.
<< E’ vero >> riflette Asuka, << allora perché? >>
<< Per fare un po’ di strada insieme >>.
<< Quindi posso lasciarvi qui? >>
<< Certo che puoi. Non ti piace la nostra compagnia? >> le chiede il ciclope.
<< E a voi piace visto che non esisto per voi? >> ribatte con tale acidità che mi aspetto stia per farci la linguaccia.
I miei fratelli si fermano. << Credimi, Asuka >> le dice il Paparino voltandosi, << per noi esisti >>.
<< Capirai quanto me ne frega >>. Asuka davanti ai miei occhi completa la regressione all’infanzia e incrocia le braccia per capire che in realtà è ancora offesa.
Furia Buia sospira e, finalmente con un’espressione da mortale capace di provare sentimenti, si avvicina alla Second, seguito in fila indiana dagli altri due. Giunto di fronte a lei piega leggermente il busto per guardarla negli occhi. << La salvezza, Principessa >> inizia a parlarle con voce gentile, << è una questione maledettamente personale ma tra tanti egoisti o presuntuosi che incontrerai ne troverai qualcuno disposto a darti una mano. Spero tu saprai fare altrettanto >>.
<< E … e questo cosa dovrebbe significare? >> Asuka tira indietro la testa incassandola nelle spalle come fa quando non si sente sicura.
Furia Buia posa una mano sul suo capo come se accarezzasse una ragazzina. << Aiutalo! >> sembra implorare. << Non accollare al ragazzo anche il tuo peso o non ce la farà >>.
Shikinami si rimpicciolisce ancora, sebbene il Paparino non eserciti alcuna pressione con la mano, e inizia a fissarlo timidamente dal basso verso l’alto come se provasse una sorta di timore reverenziale, come se vedesse … << un padre >> mi dico per tenere a bada la rincorsa di una montante gelosia.
<< E se non puoi farne a meno, ti prego: non ucciderlo >>. La mano scende sulla guancia e il Paparino la bacia tra i capelli. << Ciao Principessa >>.
<< Non preoccuparti, ragazzo >> pronuncia stancamente passandomi di fianco. << Non potrei rubartela neanche se volessi >>.
<< Ciao Principessa >> anche Orso saluta Asuka baciandole una mano per poi tenerla educatamente tra le sue, << è stato bello rivederti >>.
Il gesto viene compiuta con tale cortesia che la rossa, sempre più confusa riesce solo ad abbozzare uno stentato << grazie … anche per me >>.
<< Sono davvero tristi >> è il turno di Musashi che, a differenza degli altri due, ha lasciato la gentilezza nella camera di un bordello e abbraccia Asuka come se volesse ballare con lei. << Un pizzico di sale insaporisce la passione, non è vero Principessa? >>
Avete rotto << Ehi! >> urlo attivando l’occhio destro.
<< Smettila! >> Orso riprende il fratello. << Non fare incazzare Shinji >>.
<< Già >> gli dà una mano Furia Buia che osserva il fratello con aria scazzata e le mani sui fianchi, << non fare incazzare Shinji >>.
<< Non capiscono niente >> il Biondo non si cura delle minacce. << Non sei una donna da cuoricini e baciamano, vero? >>
Una violenta ginocchiata nelle palle pone fine all’idillio. << No >> ringhia Asuka prendendolo per la giacca, << sono una di quelle donne che non permettono agli uomini di toccarle senza consenso. La prossima volta te le faccio sputare >>.
<< Grazie sorella >> grugnisce Musahi raggiungendo con passi lenti il bestione e il Paparino. << Che caratterino! Non cambia mai >>.
<< Noi andiamo >> afferma Furia Buia, dopo aver atteso che il Biondo recuperasse una più fluida mobilità, ma fa cenno a me di non muovermi. << Ragazzo, prendi le mie armi e raggiungici! >>
<< Te le può dare adesso >> rispondo senza pensare.
<< E salutala come si deve >> sbuffa Orso.
<< Certe volte quel ragazzo è proprio tonto >> commenta ancora in affanno il Biondo.
<< Mi dispiace doverlo dire ma hai ragione >> ammette il ciclope.
<< Quale delle due ti crea problemi, darmi ragione o che il ragazzo sia un po’ tonto? >>
<< Entrambe >>.
  
<< Sicuro che siano ancora loro? >> mi interroga Shikinami quando dei cacciatori non sentiamo più neanche il rumore dei passi.
<< Spero di si >>.
Asuka ha qualche difficoltà a slacciare il cinturone. << Vuoi una mano? >> mi offro di aiutarla.
<< No, ce la faccio >>. La rossa ci mette alcuni secondi per capire il senso della mia proposta. << Ora mi dirai che la tua era una battuta, vero? >>
<< Oh no, per niente >>
<< Ecco, tieni! >> Asuka mi porge i trofei del Paparino come fossero spazzatura.
<< Grazie >> le dico prendendo il cinturone e la sua mano.
<< Allora? >> domanda la Second.
<< Allora ci hanno lasciati da soli proprio qui, dove non ci sono … >>
<< E se arrivasse qualcuno? La base tra poco sarà in allarme >>.
<< Per salutarti >> rispondo, << tutto qui >>.
Asuka si guarda intorno per assicurarsi che non arrivi nessuno, quindi dà il via libera
Un mezzo passo e le punte dei nasi si sfiorano. << Sono sicura che ce la faremo >> sussurra Asuka non so se cerchi di dare coraggio a me o a se stessa, né se intenda riferirsi a noi o a ciò che sta per accadere.
Per me è uguale. << Lo penso anch’io >>.
<< Davvero? >> si accende.
In lontananza sentiamo vociare. Non c’è tempo da perdere. Ancora indecisi, con il cinturone del Paparino ancora in mano, ci scambiamo un bacio frettoloso, il fantasma di ben altri che oggi mi hanno reso felice. Eppure mi piace perché mi fa pensare a …
<< Perché sorridi? >> mi chiede.
<< Buon lavoro >> le dico.
Asuka capisce al volo. << Fammi trovare la cena pronta >> risponde con l’occhio di nuovo meravigliosamente lucido e mi premia con un altro bacio prima di abbandonare la mia mano.
<< Allora … allora >> balbetto emozionato camminando all’indietro per non smettere di guardarla, << io … io vado a portare … fucello e coltile al Paparuia … Cioè, fucile e coltello a Furia … >>
<< Il muro >> mi avverte Asuka.
<< Ahi >> troppo tardi. << Si è un muro >> vaneggio allungando un braccio per toccarlo. << Un gran bel muro, ben forgiato … è metallo, vero? >>
Neanche Asuka è al meglio della forma e risponde a quell’inutile compendio di non sensi con un cenno affermativo.
<< Vado >> proclamo dopo essermi schiarito la voce. << Eh si, è tardi >> continuo scegliendo senza esitazione il corridoio sulla sinistra.
<< Dall’altra parte >> mi ferma Shikinami.
<< Certo che è grande questo posto >> constato ad alta voce prendendo la direzione corretta. << Devo venirci più spesso >>.
Asuka spalanca l’occhio e tende una mano verso me come se volesse chiedermi di non andar via, schiude le labbra sottili e io aspetto che mi chiami amore.
<< Le scaleeee! >>
 
<< Che male! >> piagnucolo uscendo dall’astronave con le mani appoggiate alla schiena.
<< Che è successo? >> mi domanda Orso. << Non dirmi che ti ha picchiato? >>
<< No no, sono caduto dalle scale >> mi affretto a chiarire.
<< Dicono tutti così >> replica il Paparino.
<< E’ la verità >>.
<< Avevate ancora dubbi? >> il ciclope si rivolge agli altri due. << Rincoglionisce quando c’è lei >>.
<< Prendi! >> porgo a Furia Buia le sue armi.
Il Paparino mi fissa attentamente, poi guarda i suoi trofei, prende un respiro e: << tienile >> mi fulmina << e dammi le tue armi! Questa notte camminerai nelle mie scarpe >>.
<< Sul serio? >>
<< Sul serio, ragazzo >>.
Mi tolgo il cinturone con tale rapidità che per poco non mi strappo i pantaloni. << Oggi è natale e nessuno mi ha avvertito >> mi dico aggiustando con cura le armi del Paparino. << Prima Asuka >> faccio il conto dei regali, << poi i miei fratelli che ritornano e che mi vogliono ancora bene e, infine, questo >>.
Ho sognato spesso di portare il suo fucile a canna corta e il suo coltello a lama seghettata che sarà simile al mio trofeo ma, cavolo, parliamo del coltello del Paparino. Queste armi sono il suo tratto specifico se non addirittura il cuore dell’anima di Furia Buia.
Non mi crea alcun problema sapere che siano appartenute ad uomini uccisi proprio dal cacciatore. << Certo che sono proprio cambiato >> penso.
E, tuttavia, non è come me l’aspettavo. Ero convinto che avrei provato fiducia, sicurezza forse addirittura orgoglio nell’accarezzare, come fa lui, il calcio del fucile e nello stringere il manico del suo pugnale.
Invece di queste armi avverto soprattutto il peso di una responsabilità quasi insopportabile. Mi sento solo, ben al di là della prima linea; i miei cari dietro di me sono lontani, troppo lontani. Dai trofei esce un genio che, scorticandomi la pelle, scrive: << Puoi contare unicamente su te stesso >>.
<< Pesante, vero? >> osserva il Paparino.
Guardo Furia Buia e sono tentato di fare marcia indietro e riprendere ciò che mi appartiene, ciò che mi spetta. Un’amara compassione mi spinge a pronunciare in silenzio: << nessuno si prende cura di te, vero papà? >>
Il cacciatore ammira il mio coltello e intanto regola la cinta con un’espressione serena. Al contrario di me si sente più leggero. << E dire che sta indossando la morte che porto >> mi dico.
<< Ora che vi siete scambiati gli anelli possiamo andare? >> Orso distrugge l’atmosfera.
<< Si >> risponde il Paparino innestando la marcia per far macinare le lunghe leve.
Mi sveglio e mi affianco a lui << Perché stanotte? >>
<< Perché inizia un nuovo corso di addestramento >> risponde.
<< Ma non dobbiamo spiare Gendo? >>
<< Si ma dobbiamo anche preoccuparci che tu sopravviva >> spiega Musashi che, insieme all’omone, forma con noi un’unica linea.
<< Immagino che, anche se ve lo chiedessi, non direste i vostri veri nomi >>.
<< Esatto >> conferma Orso.
<< Sapete anche che ciò non mi impedirà di ammorbarvi di domande >>.
<< E noi risponderemo per quanto possibile >> mi dice il Biondo.
<< Papà … ri … >>
<< Dimmi! >>
<< Noi chi siamo? >>
<< Noi siamo il caos >> risponde << o, per meglio dire, noi siamo il principio di caos nell’ordine >>.
Oh mamma! << Com’è possibile? Abbiamo lottato tanto per trovare un principio di ordine nel caos >>.
<< Per questa ragione non possiamo abbandonare il caos. Altrimenti non capiremo >>. Furia Buia aumenta il passo.
<< Cosa non capiremo? >> confuso raddoppio la falcata.
<< Che l’uno non esiste senza l’altro. Se vogliamo che ci sia ordine dobbiamo rendere giustizia alla nostra natura di caos >> il Paparino alza la voce e mi chiedo se la Tempesta non ci attenda fuori dal villaggio.
<< Perché dobbiamo rendere giustizia al caos? >>. L’apprensione influenza il mio tono.
<< Perché noi siamo i guardiani dei confini, ricordi? Noi mediamo tra le due nature, noi siamo entrambe le nature >> risponde come invasato. 
<< Aspetta! >> prendendolo per un braccio lo costringo a fermarsi e a guardarmi in faccia. << Qual è la missione che dobbiamo compiere? >>
<< Riportare a casa Asuka >> ride Furia Buia. << Lo sai già >>.
<< Che vuol dire? >>
<< Per saperlo occorrerà prima salvare la Principessa? >>
<< Ma sono la stessa persona >>.
<< Questo lo sappiamo soltanto noi >>.
<< E come? Come la salviamo? >>
<< Se vuoi scoprirlo, dovrai chiederlo al dio di questo mondo >>.
<< Al dio … di qui? >> ripeto allibito. << E dove lo troviamo? >>
<< Che domande? >> il Paparino sembra non comprendere il mio stato d’animo. << Nel luogo più sacro del suo Tempio >>.
<< E dove si trova questo Tempio? >>
<< Ovunque si trovi il suo cuore >>.
<< E parla chiaro, maledizione! >> impreco e stringo più forte. << Dove si trova il cuore di questo dio? >>
<< Ovunque deciderà di manifestarlo, può trovarsi in qualunque luogo >> Furia Buia si libera con uno strattone e riprende a camminare << nella città di Gerico >>.
Queste sono le insuperabili mura di Gerico.
<< Gerico … Per entrare nella città di Gerico dobbiamo prima trovare le mura e poi abbatterle >>.
<< Ragazzo >> il cacciatore si ferma,<< noi non dobbiamo abbattere le mura di Gerico. In verità non dobbiamo neanche cercarle >>.
<< Perché? >>
<< Perché siamo già all’interno delle mura >> il Paparino si volta. << Noi siamo già nella città di Gerico >>.
<< Cosa? >>
Furia Buia mi viene incontro afferrandomi per la maglia. << Ragazzo >> grida:
 
<< QUI E’ GERICO!!! >>
  

[1] Cfr primo sogno di Shinji raccontato nel Capitolo XVII.
[2] Cfr prima parte Capitolo XVIII
[3] Cfr ultima parte Cap. XXI
[4] Cfr seconda parte Capitolo XII.
[5] Cfr ultima parte Capitolo XV - dialogo tra Shinji e Furia Buia dopo l’appuntamento.
[6] Cfr Capitolo XV.
[7] Cfr Capitoli XII e XIII.
[8] Cfr dialogo tra Shinji e Asuka nell’ultima parte del Capitolo XXI.
[9] Cfr dialogo tra Shinji e Asuka descritto nell’ultima parte Capitolo XII.
[10] Cfr dialogo tra Asuka e Sakura riportato nel Capitolo XIII.
[11] Cfr dialogo tra Mari e Asuka sul finire del Capitolo XV.
[12] Cfr prima parte Capitolo XIX.
[13] Cfr ultime parti dei Capitoli XII e XIII.
[14] Asuka riassume alcuni degli argomenti che nel capitolo XII aveva usato per “tenere a distanza” Shinji.
[15] Cfr seconda parte Capitolo XIX.
[16] Cfr capitolo XXI.
[17] Cfr primo paragrafo del presente Capitolo.
[18] Cfr prima parte del Capitolo XVIII.
[19] Cfr prima parte Capitolo XVIII.
[20] Cfr Capitolo XXI poco prima della battaglia con la Tempesta.
[21] Cfr seconda parte Capitolo XIII.
[22] Cfr seconda parte Capitolo XIII.
[23] Il riferimento è al secondo near third impact del 3.0
[24] Sono le parole pronunciate dal Vecchio nel capitolo XVI e riprese proprio dallo stratega nel Capitolo XVII.
[25] Cfr Capitolo XV.
[26] Cfr ultima parte Capitolo XVII.
[27] Cfr ultima parte Capitolo XXI in cui viene descritto il ritorno al villaggio dopo la battaglia contro la Tempesta.
[28] Cfr dialogo tra Shinji e Musashi, prima della battaglia sulla collina dei cacciatori, narrato nel Capitolo XVIII.
[29] Cfr Capitolo XIV.
[30] Ultima parte Capitolo XIII.
[31] Cfr Capitolo XXI seconda parte. Sono le parole usate da Furia Buia durante il viaggio di ritorno per spiegare ancora una volta a Shinji che deve accettare il cambiamento e le conseguenze delle decisioni che ha preso (che poi sono i due tormentoni di questo Capitolo XXII).
[32] Cfr il 2.0 della Nuova Versione Cinematografica.
[33] No, dico, non è necessario precisare che questa frase immortale appartiene al mitico Rutger Hauer in Blade Runner, vero?
[34] Cfr Capitolo XIX. Qui Shinji, con poco tatto, rinfaccia a Shikinami il disperato tentativo di rianimare il pilota in arresto cardiaco dopo l’orribile notte raccontata nel capitolo precedente e lo scontro con il “mini” mark.   
[35] Cfr ultima parte Capitolo XXI.
[36] Cfr Capitolo V.
[37] Ibid.
[38] Cfr ultima parte capitolo X.
[30] Shinji ripete le parole pronunciate da Furia Buia sul finire del capitolo XX quando decide di sfidare dio.
[40] Cfr seconda parte Capitolo XX quando Makinami ne tira una così violenta a Furia Buia che grattarsi non gli sarebbe servito a niente.
[41] Cfr seconda parte Capitolo XXI.
[42] Cfr prima parte Capitolo XVIII.
[43] Cfr ultima parte Capitolo XV.
[44] Cfr ultima parte Capitolo XII.
[45] Cfr Capitoli VIII e X.
[46] Grazie, o Quelo.
[47] Davvero George? 😊
 
 
 

 
 
 
   
 
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